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Il pesce in rete Social fi sh Elena Benedetti
Social
di Elena
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1. Cibo e arte contemporanea 2. Noriberica anche su Instagram
Scrive MARIA TERESA CUTRONE che “Il cibo è l’energia che permette la vita. È naturale che abbia da sempre occupato un posto di grande rilievo nell’iconografi a di tutte le epoche storiche, a cominciare dalle incisioni rupestri fi no all’arte contemporanea”. FAD Food and Art Diary è un progetto digitale di raccolta di curiosità e iconografi e legate al cibo. Noi seguiamo i suoi autori su instagram. com/fad_foodandartdiary e questa scatola di sardine per noi è davvero stupenda! È opera dell’artista ALICJA KOZLOWSKA (alicesidea.com; photo © Alicja Kozlowska). Bello il profi lo instagram.com/noriberica.it della società spagnola, dedicato al target consumer con ricette, suggestioni, idee di preparazione del pesce per piatti belli da vedere e buoni da mangiare. Noriberica è un’azienda leader nella produzione, lavorazione e nel confezionamento di prodotti surgelati della pesca e dell’acquacoltura (photo © instagram.com/noriberica.it).
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4. Ytheca, pesce e innovazione
3. Gastronomia marinara 2.0
Frutti di Mare Planète Marine da Carlo è una gastronomia marinara e oyster bar di Catania. Un locale decisamente contemporaneo e moderno con servizi al cliente, tra consegne a domicilio, take away e catering. In attesa di andarli a trovare li seguiamo su instagram.com/planete_marine (photo © instagram.com/planete_marine). Il nome Ytheca si ispira al simbolo greco “y” per il pesce ed è un locale innovativo di Padova, aperto da Fiorital nel 2015, che propone un modo di mangiare pesce unico nel suo genere. Attraverso il sito ytheca.com è possibile anche accedere allo shop myfi orital.com. C’è tutto: idee, innovazione, omnicanalità. Bravissimi come sempre (in foto, il Panino con la porchetta di tonno; photo © instagram.com/ythecabyfi orital).
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Il progetto BluFish
Marine Stewardship Council (MSC) è un’organizzazione internazionale non-profi t che promuove la pesca sostenibile attraverso un programma di certifi cazione, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, basato sullo Standard MSC per la pesca sostenibile. BluFish, promosso da Marine Stewardship Council, con il supporto della Fondazione MAVA, ha l’obiettivo di accompagnare tramite un processo partecipativo le attività di pesca italiane lungo un percorso verso la sostenibilità, fornendo supporto e strumenti per migliorare le pratiche di pesca e riportare in salute gli stock ittici. BluFish ha selezionato in maniera partecipativa alcune attività di pesca del Sud Italia e delle Isole e lavora con loro per migliorarne le pratiche di pesca e renderle più sostenibili attraverso azioni concrete. Il progetto prevede la collaborazione e la partecipazione attiva delle parti interessate unite verso un obiettivo comune, rappresentato dal miglioramento delle attività di pesca verso la sostenibilità. La cooperazione tra operatori della pesca, ONG, istituti di ricerca, agenzie internazionali, amministrazione, istituzioni pubbliche e retailer permette infatti di migliorare la coordinazione tra le parti, aumenta la possibilità di accedere alle risorse necessarie, amplia le competenze, rafforza il senso di responsabilità degli attori coinvolti e permette di compiere un cammino più consapevole verso la
sostenibilità ittica.
BluFish, attivo dal 2018, ha prima condotto una mappatura delle attività di pesca, con particolare focus su Isole e Italia meridionale. Da qui, unitamente all’interesse manifestato dalle diverse attività di pesca, sono state selezionate 10 attività di pesca che sono state poi valutate rispetto allo Standard MSC per la pesca sostenibile. La valutazione ha permesso di comprendere dove si situano queste attività rispetto alla buona pratica di pesca e alla sostenibilità. In questa fase fi nale del progetto, le attività impegnate nel percorso lavorano su piani d'azione atti al miglioramento delle pratiche di pesca attraverso azioni defi nite e identifi cate insieme a tutte le parti con l’obiettivo di colmare eventuali gap rilevati durante il processo di valutazione. L’obiettivo ultimo del progetto non è la certifi cazione ma generare un cambiamento di attitudine e un’onda di cambiamento verso la sostenibilità delle risorse ittiche. Percorso che è più che mai necessario in Mediterraneo il cui bacino risulta il più sovrasfruttato a livello globale (FAO, SOFIA 2020). BluFish, inoltre, organizza sessioni di formazione per sensibilizzare gli stakeholder sul tema della sostenibilità ittica e aumentarne la competenza e consapevolezza su questa tematica e sullo Standard MSC per la pesca sostenibile.
>> Link: www.msc.org/it
Eurofi sh Napoli, la visione di un’azienda inclusiva e sostenibile che è già realtà
di Elena Benedetti
Sarà la luce, saranno i suoi colori, i rumori, la bellezza ogni volta travolgente del suo Golfo, il caos che ti inghiotte e stupisce e diverte. Ogni trasferta a Napoli è sempre una meraviglia. Questa volta la meta è stata Volla, comune della città metropolitana. Ma facciamo un passo indietro: a livello globale il comparto della pesca e dell’acquacoltura è oggi in espansione.
In Italia, l’andamento positivo dei consumi di prodotti ittici richiede necessariamente la capacità di intercettare una domanda sempre più dinamica, con un’offerta sempre più diversifi cata, considerando anche la trasformazione dei prodotti, la certifi cazione ambientale, la tracciabilità e rintracciabilità lungo tutta la fi liera per garantire qualità al consumatore. Insomma, lavorare nel comparto ittico oggi richiede capacità, esperienza e una visione che punti dritto alla sostenibilità a lungo termine, sotto il profi lo ambientale, economico e, non ultimo, sociale. Ci troviamo non a caso nella città metropolitana di Napoli perché, è bene sottolinearlo, la Campania è
tra le regioni, soprattutto del Sud Italia, che contribuisce maggior-
mente alla crescita del comparto, con livelli di consumo più alti di quelli medi nazionali. Qui siamo andati a visitare Eurofi sh Napoli, realtà leader nel mercato dell’approvvigionamento e della distribuzione di prodotti ittici freschi e surgelati i cui canali di sbocco vanno dai piccoli distributori regionali alla GDO e all’HO.RE.CA.
Incontriamo il suo Amministratore PIETRO AVOLIO, nella sede direzionale: negli uffi ci è un via vai di commerciali, amministrativi, buyer e staff. L’azienda, costituita nel 1998, oggi conta 160 dipendenti ed è un esempio virtuoso di effi cace organizzazione interna. Ciò permette di intercettare velocemente le necessità del cliente, garantendo una gestione rapida degli ordini e una consegna ottimale del prodotto.
Sostenibilità ambientale come scelta autentica
Ma Eurofi sh Napoli non è solo distribuzione di prodotti ittici freschi di mare e di allevamento, compresi crostacei e molluschi, oltre all’attività di import-export con i mercati più accreditati del comparto: lo spirito di quest’azienda si manifesta in una visione moderna e contemporanea,
Il titolare di Eurofi sh Pietro Avolio durante una premiazione. L’azienda partenopea, costituita nel 1998, oggi conta 160 dipendenti ed è un esempio virtuoso di effi cace organizzazione interna.
Latomare La Pescheria by Eurofi sh al porto di Baia
Latomare La Pescheria è il progetto di format per le pescherie sviluppato da Eurofi sh Napoli negli ultimi quattro anni: ubicato strategicamente a Baia, non è propriamente una classica pescheria bensì il terminale del Centro Depurazione Molluschi più vecchio d’Italia. Occupa una sessantina di addetti ed è dotata di un punto di sbarco dedicato dove il pescato locale viene scaricato dai pescatori direttamente presso il punto vendita. Per questo motivo si può parlare di fi liera cortissima: l’assenza di passaggi intermedi tra pescatore e venditore favorisce l’alta qualità e il prezzo contenuto. «Crudi, tartare, piatti pronti, sughi e ancora conserve e sottovuoto sono alcune delle offerte disponibili ogni giorno» sottolinea Maria Grazia Avolio, responsabile Uffi cio Qualità di Eurofi sh Napoli. Un format molto apprezzato durante la chiusura della ristorazione nel pieno della crisi pandemica, che oggi ha consolidato la propria offerta di prodotti presso una clientela, quella campana, estremamente esigente e attenta alla qualità del prodotto pesce.
>> Link: www.facebook.com/latomarepescheriabacoli
Maria Grazia Avolio (a destra) con le collaboratrici dell’uffi cio qualità Maddalena Cirillo e Maria Bentivoglio.
quella del suo Amministratore, che sta facendo da apripista nella sensibilizzazione di una cultura aziendale
che sposa quella ambientale e so-
ciale. E lo fa con la comunicazione: basti ricordare il messaggio delle sue pagine in tema di minor consumo di materiale plastico, ma anche con azioni concrete nella quotidianità della gestione aziendale.
«Il tema ambientale per noi è sempre al centro» esordisce Pietro Avolio. «Lo facciamo nella nostra battaglia contro le plastiche e nella riduzione dei prodotti invasivi e impattanti, ma anche nella produzione di energia pulita e implementando effi cienza energetica in ogni singola fase del processo. L’attenzione all’ambiente per noi non è uno slogan commerciale, è la nostra anima, la nostra scelta primaria» precisa Avolio. «Il consumatore cosa cerca? Ovviamente il miglior prodotto al minor prezzo e in modo costante. Ecco, se attraverso la nostra gestione organizzativa garantiamo elevati standard qualitativi e la vera sostenibilità del prodotto, raggiungiamo l’obiettivo noi ma anche i nostri clienti».
Le donne al centro
Quello dell’ambiente non è il solo tema centrale caro ad Avolio. Ce n’è un altro che ha a che fare con l’orgoglio di aver creato un ambiente di lavoro inclusivo, in grado di favorire l’espressione del potenziale individuale: «Ci tengo a sottolineare che Eurofi sh Napoli ha un’anima femminile, tant’è che in parecchi ruoli strategici ci sono donne».
La valorizzazione delle competenze e l’impulso alla managerialità al femminile sono temi strategici per Eurofi sh Napoli.
«Il nostro Uffi cio Qualità, avviato e diretto da mia sorella MARIA GRAZIA AVOLIO nel 2009, è oggi composto anche da altre tre collaboratrici centrali nel cambiare la visione dell’azienda in ottica ambientale e nell’aver conquistato le varie certifi cazioni che ci rendono un partner effi ciente e trasparente». I compiti di questo uffi cio sono infatti centrali nello sviluppo aziendale: si va dal monitoraggio dei processi aziendali per verifi care l’applicazione dei protocolli e il rispetto delle procedure predefi nite allo svolgere le attività di controllo, promuovendo all’interno dell’organizzazione quell’idea di qualità da intendere come qualità dell’organizzazione e non solo di prodotto.
Focus sulla produzione
Oggi Eurofi sh Napoli è una realtà in piena evoluzione: già leader nell’approvvigionamento e nella distribuzione di prodotti ittici freschi e surgelati destinati ai grossisti e ai piccoli distributori, ha sviluppato una linea di catering per l’HO.RE.CA., è presente nella commercializzazione del ghiaccio, dei prodotti ittici sottovuoto e delle conserve e, da quattro anni, è subentrata nella gestione di un punto vendita al pubblico a Baia, vero fi ore all’occhiello sul territorio per l’offerta e il livello di servizio. «Oggi la nostra strategia è quella di spostarci verso la produzione in quanto il commercio vive del solo prezzo e non consente più di esprimere a pieno la nostra identità — sottolinea Avolio — oltre al fatto che è molto diffi cile oggi fare programmazione a lungo termine dati gli scenari continuamente mutevoli causati dalla crisi sanitaria di questo ultimo anno e mezzo. Per questo motivo ci stiamo spostando verso la produzione, rafforzando i nostri marchi (tra cui IRSVEM, Oro di
Nisida, Merce Rara Alici di Cetara
e Bontà da amare)».
Torna spesso nelle parole dell’Amministratore di Eurofi sh Napoli il concetto di identità: pur essendo strettamente connesso all’immagine dell’azienda — e qui la società napoletana ha molto da insegnare per originalità e creatività —, esso ha radici sui comportamenti e sulle azioni compiute nel corso del tempo e quindi sulla storia e sul percorso fatto. Ci deve essere coerenza fra la percezione identitaria che l’azienda ha di sé e i comportamenti che mette in atto; questa cosa si chiama coerenza e di certo non manca nella visione contemporanea e innovativa di Eurofi sh Napoli e del suo Amministratore.
