Amore sulla soglia

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Kate Hardy

Amore sulla soglia


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Her Festive Doorstep Baby Harlequin Mills & Boon Romance © 2016 Pamela Brooks Traduzione di Caterina Pietrobon Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2727 del 12/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 24 dicembre, venerdì «Sì? Chi è?» Nessuna risposta. Probabilmente si trattava di un corriere alle prese con un turno di consegne frenetico che alla vigilia di Natale doveva recapitare più pacchetti possibile, e per questo schiacciava tutti i pulsanti del citofono nella speranza che qualcuno gli aprisse la porta d'ingresso, per lasciare poi la merce nell'atrio. Quel silenzio probabilmente significava che aveva smesso di aspettare che lei gli rispondesse e che stava provando con qualcun altro. Amy fu sul punto di riagganciare la cornetta del citofono quando avvertì un suono strano. Sembrava il vagito di un bambino. Era la sua immaginazione? Magari l'addetto alle consegne stava ascoltando qualcosa alla radio. Qualcosa la spinse a uscire sul pianerottolo e ad accertarsi che tutto fosse a posto. Infatti. In un angolo accanto all'ingresso c'era proprio uno scatolone di cartone. Di nuovo il pianto di un bambino. E stavolta non era di certo la radio! Avvicinandosi comprese che quello non era il carto5


ne di un pacco. Il lato superiore era aperto e dentro, avvolto in una specie di copertina, c'era proprio un bambino. Aveva tracce di sangue sul visino e per un istante Amy si sentì pervadere dal panico, ma poi pensò che poteva essere perché era davvero appena nato. Chi era che lasciava un neonato in uno scatolone di cartone nell'ingresso di un condominio? Spalancò in fretta la porta e guardò in strada, ma non vide nessuno. Nessuno che corresse o che si nascondesse dentro una felpa con cappuccio per non mostrare il proprio volto. Come ci si doveva comportare quando si trovava un bambino abbandonato? Doveva portarlo subito all'ospedale oppure doveva chiamare la polizia? Se avesse spostato lo scatolone per prenderlo in braccio e tentare di calmarlo, avrebbe distrutto qualche prova che poteva invece aiutare i poliziotti a rintracciare la madre? Il piccolo era minuscolo e l'atrio del condominio non era riscaldato. Non poteva lasciarlo lì al gelo. Stava per schiacciare il pulsante dei campanelli dei vicini per vedere se qualcuno fosse in casa e potesse chiamare la polizia, quando sentì una porta chiudersi e dopo un attimo le apparve davanti Josh Farnham. Non lo conosceva molto bene. Si era trasferito in uno degli appartamenti sul suo stesso piano circa sei mesi prima. Si salutavano sempre scambiandosi un sorriso e lei qualche volta gli aveva ritirato un pacco dal corriere, ma niente di più. «Tutto bene?» le chiese, accigliandosi nel sentir piangere il bambino. «No.» Amy gli indicò lo scatolone. «Qualcuno ha abbandonato un neonato, proprio qui da noi.» Un'espressione sconvolta. «Un neonato? Ma... Chi è stato?» 6


«Non ne ho idea.» Lui si chinò a sfiorare una manina del piccolo. Doveva avere il tocco magico perché il bambino smise subito di piangere. «Qualcuno mi ha suonato il campanello, ma poi non ha detto niente» proseguì Amy. «Io ho pensato che si trattasse di un corriere alla ricerca di un inquilino cui doveva fare una consegna, ma poi ho sentito un vagito.» Distese le mani. «Poteva anche essere una radio, però qualcosa mi ha spinto a venire a controllare, non so come mai. È stato allora che ho trovato il bambino.» Si morse un labbro. «Ha del sangue sul viso, ma forse è solo perché è appena nato. Un neonato nel vero senso della parola.» «Hai chiamato la polizia?» le chiese lui, socchiudendo leggermente gli occhi blu. «Stavo per farlo» spiegò. «Ma non ho con me il cellulare, e poi non sapevo se, spostando il piccolo nel mio appartamento, avrei rovinato il lavoro alla polizia scientifica.» «Ma non puoi stare qui fuori fino all'arrivo della polizia» considerò Josh scuro in volto. «Congelerete tutti e due. Senti, fammi solo prendere qualcosa da casa per delimitare la zona intorno allo scatolone in modo da proteggere qualche potenziale prova, dopodiché io visiterò il piccolo a dovere e tu chiamerai la polizia.» L'espressione del volto di Amy doveva tradire una forte preoccupazione perché lui sentì il bisogno di rassicurarla. «Tranquilla. Io sono un medico del pronto soccorso.» Ecco perché non lo incontrava quasi mai. I turni in ospedale probabilmente erano molto diversi dal suo orario di lezioni alla scuola superiore. Amy si sentì decisamente sollevata all'idea di non doversi occupare 7


