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Attualità Nell’UE si mangia meno pesce e sempre più d’importazione Roberto Villa

Nell’UE si mangia meno pesce e sempre più d’importazione

Il calo dei consumi nell’ultimo biennio supera il 10% e l’autosuffi cienza dei 27 Paesi Membri scende al 33%

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di Roberto Villa

Il quadro non è affatto roseo per i produttori ittici comunitari: secondo il recente Finfi sh Study 20221 , stilato dall’associazione europea dei trasformatori e dei commercianti di pesce (AIPCE-CEP)2, rispetto all’anno precedente è stimato per il 2022 un calo del 7% dei prodotti ittici consumati dai cittadini dell’Unione Europea, per un volume complessivo Nel 2021 la produzione interna è stata di 3,5 milioni di tonnellate, a fronte di 9 milioni importati da Paesi Terzi, con un’esportazione di 2,39 milioni di tonnellate. Il salmone è il pesce più consumato nell’UE, per un volume di 1,41 milioni di tonnellate, il 99% delle quali importate

Tra i pesci a carne bianca (whitefi sh) il merluzzo nordico e il merluzzo d’Alaska sono le specie più importate, con 900.000 e 800.000 tonnellate rispettivamente, seguite dal nasello, con circa 550.000, dal merluzzo carbonaro, con 190.000, e da altre specie (scorfano, eglefi no, nasello australe), con circa 150.000 tonnellate complessive.

di 9,4 milioni di tonnellate di peso vivo, dato che va a sommarsi al calo del 4% registrato nel 2021 sull’anno 2020. Nel 2021 la produzione interna è stata di 3,5 milioni di tonnellate, a fronte di 9 milioni importati da Paesi Terzi, con un’esportazione di 2,39 milioni di tonnellate ed un consumo interno di 10,1 milioni.

L’autosuffi cienza scende al 33%. Ridotto da 22,6 a 21,1 kg il consumo pro capite

Complice l’uscita del Regno Unito — sulle cui acque si sono combattute aspre battaglie sui diritti di pesca, in primis da parte della Francia — e, da ultimo, l’interferenza negativa della guerra russo-ucraina sulla disponibilità di pesce e derivati provenienti da quell’area geografi ca nonché sul prezzo dei carburanti, l’autosuffi cienza dei 27 Paesi Membri scenderà al 33%. Tuttavia, in questa cifra sono comprese le porzioni non edibili, se si considera unicamente la quantità atta al consumo si scende addirittura al 28%.

Dal 2006 sino al 2019 la dipendenza dall’estero di prodotto edibile si è collocata nell’intervallo 57 +/-2%, per salire nel 2020 al 65,4% e al 72% nel 2021, con una prospettiva ancora peggiorativa per il 2022.

Cala di ben 1,5 kg il consumo medio pro capite nell’Unione Europea

Calamari, totani, seppie, polpi sono le principali merceologie importate, per il 92% in forma congelata. Principali fornitori sono il Marocco, con il 19%, seguito da India e Perù con il 17% ciascuno.

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Il salmone è il pesce più consumato nell’UE, per un volume di 1,41 mln di tonnellate, il 99% delle quali importate, rappresentate da salmone fresco intero per il 74%, da fi letti congelati per il 12% e da fi letti freschi per l’11%.

nell’ultimo anno. Tale dato corrispondeva dai 24 ai 25 kg a testa nel periodo 2014-2019, sceso poi a 23,6 kg nel 2020 (post Brexit), a 22,6 kg nel 2021 e per il 2022 ci si attende si attesti a 21,6 kg.

I trattati per le importazioni agevolate

Con Norvegia ed Islanda vige un regime di scambio preferenziale, il cui rinnovo è previsto per prolungare l’attuale termine del 31 ottobre 2022 su alcune tariffe, inclusi i prodotti pronti al consumo. L’Unione ed il Regno Unito hanno stabilito un accordo commerciale alla fi ne del 2020, che prevede l’azzeramento delle tariffe doganali purché i prodotti ittici siano interamente ottenuti da uno dei due contraenti. Col Giappone è in vigore dal febbraio 2019 un accordo di partenariato economico che include anche le specie ittiche. L’accordo con il Vietnam, operativo dall’agosto 2020, ha ridotto all’1% le tariffe doganali per i prodotti provenienti dal paese asiatico.

Le specie interessate dall’importazione

Tra i pesci a carne bianca (whitefi sh) il merluzzo nordico e il merluzzo d’Alaska sono le specie più importate, con 900.000 e 800.000 tonnellate rispettivamente, seguite dal nasello con circa 550.000, dal merluzzo carbonaro con 190.000 e da altre specie (scorfano, eglefi no, nasello australe) con circa 150.000 tonnellate complessive.

Il tasso di importazione varia tra il 70% ed il 100%: infatti, nel 2021, il pescato di tutte queste specie nelle acque europee è stato di appena 166.000 tonnellate, in calo del 37% rispetto al 2020. Cina (407.000 tonnellate, –9% sul 2020), Stati Uniti (374.000 tonnellate, –14% sul 2020), Russia (367.000 tonnellate, +18% sul 2020) e Islanda (308.000 tonnellate, +12%) sono stati i principali fornitori.