Elena Benedetti
>> Link: eurofi shnapoli.com facebook.com/EurofishOfficialPage linkedin.com/company/eurofishnapoli-srl
Intervista a Gianni Papadopoulos, nuova generazione a capo dell’attività
Corfù Sea Farm: cuore, sole, mare, orate e spigole
Il settore dell’acquacoltura greca è in grande espansione: l’habitat delle sue isole e le acque cristalline dei suoi mari sono un punto di forza per il comparto che, anno dopo anno, conquista quote di mercato sempre maggiori. Sull’isola di Corfù, a Kassiopi, c’è una baia che si affaccia su un mare meraviglioso e qui SOTIRI PAPADOPOULOS nel 1992 fondò un allevamento di spigole (Dicentrarchus labrax) e orate (Sparus aurata) di qualità pregiata, particolarmente ricche di acidi grassi Omega-3. Abbiamo intervistato per IL PESCE la nuova generazione della società, GIANNI PAPADOPOULOS, e scoprire i segreti di questa attività che opera in un contesto da sogno! In questi quasi 30 anni di attività Corfù Sea Farm ha acquisito via via esperienza e credibilità. Quali sono stati i principali obiettivi raggiunti? Quanto è cambiata l’acquacoltura? E, soprattutto, quanto la tecnologia al suo servizio?
«Molto è cambiato negli ultimi 30 anni. Prima di tutto, la nostra attività è cresciuta e ora distribuiamo il nostro pesce in diversi mercati in tutto il mondo. Inoltre, la nostra costanza in termini di qualità di prodotto ci ha permesso di creare un marchio forte presso la nostra clientela. La nostra produzione annuale di spigole e orate è ancora relativamente ridotta (circa 800 tonnellate all’anno) ma è in linea con il nostro obiettivo, che è quello di produrre in primis in maniera sostenibile prodotti ittici di qualità superiore.
La tecnologia e le infrastrutture ci hanno molto aiutato in questo, in quanto, soprattutto negli ultimi anni, sono notevolmente migliorate. Abbiamo iniziato con piccole gabbie in acciaio e ora abbiamo gabbie di plastica più durevoli e migliori reti e materiale di ormeggio che ci consentono di posizionare l’allevamento più al largo nell’Adriatico, ottenendone condizioni allevatoriali più favorevoli.
Il nostro know-how si è sviluppato anche per quanto riguarda il modo in cui nutriamo i nostri pesci, come utilizziamo in modo sostenibile
Le gabbie di allevamento di Corfù Sea Farm a Kassiopi, nell’area incontaminata nord-orientale dell’isola di Corfù, in Grecia. La quantità e qualità del mangime utilizzato da Corfù Sea Farm, le correnti marine, l’ambiente acquatico incontaminato, nonché la bassa densità ittica, sono tra i fattori determinanti per ottenere un prodotto dal sapore eccellente (photo © Corfù Sea Farm).
Per l’alimentazione degli avannotti e per quella dei pesci di taglia più grande Corfù Sea Farm utilizza mangime industriale, costituito da farine ed oli di pesce ricche di proteine di alta qualità. Questa dieta non contiene OGM ed è sottoposta a controlli per la diossina. Gli avannotti provengono da esemplari da riproduzione selezionati con cura e attenzione alle relative caratteristiche naturali e genetiche, in un processo totalmente tracciato (photo © Corfù Sea Farm).
le nostre risorse, come certifi chiamo le nostre best practices e come imballiamo, commercializziamo e distribuiamo il nostro pesce nel mondo».
Cosa rende i vostri prodotti diversi da quelli dei vostri concorrenti?
«Il nostro allevamento si trova a Kassiopi, nell’area incontaminata nord-orientale dell’isola di Corfù, in Grecia. Il sito è posizionato appena fuori una baia, sufficientemente esposto alle forti correnti del Mare Adriatico, il che ci offre l’opportunità di allevare spigole e orate in un ambiente che possiamo defi nire quasi selvaggio. Inoltre, utilizziamo mangimi di alta qualità, manteniamo una bassa densità di allevamento e disponiamo di un moderno impianto di confezionamento che ci garantisce il mantenimento di una catena del freddo ininterrotta.
Questi elementi ci danno la possibilità di allevare pesci dal gusto, dalla consistenza della carne e dalla conservabilità straordinari. Negli ultimi anni, infi ne, ci siamo concentrati sulla produzione di pesci di grandi dimensioni, soprattutto per la nostra spigola che raggiunge oltre 3 kg di peso».
In quale percentuale la vostra produzione è destinata all’Italia? Il mercato italiano è importante per la vostra attività?
«Circa l’85% della nostra produzione viene esportata in Italia, il che signifi ca che il vostro Paese per noi è il mercato più importante. I consumatori italiani sono grandi estimatori di prodotti ittici di qualità. La nostra mission è produrre spigole e orate di qualità ancora superiore e crediamo che il mercato italiano apprezzi questi sforzi. Esportiamo i nostri prodotti anche nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Canada e in Francia».
Cosa fate per migliorare la sostenibilità delle vostre produzioni?
«Corfù Sea Farm è certifi cata secondo i protocolli Friend of the Sea, Global Gap, IFS, BRC e ISO 22000, 9001 e 14001. Di conseguenza, la sostenibilità è una parte fondamentale della nostra fi losofi a. Le certifi cazioni coprono un campione di responsabilità molto ampio a livello di conformità legale, sicurezza alimentare, HACCP, imballaggi alimentari, salute e sicurezza dei lavoratori, soddisfazione delle richieste della clientela, benessere dei pesci, cura ambientale ed ecologica e riduzione graduale dell’impronta di carbonio.
Più in particolare, la sostenibilità ambientale comprende tutti
Attraverso il sistema HACCP Corfù Sea Farm ispeziona con cura ogni singola fase dell’allevamento, raccolta, inscatolamento, stoccaggio e distribuzione (photo © Corfù Sea Farm).
gli aspetti della nostra attività quotidiana dell’allevamento, come il mangime per pesci che proviene da fonti affi dabili e sicure, il controllo completo dell’impronta ambientale delle gabbie, densità di allevamento ridotte, corretta ossigenazione e fl usso dell’acqua nell’impianto, riciclo e utilizzo di energie rinnovabili».
Avete qualche progetto per l’immediato futuro?
«Crediamo nel concetto di crescita e miglioramento continuo in tutti gli aspetti della nostra attività. Attualmente stiamo investendo attivamente in sistemi di monitoraggio remoto dell’allevamento quali sensori di temperatura e ossigeno in tempo reale e una rete di telecamere superfi ciali e sommerse che ci consentono di essere costantemente aggiornati e prendere decisioni migliori sulle attività produttive quotidiane».
Parteciperete a qualche fi era del settore nel secondo semestre di quest’anno?
«Abbiamo sempre visitato il Sea Food Expo di Bruxelles, che ora si è trasferito a Barcellona. Questa fi era rappresenta per noi una grande opportunità di incontrare la nostra clientela, informarci sugli ultimi sviluppi del settore ed esplorare nuove opportunità».
Corfù Sea Farm SA
Vathi – Kassiopi 49081 Corfù, Grecia Web: www.corfuseafarm.com
Un team di consulenti e specialisti con esperienza pluriennale al servizio del mercato
Il metodo France Naissain
di Elena Benedetti
Siamo sulla costa occidentale francese, nella regione della Vandea, a circa un’ora di strada da Nantes e più precisamente nel Polder des Champs a Bouin, tra parchi eolici e una distesa ordinata di terreni dedicati all’ostricoltura. Qui opera FRANCE NAISSAIN con incubatoi e vivai di novellame di ostriche diploidi e triploidi selezionate, che l’azienda esporta in tutto il mondo. Perché, si sa, l’ostrica è una vera specialità della costa atlantica e un alimento fondamentale del patrimonio gastronomico francese. E per allevarla in modo corretto, adeguando la materia prima alle condizioni ambientali, climatiche e, perché no, anche culturali di ogni Paese serve competenza, quella vera. Ma anche l’attaccamento ad un lavoro complesso, infl uenzato da una gran quantità di variabili, che qui funziona perché è forte il legame ai valori aziendali, quelli della qualità e della sostenibilità. L’ubicazione geografi ca di France Naissain è strategica: il Polder benefi cia infatti dei vantaggi della Baia di Bourgneuf.
Questo sito è attraversato infatti da una falda sotterranea di acqua salata che conferisce acqua con un’elevata concentrazione di nutrienti per il fi toplancton ad una temperatura costante. L’area paludosa si estende così in un ambiente incontaminato e
France Naissain produce e commercializza in tutto il mondo seme, giovani ostriche e ostriche da preingrasso, oltre a garantire un servizio tecnico di consulenza (photo © France Naissain).
Nella foto larve di ostrica che France Naissain produce sia nella varietà diploide che triploide. “Naissain” in francese signifi ca appunto larva, ma più in generale insieme di giovani ostriche (photo © France Naissain).
Uno scatto nell’impianto di allevamento di France Naissain (photo © France Naissain).
protetto e il clima è ideale per l’allevamento di novellame e ostriche fi no al raggiungimento della taglia commerciale.
L’incipit di quest’avventura imprenditoriale risale agli inizi degli anni ‘80 per volere di STÉPHANE ANGERI e della sua passione per l’ostricoltura. Da allora lo sviluppo è stato continuo: negli anni ‘90 si sono avviate le prime nursery di ostriche; nel 2001 la prima produzione di ostriche triploidi; nel 2004 viene costituito il Gruppo France Naissain, società commerciale la cui missione è la vendita di prodotti di Vendée Naissain, oltre all’acquisizione di un secondo vivaio di ostriche e l’avvio dello sviluppo internazionale (tra cui in Spagna, Italia, Tunisia, Irlanda, Jersey, Marocco).
Negli anni a seguire l’ampliamento produttivo non si arresta e nel 2009 il Gruppo ottiene la prima Certifi cazione ISO 9001, successivamente aggiornata, per la produzione, commercializzazione ed esportazione di ostriche diploidi e triploidi, a cui si aggiunge, nel 2016, quella dell’Agricoltura Biologica.
Abbiamo incontrato ARNAUD PENY, direttore commerciale dell’azienda, insieme a MASSIMO DELLA CASA, responsabile di zona per l’Italia (ma anche per Spagna, Portogallo e Maghreb). «In Italia siamo presenti già da qualche anno e tra i nostri obiettivi c’è sicuramente quello di rafforzare la collaborazione con i produttori di ostriche italiani» mi dice Della Casa.
Oggi France Naissain opera in diverse aree del Belpaese, dalla Sardegna, dove si concentra il maggior interesse, all’Adriatico, Tirreno, Puglia e Sicilia. «La nostra azienda punta da sempre sulla qualità dei seme di ostrica e novellame e il mercato ce lo riconosce» aggiunge il referente per l’Italia. «Più che sui volumi noi puntiamo sull’offerta di un prodotto qualitativamente all’altezza delle aspettative e con un’elevata resistenza, ovvero sopravvivenza e capacità di adattarsi all’ambiente».
Al fi ne di mettere a punto un prodotto in grado di soddisfare pienamente le richieste, dal 2014 France Naissain si è dotata al proprio interno di una struttura di Ricerca & Sviluppo che studia tutte le problematiche legate all’allevamento delle ostriche in condizioni ambientali e climatiche diverse. Basti infatti pensare alle differenze tra un allevamento a Nord della Francia e uno nelle acque del Mediterraneo: temperatura, composizione delle acque, esperienza e consumo del prodotto variano sensibilmente.
«La Francia è il Paese nel quale la cultura dell’ostrica è più all’avanguardia in Europa e non solo, quindi la nostra forza sta proprio nell’accompagnare i partner commerciali a individuare le modalità migliori di allevamento per ottenere i risultati prefi ssati» sottolinea Arnaud Peny. «È vero, le certifi cazioni sono fondamentali ma è altrettanto centrale la nostra fi losofi a».
«Sul mercato italiano France Naissain è presenta da una decina
In alto: veduta aerea di France Naissain nel Polder des Champs (photo © France Naissain). In basso: la “nursery” di France Naissain (photo © France Naissain).
Un’esempio di acquacoltura sostenibile e biologica, lo dicono le certifi cazioni
France Naissain ha ottenuto la certifi cazione di Acquacoltura Responsabile ASC (Aquaculture Stewardship Council), ovvero lo standard che stabilisce le linee guida per le tecniche di acquacoltura sostenibili, nella riduzione al minimo degli impatti ambientali e sociali provocati dalla propria attività.
Sempre con l’obiettivo di offrire prodotti di qualità, il Gruppo francese ha conseguito anche la certifi cazione Agricoltura Biologica da Bureau Veritas, che garantisce rispetto e benessere dell’animale e il limitato impatto sull’ambiente. Viene pertanto garantito novellame biologico di alta qualità e in varie dimensioni (da vivaio, prodotto da sistemi di crescita intermedi in mare, parzialmente coltivato) affi nché il mercato possa ottimizzare la propria organizzazione, variare i cicli di produzione in base alla domanda e richiedere e disporre di un’abbondante offerta di ostriche commerciabili tutto l’anno.
di anni, anche se da un paio in modo più consolidato» sottolinea Massimo Della Casa. «La parte consulenziale in Italia è molto importante, dato che, a seconda delle regioni, cambiano spesso radicalmente le tecniche di allevamento» aggiunge Peny, rimarcando l’importanza di garantire un contatto diretto e costante con gli allevatori per la risoluzione delle problematiche e la messa a punto di modalità di accrescimento effi cienti. «Se nelle acque dell’Atlantico servono 3 anni per arrivare al prodotto fi nito, in quelle del Mediterraneo sono suffi cienti in media 18 mesi (o anche meno, a seconda delle condizioni locali), ma occorre però fare attenzione al corretto equilibrio dell’accrescimento, che non vada a svantaggio del muscolo rispetto alla valva».
