Ma cosa sognano i bambini? Interpretazione dei sogni infantili, prognosi e rischio psicopatologico

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Ricerche e Contributi in Psicologia

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Salvatore Vallone

Ma cosa sognano i bambini? Interpretazione dei sogni infantili, prognosi e rischio psicopatologico

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Prima Edizione: 2016 ISBN 9788898037919 © 2016 Edizioni Psiconline - Francavilla al Mare Psiconline® Srl 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A Tel. 085 817699 - Fax 085 9432764 Sito web: www.edizioni-psiconline.it e-mail: redazione@edizioni-psiconline.it Psiconline - psicologia e psicologi in rete sito web: www.psiconline.it email: redazione@psiconline.it I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi. Finito di stampare nel mese di Febbraio in Italia da Universal Book srl - Rende (CS) per conto di Edizioni Psiconline® (Settore Editoriale di Psiconline® Srl)

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INDICE

Introduzione Che cos'è il sogno? Come si forma il sogno? Cosa comporta il sogno? Cosa contiene il sogno dei bambini? Nota esplicativa Decodificazioni Rivalità fraterna e aggressività Rivalità fraterna e angoscia di solitudine La competizione funesta con il padre Il mio nemico padre e la mia solitudine La situazione edipica tra ossessione e persecuzione Aggressività e identificazione La reazione all’angoscia dell’abbandono Angoscia abbandonica e depressione Situazione edipica e sessualità colpevolizzata Situazione edipica e affettività Situazione edipica e affettività Situazione edipica e appagamento libidico Il timore del padre Femminilità ed erotismo

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Libido e colpa L’angoscia dell’abbandono e la fantasia di morte Attrazione edipica e colpa da espiare Bisogno e desiderio di madre La prigione materna La strega: la parte negativa della figura materna L’angoscia dell’abbandono L’angoscia del distacco affettivo L’infanzia difficile e il peso delle rimozioni L’infanzia difficile e la fuga dalla realtà La mamma ingrata e l’abbandono L’angoscia di castrazione e la figura paterna L’enigma della madre Un amore immenso per la mamma La risoluzione dell’enigma del padre Una madre seduttiva e crudele La castrazione al femminile La castrazione al maschile La punizione della colpa edipica Rivalità fraterna e dispetto La castrazione al femminile Svirilizzazione e riconciliazione con il padre Libido ed eccitazione La parte negativa del fantasma della madre La risoluzione edipica Aggressività e separazione dalla madre Rivalità fraterna Seduzione materna e angoscia La strega: la parte negativa della madre Parte negativa della madre e bisogno d’autonomia

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Trauma e angoscia Trauma e angoscia Il trauma sessuale e l’indifferenza difensiva Il trauma sessuale in versione maschile Castrazione e coscienza La madre seduttiva e l’attrazione fatale Una madre da uccidere Il padre rivale e nemico Il fantasma della madre e la situazione edipica Colpa e sadomasochismo Sessualità e colpa Aggressività e colpa Onnipotenza e realtà Invidia della gravidanza e identificazione nel padre L’invidia del pene in versione maschile L’invidia del pene in versione femminile Identificazione nel padre La parte negativa del fantasma del padre Esorcizzazione della parte negativa del padre Il fantasma depressivo della perdita La razionalizzazione della perdita Castrazione e sadomasochismo Verso l’identità sessuale femminile Castrazione e identità femminile Identità maschile e fuga dalla madre Erotismo edipico e libido genitale Aggressività e autonomia Rivalità fraterna e senso di solitudine Possessivismo materno in versione maschile Deflorazione e violenza

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Deflorazione e castrazione edipiche Deflorazione e castrazione edipiche Castrazione e impotenza edipiche Identità psichica e coscienza di sé Verso l’identità sessuale maschile La giusta competizione con il padre Istinto e libido Rivalità fraterna e senso di colpa L’identificazione nella figura paterna Forza psicofisica e magia Tanto bisogno di padre Il desiderio di essere maschio e il senso di castrazione Rivalità fraterna e aggressività mortifera Le parti negative del padre e della psiche Identificazione in un padre migliore Femminilità e desiderio Trasgressione e socializzazione Trasgressione e autocoscienza Identificazione e affettività Identificazione e autonomia La Sindrome di Pinocchio: inanimazione e madre Nel nome del padre: riconciliazione e identificazione Nel nome del padre: fuga e sublimazione Un conflitto struggente e un sintomo pericoloso Rivalità fraterna e aggressività Regressione al grembo materno e risoluzione Ricerca di conflittualità e conquista della madre Educazione religiosa e istanza paranoica Paranoia e risoluzione 8

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MA COSA SOGNANO I BAMBINI?

