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Week-end A spasso per il Delta Josette Baverez Blanco
A spasso per il Delta
di Josette Baverez Blanco
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Fra le classiche gite primaverili, è mia consuetudine andare a salutare l’arrivo della stagione girovagando nel labirinto del Delta, là dove il Po sfocia nell’Adriatico. Una meravigliosa distesa d’acqua simile all’Olanda più che alla Camargue: in effetti siamo da uno a tre metri sotto il livello del mare e tutta la vita si adegua ai ritmi del fi ume e dell’acqua. 600 km di canali di scolo, 200 di canali di irrigazione, argini solidi, idrovore potenti, la natura va domata, protetta, resa produttiva e scoperta da chi ama girarla con qualsiasi mezzo, osservarla con interesse e curiosità, ascoltare il suo silenzio interrotto dai segreti canti e rumori della natura.
La morfologia di questo Delta, che totalizza circa 786 km2, è in continuo movimento. 160 sono di valli e lagune che formano il Delta più giovane nella regione veneta. Invece, più a sud, si estende quello più antico, ricordo di immensi acquitrini dove il grande fi ume fi niva la sua corsa nel Medioevo. Furono gli Estensi di Ferrara e lo Stato Pontifi cio a decidere, nel 1604, di effettuare un magistrale intervento sul ramo principale per paura che detriti e sedimenti riempissero la loro laguna. Lo spostarono verso nord e il paese Taglio di Po, sulla sponda destra del Po di Venezia (il ramo principale dei sette che compongono il Delta) testimonia nel nome e nella posizione quanto accadde.
Nel 1997 fu istituito il “Parco Regionale Veneto del Delta del Po”, nato per salvaguardare questo territorio straordinario ma fragile e favorire uno sviluppo sostenibile a vantaggio delle circa 75.000 persone che vi lavorano e abitano e del sempre crescente interesse turistico. Vero Eden per i birdwatcher che possono contem plare non meno di 370 specie di uccelli acquatici, stanziali o migratori, nel Delta fu creato anche
È possibile visitare il Parco del Delta del Po abbinando escursioni in bici con altre tipologie di visita e scoperta delle bellezze del territorio come ad esempio la Via delle Valli, pedalando lungo la Sacca degli Scardovari o percorrendo le strade arginali che costeggiano i diversi rami del Po (photo ©www.venetodeltapo.it).
In alto: allevamento di cozze nella Sacca di Scardovari (photo © www.remweb.it). In basso: la “fraìma” invernale (photo © www.genteveneta.it).
il “Giardino Botanico Litoraneo” di Porto Caleri. Percorrendo boschi, dune, spiagge, il tutto avvolto dal silenzio, si imbocca la “Via delle Valli”. Sembra tutto magico, irreale in questo paesaggio che pare statico e muto e che cambia invece all’improvviso, con un rifl esso di luce o il fruscio nei canneti di qualche uccello che si alza.
Il livello dell’acqua varia in base alle necessità e al periodo. Nelle valli, divise tra laghi e peschiere, si allevano in modo naturale anguille, acquadelle, branzini, cefali, orate e ghiozzi detti gò. In primavera e in estate, per richiamare il novellame, i vallicoltori fanno entrare acqua salata dalla laguna e catturare con i lavorieri le prede, “seminarle” e allevarle da uno a tre anni secondo la razza. In inverno si fa la raccolta o fraìma con rete fi sse o trasportate dalle correnti.
Vongole e cozze sono “l’oro” del Delta: questi frutti di mare sono sempre stati spontanei nel Polesine ma da una cinquantina di anni l’allevamento si è evoluto. La Vongola verace della Sacca degli Scardovari, che si estende per circa 3200 ettari tra il Po di Tolle, il Po di Donzella e il Po di Gnocca, è nell’albo dei prodotti tradizionali italiani (PAT), mentre la Cozza di Scardovari ha conquistato la DOP.
Queste ricche lagune dove l’acqua dolce incontra quella salata, acque limpide esenti da attività industriali, sono luoghi ospitali per la coltivazione dei molluschi di cui l’Italia è diventata maggior produttore comunitario.
Stando sull’argine, non sono più i casoni tipici del Polesine che catturano il nostro sguardo ma decine di cavane su palafi tte. Sono capanne rosso mattone collegate alla terra ferma da un’obliqua passerella. Da qui partono ogni giorno i contadini del mare (si parla del più grande “orto” d’Italia), uomini e donne a bordo delle batane per la raccolta regolamentata dal Consorzio. Le cozze, appese a fi lari di pergolati, sono “vendemmiate” come grappoli d’uva mentre le vongole, nascoste nel fango, vengono scovate arando i fondali. Si tratta di un lavoro pesantissimo, da compiere immersi quasi fi no alla cintola, con un’imbragatura che trattiene la rasca, il rastrello con la rete, corredati da stivali, guanti, mute e cerate. Ogni anno si raccolgono circa 10.000 tonnellate di vongole e 5.000 di cozze, molluschi preziosi per l’economia del Delta.