La domanda mondiale di ostri-
che è in aumento — riportano Peny e Della Casa — ricordando che nel settore dell’ostricoltura occorre affi darsi a partner competenti e con esperienza. France Naissain è oggi una realtà con tutto ciò che serve, dalle certifi cazioni e materie prime di qualità alla produzione in vivaio e in mare di ostriche, oltre al servizio e alla consulenza che segue passo passo il cliente. Anche se nel nostro Paese il consumo di ostriche è legato soprattutto ad un contesto di ristorazione — a differenza della Francia in cui c’è una cultura più diffusa — e nonostante la crisi pandemica da cui stiamo uscendo abbia penalizzato il mercato, in Italia era altissima la richiesta di un prodotto di qualità e sicuramente France Naissain può essere una valida partnership per lo sviluppo futuro.
Elena Benedetti
France Naissain
Polder des Champs 85230 Bouin – Francia E-mail: massimo@francenaissain.com Web: www.francenaissain.com
COPEGO, vongole veraci, cozze e molluschi dalla Sacca di Goro all’Europa
Il Consorzio Pescatori di Goro è oggi un’azienda in continua crescita, che si occupa di tutte le fasi della fi liera e negli ultimi anni ha incrementato notevolmente il proprio fatturato proveniente dalla produzione e lavorazione di vongole veraci, cozze e molluschi. Recenti sono la certifi cazione per la produzione di Vongole veraci bio e l’inaugurazione un e-commerce
Fondato negli anni ‘30 dai pescatori di Goro per la gestione del mercato ittico, il COPEGO – Consorzio Pescatori di Goro ha assunto nel 1970 la connotazione di società che riuniva diverse cooperative del luogo. Risalgono proprio alla seconda metà degli anni ‘80 le sperimentazioni realizzate in collaborazione con l’Università di Ferrara che hanno portato al varo dell’allevamento di cozze e vongole veraci. Oggi COPEGO è un’azienda leader a livello europeo nella produzione di vongole veraci e cozze.
Gli impianti produttivi sono situati all’interno della Sacca di Goro e in mare aperto. Attualmente
I molluschi e le vongole veraci COPEGO provengono da allevamenti del Consorzio, il che consente di garantirne la completa tracciabilità, dal pescatore al Consorzio, fi no al punto vendita.
conta la presenza di circa 600 soci, suddivisi in numerose categorie di pesca e di mestiere. MASSIMO GENARI è il presidente del CdA, in carica al suo quarto mandato. La Cooperativa commercializza i propri prodotti a livello nazionale ed europeo.
Per poter mantenere ed ampliare il portfolio dei clienti, il COPEGO si avvale di una propria struttura commerciale. Elemento fondamentale, il Consorzio si occupa di tutte
le fasi della fi liera, dalla produ-
zione alla commercializzazione. «La nostra è un’azienda in continua crescita — ci dicono i responsabili COPEGO — che negli ultimi anni ha incrementato notevolmente il proprio fatturato proveniente dalla produzione e lavorazione di vongole veraci, cozze e molluschi in genere».
Qualità, sicurezza, tracciabilità
Il COPEGO vanta una grande esperienza nell’acquacoltura in quanto dotati di punti di forza quali la qualità e la sicurezza della propria produzione, strettamente legate al presidio della fi liera, al controllo puntuale da parte del laboratorio microbiologico e alla depurazione in stabulario. Tutti questi sforzi sono valsi al Consorzio le certifi cazioni di qualità, che coprono l’intera produzione (IFS – International Food Standard). I molluschi e le vongole veraci provengono da allevamenti del Consorzio, il che consente di garantirne la completa tracciabilità, dal pescatore al Consorzio, fi no al punto vendita. Negli ultimi anni, il COPEGO ha spinto molto l’acceleratore sulla qualità non solo della produzione, ma anche del servizio al cliente e al consumatore fi nale. Il punto vendita aziendale aperto al pubblico “Pescheria Il Cavalluccio” propone la vendita dei prodotti a km 0. Grande attenzione è posta anche al confezionamento, studiato in funzione delle esigenze dei consumatori: confezioni ad uso famiglia e di facile trasporto appositamente studiate per risolvere ogni problema di sgocciolamento. Inoltre, COPEGO sta promuovendo sul mercato una nuova linea di prodotti già cotti pronti al consumo.
Recentemente il COPEGO ha ottenuto la certifi cazione per la produzione di Vongole veraci biologiche (si veda il box di approfondimento dedicato a pagina 65).
Grande attenzione è posta da COPEGO al confezionamento, studiato in funzione delle esigenze dei consumatori: confezioni ad uso famiglia e di facile trasporto ideate per risolvere ogni problema di sgocciolamento.
In alto: stabulario, particolare. In basso: cernita manuale delle cozze.
Coltivare il mare
L’espressione “Coltivare il mare” rappresenta il cambiamento di mentalità che segna il passaggio da una concezione tradizionale della pesca ad una nuova che si basa sull’utilizzo delle ricchezze marine per l’alimentazione. Questo spostamento dell’approccio alla risorsa rappresentata dalla vongola verace, dalla mera attività di pesca ad una basata su tecniche di acquacoltura, è favorito dalla “concessione” e quindi dalla
capacità di gestire le risorse in
maniera razionale (pianifi cazione della semina e/o degli spostamenti di prodotto da aree meno produttive ad altre più idonee all’accrescimento, attuazione delle operazioni di pulizia degli impianti).
Negli ultimi anni sono stati effettuati importanti interventi di e scavo dei canali per dare maggiore ossigenazione alla Sacca.
Il COPEGO ha avviato un progetto per la costruzione di un impianto di pre-ingrasso vongole che consentirà una produzione autonoma di circa il 30% del nostro fabbisogno.
Lo stabulario del COPEGO
Dopo la raccolta, i molluschi vengono portati allo stabulario per la depurazione, controllo e confezionamento con packaging diversifi cati. L’impianto di depurazione è in funzione dal 1976 (uno dei primi in Italia) ed è uno dei maggiori in Europa. Viene approvvigionato con acqua di mare per riempire vasche dalla capacità complessiva di 500 metri cubi. Le vasche, con il loro
Dopo la raccolta, i molluschi di COPEGO vengono portati allo stabulario per la depurazione, controllo e confezionamento con packaging diversifi cati. L’impianto di depurazione è in funzione dal 1976 ed è uno dei maggiori in Europa. Viene approvvigionato con acqua di mare per riempire vasche dalla capacità complessiva di 500 metri cubi.
Allevamento e certifi cazione delle vongole veraci biologiche
Da novembre 2020 COPEGO ha ottenuto la certifi cazione per l’allevamento delle vongole veraci biologiche. Le vongole veraci bio vengono seminate, allevate e raccolte nelle unità di produzione biologica individuate all’interno delle concessioni del COPEGO tenendo in considerazione la vocazione di tali aree, non solo per l’accrescimento delle veraci, ma anche per il reclutamento naturale di novellame e per l’elevato idrodinamismo.
La solidità acquisita negli ultimi anni sta permettendo al COPEGO di affrontare l’emergenza Covid nel miglior modo possibile garantendo ai soci ed ai dipendenti una continuità lavorativa, con la speranza di tornare presto alla normalità.
COPEGO è la più importante realtà cooperativistica operante in Italia nella pesca e acquacoltura con circa 600 soci.
Un nuovo servizio di e-commerce: COPEGO ha messo in campo una nuova vendita on-line riservata a pescherie e ristoranti di Ferrara e provincia attraverso un e-shop dedicato (www.copego.shop) la consegna della merce viene effettuata con camion refrigerati di proprietà COPEGO. fl usso di acqua marina controllata e depurata, ospitano i molluschi per almeno 12 ore, fi no alla liberazione di tutte le sostanze batteriche.
Oltre a garantire l’idoneità al consumo umano di molluschi, lo stabulario deve mantenere gli animali nelle migliori condizioni possibili, imperativo visto il fatto che i molluschi devono essere venduti vivi e vitali. È per questo motivo che l’impianto a circuito aperto ha subito innovative modifi che che hanno reso possibile agire su quei parametri dell’acqua come temperatura e salinità, che in alcuni periodi dell’anno rendevano diffi coltoso il mantenimento degli animali in stabulazione. Il fabbisogno energetico dello stabulario è coperto in parte dalla produzione energetica dell’impianto fotovoltaico di proprietà.
COPEGO – Consorzio Pescatori di Goro Soc. Coop. O.P.
SEDE: Via A. Brugnoli 298 STABILIMENTO: Via dell’Industria 18 44020 Goro (FE) Telefono: 0533 793111 Web: www.copego.it www.copego.shop
Il brand lancia la nuova campagna advertising
Fidagel, crescita a +21%
Crescita a doppia cifra per il brand FIDAGEL, divisione dell’azienda siciliana RIPOSTO PESCA SRL, che chiude il 2020 con un incremento del fatturato del 21,2% rispetto al 2019. Il marchio siciliano, composto da quattro categorie ittiche (frutti di mare e crostacei, fi letti, trance, molluschi), per un totale di 24 referenze di solo pesce al naturale, con packaging trasparente, lavorato nei laboratori artigianali di Riposto (CT), più buono e più pratico perché senza glassatura, prosegue il suo percorso di crescita confermato dai risultati.
Questo incremento si colloca in un quadro generale positivo per il comparto, ma che vede un’accelerazione di Fidagel con cifre al di sopra della media nazionale. I dati resi noti da IIAS (Istituto italiano alimenti surgelati) sottolineano, infatti, nel primo quadrimestre 2020 una crescita del comparto ittico retail del 16,5%. Un dato complessivo dell’intero comparto che, in questo caso, tiene in considerazione anche le sottocategorie, tra cui i panati ittici. Nello stesso periodo Fidagel ha registrato un incremento del 46,5%.
Infine, nel primo quadrimestre 2021 Fidagel ha raggiunto lo stesso fatturato del primo quadrimestre 2020. Un dato che dimostra una costanza e una continuità negli acquisti da parte del consumatore.
«Avere mantenuto lo stesso fatturato del primo quadrimestre dello scorso anno ci induce a varie rifl essioni» spiega CARMELO D’AITA (in foto), ideatore e responsabile Fidagel. «Il primo quadrimestre del 2020 ha registrato un incremento importante delle vendite determinate dalla necessità di approvvigionamento delle famiglie italiane, costrette a casa per via del lockdown. La tendenza era, infatti, di fare scorte per una spesa non più giornaliera. Il fatto che i numeri si siano mantenuti signifi ca che le abitudini dei consumatori abbiano subito un processo di fi delizzazione verso i prodotti scelti un anno fa. Per Fidagel mantenere questi risultati è una sorpresa piacevole, che ci fa capire che la strategia sviluppata fi no ad oggi è sulla strada giusta».
Il brand è presente nei punti di vendita della distribuzione moderna in Sicilia e Calabria e nel normal trade in Calabria e Malta. Di recente Fidagel sta sperimentando un nuovo progetto di consegna a domicilio in Lombardia, attraverso la collaborazione con un rivenditore specializzato.
Fidagel ha lanciato una campagna affi ssioni sul territorio siciliano il cui progetto è stato sviluppato dall’agenzia di comunicazione Industria01 e prevede due momenti strategici: una prima parte, che si è sviluppata dal 10 al 16 maggio 2021, con tre teaser di forte impatto per suscitare curiosità nel pubblico; e una seconda parte, attiva dal 17 al 23 maggio 2021, con un follow-up focalizzato sulla promozione esplicita dei prodotti del brand, in cui vengono evidenziate le caratteristiche del prodotto Fidagel, senza ghiaccio aggiunto. «Fidagel ha una caratteristica distintiva rispetto ad altri prodotti ossia l’assenza di ghiaccio aggiunto» spiegano
BICE GUASTELLA e SARAH BERSANI di Industria01. «Abbiamo quindi valorizzato questo aspetto puntando sull’effetto sorpresa e sull’ironia».
>> Link: www.fi dagel.it
Il Consorzio per il Centro Interuniversitario di Biologia Marina di Livorno (CIBM): dalla ricerca sulle risorse ittiche alle analisi ambientali certifi cate Accredia
Chi siamo
Il Consorzio per il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata “G. Bacci” (CIBM) è un ente morale senza fi ni di lucro costituito il 29 settembre 1967 dal Comune di Livorno e da sette Università italiane: gli Atenei di Firenze, Pisa, Siena, Bologna, Modena-Reggio Emilia, Torino e Cagliari. Il CIBM ha personalità giuridica ed è riconosciuto quale Istituto scientifi co nel settore della pesca e dell’oceanologia con DM del 22 dicembre 1979, n. 339, ed è iscritto dal 29 dicembre 1983 nello Schedario Anagrafe Nazionale Ricerche del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifi ca.
