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Ricerche e Contributi in Psicologia
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Emanuela Masseria
L’uso terapeutico
della metafora
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Prima Edizione: 2017 ISBN 9788899566012 © 2017 Edizioni Psiconline - Francavilla al Mare Psiconline® Srl 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A Tel. 085 817699 Sito web: www.edizioni-psiconline.it e-mail: redazione@edizioni-psiconline.it Psiconline - psicologia e psicologi in rete sito web: www.psiconline.it email: redazione@psiconline.it I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi. Finito di stampare nel mese di Marzo 2017 in Italia da Universal Book srl - Rende (CS) per conto di Edizioni Psiconline® (Settore Editoriale di Psiconline® Srl)
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INDICE
Introduzione
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La metafora. Inquadramento generale
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Metafora e cambiamento
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Alcune teorie di riferimento, tra rimandi e analogie Suggestioni immaginali a partire dal modello analitico di Jung Le metafore nell’ ipnoterapia eriksoniana L’uso della metafora in psicoterapia di Philip Barker e gli utilizzi nella neurolinguistica Le metafore per l’evoluzione personale e professionale di Consuelo Casula La scelta dei personaggi Alcuni esempi Ingredienti da inserire nelle metafore per le convinzioni limitanti Ingredienti da inserire nelle metafore sulle emozioni Metafora e Terapia familiare strutturale
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Metafora e domande circolari Passo uno: l’ipotizzazione Passo due: la circolarità Passo tre: la neutralità Alcune ipotesi di dialogo tra scrittura analogica e digitale Il pensiero narrativo e l’uso della scrittura in psicologia
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La narrazione tra scrittura e psicologia La verità nel pensiero narrativo La Narrative therapy di Michael White Il ruolo del terapeuta come narratore Il contributo scientifico internazionale della psicologia allo studio della narrazione
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Il laboratorio “Star meglio scrivendo di sé” Il primo incontro Il secondo incontro Il terzo incontro
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L’uso di immagini e la fototerapia Tecniche applicate nella fototerapia L’uso degli autoritratti nella fototerapia di Judie Weiser L’uso delle fotografie nello psicodramma classico Micropsicoanalisi e foto L’uso della fotografia nei laboratori di arteterapia
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Bibliografia
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INTRODUZIONE
Questo lavoro verte sul concetto e sugli usi della metafora in diverse discipline, concentrandosi in particolare sulle possibili implicazioni nella scrittura e nella fotografia. L’approccio di base da un lato prende in considerazione aspetti analitici, legati all’ambito psicologico e psicoterapeutico, dall’altro tecniche più esperienziali e espressive, nel tentativo di formulare un approccio integrato parziale quanto possibile, e non di meno aperto a necessarie implementazioni pratiche. Il punto di partenza è un background di forti analogie teoriche che invitano alla riflessione. In particolare, lo strumento comune che qui verrà utilizzato è quello della metafora in quanto ipotesi di lavoro e di dialogo tra dinamiche consce e inconsce, tra il mondo della logica digitale e quello della percezione globale. In sostanza, si tratta di gettare un ponte tra il linguaggio esemplificativo - sequenziale - proposizionale, tipico dell’emisfero sinistro del cervello e il linguaggio analogico - immaginifico - figurativo, caratteristico dell’emisfero destro. La conoscenza metaforica che se ne ricava può essere definita come una sintesi di conoscenze logiche e immaginifiche ed è usata, con metodi diversi, in varie discipline che mirano a stimolare un cambiamento di natura positiva nelle persone. Il mutamento può intendersi qui come una variazione stabile dell’umore e della percezione di sè, ma anche dell’accettazione e della consapevolezza di parti del proprio io considerate di7