del bambino da sola. Lei non aveva alcuna esperienza in quel settore, Josh invece sì. «D'accordo, allora. Grazie.» «Faccio in un lampo» promise. «Intanto io però... lo prendo in braccio?» gli chiese sentendolo piangere di nuovo. «Il movimento di solito aiuta a calmare un neonato in lacrime. Se cammini un po' su e giù, probabilmente smetterà.» La voce dell'esperienza, dunque. Di bene in meglio perché Amy sapeva trattare con gli adolescenti, ma i suoi contatti con i neonati erano sempre stati minimi. Soprattutto da quando Michael aveva rotto il loro fidanzamento. Scacciò il ricordo. No, adesso no. Doveva concentrarsi su quel bambino abbandonato e non rimuginare sui propri fallimenti. «Ma bisogna tenergli la testa?» «Basta che lo tieni stretto a te, guarda, così...» le rispose Josh, estraendo il piccolo dallo scatolone e portandoselo contro il torace, sostenendogli la nuca con una mano. «Capito.» Amy glielo prese dalle braccia, facendo attenzione. Ma nel passaggio le mani di Josh sfiorarono per un attimo le sue e l'effetto fu elettrizzante. Oh, ma per l'amor del cielo! Sì, certo era un bel tipo – a parte il fatto che aveva bisogno di radersi e che probabilmente si era pettinato i capelli con le dita invece che con un pettine – ma poteva benissimo stare già con qualcuno. Che idee le venivano! E comunque, anche se fosse stato libero, era lei che non voleva impegnarsi con nessuno perché avrebbe dovuto raccontargli il proprio passato e a quel punto Josh se ne sarebbe andato, proprio come aveva fatto Michael. E a8


vrebbe reso imbarazzante il loro rapporto di buoni vicini di casa. No, lei stava molto meglio da sola, circondata da rapporti platonici. Josh Farnham poteva anche essere uno degli uomini più attraenti che lei avesse mai incontrato, ma non faceva per lei. Augurandosi che lui attribuisse il suo turbamento al nervosismo dovuto al piccolo, cosa in parte vera, Amy mormorò qualcosa di incomprensibile e iniziò ad andare su e giù per l'atrio. Josh ritornò dopo cinque minuti – che a lei parvero un'eternità – portando con sé una manciata di cerotti, spille da balia, un evidenziatore e un blocco a spirale. «Ce la fai a tenerlo ancora per un attimo?» s'informò subito. No. Quell'esserino tra le sue braccia le faceva riaffiorare emozioni che Amy avrebbe preferito cancellare, ma non aveva intenzione di riversare la propria infelicità su un mezzo sconosciuto. «Sicuro» mentì. Con gesti rapidi e decisi, Josh preparò dei cartelli con su scritto Non toccare fino all'arrivo della polizia, quindi delimitò la zona in cui Amy aveva trovato lo scatolone di cartone. Quando ebbe terminato, tese le braccia per avere il neonato. «Dai, adesso tocca a me.» «Grazie» sospirò Amy, sollevata che l'avesse liberata di quel fagottino. Ma, mentre si passavano il piccolo, le loro mani si toccarono di nuovo, e di nuovo la giovane provò quella sensazione stranissima e del tutto fuori luogo. Una scintilla di desiderio. Allora prese lo scatolone. «Meglio portar via anche questo.» Lui annuì. «Da me o da te?» «Da me, direi.» Lo fece entrare in casa, quindi chiamò la polizia e spiegò l'accaduto, mentre Josh visitava il bambino. Mentre era al telefono, però, non poté fare a meno di 9


