Gli amici del fiume di Guia Risari - Estratto

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Guia Risari

«Il grande fiume scorre placido sotto i salici e le rive erbose. Ogni giorno insegna qualcosa: è la miglior lezione che si possa immaginare».

GLI AMICI DEL FIUME

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Guia Risari, laureata in filosofia morale, si è specializzata in studi ebraici moderni in Inghilterra e letteratura comparata in Francia. Ha lavorato come educatrice, lettrice, docente. Filosofa, scrittrice, traduttrice, è animata da un grande interesse per la pedagogia, l’intercultura, le pratiche terapeutiche. Ha ideato numerosi laboratori, corsi di scrittura e incontri di formazione che tiene regolarmente in scuole, biblioteche, festival. Ha pubblicato saggi, romanzi, poesie, testi surrealisti, libri per bambini in varie lingue. Una sua drammaturgia, La pietra e il bambino, è stata messa in scena da Teatro Gioco Vita.

Guia Risari

Gli amici del fiume è il suo primo romanzo con le Edizioni San Paolo. È un inno alla poesia, all’amicizia, alla natura. www.guiarisari.com

Illustrazione di copertina: Giulia Rossi Progetto grafico: Langue&Parole

R6N_118_amicidelfiume_cover.indd Tutte le pagine

€ 12,00

Gli amici del fiume

Sulle rive di un grande fiume, vivono tre amici: Adamo, un riccio timido e curioso; Nina, un’anatra spavalda che non sa nuotare né volare; Taddeo, una lepre convinta d’essere carnivora. Sono animali piccoli, fantasiosi e un po’ sconclusionati. Ogni giorno, una grande impresa li attende: arrivare in fondo all’arcobaleno per scoprire il vero tesoro; stringere amicizia con il Figlio del Vento; inseguire uno sciame di libellule fino a un Angolo di Paradiso; scoprire dove vive il Guardiano del Mare; affrontare un tremendo nubifragio… Ma, più di ogni cosa, amano comporre canti da intonare a squarciagola in un coro scombinato. Allora, provocano lo scompiglio nel bosco e si sentono invasi da un’ondata di felicità. Un racconto gioioso sulla meraviglia, la paura, il piacere di stare insieme. Una storia semplice e profonda; un omaggio a Il vento tra i salici di K. Grahame, al fiume, alle sue creature.

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Narrativa San Paolo Ragazzi l’avventura della mente e del cuore

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Illustrazioni di Giulia Rossi

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Progetto grafico e impaginazione: Langue&Parole, Milano Š EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2017 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) ISBN 978-88-215-9972-9

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«Perciò vivi davvero sul fiume? Che bella vita!» «Sul fiume, col fiume, sopra e dentro il fiume» disse il Topo. «Per me, lui è un fratello e una sorella, un parente zio, e un compagno, mi nutre e mi disseta, e (naturalmente) mi lava. È il mio mondo, e non ne voglio altri. Quel che lui non ha, non merita di essere cercato, e quel che lui non sa, non merita di essere conosciuto». Kenneth Grahame, Il vento tra i salici

Alle lunghe ore nel fiume che mi hanno permesso di ammirare foglie di mille colori, anatre, aironi, cormorani, il cielo cangiante e le acque luccicanti. G.R.

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Capitolo 1 La vita è un lungo fiume non sempre tranquillo

Il sole era appena sorto. Il cielo aveva perso da poco la notte, la grande falce della luna e il bagliore dorato delle stelle; giaceva ancora freddo e opalescente, quasi indeciso. Sembrava un enorme lenzuolo, steso sulla volta del bosco, che andava via via colorandosi dei toni più caldi: gialli, arancioni e verdi brillanti. Le foglie, inzuppate di rugiada, si agitavano alla brezza mattutina simili a piccole ali e nugoli sparsi di insetti si fiondavano sui fiori come bande di predoni. Una lumaca si arrampicò su uno spesso stelo, lasciando dietro di sé una scia umida e calda. Una ghiandaia lanciò il suo richiamo metallico, quasi un urlo di protesta, e si alzò in volo, perdendo una piuma. Era piccola, di un castano rossiccio con due strisce di un bell’azzurro picchiettato di nero. 11