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sfunzionali o causa di vere e proprie problematiche psicologiche, emotive e sociali. Allo stesso tempo, può essere definito come un’integrazione verso una stato più armonico tra pensieri, immagini e sensazioni che permette, in sintesi, nuovi concetti e nuove percezioni. Le stesse connessioni che, come provano recenti scoperte neurobiologiche, aiutano i due emisferi a lavorare in sinergia, sfatando il mito della dominanza cerebrale assoluta. Riflettendo su questi aspetti, da un altro punto di vista, come suggerisce Manenti “si può leggere il comportamento sintomatico (quello rigido, ripetitivo, automatico) come l’esito della limitazione dell’attività metaforica in favore di quella analogica che eccessivamente e inconsciamente fa vedere il presente come mera ripetizione del passato privato del suo significato polisemico. Più l’io si sviluppa in termini analogici, più è incapace di metaforizzare le esperienze e più lo sviluppo ulteriore sarà compromesso”, (A. Manenti, Vivere gli ideali/2; fra senso posto e senso dato, Dehoniane, Bologna 2003, p.30). L’utilità della metafore per produrre l’atteso cambiamento è, in questo, ampiamente dimostrata, e da anni vengono utilizzate nella psicoanalisi, nell’ipnoterapia ericksoniana, negli approcci sistemico e familiare, nella terapia cognitivo-comportamentale. La metafora può però anche essere presente in un racconto, in uno scritto, in un simbolo, in un’immagine o in un’opera d’arte. Può essere affidata a un esperto o un soggetto che si presta a sperimentare, opportunamente guidato, un nuovo mezzo per avvicinarsi a parti diverse del sé. In quanto storia “altra” rispetto alle rigidità delle proprie idee “forti”, (come sostenevano Hillman e prima di lui Jung) la metafora può essere considerata una risorsa creativa che come tale, nell’elaborazione tramite scritti e fotografie, cura, sblocca, amplia, permette di integrare parti diverse e armoniose di vissuti altrimenti stagnanti. 8
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In particolare, l’approccio è teso a scommettere sull’opzione che l’uomo, in quanto emettitore e elaboratore di messaggi consci e inconsci, simbolici e logici possa beneficiare degli stimoli provenienti in particolare da testi (paradossi, racconti, poesie, aneddoti etc.) e immagini, propri e altrui, facendo particolare attenzione all’uso, a diversi livelli, di metafore verbali e immaginali alternate a chiarimenti e interlocuzioni tipici del colloquio psicologico. Verranno affrontate le molte possibilità offerte dall’espressione scritta, che per sua natura si esemplifica in un percorso che può passare dall’estrema chiarezza del messaggio alle suggestioni dell’affermazione poetica o attraverso le infinite possibilità della prosa. Parole precise, quindi, ma non sempre dal significato univoco, che rimandano alla pluralità del senso in quanto verità mai assoluta. Può presentarsi alla mente il rimando che non solo la letteratura sia, talvolta, una consapevole menzogna. Anche la realtà è interpretata dai lettori delle sue pagine, che per giunta non rimangono le stesse nel tempo. Il processo con la persona, nel suo complesso, dovrebbe consentire di esplorarsi ma anche di esprimersi a seconda delle possibilità, resistenze e predilezioni, in un continuum elastico e mai uguale a sé stesso, nel contesto del dialogo e della relazione che arricchisce e che è capace di mutare prospettive e blocchi nella condivisione, nel rispetto dei tempi e delle possibilità di cambiamento del singolo.
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LA METAFORA:
INQUADRAMENTO GENERALE
Come può essere definita la metafora? Un linguaggio figurato, una figura retorica, un modo simbolico di esprimere qualcosa o un’espressione fantasiosa e creativa dove le leggi del mondo reale si combinano con l’irreale per esplorare una parte più profonda dell’individuo? La letteratura è ricca di definizioni a proposito, ma si può partire da una nozione che accomuna molti studiosi. Metafora (dal greco μεταφορά, da metaphérō, “io trasporto”) è un tropo linguistico e si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, se ne sostituisce un altro la cui “essenza” o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario creando, così, immagini di forte carica espressiva. La metafora differisce dalla