osservarlo. Josh era delicato e sicuro di sé allo stesso tempo. Visitò il piccolo con estrema attenzione prima di riavvolgerlo nella copertina. Il bambino non aveva il pannolino ed era nudo. Un bel problema. E come fare quando gli sarebbe venuta fame? Amy in cucina non aveva assolutamente niente che potesse andar bene per un neonato, nemmeno un biberon. «La polizia arriverà a momenti. E anche qualcuno dei servizi sociali» gli comunicò dopo aver riagganciato. «Come sta?» «Se la cava bene» le rispose. «Il bambino del nostro ingresso è una graziosa signorina ed è proprio appena nata. Però direi con un paio di settimane di anticipo e io sono un po' preoccupato per sua madre. Ha stretto il cordone ombelicale con una di quelle mollette che si usano per i sacchetti per alimenti e me la immagino molto giovane. Probabilmente non ha detto a nessuno che stava per avere un bambino e non è andata all'ospedale. Deve aver partorito da qualche parte. Da sola.» «E poi ha messo la piccola in uno scatolone e l'ha lasciata nel nostro ingresso, senza pannolino, senza vestitini, senza latte... solo con una copertina» considerò Amy. «Quella povera ragazza deve essere davvero disperata. Ma tu in ospedale ne vedi molti di casi così?» «Di bambini abbandonati con mollette improvvisate e senza niente addosso? No, non molti con tutte queste caratteristiche messe insieme, però quando la polizia ci porta un bambino abbandonato, di solito poi si scopre che la mamma è molto giovane e spaventatissima.» «Chissà se la troveranno presto, allora.» Trasse un sospiro. «Scusami se prima ti ho praticamente sequestrato. Adesso che abbiamo informato la polizia, puoi andare se vuoi.» 10


Josh non conosceva Amy Howes molto bene. Abitava in uno degli appartamenti del suo stesso piano e qualche volta gli aveva ritirato un pacco da un corriere, ma non sapeva minimamente cosa facesse per vivere né addirittura se avesse un lavoro. Però in quei suoi occhi castani aveva sempre letto un'ombra di tristezza anche quando sorrideva. All'idea di restare sola con un neonato, poi, era stata quasi presa dal panico, anche se si trattava solo di aspettare l'arrivo della polizia. In quel momento lui stava uscendo solo per comprarsi il latte e un po' di pane. Nulla di importante. Il negozietto fuori dell'ospedale era aperto ventiquattro ore su ventiquattro quindi, anche se era la vigilia di Natale, avrebbe potuto procurarsi tutto anche al termine del turno. Nell'appartamento di Amy, del Natale non c'era alcuna traccia. Sulla mensola del caminetto erano appoggiati un paio di biglietti di auguri, ma per il resto non c'erano né l'albero né regali. Di solito la gente metteva bigliettini e decorazioni in bella vista anche se poi andava via per Natale. Ma magari lei non lo festeggiava... Forse perché, come per lui, era un momento troppo doloroso? Non erano affari suoi. Non doveva farsi coinvolgere. Non voleva farsi coinvolgere. E invece dalla bocca gli uscirono le parole sbagliate. «Non devo essere in ospedale prima delle undici, quindi, se ti fa piacere, posso rimanere qui fino all'arrivo della polizia.» «Non posso approfittare così di te» replicò lei sottovoce. 11


Ecco la perfetta possibilità di svignarsela! Doveva andarsene più in fretta che poteva. Però la sua bocca, di quel programma, non volle proprio saperne. «Non si tratta di approfittare. Se fossi uscito di casa qualche minuto prima, la bambina l'avrei trovata io» considerò. «E poi come medico potrei essere utile alla polizia.» «Giusto» concordò lei sollevata. «Grazie. Devo ammettere che ero un po' angosciata all'idea di occuparmi da sola della bambina.» «Niente esperienze nel settore?» Josh non riuscì a decifrare l'espressione che le passò veloce sul viso prima che lei la mascherasse, ma intuì di aver messo il dito nella piaga. Qualunque cosa avesse provocato quella tristezza che aveva negli occhi aveva sicuramente a che vedere con un bambino. Un aborto spontaneo, forse? O magari la fecondazione in vitro non aveva funzionato e il suo rapporto non aveva retto allo stress? E forse Natale era stato proprio il giorno in cui tutto era andato storto come era successo anche a lui? Non che fossero affari suoi... E poi lui non voleva farsi coinvolgere. Non doveva assolutamente cedere all'attrazione che provava per quella ragazza. Se Amy Howes si stava riprendendo da una delusione amorosa, non aveva di sicuro bisogno di uno come lui, che aveva precedenti disastrosi nei rapporti affettivi. «Vado meglio con gli adolescenti» gli rispose. «Insegno matematica alla scuola superiore.» Ecco, quella non se l'aspettava. «Non hai l'aspetto di un'insegnante di matematica.» Lei sorrise e Josh si sentì il cuore balzare emozionato nel petto. Lui, dopo il tradimento di Kelly, aveva chiuso con le relazioni affettive. Si era ritirato a vita. Per sempre. 12


