A nozze con un libertino di Ella Quinn

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ELLA QUINN

A nozze con un libertino


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Marquis and I Kensington Publishing Corp. This edition is published by arrangement with Kensington Publishing Corp. and Donzelli Fietta Agency srls © 2018 Ella Quinn Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction febbraio 2022 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 137 dell'8/02/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Dedica

Per le mie nipoti, Josephine e Vivienne. Siete la luce dei miei occhi. E per il mio splendido marito, che deve sopportare di vivere con una scrittrice. Grazie, tesoro.


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Berkeley Square, Mayfair, Londra, Inghilterra. Maggio 1815 Un brivido di paura corse lungo la schiena di Lady Charlotte Carpenter, che dovette ringoiare il senso di nausea salitole in gola. Non era mai stata tanto spaventata nemmeno da bambina, quando i tuoni la terrorizzavano. La sorella Grace e l'amica Dotty dovevano avere provato la stessa sensazione nel momento in cui erano state rapite. Be', loro erano sopravvissute e lo stesso avrebbe fatto lei. Era stata spinta in malo modo all'interno della carrozza, battendo le ginocchia sul bordo della vettura e cadendo in avanti. Per fortuna, il suo cestino aveva interrotto la caduta prima che delle mani tozze l'afferrassero, spingendola a sedere con malagrazia sul sedile. «Poche scocciature e non saremo costretti a farvi del male» le aveva detto la canaglia che le si era seduta di fronte. Senza sollevare lo sguardo, lei aveva annuito. Dopo che sua sorella era stata rapita, Mattheus, il Conte di Worthington, suo cognato e tutore, si era accertato che lei, sua sorella Louisa – in realtà sua cognata, ma Charlotte considerava tutte le cognate come sorelle – che si era appena sposata e Augusta, la sorella che aveva tre anni in meno rispetto a lo7


ro, ricevessero lezioni su come proteggersi e come comportarsi nel caso in cui un evento simile capitasse a loro. Non poteva quindi che confidare che tali lezioni le sarebbero tornate utili. Avrebbe dovuto concentrarsi, invece di lasciarsi prendere dallo sgomento. Tuttavia, per quella che le parve un'eternità, la sua mente si rifiutò di cooperare. Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Piano piano ricordò ciò che aveva imparato. La prima cosa che le avevano consigliato era di lasciare che i mascalzoni si convincessero di averla sotto controllo. Ciò li avrebbe spinti a pensare che non avrebbe cercato di fuggire. Non sarebbe stato difficile, poiché era sotto il loro controllo. I due uomini erano robusti, il che rendeva la fuga complicata. Secondo. Doveva pensare agli oggetti che aveva con sé che avrebbero potuto aiutarla a scappare. Aveva un pugnale assicurato con una cinghia alla gamba, anche se doveva ancora imparare come sguainarlo efficacemente. Dentro il cestino aveva una pistola, carica, e sfortunatamente anche la sua gattina, Collette, che perlomeno aveva collare e guinzaglio, oggetti che le sarebbero tornati utili se avesse dovuto abbandonare la cesta. Strinse la presa sul manico di vimini. La terza parte del piano prevedeva che pensasse a come scappare. Ciò sarebbe stato difficile. Era uscita solo per attraversare la piazza e raggiungere Worthington House, perciò con sé non aveva denaro. Se anche fosse sfuggita alle due canaglie, non sarebbe andata lontano senza fondi. D'altro canto, sapeva condurre una carrozza, perciò se fosse riuscita a rubare la vettura, avrebbe saputo come allontanarsi. Le parve di avere maggior controllo della situazione. Un amico di Matt aveva inoltre insegnato a lei e alla sorella come scassinare una serratura. Ci avrebbe messo un po', ma era sicura che se fosse stato necessario ne sarebbe stata capace. Indossava comodi stivaletti di cuoio e un abito da passeggio abbastanza pratico e robusto da non rovinarsi se si fosse ritrovata a scappare per la campagna. 8