similitudine per l´assenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali (“come”). E non è totalmente arbitraria: in genere si basa sullo stabilirsi di un rapporto di somiglianza tra il termine di partenza e il termine metaforico. Il potere comunicativo della metafora è tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico. In semantica la metafora è più propriamente il processo per cui una parola si arricchisce di nuovi significati, per estensione. Ad esempio, la parola vite indica l´utensile vite per analogia con la pianta della vite (per somiglianza tra la filettatura dell´utensile e il viticcio della pianta). Spesso tali meccanismi sono fossilizzati nel lessico e non sono avvertiti dal parlante, ma si possono 11
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ricostruire con lo studio dell´etimologia. L’uso della metafora è essenziale al linguaggio umano, in quanto consente di trasmettere pensieri e concetti altrimenti difficili da comunicare. La metafora è nata come elemento di studio, di approfondimento e d’uso della retorica, l’arte antica del bel parlare e della capacità di persuadere. Il suo uso, inizialmente poetico e persuasivo, si è esteso nel tempo a molte discipline. Di metafora, si sono interessati retori e filosofi del passato quali Isocrate, Cicerone, Sant’Agostino, Aristotele. A riprendere e ampliare la definizione di metafora di Aristotele fu Turbayne, il quale fece notare che la metafora non deve necessariamente essere espressa in parole ma può essere comunicata anche con dei segni. Pertanto, il quadro di un pittore o il gioco di un bambino può essere considerato espressione metaforica. Turbayne arricchì ancor più la descrizione di metafora fatta da Aristotele e asserì che la parabola, la favola, l’allegoria e il mito possono essere considerati sottogruppi della metafora. E seppure Turbayne è stato tanto innovativo nella descrizione della metafora, omette di considerare che una persona può consciamente recepire una metafora secondo il senso letterale, mentre a livello inconscio ne può recepire il significato simbolico (Philip Barker, L’uso della metafora in psicoterapia). Questa è l’ipotesi di base su cui si fonda l’impiego clinico della comunicazione metaforica. Se poi le metafore sono ampiamente utilizzate nel ragionamento scientifico e psicologico, si assiste negli ultimi anni alla diffusione della prospettiva narrativa nella quale si osserva da parte di molti studiosi non solo l’adozione di un modello narrativo, ma anche lo sviluppo di molte ricerche sulle modalità narrative di ragionamento che comportano anche il ricorso alle metafore. Nella letteratura sistemica al termine metafora è stato assegnato un significato ampio, che coglie la continuità e la compre12
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senza tra diversi livelli mentali. A proposito, sono molto significative le ipotesi antropologiche di Brenda Beck. Quest’ultima considera la metafora come un mediatore, capace di mettere in comunicazione gli aspetti sensibili e immaginativi con quelli logici e razionali. Gregory Bateson, padre della teoria sistemica, ha più volte sottolineato il ruolo svolto dalla metafora nella conoscenza. La metafora è espressione artistica delle emozioni e costituisce il senso relazionale e emozionale condivisa dal gruppo. Anche Minuchin e Whitaker si sono interessati all’utilizzo delle metafore nelle loro psicoterapie e mentre Minuchin parla di uso di metafore spaziali e organizzative (sia nella descrizione dei problemi, sia nell’individuazione dei percorsi risolutivi), Whitaker da importanza all’uso della metafora in quanto massima espressione del sé terapeutico. Gordon nel suo testo Metafore Terapeutiche, esamina la costruzione della metafora, come modalità per comunicare e generare cambiamenti. La metafora è uno strumento elettivo di evoluzione e creatività, è capace di apportare continuo dinamismo alle strutture di pensiero. È esemplificazione emotiva di un contenuto verbale. È la comprensione del modello del mondo dell’altro e si può creare in modo naturale e inconscio dalla narrazione. Offre l’occasione di “entrare” nelle emozioni e talvolta di condividerle. Rende più fluente la comunicazione e favorisce l’apprendimento. Coinvolge, incanta, concede l’opportunità di un viaggio ai confini tra realtà e fantasia.
