Abby Green
I CAPRICCI DELLO SCEICCO
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Secrets of the Oasis Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2011 Abby Green Traduzione di Maria Elena Vaccarini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony settembre 2012 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2732 del 25/09/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo Una bambina di sei anni è in piedi, da sola, accanto a una tomba. Il volto mortalmente pallido, i grandi occhi azzurri luccicanti di lacrime non versate, i capelli una lucente cascata nera che scende fino alla vita. Un bel ragazzo scuro, Salman, si stacca dal gruppo più grande e le si avvicina per prenderle la mano. La guarda in modo solenne, troppo solenne per i suoi dodici anni. «Non piangere, Jamilah, ora devi essere forte.» Lei lo guarda in silenzio. I genitori di entrambi sono morti nello stesso incidente aereo. Se lui riesce a essere forte, può esserlo anche lei. Trattiene le lacrime e annuisce brevemente, una volta, e non smette di fissarlo nemmeno quando lui sposta lo sguardo sulla tomba dove sono appena stati sepolti i suoi genitori. Si tengono stretti per mano.
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1 Sei anni fa, a Parigi. Jamilah Moreau dovette trattenere l'impulso di mettersi a correre allegramente mentre risaliva il boulevard francese con la Torre Eiffel in lontananza. Fece una smorfia. SĂŹ, era un clichĂŠ, ma quella era Parigi, in primavera, e lei era innamorata. Voleva gettare in aria la borsa della spesa e ridere fragorosamente e sollevare il volto verso i fiori che cadevano lentamente dagli alberi. Voleva abbracciare tutti. Trattenne a fatica un sorriso. Aveva sempre pensato che la gente esagerasse sul fascino romantico di Parigi, ma adesso capiva perchĂŠ. Bisognava essere innamorati per comprenderlo. Non c'era da stupirsi che suo padre francese e sua madre merkazadi si fossero innamorati proprio lĂŹ. Non notava nemmeno gli sguardi di ammirazione dei passanti, uomini e donne, per i suoi capelli neri, l'esotico colorito olivastro e gli occhi di un azzurro straordinario. Il suo cuore batteva troppo forte per l'eccitazione e si rendeva conto che doveva calmarsi, ma aveva solo voglia di spalancare le braccia e gridare al mondo: Sono innamorata di Salman Al Saqr e anche lui mi ama! 6
A quel pensiero, tuttavia, il suo passo esitò e sentì rimordere la coscienza. In realtà, lui non le aveva detto che l'amava, nemmeno quando lei glielo aveva confessato quella mattina mentre erano insieme a letto e Jamilah aveva temuto di svenire per la felicità e l'appagamento dei sensi. Non si era potuta trattenere. Le parole le tremavano sulle labbra da giorni. Tre settimane. Era stato così da quando era andata letteralmente a sbattere contro Salman nella via uscendo dall'università dove aveva appena terminato gli esami finali. Era cresciuta praticamente con lui, ma non lo vedeva da qualche anno, e trovarsi di fronte l'oggetto dell'infatuazione di una vita aveva causato quasi un terremoto in lei. Bello com'era sempre stato, forse perfino di più. Perché adesso era un uomo. Alto, le spalle larghe, possente. Lui le aveva afferrato le braccia con le mani per sorreggerla, e stava per lasciarla andare con un luccichio di apprezzamento negli occhi scuri quando all'improvviso aveva corrugato le sopracciglia e socchiuso gli occhi. «Jamilah!» aveva esclamato, incredulo. Lei aveva annuito, con il cuore che le martellava nel petto e un improvviso rossore. Per tanto tempo aveva fantasticato su di lui che la guardava in quel modo. Erano andati a prendere un caffè. Dopo, usciti nella via, Jamilah era stata sul punto di allontanarsi, con la sensazione che il cuore le fosse strappato dal petto, ma Salman l'aveva fermata. «Aspetta... ceniamo insieme stasera?» E così erano iniziate le tre settimane più magiche della sua vita. Aveva risposto subito di sì. Troppo in fretta. Jamilah fece una smorfia, tornando alla realtà. Si sarebbe dovuta mostrare più calma, più sofisticata, ma sarebbe stato impossibile dopo averlo idolatrato per anni da lontano: una cotta infantile che si era trasfor7
