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Tra passato e presente - La Valsugana romana
Tra passato e presente
La Valsugana romana
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I primi contatti tra Roma e le antiche popolazioni trentine risalgono al III-II secolo a.C., ma è solo dagli inizi del I secolo a.C. che tutta regione a nord del Po fu organizzata in un’autonoma struttura amministrativa, più precisamente con le campagne militari di Druso e Tiberio del 15-16 a.C.
Ecosì, alla fine del I secolo a.C. l’imperatore Ottaviano Augusto divise il territorio italico in undici regioni e il Trentino entrò assieme a Lombardia orientale, Veneto, Friuli e Istria, a far parte della X regio, suddivisa poi in diversi municipi. L’attuale territorio Trentino era ripartito tra i municipi di Brescia, Verona, Trento e Feltre; a quest’ultimo apparteneva la Valsugana, insieme al Primiero e al Tesino. La presenza romana non impedì, comunque, il mantenersi nelle popolazioni autoctone di elementi culturali e di costume precedenti. Rispetto alle epoche preromane, nella prima età di Roma il territorio valsuganotto fu contrassegnato da una generale condizione di abbandono e forte spopolamento, a eccezione del sito di Castel Tesino. Una ripresa insediativa e demografica sembra essersi infine manifestata verso la fine del II secolo d.C. e, soprattutto, nel III secolo, con lo sviluppo di piccoli nuclei rurali in fondovalle grazie forse alla nascita di
un’economia legata al pascolo, per la produzione della lana-, e alla selvicoltura. Sempre a quell’epoca risale il maggior numero dei ritrovamenti archeologici di epoca romana in valle, prevalentemente necropoli, che ha permesso agli studiosi di localizzare gli insediamenti abitativi. Ad esempio a Levico sono stati fatti molti i ritrovamenti di oggetti che risalgono al periodo romano, ritrovamenti avvenuti perlopiù sul di Elisa Corni
Una necropoli
finire dell’Ottocento. Nel 1891 fu casualmente scoperto un ripostiglio monetale, un piccolo tesoretto di monete raccolte probabilmente da una stessa persona e nascosto per difenderlo da eventuali furti. Ripostigli come questo sono importanti per gli archeologi perché attraverso le monete possono elaborare ipotesi sui flussi di circolazione del denaro. Il ripostiglio di Levico ha restituito 17 monete del periodo imperiale con