ROMANCE
KRISTEN PROBY
Amore in cucina
Immagine di copertina: Inside Creative House / iStock / Getty Images Plus / Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Savor You William Morrow An imprint of HarperCollinsPublishers © 2018 Proby, Kristen Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollinsPublishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance aprile 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 288 del 16/04/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
Questo romanzo è dedicato a Sarah. Grazie di tutti gli splendidi menù riportati in questa serie, e anche perché sei una persona meravigliosa.
Prologo
Mia «Scherza?» Fisso la mia dottoressa, esterrefatta. Ma che cavolo... mi sta prendendo in giro? «Assolutamente no» risponde lei con un sorriso soddisfatto, dandomi dei colpetti rassicuranti a un ginocchio. «Un falso positivo nei test di gravidanza è più comune di quanto si pensi.» «Ma i test di gravidanza servono per dire la verità!» Ora mi tremano le mani. Dio, che cosa ho fatto? «Non è un test pensante, e a volte sbaglia.» «A volte sbaglia» ripeto. Deglutisco con forza per evitare di vomitarle addosso. «E lui mi ha sposata» mormoro. «Siamo sposati solo da quattro giorni.» «Potete sempre riprovare ad avere figli.» «No, non capisce, dottoressa. Mi ha sposata perché il test di gravidanza era positivo.» Deglutisco di nuovo e mi asciugo stizzita le lacrime dalle guance. «Mia, non è questo il modo di tenere un uomo...» «No.» Scuoto la testa e la guardo con aperta ostilità. «Non l'ho fatto di proposito. Sono solo rimasta incinta, e prima che me ne rendessi conto eravamo già davanti al giudice di pace.» «Ho avuto anch'io vent'anni» mi dice lei, e mi batte nuovamente sul ginocchio, facendomi venire voglia di prenderla a schiaffi. «I giovani possono essere impulsivi. Sono sicura che potrai far annullare il matrimonio, se è questo che vuoi. 7
Nel frattempo, ti consiglio di cominciare a prendere la pillola.» Il resto dell'appuntamento passa in un turbinio confuso di ricette, condite da altri colpetti sul ginocchio. Poi mi ritrovo in macchina a fissare la fede nuziale d'oro alla mano sinistra, singhiozzando. Non c'è altro motivo per cui Camden debba essere mio marito. Non mi ha mai detto che mi ama. Cavoli, non ci siamo neppure mai detti ufficialmente che stavamo insieme. Siamo andati a vivere insieme come coinquilini, e il nostro rapporto si è evoluto in sesso passionale travolgente, oltre che comodo. Voleva solo fare la cosa giusta. E adesso anch'io devo fare quello che è giusto. Posso rimediare. Nessuno sa che ci siamo sposati. Neanche le mie migliori amiche. E lui non tornerà a casa prima di quattro ore almeno, dopo il suo turno al pub. Una volta arrivata nel nostro appartamentino di Seattle, comincio a buttare le mie cose alla cieca nelle valigie, e quando le ho riempite tutte uso i sacchi dell'immondizia. Devo andare via prima che torni a casa. Non posso affrontarlo. Non posso dirgli che sono stata stupida e forse ho avuto speranze eccessive che un uomo sexy e fortemente motivato potesse veramente voler stare con me. Dopo avere caricato la macchina, scrivo un breve biglietto. Camden, oggi la mia dottoressa mi ha assicurato che il test di gravidanza era sbagliato. Non sono incinta. Non c'era alcun bisogno di essere precipitosi e sposarci. Ora siamo liberi di trovare una persona che amiamo veramente, con cui passare tutta la vita. Ti auguro il meglio, Mia Poso il foglio sul piano della cucina e mi guardo intorno 8
un'ultima volta nel nostro appartamento. Abbiamo vissuto qui solo per tre mesi, ma è già pieno di ricordi. Di sesso, e cucina, e risate. Ma non c'è mai stato amore, almeno non da parte di Camden. E, malgrado tutti i miei difetti, anch'io merito di essere amata.