mata nell'ossessione di un'adolescente e ora nel desiderio di una donna adulta. Quel primo fine settimana Salman l'aveva portata nel suo appartamento e aveva fatto l'amore con lei per la prima volta... e perfino in quel momento il suo corpo fu pervaso da un'ondata di calore al solo ricordo. Scosse la testa per scacciare quelle immagini, continuando a camminare. Stava andando nell'appartamento di Salman a preparargli la cena. Provò un altro rimorso di coscienza. Salman non l'aveva espressamente invitata quella sera, in realtà era stato stranamente silenzioso quella mattina. Ma Jamilah era sicura che quando l'avesse vista con il cibo delizioso che aveva comprato le avrebbe rivolto quel suo sorriso sensuale e le avrebbe spalancato la porta. Mentre aspettava di attraversare la strada, ripensò alle occasioni in cui Salman era diventato improvvisamente cupo: ogni volta che lei aveva nominato Merkazad, da dove provenivano entrambi, o il fratello maggiore, lo sceicco Nadim, sovrano di Merkazad. Salman aveva sempre avuto un'aria tenebrosa che però non aveva mai intimorito Jamilah. Da quanto poteva ricordare aveva sempre provato un'affinità con lui e non si era mai chiesta perché lui fosse un solitario e non sembrasse avere la naturalezza del fratello maggiore in società. Ma in quelle settimane Jamilah aveva imparato presto a evitare di parlare di Nadim o di Merkazad. Ci sarebbe dovuta tornare entro una settimana, ma quella sera intendeva dire a Salman che sarebbe rimasta a Parigi se lui avesse voluto. Non era quello che aveva progettato di fare, ma il suo mondo era cambiato da quando lo aveva rivisto. Arrivò davanti al portone riccamente ornato dell'edificio dove Salman viveva all'ultimo piano, in uno stra8
ordinario appartamento a pianta aperta. Il portiere fece per salutarla calorosamente quando lei entrò, ma poi sul suo viso comparve una strana espressione. «Excusez-moi, mademoiselle, lo sceicco l'aspetta questa sera?» Sentendo definire Salman lo sceicco, Jamilah sussultò leggermente. Si era quasi dimenticata che veniva subito dopo Nadim nella linea di successione al trono di Merkazad. Merkazad era un piccolo sceiccato indipendente all'interno del paese più grande di Al-Omar, nella penisola arabica. Era stata la patria di sua madre, e Jamilah era cresciuta lì, dopo essere nata a Parigi. Suo padre aveva lavorato come consigliere del padre di Salman. Jamilah gli rivolse un ampio sorriso e sollevò le borse della spesa. «Cucino la cena.» Il portiere ricambiò il sorriso, ma sembrò un po' a disagio, e salendo in ascensore Jamilah provò un brivido di inquietudine lungo la schiena, senza un vero motivo. Quando le porte si aprirono, quell'inquietudine aumentò. La porta di Salman era socchiusa e, mentre l'apriva del tutto, le giunse il suono di una risatina di gola, molto femminile. Le ci vollero alcuni secondi per assimilare la scena che si trovò di fronte. In piedi, con la testa china, Salman stava per baciare una bellissima rossa che gli stava aggrappata addosso come l'edera. Jamilah provò un improvviso imbarazzo con i suoi jeans e la sua maglietta da studentessa. Le loro bocche si unirono e la mano di Salman si posò sulla vita sottile della donna per attirarla contro di sé. Esattamente come aveva fatto con Jamilah. Doveva avere fatto un rumore. Solo più tardi si rese conto che aveva lasciato cadere le borse della spesa. Salman sollevò la testa e si guardò intorno. Ma Ja9
milah notò che non tolse le mani dalla donna, che ora la fissava a sua volta con un lampo di disappunto negli occhi verdi per quell'interruzione. Jamilah notò a stento i capelli scuri ribelli di Salman, che si erano sempre arricciati un po' troppo vicino al colletto, o il lampo negli intensi occhi scuri, che per Jamilah avevano sempre celato un universo di ombre e segreti. La linea dura della mascella e l'eleganza degli zigomi, che tuttavia non toglievano nulla all'aspra virilità del viso, erano marginali allo choc. Inebetita, Jamilah rimase lì impalata come una stupida a osservare Salman che sussurrava brevemente qualcosa alla donna. Lei fece un verso contrariato prima di allontanarsi e prendere la borsetta e la giacca. Passò accanto a Jamilah nell'uscire, lasciandosi dietro una sgradevole ondata di profumo. «Je te vois plus tard, cheri» mormorò con voce roca. Ci vediamo più tardi, tesoro. La porta si chiuse alle spalle di Jamilah e la reazione incominciò a farsi strada in lei. Ora Salman la fronteggiava, con le mani sui fianchi, vestito con un completo scuro, camicia inamidata e cravatta. Era la prima volta che lo vedeva con un abbigliamento così formale, e gli dava un'aria austera. Jamilah sapeva che era un banchiere, ma lui non ne aveva mai realmente parlato. Solo ora Jamilah si rendeva conto che Salman non aveva mai discusso niente di personale con lei, l'aveva soltanto sedotta. Incominciavano a tremarle le gambe, ma prima che potesse parlare Salman la interruppe. «Non mi aspettavo di vederti stasera. Non avevamo progettato niente.» Non avevano progettato nemmeno di sconvolgere la sua vita nello spazio di tre settimane! La mente intorpidita di Jamilah cercava una somiglianza fra quell'estraneo così freddo e l'uomo che aveva fatto l'amore 10
