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Roberto Villa
alimenti ad alto valore nutrizionale, accessibili e con una lunga conservabilità, con un focus sulle conserve ittiche, buone fonti di proteine ad alto valore biologico e di grassi favorevoli alla salute.
Consumi e aspetti nutrizionali
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Complessivamente nei primi cinque mesi del 2020 le vendite a volume del totale delle conserve ittiche (tonno in scatola, sgombri, sardine, acciughe, salmone e altri prodotti) è aumentato attestandosi ad un totale di 41.452 tonnellate (dati aggiornati a maggio 2020), con incrementi che si mantengono a due cifre quasi per tutte le tipologie, con risultati interessanti soprattutto per il tonno in scatola (con un totale di vendite a volume di 33.810 tonnellate, dato cumulativo delle categorie tonno sottolio, al naturale e a fi letto, +26%), per acciughe (1.650 tonnellate, +24%) e sgombri (2.586 tonnellate, +26%).
I dati di consumo confermano una crescita importante della domanda di tonno in scatola da parte del consumatore italiano, che lo considera un prodotto sicuro, salubre, gustoso e pratico. I consumatori totali di tonno in scatola sono il 94% della popolazione e quasi un italiano su due (43%) lo mangia ogni settimana, soprattutto perché è salutare, conveniente e rispecchia gli stili di vita moderni (ricerca DOXA/ ANCIT). Inoltre, il tonno in scatola è un alimento internazionale privo di limiti culturali, etnici o religiosi. Dal punto di vista nutrizionale, secondo LUCA PIRETTA — gastroenterologo e nutrizionista, docente di allergie e intolleranze alimentari presso l’Università Campus Biomedico di Roma — «il tonno in scatola è un alimento estremamente nutriente e una risorsa importante per il benessere e la sussistenza dell’organismo. Oltre ad essere parte integrante della dieta mediterranea, consente di ottimizzare tutte le funzioni vitali, anche nella versione in scatola che, grazie alle tecniche di conservazione e al processo di sterilizzazione che non richiedono l’aggiunta di conservanti, mantiene le caratteristiche nutrizionali simili a quelle del tonno fresco. Entrambi sono ricchi di proteine nobili (addirittura il tonno in scatola ne contiene una quantità maggiore rispetto a quello fresco), ambedue apportano acidi grassi Omega-3, seppure in percentuali diverse, e anche il contenuto di vitamine e sali minerali rimane inalterato: il tonno in scatola come quello fresco, è ricco di iodio, potassio, ferro, fosforo e vitamine del gruppo B».
Roberto Villa
Nota
1. WORLD HEALTH ORGANIZATION,
Food and nutrition tips during self-quarantine, www.euro. who.int/en/health-topics/healthemergencies/coronavirus-covid-19/publications-and-technical-guidance/noncommunicablediseases/food-and-nutrition-tipsduring-self-quarantine
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Export 2020: in piedi nonostante tutto
Il Covid-19 ha inciso in maniera signifi cativa su import ed export, ma il comparto agroalimentare tiene, molto meglio di altri settori: lo dice l’analisi sull’andamento degli scambi nei primi nove mesi del 2020 eff ettuata dal CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura
di Sebastiano Corona
La pandemia e le relative restrizioni non hanno avuto un impatto solo sul mercato interno del comparto, ma hanno generato ripercussioni importanti anche nei rapporti commerciali con gli altri Paesi, sia per ciò che concerne le merci in ingresso, sia in uscita. Al fi ne di comprendere ed analizzare questo fenomeno, il CREA, Consiglio per
la ricerca in agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria, ha analizzato l’andamento degli scambi nei primi nove mesi del 2020.
Le restrizioni dovute al Covid-19 si sono presentate in un momento favorevole per il comparto, interrompendo un trend di crescita importante. Nel 2019, infatti, si confermava l’andamento positivo delle esportazioni che avevano raggiunto i 44,4 mld di euro. Anche l’import era però aumentato, dell’1,4%, dopo il calo del 2018. Alla vigilia dell’arrivo della pandemia, il peso dell’agroalimentare sul commercio totale di merci tornava a crescere sia per l’import (10,5%), sia per l’export (9,2%). Negli ultimi anni la crescita dell’export era superiore a quella dell’import, con un netto calo del defi cit e una bilancia agroalimentare prossima al pareggio.
Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il primo semestre ha fatto registrare un calo del 4,6% del valore delle importazioni, l’export è cresciuto di oltre il 2%, mentre nello stesso periodo gli scambi complessivi di merci dell’Italia si sono ridotti del 16% circa.
Il settore agroalimentare ha mostrato, dunque, una maggiore tenuta rispetto agli altri comparti, evidentemente più sensibili alle restrizioni e alla crisi economica
che ne è derivata.
Un fenomeno similare si era verifi cato negli anni 2008-09, durante i quali l’impatto della recessione era stato, sia per import che per export nazionale, meno rilevante rispetto agli altri comparti produttivi e si era attestato su cifre rispettivamente dell’8 e del 6%, a fronte di un crollo degli scambi complessivi di merci del nostro Paese superiore al 20%.
Nel complesso, nei primi 9 mesi del 2020 si è registrato un calo tendenziale dell’import a fronte di una crescita dell’export, ma è bene sottolineare che si tratta di un andamento diversifi cato.
Per ciò che concerne l’import: aprile e maggio sono infatti i mesi più colpiti, ma da giugno si nota un’attenuazione delle contrazioni. L’export ha un’ottima partenza nel I trimestre, un calo a maggio (–11,4%) e una ripresa da giugno, con un saldo positivo nel 2020.
Nel 2019, più del 60% delle importazioni agroalimentari era rappresentato da prodotti trasformati. Un terzo dell’import era di prodotti del settore primario, in parte per la nostra industria di trasformazione e, infi ne, delle bevande (marginale, ma in aumento, con oltre il 4%).
Il 2020 si presenta con un aumento già nelle prime settimane, alle quali seguono un aprile e un maggio in contrazione generalizzata per tutti e tre i settori (soprattutto per i trasformati). Da giugno si evidenzia una ripresa dei fl ussi in entrata per i tre settori, che si chiude, però, ad
Nell’analisi dell’import per prodotti, nei primi 9 mesi del 2020 si rileva che l’85% concerne prodotti fi niti per consumo diretto e questa quota si conferma anche nel 2020. Sebbene il calo sia generalizzato e riguardi tutti i principali prodotti, quelli ittici sono i più colpiti, in particolare crostacei e molluschi, soprattutto a causa dell’inoperatività del canale Ho.re.ca.