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Meteorologia oggi:il pulviscolo del Sahara
Meteorologia oggi
di Giampaolo Rizzonelli
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Quando arriva il pulviscolo dal deserto del Sahara effetti immediati e futuri
Ad inizio febbraio 2021 la Spagna è stata colpita da una perturbazione atlantica con forte richiamo di aria direttamente dal deserto del Sahara, oltre all’aria la perturbazione ha portato con sé tantissimo pulviscolo dal deserto, pulviscolo che è caduto abbondante anche su numerose piste da sci oltre che della Penisola Iberica anche della Francia e in seguito ha raggiunto anche il Piemonte ed è arrivata (con quantitativi minori) fino in Trentino. Il tutto è ben evidente dall’immagine satellitare del 5 febbraio (fig.1) che mostra il pulviscolo in movimento dal deserto del Sahara verso il Mediterraneo e la Penisola Iberica. Nelle fig. 2 – 3 – 4 alcune immagini delle precipitazioni di pulviscolo del deserto che hanno raggiunto Spagna, Francia e Piemonte a febbraio 2021. Questo fenomeno non infrequente si verifica quando un vortice di bassa pressione si posiziona sulla Penisola Iberica, dall’entroterra sahariano nel letto di questi venti caldi “attratti” dal vortice depressionario, viaggiano grossi quantitativi di pulviscolo desertico che si concentrano in sospensione alle quote più alte dell’atmosfera, pronti a raggiungere la Penisola Iberica, la Francia e poi l’Italia. Il fenomeno si verifica soprattutto nel semestre freddo e si può percepire ad occhio nudo anche dalla semplice osservazione del cielo e delle nuvole, che mostrano attraverso la colorazio-
Fig. 2 - Baqueira, Pirenei (Spagna)
Fig. 3 - Queyras (Francia)
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ne tra il rosa e il rosso, la presenza di pulviscolo sahariano che con le precipitazioni andrà a ricoprire tutte le superfici. Nell’immagine n. 5 scattata il 6 aprile 2016 sulle Pale di San Martino si nota la colorazione della neve anche qui in Trentino. Va detto che questa sabbia del deserto accelera lo scioglimento della neve sulle Alpi e vi spiegherò il perché. Innanzitutto parliamo di albedo, che è la frazione di luce riflessa da un oggetto o da una superficie rispetto a quella che vi incide, banalizzando con un esempio, “pensate alla carrozzeria di un’automobile di colore nero sotto il sole di luglio, se la toccate probabilmente rischierete di scottarvi, questo a differenza di una carrozzeria di colore bianco”. L’albedo massima è 1, quando tutta la luce incidente viene riflessa, l’albedo minima è 0, quando nessuna frazione della luce viene riflessa. In termini di luce visibile, il primo caso è quello di un oggetto perfettamente bianco, l’altro di un oggetto perfettamente nero. Tornando alla neve, l’albedo di quella
Fig. 5 - Pale di San Martino, sabbia deserto
fresca arriva fino a 0,9, però se la neve viene sporcata dalla sabbia del deserto, l’albedo diminuisce drasticamente. A sostenerlo è uno studio condotto grazie alla collaborazione dei ricercatori di Arpa Valle d’Aosta, del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, di Météo-France (Univ. Grenoble Alpes e Cnrs) e del Max Planck Institute, in Germania. Il fenomeno sarebbe provocato dal colore rossastro della sabbia, che posandosi sulla neve ne scurisce la colorazione, compromettendo la sua capacità di riflessione e determinando un maggior assorbimento della luce. Per compiere lo studio ‘Saharan dust events in the European Alps: role in snowmelt and geochemical characterization’, pubblicato sulla rivista The Cryosphere, gli esperti, coordinati da Biagio Di Mauro dell’Università di Milano-Bicocca, hanno valutato l’effetto delle polveri del Sahara sulla neve, simulando il fenomeno che avviene sulla Alpi, a Torgnon (Aosta). Sfruttando un’area sperimentale situata a 2.160 metri di altezza, i ricercatori hanno dimostrato che negli anni con intense deposizioni di polveri dal Sahara si verifica un’accelerazione dello scioglimento delle nevi. In particolare, nella stagione del 2015-2016, la copertura nevosa è scomparsa circa un mese prima del previsto: ”pari a un quinto della stagione nivale”. Si tratta quindi di un ulteriore elemento a sfavore per la resistenza della neve delle Alpi, che deve già fare i conti con altri ostacoli, quali la scarsità delle precipitazioni invernali e le alte temperature delle stagioni calde. “Studi come questi sono importanti per valutare l’accuratezza dei modelli idrologici e per stimare l’effetto delle deposizioni di polvere sahariana sulla fusione della neve e del ghiaccio nelle Alpi”, spiega Roberto Colombo, esperto dell’Università di Milano-Bicocca. “In futuro, questi studi saranno applicati ad immagini satellitari come quelle del sensore Prisma, recentemente lanciato in orbita dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi)”.