Ancora piu' stretto a te

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Gena Showalter

Ancora piĂš stretto a te


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Harder You Fall HQN Books © 2015 Gena Showalter Traduzione di Leonora Sioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance aprile 2017 Questo volume è stato stampato nel marzo 2017 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 180 del 28/04/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Carissima sorella, Mia cara Brook Lynn, Ehi! Indovina dove mi trovo? Ho invaso la tua vecchia camera da letto per guardare la neve che cade in giardino (e ho anche piagnucolato per un paio di minuti – o un'ora forse – perché il divanetto sotto la tua finestra è mille volte più comodo del mio.) MA... Nonostante questa grave ingiustizia, ora sto sorridendo così di gusto che mi fanno male le guance. Mi è tornata in mente la prima volta in cui facemmo un pupazzo di neve. Somigliava a un pesce palla, ricordi? E quando uscì il sole, tu scoppiasti in lacrime, urlando: «Sta morendo!» mentre io cercavo di raccogliere il suo sangue – cioè l'acqua – in un vaso per potergli celebrare un degno funerale in bagno! Eravamo due bambine sveglie, no? Adesso, tecnicamente, siamo diventate adulte. Boh! Sei la mia migliore amica – congratulazioni! – ma sei anche la fidanzata di Jase. Fai parte della sua famiglia. I suoi amici ti adorano, ovviamente. Questo significa che ti devo dividere con qualcun altro e ho paura – una terribile paura – di perderti. In effetti, me lo meriterei, vero? Per anni ti sei presa cura di me, come una madre. Ti sei sacrificata per me. Mi hai sopportata quando ero insopportabile, e mi hai aiutata quando facevo di tutto per complicarti la vita. Dirti grazie un migliaio di volte non sarebbe abbastanza. Chiederti scusa un milione di volte potrebbe essere forse un inizio. 5


Sei un tesoro, sorellina. Un dono. E intendo dimostrartelo. Non dandoti questa lettera, però. No, questa lettera si autodistruggerà nel momento stesso in cui avrò finito di scriverla, perché non voglio dirti quanto sei importante per me, ma voglio fartelo capire con i fatti. E ci riuscirò. Ti voglio bene, Jessie Kay In un gelido mattino di dicembre, la più fitta nevicata che si fosse mai vista a Strawberry Valley, Oklahoma, fece la sua prima vittima: Jessica Kay Dillon. O, meglio, il suo amor proprio. Mugugnando, l'ex reginetta di bellezza sollevò il fondoschiena dolorante dal marciapiedi ghiacciato, sistemò il cesto sul braccio e, mentre l'aria glaciale le pungeva il viso, si guardò intorno. Nessuno l'aveva vista. Grazie al cielo! Se nessuno ti ha vista cadere, è come se non fossi caduta, no? A quel punto, Jessie Kay riprese a camminare, facendo molta attenzione, solo che, appena svoltò l'angolo, scivolò di nuovo, finendo rovinosamente a terra. Maledizione! Picchiò i pugni sul cemento ghiacciato. Sarebbe morta su quella strada, ed era tutta colpa di quell'idiota! Lincoln West. Uno dei tre proprietari della WOH Industries. Maledetto West e maledetti i suoi panini! Doveva ordinarli proprio quel giorno? Non lo sopportava. Quell'uomo era il suo tormento! Avrebbe dovuto ascoltare sua sorella e cancellare le consegne. Brook Lynn, proprietaria del Il panino giusto – Hai una vita fitta di impegni? Noi cuciniamo per te – credeva fermamente, infatti, che la salute fosse più importante del lavoro. Ma, nooo, oh, no, Jessie Kay le aveva assicurato che ce l'avrebbe fatta, anche se probabilmente sarebbe stato più saggio buttarsi da un elicottero senza paracadute, piuttosto che avventurarsi per le strade di Strawberry Valley con quella bufera! D'altro canto, non era riuscita a resistere. 6