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Adamo la contemplò con ammirazione e decise: “La conserverò assieme ai miei tesori”. Afferrò la piuma con delicatezza e si diresse a passo sicuro verso una grossa quercia nodosa. Tra le radici si apriva un passaggio che Adamo aveva dissimulato con delle foglie secche. Le spostò ed entrò in uno spazio angusto e asciutto. Lì custodiva la sua collezione: semi strani, castagne, sassolini colorati, conchiglie, gusci d’uovo, unghie di rapaci e persino una zanna di cinghiale. Per trasportarla lì dentro c’era voluto l’aiuto di Nina e Taddeo. Solo in tre, spingendo e tirando, trascinando e facendo rotolare il pezzo d’avorio, erano riusciti a farla arrivare nel suo nascondiglio. Ora Adamo passava in rassegna i suoi pezzi. Ognuno era un angolo di bosco; a ognuno era indissolubilmente legato un giorno, un momento indimenticabile, una piccola o grande avventura. “È un po’ la storia della mia vita” rifletté. Era un riccio giovane, ma molto posato; i suoi occhietti bruni brillavano di gentilezza e guizzavano di curiosità come due girini. La sua pelliccia spessa e lucente era ricoperta di lunghi aculei scuri e biondicci. Un colore mimetico. Quando si appiattiva, Adamo poteva sembrare un sasso, un pezzo di fango, un’ombra. Viveva da solo, ma amava la compagnia, e, tra tutti gli animali del bosco, prediligeva quella di Nina e di Taddeo. Erano loro i suoi migliori amici: un’anatra e una lepre. Be’, che male c’era? Anche se non erano belli come 12

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lui, anche se una aveva la coda a scopino e i piedi piatti, e l’altro la coda a batuffolo e le zampe da gatto, a lui non importava. Erano brutti, va bene, ridicoli anche, ma non per questo lui voleva loro meno bene. Nella vita bisognava andare al di là dell’aspetto estetico. Quando gli altri ricci lo prendevano in giro per le sue frequentazioni, lui taceva. Era molto permaloso e si chiudeva a palla, la testa contro il ventre e le zampine ripiegate. Questa era la sua risposta, il suo modo di dire: «Mi avete offeso, ferito, mortificato, per cui vi chiudo fuori dal mio mondo. Non vi vedo né vi sento. Non ci siete più». Poteva rimanere in quella posizione per ore. A quel punto, gli sberleffi e le risatine diventavano un semplice brusio che, con un piccolo sforzo d’immaginazione, potevano quasi sembrare la musica del fiume. Era il suo suono preferito. Quel canto liquido e regolare, quella voce fluida e armoniosa lo incantava. Adamo andava spesso sulla riva del fiume a pensare e a osservare le luci del giorno che si inseguivano, rimbalzavano e brillavano sul pelo dell’acqua. Il fiume per lui era anche un magnifico specchio, nel quale rimirare il volo degli uccelli, la danza delle nuvole, le grosse libellule azzurre e rosse e le loro traiettorie imprevedibili. Depositata la piuma di ghiandaia, Adamo uscì dal nascondiglio per andare al fiume. Avrebbe incontrato i suoi amici e quella mattina, sì proprio quella mattina, i tre avrebbero tentato qualcosa di nuovo e pericoloso. Lo avevano deciso da tempo e non si sarebbero tirati indietro. Quel giorno avrebbero imparato nuotare. 13

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«Coraggio, care, animo!» Adamo incitò le sue zampette e quelle si mossero più velocemente nella direzione del fiume. Non voleva certo essere l’ultimo ad arrivare. I tre amici si ritrovavano sempre in un punto preciso, dove l’acqua del fiume, per uno strano scherzo delle correnti, creava un mulinello gorgogliante con un sottile spruzzo. Lo chiamavano “Glu-glu” e quando erano piccoli lo temevano. Credevano che sotto ci fosse un grosso serpente d’acqua e che quegli schizzi corrispondessero ai suoi rantoli. Invece no, era solo un gioco d’acqua, una fontanella spontanea. Adamo scorse il profilo agile di Taddeo che se ne stava a scrutare l’orizzonte, seduto sulle zampe posteriori con le lunghe orecchie pronte a cogliere il più impercettibile brusio. Aveva grandi occhi dorati, Taddeo, due soli di mezzogiorno, a cui non sfuggiva niente. E un piccolo naso inquieto che frugava l’aria e la decifrava con sorprendente precisione. «Acc... il gufo ha catturato un altro topolino» poteva dire Taddeo, dopo aver fiutato attorno. Oppure: «Ragazzi, la biscia è entrata in un cespuglio». In quel momento, però, era così concentrato che non si accorse della presenza di Adamo e questi poté sentirlo ripetere: «Fllush... splash... shh... fluush». Adamo si schiarì la voce per non spaventare l’amico e gli chiese: «Cosa stai dicendo?» Come ipnotizzato, Taddeo seguitava a fissare il fiume. «Fllush... splash... shh... fluush». «Che?» insistette dolcemente Adamo.«Cosa dici?» 14