Paranoia e punizione Angoscia depressiva e riconciliazione con il padre Carenza affettiva e oppressione paterna Identificazione contrastata nella madre Castrazione edipica e identificazione contrastata Evoluzione psicofisica e autonomia dalla madre Oppressione e gestione del senso di colpa Identificazione nella madre e libido genitale Identificazione nella madre e angoscia di gravidanza Fase anale e sadomasochismo

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INTRODUZIONE

“Ma cosa sognano i bambini?” si rivolge a tutte le persone interessate a conoscere la sostanza e il significato dei sogni dell’infanzia e in particolare ai genitori particolarmente attenti al benessere psicofisico dei loro figli. Il testo si contraddistingue nella prima parte per la spiegazione teorica del fenomeno del sogno e nella seconda parte per l’interpretazione di una vasta gamma di sogni classicamente collegati all’evoluzione psichica dei primi anni di vita. Il sogno è un prodotto psichico, un oggetto specifico, uno strumento atto a rilevare in maniera puntuale lo stato psicologico di ogni persona nel corso dei tanti e vari vissuti del suo divenire psicologico e relazionale. La conoscenza del significato dei sogni implica l’interpretazione, ossia la decodificazione dei contenuti di questa fascinosa attività psicofisica dell’uomo con la conseguente presa di coscienza dei vissuti collegati alle fasi principali della propria storia evolutiva. Nel corso dei millenni il sonno e il sogno sono stati ritenuti fenomeni particolarmente enigmatici e hanno destato una certa inquietudine soprattutto per la loro carica impositiva e per l’impossibilità di sottostare a un qualsiasi controllo o condizionamento; la difficoltà, inoltre, di ricondurre il sogno e la sua 11

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apparente illogicità a un normale prodotto dell’attività razionale umana ha fomentato un ambiguo fascino. Auguri e indovini, ieri e ancora oggi, si sono arrogati il possesso del giusto codice e l’esclusiva competenza nell’esercizio dell’arte ermeneutica onirica, l’arte dell’interpretazione dei sogni per l’appunto; questi ultimi sono stati anche collocati in un ambito metafisico e supestiziosamente stimati come messaggi multiformi per l’uomo da parte delle varie e capricciose divinità o invasamenti predittori e possessioni di un uomo sempre da parte di un dio: un messaggio celeste incorporato. Tali stolte convinzioni sulla “vita nel sonno” hanno condizionato e condizionano ancora oggi nel bene e nel male la “vita nella veglia” e nel caso specifico le varie aspettative dell’uomo in riguardo al suo futuro. La Psicoanalisi di Sigmund Freud ha posto la luce scientifica dove regnava il buio poetico della magia e della superstizione. In effetti, il sogno verte esclusivamente sul passato, prossimo e remoto, di ogni persona e non ha alcuna competenza o finestra sul futuro, perché esso elabora i vissuti pregressi e i fantasmi acquisiti. Il sogno non ha niente di mirabile o insondabile, di numinoso o divino, di premonitore o parapsicologico; esso è un’elaborazione psicofisica e uno strumento particolarmente atto a indicare i contenuti, le dinamiche e l’originale qualità della struttura psichica di ogni uomo. Queste consistenti caratteristiche conferiscono al sognare una valenza di diagnosi e di prognosi, la possibilità di valutare lo stato psichico in atto e di intervenire al fine di apportare le giuste correzioni alle disarmonie eventualmente riscontrate, operazione sempre intesa al benessere psicofisico della persona. L’interpretazione dei sogni e la comprensione delle psico12

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dinamiche connesse si pongono in maniera decisamente fausta soprattutto tra i genitori e i figli e rappresentano un ulteriore e proficuo strumento di relazione. La figura culturale e psichica della madre svolge da sempre la determinante funzione di attivare questo benefico ponte tra mondo adulto e infanzia. Senza esautorare i padri, è importante sensibilizzare i genitori alla psicologia dei sogni dei loro bambini per rendere possibile la diagnosi della fase psichica che essi stanno attraversando e l’adeguata correzione di eventuali disagi. Il prelievo dal sogno dei fantasmi e dei conflitti psichici in atto nel bambino serve a impedire lo strutturarsi del malessere futuro. La conoscenza dei contenuti psicodinamici dei propri figli e dei bambini in generale è di particolare sollievo per i genitori che si trovano al primo impatto con l’esperienza della paternità e della maternità, un’esperienza unica e irripetibile di figlio in figlio proprio perché collegata all’evoluzione psicofisica degli stessi genitori. In effetti diventare madre e diventare padre non è ancora oggi oggetto di insegnamento e di formazione, per cui nel migliore dei casi ogni padre e ogni madre si gestirà con tanto buon senso e facendo di necessità virtù in base ai vissuti personali riferiti alle proprie figure genitoriali; di conseguenza essi tenderanno a ripeterne i tratti ritenuti positivi perché a suo tempo sono stati vissuti bene e a rifiutarne decisamente i tratti ritenuti negativi perché sempre a suo tempo sono stati vissuti male. Il metro di giudizio di queste esperienze pregresse dei genitori è la norma elementare del “principio del piacere” con le sue specifiche istanze. Anche in questo settore l’originalità è difficile se non quasi 13

