IL MEGLIO DI 3 R O M A N Z I D ’A U T O R E
Robyn Donald
AMORI A CORTE
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Rich, Ruthless and Secretly Royal The Virgin and His Majesty Brooding Billionaire, Impoverished Princess Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2009 Robyn Donald Kingston © 2009 Robyn Donald © 2010 Robyn Donald Kingston Traduzioni di Maria Paola Rauzi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony ottobre 2012; novembre 2012; dicembre 2012 Questa edizione Il Meglio di Harmony marzo 2018 IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 221 del 28/03/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Sommario Pagina 7
Notti reali Pagina 155
Regale vendetta Pagina 301
Nobili peccati
Notti reali
1 I tamburi rimbombavano nell'afosa notte tropicale sovrastando il suono delle chitarre. Hani Court osservava la gente che rideva e cantava dalla sua postazione di fronte all'area cerimoniale. Con il tipico entusiasmo polinesiano, gli abitanti del villaggio si erano lanciati nelle celebrazioni di ringraziamento nei confronti del gruppo di studenti di ingegneria neozelandesi che avevano aggiustato il loro obsoleto acquedotto. Prima c'era stato il banchetto e adesso le danze. Poiché lei era un'insegnante della scuola locale, nessuno si aspettava che si unisse ai danzatori. Osservandoli ballare, però, fu sommersa dai ricordi dolorosi di Moraze, la sua lontanissima madrepatria. Là, sotto una luna altrettanto grande, uomini e donne, senza mai sfiorarsi, danzavano la sanga, un'erotica espressione di desiderio e passione. Sei anni addietro, Hani aveva deciso che non l'avrebbe più ballata e che non avrebbe più riso con suo fratello Rafiq, né tantomeno avrebbe cavalcato attraverso le selvagge pianure di Moraze, o ascoltato la gente acclamare il suo sovrano e la sorella, la ragazza che quelle persone chiamavano affettuosamente la loro piccola principessa. 9
E non avrebbe mai più provato desiderio... Sfortunatamente, accettazione non significava per forza rassegnazione. Dilaniata dalla nostalgia per tutto ciò che la sua stupidità aveva gettato alle ortiche, si guardò intorno. Non era in servizio e nessuno si sarebbe accorto della sua assenza se fosse tornata di soppiatto a casa nella zona riservata agli insegnanti. All'improvviso, però, avvertì un formicolio lungo la schiena e lo stomaco le si contrasse nel trovarsi di fronte un paio di occhi blu acciaio che la fissavano. L'uomo era più alto di chiunque altro e le ampie spalle enfatizzavano la sua statura. Il volto dai tratti severi era splendido, ma ciò che lo distingueva dal resto della folla erano la sua straordinaria sicurezza e autorità, che gli conferivano un'indiscutibile aria di comando. Con tutti i suoi sensi allerta, Hani si bloccò. Chi era? E perché la stava guardando con tanta insistenza? Resistendo all'impulso di scappare, lo osservò farsi più vicino. Un mezzo sorriso gli curvava la bellissima bocca e lei impallidì quando comprese l'origine di quella tumultuosa e poco gradita reazione del suo corpo. Apprezzamento sessuale... Nemmeno la prima volta che aveva conosciuto Felipe aveva sperimentato una simile moltitudine di sensazioni come con quello sconosciuto, che si muoveva con la grazia silenziosa e letale di un predatore. Calmati!, ordinò a se stessa. Probabilmente voleva soltanto ballare e magari flirtare un po'. Quel pensiero le fece accelerare ancora il battito cardiaco. Forse era un locale, si disse; anche se era molto più alto degli altri isolani, i suoi capelli neri e la 10
