Un'orchidea al Polo Nord - Introduzione e Prefazione

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Stefano Lasagna

Un’orchidea al Polo Nord STORIA DI UNA SCHIZOFRENIA


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SOMMARIO

Introduzione Premessa L’esordio Prima Parte La malattia Seconda Parte Mia madre e la sua famiglia Terza Parte La situazione attuale della mamma e della famiglia Conclusione Appendice teorica Postfazione (Prof. Mario Rossi Monti)

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INTRODUZIONE

Questa è la storia della malattia della signora Francesca,ovvero mia madre, che soffre di schizofrenia paranoide da oramai venticinque anni e che mostrò i sintomi della patologia solo dopo i cinquant’anni. Da allora la necessità di capire perché un essere umano improvvisamente, almeno all’apparenza, precipiti nella patologia psichiatrica, non mi ha mai abbandonato. Questa è sicuramente la motivazione che mi ha portato a intraprendere lo studio delle materie psicologiche, le quali pur non avendomi dato risposte definitive, mi hanno insegnato a guardare il problema da più angolazioni, superando almeno in parte quella frustrante sensazione di incomprensibilità e impotenza che ho provato durante i primi anni della malattia di mia madre. L’idea e il coraggio di scrivere questa storia li ho 7


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avuti grazie ad un prezioso suggerimento del prof. Mario Rossi Monti, che un anno fa mi consigliò la lettura del libro “Vivere la schizofrenia”1 di Paolo Bertrando. Il volume è una raccolta di storie di schizofrenia, narrate dai diretti interessati o da familiari di pazienti psichiatrici. Tutto ciò è tratto con cura dalla rubrica “First Person Account “ del prestigioso “Schizofrenia Bulletin” del NIMH di Washington, sviluppata negli anni sulla base dell’idea che sia necessario conoscere il più possibile resoconti in prima persona, sia dei pazienti che delle persone a loro più vicine, per comprendere meglio le implicazioni del disturbo, sia nel paziente che in chi vive accanto a lui. Leggendo queste storie raccontate in modo semplice e allo stesso tempo dal vero centro del problema, mi sono sentito meno solo e ho pensato a quanto sollievo un simile atto narrativo può dare, sia a chi lo compie sia a chi, caduto vittima della stessa sorte magari da poco, è ancora disorientato e incapace di reagire. Ho cosi superato i timori che mi trattenevano dal raccontare una storia così personale e ho iniziato a scrivere! Ora la signora Francesca, pur con tutti 1 P. Bertrando, Vivere la schizofrenia, Bollati Boringhieri, Torino, 1999

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i suoi problemi, ha superato gli ottant’anni ed è anche riuscita a diventare nonna, non è purtroppo più autosufficiente e fatica non poco a ricordare le cose, ma canta spesso le canzoni della sua gioventù e vive ancora in casa col marito e una figlia. Io a volte preferisco pensare a lei come a una selezionatissima orchidea che, se avesse trovato intorno a sé il caldo dei tropici, avrebbe potuto sviluppare al meglio le sue potenzialità e crescere forte e piena di colori, ma purtroppo ha trovato intorno a sé il freddo del Polo Nord e le sue qualità sono diventati i suoi limiti. Lei, non potendosi adattare a quel terribile clima, ha provato a scaldarlo con tutte le sue energie, ma il primo vero inverno l’ha spazzata via senza neanche accorgersi di lei e la follia è diventata allora l’unico rifugio possibile. Dopo una breve premessa riguardante lo “Schizophrenia Bulletin”, esporrò il mio racconto suddiviso in tre parti: nella prima racconterò l’esordio e il decorso della malattia, dedicherò la seconda parte alla storia della famiglia di origine di mia madre prima della malattia e nella parte conclusiva parlerò della situazione attuale della mamma e della famiglia.

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PREMESSA

“Schizophrenia Bulletin” e “First Person Account”: cosa sono? Come ho già accennato nelle pagine precedenti, lo Schizophrenia Bulletin è una prestigiosa rivista scientifica statunitense, rivolta ad un pubblico di professionisti della salute mentale e non solo, che si occupa, con grande competenza, di schizofrenia. Quando fu pubblicato “Vivere la schizofrenia” di “Paolo Bertrando”, la rivista era curata dal NIMH (Istituto Nazionale per la Salute Mentale) di Washington; dal 2005 la cura e la pubblicazione della stessa è passata al “Maryland Psichiatric Risearch Center” in collaborazione con “Oxford University Press”, ma il prestigio e lo spirito della rivista sono rimasti intatti. Al suo interno, si possono trovare tutti gli ultimi studi sulla schizofrenia, le novità farmacologiche, 11


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dibattiti e interessanti ipotesi eziologiche, ma vi è anche uno spazio riservato a chi vive la schizofrenia in prima persona, chiamato: “First Person Account”. Questa rubrica seleziona e pubblica su ogni numero, un articolo di chi, affetto da schizofrenia o parente di schizofrenico, ha deciso di narrare la sua storia, ed è proprio questo il senso della rubrica: attingere e cercare di capire, attraverso l’esperienza più diretta, la schizofrenia. In questo caso, “First Person Account” segue una tradizione antica. Infatti, come racconta Paolo Bertrando in “Vivere la schizofrenia”, da tempi lontani tanti sono i grandi folli che, avendone avuto la possibilità e le capacità, si sono narrati. A partire da John Perceval, figlio di un primo ministro britannico, che nel 1838, narrava un memoriale delle sue vicissitudini psichiatriche, per continuare con Clifford Witthingham Beers, americano di buona famiglia, vissuto a New York all’inizio del novecento che, in un racconto autobiografico, narrava di come in un periodo della sua vita, un altro sé ne avesse preso il controllo, al punto da renderlo diverso da ciò che era stato in precedenza. Fino alle ben più note “Memorie di un malato di nervi”, di Daniel Paul Schreber, o al romanzo di Joanne Greenberg “Non ti ho mai promesso un 12


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giardino di rose”, nel quale l’autrice, completamente guarita, narra della sua malattia e della sua analisi. Ma la novità dei racconti del “First Person Account” sta nel fatto che i narratori sono persone comuni affette da schizofrenia, che con la loro semplicità, raccontano tutti storie vere e assolutamente uniche. I racconti in seconda persona2 sono forse più una tradizione peculiare della rubrica, attraverso i quali si può capire meglio cosa i familiari dei malati si trovino ad affrontare, quali siano gli errori che a volte commettono, non per colpa loro, ma a causa dell’eccezionalità degli eventi nei quali si trovano coinvolti, e molto altro. Tutto ciò può rivelarsi uno strumento prezioso a disposizione degli operatori della salute mentale, per comprendere meglio come supportare anche i parenti dei malati. Io spero che il mio racconto in seconda persona, che seguirà, riesca a cogliere lo spirito e il senso del “First Person Account”, ovvero: trasmettere un’esperienza.

2 Termine usato da Paolo Bertrando, per indicare i racconti dei parenti di pazienti psichiatrici.

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Prima Edizione: 2011 ISBN 9788889845585 © 2011 Edizioni Psiconline - Francavilla al Mare Psiconline® Srl 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A Tel. 085 817699 - Fax 085 9432764 Sito web: www.edizioni-psiconline.it e-mail: redazione@edizioni-psiconline.it Psiconline - psicologia e psicologi in rete sito web: www.psiconline.it email: redazione@psiconline.it I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi. Finito di stampare nel mese di ottobre 2011 in Italia da Greco&Greco srl (Milano) per conto di Edizioni Psiconline (Settore Editoriale di Psiconline Srl)


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