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impossibile, perché il processo di condizionamento psico-socio-culturale determina in maniera esorbitante anche le forme e i modi di essere genitori. Una buona sensibilità e un’efficace concretezza sono le doti fondamentali di un padre e di una madre, qualità che si traducono inevitabilmente nella comprensione dei figli e nel costruttivo operare in loro favore. Pur tuttavia, è necessario porre l’accento sulla privilegiata e delicata funzione della figura materna, almeno nei primi anni della vita del bambino. Dopo la relazione empatica della gravidanza e la cura premurosa dei primi mesi di vita, ogni madre, orgogliosa del suo determinante ruolo, non è chiamata a soddisfare soltanto le mille esigenze fisiche del figlio, ma deve soprattutto essere attenta alla sua corretta evoluzione psichica. Tra le tante incombenze, più o meno gradevoli e gratificanti, si profila per la madre anche la comprensione adeguata del significato profondo dei sogni del suo bambino, una capacità che non si riduce alla semplice soddisfazione di una curiosità, ma alla precisa individuazione delle psicodinamiche e dei fantasmi in atto nell’evoluzione psicologica del figlio, una conoscenza e una coscienza che inducono a operare in maniera proficua e a ridurre i possibili errori di un comportamento che nel tempo potrebbero strutturare nel bambino un conflitto psichico o un disturbo psicosomatico. La conoscenza e la coscienza si traducono, quindi, in prognosi, una sana prevenzione dei disagi psichici e delle distorsioni relazionali. A questo punto si impone la solita domanda: esistono genitori perfetti? Fortunatamente no! 14

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Pur tuttavia esistono genitori in cui tradizione e innovazione, storia e creatività, conservazione e originalità, ragione e fantasia si fondono in maniera evolutiva: ogni buona madre e ogni buon padre combinerà in base alla sua esperienza di figlio i propri vissuti e le proprie esigenze secondo i principi pragmatici del meglio e del miglioramento e sempre in un’ottica di revisione del passato e sempre in assenza di una patologica “coazione a ripetere o a negare”. Quest’ultima dinamica, come si accennava in precedenza, si attesta in quel padre e in quella madre che ripeteranno pedissequamente o rifiuteranno totalmente il modo di essere e il comportamento dei propri genitori, chiari segni di una mancata autonomia e di una persistente e conflittuale dipendenza psichica nei loro confronti. Lo studio delle psiconevrosi e la pratica clinica si imbattono necessariamente nell’analisi dell’infanzia e delle figure genitoriali e attestano in particolare il ruolo determinante e la funzione complessa della figura materna nell’evoluzione psichica del figlio. Evidentemente queste affermazioni non riducono il ruolo del padre nella formazione psicologica del figlio e non ne giustificano un eventuale improvvido disimpegno e tanto meno lo esentano dall’arduo e amoroso compito di accudire i figli. Orgoglio e responsabilità vanno condivise tra i genitori e procedono di pari passo nel comprendere e soddisfare i bisogni delle proprie creature. Nei primi anni di vita l’espressione e l’ascolto dei figli acquistano notevole importanza per l’evoluzione psicofisica: il bambino deve essere sempre favorito nella sua gamma espressiva senza dannose repressioni e deve essere di conseguenza capito nei suoi linguaggi specifici. 15

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Questa operazione programmatica non è soltanto un riconoscimento umano, ma è soprattutto un fattore formativo e uno strumento terapeutico. L’evoluzione psicofisica del bambino avviene inevitabilmente con l’esercizio dei suoi strumenti espressivi e della collegata funzione catartica: il bambino, esprimendosi a tutti i livelli, vive meglio perché acquista progressivamente una migliore “coscienza di sé”, stempera le sue emozioni ed esorcizza le sue angosce. La madre, in prevalenza, ha il pregio e il merito di seguire con maggiore e migliore empatia l’inquieto e inquietante sviluppo psicofisico del figlio. Il bambino impara a conoscersi e a gestirsi anche vivendo ed esprimendo i suoi sogni, i prodotti di una delicata attività psicofisica vissuta con un certo struggimento per i suoi risvolti fortemente emotivi. Come si diceva in precedenza, il sogno assume una valenza enigmatica per i genitori e per i figli; la sua necessaria associazione con il sonno rende questa funzione, in apparenza paradossale, ancora più densa di fascino e di ambiguità. Il ricordo e l’espressione verbale del sogno consente al bambino una proficua confidenza con il suo mondo interiore e permette ai genitori di comprendere il normale travaglio psichico del figlio, oltre che di seguirne la corretta evoluzione. Assumono, quindi, carattere terapeutico l’espressione da parte del figlio e l’ascolto da parte dei genitori dei vissuti onirici: l’espressione scarica la tensione del bambino, l’ascolto permette al padre e alla madre la comprensione della problematica psichica in atto, il tutto favorisce la prognosi e il giusto decorso psichico del bambino, oltre che a migliorare la complessa trama delle relazioni tra i genitori e il figlio. Bisogna, inoltre, considerare che il bambino rispetto all’a16

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dulto non possiede ancora gli opportuni meccanismi di difesa dall’angoscia e gli adeguati strumenti di comprensione del sogno, che la sua organizzazione mentale non è ancora capace di razionalizzare i vissuti onirici e la sua struttura mentale è più vicina ai meccanismi del sogno che a quelli dell’elaborazione logica, che la sua vita psichica è ispirata al “principio del piacere” e non è intesa verso la realtà e tanto meno verso la sofferenza.

