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Storie di acquacoltura Vallicoltura, biologica per natura Chiara R. Zaccaroni

Vallicoltura, biologica per natura

di Chiara R. Zaccaroni

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Per questo appuntamento con “Storie di acquacoltura sostenibile”, la rubrica creata in collaborazione con API, l’Associazione Piscicoltori Italiani, abbiamo incontrato OLIVER MARTINI, AD delle due aziende agricole Valle Cà Zuliani e Valle Pierimpiè, per parlare di vallicoltura: la tradizionale gestione della laguna legata all’acquacoltura sostenibile estensiva che ha contribuito, fi n dall’epoca romana, a conservare l’unicità di questi singolari ecosistemi, preservandoli. Sono circa una quarantina le aziende in Italia che si occupano di vallicoltura, gestendo attivamente un territorio umido che occupa una superfi cie di 22.000 ettari, sul totale di 77.000 ettari di laguna che da Grado al Delta del Po caratterizza la costa adriatica. Le specie allevate, con un ciclo di produzione che va dai 2 ai 7 anni, sono principalmente quattro (orate, branzini, cefali e anguille) e sono delle eccellenze tra i prodotti ittici italiani grazie ad un’alimentazione naturale che non prevede mangimi e la libertà

Intervista a Oliver Martini, consigliere API e AD delle due aziende agricole Valle Cà Zuliani e Valle Pierimpiè, che ci parla del presente, preoccupante, dell’acquacoltura italiana ed in particolare del suo settore, la vallicoltura. Un’attività storica fondamentale per la corretta gestione e tutela del territorio nel quale si svolge e dalla quale si ottiene un prodotto naturalmente biologico, sostenibile e tipico. Da difendere e promuovere!

di muoversi e crescere in un contesto che è gestito dall’uomo solo per mantenere le migliori condizioni di ecosistema per ogni specie.

L’intervista a Oliver Martini non è casuale: Valle Cà Zuliani è infatti fra i leader delle aziende impegnate in vallicoltura e nell’allevamento di avannotti e, già dagli anni ‘80, si è distinta per la capacità di anticipare i tempi comprendendo in quale direzione era necessario che l’allevamento di avannotti andasse, attraverso un lavoro di analisi che garantisse la salubrità di ogni animale, certifi candolo in ogni sua fase. Elemento questo che ha distinto e sostenuto la crescita aziendale, consolidandola sul mercato. Per questo forse è la persona migliore per comprendere il momento storico che l’acquacoltura, e nello specifi co la vallicoltura, sta affrontando. «Oggi le aziende del comparto acquicolo stanno soffrendo tutte: sia le aziende che si occupano di allevamento intensivo in vasca o in gabbie a mare, sia quelle impegnate nella vallicoltura, che basano la loro economia su produzioni ridicole rispetto ai numeri degli altri allevamenti» mi spiega Oliver Martini.

Quali sono i costi a cui è sottoposta la vallicoltura e come avete affrontato gli ultimi mesi?

«La vallicoltura è una produzione, se così la vogliamo defi nire, oramai romantica, perché, se una volta producevamo 180 kg di pesce per ettaro, oggi, a causa degli uccelli ittiofagi, ne produciamo solo 50/60 kg/ha. Stiamo parlando quindi di un’attività legata a due fattori principali: l’ambiente e la passione dei vallicoltori che la tengono in vita per attività venatorie o turistiche e per l’attività storica, quale è appunto la pesca. In vallicoltura gestiamo ambienti naturali che sono molto vasti e quando parlo di gestione del territorio intendo che le valli si estendono per centinaia di ettari che richiedono di essere seguiti: gli ambienti vallivi sono confi nati dentro ad argini che hanno bisogno di avere una circolazione forzata dell’acqua per evitare — soprattutto in estate — che diventino stagnanti e si trasformino in paludi.

In Polesine, invece, le valli si trovano un metro sotto al livello del mare e tutta l’acqua che entra dagli argini per caduta deve essere poi pompata all’esterno. Per questo il costo energetico incide in maniera molto più signifi cativa sull’attività di vallicoltura. Se si considera che già prima del confl itto russo-ucraino questi costi non erano ammortizzati dalla produzione, ora che sono triplicati lo sono ancora meno.

Questi aumenti non solo mettono a repentaglio la nostra attività ma anche il futuro ambientale delle nostre valli che rappresentano circa un terzo dell’intero territorio lagunare. Sono tutte zone chiuse che hanno bisogno di gestione attiva attraverso il costante intervento dell’uomo. Non essendo lagune aperte — dove l’acqua entra ed esce a seconda delle maree — è sempre l’uomo che coordina l’equilibrio tra acque dolci e acque salate, la circolazione d’acqua per i ricambi e in ultimo tutta la preparazione del fondo scavando i canali e gli argini per far sì che l’acqua percorra delle vie preferenziali lungo un percorso che permetta di diffondersi su tutta la superfi cie di circa 350/400 ettari. Per questo motivo, quindi, per noi vallicoltori questi aumenti energetici hanno inciso e pesato moltissimo, fi no a compromettere l’ecosistema in cui questa forma di acquacoltura sussiste.