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METAFORA E CAMBIAMENTO
“Ma torniamo alle specifiche metafore che il paziente introduce nel suo discorso. Proprio perché vengono usate per esprimere la propria esperienza che non si riesce a comunicare in modo esplicito, esse vanno in qualche modo “spiegate”. Compito del terapeuta di fronte a una metafora è dunque invitare il paziente a spiegare la sua esperienza, a chiarirla, a renderla più esplicita, più chiara, e così meno minacciosa e più cosciente. E mentre il paziente compie questa operazione con il terapeuta, la compie dentro di sé. Per tornare all’immagine precedente, davanti a una porta si tratta di fermarsi e provare ad aprirla per vedere cosa ci sta dietro veramente” da Metafora e psicoterapia - Grazia Vittigni Chi crea le metafore, quindi, trae dalla sua immaginazione creativa un’immagine che assomiglia ad una struttura di pensiero presente in una specifica situazione a cui l’immagine metaforica si riferisce. Poiché la conoscenza immaginifica ha un ruolo centrale anche nel linguaggio metaforico, gli interventi clinici basati sulle metafore sono particolarmente indicati nell’obiettivo terapeutico di creare nuove strutture e connessioni. Per comprendere come effettivamente una metafora possa configurarsi in un cambiamento torna utile inquadrare alcune tecniche suggerite nell’ambito di specifiche teorie e anche ricordando alcuni esempi pratici. In gran parte delle esperienze ri15
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portate dai più diversi autori è infatti ben chiaro che ogni singolo percorso è diverso, con i suoi momenti “giusti” per procedere, con le sue suggestioni e i suoi tentativi. È questione anche di introdurre concetti operativi non rigidi che possano includere creatività, esplorazioni, pause, silenzi, immagini, novità E metafore. Prendiamo ad esempio un caso tratto dal volume Le metafore nel colloquio clinico - L’uso delle immagini mentali del cliente, di Richard R. Kopp. Una donna, in terapia per depressione dopo numerose sedute in cui si dimostra costantemente arrabbiata con l’invadenza del suo ex marito dichiara: “mio marito entra in casa come un treno”. Il terapeuta aspetta il momento opportuno e chiede: “se lui è un treno, come descriverebbe se stessa?” La donna risponde: “credo di essere una galleria”. Dopo aver discusso tale immagine il terapeuta domanda: “e se lei potesse cambiare questa immagine, quale nuova immagine sceglierebbe?” La donna a quel punto afferma: “ma sarei un grosso sasso sui binari”. Nella seduta successiva la donna, più serena e tranquilla, entrò dicendo: “bene, sono riuscita a farlo deragliare”. In questo caso sembra che la trasformazione dell’immagine metaforica di sé, abbia aiutato la donna a realizzare dei cambiamenti che fino a quel momento non erano avvenuti. Nella struttura metaforica della realtà, la metafora trasporta in effetti il significato da un campo all’altro: “il marito è un treno e lei una galleria” trasporta la qualità della relazione dal treno/galleria alla relazione marito/moglie. La metafora è quindi, in questo e altri casi, la fonte di novità e di cambiamento nel linguaggio. Esplorare e trasformare le immagini metaforiche di una persona può introdurre una forma di cambiamento in psicoterapia, ma anche in altri ambiti, come quelli arteterapeutici. Le storie che se ne ricavano possono così diventare protagoniste ed animare l’incontro terapeutico. “È tramite la metafora che i 16
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partecipanti al dialogo producono un processo che ha sempre una quota di inconsapevolezza, nel senso che sfugge tanto alle presupposizioni prime del terapeuta quanto a quelle dei familiari” (Cigoli Zatti, 1992). Nello stesso articolo, si prosegue facendo presente che il linguaggio proprio della metafora, i simboli, le immagini mentali tendono a stabilire un clima emotivo fluido ed intenso che facilita il cambiamento terapeutico (Boscolo ed Al., 1992). Come poi viene rilevato in particolare negli approcci sistemici, anche i modelli relazionali familiari possono riflettersi in strutture metaforiche, simboliche, con proprie parole e accadimenti. Ad esempio, c’è chi “ha distrutto tutti i miei ragionamenti” o “attacca ogni punto debole del mio discorso”, mentre altre volte “il tempo è denaro” o qualcun altro dice “ho investito molto tempo in ...”. A fronte di una sterminata letteratura, sembrano poi essere in molti gli studiosi che hanno tentato di filtrare, selezionare o trasformare un patrimonio apparentemente insignificante di locuzioni che rimandano a sensi ben più ampi in un processo condiviso. Gli interventi terapeutici che fanno leva sulle metafore generate dal cliente aiutano sia il terapeuta che il cliente ad allargare e approfondire la loro comprensione del sistema di pensiero di quest’ultimo, sistema che rispecchia nel suo uso delle metafore. Sulle prime i terapeuti sembrano operare senza applicare nessuna interpretazione né quadri di riferimento esterni (modelli teorici o quadri mentali del terapeuta) durante il processo di esplorazione/trasformazione. Il terapeuta facilita però nel cliente la ricerca interiore delle proprie immagini metaforiche, evitando di introdurre contenuti aggiuntivi. Se il terapeuta propone una sua idea lo fa solo per aiutare il cliente a prendere in considerazione ulteriori possibili significati o immagini di una metafora da lui già presentata. Se il cliente rifiuta il suggerimento, questo 17
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viene lasciato cadere. Sono quindi i clienti che hanno il potere di elaborare e di modificare le loro immagini metaforiche: i terapeuti rispettano l’esperienza e le scelte soggettive dei clienti, accettando ciò che si rivela durante il processo di esplorazione e trasformazione.
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