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CHE COS’È IL SOGNO?

Alcune semplici nozioni sul sogno, in particolare sul sogno dei bambini, sono necessarie per una migliore comprensione del tema e del problema; in questa breve trattazione sarà opportuno evitare inutili astrazioni teoriche e trasmettere i concetti essenziali in maniera chiara e corretta. Una prima sintetica e puntuale definizione vuole che “il sogno sia l’attività psichica del sonno”. Sonno e sogno sono bisogni psicofisici interdipendenti e si soddisfano attraverso l’isolamento dagli stimoli esterni, la riduzione al minimo vitale delle pressioni interne e la temporanea sospensione della coscienza nella sua forma di vigilanza razionale. Sonno e sogno sono fondamentalmente finalizzati alla ricostituzione dell’equilibrio psicofisico turbato dalle mille attività della veglia, sono necessità bio-psicologiche che comportano il disimpegno temporaneo dell’autocontrollo razionale, il prosieguo e l’abbandono alle specifiche funzioni del sistema neurovegetativo. Lo stato psicofisico del “sonno-sogno” può essere equiparato a un benefico ritorno al grembo materno e sempre in funzione della ricostituzione dell’equilibrio turbato dalla tante fatiche della vigilanza; a tutti gli effetti si interrompe in maniera reversibile 19

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la “vita nella veglia” a favore della “vita nel sonno”: il sistema psicofisico allenta la sua attività e i bisogni vitali si riducono al minimo. Il sogno, in particolare, svolge le funzioni elementari di dare un’adeguata rappresentazione alle pulsioni e ai bisogni emergenti durante il sonno e di organizzare le suddette rappresentazioni secondo un codice e in un contesto diversi da quelli logici della veglia, dal momento che l’esercizio razionale, “processo secondario”, è temporaneamente sospeso. La “logica del sogno” è nettamente diversa dalla “logica della veglia” anche se in linea evolutiva presenta una sua compatibilità. Per non provocare il risveglio, il sogno offre ai bisogni psicofisici emergenti nel sonno una soddisfazione sostitutiva; in tal modo esso scarica e placa con le sue allucinazioni le tensioni prodotte dalle pulsioni inappagate: “il sogno è il guardiano del sonno”. Tutti i sogni tendono a realizzare un bisogno insoddisfatto o un desiderio inappagato in maniera indiretta e approfittando dello stato fisiologico del sonno: questa realizzazione è, pur tuttavia, sostitutiva, camuffata e in ogni modo censurata. Si può parlare, quindi, della “censura onirica”, un meccanismo di difesa che consente di continuare a dormire senza essere disturbati dall’irruzione nel sogno delle vere rappresentazioni allucinate dai bisogni e dai desideri e del vero significato onirico. Il sogno è causato dalle esperienze vissute nel periodo più vicino al sonno, ad esempio nel primo pomeriggio o nella prossimità della sera, definite “resti diurni”. Nei bambini vale la stessa regola, ma si devono considerare anche le sensazioni in atto prima e durante il sonno; nei neonati e nei bambini fino ai primi tre mesi di vita è esclusiva la causa sensoriale, “cenestetica” per l’appunto, del sogno. 20

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Queste esperienze vissute nel periodo che precede il sonno, quindi, agganciano materiale psichico pregresso e qualitativamente similare, per cui il sogno si complica fino a diventare un’ampia organizzazione alogica a cui il sistema neurovegetativo fornisce energia in assenza della vigilanza cosciente e della forza volontaria offerta dal sistema nervoso centrale: la logica razionale è andata a dormire e ha lasciato il campo alle emozioni più profonde e apparentemente espresse in maniera irrazionale. Il sogno è, infatti, un’elaborazione psichica di qualità prevalentemente simbolica, fortemente emotiva e intenzionata a realizzare in maniera allucinatoria un bisogno urgente o un desiderio in atto, tutto materiale psicofisico in gran parte sedimentato nei livelli profondi della psiche. Nei sogni della primissima infanzia si suppone che il bisogno e il desiderio, espressi e allucinati, siano diretti e relativamente elaborati; del resto questi sogni non possono essere riferiti dal bambino e di conseguenza si desumono dal loro auspicabile ritorno in età adulta. In ogni caso si tratta di “sogni cenestetici” ossia di sogni determinati da sensazioni in atto; queste ultime sono elaborate in maniera rudimentale e secondo una trama di rappresentazioni. Nei sogni della primissima infanzia l’opera di camuffamento simbolico è meno complessa e contorta dal momento che il processo di acculturamento e il condizionamento educativo influiscono in maniera minima; quest’ultimo connoterà progressivamente i sogni dell’infanzia. Il sogno del bambino è un prodotto psichico lineare e semplice, oltre che non contaminato dalle difese strutturali della psiche e dalle acquisizioni logico-cognitive, che si esprime secondo le limpide coordinate di un’attività psichica elementare, per cui l’interpretazione e la comprensione risultano agevolate. 21