Oliver Martini, consigliere dell’Associazione Piscicoltori Italiani e AD delle due aziende agricole Valle Cà Zuliani e Valle Pierimpiè.

Lo stabilimento di vallicoltura tradizionale di Pila di Porto Tolle (RO), nel quale l’allevamento di specie pregiate come orate e branzini si combina con la cura dell’ecosistema vallivo e la cultura della pesca nel lavoriero.

Dall’altra parte, negli allevamenti intensivi, dove il costo energetico è meno infl uente, l’aumento del costo del mangime non è stato compensato in modo adeguato da un rialzo dei prezzi da parte della GDO, anche se comprendiamo che anche loro hanno le loro problematiche da affrontare, a partire da una diminuzione della spesa da parte degli acquirenti che si trovano a dover fare i conti con un aumento generalizzato del costo della vita. Stiamo così rischiando insomma di essere risucchiati in una spirale dove i consumi si contraggono e di conseguenza gli allevatori, non potendo ridurre gli stock, devono alimentare il pesce, che va fuori pezzatura e dovrà essere svenduto ad un prezzo già basso di partenza.

Quindi se dovessi fare una fotografi a della salute dell’acquacoltura italiana e gli dovessi dare un colore tra il verde, il giallo e il rosso, ti direi che oggi stiamo andando decisamente verso il rosso, e quindi la situazione è preoccupante». Partendo dalla capacità di Valle Cà Zuliani di anticipare i tempi — e visto anche il tuo ruolo in API come consigliere — come pensi sia possibile superare questo diffi cile momento storico?

«Valle Cà Zuliani è stata tra le prime aziende a investire nella produzione di avannotteria negli anni ‘80 con alti e bassi, successi e anche grandi insuccessi. Nel tempo abbiamo acquisito credibilità anche a livello europeo ma credo che in questo momento sia indispensabile ripristinare la tranquillità economica che è venuta a mancare in seguito all’esponenziale aumento dei costi energetici degli ultimi mesi.

Noi imprenditori siamo abituati per defi nizione ad investire sul futuro e io sarei pronto fi n da subito a rilanciare come ho già fatto in passato, ma in queste condizioni c’è il rischio di fare un salto nel vuoto. Un salto verso un mercato attualmente parecchio in diffi coltà. Ti faccio un esempio: io gestisco un’azienda che è tutto sommato piccola perché è al di sotto dei 10 milioni di fatturato annuo; la nostra sede amministrativa è all’interno del Gruppo Unigra, realtà ben diversa in termini di fatturato; ma anche qui l’aumento dei costi è stato tale da mettere in crisi anche la stabilità di aziende di queste dimensioni.

Per questo motivo sono convinto che questa crisi non possa durare, perché se è così in Italia, è così anche nel resto dei Paesi europei. Voglio pensare positivamente e, fi no alla fi ne dell’anno, attueremo una strategia di contenimento dei costi energetici in ogni area in cui sarà possibile ridurre i consumi. Siamo molto più attenti, ma, ripeto, nessun Paese può affrontare aumenti così elevati a lungo. Le aziende nel mondo non si possono fermare».

La trasformazione del prodotto può essere una soluzione per ridurre le giacenze degli allevatori e ottimizzare i costi?

«Partire in questo momento signifi ca fare grossi investimenti e potrebbe essere una scelta sbagliata perché si lavora di più per guadagnare di meno in competizione con Paesi

esteri che hanno costi di produzione del pesce intero molto più basso. Quindi saremo sempre svantaggiati da questo punto di vista. Valle Cà Zuliani, per fortuna, oggi non ha giacenze rilevanti e ciò rappresenta un vantaggio rispetto alle aziende che hanno un magazzino pieno a causa del calo delle vendite. Quando penso alla mia azienda, la cosa che più mi mette in diffi coltà se devo ragionare sui prossimi 6 mesi, è la produzione degli avannotti. È il momento in cui produciamo avannotti che saranno venduti ai clienti in marzo, aprile e maggio. Ma come facciamo ora a fare una previsione di semina per il prossimo anno? Se gli allevatori il prossimo anno non avranno liberato gli impianti a mare a chi li vendiamo gli avannotti? E quando raddoppieranno la biomassa? Non ti nascondo che siamo molto preoccupati perché la situazione è diffi cile per tutti».

La conversione energetica al fotovoltaico può essere una soluzione per l’abbattimento dei costi?