con lei meno di dodici ore prima, sussurrandole all'orecchio parole affettuose. Jamilah era sul punto di piangere. «Volevo farti una sorpresa. Intendevo preparare la cena...» A quel punto abbassò gli occhi e vide il macello che aveva combinato. Uova rotte erano sparse sul pavimento di parquet. Una bottiglia di vino, che per fortuna non si era rotta, era rovesciata di lato. Alzò di scatto la testa, sentendo la voce di Salman. «Non puoi entrare semplicemente qui quando ne hai voglia, Jamilah.» Un muscolo che gli guizzava nella mascella rivelava la sua contrarietà. L'istinto di autoconservazione spinse Jamilah a reagire, sebbene il mondo incominciasse a crollare tutt'intorno a lei. Sollevò il mento. «Naturalmente non sarei venuta se avessi saputo che eri... occupato.» Poi non riuscì a trattenersi. «Vedevi... lei mentre vedevi me?» domandò con una fitta al cuore. Salman scosse bruscamente la testa, spazientito. «No.» «Però la vedevi adesso. Evidentemente ti sei già stancato. Tre settimane devono essere il tuo limite massimo.» Era consapevole che il dolore le incrinava la voce, ma non poteva trattenerlo. Riusciva solo a pensare a come aveva aperto il suo cuore e la sua anima a quell'uomo nelle prime ore dell'alba. Ti amo, Salman. Credo di averti sempre amato, gli aveva confessato con voce roca ed esitante. Lui aveva sorriso. Non essere assurda, aveva risposto, mi conosci appena. Jamilah allora era stata ancora più sicura. Ti conosco da tutta la vita, Salman... e so che ti amo. Ed era stato allora che lui si era tirato indietro e aveva incominciato a rispondere a monosillabi. Adesso lo capiva. Era chiaro come il giorno. 11
«Che cosa ti aspettavi esattamente, Jamilah?» le chiese ora Salman con una soavità micidiale. Jamilah nascose le proprie emozioni. «Niente. Sarebbe stato stupido da parte mia aspettarmi qualcosa, no? Stai già passando oltre. Avevi intenzione di dirmelo?» Salman serrò le labbra. «Che cosa c'è da dire? Abbiamo avuto una piacevole avventura. Fra una settimana tu tornerai a Merkazad e, sì, naturalmente io passerò oltre.» Per Jamilah fu come un pugno allo stomaco. Quell'uomo era stato il suo primo amante... definire un'avventura quello che c'era stato fra loro riduceva ogni istante a una parodia. Riduceva a niente il dono della propria innocenza che gli aveva fatto. Salman corrugò la fronte e si avvicinò di un passo. «Tu tornerai a Merkazad, vero?» imprecò sommessamente, un'imprecazione araba che Jamilah aveva sentito soltanto fra gli uomini nei souk di Merkazad. «Non ti aspettavi veramente niente di più, no?» aggiunse con voce aspra. Il volto doveva averla tradita, nonostante tutti i suoi sforzi, perché Salman proseguì in tono gelido e devastante: «Non ti ho mai promesso niente. Non ti ho mai lasciato credere che ti saresti potuta aspettare qualcosa di più, vero?». Lei scosse meccanicamente la testa. No, non lo aveva mai fatto. La crudeltà di quelle parole la colpì in un punto profondo e vulnerabile. Dovette ricorrere a tutta la propria forza per tenersi in piedi. Salman non poteva capire quanto l'avesse ferita. Aveva giocato con il fuoco ed era rimasta scottata. Ogni giorno era stato magico, inebriante, ma Salman non aveva mai fatto un progetto meno di ventiquattr'ore prima. Ora Jamilah avrebbe voluto fuggire lontano, raggomitolarsi e male12