Il salmone è il pesce più consumato nell’Unione Europea, per un volume di 1,41 milioni di tonnellate il 99% delle quali sono importate, rappresentate da salmone fresco intero per il 74%, da fi letti congelati per il 12% e da fi letti freschi per l’11%. Il 79% delle importazioni (1,1 milioni di tonnellate) proviene dalla Norvegia, l’indotto in termini di posti di lavoro creato nell’UE è superiore a quello nel Paese di allevamento, in particolare in Svezia, Danimarca e Polonia che costituiscono i paesi di ingresso comunitario e di lavorazione per la distribuzione in tutto il territorio europeo. Il secondo Paese di origine è il Regno Unito, col 7% (98.000 tonnellate), seguito in terza posizione dalle isole Fær Øer con il 4% (56.000 tonnellate).

Il tonno ha visto una tendenza calante nel 2021, con 1,27 milioni di tonnellate per il 96% originate fuori dall’Unione, costituite per la maggior parte da tonnetto striato e da tonno pinna gialla. Il volume pescato dalla fl otta comunitaria è pari a 500.000 tonnellate, delle quali solo 57.000 sono sbarcate nell’Unione, con Spagna, Francia e Italia maggiori produttori. Circa il 90% del pescato dalla fl otta europea è sbarcato nei porti vicini alle regioni di cattura nell’Africa occidentale (Costa d’Avorio, Ghana) e nell’Oceano Indiano (Seychelles, Mauritius, Madagascar) dove viene lavorato ed importato nell’UE a regime tariffario agevolato. Il principale fornitore estero nel 2021 è stato l’Ecuador con il 23% (280.000 tonnellate) grazie ad un accordo di libero scambio, seguito dalla Papua Nuova Guinea con il 9% (109.500) e dalla Cina con l’8% (97.000). Il 40% del tonno importato è inscatolato, il 35% è costituito da fi letti per la lavorazione.

Lo sgombro ha visto volumi in discesa nel 2021 pari a 379.000 tonnellate, delle quali la metà circa oggetto di importazione entro i confi ni comunitari. Regno Unito con il 31% (59.500 tonnellate), Islanda con il 19% (36.500) e Norvegia con il 18% (34.500) sono stati i principali fornitori di questa specie pelagica. Il 69% delle importazioni è rappresentato da pesci interi congelati, solo il 16% da fi letti congelati.

L’aringa si è contratta in volume rispetto al 2020, con 813.000 tonnellate sul mercato interno delle quali 352.000 importate (43%). La Norvegia copre da sola il 77% del commercio verso l’UE (273.000 tonnellate), seguita dall’Islanda con il 12% (42.000) e dal Regno Unito con il 5% (18.000).

L’acciuga, pur con volumi bassi, ha aumentato le importazioni nell’Unione Europea: delle 56.000 tonnellate solo 9.000 (il 16%) vengono da Paesi non Membri: Marocco per il 60%, Argentina per il 20%, Perù per il 10%.

La sardina che viene da mercati extra-UE ha riguardato nel 2021 circa 92.000 tonnellate, in calo del 10% sul 2020: 91% dal Marocco, 7% dal Regno Unito, l’1% dalla Mauritania. Tuttavia questa specie è ampiamente pescata nei mari dell’Unione con oltre 150.000 tonnellate.

Per l’orata nel 2021 i volumi nell’Unione sono stati pari a 150.000 tonnellate, 51.000 (34%) delle quali importate da Turchia per l’86%, Albania per il 5% e Marocco per il 4%.

Il branzino ha visto un mercato nel 2021 pari a 120.000 tonnellate, delle quali solo 26.000 provenienti da fuori UE (per il 97% dalla Turchia). La platessa è invece originata per oltre il 72% dalle acque comunitarie, con una produzione interna pari a 35.000 tonnellate a fronte di una quota ammessa di 90.000, il restante arriva dal Regno Unito (5.600), dall’Islanda (4.900) e dalla Russia (2.500).

Il pangasio è originato per il 100% dal Vietnam e nel 2021 ha registrato importazioni per 133.000 tonnellate nel 2021, anche la tilapia condivide la totalità delle importazioni rispetto al consumo interno, con 33.000 tonnellate originate da Cina per l’82%, Indonesia per l’8% e dal Vietnam per il 7%.

Il persico africano è stato anch’esso oggetto di importazioni per il 100%, con volumi nel 2021 pari a 30.000 tonnellate da Tanzania per il 60%, Uganda per il 30% e dal Kenya per il 5%.

I gamberi nel 2021 hanno registrato una tendenza alla crescita dei volumi per 863.000 tonnellate, il 99% delle quali da Paesi Terzi, con l’Ecuador primo fornitore con il 21% (mazzancolla tropicale allevata), seguito dalla Groenlandia con il 13% (gamberetto boreale), dall’Argentina con il 12% (gambero rosso argentino), dal Vietnam con l’11% (mazzancolla tropicale e gambero gigante indopacifi co) e dall’India con il 9% (mazzancolla tropicale e gambero gigante indopacifi co).

I cefalopodi hanno segnato un 2021 in ripresa rispetto all’anno precedente, con 533.000 tonnellate importate nel mercato interno alle quali si aggiungono circa 200.000 tonnellate pescate dalla fl otta comunitaria. Calamari, totani, seppie, polpi sono le principali merceologie importate, per il 92% in forma congelata. Principali fornitori sono il Marocco, con il 19%, seguito da India e Perù, con il 17% ciascuno.

Roberto Villa

Note

1. www.aipce-cep.org/wp-content/ uploads/2022/09/Finfi sh-Study2022-fi nal.pdf 2. AIPCE (EU Fish Processors and

Traders Association) e CEP (European Federation of National

Organizations of Importers and

Exporters of Fish) comprendono 19 associazioni nazionali e 3 associazioni di paesi terzi, per un totale di 3.300 imprese e 116.000 occupati ed un fatturato di 31 miliardi di euro.

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