pelle dorata si confondevano bene con il resto della popolazione. Lo sconosciuto le si fermò accanto. Turbata, Hani sentì il suo sorriso penetrarle dentro; un sorriso accattivante, accompagnato da un carisma sensuale che aumentava la sua aura di potere. In effetti, non c'era donna presente che non gli avesse rivolto un'occhiata di apprezzamento. Ecco un uomo che dava per scontato il suo irresistibile fascino virile, pensò lei con un senso di antagonismo. Esattamente come Felipe. No, non era giusto accollargli i peccati di Felipe... «Sono Kelt Gillan. Piacere di conoscerti» si presentò lui con un tono di voce chiaro e deciso. Hani gli sorrise distaccata, consapevole che il passo successivo sarebbe stato una stretta di mano. Arrossì e rabbrividì leggermente notando quello sguardo fisso sulla sua bocca. «Hannah Court» rispose fredda, sperando così di farlo desistere. Naturalmente lo sconosciuto non era tipo che si spaventasse con facilità e allungò la mano per stringere la sua in una presa salda. Lei trasalì. «Ti ho fatto male?» le domandò Kelt aggrottando la fronte. «No, per niente.» Hani resistette all'impulso di staccarsi in fretta. Le dita di lui erano calde e forti... dita di una persona che lavorava duramente. Ma non erano stati i suoi calli a procurarle quella scarica di adrenalina così intensa da annebbiarle il cervello, lasciandola senza nulla da dire. In suo soccorso giunsero i suonatori. Di colpo gli strumenti si zittirono e cadde il silenzio. 11
I danzatori smisero di ballare e si ritirarono. Lo sconosciuto guardò sopra la sua testa, socchiudendo gli occhi, e lei trovò la forza di spiegare: «Sono arrivati gli anziani». Lui non sembrava il tipo a cui importassero i riti della società polinesiana, ma dopo un breve cenno di assenso osservò sfilare il consiglio degli uomini e delle donne che governavano Tukuulu. Hani inspirò a fondo. I capi avrebbero fatto sfoggio della loro migliore arte oratoria per ringraziare il gruppo di studenti e sarebbe stato molto offensivo andarsene mentre parlavano. Così almeno, se fosse stata costretta a stare accanto a quello sconosciuto, non avrebbe dovuto fare conversazione e avrebbe avuto il tempo necessario per arginare la confusione che l'aveva assalita. Con lo sguardo fisso sugli anziani che stavano prendendo posto davanti alla folla, si chiese da dove fosse spuntato e cosa ci facesse su quell'isola. La sua statura e gli occhi blu facevano pensare a un'origine nordeuropea, mentre la pelle olivastra era decisamente mediterranea. Forse era australiano, o neozelandese, anche se non aveva l'accento di quelle terre. Per quanto riguardava la sua presenza sull'isola, invece, probabilmente aveva a che fare con la grande miniera di nickel, l'unica attività industriale di Tukuulu. Se era davvero così, avrebbe cercato di persuaderlo affinché la compagnia mineraria si assumesse qualche responsabilità riguardo alla scuola che si occupava di istruire la sua forza lavoro. Circa mezz'ora dopo l'inizio dei discorsi, Hani chiuse gli occhi, infastidita dalla luce delle torce. Non qui e non adesso, pregò con foga. Per favore! Riaprì gli occhi cauta e li sbatté di nuovo intanto 12
che si sentiva aggredire dalla febbre e da un dolore alle ossa. Era tornata... Stai dritta e non farti prendere dal panico. Quando avranno finito, te ne potrai andare. Ormai erano passati due mesi dall'ultimo attacco di febbre e lei era sicura di essere riuscita a eliminare quel male così destabilizzante. La paura le attanagliò lo stomaco. Il preside della scuola le aveva detto che, in caso di una nuova ricaduta, avrebbe dovuto lasciare l'isola e trascorrere qualche mese in un posto dal clima più temperato. Purtroppo, lei non aveva nessun luogo dove andare e nemmeno denaro... Consapevole della donna silenziosa al suo fianco, Kelt Crysander-Gillan si concentrò sui discorsi. Benché non riuscisse a comprendere tutti i riferimenti, il dialetto di Tukuulu era abbastanza simile al maori per cui poté apprezzare il contenuto delle canzoni che seguivano ogni ringraziamento. Peccato che gli anziani non avessero aspettato un po' prima di arrivare, così avrebbe