Le attività
Il CIBM effettua le indagini ambientali fi nalizzate alla conoscenza ed al monitoraggio dell’ambiente
Campagna sperimentale di pesca.
marino costiero dove maggiore è l’incidenza delle attività antropiche. Oltre a promuovere l’attività scientifi ca avan zata e specialistica a supporto di quella universitaria e post-universitaria nel settore ambientale, il CIBM svolge attività di consulenza per enti pubblici e privati in progetti di salvaguardia dell’ambiente marino e costiero.
Il Centro è stato, sin dalla sua costituzione, luogo attivo di ricerca scientifi ca e di consulenza qualifi cata. I progetti di ricerca internazionali e le attività di consulenza per realtà produttive hanno permesso di svolgere attività non solo in ambito nazionale, ma anche in diverse parti lungo le coste del Mediterraneo.
In particolare, nel settore della biologia della pesca, sono stati realizzati con l’Unione Europea, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e con la Regione Toscana diversi progetti comunitari, nazionali e regionali; ciò ha consentito tra l’altro, dal 2002, di svolgere la funzione di ente coordinatore per il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, delle attività relative all’esecuzione del Regolamento Comunitario raccolta dati per le risorse demersali per la GSA9 (Liguria, Toscana e Lazio).
Recentemente è stato inoltre rafforzato il preesistente legame di collaborazione scientifi ca con la Regione Toscana e ARPAT attraverso la stipula del nuovo accordo quadro “Studi di valutazione e gestione delle risorse rinnovabili marine” recentemente esteso a tutti i descrittori della Marine Strategy Framework Directive.
Negli ultimi dieci anni è stato dato grande impulso ai monitoraggi ambientali legati ad importanti attività produttive come la posa di cavi telefonici sottomarini, gasdotti, elettrodotti, sfruttamento dei giacimenti di gas-metano, processi di rigassifi cazione di LNG e sua messa in rete, allevamenti ittici. Il CIBM possiede una lunga esperienza anche nelle indagini ambientali connesse alla movimentazione dei sedimenti sia per ripristino di fondali portuali che per la costruzione di moli e per i ripascimenti costieri.
Garanzie di qualità
Il mantenimento di elevati standard di qualità dell’offerta viene garantito attraverso attività di formazione continua del personale ed attraverso un Sistema di Gestione Qualità certifi cato ISO 9001: 2015. Inoltre, la competenza specifi ca dei laboratori è garantita dall’accreditamento Accredia secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018. Le prove accreditate sono riportate nell’elenco uffi ciale reperibile sul sito web del laboratorio o consultabile sul sito Accredia (www.accredia.it).
Le nostre sedi
La sede madre si trova nell’edifi cio storico Barriera Margherita, costruito intorno al 1890, un tempo capolinea della ferrovia Pisa-Tirrenia-Livorno. Qui, oltre ai laboratori, si trova la sede amministrativa. L’ampliamento dei servizi offerti ha portato alla necessità di un’ulteriore nuova sede.
In alto: l’ottocentesca Barriera Margherita, intitolata alla moglie del re Umberto I di Savoia e considerata uno dei più emblematici monumenti livornesi, ospita la sede madre del Centro Interuniversitario di Biologia Marina. In basso: lo Scoglio della Regina, sede del settore delle risorse rinnovabili del CIBM.
Laboratorio popolamenti fi tozoobentonici.
Il settore delle risorse rinnovabili si trova attualmente presso lo Scoglio della Regina, ex stabilimento balneare costruito nel 1846, che fu uno delle mete preferite dai vacanzieri di tutta Italia.
Il nostro team
Un team di ricercatori e tecnici altamente qualifi cati in grado di fornire prestazioni di elevata qualità, dalla progettazione alla realizzazione di studi fi nalizzati alla conoscenza del nostro mare, per sviluppare attività compatibili con la salvaguardia e il rispetto dell’ambiente
La nostra mission
Attraverso un percorso di ricerca e consulenza, contribuire alla conoscenza del mare, per capire la sostenibilità delle attività antropiche in un’ottica di economia circolare, e individuare la sostenibilità delle risorse marine, bilanciando il giusto equilibrio tra uso e salvaguardia, profi tto e conservazione, fruibilità e protezione. Il CIBM, inoltre, investe in attività per la promozione e la diffusione della cultura scientifi ca, attraverso la didattica, ma anche attraverso “I Racconti del Mare”, appuntamento annuale con la cittadinanza e le scuole fi nalizzato a trasmettere la conoscenza del mare non solo a chi col mare ci lavora, ma anche ai più giovani, con l’obiettivo di aumentare sensibilità e consapevolezza del vivere rispettoso.
I nostri laboratori
Laboratorio popolamenti fi tozoobentonici Vengono analizzati campioni per la conoscenza dei popolamenti (animali e vegetali con particolare riferimento alle fanerogame marine) che colonizzano i fondali marini. In particolare il CIBM è il primo che da anni ha accreditato la prova “Analisi delle comunità bentoniche di fondi mobili in ambiente marino”. Collabora con tassonomi di comprovata esperienza internazionale per avere un continuo controllo del proprio operato e per essere sempre all’avanguardia nelle determinazione tassonomica delle specie.
Laboratorio di chimica Questo laboratorio è in grado di svolgere la maggior parte delle analisi chimiche su matrici ambientali marine (sedimenti, acque di mare, biota) necessarie sia ai fi ni delle caratterizzazioni di ecosistemi marini che connesse alle attività industriali (dragaggi portuali, ripascimenti) e, più in generale, caratterizzazioni connesse alle attività antropiche in ambiente marino, anche off-shore, nel rispetto delle prescrizioni ambientali. Grazie alle moderne strumentazioni di cui è dotato, infatti, è possibile determinare: elementi in traccia, TOC, composti organici volatili e composti organici semivolatili ed altri parametri richiesti dalle normative in vigore.
Relativamente agli elementi in traccia, è possibile effettuare test di bioaccumulo su organismi fi ltratori o su accumulatori passivi (DGT), ma anche prove di estrazione sequenziale per la stima della biodisponibilità. Inoltre, grazie alla pluriennale esperienza dei propri tecnici ed alla sinergia col settore ecotossicologico, offre supporto attivo nell’attività di ricerca anche implementando nuove metodiche e/o modulando le metodi-
In alto: laboratorio di chimica inorganica. In basso: laboratorio di chimica organica.
che normate sulla base delle esigenze specifi che di progetto.
Laboratorio di ecotossicologia e microbiologia Questo settore svolge, in stretta collaborazione con il settore “Chimica”, attività di caratterizzazione fi sica e biologica di matrici ambientali, principalmente, ma non solo, marine. L’attività primaria del settore risiede nell’esecuzione di saggi biologici standardizzati secondo le più diffuse norme (UNI-EN-ISO, ASTM, US-EPA), sia su matrici inalterate (acque e sedimenti), sia su manipolazioni delle stesse (elutriati, eluati e lisciviati), sia su rifi uti secondo le procedure H14.
Per quanto concerne i saggi biologici, il settore contribuisce attivamente, in qualità di partner, alla
creazione di una rete di laboratori fi nalizzata alla produzione di circuiti di intercalibrazione per test
ecotossicologici su matrici marine.
Oltre alle attività di monitoraggio, il settore “Ecotossicologia e Microbiologia”, svolge anche attività di ricerca e formazione. In particolare, l’attività di ricerca è incentrata sulla progettazione e sviluppo di
nuovi test/endpoints ecotossicolo-
gici mirati ad uno screening precoce dello status ecologico di ambienti sia naturali che sottoposti a stress antropico.
Un altro aspetto su cui verte la ricerca del settore, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, riguarda la valutazione sia di
tossicità che di effi cacia di polimeri next-gen ad azione antifouling e
fouling-release.
Recentemente, grazie a collaborazioni con enti e Università internazionali di riconosciuto valore scientifi co, la ricerca del settore “Ecotossicologia e Microbiologia” si è aperta all’innovativa valuta-
zione degli effetti di contaminanti
emergenti, anche in relazione ai sempre più preoccupanti cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda le attività di formazione, il settore, col pieno supporto di tutto il CIBM, offre la possibilità di svolgimento di tirocini formativi e di orientamento fi nalizzati sia alla stesura di tesi di laurea e di dottorato di ricerca, sia all’inserimento nel mondo del lavoro, tramite collaborazione diretta con la Regione Toscana.
Laboratorio ricerca e valutazione delle risorse ittiche Questo laboratorio ha iniziato a svolgere attività di ricerca a partire dal 1984. Da allora le indagini sono aumentate e diversifi cate grazie a numerosi progetti di ricerca a livello locale, nazionale e internazionale.
A livello regionale questo settore costituisce un punto di riferimento tecnico-scientifi co per l’intera pubblica amministrazione, grazie alle conoscenze acquisite ed alle capacità di affrontare problematiche e di sviluppare ricerche su differenti aspetti relativi alla pesca e alle risorse biologiche sfruttate.
A livello nazionale ed internazionale, il settore Ricerca e Valutazione delle risorse ittiche del CIBM è responsabile scientifi co dal 2002 della Sub-Area Geografi ca 9 (FAO
In alto: colture algali. In basso: gameti femminili di Mytilus galloprovincialis.
>> Link: www.cibm.it
GSA9, Liguria, Toscana e Lazio) per ciò che concerne tutte le attività di rilevamento dati sulla pesca previste dai regolamenti comunitari (Data Collection Framework) e svolte da tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea.
L’attività di ricerca prevede anche la realizzazione di attività didattiche: il settore Ricerca e Valutazione delle risorse ittiche è il punto di riferimento toscano per gli studenti per tesi di laurea, dottorati di ricerca, attività di tirocinio o specializzazione, su temi inerenti la valutazione delle risorse ittiche o la biologia e l’ecologia delle stesse. Le principali tematiche trattate sono le seguenti: • campagne di pesca sperimentale (es. trawl surveys); • dinamica di popolazione e valutazione dello stato di sfruttamento delle risorse ittiche; • sistematica e distribuzione di pesci, crostacei e cefalopodi; • accrescimento di pesci ossei mediante lettura dell’età; • biologia riproduttiva e fecondità di pesci, crostacei e cefalopodi; • pesca sperimentale con attrezzi da posta; • tecnologia della pesca ed esperimenti di selettività; • impatto della pesca sui fondali marini e sulle risorse ittiche; • ecologia trofi ca delle comunità ittiche demersali; • studi di fattibilità e valutazione di impatto ambientale di impianti di maricoltura offshore.
Grazie alle attività di ricerca è stata allestita nel corso degli anni una consistente banca dati su fl ottiglie da pesca, sforzo di pesca, catture e biologia delle specie sfruttate.
I nostri servizi
Il team è in grado di fornire un servizio “chiavi in mano” dalla fase di progettazione alla realizzazione delle campagne in mare, restituzione dei dati e assistenza presso le autorità.
Il futuro
Il CIBM, essendo un’associazione senza scopo di lucro, investe continuamente i propri utili nel miglioramento della struttura, sia dal punto di vista della qualità ed aggiornamento del personale sia dal punto di vista delle risorse strumentali. Nuove prospettive di consulenza e ricerca si stanno aprendo nel settore acquacoltura a supporto delle certifi cazioni ambientali, nel monitoraggio e la valutazione dell’impatto ambientale dei cosiddetti “contaminanti emergenti” (ad esempio prodotti per la cosmesi, rifi uti personali, conservanti, ecc…) e degli effetti dei cambiamenti climatici.
CIBM – Consorzio per il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata “G. Bacci”
Viale Nazario Sauro 4 – 57128 Livorno Telefono: 0586 807287 E-mail: cibm@cibm.it
Mare Gioioso, la freschezza del pescato di Puglia, la ricchezza di un’off erta ittica che arriva da tutto il mondo
di Gaia Borghi
La Mare Gioioso di Sebastiano, azienda di import-export di pescato e prodotti ittici dal mondo, nasce nell’estate del 2016 dalla volontà del suo fondatore e amministratore, SEBASTIANO GIOIOSO, forte di un’esperienza quarantennale nel settore, di creare un’azienda moderna e innovativa, particolarmente attenta al sociale e alla salvaguardia dell’ambiente, che garantisce sicurezza, freschezza e qualità della propria offerta. La sede a Monopoli (BA), nel cuore della Puglia, la colloca in una posizione strategica che le consente l’approvvigionamento del pesce e dei prodotti ittici dai principali porti del Sud Italia, iniziando
Mare Gioioso acquista prodotti ittici surgelati provenienti da Marocco, Senegal, Tunisia, Tailandia, India, Vietnam, Indonesia… al fi ne di off rire un vasto assortimento di prodotti decongelati in salamoia come polpi, seppie, calamari, totani e molti altri.
da quelli che le sono vicinissimi di Monopoli, Brindisi, Mola di Bari, Otranto, Gallipoli, Santa Maria di Leuca, Savelletri, Termoli, Ortona. Al contempo, giungono in azienda quotidianamente prodotti ittici freschi e di primissima qualità provenienti da gran parte dei mari europei (Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca…), dall’Africa e dal Medioriente, e prodotti ittici surgelati provenienti da Marocco, Senegal, Tunisia, Thailandia, India, Vietnam, Indonesia… Mare Gioioso collabora inoltre esclusivamente con allevamenti sicuri e certifi cati della Grecia e della Turchia.