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Mia «Oh, ciao, Camden.» Sorrido e inclino leggermente la testa di lato. Sono nel nostro ufficio, davanti al grande specchio a figura intera tra la mia scrivania e quella di Addie. «Grazie. Sì, li ho fatti crescere dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Non c'è mai tempo di farsi tagliare i capelli quando si gestisce un ristorante di successo.» Sospiro e mi guardo allo specchio. «Non vantarti. Non dimostra indifferenza.» Socchiudo gli occhi appena truccati e rifletto su cosa dire. «Come? Ti sono mancata? Che carino! Devo ammettere che non ti ho pensato praticamente mai negli ultimi dieci anni.» Arriccio il naso, poi alzo gli occhi al cielo. È la più grossa bugia della mia vita. «No, non ho mai guardato la tua trasmissione.» Mi esercito a sollevare solo un sopracciglio, non con aria minacciosa come l'attore Dwayne Johnson, detto The Rock, ma con quel fare sofisticato che hanno alcune donne, come la mia migliore amica Addie. Però fallisco miseramente. Mi si alzano tutte e due le sopracciglia, e ho solo un'aria sorpresa. «Ah, quindi sei impotente.» Annuisco compunta e cerco di assumere un'espressione comprensiva. «Dev'essere terribile per te.» «Ma con chi diavolo parli?» esclama Riley, un'altra delle mie migliori amiche nonché comproprietaria del Seduction, entrando in ufficio di corsa. 10
«Con nessuno» rispondo sospirando e mi aggiusto i capelli per la quarantesima volta. «Sto facendo pratica per quando rivedrò Camden.» «Non credo che dovresti esordire alludendo al suo uccello» obietta lei, poi fa una risatina. «Però non ho mai sentito usare un argomento del genere per rompere il ghiaccio, perciò fai quello che ti senti.» «Sono passati dieci anni» mormoro. «Non mi capacito che stia succedendo davvero.» «Perché non ci hai mai parlato di lui?» replica Riley, e io mi giro verso di lei. «Perché era solo un tizio che con cui stavo quando frequentavo l'accademia di cucina. Non era una cosa seria.» «Ma se l'hai sposato!» Mi volto con una scrollata di spalle, continuando a evitare quel discorso. «Be', però adesso non siamo sposati, no? Ed è la mia tipica sfortuna che sia diventato uno chef famoso e che stia arrivando nella mia cucina. Ma Dio mi odia proprio?» «Ho visto Camden» dice Riley con un sorriso sornione. «È uno chef molto sexy. Avere un bel bocconcino in cucina non mi sembra una tragedia.» Scuoto la testa. Se fosse chiunque altro sarei d'accordo. Ma Camden è diventato ancora più attraente negli ultimi dieci anni. Ma come ha fatto? «Sai cosa penso degli intrusi nella mia cucina.» «L'hai fatto capire chiaramente» ride lei. «Ma non sarà per sempre. Quando saremo pronti a registrare le puntate del programma saremo sul set. Per ora Trevor vuole solo che v'incontriate e cominciate a scambiarvi idee sulle ricette e conoscervi meglio.» «Se siamo in gara tra noi, perché dobbiamo conoscerci? Dovrei avere la possibilità di presentarmi, suonargliele e farla finita.» Riley fa una smorfietta ironica. «Non c'è niente di spontaneo nei live-show. Non dirmi che non lo sai.» Aggrotto le sopracciglia e incrocio le braccia sul petto, ma immediatamente Riley mi abbraccia e mi stringe forte a sé. 11
