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Punto & a capo
di Waimer Perinelli
Un uomo gentile e corretto EPIFANI LUCI E OMBRE DELLA POLITICA
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La morte di Guglielmo Epifani, 71 anni, per due terzi dedicati al lavoro nel sindacato con la segreteria della CGIL dal 2002 al 2010 e Parlamentare per due legislature, riporta d’attualità il legame fra mondo sindacale, politica e Parlamento.
Sindacato e politica sono due componenti della società, due culture qualche volta ostili ma spesso necessariamente convergenti. Hanno in comune e solidale una parte consistente della popolazione poiché storicamente chi è iscritto al sindacato CGIL ha simpatia per i partiti della sinistra dal Partito Comunista fino alle recenti trasformazioni; chi ha scelto la CISL si identifica maggiormente con l’area centrista dalla Democrazia Cristiana, oggi defunta, ai movimenti moderati attuali. La UIL da parte sua raccoglie consensi fra i socialisti, socialdemocratici e centristi trovando molti simpatizzanti nella pubblica amministrazione e nella scuola. Negli anni 70 i sindacati furono accusati di essere la cinghia di trasmissione di alcuni partiti. Tutto ciò si rifletté anche in Parlamento dove segretari e membri autorevoli del sindacato, una volta terminato l’incarico accettarono il mandato al Parlamento con la quasi certezza di riuscire nell’impresa avendo coltivato per molti anni il rapporto fiduciario con i propri elettori. Di fatto nelle più recenti legislature i sindacalisti-parlamentari erano una settantina e le liste per le Politiche di un anno fa piene zeppe di ex dirigenti Cgil, Cisl e Uil. Due ex confederali di prima fila sono entrati nel governo di Matteo Renzi: Pier Paolo Baretta, ex Cisl, è sottosegretario all’Economia, mentre Teresa Bellanova, ex Filtea Cgil, è sottosegretario al Lavoro con delega, tra l’altro, alle Pari Opportunità. Qualche anno fa, a Cesare Damiano era andata ancora meglio: era stato lui, che proveniva dal sindacato di Corso d’Italia, ad occupare la poltrona di ministro del Lavoro. Nella partita sul provvedimento del governo Damiano ha giocato un ruolo da protagonista: è presidente della commissione Lavoro a Montecitorio. Capofila dei sindacalisti alla Camera dei deputati è stato certamente Guglielmo Epifani, ultimo segretario della Cgil prima di quello attuale, successore dell’eurodeputato piddino Sergio Cofferati. Guglielmo Epifani ha ricoperto anche un importante incarico politico traghettando il Pd da maggio a dicembre del 2013 dopo la crisi aperta dalle dimissioni di Pierluigi Bersani. La sua storia è tutt’altro che banale o scontata. E’ nato a Roma da genitori di origine campana. Una famiglia borghese che nel 1953 si trasferisce a Milano per lavoro ma ritorna nella Capitale poco dopo ,nel quartiere
Punto a Capo
Talenti. Studi classici e maturità nel 1969 al liceo Orazio e subito impegno nel volontariato. Nel 1973 si laurea in filosofia all’università La Sapienza di Roma con una tesi sulla grande socialista Anna Kuliscioff. Un interesse reale, un abbraccio ideale che lo porta ad iscriversi al Partito Socialista e contemporaneamente entra nella Confederazione Generale del Lavoro. Nel sindacato cresce fino a diventarne segretario nazionale dal 2002 al 2010. “ Lascio, dirà al comizio di addio in piazza San Giovanni a Roma, nella speranza che le cose possano cambiare”. Era un incontro con i lavoratori metalmeccanici della FIOM e quello che doveva cambiare era il rapporto fra Governo, sindacati, per una vera politica del lavoro. E alla politica egli si dedicò approfondendo l’esperienza con i Democratici di sinistra con cui si era schierato dopo il crollo del Psi sulle macerie di tangentopoli. A chiamarlo era stato Walter Veltroni offrendogli anche un posto nella macchina organizzativa del partito. Gli furono offerte alle elezioni amministrative in Campania, alle Europee ma Epifani continuò la propria attività nel partito, fino al 2013 quando accettò la candidatura al Parlamento, proposta dal Partito Democratico. E’ un uomo tranquillo, si esprime sempre con pacatezza, ma politicamente è inquieto. Nel 2017 abbandona il Pd alla cui segreteria è salito Matteo Renzi, giovane brillante orientato verso una politica più liberale, per aderire al movimento dei scissionisti fino ad iscriversi ad Articolo 1 il Movimento Democratico e Progressista. Nel 2018 torna alla Camera dei Deputati con l’elezione in Liberi e Uguali. “ Lascia un vuoto incolmabile,ha detto alla sua morte,Maurizio Landini attuale Segretario Generale della CGIL, le sue azioni rimarranno per sempre un esempio di cosa vuol dire essere dirigente del sindacato.” Per Luigi Sbarra segretario della CISL “ Epifani è stato un sindacalista, politico bravo competente, lucido, raffinato”. Il leader della UL, Pierpaolo Bombardieri dice “Perdiamo un amico e una persona per bene, impegnata in molte battaglie.” Guglielmo Epifani è stato certamente tutto questo ma un quesito gli sopravvive. Molti si chiedono ancora perché egli pur avendo abbandonato il PD, per aderire a Liberi e Uguali, all’arrivo del vulcanico Renzi, abbia votato in Parlamento la riforma del lavoro nota come Jobs Acht destinata a cambiare l’organizzazione del lavoro e dei lavoratori alla cui difesa Epifani aveva a lungo lottato come sindacalista e politico.