All’interno dello stabilimento, un’area è dedicata alla preparazione di una linea riservata all’alta ristorazione composta da tartare, fi letti, carpacci e tanti altri prodotti abbattuti in conformità al Regolamento (CE) 853/04. Infi ne, per ampliare la propria offerta, nei primi mesi del 2020 l’azienda ha creato un nuovo centro di spedizione di molluschi all’interno di un nuovo stabilimento (CDM) sito a Torre Canne di Fasano (BR). Composta da oltre 50 vasche per la stabulazione di cozze, vongole, ostriche, fasolari e altri frutti di mare, la nuova struttura è dotata di macchinari di ultima generazione per il confezionamento dei prodotti.
Per sapere qualcosa di più di questa importante realtà di importexport abbiamo fatto qualche domanda direttamente a VITALESSIO MARGARITONDO, responsabile relazioni esterne dell’azienda.
Tra pesce fresco/decongelato/preparati qual è oggi il core business dell’azienda? E, in prospettiva, guardando al medio-termine, quali sono i prodotti che prevedete in maggiore sviluppo?
«Mare Gioioso riceve quotidianamente il frutto del lavoro di oltre 70 pescherecci che conferiscono in maniera esclusiva il pescato. Contestualmente, l’azienda acquista notevoli quantità di prodotto congelato proveniente da tutto il mondo per poter essere successivamente lavorato e decongelato. Indubbiamente il Uno dei punti di forza della Mare Gioioso, che le hanno permesso di ottenere da subito un ruolo da protagonista nel panorama del commercio ittico nazionale, è rappresentato dalla vasta gamma e quantità di pescato fresco proveniente dagli oltre 70 pescherecci che, utilizzando reti da traino, reti da posta e ami e palangari, conferiscono all’azienda in via esclusiva il frutto del proprio lavoro.
In alto: Sebastiano Gioioso. In basso: attraverso l’attività di import-export di pesce, giungono quotidianamente alla Mare Gioioso prodotti ittici freschi e di primissima qualità provenienti da gran parte dei mari dell’Europa (Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca…) nonché dall’Africa e dal Medioriente. nostro core business è rappresentato dalla commercializzazione del pesce fresco, ma, guardando al mediotermine, ritengo che la crescita del prodotto lavorato/decongelato, trasformato e confezionato otterrà un maggiore sviluppo».
Secondo la sua opinione, come è cambiato il mercato negli ultimi anni?
«Oltre ad essere cambiato, il mercato si è evoluto sulla scorta di quelle che sono le nuove abitudini alimentari. Il consumatore fi nale oggi preferisce acquistare il prodotto già “pulito” e confezionato, talvolta anche dai banchi frigo dei supermercati invece che dalla classica pescheria».
Quale impatto ha avuto la pandemia sulla vostra attività?
«La pandemia ha sicuramente inciso sulla nostra attività. In particolare, il ramo aziendale dedicato all’HO.RE.CA. è rimasto praticamente fermo per quasi un anno. Abbiamo comunque utilizzato questo tempo per mettere a punto nuove strategie commerciali e abbiamo aggiunto nuove linee di prodotti a quelle già esistenti».
Oggi le tematiche legate alla salvaguardia dell’ambiente e alla sostenibilità sono un driver fondamentale nella comunicazione al consumatore: quali sono le azioni di Mare Gioioso in quest’ambito?
«Mare Gioioso è un’azienda certifi cata ISO 14001. Consapevole che il rispetto e la tutela dell’ambiente siano la nostra prima responsabilità per le future generazioni, ci impegniamo affi nché: * sia pienamente rispettata la normativa vigente in materia ambientale; * tutti i processi aziendali siano valutati in funzione del loro impatto ambientale e quindi adottate procedure di gestione tali da garantire una maggiore tutela ambientale; * venga data priorità alla valorizzazione dei prodotti locali a km 0; * venga ridotta o eliminata la produzione di rifi uti, scarichi ed emissioni per ridurre l’impatto sul territorio;
In alto: la sicurezza alimentare è un requisito imprescindibile soprattutto in questo settore ed è per questo che la Mare Gioioso monitora continuamente i propri processi produttivi, garantendo così la spedizione di pesce fresco di alta qualità in tutta Italia. In basso: la nuovissima linea sushi.
La Mare Gioioso in cifre
• 300+ tonnellate movimentate mensilmente • 30 mezzi a disposizione • 4.000 m2 di superfi cie totale • 1.600 m2 di superfi cie destinata allo stoccaggio di congelato
* venga migliorato il differenziamento dei rifi uti, la gestione dei rifi uti speciali e dei sottoprodotti di origine animale; * si razionalizzino i consumi di energia elettrica (attraverso una corretta gestione della catena del freddo), di acqua potabile e gas; * si evitino sprechi di prodotti alimentari e di risorse aziendali ottimizzando la gestione dei prodotti, le rotazioni e le scorte, al fi ne di diminuire gli scarti e le distruzioni; * venga razionalizzato il consumo di detergenti e disinfettati che hanno un impatto diretto sugli scarichi idrici, attenendosi scrupolosamente alle modalità e alle concentrazioni indicate nelle procedure di sanifi cazione; * aumenti l’utilizzo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
Per fi nire, tutto il packaging delle nuove linee di prodotti è riciclabile al 100%».
Qualche novità sul fronte prodotti?
«Come le ho detto, la pandemia ci ha permesso di poter individuare e studiare meglio le esigenze dei nostri clienti e del consumatore fi nale in genere. Alla luce di questo, abbiamo implementato le nostre aree di lavorazione con nuove attrezzature e macchinari, aumentando così la gamma dei prodotti trasformati e includendo altresì una nuova linea di sushi. Ma, la novità più importante è rappresentata dalla linea “Bontà di Mare”, composta da prodotti ittici in vaschetta pronti per essere cotti dal consumatore fi nale confezionati in atmosfera protettiva o skin».
Gaia Borghi
Mare Gioioso di Sebastiano Import-Export
Contrada Baione sn 70043 Monopoli (BA) Telefono: 080 4174806-7 E-mail: commerciale@maregioioso.it Web: www.maregioioso.it
I R NTRACCIABILITÀ NELLE FILIERE AGROALIMENTA R I
UNI EN ISO 22005:2008
Ōra King Salmon, arriva in Italia il salmone reale neozelandese
Il NEW YORK TIMES lo ha defi nito il “Wagyu del mare”, paragonandolo al bovino giapponese la cui carne è considerata tra le più pregiate se non la più pregiata del pianeta. E ora, distribuito da Selecta Spa, azienda fondata nel 1989 e oggi leader nella selezione di prodotti alimentari dall’Italia e dal mondo, arriva fi nalmente anche in Italia. Ōra King Salmon è una specie unica di salmone Reale, allevato in Nuova Zelanda nelle acque delle Marlborough Sounds. Il suo nome deriva dalla parola Māori “Ōra”, che si traduce in “fresco” e “vivo”.
Colore arancione intenso, rotondità e pienezza della carne rossa, consistenza ricca e burrosa con linee di grasso marmorizzato e una dolcezza che raramente si ottiene con il salmone: sono questi i tratti distintivi che hanno conquistato la fantasia di chef a livello mondiale.
Ōra King sarà disponibile in fi letti d prima qualità, accuratamente sigillati sottovuoto, sia come fi letto fresco, sia come surgelato; intero, il pregiatissimo esemplare selezionato a mano; affumicato, sfi lettato a mano e spinato, salato con sale marino e zucchero di canna, e affumicato lentamente a freddo con legno di manuka, originario sempre della Nuova Zelanda.
La selezione genetica
Il salmone King è una specie molto rara che rappresenta meno dell’1% della produzione mondiale di salmone. In natura lo si può trovare nell’Oceano Pacifi co settentrionale: dal Giappone, attraverso il Mar di Bering, alla costa occidentale degli Stati Uniti, fino alla California meridionale. È stato introdotto in Canada (British Columbia), Cile, Stato di Washington e alla fi ne del XIX secolo anche in Nuova Zelanda per la pesca sportiva. Negli anni ‘80 la NEW ZEALAND KING SALMON, la società madre di Ōra King, ha stabilito i primi allevamenti entrati in attività nel 1996. Attraverso tre strutture situate nell’isola meridionale della Nuova Zelanda, NEW ZEALAND KING SALMON COMPANY porta avanti da oltre 25 anni un programma di allevamento sostenibile che ha prodotto ben 9 generazioni di salmoni King, creando oltre 100 famiglie distinte. Ogni anno, infatti, vengono selezionati solo i migliori salmoni maschi e femmine in base a specifi che caratteristiche qualitative e di performance. Nasce così una razza unica, geneticamente distinta da qualsiasi altra specie di salmone al mondo.
Ōra King è il risultato di un programma di allevamento classico che dura da due decenni ed è studiato per produrre unicamente salmone reale della massima qualità, dal gusto, consistenza e dal colore più invitanti
Il programma di allevamento
I salmoni sono allevati in recinti posti in mare, con una densità di allevamento pari al 2% di pesci e circa il 98% di acqua, per garantire uno spazio ottimale per il loro sviluppo. I salmoni reali Ōra King sono alimentati con una dieta nutrizionalmente equilibrata, tracciabile, proveniente da fonti certifi cate non OGM e sostenibili, contenente tutto ciò di cui i salmoni hanno bisogno — grassi complessi e proteine di qualità, insieme a carboidrati, vitamine e minerali essenziali — con una formulazione che cambia durante tutto il ciclo di vita, garantendone una crescita ottimale. Un sistema di telecamere subacquee monitora costantemente l’appetito dei salmoni e garantisce la somministrazione delle giuste quantità di cibo.
Il programma di allevamento sostenibile certifi cato di Ōra King inizia presso la struttura di acqua di acqua dolce a Takaka, dove le uova di salmone crescono tra le acque più limpide e chiare al mondo, che sgorgano dalle Te Waikoropupū Springs, le più grandi sorgenti d’acqua dolce della Nuova Zelanda e le maggiori fonti d’acqua fredda dell’emisfero meridionale, definite dai Māori, appunto, “Ōra”, la forma più pura di acqua, che sembra abbia persino poteri di guarigione. Ciascun salmone è classifi cato a mano da un maestro classifi catore specifi camente qualifi cato che ispeziona scrupolosamente il pesce all’interno e all’esterno. Il processo di classifi cazione suddivide i salmoni in tre categorie: grado Ōra King, grado Premium e grado Standard.
La New Zealand King Salmon Company etichetta con il marchio Ōra King solo il proprio salmone reale più pregiato: quello che meglio rappresenta le caratteristiche gastronomiche superiori di questa razza che non ha paragoni. Per produrre Ōra King aff umicato, ad esempio, ciascun pesce intero è sfi lettato e diliscato a mano, cosparso con sale marino e zucchero di canna e sottoposto a una lenta aff umicatura a freddo con fumo di legno di manuka, autoctono della Nuova Zelanda. Il prodotto è privo di nitriti e nitrati aggiunti.
Le certifi cazioni
• Il salmone neozelandese Ōra King è certifi cato dalla Global Aquaculture Alliance per le “Migliori pratiche di acquacoltura”. • L’azienda agricola marittima di Marlborough Sounds ha ottenuto la certifi cazione Aquaculture Stewardship Council (ASC) per la produzione responsabile dal punto di vista ambientale e sociale. • L’autorevole guida per i consumatori Seafood Watch dell’Acquario della Baia di Monterey ha dato al salmone King della Nuova Zelanda una valutazione di acquisto “Best Choice” per i consumatori. • Il programma di conservazione Ocean Wise dell’acquario di Vancouver raccomanda inoltre Ōra King come opzione sostenibile per il cibo di mare. • Insieme alle altre certifi cazioni e valutazioni, la New Zealand King
Salmon Company è impegnata a raggiungere 5 degli Obiettivi di
Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite inerenti alle proprie attività produttive, nonché concorre al raggiungimento dell’obiettivo mondiale della Global Salmon Initiative (GSI) di mantenere e far crescere il settore educando ai benefi ci dell’allevamento del salmone.
Con una media di 14.000 litri di acqua dolce che gorgoglia sulla superfi cie delle sorgenti ogni secondo, i salmoni King vengono allevati in modo naturale e sano nell’habitat ideale e in condizioni che emulano il ciclo di vita dei salmoni selvatici. Una volta fecondate, le uova vengono schiuse nell’impianto di acqua dolce a Tentburn. Entro il primo anno, gli avannotti vengono trasportati a Marlborough Sounds a maturare in acque marine che scorrono veloci, imitando il ciclo di vita del salmone selvaggio.