Adorava l'atmosfera incantata che la neve riusciva a creare. Gli edifici sembravano cosparsi di polvere di diamanti. Ma, a essere sinceri, ora cominciava ad averne abbastanza di quel paesaggio fiabesco. Con i denti che battevano per il freddo, si alzò e proseguì il suo cammino come un soldatino ghiacciato. Arrivata a quel punto non poteva arrendersi e tornare alla macchina. Sarebbe stata una macchia indelebile nella storia del PG. Grande inizio, misera fine. No, grazie! E poi a che cosa sarebbe servito? In auto l'impianto di riscaldamento era rotto da anni. E a casa la situazione non era certamente migliore, visto che bisognava sperare in un miracolo perché i caloriferi si accendessero. In un mondo perfetto, li avrebbe fatti aggiustare entrambi quel giorno stesso. Nel mondo reale, invece, non le sarebbe bastato piangere e pregare e fare qualche moina per risolvere il problema. Aveva bisogno di soldi. Ecco un altro motivo per cui si era avventurata nella tempesta. Guadagnava cento dollari a settimana aiutando Brook Lynn a preparare i panini e a consegnarli, ma si sentiva tremendamente in colpa ogni volta che riceveva quei soldi. Sei tu in debito con lei, non il contrario. D'altro canto, non poteva rifiutarli. Non aveva alternative. Quel denaro le bastava a malapena per pagare le spese e sopravvivere. Le mance servivano per le piccole compere quotidiane. In effetti, se doveva essere sincera, aveva sperato che i clienti sarebbero stati un po' più generosi, considerando le odierne condizioni atmosferiche. Invece... Niente da fare! Aveva ricevuto la solita cifra, più alcune proposte indecenti, da parte di qualche pervertito. Ehi, Jessie Kay, non vuoi fare una pausa? Mia moglie è rimasta bloccata da sua sorella e il mio divano è molto comodo... Entra a bere una birra, ti scalderò con il calore del mio corpo... Cattiva ragazza una volta, cattiva ragazza per sempre, no? Se sua madre e suo padre fossero stati ancora vivi – pace 7


all'anima loro – non sarebbero stati per nulla orgogliosi della sua pessima reputazione. L'avevano amata moltissimo e avevano voluto il meglio per lei, anche se era riuscita a deludere entrambi prima che morissero. Si detestava per questo e, per dimenticare, spesso usava metodi non particolarmente salutari. O, perlomeno, così aveva fatto in passato. Alcuni mesi prima, Brook Lynn – l'incarnazione della perfezione – aveva rischiato di morire e Jessie Kay – l'incarnazione dell'imperfezione – era stata troppo impegnata a divertirsi come una rockstar per rendersi utile. Ecco, quello era stato il momento che aveva segnato la svolta. Da allora, infatti, Jessie Kay si era ripromessa che avrebbe messo la testa a posto e che sarebbe diventata la sorella ideale, senza ma e senza se. Anche se finora aveva la sensazione che i suoi sforzi non avessero dato grandi frutti... Svoltò un altro angolo, ringraziando il cielo di non essere finita di nuovo per terra, e finalmente raggiunse gli uffici della WOH. Nonostante stesse gelando, rimase qualche istante immobile davanti alla porta a vetri, per prepararsi alla battaglia. Perché ci sarebbe stata sicuramente una battaglia. Come sempre. Nella hall, l'ex maestra elementare diventata ora receptionist, Cora Higal, gestiva la sua postazione con precisione militaresca. Non c'era traccia di West. Affascinante, superintelligente, Lincoln West era sempre disponibile e gentile con tutti. Tranne che con lei. In luglio, con i suoi due amici, aveva lasciato la città per trasferirsi a Strawberry Valley. Jessie Kay si era invaghita di lui dal primo istante, ma, dato che West non aveva ricambiato il suo interesse, si era buttata su Beck Ockley, che invece si era dimostrato subito più disponibile. Ovvio, perché Beck era il re delle avventure di una notte. O perlomeno lo era stato finché non aveva incontrato Harlow Glass, che lo aveva trasformato nel re delle relazioni stabili. E con Jessie Kay era finita subito. «È stato bello, dolcezza. Ci vediamo in giro.» 8