Non mi piace essere toccata perciò m'irrigidisco, ma per reazione lei mi stringe ancora più forte. «Mi stai toccando.» «Ti voglio bene, Mia.» Maledizione. «Anch'io ti voglio bene.» «Non sei una persona scontrosa» continua, e io non posso fare a meno di sorridere. «Sei bellissima e sei un genio in cucina.» «Adesso stai facendo la ruffiana.» Mi dà un bacio sulla guancia e si stacca. Mi strofino la guancia e sospiro. «E va bene. Cercherò di essere meno burbera. Sai, non ho mai desiderato altro che cucinare. Volevo solo aprire il locale con voi e preparare piatti squisiti. Non era nei miei programmi fare la chef in TV.» «Lo so» annuisce lei. «E sei stata...» «Ostile.» «Fantastica rispetto a questa cosa.» Cerco nuovamente di sollevare un solo sopracciglio, ma non ci riesco. «Magari brontoli, però fai ugualmente quello che ti chiediamo, ed è più di quanto mi sia mai aspettata. Non so quello che provi riguardo all'incontro di oggi con Camden perché non ce ne parli mai, però una cosa posso dirtela. Sei stupenda. Quella maglia azzurra ti sta divinamente. Camden rimarrà senza fiato.» «Non m'interessa» mento. «Tesoro, sei una donna. Certo che t'interessa.» Controlla l'ora al cellulare. «Dovrebbe arrivare da un momento all'altro. Ci vediamo al bar.» «Non in cucina?» «No, puoi fargliela vedere tu la cucina. È il tuo spazio.» Si volta per andarsene, e io mi do un'ultima occhiata allo specchio. «Puoi farcela. È solo un uomo, e tu puoi farcela.» Annuisco con sicurezza, mi liscio la gonna nera e scosto dietro le spalle i riccioli neri con uno scatto mentre abbandono l'ambiente protetto del mio ufficio per dirigermi verso il bar. Il nostro ristorante è semplicemente straordinario. Se non 12
ne fossi la proprietaria, mi piacerebbe tantissimo lavorare qui. Ci siamo allargate di recente, e abbiamo aggiunto altre due dozzine di tavoli. Il pavimento in parquet grigio risplende sotto le luci basse. Le sedute imbottite sono comode e invitanti, e i tavoli vicino alle pareti sono divisi da lunghi séparé racchiusi da pesanti tendaggi che offrono un'esperienza più intima. Per non parlare dei piatti, che sono eccellenti, modestia a parte. Entro nel bar e individuo subito Camden. Mi volta le spalle, ma lo riconoscerei tra mille. Ora si è un po' irrobustito, e le spalle e la braccia riempiono piacevolmente la camicia bianca. Però i capelli sono sempre castano chiaro, anche se leggermente più lunghi di prima. Un tempo mi suscitavano l'impulso irrefrenabile d'infilarci le dita per scompigliarli. E, sinceramente, anche da seduto riconoscerei quel fondoschiena dovunque. Parla con Trevor, il produttore esecutivo del programma nonché attuale marito di Riley. C'è anche lei, insieme ad Addie, Cami e Kat, le altre comproprietarie del Seduction e mie migliori amiche. Respiro a fondo e faccio appello a tutta la sicurezza che riesco a racimolare, poi mi avvicino al tavolo a passo deciso. «Salve.» Camden si gira sorridendo, e giuro che dentro di me tutto si blocca di colpo. Non sono in grado di sorridere né di fare un passo, e neppure di accoglierlo con l'occhiata di sufficienza da capo a piedi che avevo già deciso ieri sera. L'unica cosa che riesco a fare è fissare i suoi occhi blu e irrigidire le ginocchia per non cadere come una pera. Accidenti a lui. «Mia.» Sentire il mio nome pronunciato da quelle labbra è quasi un'esperienza extracorporea. «Come stai?» «Bene» rispondo, e gli porgo la mano. Lui la stringe ma, invece di lasciarla, mi fa il baciamano. Le mie amiche si scambiano occhiate stupite e io mi affretto a interrompere il contatto. «E tu?» «Ottimamente.» Qualcuno – credo che sia Kat – mi mette in mano un calice 13
di vino e ne bevo una lunga sorsata; ho bisogno del coraggio dell'alcol. «Vi conoscete?» chiede Trevor, pur sapendo già la risposta. Sono sicura che Riley gli abbia riferito tutto quello che sa, che è ben poco. «Ci conoscevamo» precisa Camden continuando a guardarmi negli occhi. «Tanto tempo fa.» «Tanto tempo» confermo annuendo, poi mi dirigo verso il lato opposto del tavolo. Non posso sedermi accanto a lui senza sentire il suo odore, e il fatto che abbia ancora lo stesso profumo non promette niente di buono per me. È un sentore speziato, come di timo o rosmarino. Non credo di avere mai conosciuto nessuno, né prima né dopo di lui, che