Quando i salmoni raggiungono una taglia media di 4 kg sono pronti per essere pescati con reti appositamente progettate e trasportati, appoggiati sul ghiaccio, con speciali autocisterne nello stabilimento di Nelson per la lavorazione.
All’arrivo nell’impianto di trasformazione di Nelson, ogni salmone è accuratamente lavato e selezionato da mani esperte, che esaminano attentamente ogni esemplare per assicurarsi che sia conforme alle specifi che di Ōra King. Ad ogni salmone viene applicata un’etichetta branchiale numerata con il marchio Ōra King, per garantire la tracciabilità e come prova dell’autenticità del prodotto.
The Ōra King Awards
Gli Ōra King Awards sono stati istituiti nel 2013 per stimolare la creatività degli chef che utilizzano il salmone King premium. Gli chef di tutto il mondo sono invitati a partecipare proponendo il loro “Best Ōra King Dish”. Una volta scelti, i fi nalisti volano fi no in Nuova Zelanda per partecipare alla prestigiosa cerimonia di premiazione e incontrare gli altri chef e operatori del settore.
Per info
Il salmone affumicato Ōra King è disponibile per la consegna a domicilio su Palatifi ni.it, 24.fi sh e altri distributori selezionati come Selecta Spa, Oyster Oasis, Woerndle Interservice / Gran Chef.
>> Link: orakingsalmon.co.nz @orakingsalmon è anche su Instagram e Facebook
Scampi irlandesi: equilibrio perfetto tra gusto e salute
Bord Bia ci svela i segreti di questi crostacei amati dagli Italiani: i consumi, le proprietà nutritive e le modalità di pesca sostenibile
Gli scampi provenienti dall’Atlantico nordorientale e, soprattutto, dalle acque fredde e limpide al largo delle coste irlandesi, sono uno dei prodotti preferiti dai buongustai di tutto il mondo: leggeri, gustosi, ricchi di vitamine e molto versatili in cucina. In questo periodo più che mai, mangiare alimenti sani e con il giusto apporto di proprietà nutritive è davvero importante per mantenersi in salute e gli scampi sono un ottimo alleato.
Gli Italiani amano in modo particolare questo prodotto, apprezzandone soprattutto la qualità e il gusto eccellente. Le principali zone di allevamento si trovano nell’Atlantico nord-orientale, nel Mediterraneo e nel Mare del Nord. In Irlanda le aree di pesca maggiori sono Porcupine Bank, le isole Aran e le Smalls.
Gli scampi, e i crostacei più in generale, come detto, hanno ottime proprietà nutrizionali: sono infatti fonte di proteine con una quantità di grassi molto bassa, presentano acidi grassi essenziali che aiutano a salvaguardare il sistema cardiovascolare. Nei crostacei sono poi presenti vitamine del gruppo B, minerali come selenio, iodio, zinco, fosforo e magnesio. Dato il loro
Scegliere gli scampi irlandesi signifi ca consumare un prodotto che rispetta l’ambiente e che tutela il benessere e la salute dei consumatori.
contenuto di sodio, durante la cottura non è necessario aggiungere il sale.
Gli scampi irlandesi sono particolarmente apprezzati anche dai consumatori più esigenti per diverse ragioni: grazie alla gestione responsabile delle risorse marine e la tutela dell’ambiente, questi crostacei sono caratterizzati da un’ottima consistenza e freschezza, che viene mantenuta grazie ai processi di lavorazione e il congelamento a bordo
che garantiscono l’elevata qualità
della materia prima, dal fondale marino alla piastra! Inoltre, un certo numero di esportatori irlandesi tratta anche gli scampi congelati a terra, utilizzando sistemi all’avanguardia dove i prodotti vengono classifi cati, imballati e conservati a –25° fi no alla spedizione.
La pesca selvatica irlandese è disciplinata dalla politica comune della pesca (PCP) dell’UE, la quale mira a garantire che la pesca e l’acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale e che costituiscano una fonte di cibo sano per tutti i cittadini dell’UE. Tali principi sono in linea con le tendenze dei consumatori europei, che sono sempre più orientati verso prodotti ecosostenibili, che tutelino cioè la biodiversità e che rispettino
i più elevati standard di qualità e
di sicurezza alimentare.
Inoltre, tutti i principali esportatori di scampi irlandesi partecipano anche al programma di sostenibilità Origin Green gestito da Bord Bia – Irish Food Board. Questo programma di sostenibilità opera su scala nazionale. Consente ai produttori irlandesi di fi ssare e raggiungere obiettivi misurabili di sostenibilità, tra cui la riduzione dell’impatto ambientale, il servizio alle comunità locali e la protezione delle straordinarie risorse naturali che questa terra può offrire. Sotto questo aspetto, l’Irlanda è uno dei Paesi leader al mondo. Il suo approccio alla produzione sostenibile dell’acquacoltura prevede anche: • salute e selezione naturale degli stock ittici; • densità degli stock ittici controllate; • regolamentazioni rigorose sull’impiego di mangimi; • utilizzo di prodotti e processi naturali; • impegno nell’utilizzo di energie rinnovabili; • attenzione verso le pratiche di riciclo, riutilizzo e recupero.
Scegliere gli scampi irlandesi significa consumare un prodotto che rispetta l’ambiente e che tutela il benessere e la salute dei consumatori.
Bord Bia, Irish Food Board, è un ente governativo dedicato allo sviluppo dei mercati di esportazione dei prodotti alimentari, bevande e prodotti ortofrutticoli irlandesi. Lo scopo di Bord Bia è quello di promuovere il successo dell’industria food & beverage e dell’orticoltura irlandese attraverso servizi di informazione mirati, la promozione e lo sviluppo dei mercati. Nel 2019 le esportazioni dell’industria food & beverage irlandese sono arrivati a quota 13 miliardi di euro, con una crescita di quasi il 67% dal 2010. L’Italia è un mercato importante, con esportazioni del valore di 314 milioni di euro nel 2019; è il quarto mercato più importante per l’export di manzo irlandese in Europa con scambi valutati, per l’anno scorso, a 176 milioni di euro.
>> Link: www.irishfoodanddrink.com
Contributi a fondo perduto
Regione Emilia-Romagna Finanziamenti a fondo perduto del 50% settore ittico
Fondo Europeo Affari Marittimi e Pesca (FEAMP) 2014-2020
Bando misura 5.69 Trasformazione e commercializzazione prodotti Sarà operativo a breve il bando per chiedere un contributo a fondo perduto del 50% per investimenti di trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici da realizzarsi dopo la presentazione della domanda negli anni 2021-2022 per i seguenti investimenti: 1. costruzione e ristrutturazione di fabbricati legati al progetto; 2. acquisto di impianti e macchinari di lavorazione, confezionamento, refrigerazione, ecc…; 3. investimenti diretti al miglioramento dell’effi cienza energetica ed ambientale, con impianti fotovoltaici; 4. acquisto di contenitori coibentati posti su camion con assemblato l’impianto frigorifero; 5. autoveicoli “VAN” dotati di coibentazione e gruppo frigorifero non amovibile dalla motrice; 6. spese per il miglioramento delle
condizioni d’igiene e sanitarie e dei sistemi di produzione; 7. acquisto di hardware e software dedicati ai processi produttivi; 8. spese di progettazione e direzione lavori.
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Telefono: 0545 84488 335 6060351 Giacomo 338 8918366 Marco Fax: 0545 84555 E-mail: info@fabosi.it Web: www.fabosi.it
Intervista allo chef Pasquale Palamaro
Il futuro della cucina marinara: tra materie prime tradizionali e innovazione tecnologica
Lo chef Pasquale Palamaro si defi nisce “cuoco di mare” o “cuoco pescatore”, traendo proprio dal mare la principale ispirazione per le sue creazioni. PASQUALE PALAMARO è uno straordinario chef a cui, nel 2013, Michelin ha assegnato una stella, riconoscendo la sua arte in cucina e il suo pregevole lavoro presso Indaco, il ristorante dell’Albergo della Regina Isabella in cui lo chef di origini ischitane copre il ruolo di Executive Chef. La sua esperienza diretta con illustri chef del panorama italiano e internazionale gli è servita per esprimere al meglio i sapori e i colori della sua terra. Tiene fortemente alle sue origini e ai suoi luoghi, come a quelle ispirazioni del mare che, come ama ripetere sempre, rappresentano la principale ispirazione per i suoi menù. Non disdegna, però, la sana contaminazione tra materie prime e innovazione tecnologica, tanto da avvalersi del Cuomo Method®, ovvero il Pesciugatore® . Con questa avanzata attrezzatura Palamaro fi nalizza e lascia stagionare i suoi salumi di mare.
Oltre la curiosità da soddisfare, ci dice quanto sono buoni questi nuovi prodotti e qual è l’indice di gradimento dei clienti dopo l’assaggio?
«Ormai sono passati quasi quattro anni da quando ho riconosciuto la mia vera identità professionale, per cui mi defi nisco cuoco di mare o cuoco pescatore. Ed è proprio in questa fase di transizione professionale che ho iniziato a cucinare il pesce come se fosse la carne: e così sono nati anche i salumi di mare. Facendo riferimento al mio stile di cucina, uno dei piatti che lascia sempre stupiti i miei ospiti, sia per gusto che per fi losofi a, è Aculei di mare: un fi nto riccio che di riccio non ha
nulla, preparato con un mantecato di ricciola, cuore di limone salato, basilico e salsa di mozzarella. L’idea di riprodurre un simile riccio nasce quando viene imposto il divieto di poter pescare i ricci nel nostro mare di Ischia, per via della salvaguardia dei fondali marini. Provvedimento da me pienamente condiviso».
Palamaro ama molto la ricerca di nuove tecniche di cucina da utilizzare con le materie prime dei nostri mari e il suo obiettivo principale è quello di raccontare il ricco giacimento del Meridione d’Italia attraverso i suoi piatti. Presta molta attenzione anche alla presentazione dei piatti. È giusto valorizzare il cibo alla vista e al palato, ma è ancor più giusto se il cibo fa bene alla salute. Lei è molto attento a questo aspetto, vero?
«Ormai, con l’evoluzione gastronomica del nuovo millennio, tutti sappiamo che si mangia prima con gli occhi e poi con la bocca, e la tecnica ci aiuta tantissimo a realizzare vere e proprie opere d’arte. Ma gli occhi hanno un limite ed è quello di non donare il piacere a tutto il corpo tramite il gusto, avvenimento che accade solo quando mangiamo qualcosa di veramente buono. A mio avviso il buono sta solo nell’eccellenza e nella freschezza del prodotto, quindi la tecnica deve essere sempre a servizio della materia prima per esaltarne il gusto, mai viceversa».
Usando il Cuomo Method®, inventore di questo dispositivo intelligente per la cura e la maturazione del pesce a pH controllato, che utilizza metodi naturali senza l’aggiunta di chimica artifi ciale, all’avanguardia per l’affumicatura e la preparazione dei salami di mare, anche cotti a bassa temperatura o sottovuoto, come la mortadella e il prosciutto di tonno o le soppressata di ricciola e la ‘nduja di spigola, Palamaro ha studiato, applicato e messo su un’interessante offerta di salumeria ittica. Tra i prodotti che sta realizzando con il suo estro creativo, ci presenta quelli che preferisce di più?
«Non pensavo che questa mia scelta professionale di vivere il mare
Pasquale Palamaro è l’executive chef di Indaco, il ristorante dell’Albergo della Regina Isabella, noto indirizzo e meta glamour fondato da Angelo Rizzoli negli anni ‘50, sito nell’incantevole borgo di Lacco Ameno.
«Non pensavo che questa mia scelta professionale di vivere il mare a 360 gradi mi facesse diventare un norcino del mare, ma devo confessare che mi stimola molto questo progetto, anche perché ho trovato nel gruppo della Stagionello e con il Metodo Cuomo lo stesso spirito e stimolo. Salamella DolceMare, ‘Nduja di spigola, Lonza di morone e Bresaola di tonno sono prodotti veramente particolari che valgono il viaggio»
a 360 gradi mi facesse diventare un norcino del mare, ma devo confessare che mi stimola molto questo progetto, anche perché ho trovato nel gruppo della Stagionello e con il Metodo Cuomo lo stesso spirito e stimolo. Tra la vasta gamma di prodotti che ho preparato, quelli che mi hanno particolarmente stupito sono stati: Salamella DolceMare, ‘Nduja di spigola, Lonza di morone e Bresaola di tonno. Prodotti veramente particolari che, come ho detto alle persone dopo aver provato nel mondo alcuni ristoranti e gastronomie, vale il viaggio per provarli…. e questa volta lo dico per i miei salumi».
Lo chef Palamaro, come il Cuomo Method®, sposano la fi losofi a che ha come suo obiettivo la tutela e l’incentivazione delle produzioni e dei consumi di alimenti tipici e tradizionali. Grazie all’esperienza di Palamaro nello scegliere la materia prima e nel creare le adeguate ricette per ciascun prodotto, lo chef ha scelto il Pesciugatore® per completare l’affi namento dei salumi di mare: un dispositivo garantito, brevettato e prodotto al 100% in Italia, capace di realizzare produzioni ittiche di altissimo livello nutraceutico, oltre che di meravigliosa fattura e bontà, organolettica e di gusto. Secondo lei, visto che lo applica per le sue creazioni culinarie, questo metodo rappresenta il futuro per chi si occupa di cucina marinara?