Quando lui l'aveva respinta, Jessie Kay si era sentita così ferita che prima si era consolata con l'alcol e poi con Jase, il macho dei tre. Purtroppo, nemmeno con lui aveva funzionato. Jase, infatti, l'aveva scaricata un'ora dopo che erano stati a letto insieme. E adesso era il fidanzato di Brook Lynn. Sembrava quasi che per trovare la propria anima gemella, gli uomini dovessero prima andare a letto con lei, rifletté con amarezza Jessie Kay. Considerando quello che era successo, probabilmente West la considerava una mangiauomini. Una ragazza superficiale. Una poco di buono, insomma. Per questo la trattava con palese disprezzo. D'accordo, aveva commesso molti errori e spesso aveva cercato la felicità frequentando gli uomini sbagliati, ma questo non dava a West il diritto di giudicarla. Secondo quanto le aveva raccontato Brook Lynn, che ormai conosceva bene i tre amici, West aveva avuto problemi di droga e di alcol. E riguardo alle donne? Frequentava una ragazza all'anno, per due mesi, non un giorno di più, non un giorno di meno, e poi la lasciava inventando una scusa qualunque. Quindi non era certamente nella posizione di poter sparare sentenze sugli altri! Ormai quasi ibernata, finalmente Jessie Kay si decise a oltrepassare l'ingresso dell'edificio, subito avvolta da un piacevole tepore. Cora alzò lo sguardo dalle carte che stava esaminando. «Signorina Dillon.» «Signora Higal.» Mentre batteva gli stivali sul pavimento per staccare i pezzi di neve, Jessie Kay si guardò intorno. Sulle pareti beige spiccavano i magnifici eroi dei videogiochi ideati da West. Su dei tavolini che parevano essere stati comprati in qualche mercatino dell'usato, erano sparpagliati pezzi di computer e aggeggi che parevano arti robotici. Straordinario! La bambina che era in lei – e che probabilmente era la sua parte più matura – avrebbe voluto mettersi a giocare. 9


«Il signor West...» le stava dicendo Cora. «Non mi sorprende che tu sia in ritardo» intervenne una potente voce maschile che proveniva dal corridoio, dove West era appoggiato alla porta del proprio ufficio. «E, dimmi, signorina Dillon, trovi divertente far preoccupare le persone?» Quando i loro sguardi si incontrarono, si accesero scintille. La tensione tra loro era così forte che Jessie Kay ebbe la sensazione di non riuscire a respirare. Lui era il sole attorno a cui lei orbitava, un vortice dal quale non poteva rimanere lontana. E solo quando West si voltò interrompendo il contatto visivo, lei ricominciò a respirare regolarmente. Più o meno. Alto, con il fisico atletico, tipico di una persona che passava molto tempo in palestra, capelli scuri e occhi ancora più scuri, profondi, misteriosi, Lincoln West era la sensualità fatta persona, tanto che quando se lo trovava di fronte spesso Jessie Kay dimenticava di avere rinunciato definitivamente agli adorabili cattivi ragazzi e alle relazioni senza futuro. Lei voleva quello che avevano avuto i suoi genitori. Quello che avevano Brook Lynn e Jase, Beck e Harlow. Voleva più di un flirt. E, per la prima volta in vita sua, era disposta ad aspettare finché non avesse incontrato la persona giusta. Non si sarebbe più accontentata. A volte le persone dimenticano che innamorarsi non basta. Sua madre era sempre così saggia. Bisogna imparare ad apprezzare la persona che si sta accanto. Tuo padre... lui è convinto che io sia una creatura speciale. Ed era vero. Jessie Kay non aveva dubbi al riguardo perché quando aveva aiutato Brook Lynn a fare i bagagli per trasferirsi da Jase, aveva trovato nell'armadio un cassetto segreto, in cui erano custodite le lettere che il loro padre aveva scritto alla loro madre. Quando mi sorridi, mia dolce Anna Grace, vedo il mio futuro nei tuoi occhi. 10