dire la propria ingenuità, ma non riusciva a muoversi. Salman osservò la donna di fronte a lui. Aveva escluso qualunque emozione tanto tempo addietro che ora la riconosceva a stento mentre cercava di insinuarsi in lui. Un dolore lancinante gli serrava il petto, ma lo ignorò risolutamente. Nelle ultime tre settimane si era abbandonato a una specie di irrealtà, credendo che forse non era dannato come aveva sempre pensato. Imbattersi in Jamilah, rivederla, vedere com'era diventata bella, aveva infranto qualcosa dentro di lui. Aveva avuto l'impudenza di illudersi per un secondo che un po' della sua innata purezza potesse restargli appiccicata addosso. Quando aveva visto Jamilah attraversare la strada pochi minuti prima, con un largo sorriso sul volto, aveva capito che lei aveva parlato sul serio quella mattina, che era innamorata di lui. Per tutto il giorno aveva cercato di cancellare le sue parole, di convincersi che lei non le aveva pronunciate seriamente... aveva cercato di ignorare il senso di colpa e di responsabilità. In quel momento, mentre l'aveva vista avvicinarsi all'appartamento, aveva avuto la sensazione di tenere fra le mani una piccola farfalla delicata, che non avrebbe potuto evitare di schiacciare nemmeno se avesse voluto proteggerne la fragile bellezza. Proprio allora Eloise, la sua collega, che lo aveva seguito nel suo appartamento con il debole pretesto di prendere un documento, gli aveva fatto un'avance con la sua impudente sessualità, in aperto contrasto con la sottile sensualità della donna che si avvicinava al suo appartamento. All'improvviso aveva capito che doveva lasciar andare Jamilah... e in modo così chiaro e definitivo da non lasciarle alcun dubbio sul fatto che era finita fra loro. Così, quando il portiere aveva confermato che Jamilah stava salendo, aveva sentito chiudersi qualcosa 13
dentro di sé. Avrebbe schiacciato quella farfalla. Perché non aveva scelta, non aveva niente da offrirle se non un'anima lacerata da cupi segreti. Non sapeva amare. Per un lungo momento, Salman rimase in silenzio, limitandosi a guardarla. Jamilah era frastornata. Forse aveva solo immaginato quella scena terribile? Il suo atteggiamento gelido? Quella donna... Per un attimo le sembrò di vedere qualcosa di simile al rimpianto negli occhi di Salman, ma poi lui parlò e affondò il coltello così in profondità da lacerarle il cuore. «Sapevo che stavi salendo. Il portiere mi aveva avvertito.» Salman scrollò le spalle e in quel momento Jamilah comprese che cos'era la vera crudeltà. «Avrei potuto evitare di baciare Eloise, ma mi sono chiesto a che scopo? Meglio che tu scopra ora che genere di persona sono.» Poi girò il coltello nella piaga. «Questo non sarebbe dovuto succedere. È stata una debolezza da parte mia sedurti.» Subito Jamilah afferrò il senso delle sue parole: era stato troppo facile sedurla. «Dovresti andare, ora. Immagino che tu abbia molte cose da preparare per tornare a Merkazad.» Salman serrò le labbra. «Credimi, Jamilah. Non sono il genere di uomo che può darti quello che vuoi. Sono cupo e contorto dentro, non il cavaliere dall'armatura scintillante che ti porterà via in un sogno romantico. È finita. Stasera porterò fuori Eloise e continuerò la mia vita. Ti consiglio di fare altrettanto.» «Credevo che fossimo amici... credevo...» mormorò debolmente Jamilah. «Che cosa? Solo perché siamo cresciuti nello stesso posto e abbiamo trascorso del tempo insieme dovremmo essere amici per la vita?» Qualcosa dentro Jamilah si rifiutava di ubbidire alla mente che le diceva di tacere. «È stato più di quello... 14
Quello che avevamo era diverso. Tu parlavi con me, passavi del tempo con me mentre non lo facevi con nessun altro... Queste ultime tre settimane... Ho creduto che quello che c'era sempre stato fra noi fosse cresciuto in qualcosa...» Finalmente il gelo negli occhi di Salman indusse Jamilah a tacere e a chiedersi perché mai avesse messo a nudo in quel modo i propri sentimenti. «Mi hai seguito come un cucciolo infatuato per anni e non ho mai avuto il coraggio di dirti di lasciarmi in pace. Queste tre settimane sono state puro e semplice desiderio fisico. Sei diventata una bellissima donna e ti volevo. Niente di più, niente di meno.» Era tutto. Qualunque sentimento Jamilah avesse nutrito per Salman nel corso degli anni morì dentro di lei. Lui aveva distrutto anche ogni bel ricordo della loro amicizia. «Non è necessario che tu aggiunga altro» riuscì a replicare nonostante il dolore straziante. «Ho afferrato il messaggio. Se un tempo avevi un cuore, è evidente che non c'è più. Non sei altro che un freddo bastardo.» «Sì» concordò Salman con voce gelida. Finalmente Jamilah riuscì a muoversi. Si voltò per andarsene, scavalcando la devastazione delle borse cadute. Non tentò nemmeno di raccoglierle. Sulla porta sentì la voce cinica di Salman. «Saluta il mio caro fratello e Merkazad per me. Non intendo vedere nessuno dei due per molto tempo.» E nemmeno te. Non fu necessario che proferisse le parole. Erano sospese nell'aria. Jamilah aprì la porta e uscì, senza guardarsi indietro. Un anno fa. I festeggiamenti per il compleanno del sultano di 15
