5 minute read
Il Ferrari Club a Levico Terme
Sport, motori e società
di Armando Munao'
Advertisement
LA FERRARI È A LEVICO TERME Inaugurato il Club Ferrari Valsugana
Claudio Giongo, classe 1973, titolare del Bar Campiello “ Al Giongo” è il presidente del Club Ferrari di Levico Terme- Valsugana. Il taglio del nastro e quindi l’inaugurazione della nuova sede sociale, è avvenuta il 26 giugno alla presenza di amici, simpatizzanti, ragazze immagine “Ferrari” e del referente regionale dei Ferrai Club, Andrea Cobbe, che ha espresso piena e sentita soddisfazione per l’avvenimento. E Claudio? Anche per lui grande soddisfazione. E non solo perchè questa è per lui la prima volta che partecipa attivamente ad una vera attività sociale e sportiva, ma “essere il rappresentante in Valsugana della casa di Maranello, la Ferrari, che ha fatto e sta facendo la storia dell’automobilismo in Italia e nel mondo, è per me vero motivo di orgoglio”, ci dice con leggera emozione. “Il nostro obiettivo, continua, è potenziare ancor di più l’immagine della Ferrari in Valsugana, coinvolgendo nuovi simpatizzanti e nuovi tifosi del Cavallino rosso. A tal proposito, ci precisa Claudio, sono aperte le iscrizioni e il tesseramento presso il Bar Campiello “ Al Giongo” ,che è la nuova sede,(sulla S.S. 47, direzione Bassano Trento) oppure tramite i membri del direttivo. Al momento siamo oltre 20 soci, ma siamo certi e fiduciosi che questo numero aumenterà e in maniera significativa. Mi permetta di sottolineare, ci dice in conclusione Giongo, che la tessera del Club Ferrari, oltre a comportare particolari agevolazioni e sconti su visite ai Musei di auto, moto e bici, o su acquisti nei Ferrai Store (anche On line), permetterà, e questo è l’aspetto più significativo, una vista guidata alla sede storica della Ferrai in quel di Maranello.
Il Direttivo: Claudio Giongo - Presidente (340 3130495) Carlo Piffer (345 6298806) Roberto Sartori (338 6087332) Michele Bittilleri (349 1092694) Giancarlo Campestrin (342 3269288) Thomas Antonioli (347 8767159)
Tradizioni di casa nostra
di Massimo Dalledonne
IL PROSPERETO
Ha riscosso grande successo la mostra, allestita presso lo Spazio Klien a Borgo Valsugana, dedicata alla storia del Prospereto. Organizzata dal comune di Borgo, in occasione della donazione dell’archivio da parte della storica redazione, è stata l’occasione per un tuffo nel passato, ricordare quello che, in Valsugana, era e sarà sempre ricordato come un unicum. E, quasi certamente, lo è anche per il resto del Trentino. El Prospereto è una pubblicazione unica nel suo genere. Scritto in dialetto, ma anche in lingua italiana, la sua satira arguta ma mai volgare ha accompagnato intere generazioni di borghesani. Non si interessava di politica ma di quella attività “spicciola”, quotidiana e di contorno, alla stessa politica, che si viveva in paese. Una storia, quella del Prospereto, che si vuole affondi le sue radici nella seconda metà dell’Ottocento quando, all’occorrenza, venivano stampati i primi fogli. E’ nel 1911 che la nostra pubblicazione edita il suo primo numero, quello che ancora oggi in molti conservano in casa. Della redazione del tempo si ricordano Luigi Taddei, Amleto Gasperetti, il vignettista Ferruccio “Uccio” Segantini, Luigi Cerbaro ma anche Aldo Caron e Mario Sartori “el nane pantalon”. Fino al 1929 proseguono le pubblicazioni poi, il regime fascista ne impone la chiusura. La voce del Prospereto si tace fino alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale quando, nel 1946, un gruppo di volenterosi decide di riportarlo in vita. Con Pergentino Divina “Boccadoro” anche Giovanni Limana, Gilberto Amellini, Ivo Rossi, Livio Rossi, Claudio Galvan, Paolo Meggio, Ferruccio Gasperetti, Giovanni Ferrari, Riki Armellini, Renato Morizzo, lsa Segnana, Aldo Caron, Gianni Moranduzzo, Adriana Armellini, Giorgio Masina, Guido Lorenzi e Andrea Rigo, C’erano pure Mario Sartori, Roberto Malinverni (segretario) e Elio Alberini come direttore responsabile. Per due decenni, in occasione della sagra del paese, e all’occorrenza, la voce arguta e pungente del Prospereto si fa sentire. Sono gli anni della ricostruzione. Nel 1966 le pubblicazioni si interrompono. Per otto anni Borgo e la Valsugana restano senza Prospereto fino a quando, una sera del 1974, un gruppo di amici ne decidono la nuova rinascita. Tutto accade al bar Cantinota, in via Fratelli. Con Gino Cappello anche Luciano Battisti “Ciano Ciapa”, Adriana e Riccarda Armellini, Renzo Morizzo, Enzo Cazzanelli e tanti altri altri. Detto e fatto. Il resto fa parte della storia. Una storia legata alla figura di Giuseppe “Pino” Campestrin, anche e soprattutto per aver messo a disposizione la storica sede nel vecchio camerone di casa, Rinaldo Ferrai, Giuseppe “Pippo” Oss Emer e Bruna Sartori. Nei primi anni hanno dato il loro contributo alcuni dei “veci della redasion” come Divina, Gasperetti, Meggio e Armelli-
Tradizioni di casa nostra
ni. Ogni numero nasceva da lunghe serate di discussioni, confronti e sane risate. Con il tempo la redazione si amplia, arrivano facce nuove come l’indimenticabile Roberto Spagolla. Fin dal dopoguerra nel Prospereto trovano spazio anche alcune facciate dedicate “ai bechi de Telve” e, successivamente, arrivano notizie sui “bogheli de Samon”. Fa la sua comparsa pure “la voze del paito”, a cura del maestro Claudio Brandalise, dedicata al paese di Strigno. Il tempo passa tra una satira e un sberleffo. A ogni sagra del Borgo viene messo in vendita il Prospereto il cui ricavato, dopo aver sostenuto le spese di stampa, viene interamente donato in beneficenza. Spazio anche alla pubblicità, diventata famosa per la sua pungente e originale composizione grafica e i contenuti. Non ci sono solo articoli, spazio anche alla prosa, le poesie sia in dialetto che in lingua italiana. Davvero belle, originali e pungenti quanto basta le vignette. Portano le firme dei vari Ivo Fruet, Nereo Fontana, Giorgio Mattrel, Enrico Dandrea e Walter Giosele. La satira arguta ma mai volgare del Prospereto fa la sua ultima comparsa nel 2011. In quell’anno è stato editato l’ultimo numero storico di un foglio che ha fatto per più di un secolo ridere, sorridere, discutere, commentare e, in qualche caso, anche arrabbiare la comunità del Borgo e di Olle. Una storia unica nel suo genere, forse irripetibile. Una storia da raccontare, da documentare e da conservare. La storia del Prospereto