«Beh, che dire!!! Di sicuro noi siamo ciò che mangiano, e questa frase ci deve tornare in mente ogni qualvolta ci apprestiamo a comprare alimenti o materia prima da trasformare in cibo. Di rifl esso, bisogna affi dare la materia prima a macchine evolute che la rispettino, tanto quanto è stato fatto quando ci siamo apprestati a comprarla. Per cui, sì. Confermo che il Metodo Cuomo, applicato dal dispositivo Pesciugatore®, aiuta a controllare e migliorare nelle loro caratteristiche organolettiche il prodotto fi nale di eccellenza».
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Identità Golose: 25-27 settembre 2021 “Costruire un nuovo futuro: il lavoro”
L’edizione numero sedici della grande kermesse dedicata ai protagonisti della cucina e della pasticceria d’autore sarà organizzata come di consueto a Milano, negli spazi del Mi.Co., durante un periodo insolito per il congresso che, fi n dal suo esordio, si è sempre tenuto nel primo trimestre dell’anno. Una scelta obbligata dalla necessità di pianifi care l’evento in sicurezza, senza rinunciare agli elementi che l’hanno sempre caratterizzato. Obiettivo sarà dare voce al mondo della ristorazione quando la pandemia che ha invaso le nostre vite avrà smesso – si spera e si prevede – di mordere, “per riscoprire nei ristoranti non solo luoghi in cui le relazioni possono avvenire in sicurezza, ma in cui talenti, professionalità ed eccellenze del territorio devono continuare ad essere coltivati e valorizzati”.
Per parlare e ricordare la grande bellezza dell’alta ristorazione abbiamo scelto il piatto dello chef Giuseppe Geraci del Modì Ristorante di Torregrotta, in provincia di Messina, “Alici, pomodoro e pani caliatu”. “L’idea di questo piatto nasce dalla voglia dello chef di raccontare il suo territorio, tradizioni e origini, ma soprattutto dalla necessità di eliminare il superfl uo per ripartire. Le alici marinate, infatti, sono un piatto che i pescatori preparavano per la facilità nel reperire gli ingredienti. La marinatura a secco delle alici è una tecnica che veniva utilizzata prima della diffusione del frigorifero e l’estratto di pomodoro a cui vengono accompagnate è la conserva siciliana per eccellenza. Il ‘pani caliatu’, invece, era il pane tipico delle isole Eolie, cibo quotidiano e ingrediente fondamentale di minestre, piatti di verdure, pietanze di pesce e carne. Lo chef lo utilizza perché il pane è storia, cultura, vita” (photo © instagram.com/identitagolose e @giuseppe_geraci_).
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SALENTO
Life DELFI: verso una convivenza tra delfi ni e pescatori
di Daniel Li Veli, Massimo Virgili, Rocco de Marco, Andrea Petetta, Guido Pietroluongo, Giorgia Corazzola, Federica Barbera e Alessandro Lucchetti
“Quando viene catturato, il delfi no, non appena si accorge di essere fi nito nelle maglie della rete, rimane fermo senza agitarsi; e per giunta è felice, perché si rimpinza senza alcuno sforzo con l’enorme quantità di pesci impigliati nella rete. Quando infi ne è in prossimità della terraferma, rosicchia la rete e ne sguscia fuori”. Così scriveva PLUTARCO nel suo trattato sull’intelligenza degli animali (De Sollertia Animalium, I-II d.C.), a testimonianza del fatto che le origini del confl itto tra attrezzi da pesca e cetacei risalgono probabilmente al primo tentativo dell’uomo di catturare un pesce tramite delle reti.
Ad oggi, le interazioni dei cetacei con le attività antropiche sono ampiamente documentate sia in letteratura scientifi ca che nei fatti di cronaca provenienti da gran parte delle marinerie italiane. In particolare, le attività antropiche rappresentano ogni anno la causa di morte nel 25% delle carcasse esaminate e il 38% di quelle in cui la causa di morte è stata determinata. La pesca professionale costituisce la principale minaccia antropogenica per un gran numero di specie di cetacei che popolano le nostre acque, dai piccoli delfi ni comuni (Delphinus delphis), ai grandi cetacei come i capodogli (Physeter macrocephalus).
Negli ultimi anni, il tursiope (Tursiops truncatus) è diventata la specie più coinvolta nelle interazioni con la pesca, probabilmente anche a causa del crescente depauperamento delle risorse ittiche che induce pescatori e delfi ni a condividere aree e risorse. Il
Coppia di tursiopi avvistati nelle acque dell’AMP Tavolara, Punta Coda Cavallo (photo © A. Fozzi).
Tursiopi nei pressi del sacco di una rete a strascico (photo © CNR-IRBIM).
tursiope è una delle specie di delfi ni maggiormente conosciute e studiate a livello mondiale, nota particolarmente per le capacità cognitive e di adattamento alle attività antropiche.
Questa specie infatti ha modifi cato le proprie abitudini comportamentali per sfruttare le nuove opportunità di alimentazione legate alle attività di pesca, portando a forme di interazioni “trofi che”, come il commensalismo e la depredazione. In buona sostanza, delfi ni e pesca-
tori possono essere considerati in
competizione per le stesse prede, in maniera diretta o indiretta, da cui entrambi dipendono.
Osservazioni di commensalismo sono ben documentate nella pesca con reti a traino (reti a strascico e reti volanti). Infatti, i delfi ni seguono le imbarcazioni in maniera opportunistica, approfi ttando del pesce che fugge dalle reti durante il traino o dal cosiddetto scarto di pesca (frazione del pescato che viene rigettata in mare dai pescatori poiché priva di interesse economico).
I delfi ni trovano un’ulteriore risorsa alimentare nei pesci impigliati negli attrezzi da pesca passivi, alle quali si avvicinano nell’intendo di depredarle.
Se da un lato la depredazione fornisce un’importante risorsa di foraggiamento per i delfi ni, il contatto con le reti li espone al rischio di rimanervi accidentalmente impigliati e catturati. Questo evento, chiamato by-catch (cattura accidentale di una specie non target) può portare alla morte immediata dell’animale per l’impossibilità di tornare in superfi cie e respirare.
Anche nel caso in cui l’animale riesca a liberarsi, questa interazione può portare a conseguenze letali o che vanno ad incidere negativamente sullo stato di salute dell’animale, come l’infi ammazione e l’infezione delle parti di cute avvolte dalle reti, l’ingestione involontaria di frammenti di rete che può provocare lesioni a livello di tratto gastrointestinale oppure lo strangolamento a livello laringeo da parte delle reti che impedisce all’animale di respirare.
Dal punto di vista del pescatore, invece, viene spesso imputata alle interazioni con i delfi ni una riduzione del pescato sia in termini di quantità che qualità. I delfi ni infatti possono ridurre i quantitativi di pescato, spaventando i pesci oppure rimuovendo o danneggiando il pesce catturato nelle reti, rendendolo di fatto non commerciabile. Inoltre, nel tentativo di rimuovere il pesce intrappolato, questi animali possono danneggiare gli attrezzi con i loro denti, con un ulteriore aggravio economico per il pescatore legato ai costi e tempi necessari per la riparazione dell’attrezzatura.
Tali interazioni confl ittuali sono sfociate negli ultimi anni anche in soluzioni estreme, come ad esempio il ferimento o l’uccisione volontaria dei delfi ni, quest’ultima verifi cata tramite l’esame necroscopico su delfi ni rinvenuti spiaggiati, o in meno cruente manifestazioni e scioperi, come avvenuto presso le marinerie eoliane nel 2017. In tale occasione, lo stato di agitazione dei pescatori è culminato in un’interrogazione parlamentare, in cui veniva richiesto di adottare soluzioni che garantissero sia la conservazione dei cetacei che la sostenibilità socio-economica del comparto peschereccio.
È proprio su questa tematica che nel gennaio 2020 ha preso il via il progetto Life DELFI (2020-2024; lifedelfi .eu), cofi nanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma
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Danneggiamento delle catture commerciali dovuto al fenomeno della depredazione.
Life per la conservazione di specie ed habitat a rischio.
La specie su cui si concentreranno maggiormente le attività di conservazione è proprio il tursiope, elencato negli allegati II e IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE), sebbene le azioni trasversali del progetto si estenderanno ad un vasto spettro di specie di cetacei, per i quali le interazioni con il mondo della pesca professionale rappresentano una minaccia per la conservazione.
La selezione delle aree di studio del progetto ha considerato sia il tasso di mortalità dei tursiopi che le diffi coltà sostenute dai pescatori come una priorità di intervento. Le zone così individuate comprendono le acque della Toscana meridionale, il Veneto, le acque costiere abruzzesi (Torre del Cerrano) e marchigiane, nonché della Penisola sorrentina (Campania), delle isole Egadi ed Eolie in Sicilia e dell’isola di Tavolara in Sardegna, insieme a diverse aree croate come Istria e Cres.
Prima di studiare e sperimentare soluzioni e strategie utili a limitare tali interazioni, la problematica è stata indagata area per area per caratterizzare quale attrezzo fosse più impattante o impattato, la frequenza d’interazione e la stagionalità. A tal proposito, un sondaggio preliminare ha coinvolto più di 200 pescatori attraverso interviste tramite questionari, confermando che la quasi totalità dei pescatori lamenta impatti negativi dovuti alla presenza dei delfi ni nelle aree di pesca. Di questi, più del 30% ha sottolineato come gli effetti più dannosi per la pesca siano la depredazione e il danneggiamento del pescato, mentre il 24% si è soffermato sugli attrezzi rovinati e il restante 13% si è focalizzato sul fenomeno dello sparpagliamento dei banchi di pesce. Nella maggior parte dei casi le stime dei danni sono nell’ordine di 1.000-5.000 euro annui, ma le perdite in alcuni casi possono raggiungere anche i 10.000 euro. Gli attrezzi da pesca maggiormente coinvolti sono le reti da posta (tramaglio e imbrocco), seguite dalle reti a strascico, le reti volanti e il cianciolo o lampara (reti a circuizione).
A seconda delle aree, del periodo e delle caratteristiche tecniche degli attrezzi, l’entità dell’impatto può variare notevolmente; ad esempio le interazioni fra delfi ni, reti volanti e reti a strascico rappresentano un problema quasi esclusivamente in centro-nord Adriatico.
L’uso di reti da posta e reti a circuizione può invece risultare problematico in altre aree italiane, come ad esempio il basso Tirreno e negli arcipelaghi siciliani. Pertanto, le soluzioni per ridurre le interferenze fra attrezzi da pesca e delfi ni non possono essere considerate univoche, ma vanno studiate in funzione delle realtà locali. Riguardo la stagionalità dell’interazione si è potuto constatare che sia costante durante tutto l’anno, con periodi di massima concentrazione focalizzati nei mesi primaverili ed estivi.
Un allarmante dato proviene dagli eventi di by-catch dove circa un terzo degli intervistati ha riportato di aver catturato almeno un delfi no durante la propria esperienza. Ciò è avvenuto nella maggior parte dei casi (77%) utilizzando delle reti da posta, come tramagli o reti ad imbrocco, e, in misura minore, con reti a strascico (19%) e le reti volanti (8%). Inoltre, nella maggioranza dei casi (> 50%) gli esemplari catturati sono stati rinvenuti morti al momento della salpa. Nel loro insieme, le azioni intraprese nell’ambito di Life DELFI per ridurre le interazioni fra delfi ni e pesca professionale sono riconducibili a tre categorie fondamentali: tecniche, sociali e gestionali.
Misure tecniche
Due tipologie di dispositivi di mitigazione verranno impiegate per scoraggiare l’avvicinamento dei delfi ni agli attrezzi e conseguentemente ridurre al minimo ogni forma di impatto negativo che ne potrebbe derivare da esso: 1. Pinger interattivi. Si tratta di dissuasori acustici di recente sviluppo, in grado di emanare impulsi sonori solo dopo aver acusticamente riconosciuto la presenza dei delfi ni nell’area di pesca. Questi dissuasori ad attivazione “intelligente” offrono il vantaggio di minimizzare eventuali fenomeni di “abituazione”, che nei pinger “tradizionali” (a emissione continua) ha portato al cosiddetto fenomeno del dinner bell (campanello per la cena). Di fatti, i tradizionali pinger sono risultati esser effi cienti solo per un breve periodo iniziale, al termine del quale i delfi ni dopo aver riconosciuto il suono emesso dai dispositivi non lo associano più come segnale d’allarme ma
come richiamo di cibo facilmente reperibile. Per questo motivo, il pinger a funzionamento interattivo ostacola il fenomeno del riconoscimento da parte dei cetacei e inoltre garantisce un minor inquinamento acustico introdotto nell’ambiente marino; 2. Lampade LED: l’utilizzo di lampade a LED come deterrenti visivi ha dimostrato ottime capacità di riduzione delle interazioni reti da posta-delfi ni in alcuni recenti studi condotti in Perù. Inoltre, questi strumenti vengono defi niti multi-taxa BRDs (By-catch
Reduction Devices), poiché un singolo dispositivo è in grado di ridurre simultaneamente la cattura accidentale di diverse categorie di specie protette (tartarughe marine, uccelli e mammiferi), ottimizzando lo sforzo e i costi necessari per il loro utilizzo.
