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A ciascuno il suo

Il pallone nel sacco: la politica nel pallone

Caro direttore leggo il tuo editoriale elettorale contenente tanti riferimenti ai risultati calcistici e confermo l’impressione che i due mondi siano più vicini di quanto normalmente si pensi e si tema.

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Tre a tre il risultato parziale della partita nazionale di settembre con il referendum ai tempi supplementari. Quattordici a cinque la classifica generale. Già il 22 set tembre è iniziato il girone di ritorno e sono state aperte le scommesse sulla legge elettorale, nuove regole con la soglia percentuale del fuorigioco. Il Parlamento, il Governo: tutte partite da giocare. Speriamo con maggiore correttezza e civiltà di quanto acca duto prima e durante i giorni 20 e 21 settembre scorsi.. La disfida di fine estate, in particolare alle elezioni comunali, ha registrato una serie di scorrettezze, con insul ti al limite della diffamazione, e in qualche caso, collaterali scontri fisici: prove muscolari e scarso utilizzo dei muscoli del cervello. Tutto questo mi ha ricordato il mitico Nereo Rocco, triestino, classe 1912, centrocampista ed attaccante della Triestina subito dopo la seconda Guerra Mondiale, poi allenatore della stessa squadra, del Padova e del Milan. Fu Rocco ad importare dalla Svizzera all’Italia il “catenaccio” ovvero la scelta difensiva estrema “Perché, diceva el Paron, primo obiettivo è non prendere gol, poi con un po’ di fortuna centrare la rete avversa ria. In fondo, concludeva, el balon l’è tondo e rugola”. La sua regola era la modestia senza negare l’ambizione. Fu lui da allenato re del Milan a regalare ai meneghini due scudetti, tre Coppe Italia, due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe, una Coppa Interconti nentale. Una sua battuta ha fatto sorridere almeno due generazioni di appassio nati di calcio. Era il 1955 e, dopo varie esperienze Nereo era approdato in serie A con il Padova. Una squadra compatta, agguerrita, ma inferiore alle blasonate. E fra queste c’era il Milan. Una domenica, da non dimenticare, i padovani scendevano in campo contro i nero rossi. Lungo il corridoio che porta dagli spogliatoi al campo di Waimer Perinelli

Nereo Rocco

di gioco, una schiera di giornalisti e uno di loro, tifoso del Padova, disse a Rocco “ In bocca al lupo! e aggiunse con enfasi: Vinca il migliore”. Nereo si fermò, lo guardò e borbottò: “ Eh no, speremo de no!”. Un auspicio che nel calcio ci sta tutto, allo stadio siamo pronti ad accettare pur brontolando, che non vinca il mi gliore. Ma in politica dobbiamo essere più esigenti, maggiormente severi. La cosa giusta è che vinca sempre il mi gliore, dotato di senso civico, onestà intellettuale e morale, capacità di sin tesi e dialogo. I tifosi stiano in curva, sostengano civilmente i preferiti, ma poi alla fine sappiano dialogare fra di loro deponendo le armi e riconoscen do, facendo ammenda, quando hanno superato i limiti imposti dal vivere civile. Solo così a vincere sarà tutta l’Italia e inizierà la difficile ma non impossibile partita amministrativa. Altrimenti la politica sarà nel “pallone” e la democrazia rischierà il cul de sac.

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