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Chilogrammi di qualità e non tonnellate di quantità

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Alici di menaica

Alici di menaica

Chilogrammi di qualità e non tonnellate di quantità

di Valerio Sapucci

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A 72 anni compiuti puoi avere il desiderio di guardare indietro e ripercorrere gli anni e le esperienze della tua vita, per raccontare prima di tutto a te stesso e poi agli amici e ai familiari, quello che è stato il tuo percorso.

Sono cresciuto in una famiglia di operai; durante gli studi di biologia a Urbino, avevo circa 20 anni ed ero già sposato, mai conseguito la laurea. Con mia moglie e le fi glie piccole vivevo a casa con i miei genitori. Iniziai a lavorare in un ente pubblico, dopodiché mi venne l’idea di aprire una piccola attività artigianale di acquariologia.

Valerio Sapucci, 50 anni di esperienza e di vita professionale nell’industria del seafood, si racconta a Il Pesce. Per tracciare un bilancio personale dei tanti traguardi raggiunti, delle esperienze positive e negative che lo hanno segnato sul lavoro e di quell’immensa soddisfazione nel ritrovare nel nipote più piccolo la sua stessa passione verso un prodotto della natura, il pesce, da gestire con massima cura e rispetto

Col trascorrere degli anni l’inesperienza fece sì che i pochi denari investiti, invece di fruttare, incrementassero un debito notevole. Poi, per fortuna o per caso, non so, mi capitò di imbattermi in un’azienda con sede a Rimini che importava astici americani e che aveva il problema di mantenerli vivi. Ecco, iniziai con loro questa lunga esperienza che è durata più di 50 anni e che ancora oggi è la mia passione.

Agli inizi di questo cammino a malapena sapevo distinguere la differenza tra un’acqua salata e un’acqua dolce e, comunque sia, i tanti insuccessi conseguiti, forse anche grazie ad una buona dose di perseveranza e cocciutaggine, mi hanno fatto crescere. Tutto il mio bagaglio culturale, il mio know-how nel settore dell’impiantistica, me li sono conquistati sul campo con testardaggine e determinazione.

Oggi tutto questo è una grande esperienza: infatti mi bastano poche informazioni fornite dal cliente per elaborare l’impianto più ottimale per le sue esigenze.

Valerio Sapucci

photo © Massimiliano Rella

Questa attitudine nello sviluppare i progetti è forse la mia più grande dote, una capacità tecnica, che, intendiamoci, non è solo quella di progettare l’impianto sotto una forma idraulica e di installazione delle tecnologie ma anche quella biologica, che si traduce nella conoscenza del tipo di sistema di filtrazione necessario per quel tipo di prodotto da mantenere, depurare o stoccare.

Una capacità tecnica formata innan zitutto grazie all’esperienza iniziale di acquariologia, perché da lì ho iniziato il mio percorso di apprendimento e la mia passione, che, pur essendo hobbistica, è sempre stata nel mio cuore, tanto che a tutt’oggi non si è ancora spenta.

Possiamo immaginare gli impianti industriali come dei maxi acquari o anche dei piccoli biotopi naturali riprodotti in ambienti molto compressi, nei quali l’operatore — il cliente — deve sviluppare al massimo tutta la sua potenzialità produttiva in uno spazio ridotto, al minor costo possibile, sia di investimento che di gestione. Per questo è basilare conoscere la biologia con le qualità di batteri che vanno a colonizzare un filtro biolo gico e che necessità ha un impianto per la sua resa produttiva di depurazione e di stoccaggio.

Tutto questo apprendimento l’ho maturato e conquistato in un processo di formazione che non ha mai avuto fine.

Infatti, in tutti questi anni — e ne sono passati più di 50 —, la mia esperienza di vita la immagino come un passeggero sopra treni in continuo transito perché a me sono passate sempre davanti una grande quantità di opportunità che chiamo “treni” e posso dire tranquillamente che sono salito su tutti, su quelli che hanno viaggiato lentamente e hanno impiegato molto tempo ad arrivare alla meta, su quelli che sono andati veloci portandomi a risultati strepitosi e su quelli su cui ancora oggi sto viaggiando in questo meraviglioso mondo dell’ittico; purtroppo su alcuni, dopo essere salito, mi hanno buttato giù. Un esempio? Nel giugno del 1990, in piena evoluzione tecnica ed economica, a seguito di un gravissimo incidente automobilistico mi è crollato il mondo addosso. La prognosi era inizialmente molto grave ma, con un po’ di fortuna e caparbietà, in ottobre ero già in visita al SIAL a Parigi su una sedia rotelle, spinto da mia moglie e con una gamba immobilizzata.

