Amore e dintorni

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Eugénie Morganti AMORE E DINTORNI

Londra, 7 settembre 1890

Un ' altra giornata tanto faticosa quanto poco gr a ti ficante. Tornando a casa, lungo Oxford Street, ho co lto la mia immagine nelle vetrine dei negozi e ho av uto un sussulto. Cammino curva! E non ho an co ra venticinque anni. È questo ambiente che mi sta f acendo invecchiare prima del tempo. Fare le stes se cose, incontrare tutti i giorni gli stessi volti i n grigiti dall ' in chiostro... Se continuerò così, in po chi anni sarò una zitella, e nemmeno troppo ri spettabile, v i sta la m ia incapacit à di piegarmi alle convenzioni e la tenacia con cui preservo il diritto alla mia libe r t à .

Un cambiamento, ecco cosa ci vorrebbe nella mia v i ta. Un cambiamento, sì: lo invoco, lo bramo.

A detta del vecchio Leonard, la mia competenza potrebbe a prirmi ogni porta, dato che sono un tecn ico esperto, e per di più aggiornato, grazie agli in n ovativi macchinari di stampa che abbiamo al nostro giornale. Sono una donna, è vero, ma cosa importa? So di ess e re preparata.

Eppure, bench é Leonard mi dia il suo sostegno, io, pur proclamando questo desiderio di nuovi o rizzonti, non mi risolvo a inviare lettere di pre se n tazione.

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Caro diario, a volte penso di essere destinata a morire tra le mura polverose della redazione, c o me è successo al mio povero babb o. Ma forse il cam bi amento è solo questione di fortuna. Forse ci vuole l ' occasione giusta. E chiss à , un nuovo la vo ro, una nuova occupazione potrebbero strapparmi via da questa solitudine che a volte sembra una condanna.

Claude chiuse il quaderno rest ando per un po ' i mbambolata a fissare fuori della finestra con il pennino in mano.

Davanti agli occhi le passavano immagini vaghe di vite diverse dalla sua, come quelle descritte nel le p agine dei libri che divorava: i romanzi di Jane Austen, per esempi o, che la trascinavano di ret ta mente al l ' i nterno di famiglie briose, tra vivaci st o rie d ' amore e la calda mondanit à della migliore s o ciet à britannica.

Il volo di un corvo spezzò le sue visioni, o sc u rando l ' ampio spazio che occupava le vetrate d ella sua finestra. L ' appartamento situato al l ' ul ti mo p i ano del vec chio stabile le regalava una vista aperta sul cielo.

Claude tornò al presente con un sospiro. A quel l ' ora la luce di settembre volgeva al violetto, co l o rando le pareti di casa.

Dia moci da fare , si disse alzandosi dal piccolo scrittoio appoggiato sotto la finestra, per dirigersi verso la cucina. Suo padre le aveva insegnato che badare alle cose pratiche, senza mai venir e meno al la cu ra di s é , era il miglior rimedio per far e fronte ai mo men ti difficili. E lui lo sapeva bene: quando era rimasto vedovo con la figlioletta da accudire, sen za beni al sole e con nient ' altro se non un mestiere in cui era maestro, era riuscito a tenere la testa fuori dal ba ra tro della disperazione con una di sci plina costa nte, occupandosi di Claude come me glio non sarebbe st a to possibile.

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Certo, le aveva regalato un ' infanzia sui generis : mentre le sue coetanee imparavano il ricamo e le buone maniere, lei trascorreva i pomeriggi, e ta l volta an che l e notti, in redazione. Era cresciuta nei locali del Times , tra cronisti litigiosi e vecchi stampatori più s i mili a gufi che a uomini. Sempre a correr dietro alle notizie, sempre affamati di scan dali e ri ve la zi oni , sempre presi dalle parole, a scri ver ne e a com po rne la forma, lettera dopo lett e ra, per imprimerle sulla carta stampata. Ma si era di vertita un mondo. E gr azie a suo padre non av e va mai saltato un pasto!

Accese la lampada e aprì la piccola finestra de l la cucina. L ' aria gi à quasi autunn ale era fresca al pu n to giusto.

Posso fare a meno di accendere il fornello , pe n sò, appoggiando sul tavolo la caciotta e il pane che a v eva preso dalla dispensa. La bottiglia del vino, che consumava con moderazione, la aspettava co me un ve c chio amico.

