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L’occasione per realizzare l’Europa
A parere mio
Il Covid da un male può nascere un bene L’occasione per realizzare l’Europa
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Piaccia o dispiaccia il 2020, ovvero “l’anno del Covid 19” segna con una cifra indelebile la conclusione di un trentennio che, con la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989, aveva visto dispiegarsi una vasta offerta di percorsi possibili per costruire un’Europa UNITA diversa dalla CEE che era arrivata a quella svolta. Quelle molteplici vie risultano ora in gran parte chiuse e l’Europa con l’attesa istituzione del Recovery Fund e dei suoi meccanismi dovrà fare la sua scelta dirimente nei prossimi mesi. E dovrà capire da dove e come ripartire.
Qualunque sia la ragione per cui, diversamente da quanto accaduto con l’aviaria prima e della SARS poi che a differenza di quel Coronavirus avevano una letalità impressionante, le pur gravi, ma gestibili complicanze polmonari connesse ad un virus di facile diffusione e bassa letalità come il Covid 19 hanno visto l’Occidente ed i suoi modelli di prevenzione e cura “schiantarsi” a fronte delle ondivaghe e contraddittorie direttive di un WHO (OMS) rivelatosi più luogo della Geopolitica che delle buone pratiche ed i singoli Paesi Europei mostrarsi incapaci di individuare e riconoscere in una politica coordinata un superiore interesse generale, come su altri temi, non ultima l’immigrazione incontrollata. L’evento e le reazioni a quello seguite richiedono ora di dare un senso alle pretese sempre ribadite di essere l’Unione di Paesi e di condividere in parte un’unica moneta. Se sicuramente in Italia ha pesato maggiormente un tema organizzativo legato a Priorità e Risorse del Servizio Sanitario Nazionale nell’ambito delle Politiche di Bilancio, ciò che è emerso con nettezza è un rischiosissimo ritardo culturale nel comprendere come il Luogo deputato a Costruire lo Spazio dei Diritti del Cittadino Europeo sia quel Parlamento delle Macroregioni pensato con l’istituzione delle Circoscrizioni di Voto nel 1977 e poi lasciato semplicemente senza poteri. In Italia si è compreso soprattutto come il Dibattito sul Welfare, che di quell’Europa che NON c’è, è stata per il nostro Paese una costante dai tempi della Riforma Dini del 1995 e delle prime riforme del mercato del lavoro con il Pacchetto Treu del 1997, nel ridursi stupidamente negli obiettivi alla semplice osservanza dei vincoli di un pareggio di bilancio messo in Costituzione ed i cui limiti in termine di limitazione della Sovranità Nazionale sono gravissimi, sia il terreno su cui si giocano quei Diritti di Base al Lavoro, alla Sanità ed all’Assistenza con prestazioni minime garantite e gratuite, alla Scuola ed all’Istruzione, alla libera circolazione, alle regole della cittadinanza, ad una paga oraria minima nei confini dell’Unione, ad un sistema Pensionistico che garantisca a tutti gli anziani un reddito minimo. Che l’Euro sia una moneta mal fatta e che la BCE manchi dei necessari Poteri di Cesare Scotoni sono conseguenze del fallimento del 2004 sulla Costituzione Europea e da quell’obiettivo si deve quindi ripartire. L’Unione Europea NON può essere solo una mera “funzione” dell’Alleanza Atlantica e lo sforzo del 2001 di Pratica di Mare per integrare la Federazione Russa nel quadro dell’Occidente, affossato dagli Alleati di Oltre Manica e dai giudici di casa nostra, va ripreso perché è a quel mercato che si guarda. Se già Obama nel 2012 aveva ammonito la Germania nelle sue ambizioni egemoniche e, dopo lo scontro del 2013 in Ucraina tra Germania e UK, la Gran Bretagna, con la benedizione di Trump, ha voluto sganciarsi da quell’avventura europea, il disa-
stroso 2020 offre a tutti la sponda per ricalibrare quelle ambizioni che hanno portato l’Italia a schiantarsi sia politicamente che economicamente. Se, come sperano in tanti, il prossimo presidente della Repubblica sarà Mario Draghi, l’Europa potrà in parte ripensare l’idea antistorica che un “corridoio” da Parigi a Mosca possa essere alternativo a quel “Grande Mediterraneo” che la fine degli equilibri costruiti con gli accordi “Sykes- Picot”, seguita alle vicende afgana ed irachena, non ha archiviato nella sua importanza. Oggi vi è bisogno di una maggior incisività verso un’Unione Europea che deve ritrovare una propria ragion d’essere e scriverla in una Costituzione e non di mera assertività verso occasionali compagni di viaggio per politiche dalla visione ombelicale. Qui ora o si fa l’Europa o ci si cerca un Alleato forte perché, malgrado alcuni fatichino a farsene una ragione, il tempo di “Arlecchino servo di due padroni è finito”.
A parere mio
L’ Ingegnere Cesare Scotoni è Consigliere di Amministrazione della Patrimonio Trentino spa.