Nessuno aveva mai avuto una simile reazione davanti al sorriso di Jessie Kay. E certamente Lincoln West non sarebbe stato il primo. Ecco uno dei tanti motivi per cui doveva rimanergli alla larga, nonostante provasse un'attrazione magnetica nei suoi confronti. «Non rimanga lì imbambolata, signorina Dillon» la redarguì Cora, interrompendo le sue riflessioni. «Vada pure.» «Sì... grazie.» Jessie Kay strinse a sé il cestino e avanzò. Nel momento in cui entrò nell'ufficio di West, ebbe l'impressione che la temperatura si fosse alzata improvvisamente di venti gradi e che l'aria fosse diventata irrespirabile. West si era tolto la giacca ed era seduto dietro la scrivania, le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, con quell'atteggiamento noncurante che lo rendeva tremendamente affascinante. «Non fare finta di esserti preoccupato per me, signor West.» Lui incrociò le braccia sul petto e la squadrò, come un serpente avrebbe guardato un topolino indifeso: pronto ad attaccarlo e a divorarlo. Sentendo un nodo alla gola, Jessie Kay deglutì. E se avesse voluto divorarla di baci? In effetti, si era domandata diverse volte se West la punzecchiasse di continuo perché in realtà era attratto da lei. Ma poi si era anche risposta che probabilmente si divertiva a provocarla per il semplice gusto di metterla in difficoltà. Sì, doveva essere così. «Sei venuta qui per portarmi la colazione o per fissarmi?» le domandò con tono pungente. Idiota! «Tanto per cominciare devo fare una precisazione. Hai detto che sono in ritardo, ma ti sbagli. Le consegne della colazione avvengono tra le sette e le nove.» «Sono le dieci e trentasei.» Ops. Davvero? «Un momento. Non mi hai lasciato finire. Le colazioni vengono consegnate tra le sette e le nove, eccetto quando nevica. In questo caso abbiamo almeno un'ora in più a disposizione.» «Ripeto, sono le dieci e trentasei.» 11


«Ho detto almeno.» Dato che l'espressione di lui non pareva convinta, lei proseguì. «Avrei potuto camminare più in fretta? Forse sì, ma cadere e rompermi l'osso del collo non è propriamente il mio sogno.» Lui non batté ciglio. «Considerando che da una settimana non si parla d'altro che di questa bufera di neve, sapendo che oggi ci avrebbe raggiunti, io ho fatto qualcosa di rivoluzionario. Mi sono organizzato.» Lei abbozzò un sorriso. Il cliente ha sempre ragione, le ripeteva Brook Lynn. E Jessie Kay era d'accordo. Peccato che in quel caso il cliente in questione era un buffone! «Se mi fossi organizzata, avrei cancellato il tuo ordine.» «Ma non lo hai fatto. Quindi suppongo che il tuo ritardo significhi che il cibo è gratuito.» Jessie Jay respirò a fondo, ricordando un altro dei saggi consigli di sua madre: Non puoi evitare che un uccello voli sopra la tua testa, ma puoi evitare che costruisca un nido tra i tuoi capelli. In altre parole, non poteva evitare di provare determinate emozioni, ma poteva evitare di avere determinate reazioni. Controllati! Di recente Brook Lynn le aveva lanciato una sfida. La prima delle due che avesse perso la pazienza e gettato in aria qualcosa in preda a un attacco d'ira, per una settimana intera avrebbe dovuto indossare gli abiti scelti per lei dall'altra. Conoscendo Brook Lynn, Jessie Kay era certa che, se avesse perso la scommessa, sua sorella l'avrebbe fatta vestire da monaca. Per carità! Molto meglio, invece, che Brook Lynn andasse in giro con addosso un copricapezzoli. «Ti sbagli, come al solito» disse a West, rivolgendogli un sorriso forzato. «Sei troppo inquadrato nel tuo modo di pensare. Il tempo non è lineare, ma circolare.» Quell'affermazione catturò l'attenzione di West, che le rivolse uno sguardo interessato. «Spiegati meglio.» Con piacere. «Il tempo non ha inizio e non ha fine. Ci sarà sempre un passato e un futuro. Non si ferma mai. Questo significa che il tempo è un cerchio continuo fatto di nuovi inizi e nuove fini.» 12


West sembrava sempre più incuriosito dalla sua teoria «Quindi stai dicendo che il concetto di ritardo è...» «Un'idiozia.» «... sbagliato perché il presente diventerà passato, e il passato diventerà futuro. Per cui non ha importanza che ore sono, perché sei comunque in orario.» «Preferivo la mia spiegazione ma sì, è proprio così. Ed essendo in orario con queste condizioni climatiche, significa che ho guadagnato un bonus. Quindi il tuo panino oggi costa cinquanta dollari più del solito.» Lui la studiò per un lungo momento, restando in silenzio. «Devo ammettere che, tra tutte le scuse che ho sentito, la tua è senza dubbio la migliore, quindi ti darò volentieri cinquanta dollari in più.» Jessie Kay trattenne il proprio entusiasmo. «E se facessimo cento?» «Perché? Per caso hai cosparso di droga il mio panino?» «No, ma merito un premio in più perché ho rischiato la vita per arrivare qui.» Per un brevissimo istante le parve che West stesse per sorridere. Ovviamente, però, lui non lo fece e, al contrario, diventò ancora più serio e spostò lo sguardo sulla tastiera. «Lascia qui il mio panino. Fatti pagare da Cora e sparisci. Ho del lavoro da sbrigare.» Caldo e freddo. Dolce e amaro. Era una fortuna per lui che Jessie Kay avesse deciso di diventare una brava ragazza, altrimenti si sarebbe trovato una bella sorpresa nella sua prossima ordinazione. «Spero che tu...» Tossì enfaticamente. «... che ti piaccia il tuo panino.» E detto ciò, lo appoggiò sul bordo della scrivania. D'accordo, aveva deciso di fare la brava, ma a volte aveva bisogno di lasciar emergere il suo lato oscuro. Per questo, sapendo che West non vedeva l'ora di sbarazzarsi di lei, Jessie Kay decise di restare ancora un po'. «C'è un mondo intero oltre lo schermo del computer, lo sai? Dovresti dare un'occhiata.» 13