avuto il tempo necessario per presentarsi nel modo più opportuno a quella giovane dal viso intrigante e l'aria riservata. Abbassò lo sguardo su di lei e osservò qualche istante il suo profilo, poi tornò a concentrarsi sull'oratore, ma l'immagine del naso delicato, del mento deciso e delle labbra sensuali rimase a lungo nella sua mente. Era un'isolana? Impossibile, se davvero i suoi occhi erano verdi come sembravano. E bastava guardarsi attorno per avere la conferma che nessun abitante di Tukuulu aveva capelli con simili sfumature rosse. Probabilmente si trattava di un membro dello staff 13
scolastico. Quando era arrivato, l'aveva vista parlare con uno degli insegnanti. Aveva già accertato che non portava anelli. Più di un'ora dopo il loro arrivo, gli anziani si sedettero e le celebrazioni poterono continuare. La sconosciuta, senza dire una parola, si allontanò in fretta. Un ironico sorriso curvò le labbra di Kelt mentre la osservava. Non ricordava nessuna donna che si fosse tirata indietro dopo avergli stretto la mano. Il suo sguardo, però, si adombrò quando la vide barcollare. Fece due passi nella sua direzione, ma si fermò non appena lei si riprese sparendo nell'oscurità della notte. C'era qualcosa che non andava. Hannah riuscì a fare ancora qualche metro, dopodiché collassò contro una palma lì accanto. Kelt la raggiunse in un attimo. «Stai bene?» Hani cercò di raddrizzarsi. Anche in preda alla febbre, riconobbe a chi apparteneva quella voce profonda e virile. «Sì, grazie» sussurrò con voce impastata, consapevole di dare l'impressione di essere ubriaca. «Posso portarti qualcosa?» le chiese lui, questa volta usando un tono impaziente. «No.» Basta che te ne vai, lo implorò Hani in silenzio. «Alcol o droga?» «Nessuna delle due cose» rispose lei chiudendo gli occhi e cercando di concentrarsi per stare dritta. Kelt fece una smorfia disgustata. «Non ci credo.» Senza aggiungere altro, la sollevò tra le braccia come se fosse una bambina e le domandò: «Dove andiamo?». 14
Lottando contro il desiderio di arrendersi e lasciare che si prendesse cura di lei, Hani riuscì a mormorare confusa: «Più avanti... a casa». Kelt si incamminò e quando raggiunsero la porta le chiese dove fossero le chiavi. «Nel... la bor... sa» mormorò lei prima di essere scossa da forti brividi. «Ho... freddo» aggiunse rannicchiandosi istintivamente tra le sue braccia per catturare un po' del suo calore. Kelt si irrigidì e imprecando sottovoce le prese la borsa. «È tutto a posto. Adesso ti porto dentro.» Hani parve non averlo sentito. «Accanto... al letto.» Tremava così forte che le battevano i denti malgrado scottasse terribilmente. Lui la mise a terra, sorreggendola, e aprì la porta, poi la sollevò di nuovo ed entrò accendendo la luce. Lei voltò la testa, infastidita, e si ritrovò con la bocca contro il suo cuore, consapevole della pressione delle labbra sulla sua pelle attraverso la stoffa sottile della camicia. Kelt cercò di ignorare la risposta del suo corpo a quel bacio casuale. Individuò la camera da letto ed entrò depositandola sulle lenzuola. Poi accese la lampada e Hannah Court sospirò. Il suo primo istinto fu quello di chiamare un medico, ma lei aprì gli occhi, confermando che erano verdi, e con voce quasi impercettibile gli chiese le pillole che erano sul cassettone. Lui prese il flacone. Non riconobbe il nome del medicinale, ma si trattava comunque di un antipiretico. «Ti porto dell'acqua.» Quando tornò, la vide con gli occhi chiusi. Si era voltata dando la schiena alla luce e la gonna le si 15