Pane, formaggio e vino rosso ... Chi sta meglio di me? , si disse. Mandò giù il senso di amarezza che la prendeva quasi immancabilmente verso sera, insieme al primo boccone di quella cena mo de sta. Sapeva b ene che si stava con dannando a uno stile di vita lim itante e che a vreb be potuto fa cil men te tornare ad averne uno più vi vace, più mondano, più gratificante. Era una bel lissima donna, ne era consapevole, con una fila di corteggiatori, ad alcuni dei quali, in pass ato, aveva dato più di una speranza.

Se avesse voluto, al posto di quella cena so li ta ria nella penombra avrebbe potuto sfoggiare abiti e l eganti, pettinature alla moda e gioielli preziosi nel s alone di qualche ricco ristorante della City . In com p agnia del fortunato di turno, certo.

Ma Claude si era stancata di quella vita. Era a nnoiata dalla corte dei bellimbusti londinesi che in v a -

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riabilmente avevano cercato di fare di lei una m oglie... o una concubina. Mai nessuno che fosse stato davvero interessato a cosa le piacesse, a cosa le i vole s se veramente. Gli uomini in genere va lu ta vano le sue curve trascurando con disarmante evidenza le sue i dee. Le proiettavano addosso i loro desideri, le loro visioni, senza prendersi mai la bri ga di asco l tarla.

Per un po ' , Claude era stata al gioco. Ne aveva i llu so alcuni, con altri aveva giocato come il gatto con il topo, riservando loro lo stesso trattamento che le av e vano insegnato: se la trattavano come un oggetto, senza curarsi di appurare se avesse un cer vello e un ' anima, anche lei a vrebbe fatto lo stesso, pren de ndosi il divertimento, talvolta gli sfarzosi regali, senza conc e dere nulla all ' affetto.

Ogni volta che suo padre aveva parlato di sua madre, gli si era accesa una luce negli occhi, fino all ' u ltimo. Claude quindi sapeva che l ' amore esist e va, ed era come quel lo che i suoi genitori avevano provato l ' uno per l ' al tra. Un giorno, lo avrebbe trov a to an che lei.

Allora basta con queste relazioni misere , si di s se. E prese una decisione.

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Nel suo ufficio ubicato in uno storico edificio di Bordeaux, osservando dalla finestra uno scorcio del porto fluviale illuminato dagli ultimi raggi del sole, Adalbert Gaspard parlava da solo, come gli capitava sempre più spesso: «Il fatto che non siamo a Parigi non vuol dire che dobbiamo rimanere indietro. Il mondo è percorso da un'ondata di novità, da un eccitante brivido di innovazione».

Si strinse meglio il nodo del cravattino e si accinse a lasciare la redazione. Gli frullavano in testa tutti i progetti e le nuove possibilità che aveva portato con sé da Londra, la capitale del progresso in cui aveva appena soggiornato. Pensieri che gli davano una scossa tale da annullare quasi l'acuta fitta alle ginocchia che accusava ormai da mesi quando scendeva le scale. Si vedeva proiettato nel futuro, come se, invece dei suoi sessant'anni, ne avesse a stento la metà e avesse davanti tutto il tempo del mondo per dare corpo ai sogni.

Sì, restare sulla cresta dell'onda lo faceva decisamente ringiovanire. Lo elettrizzava l'idea che il Papier, il suo giornale, avrebbe pubblicato un supplemento periodico a colori. Una cosa del genere esisteva solo a Parigi, con Le Petit Journal. A Bordeaux, invece, il Papier sarebbe stato il primo.

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Il vecchio Gaspard aveva tenuto duro in tutti quei momenti in cui la crisi aveva minacciato di mandare a gambe all'aria la sua piccola testata, e durante gli altri innumerevoli passaggi critici, i rovesci di fortuna e qualche scelta decisamente infelice che aveva messo gli affari in acque davvero cattive. Ma lui aveva tenuto il naso fuori dalla melma, aveva resistito, sì. E quel giorno poteva ben dire che ne era valsa la pena.

Si sentì leggero e contento, mentre imboccava il boulevard per raggiungere il bistrot dove da decenni consumava la cena.

Nel locale, come sempre, avrebbe trovato vecchi amici e colleghi con cui si sarebbe trattenuto a bere cognac. Solo un paio di bicchierini, da degustare con lentezza, insieme al fior fiore degli intellettuali e dei giornalisti di Bordeaux con cui sviscerare le questioni sociali, culturali e politiche del Paese.

Era in quelle ore serali, trascorse in così stimolante compagnia, che Monsieur Gaspard metteva a fuoco tutta la strategia comunicativa che imprimeva poi nel suo giornale, dirigendolo con tale lucidità da renderlo una vera e propria piccola perla nel panorama della stampa indipendente francese.

O almeno, questo era quello di cui il veterano era convinto.