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COME SI FORMA IL SOGNO?

Si definisce “lavoro onirico” l’elaborazione e la riattivazione psichiche dei bisogni e dei desideri da parte della persona che sogna. La trama del sogno costituisce il “contenuto manifesto”, mentre il suo significato è definito “contenuto latente”. L’interpretazione del sogno consiste, quindi, nel tradurre il “contenuto manifesto” nel suo specifico “contenuto latente” e in termini più precisi nell’individuazione dei bisogni originari, degli elementi psichici, dei vissuti profondi e dei desideri inconsci che sono la causa del sogno. Il “contenuto manifesto” è una puntuale rappresentazione del “contenuto latente” costruita in base a meccanismi specifici; esso esprime e sviluppa pulsioni e bisogni, vissuti e desideri, sensazioni e angosce, un complesso materiale psicofisico che si può decodificare proprio traducendo il “contenuto manifesto” nel corrispettivo “contenuto latente”. Il “lavoro onirico” consiste, quindi, nella trasformazione del “contenuto latente ”, la serie dei bisogni e dei desideri, nel “contenuto manifesto”, le rappresentazioni accettabili dalla residua coscienza ancora in funzione e compatibili con la soglia di tolleranza psicofisica. La “censura” è il meccanismo psichico che filtra il “contenu23

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to latente” del sogno e lo rende rappresentabile nel “contenuto manifesto” perché compatibile con il residuo in funzione dell’istanza etica e della norma morale di chi sogna. La naturale “regressione” psicofisica prodotta dal sonno induce il sogno a operare una forzatura psichica e favorisce l’irruzione dei bisogni e dei desideri profondi nella scena del sogno, bisogni e desideri rappresentati pur tuttavia in maniera camuffata e irriconoscibile per consentire anche il normale decorso del sonno. Il sogno è formato dai meccanismi del “processo primario”, i quali organizzano i dati del “contenuto latente” nel “contenuto manifesto”. Questi meccanismi sono la “condensazione”, lo “spostamento”, la “drammatizzazione”, la “simbolizzazione”, la “rappresentazione per l’opposto” e la “figurabilità”. Esaminiamo puntualmente e nella maniera più chiara possibile la loro funzione specifica. La “condensazione” consiste nell’investimento in un’unica rappresentazione o immagine di una serie di rappresentazioni o immagini secondo una possibile catena associativa: la rappresentazione o immagine della mucca è la “condensazione” della parte positiva della figura materna intesa in maniera affettiva, così come la rappresentazione o immagine della strega è la “condensazione” della parte negativa della figura materna sempre affettivamente intesa. Lo “spostamento” consiste nel dirottamento di energie psichiche da una precisa rappresentazione o immagine originaria a un’altra rappresentazione o immagine significativa che si può associare in maniera congrua al sogno e in maniera funzionale al sonno. Il trasferimento di cariche energetiche da una rappresentazio24

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ne o immagine in un’altra, infatti, comporta il raffreddamento emotivo e la possibilità alle funzioni del sogno e del sonno di procedere senza essere interrotte. Il meccanismo dello “spostamento”, come del resto quello della “condensazione”, impedisce al “contenuto latente” del sogno di coincidere con il “contenuto manifesto” ossia impedisce al sogno di risolversi nell’incubo e nel risveglio immediato. Un esempio di “spostamento”, riferito al precedente, è il seguente: le emozioni condensate nella figura materna positiva o negativa sono spostate nelle rappresentazioni o immagini della mucca o della strega. Un altro esempio di “spostamento” è il seguente: le emozioni condensate in un distacco affettivo irreparabile sono spostate nella rappresentazione o nell’immagine di un cimitero. Entrambi i meccanismi segnano il passaggio da una rappresentazione astratta, l’idea dell’affetto o dell’odio da parte della madre, alle rappresentazioni o immagini concrete della mucca o della strega, l’idea dell’abbandono alla rappresentazione o immagine concreta del cimitero; il tutto in funzione di difesa dall’angoscia e dal risveglio. Il meccanismo della “drammatizzazione” consente alla rappresentazione o immagine del sogno di esprimersi secondo le linee di un’azione concreta e di una psicodinamica intensa. Esempio: il bisogno di autonomia psichica e il desiderio di un naturale distacco affettivo dalle figure genitoriali possono essere drammatizzati nell’atto di cadere nel vuoto senza angoscia di morte e con le piacevoli sensazioni di un librarsi nel vuoto o con la sicurezza di poter gestire un benefico volo. All’incontrario l’angoscia della separazione affettiva può essere drammatizzata nella rappresentazione o immagine di un inesorabile e mortale precipitare nel vuoto. 25