«Mandami un link e lo farò» rispose lui, senza alzare lo sguardo. Molto simpatico. Mentre lo guardava digitare sulla tastiera rapidamente, Jessie Kay si ritrovò a pensare che forse – per quanto non le piacesse affatto ammetterlo – forse sarebbe stato bello averlo come amico. Del resto, era riuscito a rimettere in sesto la propria vita, cosa che sarebbe piaciuto fare anche a lei. Magari, avrebbe potuto darle qualche utile consiglio. «Dovresti essere più gentile con me, sai? Sono la damigella d'onore di Brook Lynn e tu sei il testimone di Jase. Potrei rendere la tua camminata verso l'altare molto semplice, oppure potrei renderla un inferno.» «Correrò il rischio.» Che uomo frustrante! Per quale ragione la odiava così tanto? Ricordava bene il loro primo incontro al barbecue di Strawberry Valley, il Quattro Luglio. I tre nuovi arrivati si trovavano accanto a un piccolo chiosco di gelati. Lei li aveva notati subito e, quando West l'aveva guardata, si era sentita attraversare da una scossa elettrica. Peccato che lui, invece, dopo averla squadrata dalla testa ai piedi, aveva piegato le labbra in una smorfia disgustata. Sì, proprio disgustata! Aveva riconosciuto facilmente quell'emozione perché era la stessa che provava lei ogni mattina, quando si guardava allo specchio. A ogni modo, si era fatta coraggio e aveva deciso di affrontarlo. Se c'era un problema, bisognava risolverlo, giusto? Lui, però, si era rivolto all'amico e gli aveva sussurrato: «Devo andarmene». Come se non fosse stato in grado di sopportare la sua presenza. E da allora non aveva più smesso di prenderla di mira. Adesso, però, lei non aveva nessuna voglia di farsi insultare. «Quest'anno il premio della lotteria è di centotrentotto milioni. Credo che andrò a comprare un biglietto. Ci vediamo in giro, West.» 14


«Le lotterie sono solo un modo per far spendere soldi alle persone che conoscono poco la matematica.» «Ma c'è sempre qualcuno che vince e io mi sento fortunata.» Lui si irrigidì. Per quale ragione? «Su quale ragazzo hai messo gli occhi questa volta?» Che cosa? Le stava dando della poco di buono? Come osava? Ricordando però la scommessa che aveva fatto con Brook Lynn, Jessie Kay si sforzò di mantenere la calma. Non fargli capire che ti ha ferita. «Su Ben e Jerry» gli rispose dunque. «Spero che ti piaccia il sandwich» gli ripeté. «O forse no. Anzi, spero di no.» Sorridendogli, colpì il bordo della scrivana con un colpo d'anca, facendo finire sul pavimento pezzi di computer, carte e anche il sandwich. Uscendo dal suo ufficio, sentì West imprecare. «Ora mi aspetto che mi porti un altro panino, Jessie Kay.» «Aspetta, aspetta...» Doveva assolutamente cambiare lavoro. Prima però doveva capire che cosa voleva fare nella vita. Oltre, ovviamente, prendere a pugni West. C'era solo un piccolissimo problema. Talmente piccolo, che si poteva evitare di menzionarlo. Si era a stento diplomata alle superiori e poi era stata troppo impegnata a divertirsi per proseguire gli studi. Non aveva nessuna particolare abilità, se non quella di annodare i gambi delle ciliegie con la lingua. Accidenti! Per essere una persona che sognava di diventare milionaria, dubitava che un simile talento l'avrebbe portata lontano. Cora le rivolse uno sguardo materno mentre le consegnava venti dollari, più una banconota da cinquanta. Dieci dollari per il panino, cinque per la consegna, altri cinque come mancia, e i cinquanta che si era guadagnata per essersi avventurata fin lì sotto una bufera di neve. «Ha ascoltato la nostra conversazione attraverso l'interfono, vero?» le domandò Jessie Kay diretta. «Una brava assistente deve prevedere le necessità del proprio capo. E, a questo proposito, credo che dovrebbe 15