In fondo, chi altri se non lui avrebbe potuto dare l'impronta del progresso al panorama della stampa bordolese? Quel compito spettava a lui, non c'era il minimo dubbio.

«Siete già rientrato, Monsieur Gaspard?» lo accolse l'amico Maillaux. «Vi credevo ancora a Londra.»

«Amico mio, non è certo il caso di trattenersi in quel clima deprimente oltre il necessario» gli rispose Gaspard, accomodandosi al suo stesso tavolo. «Non avete nulla in contrario se mi siedo qui con voi?»

«Ma naturalmente, caro Adalbert! Sono curioso di sentire cosa avete da raccontare sulla grande capitale del Re-

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gno Unito: gli inglesi sono sempre due spanne avanti a noi, perbacco!»

«Ne siete convinto, Maillaux?» rispose Gaspard, facendo cenno al garçon di rimpinguare la brocca di rosso. «Noi francesi sappiamo vivere, mentre gli inglesi sono ingessati, freddi, privi di joie de vivre!»

«Sarà. Ma intanto voi, Gaspard, dove siete andato a caccia di novità? Proprio a Londra!»

«Ebbene, bisogna ammettere che Londra è una città piena di fermento tecnologico... Ho portato con me un bel po' di idee nuove e soprattutto contatti, Maillaux, contatti! Sono la cosa più importante in questo nostro mondo moderno» concluse baldanzoso Gaspard, riempiendo generosamente il bicchiere dell'amico e il proprio. Poi si guardò intorno per accertarsi di non essere ascoltato da orecchie indiscrete. Il locale ancora mezzo vuoto gli sembrò abbastanza sicuro, tuttavia, prima di proseguire, si allungò verso l'orecchio dell'amico, e sussurrò: «Al Times hanno appena installato un nuovo macchinario, fresco fresco di invenzione!».

Maillaux gli rivolse uno sguardo pieno di compiaciuta meraviglia.

«È una novità arrivata direttamente dall'America» continuò Gaspard, con fare ammiccante.

«Eccitante, caro Adalbert. E ditemi, porterete questa meraviglia tecnologica al Papier du Midi?»

«Ne ho tutte le intenzioni, Maillaux» rispose Gaspard con aria compiaciuta. «E non solo: insieme alla meraviglia tecnologica, da Londra arriverà anche un tecnico specializzato che ci metterà in grado di utilizzarla al meglio da subito!» aggiunse.

In quel momento la porta del bistrot si spalancò lasciando entrare una chiassosa comitiva di gentiluomini, che prese disordinatamente posto vicino a Gaspard e Maillaux. Con grandi pacche sulle spalle e calorosi saluti, gli amici diedero il loro bentornato al vecchio Monsieur

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Gaspard. Era stato solo una settimana a Londra, ma sembrava fosse tornato da una crociera intorno al mondo.

«Una settimana fruttuosa!» disse Maillaux ai compagni, con una strizzatina d'occhio.

Accompagnando le sue rivelazioni con sguardi complici e un fare da cospiratore, Gaspard raccontò al resto della compagnia le grandi novità che aveva portato con sé dalla fumosa Londra.

Intanto il tavolo si era riempito di altre caraffe colme e di profumati cosciotti di pollo, cucinati alla maniera dello chef: la specialità del locale. Per quanto ne mangiasse abbondanti porzioni praticamente tutti i giorni, Gaspard non se n'era ancora stancato.

Leonard Wallace non le aveva lasciato molto tempo per decidere. L'anziano direttore del Times aveva un debole per Claude che, da quando era rimasta orfana anche del padre, trascorreva Natale e Pasqua in casa sua e spesso anche il pranzo della domenica, cedendo alle estenuanti insistenze di sua moglie Lily.

Il loro rapporto tuttavia si consumava prevalentemente tra le mura del giornale. Sul lavoro, Claude era un vero factotum. Grazie al fatto di essere perfettamente bilingue, era spesso indispensabile per traduzioni dal francese; aveva un'acutezza invidiabile per cogliere i dettagli e non le sfuggivano mai i risvolti più peculiari delle vicende di cronaca, cosa che fruttava ai colleghi giornalisti un punto di vista sempre originale. Avrebbe potuto scrivere lei stessa, invece di limitarsi a suggerire fini spunti ai cronisti, ma l'attività giornalistica le interessava poco: quello che davvero attirava la sua attenzione era la tecnologia. Tutto quello che aveva a che fare con i macchinari e le loro tecniche di utilizzo l'aveva affascinata fin da bambina.