Al-Omar erano grandiosi come sempre. Avevano luogo nello straordinario Palazzo Hussein, che sorgeva nel cuore della luccicante metropoli di B'harani, sulla costa della penisola arabica, a due ore d'auto dalla montagnosa Merkazad. Uno degli aiutanti del sultano faceva saltuariamente la corte a Jamilah da anni e finalmente lei aveva ceduto e aveva accettato di accompagnarlo alla festa. Le si serrò lo stomaco, perché doveva ammettere che il principale motivo di quella decisione era stato perché avrebbe partecipato anche Salman. Ogni anno i giornali scandalistici di tutto il mondo si divertivano a riferire freneticamente quale splendida donna lui avesse deciso di prendere come nuova amante. Non veniva mai alla festa in compagnia, ma se ne andava sempre con qualcuna. Il suo accompagnatore l'aveva lasciata sola un momento nella sala da ballo affollata. Era la prima serata dei festeggiamenti, riservati ai familiari e agli amici intimi, ma c'erano circa duecento persone. A Jamilah formicolava la pelle e si pentì di quella decisione avventata. L'aveva presa solo perché in tutti gli anni da quando aveva visto per l'ultima volta Salman a Parigi non era riuscita a toglierselo dalla mente, e aveva incominciato a sognarlo di nuovo. Sogni nei quali aveva sei anni ed era in piedi accanto alla tomba dei genitori, e Salman si era avvicinato per prenderla per mano e infonderle una forza così palpabile che non l'aveva mai dimenticata. Sapeva che era assurdo, ma si era innamorata di lui in quel momento. E anche se aveva ormai abbandonato l'idea che quell'amore infantile fosse diventato qualcosa di più profondo, il ricordo le causava una stretta al cuore. Provò un fremito ricordando come la tristezza degli 16
anni della sua adolescenza svanisse ogni volta che Salman tornava a casa dalla sua scuola in Inghilterra. Ma poi le sue visite erano diventate sempre più sporadiche, finché non erano cessate del tutto, rendendo triste e spento il suo mondo. Non aveva bisogno di ricordare come Salman avesse considerato le sue attenzioni. Era già abbastanza sgradevole pensare che era andata a studiare a Parigi non tanto per il desiderio del padre che studiasse nella sua città natale quanto per il fatto che Salman viveva lì. E aveva pagato cara quella decisione. L'amarezza la pervase. I sogni erano stati la classica goccia che fa traboccare il vaso. Non poteva continuare così, perciò aveva sperato che, se fosse andata alla festa e avesse visto Salman condurre lo stile di vita dissoluto del noto playboy che era, sarebbe rimasta disgustata da lui e sarebbe riuscita ad andare avanti. Almeno abbastanza da mettere in qualche modo fine alla cosa. Aveva immaginato di salutare Salman con finta sorpresa e un lieve sorriso di riconoscimento, senza traccia del tumulto emotivo che aveva provato in quegli anni. Gli avrebbe chiesto come stava, ostentando un'espressione leggermente annoiata, e poi si sarebbe allontanata svogliatamente. Lo avrebbe dimenticato, e a lui non sarebbe rimasto alcun dubbio sul fatto che la loro breve relazione non significava niente per lei... Solo che non era andata così. Mentre lasciava la stanza, aveva alzato distrattamente lo sguardo dalla borsetta e aveva visto una figura alta e scura in smoking di fronte a lei. Aveva pensato che fosse suo fratello Nadim. Lui e Salman avevano la stessa corporatura. Mentre stava per chiamarlo, si era resa conto dell'errore, ma era stato troppo tardi e un suono le era sfuggito dalla bocca. La prima impressione che aveva avuto di lui era sta17