«La nostra avannotteria di Pila (RO) è già completamente convertita, produciamo circa mezzo megawatt, lo consumiamo tutto e non è suffi ciente. Ci stiamo avvicinando ad un nuovo progetto molto importante per mettere l’azienda in sicurezza con una struttura completamente amovibile e integrata nell’ambiente a servizio delle utenze necessarie alla corretta gestione ambientale, sfruttando energia rinnovabile. Questo sarebbe un bellissimo progetto da realizzare per noi ma richiederà l’approvazione della Regione e sarà un processo lungo. Altre forme di produzione di energia nelle valli non ce ne sono: a Monfalcone (GO) abbiamo ancora tanti tetti disponibili per lo sviluppo di impianti fotovoltaici, ma questi impianti sono molto convenienti se l’energia la consumi e oggi in questo stabilimento stiamo andando a scartamento ridotto; quindi, siamo un po’ meno lanciati nell’investimento».

Come vi stanno supportando le Regioni?

«Io ho le aziende in due regioni: in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia. Negli impianti di vallicoltura tradizionale il pesce viene pescato a mano con l’uso di reti con sistemi tradizionali.

La Regione Veneto devo dire che ci avrebbe potuto supportare di più per quello che riguarda la vallicoltura estensiva soprattutto per quello che riguarda la gestione e la difesa da parte degli uccelli ittiofagi, spero però che le relazioni e il percorso intrapreso quest’anno ci conducano alla realizzazione di progetti utili per le nostre aziende. In Regione, abbiamo trovato persone preparate che conoscono bene le nostre realtà e che grazie a questo possono aiutarci concretamente. I Fondi europei per le zone umide ci sarebbero sia per far fronte alla predazione degli uccelli ittiofagi — che creano danni, solo nella mia azienda, per 280.000 euro annui — che per la gestione ambientale dei territori vallivi. Mi spiego meglio: noi vallicoltori non chiediamo delle sovvenzioni d’emblée perché abbiamo l’azienda in un bel territorio ma, se un vallicoltore dimostra di essere un bravo gestore del territorio attraverso le semine, l’impiego di personale locale, un consumo energetico congruo con i lavori dichiarati, l’utilizzo di mezzi propri quali chiatte e macchinari

I prodotti ittici di Valle Ca’ Zuliani sono commercializzati in GDO o venduti ad aziende di commercio e ai mercati generali.

per lavorare fondali e argini… beh, credo sia giusto che questo vallicoltore riceva un contributo per la gestione ambientale, così come avviene per gli agricoltori. Anche considerando che abbiamo un impatto ambientale inferiore rispetto a questi ultimi.

Quindi occorre che le Regioni ci aiutino a gestire le diverse problematiche del territorio in maniera seria e programmatica, attraverso strumenti legislativi già esistenti. Perché intorno alle valli c’è un’economia che permette ad intere famiglie di vivere e, se non si trovano soluzioni, sarà l’intero comparto a non poter sussistere più».

API come sostiene i vallicoltori?

«API, grazie al lavoro di PIER

ANTONIO SALVADOR e ANDREA FABRIS e anche alla mia presenza nel consiglio direttivo, negli ultimi anni ha sviluppato una sensibilità diversa nei confronti dei vallicoltori perché avere all’interno della compagine una coltura così sostenibile, biologica e completamente integrata con l’ambiente è un bel biglietto da visita per l’Italia.

API originariamente è nata a supporto delle sole attività di troticoltura, includendo nel corso degli anni la maricoltura e la vallicoltura. Noi vallicoltori siamo una categoria particolare perché abbiamo sempre fatto tutto da soli senza coltivare l’associazionismo, ma è grazie all’aiuto di API e alla sua forza che stiamo lavorando al riconoscimento di Fondi sia per la gestione ambientale che per la mancata produzione dovuta alle predazioni degli uccelli ittiofagi oltre ovviamente a fi nanziamenti per nuovi investimenti».

I vallicoltori si possono unire per avere più forza nel dialogo con le Regioni?

«In API e in Confagricoltura rappresento i vallicoltori, noi gestiamo un grandissimo territorio ma

Chi è API, l’Associazione Piscicoltori Italiani

API, che non ha fi ni di lucro, si propone come scopo la tutela, lo sviluppo ed il consolidamento di tutte le attività di allevamento ittico sia in acque interne che in acque marine e salmastre. Pertanto promuove tutti gli interventi in campo economico, scientifi co, tecnico, assicurativo, professionale, sindacale e legale che sono necessari per conseguire tale obiettivo. L’assistenza in campo economico vuole incontrare le esigenze degli allevatori sulle possibilità di ottimizzazione delle proprie risorse, ed eventuali opportunità di fi nanziamenti pubblici.