Ecco, già il cuore aveva smesso di battere come se volesse fuggirle dal petto. «Avete qualcosa da mangiare in quel cesto?» le domandò l'uomo che le era seduto di fronte. Oh, signore, Collette! Chissà cosa avrebbero fatto alla sua gattina. Non poteva permettere che guardassero nella cesta. «No. Ero uscita proprio per andare a prendere qualcosa.» L'uomo si riappoggiò al sedile logoro, mentre lei nascose un sospiro di sollievo. I rapitori erano vestiti in maniera curata, purché mediocre, ma la parlata li tradiva. Indossavano brache invece dei pantaloni lunghi e sciarpe al posto dei fazzoletti da collo. Perlomeno non puzzavano, né erano particolarmente sporchi. Se solo avesse saputo in che direzione stavano andando, avrebbe potuto studiare un piano di fuga. Dopo pochi minuti, intravide una grande tenuta in cima a una collina. «Che cos'è quell'edificio lassù?» L'uomo che le era seduto di fronte tiro giù la tendina. «Non sono affari vostri.» «Zitto, Dan. Non dobbiamo parlarle.» Il furfante che le era seduto di fianco sollevò il mento come a sfidare il compagno. «Tanto non può mica saltare giù dalla carrozza per correre a chiedere aiuto.» Dan sogghignò. Charlotte si sentì la guancia andare a fuoco, come se la canaglia che aveva di fianco la stesse fissando, ma non osò voltare lo sguardo. «Ci è stato dato un ordine» disse l'uomo che aveva vicino. «Non mandare tutto all'aria.» Dan scrollò le spalle e la sensazione di bruciore di Charlotte svanì. Non sapeva di preciso da quanto tempo fossero in marcia, ma di certo presto si sarebbero fermati per cambiare i cavalli. Forse allora avrebbe trovato qualcuno che l'aiutasse. Si domandò come stesse la gattina, tuttavia non osò mostrare interesse per la cesta. Le canaglie se ne sarebbero accorte e allora avrebbero trovato la pistola e la micia. 9


In carrozza era calato il silenzio. Dan chiuse gli occhi, ma Charlotte dubitò che l'altro sarebbe stato altrettanto noncurante. In ogni caso, non poteva saltare giù dalla vettura. Il traffico era diminuito e stavano viaggiando a passo veloce. Più tardi, Dan premette il piede contro il suo. Lei spostò la gamba per lasciargli spazio, lui però tornò a toccarla con la scarpa. D'improvviso l'uomo gridò e guardandolo in tralice Charlotte lo vide che si stringeva un ginocchio. L'altro doveva avergli dato un calcio. «Ehi, che ti prende?» «Lasciala stare» ordinò la canaglia che aveva di fianco. «Non toccarla.» Avrebbe dovuto sentirsi sollevata. Qualcuno voleva che rimanesse illesa. Ma chi poteva avere ordinato il rapimento? Era certa di non avere nemici. Matt era così vigile, che nessun cacciatore di fortuna poteva avvicinarsi. Allora il cocchiere suonò il corno e la carrozza rallentò. Dovevano essere vicini a un casello del dazio. Tuttavia, prima che potesse anche solo pensare a cosa fare, la vettura accelerò. Accidenti! Avrebbe dovuto essere più fulminea. Dopo un po' notò che la carrozza accelerava e rallentava a tratti alterni, ma non per i dazi. Il cocchiere faceva di tanto in tanto riposare i cavalli così da non doverli cambiare. «Devo andare al cesso» disse quindi Dan con fare burbero. «Mi sorprende che lei non si sia lamentata di doversi ritirare. Dev'essersela fatta addosso!» Rise alla sua stessa battuta. L'uomo che aveva di fianco sbuffò. Be', se si fossero fermati, magari avrebbe trovato aiuto. «Ben presto dovrò andare in bagno.» «Burt, possiamo fermarci qui. Ci penso io a sorvegliarla.» Dan la fissò con occhi lascivi e Charlotte sentì un nodo allo stomaco. «Siamo quasi arrivati alla locanda» rispose Burt. «Se direte una sola parola o cercherete aiuto da qualcuno, vi imbavaglierò. Capito?» le intimò. Charlotte annuì. L'ultima cosa che voleva era essere legata 10