«Sono mille volte più brava a spiegare le espressioni che a cambiare i pannolini» gli disse. «Anche se non è quello il problema maggiore. I neonati hanno bisogno di vestitini e io non conosco nessuno nelle vicinanze che possa prestarci qualcosa da metterle.» «Nemmeno io.» «E anche se la polizia arriva tra soli cinque minuti, ci farà comunque delle domande e io non so, cioè noi non sappiamo tra quanto tempo la bambina avrà bisogno di un pannolino.» «In media ai neonati ne servono dieci, quindici al giorno.» «Quindi uno ogni due, tre ore. Potrei metterle un asciugamano.» Scosse il capo. «Il supermercato all'angolo ne vende di sicuro e forse hanno anche qualche tutina semplicissima. Non è che ci faresti un salto?» «Vado» decise Josh. «Dovevo comunque prendermi del latte e del pane. Allora, pannolini, vestitini e del latte in polvere.» Sul viso di Amy riapparve il panico. «E che cosa faccio se inizia a piangere mentre sei via?» «Prendila in braccio e cullala. Se non basta, cantale qualcosa» suggerì lui. «Di solito funziona.» «La voce dell'esperienza, eh?» «Sono zio di tre nipotini» le spiegò, sentendosi subito in colpa per quanto poco li aveva visti da quando aveva divorziato. Digerire la compassione dei suoi familiari era stata dura, ma poi aveva anche compreso che loro lo vedevano come un fallito, come uno che aveva permesso che il proprio matrimonio andasse a rotoli e lui questo non lo sopportava. Così era stato più che normale servirsi del lavoro come scusa per evitarli ed era proprio per questo stesso motivo che era sempre di turno in o13


spedale nei giorni di Natale: così non doveva trascorrerlo in famiglia e poteva evitare di affrontare quello strano misto di commiserazione e di disprezzo che leggeva sempre negli occhi dei propri parenti più stretti. «Qualche canzoncina in particolare?» «Una qualsiasi» le rispose. «Alla bambina non importa che canti alla perfezione, ti vuole solo sentire vicina. Torno in un attimo.» Le scarabocchiò su un foglietto il proprio numero di cellulare e glielo porse. «Grazie. Ti mando un messaggio così anche tu hai il mio. Aspetta solo che ti do i soldi...» «Non importa, facciamo dopo. Ti serve qualcosa?» «Grazie, ma ho fatto la spesa proprio ieri.» Se l'avesse fatta anche lui, non avrebbe incontrato Amy con la neonata nell'ingresso e non sarebbe stato coinvolto in tutto quel pasticcio. Oh, ma che pensiero meschino! Non era colpa della bambina se era stata abbandonata e nemmeno del fatto che lui, prendendosi cura di lei, sentisse che gli si stavano riaprendo tutte le vecchie ferite. «A tra poco» la salutò, sollevato di potersene andare. Amy guardò la bambina addormentata. Una neonata. Solo diciotto mesi prima quella era la cosa che aveva desiderato più di ogni altra al mondo. Per un intero anno lei e Michael ci avevano provato inutilmente. Quando erano entrati nello studio medico, erano ormai sull'orlo della disperazione. E lì avevano appreso l'orribile verità. E anche se Amy non aveva mai avuto il benché minimo sospetto e non era colpa sua se si ritrovava con le tube di Falloppio irreparabilmente lesionate, Michael se l'era presa a morte e l'aveva lasciata. Lei aveva spe14