era sollevata mettendo in mostra le sue gambe lunghe ed eleganti. Kelt gliela abbassò reprimendo un sussulto di desiderio. «Hannah» la chiamò con un tono di comando. Sperduta nel suo limbo di febbre e dolore, lei non rispose. Le si sedette accanto sul letto e ripeté il suo nome. Ancora silenzio. Le appoggiò una mano sulla fronte: scottava. Forse avrebbe dovuto chiamare un dottore invece di provare a farle ingerire quelle pillole. Alla fine, però, decise che fosse meglio farle assumere prima il farmaco. «Apri la bocca, Hannah» le ordinò. Dopo alcuni secondi, lei ubbidì. Kelt le appoggiò le pastiglie sulla lingua e le avvicinò il bicchiere d'acqua. «Bevi.» Il corpo di Hani reagì per riflesso e prese le medicine senza problemi riuscendo persino a sospirare. «Presto... starò... meglio.» Lui la fece appoggiare contro i cuscini e le tolse i sandali notando la delicatezza dei suoi piedi. Hani venne scossa da un altro attacco di brividi e Kelt pensò che avesse urgentemente bisogno di aiuto. Aveva ormai raggiunto l'ingresso quando sentì un rumore provenire dalla stanza. Tornò subito indietro. Hannah Court era caduta dal letto. Il suo esile corpo si contorceva e dalla bocca uscivano gemiti gutturali. Che razza di febbre poteva cogliere una persona così all'improvviso? Quando l'aveva sollevata tra le braccia, lei si era subito stretta a lui in cerca di... cosa? Conforto? «Hannah, stai tranquilla. Vado a chiamare un medico» le disse a voce bassa come se fosse una bambina. «Hani» sussurrò lei. 16
Honey? Si trattava per caso di un soprannome? In effetti, aveva la pelle dello stesso colore del miele e anche con la febbre conservava la morbidezza e la delicatezza del velluto. La rimise delicatamente sul letto, sorpreso da come il suo abbraccio sembrasse calmare la sua irrequietezza. A poco a poco, i brividi iniziarono a diminuire. «Resta» biascicò Hani quando lui fece per allontanarsi. «Per favore... Raf...» Rafe? Chi era? Un amante? Sorpreso e irritato da una sensazione che non poteva di certo essere gelosia, Kelt la rassicurò: «Va bene, non ti lascerò». Quella dichiarazione parve calmarla e il respiro si fece più regolare. Lui osservò il suo volto. Suo fratello Gerd sarebbe scoppiato a ridere se lo avesse visto in quel momento. Quella piccola stanza contrastava totalmente con la cerimonia pomposa a cui aveva appena partecipato a Carathia, dove la loro nonna aveva presentato Gerd al popolo del piccolo stato sull'Adriatico come prossimo sovrano. Suo fratello aveva sempre saputo che un giorno avrebbe governato sugli abitanti di Carathia, mentre lui si riteneva oltremodo fortunato per essere scampato a quel destino. In quell'occasione, la nonna aveva anche confermato il suo titolo di duca di Vamili. Quel gesto avrebbe dovuto mettere fine alle lamentele, soprattutto tra la gente meno istruita che viveva sulle montagne. L'anno prima, la granduchessa di Carathia si era gravemente ammalata di polmonite e, benché si fosse del tutto ripresa, aveva richiamato Gerd in patria per assicurare la successione al suo piccolo e ricco paese. La magnifica cerimonia di designazione si era svolta alla presenza di molte teste coronate e presidenti. 17
E anche di parecchie principesse. Kelt fece una smorfia cinica con la bocca e si chiese se la nonna sarebbe riuscita a fare sposare il suo erede con una di esse. Probabilmente no; Gerd poteva essere vincolato da secoli di tradizione, ma avrebbe scelto da solo la sua sposa. Dopodiché ci sarebbero stati dei bambini che avrebbero assicurato la continuità della dinastia al trono. All'improvviso si adombrò pensando alla leggenda di Carathia che aveva complicato l'esistenza dei suoi governanti e che era riemersa poco prima della cerimonia. Secondo quella credenza era il secondogenito il vero prescelto alla guida del paese. Questa convinzione era stata alla base di numerose rivolte, soprattutto tra il popolo che viveva in montagna. Fortunatamente lui aveva trascorso poco tempo a Carathia per cui non riteneva di costituire una minaccia per Gerd, tuttavia nessuno dei due aveva molto gradito quello che avevano saputo dai rispettivi informatori. A