In linea con le recenti raccomandazioni FAO per prevenire la cattura accidentale dei cetacei, verrà inoltre promosso il gear-switching (diversifi cazione della pesca), incentivando la diffusione e l’utilizzo di attrezzi meno impattanti e meno soggetti ad interazioni, come le nasse di ultima generazione diffuse nel precedente LIFE TartaLife, a sostituzione di attrezzi tradizionali considerati ad alto rischio per i delfi ni, come le reti da posta.
Misure socio-economiche
Le azioni di Life DELFI prevedono il forte coinvolgimento degli operatori del settore peschereccio in attività di formazione e nella transizione a un modello di pesca sostenibile, in associazione con campagne di sensibilizzazione e attività di citizenscience per coinvolgere attivamente un pubblico sempre più ampio nella difesa dell’ambiente marino. Gli obiettivi specifi ci di queste misure comprendono: - la creazione di sportelli informativi rivolti ai pescatori per incentivare attività economiche aggiuntive e alternative come il dolphin watching (avvistamento cetacei con escursioni in barca per turisti) e per supportarli nella
Tursiope catturato accidentalmente in un tramaglio, uno degli attrezzi da pesca maggiormente diff uso lungo le coste italiane (photo © progetto DELFI).
Principali risultati del sondaggio tramite questionari (209 intervistati)
Aree investigate (a), caratterizzazione delle modalità di interazione riportate dai pescatori (b), intensità delle interazioni su base stagionale (0= no interazioni; 4=molto frequenti; (c) eventi di by-catch riportati dai pescatori (68) che hanno catturato almeno una volta un delfi no, diversifi cati per attrezzo da pesca (d).
richiesta fondi per la transizione verso tecniche e attrezzi da pesca meno impattanti; - corsi di formazione per i pescatori sulle buone prassi da attuare in situazioni di emergenza legate alla cattura accidentale di cetacei durante le operazioni di pesca; - elaborazione di un codice di condotta responsabile attraverso un percorso partecipativo con i pescatori, che sarà propedeutico all’adozione di un marchio di qualità Dolphin safe; - sviluppo di una App per smartphone, al fine di includere il grande pubblico nel processo attivo di raccolta informazioni per il monitoraggio dei delfi ni; - istituire su scala nazionale una rete composta da squadre di primo soccorso che abbiano le competente per intervenire tempestivamente e saper gestire situazioni di emergenza come nel caso di delfi ni intrappolati in una rete.
I Partner del progetto Life DELFI
* CNR-IRBIM (coordinatore) * Comune di Favignana – Ente gestore dell’Area Marina Protetta “Isole Egadi” * Area Marina Protetta Punta Campanella * Consorzio di Gestione Area Marina Protetta Tavolara * Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” * Blue World Institute of Marine Research and Conservation (Croazia) * Filicudi Wild Life Conservation * Legambiente Onlus * Università di Padova – Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione * Università degli Studi di Siena – Dipartimento di Scienze fi siche, della terra e dell’ambiente
Misure gestionali
Le attività di ricerca e monitoraggio dei delfi ni condotte durante tutta la durata del progetto forniranno dati rilevanti per misure gestionali al fi ne della conservazione di specie di interesse comunitario e che assicurino una migliore convivenza tra questi animali e le attività di pesca attraverso:
• l’elaborazione di nuove linee guida e piani di gestione per i
siti Natura 2000, ovvero zone di protezione speciale create dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie identifi cati come prioritari dagli Stati Membri; • l’implementazione delle misu-
re di conservazione in siti di
recente designazione, come il
SIC IT3270025 “Adriatico Settentrionale Veneto - Delta del
Po”, sito interamente marino istituito per la tutela del tursiope e della tartaruga marina comune (Caretta caretta).
In conclusione, il fi ne principale del progetto Life DELFI è la riduzione delle interazioni dei delfi ni con le attività di pesca, con il duplice obiettivo di salvaguardare i mammiferi
Pinger interattivo che verrà impiegato nel progetto Life DELFI per prevenire l’avvicinamento dei delfi ni agli attrezzi da pesca. marini e limitare i danni economici subiti dai pescatori. In cinque anni di progetto le competenze scientifi che dei ricercatori, le competenze tecniche dello staff delle aree marine protette e l’esperienza diretta dei pescatori si interfacceranno e collaboreranno insieme per garantire soluzioni e alternative che possano tutelare gli interessi economici del settore pesca e quelli ecologici per l’ambiente marino. Saranno cinque anni di sviluppo tecnologico di dispositivi di mitigazione innovativi e di strategie alternative come il Dolphin Watching, il marchio Dolphin Safe e il Gear-Switching che mirano concretamente a superare una problematica che in Mediterraneo non può più esser rimandata.
Daniel Li Veli Massimo Virgili Rocco de Marco Andrea Petetta Guido Pietroluongo, Giorgia Corazzola Federica Barbera Alessandro Lucchetti
Squali e razze a rischio nel mondo
Meno 70% in cinquant’anni: un articolo sulla rivista Nature pone l’allerta sul rischio estinzione per tre quarti delle specie, cacciate per la carne, per le pinne, per l’olio di fegato, per le branchie oppure per la pesca ricreativa
di Roberto Villa
La diminuzione delle popolazioni a livello globale è stata superiore al 70% se confrontata col patrimonio censito negli anni ‘70 del secolo scorso, un declino che sta allarmando gli scienziati e cominciando a mobilitare i cittadini più attenti alla preservazione della biodiversità marina. Un articolo pubblicato a gennaio 2021 su NATURE da un gruppo di scienziati operanti in svariate aree del mondo1 ha evidenziato come
Numerose associazioni sono sorte negli ultimi decenni per sensibilizzare sul tema della salvaguardia di squali e razze. Shark Stewards ad esempio è un progetto non-profi t del californiano Earth Island Institute che ha come obiettivi l’eliminazione del commercio internazionale di pinne di squalo e lo sfruttamento delle specie di squali e razze per qualunque fi ne da parte dell’uomo (photo © sharkstewards.org).
In alto: esemplare di manta del monaco (Mobula Munkiana). È considerata la più acrobatica di tutto il genere Manta e può essere vista spesso eseguire salti mortali e capriole fi no a 3 metri sopra la superfi cie dell’oceano (photo © Jay Clue, www.diveninjaexpeditions.com). In basso: gli squali vengono cacciati in tutto il mondo principalmente per le loro pinne, considerate una prelibatezza soprattutto in alcuni Paesi asiatici, come Cina e Vietnam, dove la zuppa di pinne di squalo è un piatto servito in ristoranti di lusso o in occasione di importanti cerimonie. Le pinne vengono spesso tagliate in modo crudele con la pratica del “fi nning” e il resto dell’animale viene rigettato in mare perché la sua carne è considerata praticamente inutile (photo © www.stop-fi nning-eu.org). l’incremento di diciotto volte dei volumi di pesca dagli anni ‘70 ad oggi abbia determinato una contrazione assai signifi cativa nella presenza di predatori come squali e razze in mari ed oceani del pianeta, tanto da far considerare che ben tre specie su quattro delle trentuno prese in esame sono a rischio concreto di estinguersi nei prossimi anni secondo i criteri della Lista Rossa (Red List Index)2 promossi dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Lo squalo mako o mako pinna corta (Isurus oxyrinchus, RAFINESQUE) è stato recentemente classifi cato come specie in pericolo3 , mentre lo squalo alalunga noto anche come longimano o pinna bianca (Carcharhinus longimanus, POEY), il pesce martello maggiore (Sphyrna mokarran, RÜPPEL) e lo squalo martello smerlato (Sphyrna lewini, GRIFFITH & SMITH) sono inseriti tra le specie in pericolo critico4. Gli scienziati propongono pertanto di imporre limiti alla cattura di queste specie, al fi ne di favorirne la ripresa e non comprometterne l’insostituibile funzione ecologica negli ecosistemi marini ed oceanici.
Secondo NICHOLAS DULVY, professore alla Simon Fraser University nonché uno degli autori dello studio, «squali e razze sono giunti ad un livello di rischio estinzione incredibilmente alto, molto più in media delle specie di uccelli, mammiferi o anfi bi. L’eccessiva pressione operata dalla pesca su queste specie mette a rischio la salute dell’intero ecosistema ocea nico, nonché l’approvvigionamento alimentare di molte comunità costiere nei Paesi in via di sviluppo».
Squali e razze sono altamente vulnerabili all’incremento della pesca, poiché tendono a crescere lentamente, raggiungono una maturità sessuale tardiva e producono
una progenie poco numerosa. Vengono cacciati per la carne, per le pinne, per l’olio di fegato, per le branchie oppure per la pesca ricreativa.
In particolare, le branchie delle mante sono altamente ricercate nella medicina tradizionale asiatica: un
caso emblematico si è verifi cato negli anni ‘80 quando nel mare di Cortez o Golfo di California in Messico un’estensiva cattura di manta gigante (Mobula birostris, WALBAUM) e di diavolo di mare o manta mediterranea (Mobula mobular, BONNATERRE) per soddisfare il mercato dell’Estremo Oriente ha portato all’estinzione delle due specie nell’area, che la successiva legislazione messicana protettiva emessa come corsa ai ripari nei decenni successivi (2007) non è tuttavia riuscita a ribaltare. Tuttora non sono avvistati individui in quella porzione dell’Oceano Pacifi co, racchiusa tra la penisola della Bassa California e la terraferma messicana.
Oltre al Messico solo Indonesia, Perù e Filippine hanno emanato una legislazione di tutela delle mante mentre in molti altri Paesi le catture continuano.
Una raccolta fi rme europea fi no al 31 gennaio 2022 per bandire il commercio delle pinne
Numerose associazioni sono sorte negli ultimi decenni per sensibilizzare sul tema della salvaguardia di squali e razze.
Shark Stewards, ad esempio, ha come obiettivi l’eliminazione del commercio internazionale di pinne di squalo e lo sfruttamento delle specie di squali e razze per qualunque fi ne da parte dell’uomo (sharkstewards.org).
Manta Trust è un’organizzazione senza fi ni di lucro che si propone di difendere le mante e tutte le specie affi ni (www.mantatrust.org).
Un gruppo di cittadini europei sta raccogliendo fi rme per chiedere di estendere il regolamento Fins Naturally Attached all’esportazione, all’importazione e al transito in tutta l’Unione Europea di squali e razze. Sul sito della Commissione europea — europa.
eu/citizens-initiative/initiatives/
details/2020/000001_it, raggiungibile anche dalla pagina dei promotori www.stop-fi nning-eu.org/it — è in corso la raccolta delle fi rme, attiva sino al 31 gennaio 2022.
Sebbene l’asportazione delle pinne a bordo di navi dell’UE e nelle acque dell’UE sia vietata e gli squali debbano essere sbarcati con le pinne naturalmente attaccate al corpo, l’Unione Europea è infatti uno dei maggiori esportatori di pinne ed un importante centro di transito per il commercio mondiale di pinne.
Roberto Villa
Note
1. PACOUREAU N., RIGBY C.L.,
KYNE P.M. et al. (2021), Half a century of global decline in oceanic sharks and rays, Nature 589, 567–571, doi.org/10.1038/ s41586-020-03173-9 2. www.iucnredlist.org/assessment/ red-list-index. Per l’Italia è
attivo il Comitato nazionale con le liste rosse delle specie presenti sul territorio e nei mari italiani all’indirizzo: www.iucn.it/listerosse-italiane.php 3. Si defi nisce in pericolo secondo la IUCN una specie che soddisfa almeno uno dei seguenti criteri: riduzione della popolazione dell’ordine del 50-70%; deterioramento dell’ambiente ma in misura minore rispetto alla categoria in pericolo critico; dimensione della popolazione inferiore a 2.500 individui maturi, ma in declino o fortemente fl uttuante; popolazione al di sotto di 250 individui maturi; probabilità di estinzione di almeno il 20% nei prossimi 20 anni o cinque generazioni. 4. Si defi nisce in pericolo critico secondo la IUCN una specie che soddisfa almeno uno dei seguenti criteri: una riduzione della popolazione dell’80% osservata o stimata in base a precise metodiche nel corso di 10 anni o 3 generazioni; un areale abituale di attività inferiore ai 100 km² e in progressivo deterioramento; una popolazione stimata inferiore a 250 individui maturi, ma in declino o fortemente fl uttuante; una popolazione stimata inferiore ai 50 individui maturi; una probabilità di estinzione di almeno il 50% entro 10 anni o tre generazioni.
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