L’interesse dell’API in campo scientifi co si concretizza attraverso la collaborazione con le diverse istituzioni scientifi che per arricchire le conoscenze da mettere a disposizione delle aziende, sia per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche che per l’eventuale assistenza veterinaria da fornire agli associati.

La competenza e la professionalità dei consulenti sono caratteristiche che l’Associazione Piscicoltori Italiani ritiene necessarie per garantire agli associati un’adeguata assistenza.

In campo sindacale e legale, API si impone come obiettivo un rapporto sempre più stretto con le istituzioni e gli organismi territoriali competenti in materia di acquacoltura concertando le esigenze istituzionali e quelle degli acquacoltori.

>> Link: www.acquacoltura.org

abbiamo produzioni piccole rispetto ai grandi numeri di acquacoltura e maricoltura. Non abbiamo quindi un peso commerciale rilevante e, conseguentemente, non siamo in competizione con gli altri acquacoltori perché produciamo solo qualche quintale di pesce esclusivamente nel periodo di pesca, che va da novembre a gennaio. Non abbiamo un peso politico e produttivo che sposta degli equilibri ma siamo gestori dell’ambiente nel senso della sua tutela che producono qualcosa di autoctono, biologico, sostenibile e tipico del territorio, in forma di piccola eccellenza».

Chiara R. Zaccaroni

Valle Ca’ Zuliani Soc. Agr.

Sede Legale: Via Gradizza 9/B 47017 Conselice (RA) Telefono: 0545 989507 E-mail: oliver.martini@vallecazuliani.it vallecazuliani@vallecazuliani.it

Panapesca, una nuova confezione di vongole del Pacifi co con il logo di Friend of the Sea® si aggiunge nei banchi freezer dei supermercati

Panapesca ha ricevuto da Friend of the Sea® la certifi cazione di Acquacoltura sostenibile per la sua vongola Meretrix meretrix, questo il nome scientifi co della specie. L’azienda di Montecatini, che da cinquant’anni è operativa nella lavorazione, commercializzazione e distribuzione di prodotti ittici, ha dimostrato non solo di allevare la vongola del Pacifi co garantendo la massima qualità e sicurezza del prodotto, ma anche assicurando il dovuto rispetto per l’ambiente, secondo uno sviluppo sostenibile, e per la responsabilità sociale. Grazie all’attenzione e professionalità del suo staff operante in oltre 50 Paesi del mondo, Panapesca porta direttamente dal mare alla tavola una vasta gamma di prodotti a base di pesce provenienti dalle più prestigiose zone del pianeta. In un’ottica di espansione, infatti, Panapesca ha realizzato acquisizioni importanti nel corso degli anni che le hanno permesso di diventare un’azienda di riferimento nell’ittico surgelato. Le sue strutture produttive in Italia, Thailandia e Marocco, ognuna con le sue specializzazioni, sviluppano vendite per 22.500 tonnellate all’anno. «Qualità, sostenibilità, sicurezza ed effi cienza sono i pilastri dell’azienda. Grazie ad essi Panapesca ha ottenuto il riconoscimento dei più alti standard in materia di qualità e igiene alimentare ai quali si aggiunge oggi la certifi cazione Friend of the Sea®. Siamo molto orgogliosi di poter esibire il logo sulle nostre confezioni di vongole del Pacifi co», ha commentato l’AD Fabrizio Paesini.

Fondato nel 2008 da Paolo Bray, Friend of the Sea® è diventato lo standard di certifi cazione leader per prodotti e servizi che rispettano e proteggono l’ecosistema marino. La certifi cazione premia le pratiche sostenibili nei settori della pesca e dell’acquacoltura ed è un riferimento per i consumatori che, riconoscendo i prodotti con il logo Friend of the Sea® possono compiere scelte alimentari consapevoli. Nello specifi co, il programma di certifi cazione sostenibile Friend of the Sea® per l’allevamento ittico fornisce uno schema di sviluppo dell’acquacoltura nel rispetto dell’ambiente e volto a minimizzare gli effetti negativi delle operazioni di tale pratica, come la distruzione degli habitat, l’inquinamento organico e chimico degli ecosistemi acquatici vicini, la trasmissione di malattie e parassiti alle popolazioni selvatiche.

>> Link: friendofthesea.org

La sostenibilita’ e’ un principio cardine di Aller Aqua

In Aller Aqua abbiamo abbracciato la sostenibilità, come un’opportunità per minimizzare l’impatto che l’acquacoltura ha sull’ambiente, ottimizzando al Siamo orgogliosi di far parte di un futuro sostenibile e supportiamo gli OBIETTIVI DI UNO SVILUPPO Abbiamo scelto quattro obiettivi su cui concentrarci:

PASSA A TROVARCI AD AQUAFARM 15 -16 FEBBRAIO 2023 HALL 5, STAND N. 62

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