quanto pareva, questa volta non si trattava di qualche disordine sparso qua e là, bensì di un piano ben organizzato per destabilizzare Carathia e assumere il controllo delle sue importanti miniere, da cui veniva estratto in abbondanza un minerale fondamentale nel settore dell'elettronica. La donna tra le sue braccia sospirò e affondò il viso nel suo collo. Aveva smesso di tremare e non scottava più. Controllò l'orologio e si accorse che era passata poco più di un'ora; la medicina aveva avuto effetti miracolosi. Kelt ebbe un moto di involontario apprezzamento al suo profumo esotico e a quell'abbandono contro il suo corpo, come se avessero appena fatto l'amore. Impre18
cò e la scostò leggermente per guardarla in viso. Un istante dopo, Hani iniziò a sudare e presto il vestito le si appiccicò addosso rivelando la delicata forma del suo seno, dei fianchi e delle gambe. Venne colto da una vampata di desiderio che lo disgustò, data la situazione. La fece sdraiare sul letto ignorando la sua protesta. Si soffermò a guardarla e si disse che non poteva lasciarla con addosso quei vestiti fradici di sudore mentre dormiva. La mattina seguente, ancora un po' scossa ma sfebbrata, Hani benedì i farmaci moderni e si chiese chi fosse il suo salvatore. Kelt Gillan... Un nome insolito per un uomo altrettanto misterioso. Ricordava vagamente che l'aveva sollevata tra le braccia, poi, però, più nulla, a parte il tono della sua voce come se... le avesse ordinato di fare qualcosa. Oh, sì, certo, ingoiare le pillole. Sorrise debolmente e si sollevò sui gomiti per controllare che ore fossero. Fu in quel momento che si rese conto di avere addosso una delle sottovesti di cotone che si metteva per dormire. Si sedette e si guardò attorno. L'abito che aveva indossato alla festa era piegato sulla sedia accanto all'armadio. Arrossì e nascose il volto tra le mani. Il suo salvatore, chiunque fosse, doveva essersi trattenuto finché la febbre non era iniziata a scendere e l'aveva anche cambiata. Be', aveva fatto quello che era necessario e, benché si vergognasse al pensiero che l'avesse vista praticamente nuda, era confortante sapere che si era preso cura di lei. Il volto di lui non l'abbandonò per tutta la giornata e, insieme alla sua immagine, giunse uno sconsiderato e potente fremito. Cercò di capire il motivo di quella 19
reazione nei confronti di uno sconosciuto, soprattutto dal momento che la vicinanza di qualsiasi uomo la disgustava. Invece, il ricordo delle sue mani richiamò una serie di pensieri pericolosi. Il ricordo di due braccia forti che la tenevano stretta scaldandola la fece arrossire, ma si riprese subito quando nella mente apparve un'altra visione del suo soccorritore che con disprezzo le chiedeva se fosse drogata o ubriaca. In realtà , non le importava molto quello che pensava di lei, dato che non lo avrebbe rivisto mai piÚ.
20
Amore, passione, sentimenti e intense sensazioni: l’appuntamento si rinnova. Non perdete la prossima uscita! In edicola dal 25 maggio l'imperdibile Lynne Graham con Un anello a primavera e la passionale Day Leclaire con Il fuoco nel cuore
NOVITÀ 1° CLASSIFICATO ITALIAN TALENTS Inghilterra - Scozia, 1812 «Finalmente un romanzo storico diverso dal solito, con un protagonista maschile dai modi poco sofisticati, una eroina che è una specie di ninja in gonnella dalla incredibile ingenuità, e una trama movimentata tutta giocata sugli equivoci»
«Tra tutte le voci spiccano quelle di Lorena, lucida, ironica,spietata narratrice, e quella muta di Clelia che sembra giocare con le parole come fosse seduta sul bordo di un abisso di consapevole follia.»
LE AUTRICI ITALIANE DI SUCCESSO del DIGITALE FINALMENTE in EDICOLA!
Dal 21 MARZO in EDICOLA
www.eHarmony.it - Seguici su
PROSSIMA USCITA: 22 MAGGIO
Questo volume è stato stampato nel febbraio 2018 da CPI, Barcelona