dargli una tregua, signorina Dillon. Il signor West ha avuto un periodo difficile.» «Come? Lui ha avuto un periodo difficile?» Questa poi! «Le ricordo che io sono una povera orfana che ha rischiato la vita per portare un panino a un milionario scorbutico. Quindi sono io quella che ha bisogno di una tregua.» Cora alzò gli occhi al cielo. «Ma i suoi due amici si sono fidanzati.» «E con questo? Mia sorella e la mia migliore amica sono fidanzate, e io sono felice per loro.» Anche se a volte le veniva una gran voglia di mettersi a frignare come una bambina. Amava Brook Lynn e Harlow con tutto il cuore, ma sapeva che prima o poi sarebbe cambiato tutto tra loro. Le ragazze si sarebbero dedicate alle loro nuove famiglie, come era giusto che fosse, e lei sarebbe rimasta sola. Da un lato avrebbe voluto allontanarsi da loro fin da subito, così poi sarebbe stato meno doloroso, dall'altro, invece, voleva godere fino in fondo il tempo che avevano a disposizione, anche per dimostrare loro quanto le amava. «Senta...» Si faccia i fatti suoi! «... le auguro una buona giornata, signora Higal.» Uscendo dall'edificio, l'aria gelida la fece rabbrividire. Non vedeva l'ora che arrivasse la prossima stagione – quella dei tornado – che poi avrebbe lasciato il posto alla sua preferita – quella in cui si moriva di caldo. Avrebbe potuto mandare un messaggio a Sunny Day per chiederle di andare in qualche locale a divertirsi. Già, e tornare così alle vecchie e cattive abitudini? No, grazie. Mille volte no. A un certo punto, sbucò dal nulla Daniel Porter. «Jessie Kay.» «Spostati. Subito.» Non era in vena di essere maltrattata da un altro uomo. Ed era certa che Daniel l'avrebbe fatto. Dopo essere usciti insieme qualche volta, infatti, si erano lasciati in maniera poco amichevole. «Scusa, ma sto bene qui dove sono.» Testardo come un mulo. D'altra parte, come soldato delle 16


forze speciali dell'esercito doveva esserlo per forza. Era tornato in città da qualche mese e una delle prime cose che aveva fatto era stata invitarla a uscire. Lei aveva accettato senza un attimo di esitazione. Capelli scuri, occhi color smeraldo, fisico da guerriero, atteggiamento distaccato, era il tipico uomo che faceva impazzire le donne – folli – come lei. Quasi subito, però, si era resa conto che il suo obiettivo era di portarla a letto, per poi sparire. Così, appuntamento dopo appuntamento, lei aveva insistito perché uscissero a cena o andassero al cinema, per poi dargli innocenti baci della buonanotte alla fine della serata. Dopo un po' lui si era stancato e aveva cercato conforto altrove. Invece di ammettere la verità, però, l'aveva accusata di essere ancora troppo legata a Jase e a Beck, come se lei potesse andare a letto di nuovo con quei due dopo che si erano fidanzati rispettivamente con Brook Lynn e Harlow. «D'accordo. Mi sposto io.» Lei stava per muoversi, ma lui la precedette. «Volevo scusarmi per come ti ho trattata» le disse, cogliendola di sorpresa. «Per come ho messo fine al nostro rapporto.» Che cosa? Si stava scusando per davvero? Non era abituata a ricevere delle scuse, ma doveva ammettere che era piacevole, soprattutto dopo essere stata trattata come una pezza da piedi da West! Un momento... «Non è che me lo stai dicendo solo perché speri di infilarti nel mio letto?» «Solo in parte.» Lei abbozzò un sorriso e si rilassò. «La tua onestà merita di essere premiata. Ti perdono, almeno in parte.» «Bene. Che ne dici allora di cenare con me?» «Cosa?» «Ti ho invitato a cena. Poi ti accompagnerò a casa, dove ci saluteremo con una stretta di mano.» Le aveva appena chiesto di uscire? Per un vero appuntamento? Senza aspettarsi qualcosa in cambio da lei? «Io non so... non posso...» 17