rato che con il tempo ci avrebbe ripensato, che avrebbero potuto parlarne e superare insieme lo shock, ma lui non ne era stato capace. Pensava solo che Amy gli aveva trasmesso una malattia sessuale a causa della quale lei era diventata sterile e non poteva dargli un figlio. Non aveva preso in considerazione la fecondazione in vitro neppure per un istante. E nemmeno l'adozione o l'affidamento. Era stato il suo ex – Gavin – a trasmetterle la clamidia, una malattia spesso asintomatica, ma Michael le aveva rinfacciato di essere stata semplicemente troppo stupida per accorgersene. Era stato ingiusto e quelle parole le bruciavano ancora. In ogni caso non era colpa di quella bambina. E nemmeno della sua mamma. «Sai, tesoro, la vita» mormorò piano alla piccola, «è complicata.» Ma subito si pentì di averlo fatto dato che la bambina si mise a piangere. Prendila in braccio e cullala. Peccato che non funzionasse affatto. Ultima spiaggia: cantare. Ma che cosa si cantava a una neonata? Non le veniva in mente neanche una canzone. Era Natale, però. Un canto natalizio, allora. Astro del ciel si rivelò un completo fallimento. La bambina non dava cenni di volersi calmare e Amy si augurò solo che Josh tornasse al più presto. Ma dovevano esserci code infinite alle casse alla vigilia di Natale... E se poi avevano esaurito i pannolini? Forse era meglio provare con una canzone pop. Intonò un paio di classici, ma alla piccola non piacquero nemmeno quelli. Se solo si fossero giocati quel giro al supermercato con una monetina! Da brava insegnante di matematica 15


sapeva benissimo che avrebbe avuto il cinquanta per cento di probabilità di poter essere la prescelta per fare la spesa. E poi Josh sembrava cavarsela molto meglio di lei con i neonati e avrebbe saputo confortare più velocemente la bambina. Ma come faceva un esserino così minuscolo a gridare tanto forte? «Non ci riuscirò mai» disse, sforzandosi di non scoppiare a piangere a sua volta. «Non so proprio come farti stare meglio, piccolina. Non ci riesco con la mia vita, figuriamoci con la tua.» La bambina piangeva ancora quando sentì bussare alla porta. Con suo enorme sollievo era Josh. «Problemi?» le chiese osservando il visino arrossato della piccola. «Oh, minimi» gli rispose sarcastica, anche se non era giusto esserlo con lui. Non era colpa sua se lei non aveva esperienza con i bambini. «Ho provato a cantarle di tutto, ma non le piacciono né i canti di Natale né le canzoni pop.» «Su, dai che ci provo io» le disse, prendendole la bambina dalle braccia e intonando All I Want for Christmas Is You. La piccola smise immediatamente di piangere. «Tu sì che sai come si fa!» Lui scoppiò a ridere. «O forse è solo che le piace questa canzone.» O forse la sua voce. Era bellissima, ricca e profonda. Il tipo di voce che ti faceva sciogliere. «Com'è andata al supermercato?» gli domandò per nascondere la propria confusione. «Latte in polvere pronto all'uso, un paio di biberon, un pacco di pannolini per neonati, tre pagliaccetti e tre pigiamini e roba per il bagnetto» rispose indicandole la borsa. «E pane e latte per me.» 16


«Vuoi metterlo nel mio frigo, intanto?» «Buona idea, grazie.» Poi fece una smorfia. «Temo che l'ora del bagnetto sia arrivata prima del previsto.» Amy notò la chiazza umida che si allargava. «E anche di dare una lavata alla copertina?» «Magari per quella aspettiamo l'arrivo della polizia. Però lei non possiamo lasciarla bagnata. Va bene se uso il tuo bagno per pulirla?» «Certo. Ho un sacco di asciugamani.» Gli prese quelli più morbidi da un armadio e ne appoggiò uno sul termosifone perché si scaldasse, mentre Josh faceva scorrere l'acqua nella vasca. Una scenetta stranamente domestica, quel genere di cose quotidiane che aveva sognato di condividere con Michael e con il loro bambino. Peccato che, grazie a Gavin, lei di bambini non potesse più averne. E che Michael non facesse più parte della sua vita. Si era risposato e aveva un figlio in arrivo: era riuscito a realizzare il proprio sogno liberandosi di Amy. Si riscosse. Quella bambina abbandonata era solo di passaggio nella sua vita. La polizia avrebbe raccolto le loro deposizioni e poi avrebbero affidato la neonata a qualche famiglia. E lei non avrebbe più rivisto Josh per settimane. Quel brivido di desiderio che aveva provato sfiorandogli le mani era assolutamente ridicolo. Doveva essere razionale invece di avvilirsi per cose che non poteva comunque avere. Josh verificò la temperatura dell'acqua con il gomito. «Okay, è arrivato il momento del tuo primo bagnetto, signorina.» Al contatto con l'acqua, l'urlo della bambina sembrò voler tirar giù l'intero condominio. Alla fine anche Josh si ritrovò con un'espressione tesa sul volto, ma le 17