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La “simbolizzazione” è un meccanismo del “processo primario” che ha la funzione di mascherare un vissuto profondo, un bisogno, un desiderio e altro materiale psicofisico; quest’opera di camuffamento rende ammissibile e lecita la vera natura del vissuto, del bisogno, del desiderio e di altro materiale psicofisico. I simboli sono rappresentazioni individuali e collettive deprivate della carica emotiva ossia raffreddate in sogno dall’azione dei meccanismi del “processo primario”. La “simbolizzazione” è una variante specifica della “condensazione” e comporta anche l’azione dello “spostamento”, così come la “drammatizzazione” è una variante specifica dello “spostamento” e comporta l’azione della “condensazione”. La “rappresentazione per l’opposto” è un meccanismo specifico che svolge la funzione di mascherare il “contenuto latente” del sogno condensandolo e spostandolo in un “contenuto manifesto” opposto, per cui la rappresentazione del bisogno e del desiderio si volge e manifesta nel suo contrario. Esempi: la rappresentazione di amare intensamente cela il bisogno di odiare profondamente o la rappresentazione di disapprovare acerbamente camuffa il bisogno di desiderare fortemente. È opportuno ribadire che questi meccanismi, oltre a tradurre l’azione della “censura onirica”, consentono la prosecuzione della benefica ricostituzione psicofisica del sonno proprio perché rendono il sogno incomprensibile a chi, dormendo, lo elabora; in caso contrario scatterebbero l’incubo e il risveglio immediato dal momento che il “contenuto latente” è coinciso con il “contenuto manifesto”. Il meccanismo primario e onirico della “figurabilità” è deputato a tradurre in rappresentazione o immagine i contenuti che formano la trama dei sogni; quest’ultima è costituita da alluci26

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nazioni, prevalentemente uditive e visive, che rappresentano i vissuti emersi nel sonno ed elaborati dal “lavoro onirico” con le dovute immagini. La “figurabilità” opera una selezione tra le diverse rappresentazioni o immagini che traducono il vissuto psichico, il bisogno o il desiderio, e sceglie quelle che meglio si prestano alla loro espressione visiva, consentendo ancora una volta il passaggio da un concetto astratto a un’immagine concreta. Esempio: la rappresentazione della mucca rende perfettamente l’idea dell’amore materno a differenza dell’immagine del serpente; quest’ultima, a sua volta, rende perfettamente l’idea dell’organo sessuale maschile a differenza dell’immagine della mucca. Il “processo primario” e il sogno condividono i seguenti fattori: la relazione del soggetto con se stesso, l’autorielaborazione allucinatoria dei vissuti psichici, l’alterazione dello schema temporale, la distorsione della categoria spaziale, la coesistenza degli opposti, il gusto del paradosso, il declino etico e morale, il mancato riconoscimento della realtà, l’eccesso della fantasia, il principio del piacere, l’appagamento del desiderio, la soddisfazione del bisogno, la compensazione della frustrazione, la riparazione del trauma. Il “processo primario” è lo strumento cognitivo privilegiato del bambino nell’impatto con la realtà e ha la funzione di comprenderla e gestirla. I meccanismi del “processo primario” e del sogno sono, quindi, dotati di una forte carica di creatività, supportano e nutrono la fantasia, non sono esclusivi dell’infanzia dal momento che si conservano nell’età adulta e si usano anche nella veglia. Il “processo secondario” si attesta, invece, nell’elaborazione razionale dei dati, nell’inquadramento logico degli elementi, 27

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RICERCHE E CONTRIBUTI IN PSICOLOGIA

nella lucidità mentale dell’autocoscienza, nel pensiero vigile, nella capacità d’attenzione, nel giudizio critico, nel controllo dell’Io e nel principio di realtà. Esso è di pertinenza dell’adulto e si impone didatticamente al bambino al punto che l’esercizio precoce della logica razionale misura il grado d’intelligenza e non d’infelicità del bambino. Nella cultura occidentale la conservazione e l’uso privilegiato del “processo primario” coincide in prevalenza con i fenomeni artistici o con la psicopatologia. È opportuno esigere il giusto equilibrio tra i due processi e una progressiva emancipazione educativa dall’uso dei meccanismi del “processo primario” secondo la precisa prescrizione di mantenere con la facoltà di sognare anche un pensiero creativo e una gratificante “fantasia”. Il nostro mondo adulto ha le sue radici nell’infanzia e noi siamo il prodotto, più o meno ibrido ed equilibrato, di questa evoluzione psichica e cognitiva. Ribadendo in sintesi chiarificatrice le tesi affermate, si rileva in primo luogo che il “processo primario” gestisce il magmatico mondo delle pulsioni libidiche del bambino, cariche energetiche ispirate al “principio del piacere” e alla gratificazione allucinatoria del desiderio e del bisogno attraverso il sogno. Le procedure del “processo primario” sono anteriori alle procedure del “processo secondario”, la fantasia precede la logica, ma non sono idonee ad affrontare e ordinare in maniera utile e socialmente compatibile la realtà esterna. Ritornando al sogno, si rileva che il “processo secondario”, la razionalità per l’appunto, se ne appropria nel momento in cui lo ricorda o racconta e successivamente in modo invasivo e spudorato quando lo interpreta. Che cos’è l’interpretazione di un sogno? 28