Il recupero per il grave trauma è stato lungo anche perché, non potendo guidare, avevo perso la mia totale indipendenza. Al dolore per il trauma dell’incidente si aggiunsero una sofferenza e delusione ancora più grandi dovuti ad una situazione interna alla mia azienda che mi indussero a pensare di abbandonare il settore degli impianti ittici e a tornare alla mia prima passione che era l’acquariologia, ma ancora una volta la mia buona stella mi aiutò facendomi incontrare un nuovo cliente, che ebbe il merito di risvegliare in me la determinazione e l’orgoglio, tanto che la mia parola d’ordine in quel tempo divenne “se vuoi vedere la differenza compra anche la concorrenza”. Uno slogan che non è mai stato e non è tutt’oggi assolutamente un’offesa alla capacità dei competitors, ma solo un modo come un altro di risvegliare la curiosità nei clienti nel valutare le proposte tecnico-economiche di tutte le aziende produttrici del settore e di metterle a confronto.

L’azienda con cui ho iniziato quest’attività, Adriatic Sea, è ancora oggi una realtà unica sul mercato internazionale per organizzazione e competenze tecniche e conta clienti in tutto il mondo, dalla Russia alla Nuova Caledonia, dal Sud al Nord America.

Valerio Sapucci con il suo staff

photo © Massimiliano Rella

Dico spesso che “non vendiamo solo i nostri prodotti ma anche emozioni”: infatti, quando si vende un impianto che funziona e che permette al cliente di recuperare i frutti dall’investi mento, ecco, questa è una grande soddisfazione ed è una grandissima emozione.

Come dicevo, sono salito su tutti i treni, purtroppo anche su quelli che mi hanno buttato giù; infatti, dopo aver trasferito in alcune attività tutto il mio know-how, ne sono stato escluso, per questo dico che un’attività quando è all’inizio e le si dà la solidità econo mica, i clienti e i fornitori, colui che la gestisce non è imprenditore ma solo un conduttore e, a tal proposito, dico sempre che, se qualcuno mi portasse in cima ad una collina, anche io potrei scendere in bicicletta velocemente fino a valle anche se non posso fisicamente pedalare, perché in discesa sono tutti bravi, anche gli incapaci. Io purtroppo ho sempre pedalato in salita fino ad oggi e non me ne vergogno; mi vergogno di coloro che non hanno voluto pedalare ma arrogantemente hanno poi saputo approfittarsi della buona fede di chi li ha aiutati senza riconoscenza ed è a questo punto che posso aggiungere un altro capitolo importante alla mia vita professionale, il merito di essere stato il precursore dell’introduzione del King Crab vivo sul mercato italiano ed europeo.

A proposito di King Crab (Paralithoes Camtshaticus), posso dire senza alcun dubbio e senza smentite di essere stato il primo a portare in Italia ed in Europa questo spettacolare prodotto; infatti, durante un viaggio di lavoro a Mosca dall’amico e cliente MEHDI DOUSS, titolare del gruppo La Marée, ho avuto l’occasione di degustare questo granchio con una qualità di carne che a mio parere non aveva paragoni in confronto a tutti gli altri crostacei mangiati fino a quel momento e, soprattutto, con una resa di quantità edibile che superava il 70-75% del peso totale e quindi superiore a tutti.

Alla fine di quella visita portai in Italia, senza poche difficoltà, due esemplari che, arrivati in azienda, furono messi in un impianto di stoccaggio e poi in una delle tante occasioni di degustazioni gastronomiche con amici decisi a cucinarli.

Il successo e il gradimento di tutti gli ospiti fece scattare in me la scintilla di progettare un business su questo prodotto fino ad allora sconosciuto nelle cucine dei ristoranti italiani e da tutti gli operatori del settore; decisi quindi di organizzare l’importazione di questo granchio reale attraverso un accordo tecnico-economico con un cliente delle Faroer Island, fornendogli un impianto di mantenimento ed un finanziamento economico. Alla fine ho ceduto, tramite un accordo sottoscritto, con compenso pro chilogrammo di prodotto importato, il progetto ad un’azienda partner, ma purtroppo non ho ricevuto mai nulla di quello che era stato pattuito.

Non ho rancori; ho commesso tanti errori, sì, nel fidarmi della gente, ed è per questo che in età di pensione ho ceduto tutta la gestione di Adriatic Sea e mi sono ritirato a San Marino dove ho costituito la Seafood Technology Equipment, una piccola attività di produzione di vivai in vetro e in vetroresina; successivamente l’attività è stata ampliata con l’importazione e la vendita alla ristorazione di crostacei vivi e di molluschi. Tutto questo è stato possibile in tempi record, con i consigli delle autorità sanitarie sammarinesi ed in particolare del DOTT. PUTTI ed abbiamo quindi creato un’attività che è un fiore all’occhiello non solo nella Repubblica di San Marino ma in tutta l’Italia e lo è per un semplice motivo, la qualità. Infatti il nostro slogan è: non quintali di quantità ma chili di qualità!