avesse un profumo tanto squisito e allo stesso tempo terribilmente virile. Sono attratta da lui sin da quando avevo diciannove anni. E ricordo com'è quando è nudo. Cristo santo, lui ha visto me nuda. Non avrei mai dovuto accettare questa cosa. «Ne vuoi ancora?» mi chiede Kat sogghignando. «Ancora di che?» «Di vino. L'hai buttato giù come un vero duro.» Guardo il calice, accigliata, poi lo poso lontano da me. «Oh. No. Però da qualche parte nel mondo sono già le cinque, no?» «È la mia filosofia» annuisce Cami. «Allora, so che sarà un programma con una gara» esordisce Camden, riportandomi alla questione più impellente. «Ma non ho molti dettagli al riguardo.» «Be', non sarà una trasmissione a sorpresa» interviene Trevor. «Non ho intenzione di mettervi sotto il naso funghi e scorza di limone, e pretendere che li trasformiate in un capolavoro in un quarto d'ora.» «Okay» annuisce Camden. «E come funziona?» «Voglio che tu e Mia vi scambiate le vostre idee sulle ricette. Che troviate piatti che rappresentano una sfida, ma dovrà anche essere divertente guardarvi mentre li preparate. Sarebbe fantastico se aveste dei piatti forti per cui siete famosi, o una ricetta particolare che poi inserirete nel vostro prossimo 14
libro di cucina. Per la puntata pilota, faremo cinque ricette e poi sceglieremo le nostre tre preferite per la trasmissione vera e propria.» «Che cosa c'è in palio?» chiede Cami, poi beve un sorso di acqua. I suoi occhi azzurri hanno un luccichio malizioso mentre sposta lo sguardo tra noi. «Fama? Soldi? Un loro personale programma di cucina?» «Hanno già tutto questo» risponde Trevor con una risata. «Pensavo piuttosto al diritto di vantarsi.» «Ma è noioso» commenta Addie corrugando la fronte. Si appunta i capelli biondi dietro l'orecchio, poi si batte un dito sulle labbra, pensosa. «Forse potrebbero vincere una determinata somma di denaro, da dare in beneficenza a un'organizzazione a loro scelta?» «Mi piace la cosa» rispondo annuendo. «A nessuno dei due servono soldi.» Guardo Camden in cerca di conferma. Lui tace ma fa un cenno di assenso, guardandomi negli occhi. «Dovremmo fare una donazione a un'associazione benefica. Possiamo cambiarla ogni settimana.» «Buona idea» dice Kat annuendo, e Trevor prende appunti. «Cucineremo contemporaneamente?» chiedo. «Sì. Userete insieme la stessa cucina.» «Come facciamo a sapere che Mia non imbroglierà?» Alzo la testa di scatto per la sorpresa, ma Camden mi guarda sogghignando. «Non avrò bisogno d'imbrogliare per batterti» replico. «Mi sembri sicura di te.» «La cosa che so fare meglio è cucinare.» Gli occhi di Camden ardono di bagliori intensi, proprio come quando pensava al sesso, e sono costretta a distogliere lo sguardo e rivolgere l'attenzione a Trevor. «Insomma stai dicendo che non ti sono venute in mente delle ricette? Non dovresti assegnarcele tu?» «Hai appena dichiarato che cucinare è il tuo forte. Io non sono uno chef. Voglio che ci pensiate voi. Inventate qualcosa.» «Quando cominceremo le riprese?» chiede Camden. «Lunedì prossimo.» 15
«Fra una settimana?» esclamo. Significa che devo vedere Camden per una settimana intera! «Così dovreste avere il tempo di decidere le ricette e la strategia» annuisce Trevor. «Ma sicuramente Camden non può sottrarre così tanto tempo al suo programma fisso» osserva Addie, e io giuro immediatamente di farle i brownie ogni giorno per tutta la vita. «No, sono libero» precisa Camden con un sorriso. «È finita la stagione, perciò non ho problemi.» «Non voglio fare tutto di fretta, e tengo molto al successo del programma» dichiara Trevor. «Tu e Camden vi conoscete bene?» gli domanda Cami. «Come mai hai scelto lui?» «L'ho scritturato io per la sua attuale trasmissione» risponde Trevor. «Io e Trev ci