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MA COSA SOGNANO I BAMBINI?

Si tratta di un processo di decodificazione, nel caso specifico del passaggio dal codice del “processo primario”, con i cui meccanismi è stato elaborato il sogno, al codice del “processo secondario”, con i cui principi logici è stato razionalizzato il sogno. In altri termini si può affermare che il “contenuto latente” del sogno viene estratto dal “contenuto manifesto” attraverso i procedimenti logici del “processo secondario”. Un altro tema da chiarire e adeguatamente considerare è l’impossibilità di disporre del sogno nella sua integrità ossia nella sua purezza e nella sua interezza; questo vale per i sogni dei bambini e degli adulti. Dei nostri sogni, purtroppo, ricordiamo soltanto parti e sprazzi, frammenti più o meno autentici che ricevono una prima vendemmia razionale sin dal primo risveglio, sin da quando questi poveri resti onirici sono ricordati dallo stesso sognatore nel dormiveglia. È semplicemente impossibile rispettare la sequela oggettiva delle scene e delle psicodinamiche vissute nel sonno, per cui l’autore del sogno inserisce per automatismo logico e consequenziale alcune pezze di supporto razionale ai collegamenti tra le varie parti del sogno; quest’ultimo riceve una seconda vendemmia razionale con riformulazione annessa nel momento in cui viene raccontato. Un ulteriore bagaglio di pezze logiche, quindi, si dispongono quando il sogno da “pensato” si evolve in “parlato”. Con il passaggio dal pensiero alla parola viene fissata e ufficialmente oggettivata la trama del sogno; quest’ultimo ormai si colloca tra una fiaba breve e un discorso logico. Ma il travaglio evolutivo del sogno non è ancora ultimato a riprova della sua complessità di elaborazione, di formulazione, di sistemazione e di risoluzione finale. 29

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RICERCHE E CONTRIBUTI IN PSICOLOGIA

Riepilogando: i meccanismi logici del “processo secondario” si appropriano progressivamente del sogno e lo riducono sempre più a un prodotto logico e consequenziale. Alla razionalizzazione invadente e progressiva si affianca nella fase finale l’interpretazione del sogno e la riesumazione petulante del suo significato psichico profondo. In ogni caso è opportuno precisare che il sogno ricordato e riformulato, ibrido per l’appunto, è il prodotto psichico che necessariamente si prende in considerazione; i bambini, in particolare, sono naturalmente disposti a costruirlo tra fiaba e realtà dal momento che anche nello stato di veglia usano in prevalenza i meccanismi del “processo primario”, meccanismi su cui si attesta l’elaborazione delle stesse fiabe. Si consideri anche che la comunicazione verbale avviene secondo i canoni logici, per cui l’istanza razionale domina progressivamente non solo il sogno ma qualsiasi forma di relazione verbale. Mentre i sogni dei bambini sono prodotti psichici a metà tra fiaba e realtà, connotati da spontaneità e chiarezza, quelli degli adulti sono vissuti come elaborazioni paradossali e inutili. Le affinità strutturali tra fiaba e sogno nel bambino consentono una sintonia evolutiva, dal momento che il suo pensiero è determinato dai meccanismi del “processo primario”, mentre l’adulto non vive bene la distonia di essere determinato nel sogno dai meccanismi del “processo primario” e nella veglia da quelli del “processo secondario”.

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COSA COMPORTA IL SOGNO?