ta di una figura solitaria, ma poi lui si era voltato con un'espressione accigliata che si era fatta più marcata quando l'aveva riconosciuta. Trovandosi faccia a faccia con lui in un corridoio deserto, Jamilah era rimasta troppo sconvolta per riuscire a proferire una parola. Era tornato indietro, con le mani nelle tasche dei pantaloni, e qualunque traccia di vulnerabilità Jamilah avesse avvertito in lui era svanita quando Salman l'aveva guardata con pigro apprezzamento sensuale. «Jamilah... finalmente ci rivediamo. Mi chiedevo se cercassi di evitarmi.» La sua voce lenta e profonda l'aveva colpita così profondamente che per un attimo Jamilah era stata riportata indietro nel tempo, a quella devastante serata a Parigi, nell'appartamento di Salman. Aveva abbandonato qualunque speranza di attenersi al copione che aveva provato e riprovato mentalmente. Con un enorme sforzo di volontà, era riuscita a ritrovare la calma. Aveva proseguito, decisa a passargli accanto, ma lui l'aveva afferrata per il braccio e il contatto della sua mano sulla pelle nuda l'aveva quasi fatta barcollare. Aveva alzato lo sguardo su di lui, con il cuore che batteva troppo in fretta. «Non essere ridicolo, Salman. Perché mai dovrei evitarti?» Perché ti ha spezzato il cuore e non lo hai mai dimenticato, le aveva sussurrato una vocina nella mente. Jamilah aveva notato i solchi profondi ai lati della bocca. Gli occhi erano duri, più duri di quanto li ricordasse. «Perché non ti ho mai vista alla festa del sultano prima di stasera.» Jamilah aveva liberato il braccio con uno strattone. «Non è esattamente il mio ambiente. E, sebbene non siano affari tuoi, ho deciso di venire perché sono stata invitata da...» 18
«Ah, eccoti, Jamilah. Stavo giusto venendo a prenderti.» Con un'ondata di sollievo, Jamilah aveva visto avvicinarsi il suo compagno. Aveva lasciato che le cingesse le spalle con il braccio come se volesse rivendicarla come sua proprietà. Una volta tanto quell'atteggiamento maschile non l'aveva contrariata. Mormorando alcune parole incoerenti a Salman, si era lasciata condurre via. Ora se ne stava in mezzo alla folla che si era radunata dopo la cena sontuosa, una cena che Jamilah aveva ingoiato a fatica, sentendo su di sé l'intenso sguardo di apprezzamento di Salman, seduto all'altro lato del tavolo. Con immenso sollievo, in quel momento riconobbe lo sceicco Nadim e la sua compagna, una ragazza irlandese di nome Iseult, che era venuta a lavorare nelle scuderie di Nadim dopo che lui aveva acquistato l'allevamento di cavalli della sua famiglia in Irlanda. Jamilah li raggiunse e notò il loro sguardo preoccupato alla vista del suo pallore. Le girava la testa. «Jamilah, che cosa c'è?» le chiese Iseult. Jamilah sorrise a fatica. «Niente.» Ma si accorse di essere sbiancata ancora di più quando vide Salman avvicinarsi con gli occhi socchiusi. Non c'era modo di sottrarsi. Come aveva potuto illudersi che sarebbe stata una buona idea? Con la scusa di dover cercare il proprio accompagnatore, Jamilah attraversò la sala e uscì nel patio, dove per fortuna c'erano ancora alcune persone. Appoggiando le mani sulla balaustra di pietra, inspirò profondamente, ma subito sentì la reazione di ogni cellula del suo corpo quando avvertì la presenza di Salman alle sue spalle. Si voltò lentamente e vide che ora il patio era deser19
to, come se l'intensità della tensione fra loro due avesse fatto fuggire tutti gli altri. «Lasciami in pace, Salman» mormorò con voce incerta, senza preoccuparsi di come quell'atteggiamento potesse tradirla. La voce di lui risuonò aspra nel silenzio. «Se avessi voluto essere lasciata in pace, saresti dovuta restare a Merkazad.» Jamilah storse la bocca, riconoscendo quella spiacevole verità. Avere creduto di poter affrontare tutto questo... «Ah, sì, perché tu non torni mai a casa.» Gli occhi di Salman lampeggiarono, tuttavia lui non lo negò. «Esatto.» Per un lungo momento nessuno dei due aggiunse altro. Poi Salman mosse un passo avanti e il cuore di Jamilah balzò nel petto quando notò che le porte del patio erano state chiuse. «Sei ancora più bella di quanto ricordassi» proferì Salman con un un timbro di voce aspro che risuonò in profondità dentro di lei. Jamilah dimenticò l'idea della fuga e lo guardò con astio. Quel complimento non aveva avuto alcun effetto. Il luccichio del predatore che vide negli occhi di Salman la irritò. Lui non aveva alcun diritto. «L'ultima volta che ci siamo visti mi hai detto che ero bella, Salman... o non ricordi di avermi spiegato perché mi avevi portata a letto?» «Eri bellissima già allora, ma adesso la tua bellezza è più matura... ha qualcosa in più.» C'era una traccia di malinconia nella voce di Salman che colse alla sprovvista Jamilah. Si sforzò di abbozzare un sorriso beffardo. «Dovresti saper riconoscere il cinismo quando lo vedi, Salman. Dopotutto sei il re dei cinici, non è vero? Arrivi sempre solo alla festa del sultano e te ne vai con la 20