in qualche modo, impossibilitata a muoversi. Dopo diversi minuti la carrozza si fermò. «Tu bada ai cavalli» ordinò Burt e Dan saltò giù dalla vettura come un coniglio. Un mozzo di stalla arrivò e abbassò gli scalini. Il giovanotto l'aiutò a scendere, ma Burt l'afferrò subito per il gomito e la condusse all'interno del locale. «Signore» disse il locandiere, raggiungendoli. «Come posso aiutarvi?» «Sono Smith. Avete delle camere per noi.» «Oh, sì. Le abbiamo eccome.» Il locandiere lanciò un'occhiata di disapprovazione verso Charlotte. «Da questa parte.» Accidenti. Qualcuno doveva avergli raccontato una fandonia, così com'era successo con la coppia che aveva trattenuto l'amica Dotty. Due giorni prima delle nozze, Dotty, ora Marchesa di Merton, era stata rapita da un uomo che voleva impedirle di sposare Merton. Era stata portata in una dimora di Richmond, ai cui custodi era stato detto che era scappata di casa. Per pura fortuna, Matt e Merton avevano scoperto dov'era ed erano corsi ad aiutarla. Quando Merton era arrivato, Dotty aveva già trovato la maniera di scappare. Se solo Matt non fosse stato fuori città! E non c'erano nemmeno Dotty, o Merton. Charlotte non sapeva neppure se qualcuno avesse visto il rapimento. Quindi, non le rimaneva che un'unica possibilità: avrebbe dovuto trovare la maniera di scappare da sola. «Milord, milord!» Constantine, Marchese di Kenilworth, osservò l'uomo vestito di nero e fuori di sé che lo chiamava correndo per strada. Dio santissimo! Era Thorton, il maggiordomo dell'amico, il Conte di Worthington. Che cosa diavolo stava succedendo? Dirigendo il phaeton verso il marciapiede, fece fermare i cavalli. «Milord.» Con una mano tremante, il domestico indicò una carrozza nera che si allontanava. «Dovete inseguirli! Hanno rapito Lady Charlotte.» 11


«Lady Charlotte?» Avrebbe giurato che la moglie di Worthington si chiamasse Grace. «La sorella di Lady Worthington.» «E Worthington dov'è?» Lì vicino, sperò. «Sua Signoria è fuori città con la moglie per alcuni giorni.» Il maggiordomo guardò preoccupato verso la carrozza. «Presto, vi prego. Dovete salvarla.» Constantine si guardò attorno, ma nella piazza non c'era nessuno che conoscesse. Accidenti! Si era immaginato un pomeriggio ben diverso. «Dimmi tutto quello che sai mentre giro il mezzo.» Prima avesse risolto il problema e prima sarebbe tornato alle sue faccende... e alla sua amante. «Lady Charlotte era uscita da Stanwood House, dove vivono i fratelli e le sorelle di Sua Signoria, stava attraversando la piazza diretta a Worthington House, quando due canaglie l'hanno afferrata. L'hanno caricata su una carrozza e se ne sono andati.» Il maggiordomo si torse le mani. «Non aveva una cameriera o un valletto con sé?» Stentava a credere che Worthington fosse tanto incauto nei confronti della giovane a lui affidata. «Il valletto ha cercato di fermarli, ma era troppo tardi. Dopo che Lady Worthington...» L'uomo si interruppe. «Voglio dire che nelle prime settimane dopo le nozze di Sua Signoria, c'era maggiore vigilanza, ma i ragazzi vanno e vengono così spesso, che non abbiamo pensato...» L'uomo tirò fuori un fazzoletto e si asciugò la fronte. «Non c'era motivo di credere che Lady Charlotte o gli altri fossero in pericolo.» «È possibile che sia scappata per sposarsi?» Per quanto fosse scandalosa, la fuga verso Gretna Green non era poi tanto insolita. La speranza di Con svanì quando i tratti del volto del maggiordomo si irrigidirono. «Proprio no, milord. Lady Charlotte non disonorerebbe mai la famiglia in questo modo.» 12


Era un peccato. Ciò significava che qualcuno voleva danneggiare Worthington o poteva trattarsi del tentativo di costringere la giovane al matrimonio. «Informate Lord Worthington che sono corso in aiuto di Lady Charlotte.» Per la miseria. Sembrava il personaggio di uno di quei romanzi d'amore che leggeva sua sorella. «Meglio ancora, ditegli che ho tutto sotto controllo.» «Sì, milord. Dovete inoltre sapere che Jemmy, uno dei mozzi più piccoli, si è aggrappato al retro della carrozza.» Quanto piccolo?, si domandò Con. Ma poco importava. Sperò che il giovanotto fosse d'aiuto. Altrimenti avrebbe dovuto salvare una giovane indifesa e un ragazzino inerme. Al diavolo. Sarebbe dovuto rimanere a casa di Aimée. Se non avesse ricevuto una lettera riguardante un problema nella sua tenuta sarebbe stato da lei e non lì a inseguire un'insulsa ragazzina. Poco importava che fosse la sorella di un amico; doveva ancora incontrare una fanciulla del ton che non fosse noiosissima. E per di più Lady Charlotte sarebbe stata probabilmente isterica. Si accigliò. Non se lo meritava proprio quell'incomodo. Si prendeva cura delle tenute e dei dipendenti, era attivo nella Camera dei Pari e amava la madre e le sorelle, anche se si rifiutava di ascoltare le loro esortazioni affinché si sposasse. Aveva ancora tempo prima di doversi legare una palla al piede. La sua vita era proprio come la desiderava. Fino a quell'istante. Provò un brutto presentimento. Accidenti. Non è questo il momento per certi pensieri. Avrebbe salvato la ragazza, Worthington gli sarebbe stato debitore e sarebbe andato tutto per il meglio. Con un po' di fortuna, sarebbe tornato in tempo per cenare con l'adorabile Aimée e poi andare a teatro. Guardando lungo la strada, riuscì a scorgere ancora la carrozza. «Ve la riporterò presto.» Spronò i cavalli. Per fortuna erano freschi e riposati e un 13