conosciamo da tanto» conferma Camden. «Abbiamo cominciato a lavorare in quella rete televisiva all'incirca nello stesso periodo.» Trevor annuisce, e io continuo comunque a essere costretta a trascorrere un'intera settimana con Camden. «Ma dovrò fare tutto questo con ogni concorrente, per ogni episodio? Passare una settimana per decidere il menù prima di registrare, intendo. Mi sembra... stupido.» Trevor ride. «No. Per cominciare abbiamo deciso di concentrarci solo su questa prima puntata e vedere com'è l'accoglienza del pubblico, poi potremo lavorare ad altri episodi.» Lo guardo con diffidenza. «Perché ho l'impressione che tu non mi dica tutta la verità?» «Non ne ho idea» replica Trevor. «Comunque questa settimana devo anche lavorare» ricordo a tutti. «Collaborerò con Camden, ma ho pur sempre una cucina da mandare avanti.» «Ecco, volevo giusto parlartene» attacca Cami. Lei si occupa dell'amministrazione e della contabilità della nostra attività. «Abbiamo il budget per assumere qualcuno che ti aiuti in cucina. Credo che dovresti prenderlo in considerazione.» «No.» 16
«Posso dare una mano io» interviene Camden, poi si stringe nelle spalle quando lo guardiamo tutte. «Sono qui, in ogni caso. E mi hanno detto che i miei piatti non fanno proprio schifo.» «Non conosci il menù.» Non posso lavorare al fianco di quest'uomo ogni santo giorno. Dopo il primo giorno gli sarei attaccata come l'edera a un muro. «Posso imparare.» «Pensaci» mi esorta Addie. «Non devi decidere subito.» «Ma nessuno mi ha sentito dire di no?» «Scontrosa» mi sussurra Riley tra i denti, e io mi tiro indietro sulla sedia, fissandola. Lei sgrana gli occhi e mi sembra di sentire quello che pensa. Smettila di fare la difficile. Sospiro e mi rassegno a questo bizzarro scherzo del destino. Camden è rientrato nella mia vita. Credevo che non sarebbe mai successo. Il mondo culinario non è immenso, ma sono stata attenta a non incrociarlo mai in tutti questi anni, e invece ora eccoci qui. A lavorare insieme. «Penserò all'offerta» ammetto con riluttanza. «Questa settimana lavoreremo nella mia cucina, ma registreremo il programma sul set, giusto?» «Sì» conferma Trevor. «Il set è stato costruito in modo da essere una replica esatta della cucina del Seduction.» «Mi farebbe piacere vedere la tua cucina» dice Camden. È come se avesse detto che gli farebbe piacere vedermi nuda. La mia cucina è la parte più intima di me stessa. Però mi limito a sorridere e ad alzarmi. «Prego, da questa parte.» «Vi raggiungo dopo» dice Trevor. Mi avvio, precedendo Camden, sperando che non mi stia guardando il sedere. Sono ingrassata un po' rispetto a quando eravamo insieme, anni fa. Non tanto, ma ho preso qualche chilo, e tutti sul sedere. «Hai un bel ristorante» commenta lui alle mie spalle. «Grazie.» Faccio un cenno col capo, poi spingo la porta della cucina, entro e la tengo aperta per farlo passare. Lui si ferma accanto a me e si guarda intorno. «Pulita. Efficiente. Attrezzature modernissime.» 17
«Esattamente» concordo, poi gli faccio fare un giro. Gli faccio vedere le due celle frigorifere e i congelatori, e gli indico dove tengo tutto. Evito accuratamente di guardarlo o di toccarlo. Specialmente di toccarlo. Ma poi mi viene in mente un pensiero. Camden non mi sta evitando, eppure sono stata io a lasciarlo. Non dovrebbe avercela con me? «Perché sei qui?» gli chiedo improvvisamente, girandomi per guardarlo negli occhi. Ma l'espressione sul suo bel viso non cambia e, per qualche istante, ho il sospetto che non mi risponderà. È cambiato tanto, eppure è sempre lo stesso. È diventato più muscoloso, ha le spalle più ampie, le mandibole più squadrate. Però gli occhi sono sempre gli stessi. «Non lo so» dice infine. «La mia prima reazione è stata quella di