donna più bella. Ti attieni ancora alla tua regola delle tre settimane, o quel privilegio lo hai riservato a me? Dimmi, quanto è durata la graziosa Eloise?» «Smettila.» «Perché dovrei?» Salman venne avanti, emergendo dall'ombra, e quando vide la rigidità del suo bel viso per poco Jamilah non dimenticò tutto. «Credevo che ormai avessi dimenticato quell'episodio.» Jamilah uscì in una risata strozzata. «Dimenticato?» Incrociò le dita dietro la schiena. «Ti ho dimenticato molto tempo fa. Non ho niente di cui parlare con te, quindi, se non ti dispiace, il mio compagno mi starà cercando.» «Non è l'uomo per te. È una mezza cartuccia, un tirapiedi ossequioso del sultano. Che cosa ci fai con lui?» Jamilah divenne battagliera. «Che cosa ti importa? È perfetto. L'uomo alfa ha perso il suo fascino per me molto tempo fa.» Fece per passargli accanto, ma Salman l'afferrò per il braccio. «Dimmi, gridi il suo nome in preda all'estasi?» le chiese in tono mellifluo. «Gli graffi la schiena con le unghie mentre lo preghi di non smettere?» Non fu necessario che aggiungesse: gli dici che lo ami? Le parole erano sospese fra loro. Immagini e sensazioni pervasero la mente e il corpo di Jamilah. Non si accorse nemmeno che Salman l'aveva attirata di fronte a sé, né dell'intensità del suo sguardo che l'accarezzava, né del gemito che le sfuggì quando lui la prese fra le braccia. Si rese conto di tutto ciò solo quando sentì la bocca di Salman sulla sua, esigente, che la costrinse a dischiudere le labbra. Jamilah era impotente. Il desiderio la percorse come una fiamma viva. 21
Era sconvolgente come il suo corpo ricordasse quel contatto, e come lo bramasse. La sensazione delle sue mani sulla schiena era meravigliosa. Salman la strinse a sé e, con un gemito di frustrazione, Jamilah si inarcò contro di lui, volendo di più. Era come se il tempo non fosse passato affatto. Le loro bocche si cercavano febbrilmente, come per bere un lungo sorso d'acqua in un'oasi del deserto. Fu solo quando Salman la strinse ancora di più che l'immagine insidiosa di una rossa fra le sue braccia si insinuò nella mente di Jamilah. Con un'improvvisa sensazione di gelo, si liberò ansimando dal suo abbraccio, inorridita dalla facilità con cui aveva perso il controllo. «Sta' lontano da me, Salman. Non c'è niente fra noi. Niente. E non c'è mai stato. Lo hai detto tu stesso. È stata solo un'avventura e non sono in cerca di un'altra.» Si girò di scatto, con l'abito di seta blu che le ondeggiava intorno alle gambe mentre si dirigeva impettita verso le porte, pregando che lui non la fermasse di nuovo. Poi si voltò. «Hai avuto la tua occasione. Non ne avrai un'altra. E per tua informazione, ho gridato diversi nomi in preda all'estasi dopo di te, così non illuderti che quello che è successo ora sia niente di speciale.» Salman restò a osservarla tornare nella sala e per un attimo fu pervaso da un senso di disperazione. Rivederla aveva suscitato in lui un tumulto di emozioni, emozioni che non provava dall'ultima volta che l'aveva vista. Si appoggiò al muro con le gambe improvvisamente deboli, rendendosi conto di quanto fosse stato esaltante tenerla fra le braccia e baciarla. Era stato così familiare, così necessario come tirare un altro respiro. Era come se il tempo non fosse passato. La voleva con qualcosa di simile alla disperazione. A quel pensiero si drizzò risolutamente. L'aveva già 22
sedotta e poi respinta. Non aveva alcun diritto di volerla di nuovo. Non voleva mai le donne dopo averle già avute. Perché questa volta sarebbe dovuto essere diverso? Con le labbra serrate, la seguì nella sala. Sperava che Jamilah fosse stata sincera quando aveva affermato di avere avuto numerosi amanti, perché questo avrebbe significato che il suo impatto su di lei era stato minimo, e avrebbe potuto ignorare il fatto che gli era sembrato di scorgere vulnerabilità e dolore in quegli straordinari occhi azzurri. Jamilah sapeva di non avere colpito Salman con quelle parole di congedo, ma al momento l'avevano fatta sentire bene, anche se erano ben lontane dalla verità. Abbandonando ogni finzione di volere restare alla festa, nel giro di un'ora si era cambiata, si era lavata la faccia e tornava a Merkazad nella sua jeep. Alla fine dovette fermarsi sul margine dell'autostrada perché le lacrime le offuscavano la vista. Appoggiò la testa sulle mani strette sul volante. Doveva riconoscere che era stata ingenua pensando che rivedere Salman non avrebbe avuto nessun effetto su di lei, soprattutto dopo quel bacio, che da parte di Salman non era stato altro che un crudele tentativo di vedere se lei lo desiderava ancora. Non era mai riuscita a credere che lui si fosse trasformato in un estraneo così crudele e remoto quel giorno a Parigi. Aveva cercato una giustificazione. Invece Salman era freddo e senza cuore. Lo era sempre stato, e lei era stata troppo ingenua per non averlo capito prima. Si era chiesta spesso se non fossero stati i drammatici eventi che avevano avuto luogo in passato a Merkazad a rendere così cupo Salman. Anni prima, Merka23