po' di esercizio avrebbe addirittura giovato loro. Dopo alcuni minuti, poté osservare bene il veicolo che stava seguendo. Probabilmente un tempo era stata una carrozza per uso cittadino. Il bambino – poiché di un bambino si trattava – era salito su una pedana piuttosto ampia. C'erano delle maniglie e nessun finestrino aperto sul retro. La carrozza doveva essere appartenuta a qualcuno che si era sì interessato alla comodità del proprio domestico, ma che non aveva avuto alcun desiderio di vederlo. Ciò giocò a suo favore. Quando i rapitori della ragazza si fossero accorti che li stava seguendo, sarebbe stato troppo tardi e non gli sarebbero sfuggiti. O magari sarebbe riuscito ad allontanare la giovane non appena la carrozza si fosse fermata per cambiare i cavalli. Sarebbe stato un bene rimanere furtivi, piuttosto che dichiarare il proprio rango e creare scompiglio. Il suo aiuto sarebbe servito a poco se la reputazione della ragazza fosse andata in rovina. Si mantenne alla giusta distanza per mescolarsi nel traffico cittadino, ma non troppo lontano da rischiare di perderli. Se avesse avuto con sé la pistola o se ci fossero state meno di tre canaglie, avrebbe cercato di superare la carrozza per poi fermarla. Tuttavia, c'era troppo traffico e non aveva alcuna intenzione di morire. Strinse le briglie con una mano, per poi tirare fuori l'orologio dal taschino. Maledizione. Erano quasi le quattro del pomeriggio. Così imparava a poltrire tanto al mattino. In ogni caso, se la sorte fosse stata dalla sua, avrebbe salvato la giovane e avuto tutto il tempo di occuparsi delle sue faccende e di uscire infine a teatro, la sera. Dopo un'ora, abbandonò l'idea sia della cena sia del teatro. Aveva infatti superato la periferia sud della città per entrare nel Surrey, diretto verso la costa. Non prometteva bene.

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A nozze con un libertino ELLA QUINN LONDRA,

1815 - Rapita e trattenuta in una locanda, Lady Charlotte sta pianificando di fuggire quando viene salvata da un affascinante gentiluomo. Solo dopo si rende conto di averlo già visto... con due cortigiane! Temendo per la propria reputazione, lei tenta di nuovo la fuga. Ma è troppo tardi: la voce che abbia passato la notte con Constantine, Marchese di Kenilworth, è sulla bocca di tutti. E tutti sono d'accordo che l'unica possibilità sia il matrimonio riparatore, compreso lo stesso Constantine, sua madre e persino la sua amante! Ma i rapitori di Charlotte non hanno ancora finito con lei...

Ricatto a regola d'arte ROSE RAVEN ROMA,

1600 - Lavinia farebbe di tutto per realizzare il suo sogno di diventare pittrice, anche fingersi un uomo. Con la falsa identità di Livio Benci, la giovane si unisce alla squadra dei Carracci, in opera a Roma per ultimare gli affreschi della Galleria Farnese. Sotto mentite spoglie, inizia così a lavorare al progetto più importante della sua vita, ma resta subito affascinata da un collega, Taddeo, mentre uno dei modelli, Ettore, scopre il suo segreto. Lavinia viene ricattata con una proposta indecente: concedersi a lui in cambio del silenzio sulla sua vera identità. Inizia così una morbosa relazione con Ettore, ma...


Una contessa da sedurre ELLA QUINN LONDRA,

1815 - Ora che le sue amiche si sono sposate, è tempo che anche Miss Elizabeth Turley trovi un marito... e un gentiluomo in particolare suscita il suo interesse. Il Conte di Harrington è alto, bello e affascinante. E troppo sicuro di sé. Infatti, ha bisogno di sposarsi in fretta o perderà la posizione che lo aspetta a Bruxelles. Ma lei non ha nessuna intenzione di essere trattata come una specie di lasciapassare e conosce le regole del corteggiamento abbastanza bene da tenerlo sulla corda. Così il conte si trova ad affrontare la sfida più grande: conquistare la seducente moglie o rischiare di perdere...

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