grida cessarono non appena la piccola si ritrovò avvolta nell'asciugamano caldo. «Probabilmente ha anche fame» considerò lui. Amy provò una stretta al cuore. «Poverina.» E chissà quanto doveva essere stata disperata la madre per abbandonarla! In due riuscirono a metterle un pannolino e un pigiamino, quindi Josh la cullò mentre Amy sterilizzava un biberon con l'acqua bollente e le riscaldava il latte. E a quel punto toccò a lei tenerla in braccio per darle da mangiare. Fu un momento davvero emozionante. La piccola beveva il latte avidamente e Amy non riusciva a smettere di guardarla. Se fosse stata meno ingenua con Gavin – o meglio se non l'avesse affatto frequentato – la sua vita sarebbe potuta essere completamente diversa. Tra le braccia avrebbe potuto cullare sua figlia e al proprio fianco avrebbe potuto avere l'uomo dei suoi sogni. E invece era lì, sola. Aveva disperatamente cercato di riempirsi le giornate lavorando e a un tratto si ritrovava a cullare tra le braccia una bambina che avrebbe dovuto dare via. Non poté fare a meno di lanciare uno sguardo a Josh. Sul volto un'espressione indecifrabile, ma prima che lui la mascherasse del tutto, Amy riuscì a leggergli un chiaro dolore negli occhi. Aveva detto di avere tre nipotini, ma Amy intuiva che c'era dell'altro. Aveva perso un figlio? Qualcuno gli aveva spezzato il cuore? Non che la riguardasse. Era solo un suo vicino di casa. Non sapevano nulla l'uno dell'altro. A Londra era normale. Ci si sorrideva e ci si scambiavano cenni del capo di cortesia se non si poteva evitare di farlo, ma si 18


schivava qualsiasi tipo di coinvolgimento. La bambina si addormentò appena finito il latte. Amy ripiegò un asciugamano, ce la appoggiò sopra e la coprì con un altro asciugamano. Aveva appena terminato quando suonò il citofono. Per fortuna la piccola non si svegliò. Erano due poliziotti. Armati dell'equipaggiamento della scientifica e di blocchetti per appunti, si complimentarono per come avevano messo in sicurezza la zona del ritrovamento nell'atrio. Poi, mentre uno dei due tornava a fare i rilievi nell'ingresso, l'altro si fece raccontare l'accaduto, accettando il tè che Amy gli aveva offerto. «Il signore e la signora Howes, giusto?» s'informò l'agente. «La signorina Howes e il signor Farnham» lo corresse lei. «Siamo vicini di casa.» «Capisco» annotò l'uomo insieme ai particolari sul ritrovamento che loro gli riferirono. «Sono medico» disse Josh. «Ho visitato la bambina, sta bene. Da tutta la vernice caseosa che aveva sul viso, direi che è nata con un paio di settimane di anticipo e ho la sensazione che la madre sia molto giovane. Sarei molto più tranquillo se la rintracciaste in modo che possa essere visitata al più presto perché corre il rischio di infezioni.» «Ci potrebbe volere un po' di tempo» comunicò il poliziotto. «Purtroppo noi abbiamo dovuto lavarla» lo informò Amy. «Si era sporcata e non aveva addosso niente tranne una copertina che però non ho ancora lavato perché forse vi servirà per le indagini. Ve l'ho messa in una borsa di plastica.» «Grazie. E lei non è stata in grado di riconoscere la voce al citofono?» 19


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