«Mi mancano le nostre serate. Sono stato bene con te, mi sono divertito come non facevo da tempo. Non avrei dovuto lasciarti.» Quelle erano proprio le parole che qualsiasi ragazza sognava di sentirsi dire. Una parte di lei avrebbe voluto accettare il suo invito. L'altra parte, però, sapeva che sarebbe stato uno sbaglio. «Voglio essere sincera, Daniel. Non intendo avere una relazione con te.» Un tempo, accettava di uscire con qualsiasi ragazzo. Se mi vuole, significa che sono speciale per lui, aveva pensato, euforica. L'euforia, però, si era tramutata presto in sconforto e così poi aveva dovuto buttarsi su un nuovo ragazzo. Vita nuova, decisioni nuove. «Ma» aggiunse, «potrei diventare tua amica.» «Non ho mai avuto un'amica donna. Soprattutto una donna attraente come te.» «E io non ho mai avuto un amico attraente come te. Potremmo provare insieme questa nuova esperienza.» Lui si mise a ridere. «D'accordo. Per te, Jessie Kay, farò questo tentativo.» Per lei. Come se fosse stata una persona speciale. Un attimo prima si era sentita completamente a terra e adesso invece le pareva di volare perché un ragazzo le aveva fatto un complimento. Non posso permettere che la mia autostima dipenda da qualcun altro. Lo guardò a testa alta. «Grandioso. Ma ricorda che si tratta di una prova. Al primo passo falso che farai, andrà tutto a monte. Chiaro?»

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Quel viaggio dopo le nozze di Cara Connelly La giornalista Christine Case crede che un giornale debba prima di tutto informare, e non divertire. Ma quando un servizio le si rivolta contro mettendo a rischio l'intera carriera per cui ha lavorato tanto, il compromesso è d'obbligo e decide di fare l'unica cosa che aveva giurato di non fare mai: infiltrarsi sotto mentite spoglie al matrimonio della celebrità più in vista del momento. L'immobiliarista Dakota Rain detesta la stampa, così quando si convince a ospitare il matrimonio del suo famoso fratello nella sua proprietà a Berverly Hills, la priorità assoluta è quella di tenere lontani gli avvoltoi in cerca di uno scoop. Durante il party di nozze però ad attirare l'attenzione di Dakota è lo sguardo della cantante del gruppo ingaggiato per la festa.

Ancora più stretto a te di Gena Showalter Lincoln West, milionario e creatore di videogames, ha un oscuro e tragico passato che si guarda bene da rivelare a chicchessia. Vive seguendo un rigido schema e un'unica imprescindibile regola: una sola relazione all'anno della durata massima di un paio di mesi. Questo fino a quando non incontra Jessie, bella ed esuberante ragazza in grado di sondare nel suo cuore alla ricerca di emozioni che lui pensava scomparse. Lei è determinata a seguire la retta via dopo i bagordi del passato, ma lo sfrigolio che sente al cuore e che la fa oscillare tra verità e bugie quando si trova accanto a Lincoln è un richiamo davvero troppo forte per resistere. Il fatto poi che entrambi non riescano a stare vicini senza strapparsi gli abiti di dosso...


La vita che desidero di Robyn Carr Dopo il suicidio del marito, la vita newyorkese di Emma Shay si frantuma in mille pezzi. Il patrimonio miliardario dell'uomo si fondava infatti sulla truffa e, benché Emma non ne sapesse nulla, deve sopportarne le conseguenze. Solo un amico le rimane accanto, un amico che conosce dai tempi del liceo: Adam Kerrigan.

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Stringimi forte di Lori Foster Denver Lewis è un affermato lottatore di arti marziali. A lui piacciono le sfide, anche quelle pericolose, ma odia dover condividere con altri il premio della vittoria. Per questo ha tentato di evitare di avvicinarsi a una donna come Cherry Peyton, capace di atterrare con un solo sguardo la maggior parte degli uomini.

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