zad era stata invasa da un esercito di Al-Omar, minacciandone l'indipendenza. Salman, suo fratello e i loro genitori erano vissuti rinchiusi nelle viscere del castello per tre lunghi mesi. Era stato un momento difficile per l'intero paese, e doveva essere stato traumatico per Nadim e Salman, ma a quel tempo Jamilah aveva solo due anni, troppo piccola per ricordare i particolari. Negli anni successivi alla loro liberazione, Salman aveva lasciato avvicinare soltanto lei, mentre aveva tenuto lontani perfino i genitori e il fratello. Non aveva mai parlato molto, ma aveva ascoltato il suo incoerente chiacchiericcio, che si era trasformato in imbarazzo quando era cresciuta. Tuttavia lui non l'aveva mai fatta sentire a disagio. L'aveva perfino cercata il giorno in cui aveva lasciato per sempre Merkazad. Le aveva sfiorato la guancia con un dito, con una tale desolazione negli occhi che Jamilah aveva provato l'impulso di confortarlo, ma si era limitato a un semplice arrivederci. Jamilah aveva creduto che quel legame fosse sbocciato durante quelle tre settimane a Parigi. Invece era stata soltanto una crudele illusione. Doveva convincersi che non poteva esserci nessuna giustificazione per il comportamento di Salman, e dopo quella sera doveva cancellare quell'ossessione che nutriva per lui.
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2726 - Inganni e segreti
di L. Graham Lysander non si è affidato alla ricchezza della sua famiglia per farsi strada nella vita... Prima parte de LA PROMESSA DEI VOLAKIS.
2727 - L'erede illegittimo
di J. Kenny Sin da ragazzino, Rafael aveva deciso di diventare ricco e famoso, e nulla ha potuto fermarlo. Sesto episodio de I FAMIGERATI WOLFE.
2728 - Un capo da sedurre
di C. Williams Matt pretende solo il meglio da chi lavora per lui. Così resta spiazzato quando scopre che Tess... Torna A LETTO COL CAPO.
2729 - Inatteso ritorno
di S. Morgan L'ultima persona che Laura si aspettava di trovare ad attenderla all'aeroporto era Cristiano... Anche questo mese c'è UN NUOVO INIZIO.
2730 - Una preziosa scoperta
di C. George Niente e nessuno ha più spinto Roberto a uscire dal suo rifugio, e solo Katherine ha il permesso di entrarvi. Chissà se sei FATTA PER LUI...
2731 - Il principe milionario
di C. Crews Il matrimonio con il principe Leo di Marco non sembra essere la favola che Bethany immaginava. Non perdere INTERNATIONAL TYCOON.
2732 - I capricci dello sceicco
di A. Green Innamorata da sempre di Salman Bin Kalid Al Saqr, Jamilah non poteva immaginare che lui... Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.
2733 - La proposta del greco
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2734 - Stretta fra le tue braccia
di L. Graham Il sogno di Tally e Sander non poteva durare in eterno, ma proprio quando pensano che... Seconda parte de LA PROMESSA DEI VOLAKIS.
2735 - La donna di ghiaccio
di J. Lucas Riservata, elegante, ferita. Questa è Annabelle Wolfe, la Regina di Ghiaccio. Settima puntata de I FAMIGERATI WOLFE.
2736 - Nella tenda dello sceicco
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2737 - Caldo sguardo greco
di S. James Sono passati diversi anni da quando Oscar Theotokis è uscito dalla vita di Helena... Non perdere il FUOCO GRECO di questo mese.
2738 - I desideri del principe
di P. Jordan Chi è davvero Lily: una cinica fotografa di moda o un'appassionata studiosa di storia dell'arte? Preparati al nuovo FATTA PER LUI.
2739 - Notti reali
di R. Donald Passioni, segreti, doveri e sogni dei giovani rampolli di una casata reale. Con la storia di Kelt e Hannah comincia SANGUE BLU.
2740 - Piacevole vendetta
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2741 - Matrimonio per due
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