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Taddeo lo fissò con occhi sbarrati che non vedevano e rispose quasi in trance: «Il fiume. La sua lingua. La sto imparando...» «Sul serio?» replicò Adamo, trattenendo a stento una grossa risata. «Sì, finora sono riuscito a capire tre parole, forse quattro, ma non so ancora cosa significano». «No?» chiese Adamo. «Vediamo, di cosa può parlare il fiume?» e si mise a riflettere. «Di tutto...» rispose Taddeo, i cui occhi erano ancora persi nelle profondità dell’orizzonte. «Oppure di niente!» esclamò starnazzando Nina. Taddeo e Adamo fecero un salto e gridarono «Oh!» Nina ora sorrideva, gongolando. Era arrivata di soppiatto e si godeva le loro facce allibite. «Vi siete spaventati, eh?» Taddeo e Adamo annuirono un po’ vergognosi. «Sapete? Si chiama imboscata: è un’arte e io mi sono esercitata parecchio. Bisogna trattenere il fiato, il guizzare dei muscoli, persino il battito del cuore... Dovete prendere a modello l’aria immobile di un pomeriggio d’estate. Ed è fatta». Taddeo la fissò perplesso. Adamo invece era lievemente spazientito. «Sarà» ribatté secco. «Ma ci hai fatto prendere un colpo». Nina scompigliò le penne: «Scusate. Non volevo. È che sono così eccitata...» Taddeo la studiò. «Hai paura?» Nina non rispose. 15

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«Non dovresti. Lo sai che sei l’unica che sa nuotare». Nina nascose la testa sotto l’ala e prese a grattarsi convulsamente, poi puntò il becco verso Taddeo. «Sentite. È la millesima volta che ve lo dico. Io so fare un sacco di cose: scavare, arrampicarmi sugli alberi, trovare tane sotterranee, fare capriole, stare in equilibrio su un’ala, ma due cose non so fare: non so nuotare e non so volare. Potrà sembrar strano, ma è così». Adamo le appoggiò uno zampino sul piede palmato. «Coraggio. Non prendertela. Non è poi tanto grave». Poi si avvicinò alla riva del fiume e fissò l’acqua torbida. «C’è corrente, oggi, eh?» constatò con voce tremante. Taddeo gli si mise a fianco e annuì: «Parecchia corrente. Fllush... splash... shh... fluush...» Nina camminò dondolando fino all’orecchio di Adamo. «Cos’ha detto?» chiese sottovoce. «Oh, niente. Cerca di imparare la lingua del fiume» tentò di minimizzare Adamo. «Ah» rispose Nina. «E come sta andando, Taddeo? Ci riesci?» Lui sospirò e fissò i due soli gialli sulle acque turbinanti. «Mi sa che sarà una cosa lunga, che può durare anche tutta la vita». Nina agitò le penne della coda con un gesto rapido e grazioso. Poi disse ai suoi due amici: «Vabbè. Basta che sia divertente». Adamo puntò il muso aguzzo in su. «Che cosa? La vita o la lingua del fiume?» 16

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«Ma tutte e due! Tutte e due!» esclamò l’anatra. I tre amici a quel punto si sedettero vicini sul bordo del fiume, facendo penzolare le zampe in acqua ma stando ben attenti a non cadere. L’acqua era piacevolmente fredda. Si scambiarono uno sguardo che raccontava tutta la loro meraviglia. «Com’è trasparente» sospirò Adamo. «Morbida» aggiunse Taddeo. «Imprevedibile» concluse Nina. E quella fu la loro prima lezione di nuoto.

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