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Storie di casa nostra: a Borgo suonano le campane
Storie di casa nostra
di Massimo Dalledonne
A Borgo…
SUONANO LE CAMPANE
Iprimi due campanoni furono fusi esattamente un secolo fa. Dovevano trovare posto nella cella campanaria della chiesa arcipretale di Borgo Valsugana. La decisione era stata presa da tempo. Le vecchie campane dovevano essere sostituite. Era il 26 luglio del 1921, infatti, quando, presso la Fonderia Colbacchini di Trento ci fu la fusione del Si bemolle e del Do destinati al nuovo concerto del campanile della chiesa parrocchiale della Natività di Maria di Borgo. Come si legge nel volume “Ausugum” di don Armando Costa, informazioni tratte dall’articolo pubblicato il 27 luglio del 1921 su Il Nuovo Trentino “l’opera di fusione riesce egregiamente e l’ottimo fonditore si ha i ben meritati mi rallegro dei numerosi spettatori presenti nonché del rappresentante ufficiale del municipio di Borgo, il sindaco Carlo De Bellat”. In quei giorni la comunità borghesana era in attesa dell’arrivo del nuovo arciprete, don Vigilio Grandi che fece ingresso nella parrocchia l’8 settembre dello stesso anno. Durante l’estate e l’autunno del 1921 la Fonderia Colbacchini fuse anche le altre quattro campane minori. Tutte e sei arrivarono in paese esattamente un anno dopo. Come scrive ancora don Armando Costa “è il 22 ottobre del 1922 quando vennero benedette le sei grandiose campane: Prospero, Maria nascente, Candida, Giovanna, Stefano e Giuseppe. Alla cerimonia assiste in massa la popolazione, sfidando la pioggia che cade continua per l’intera giornata”. In quell’occasione, come si legge ancora nel volume Ausugum, esce il numero unico de “Il nuovo Prospero”, ben accetto specialmente per l’inno alato di don Giuseppe Maurina, antico cooperatore di Borgo, e per i cenni storici sulla chiesa e il campanile fatti da Giovanni Holzhauser e monsignor Riccardo Rigo. Quel 22 ottobre del 1922 fu una vera giornata di festa per la comunità del Borgo. Dopo i discorsi dell’arciprete don Viglio Grandi e del sindaco, in serata ci fu una rappresentazione teatrale con “Le Piastrine”. Ancora don Costa sull’arrivo delle nuove campane. “Dopo la solenne benedizione, le campane furono levate dal grande arco e collocate ai piedi della torre mentre nella cella campanaria fu dato inizio al lavoro per la costruzione del nuovo castello in ferro”. Le vecchie campane, infatti, era disposte diversamente: il campanone era sospeso nel mezzo della cella e le altre gli facevano da corona. “Fatti parecchi calcoli – si legge ancora nel volume Ausugum – fu scelta la disposizione attuale come la più felice. Il vecchio castello, costruito con travi stagionate e robuste in larice rosso, fu demolito e, con sollecitudine fu allestito quello nuovo. Inutile dire – conclude nella sua descrizione della giornata di festa don Armando Costa – che tutte le fasi del lavoro furono seguite con grande interesse dalla popolazione fra molti commenti e riscuotendo, in verità, ben poche approvazioni”. Oltre all’arrivo delle sei campane, nella stessa giornata venne inaugurato anche il campo sportivo con la partecipazione de La Sportiva di Borgo, la Libertas di Levico, l’Unione Ginnastica e la Pro Trento. Per l’occasione si esibì la fanfara della Ginnastica di Pergine con in discorsi del presidente della Sportiva di Borgo Luigi Taddei e dell’onorevole Pietro Romani che esaltano lo sport come supporto di virtù civili e morali.