Allora, quando era piccola, era facile trovarla nella stamperia, attaccata alle calcagna di Mister Riordan, il capo stampatore, a rubargli tutti i segreti del mestiere.

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«Lo sai che sei strana, ragazzina?» la apostrofava il vecchio irlandese, trovandosi quella mocciosa tra i piedi, guardandola di traverso tra gli occhiali appoggiati sulla punta del naso e un ciuffo di capelli grigi che gli sormontava il capo.

La piccola Claude gli faceva una linguaccia e, per tutta risposta, si sporgeva verso i grossi cilindri delle rotative, alzandosi sulla punta dei piedi, e sparava qualcuna delle sue domande alla volta del capo. La sua curiosità era infinita. In pochi anni, Claude era diventata una giovane donna indipendente, in grado di dirigere tutta la baracca, lì sotto nei piani bassi, dove tra il profumo dell'inchiostro e il puzzo della carta – o viceversa? – si sfornava il quotidiano più blasonato della City.

Il Times era il più costoso, ma anche il più innovativo e moderno tra i giornali inglesi. Tutte le invenzioni tecnologiche degli ultimi decenni erano state installate in anteprima nei suoi storici locali. E ognuno di questi avanzamenti era stato osservato, studiato e perfettamente compreso dagli occhi attenti di quella ragazzina.

Diventata grande, Claude si era trovata in possesso di una professionalità ricercata e preziosa. In un tale contesto lavorativo, il fatto di essere una donna in un mondo di uomini passava totalmente in secondo piano.

Quel giorno, Leonard la convocò nel suo ufficio. «Ho una proposta di lavoro per voi. A Bordeaux. Si tratta di un quotidiano locale, una piccola testata. Ma ha un'ottima reputazione» le spiegò mentre le mostrava una copia di un giornale francese.

«Le Papier du Midi » lesse Claude, prendendo il giornale e cominciando a sfogliarlo. «Mai sentito.»

«Il suo fondatore, Adalbert Gaspard, ci è passato a trovare qualche settimana fa. Forse non lo avete incrociato.»

No, a meno che non si tratti di quel buffo individuo traboccante ottimismo dalle cui attenzioni mi sono deli-

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beratamente tenuta alla larga, pensò Claude. Non aveva nessuna voglia di essere reclutata come interprete, soprattutto visto che la circostanza si era presentata in una di quelle giornate in cui il suo umore era più grigio del fumo di Londra. Cosa che negli ultimi tempi capitava preoccupantemente spesso. «Uhm, infatti» rispose, aspettando il resto della storia.

«Ebbene, Gaspard vuole aggiornare i suoi processi di stampa, ha grandi ambizioni... Insomma, cerca una figura professionale in grado di accompagnare questo rinnovamento. Ha già acquistato una rotativa a colori, ma i suoi operai non sanno usarla» continuò Leonard. La guardò tenendo gli occhi fissi nei suoi, quasi volesse trasmetterle il suo pensiero con il solo sguardo.

Claude aveva inteso perfettamente. Ma continuarono a girarci intorno.

«Voi parlate francese. Non avreste problemi.»

«Il mio francese è piuttosto arrugginito» replicò Claude.

«Chi è bilingue, come siete voi, non ha bisogno di allenamento. La lingua in cui ci parla la mamma, appena nati, ci resta dentro per sempre!» disse Leonard con un sorriso affabile. «Insomma, cara. Se volete andare, mi basta una parola.»

«Ma non è a Parigi...» replicò debolmente lei.

«E allora? Bordeaux è una splendida città, Claude. Anche meglio!»

«Nella regione del vino?» disse lei sorridendo ironicamente.

«Esatto!»

Il vecchio Leonard e la bella Claude restarono per un po' a fissarsi in silenzio. Poi l'uomo mise la mano su quella di lei, seduta di fronte oltre la scrivania.

«Non è per sempre. A Monsieur Gaspard serve un tecnico che sappia spiegare ai suoi uomini come far funzionare la macchina. Starete in Francia qualche settimana.

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Potete tornare, dopo. Qui un posto per voi ci sarà sempre» le disse piano.

Claude tacque, incapace di risolversi a decidere. Una spinta uguale e contraria la attraversava, tenendola immobile. Sempre più spesso, la sera, si soffermava a riflettere sulla necessità di cambiare vita, e quella era proprio l'opportunità che stava cercando, ma ora che quella possibilità era reale e tangibile, esitava.

Fu Leonard a darle il coraggio per fare quel salto nel buio. «Sentite, ragazza. Voi avete bisogno di cambiare aria» asserì. «Contatto Gaspard.»

Due giorni dopo, Claude era in viaggio.

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