Abbiamo selezionato i migliori fornitori di crostacei vivi e di ostriche e, come ultimi arrivati in questo settore, siamo diventati i rappresentanti esclusivisti per tutto il mercato italiano della CLEARWATER, grande multinazionale che commercializza astici canadesi, i migliori del mondo. Oggi il nostro team conta 6 collaboratori diretti e 6 indiretti. L’attività è incentrata sul commercio di prodotti vivi e sulla consulenza e la gestione dei relativi impianti di stoccaggio.

Selezione di ostriche di Seafood Technology Equipment.

photo © Massimiliano Rella

Non per ultimo abbiamo tirato per la giacca un bravissimo collaboratore che oggi lavora con noi, LUIGI CAPUANO, proveniente da Napoli, uno dei migliori esperti di crostacei vivi. Con lui abbiamo trovato l’elemento di congiunzione tra fornitore e cliente e — in questo momento di pandemia — abbiamo infatti bisogno che il rapporto col mercato sia sincero, consigliando il cliente a comprare nel modo migliore in termini di qualità e redditività.

Mi è stata data l’opportunità dalla rivista IL PESCE di essere in copertina e di raccontare con queste poche righe ciò che, con tanta fatica, ho realizzato in questi anni.

Va pre- cisato però che il risultato ottenuto fino ad oggi non è solo merito mio, ma anche della grande collaborazione, in tutti questi anni, con i diversi esperti del settore di crostacei e molluschi. Un esempio fra i tanti è di avere realizzato i primi impianti di depurazione a circuito chiuso dei molluschi bivalvi, anche con la collaborazione del DOTT. FRANCESCO PAESANTI DI GORO; impianti che 15 e più anni fa era impossibile realizzare per le vigenti normative di legge che obbligavano a captare esclusivamente acqua di mare, mentre oggi, grazie anche alla mia capacità tecnica, quasi tutti gli impianti sono stati convertiti a circuito chiuso.

Io ho sempre pensato che è molto meglio un impianto a circuito chiuso che aperto e sapete perché? Perché l’impianto a circuito aperto non è mai controllato costantemente da un punto di vista della qualità dell’acqua: basti pensare ad uno scarico fognario o ad una corrente marina che porta dentro un’acqua inquinata e non desiderata.

Il concetto di un impianto di depurazione a circuito chiuso è di una semplicità estrema: è quello di riuscire a mettere in un circuito chiuso un pezzo di natura, fare in modo che il prodotto viva nelle migliori condizioni per continuare ad espletare il proprio metabolismo, condizione necessaria per un adeguata depurazione del prodotto. Il mollusco, infatti, essendo un filtratore utilizza l’acqua sanificata dal sistema biologico e di sterilizzazione dell’impianto per depurarsi. Il mio know-how ha permesso di sviluppare e realizzare gli impianti di depurazione e di ottenere con l’utilizzo delle tecnologie applicate dei risultati incredibili, vedi il progetto Azzurra Pesca di Jesolo.

A questa grande azienda, che per vicissitudini economiche oggi non è più operativa, abbiamo realizzato l’impianto più grande al mondo di de purazione a circuito chiuso, con 350.000 chilogrammi di molluschi bivalvi a ciclo.

Oggi Seafood Technology Equipment ha come obiettivo di offrire ai propri clienti i migliori pro dotti vivi come King Crab, aragoste di tutte le provenienze, cicale di mare, asti ci, granchi, granceole, ostriche e scampi ed i consigli tecnici per il loro relativo e migliore mantenimento. Riusciamo a mantenere vivo per lungo tempo lo scampo in cattività a circuito chiuso, crostaceo talmente difficile che molti operatori del settore sono spesso in difficoltà.

Noi abbiamo realizzato presso la nostra sede in San Marino degli impianti di mantenimento e stoccaggio che ci stupiscono per la irrisoria mortalità, perché per fare di questa attività un business il vivo bisogna saperlo tenere vivo e vendere come tale. Oggi una delle più grandi soddisfazioni è condividere il mio lavoro anche coi miei nipotini, soprattutto con quello più piccolo che conosce tutti i pesci, anche col nome scientifico. Questo vuol dire capacità di trasmettere non solo ai collaboratori ma anche ai familiari il piacere, la passione e le emozioni di questa attività.

Valerio Sapucci

Seafood Technology Equipment Srl Guardia del Consiglio 16 47890 Serravalle (RSM) Telefono: +358 0549 901163 E-mail: commerciale@seafoodtechnology.eu Web: www.seafoodtechnology.eu

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