Borgo - La benedizione delle nuove campane il 22 ottobre del 1922
Conosciamo il territorio
di Massimo Dalledonne
A Torcegno la Madonna dell’Ajuto
Aquando risale la costruzione della cappella dedicata alla “Madonna dell’Ajuto” di Torcegno? Sono trascorsi 185 da quando, nell’estate del 1836 il paese fece i voti di erigere la cappella per difendersi dal Morbus Cholera. Una storia raccontata nelle memorie del parroco don Andrea Strosio nel 1845 in cui si legge testualmente come “fu anche proposta e accettata la promessa di recarsi ogni anno in processione a detta Cappella la mattina del 5 agosto, in cui si solennizza la festa della Madonna della Neve. Ma per il decorso del tempo se ne erano i più del tutto dimenticati, altri affermavano di non esserne mai stati resi consapevoli. Siccome però anche nell’atto di questa divozione se ne serba memoria per iscritto, furono gli uni e gli altri resi persuasi”. Ma nel mese di agosto Torcegno, così come il vicino paese di Ronchi, erano pressoché deserti in quanto gran parte delle famiglie si trovavano sui monti a raccogliere il fieno. Scendere in paese per la mattina del 5 agosto era un bel problema, risolto dall’allora sindaco Domenico Dal Castegné che chiese formalmente al vescovo di Trento di spostare la celebrazione alla mattina dell’8 settembre di ogni anno, festa della Natività di Maria. Nello stesso giorno, l’8 settembre, però, i “traozeneri” dovevano adempiere anche un altro antico voto: recarsi in processione fino a Civezzano (sostituito poi con Onea), processione questa proibita per gli ordini emanati dall’imperatore Giuseppe II. Il 30 giugno 1845 il vescovo diede il suo parere favorevole. I fedeli del paese, ancora oggi, si recano in processione alla cappella il 24 maggio di ogni anno. Quel giorno la chiesa ricorda Maria Ausiliatrice (dell’Ajuto), dal lontano 1571, data della vittoria di Lepanto, attribuita dai credenti all’intercessione di Maria “Aiuto dei cristiani” e che pose fine all’espansione turca verso l’Europa. Ma il vero motivo è ancora un altro, come scrive nelle “Cronache parrocchiali” la maestra Anna Santuario. Anche questa volta c’entra un voto (l’ennesimo), fatto dai giovani “traozeneri” nel 1914 alla vigilia della disperata partenza verso il fronte, quando la scelta era o di rischiare di morire in combattimento o di finire davanti al plotone di esecuzione per renitenza. Si legge testualmente. “1914. Anno avventuroso, che la dichiarazione di guerra con tutte le sue conseguenze rende ad ognuno indimenticabile! Anche Torcegno dunque è sotto posto alle prestazioni volute; gli uomini abili alle armi sono chiamati d’urgenza ai primi di agosto e le famiglie rimaste trovano fiducia e coraggio nella speranza d’un presto ritorno dei loro cari. Al 2 agosto nella nostra devota Cappella di Maria
Ausiliatrice sono raccolti i militi partenti per ricevere la Sacerdotale benedizione. E per interessare la
Vergine SS. ma maggiormente a proteggerci, si pronuncia ad unanimità il voto solenne di portarci in processione alla cara cappella ogni anno il 24 maggio. Silenziosamente i militi discendono dall’altipiano e i loro congiunti ritornano lacrimosi alle proprie case, a sostituire le forze maschili anche nei faticosi lavori di campagna”. Nell’autunno del 1914 partì dal suo paese anche Candido Giosafatto Rampelotto (1878-1962) che così descrive, in un italiano appreso a scuola nel tempo libero tra far fen, moldre le vache, cavar patate e pelar fasoi, la partenza dei soldati italiani da Torcegno. “Il gorno[giorno] medesimo sono partito di casa sulaneve a ta[alta] 3 metri e anevegando e molto puscuro che novedeva lastrada dan dare col cuore trafito via al paese e li trovai conpagni e li sono proti[pronti] per partire li tuti salutano li banbini e i padri e lemadri e le suedone e suoi parenti tuti e siparte tuti in sieme A fila un canto dielegria main ta[n]to lera dimaninconia e via col cufr[e] [baule] si lespale con unna candella acesa e via a fila a puracole unno dopolaltro siamo rivati a Borgo e li trovati tuti in sieme Alla stazione e Il treno pronto e per partire cucu laneafato la ferata e via lenta lenta perlasua stra da…”