Il “sogno notturno” del bambino si può collegare al “sogno diurno”, altrimenti detto “fantasticheria” o “sogno a occhi aperti”; questa relazione spiega e definisce la funzione della “fantasia” come attività psichica vigile e finalizzata alla realizzazione di pulsioni, bisogni e desideri più o meno coscienti. Il termine “fantasia” deriva dal greco “phaos” e significa “luce” o meglio “mostrarsi attraverso la luce”, un’allucinazione derivata dall’illuminarsi del materiale psichico profondo e dal suo conseguente mostrarsi con la luce. Il fattore allucinatorio è determinante nel sogno; esso consiste in una scarica di energie psichiche e in un’eccitazione dei sensi. L’inquietante fenomeno dell’allucinazione comporta, quindi, un ripristino dell’equilibrio psichico tramite l’appagamento della pulsione e del desiderio. La “fantasia” comprende l’attività immaginativa creativa e l’attività fantasmica delle rappresentazioni dei desideri; entrambe hanno sempre la funzione di appagamento. A questo punto è opportuno operare le dovute distinzioni tra la “fantasticheria” o “sogno a occhi aperti”, il “fantasma” e il “sogno”. La “fantasticheria” è un desiderio in atto che si riferisce al passato recente, un ricordo che si impone nello spazio mentale 31

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per essere rivissuto quanto prima. Essa è uno strumento di appagamento che parte da elementi reali e si costruisce soprattutto se la realtà in atto è frustrante, per cui assolve il compito di compensazione e di emancipazione da pesanti situazioni oggettive. La “fantasticheria” si articola secondo una sofferta linea di sviluppo alla ricerca di soddisfazioni immaginarie, di desideri inappagati e di ambizioni irrealizzate. Essa prospera, di conseguenza, in maniera diretta agli impedimenti della realtà psichica in atto e compensa tutto ciò che la realtà impedisce o nega. La “fantasticheria” o “sogno a occhi aperti” comporta un conflitto tra il “principio di realtà” e il “principio del piacere”, tra realtà e desiderio. I “sogni a occhi aperti” sono in stretta relazione con i “sogni” veri e propri, per cui questi ultimi si possono ritenere in gran parte la continuazione dei primi e sono sempre ispirati dall’intento di realizzare concretamente il desiderio e di eliminare la frustrazione. L’attività della “fantasia” è accentuata nei bambini per la loro facilità di accesso ai “processi primari”, oltre che di fuga dalla realtà e dalla tirannia dei suoi principi. I bambini, di conseguenza, soddisfano le pulsioni e appagano i desideri ricorrendo in maniera naturale ai meccanismi mentali dominanti nell’infanzia. A questo punto si passa a considerare il “fantasma” anche al fine di allargare l’ottica sulle attività psichiche dei bambini. Il “fantasma” è un prodotto della “fantasia”: un dato reale e illusorio allo stesso tempo, una sintesi psichica operata dai meccanismi primari della “condensazione”, dello “spostamento” e della “drammatizzazione” del desiderio. 32

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MA COSA SOGNANO I BAMBINI?

Il “fantasma” ha una natura e una funzione di difesa dalla frustrazione e dall’angoscia. Esso è cosciente nel “sogno a occhi aperti” ed è prevalentemente inconscio nel sogno vero e proprio. Il “fantasma” si esprime anche nei comportamenti e nei sintomi. L’attività psichica cosciente, ispirata al “principio di realtà”, è alimentata e modellata da una vitalissima attività fantasmica profonda e ispirata al “principio del piacere”. I “fantasmi” sono rappresentazioni primarie, prototipi originari, simboli universali, archetipi e riguardano la vita intrauterina, la perdita, il distacco, la sessualità, i genitori, la seduzione e la castrazione. Questi scenari immaginari sono le risposte del bambino ai grandi e tormentati enigmi collettivi e rappresentano quelle fasi critiche evolutive di ogni uomo che si snodano dall’origine della vita alla scena del coito, dall’origine della sessualità alla scena della seduzione, dall’origine della differenza sessuale alla scena della castrazione. L’attività della “fantasia” nei primi anni di vita si innesta nel versante biologico, si evolve durante l’infanzia condensandosi nel registro simbolico, definisce e caratterizza la vita psichica dell’adulto. La “fantasia” è una funzione psichica elementare e i “fantasmi” sono una sintesi di istinto e pensiero. Essi riguardano il corpo e i relativi vissuti, la pulsione e il desiderio, oltre a fungere da base nell’adattamento alla realtà da parte del bambino e nella formazione del pensiero logico dell’uomo adulto. Il “fantasma” ha, inoltre, una funzione difensiva dall’angoscia e rientra nella normalità formativa ed evolutiva proprio per 33

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il suo essere una rappresentazione psichica dell’istinto. I “fantasmi” sono intessuti di vivaci emozioni e di forti sensazioni, perché il processo pulsionale è finalizzato all’appagamento dei bisogni tramite la realizzazione allucinatoria del desiderio. A questo punto si desume chiaramente lo stretto rapporto che esiste tra “fantasma” e “sogno”, tra “fantasia” e “funzione onirica”. Inoltre la “fantasia” e il “fantasma” condividono i “processi primari” di formazione e soddisfano in ogni modo il desiderio indipendentemente dalla realtà esterna alla quale in seguito il bambino dovrà necessariamente adattarsi. Per quanto riguarda il “sogno” si ribadisce in sintesi la tesi, ampiamente illustrata in precedenza, che lo definisce l’appagamento allucinatorio e la realizzazione sostitutiva di un desiderio rimosso ossia inconscio.

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