rifiutare la proposta di Trevor, specialmente quando mi ha detto che avrei lavorato con te.» Annuisco. «Mi sembra logico.» «Ma poi ci ho pensato, e ho deciso che volevo vederti. E a un certo punto, non oggi, vorrò parlare con te.» «Mi stai parlando adesso.» Camden solleva un sopracciglio. Alla perfezione, ovviamente. «Sai esattamente a che cosa mi riferisco.» «Ascolta...» «Oggi non è la giornata adatta per fare questo discorso» m'interrompe. Stende una mano per toccarmi i capelli e io mi scosto sussultando. Il suo sguardo s'incupisce. «Non mi piace essere toccata.» «Questa è una novità.» Scuoto la testa. «No, veramente no.» «Non ti dispiaceva quando ti toccavo io.» «Hai ragione.» Fa un passo indietro e sembra scrutarmi da capo a piedi. E io rimango immobile, a chiedermi se nota i chili in più e anche il peso della vita che mi porto addosso in questo periodo. «Sei bella come sempre.» Faccio una smorfia ironica. «Grazie per averlo detto. Piut18
tosto, tu sei in gran forma. Sono contenta che tu abbia avuto successo. Te lo meriti.» «Quando vuoi cominciare?» «Domattina. Dovremo vederci presto perché dovrò iniziare le preparazioni per il pranzo verso le dieci e mezza.» «Ti va bene alle sette e mezza?» «Certo.» Tra me e me rabbrividisco. Significa che potrò dormire di meno, ma me la caverò in qualche modo. «Ci vediamo qui.» «Ottimo.» Si volta per andarsene, ma poi si ferma e gira la testa per guardarmi. «È bello vederti, Mia.» Faccio un cenno di assenso, e poi lui va via e io rimango ferma in mezzo alla cucina deserta, da sola. Ma come ho fatto a farmi convincere? «Tutto bene?» mi domanda Addie, sulla soglia. Mi giro a guardarla e scrollo le spalle. «Sì. Però mi sembra ancora surreale.» Lei fa una smorfietta. «E ci credo. È bello. Sembra un tipo in gamba, e ti guarda come se tu fossi Dio in terra.» «Ma dai!» Scuoto la testa, poi tiro fuori le patate da un contenitore per sbucciarle. «Non mi conosce neanche.» «Un tempo sì, però» borbotta Addie. È stupenda, come sempre. Addie gestisce il locale e, con il suo passato da modella, sa essere sempre impeccabile. Oggi porta gli occhiali, che la rendono ancora più misteriosa e affascinante. Kat entra in cucina, seguita da Riley e Cami. «C'è una festa?» chiedo alle mie socie. «Un tizio con cui eri sposata è appena uscito dal ristorante» mi fa notare Cami. «Sì, c'ero anch'io» le ricordo. «Vogliamo assicurarci che tu stia bene. Posso portarti altro vino, se ne hai bisogno. Mi è appena arrivato dalla Francia un fantastico Cabernet nuovo che muoio dalla voglia di provare.» Kat è responsabile del nostro wine bar ed è eccezionale nel suo ruolo. È anche bravissima a non farci mai mancare il carburante quando abbiamo bisogno di alcol. 19
«Devo lavorare» ricordo alle amiche. «Apprezzo che siate preoccupate per me, ma sto bene. Anzi, è andata meglio di quanto mi aspettassi.» «Ti conosciamo da tanto, Mia» osserva Cami, fissandomi intensamente. «E puoi contare sul nostro sostegno. Se non ti senti a tuo agio in questa cosa...» «Sto bene» insisto. Sospiro e guardo ognuna di loro negli occhi. Sono le mie migliori amiche, le mie socie, e mi conoscono meglio di chiunque altro. «Giuro.» «Okay» annuisce Kat. «Allora usciamo dalla sua cucina, ragazze, prima che ci tiri addosso le patate.» «Buona idea» concordo, poi dedico la mia attenzione alle patate da sbucciare. «Però se non dovessi stare bene, ce lo dirai, vero?» mi chiede Riley. «Certo.» Mi stampo un sorriso in faccia e agito la mano come per scacciarle. «E ora fuori dalla mia cucina.» «Quanto è prepotente!» borbotta Cami mentre escono dalla cucina una dopo l'altra, lasciandomi sola con i miei pensieri. Oggi ho rivisto Camden, e non ne sono morta. Ancora.
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