attrazione del potere

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DIANA PALMER COLLECTION

Diana Palmer L'attrazione del potere

7 Pagina Romanzo Giochi di gelosia

Era una tiepida giornata di settembre e Leo sospirò, allungandosi sulla comoda poltrona del suo ufficio. Era felice per i suoi fratelli, ovviamente. A parte Rey, fresco di nozze, tutti gli avevano dato dei nipotini. Simon e Tira avevano due maschietti, Cag e Tess, Corrigan e Dorie un bimbo e una bimba. Una tribù allegra e affettuosa.

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«E ti sembra logico avere una terza persona a tavola durante la luna di miele?» obiettò Leo, facendo ridere il fratello.

«Ehi, sveglia! Ci siamo sposati l'anno scorso poco prima di Natale. Non te ne ricordi più?»

Mentre faceva quelle considerazioni, il telefono sulla scrivania«Vienisquillò.danoi per cena?» gli propose Rey senza preamboli, quando sentì la voce di Leo.

«Proprio come ho detto: siete ancora in luna di miele. Basta vedervi insieme per cinque minuti. Comunque, grazie per l'invito, ma ho un sacco di cose da fare.» «Lavori troppo.»

Leo Hart si sentiva davvero solo al mondo. Rey, l'ultimo dei suoi fratelli rimasto scapolo, si era sposato l'anno prima e, di conseguenza, aveva abbandonato la casa di famiglia, lasciandolo in compagnia di una governante con l'artrite e un pessimo carattere, che veniva due volte la settimana e lo minacciava continuamente di mettersi in pensione e quindi di non preparargli più i biscotti di cui andava pazzo.

8 «Qualcuno deve pur farlo» lo provocò Leo e Rey rise di nuovo.«Non raccolgo la provocazione. Fai come vuoi. L'invito è

Per quel weekend aveva programmato di restarsene tranquillo al ranch, ma Marilee Morgan, l'amica del cuore di Janie Brewster, lo aveva convinto ad accompagnarla nel pomeriggio a Houston per fare shopping e per vedere successivamente un balletto per il quale aveva già preso i biglietti.

Non che lui amasse quel genere di spettacoli, ma tutto sommato non gli dispiaceva la prospettiva di cambiare aria, senza contare che questo gli avrebbe permesso di evitare la cena a casa dei Brewster. Marilee era un tipo sofisticato, e non gli avrebbe mai chiesto di portarla in giro nella loro cittadina. Jacobsville era un piccolo centro, non c'erano negozi eleganti, non si programmavano spettacoli di danza classica e soprattutto avrebbero potuto facilmente incontrare Janie, che, avendo un debole per lui, si sarebbe quanto meno indispettita nel vederli insieme.

sempre valido. Per oggi o per qualsiasi altro giorno.» «Ti ringrazio.» Leo riattaccò e si stiracchiò. Aveva una muscolatura potente, frutto del lavoro manuale che gli piaceva svolgere di persona, nonostante fosse proprietario di un grande ranch con moltiGraziedipendenti.ancheal suo aspetto, diverse ragazze avevano svolazzato intorno a lui, dall'adolescenza in poi, e Leo non si era quasi mai tirato indietro, facendo le sue brave esperienze. Adesso però, a trentadue anni, le storie brevi e superficiali cominciavano a procurargli un senso di insoddisfazione.

Sicuramente lo avrebbe riferito a Fred, suo padre, e a Leo sarebbe dispiaciuto. Lui e Fred erano amici da molto tempo, oltre che soci, e nonostante la differenza di età si frequentavano parecchio. Leo apprezzava molto la simpatia e la profonda umanità del socio. Gli piaceva di meno sua sorella Lydia, che

«Non... non ne avrai parlato con Janie, vero?»

9 adesso non viveva più con loro, ma che, dopo la morte prematura della cognata, aveva quasi fatto da madre alla piccola Janie. Per fortuna senza influenzarla troppo con le sue fisime e il suoPensandosnobismo.alei provò uno strano senso di disagio. Janie non era una bellezza, ma aveva occhi grandi ed espressivi, splendidi capelli e un corpo agile e ben fatto. La sua infatuazione per lui ormai era nota a tutti, perché lo guardava sempre con aria sognante, e questo a Leo non piaceva. Anche se non si poteva considerare una ragazzina era comunque troppo giovane, l'aveva quasi vista nascere e spesso l'aveva tenuta in braccio, quand'era molto piccola. Come poteva prenderla in considerazione da un punto di vista sentimentale e soprattutto sessuale?Inoltre, non sapeva cucinare. I suoi pranzetti erano molto temuti, fra i conoscenti e gli amici, e i suoi biscotti potevano tranquillamente essere classificati come armi biologiche. Cambiando il corso dei suoi pensieri, prese il telefono e fece il numero di Marilee. «A che ora debbo passare a prenderti, oggi?» le domandò per prima cosa, e la sentì esitare.

«Lo sai che cerco di sentirla e vederla il meno possibile» le rammentò lui infastidito. «Sì, lo so... era solo per esserne sicura. Diciamo alle sei. Ti va «Ebene?»seinvece venissi alle cinque? Così potremmo mangiare qualcosa a Houston, prima di andare al balletto.»

«Stupendo! Allora sarò pronta per le cinque. Ciao.» «Ciao» disse Leo, mise giù, attese un paio di secondi e fece il numero dei Brewster. Contò tre squilli. «Sono io» annunciò sentendo la voce di Janie. «Ciao. Vuoi parlare con papà?» gli chiese lei, lasciando trapelare un'evidente emozione nella voce.

«Debbo solo avvertirvi che non ci sarò, per la cena di stase-

10 ra. Ho un altro impegno, purtroppo» annunciò brevemente lui, senza dare ulteriori spiegazioni. Il tono di Janie cambiò. «Ah... capisco.» «Vi chiedo scusa. Lo avevo preso da tempo, ma poi me ne ero dimenticato, per questo avevo accettato l'invito di tuo padre. Puoi riferirglielo e dirgli che mi dispiace molto?» «Certo che posso. Bene, divertiti.» Invece di salutare e riattaccare, lui rimase in silenzio per qualche secondo. «C'è qualcosa che non va?» le domandò poi. Si sentiva un tantino in colpa, e questo lo infastidiva non poco.«Assolutamente nulla. Ciao, Leo, mi ha fatto piacere sentirti.»Janie posò il ricevitore e chiuse gli occhi, serrando le labbra per il disappunto. Si era data da fare come una pazza in cucina, per preparargli qualcosa di speciale, e invece lui non sarebbeSenzavenuto.sapere perché, in cuor suo era sicura che non ci fosse nessun impegno precedente, e che Leo, semplicemente, avesse deciso che non gli andava di cenare da lei. «Maledetto!» mormorò. Sedette poggiando i gomiti sul tavolo, lo sguardo perso nel vuoto. Da un anno stava facendo di tutto perché la notasse. Aveva flirtato con lui in modo vergognosamente sfacciato alle nozze di Steven e Callie, afferrando con uno scatto acrobatico il bouquet che Callie aveva lanciato tra le ragazze nubili, secondo la tradizione, e guardando poi Leo con intenzione. Si era confidata con Marilee, raccontandole tutto ciò che stava facendo perché quell'uomo si accorgesse di lei. Marilee l'aveva aiutata molto, riferendole tutte le cose che a Leo non piacevano di lei, e Janie, senza perdere tempo, si era data da fare per migliorare proprio in quei settori, primo fra tutti la preparazione di dolci e soprattutto biscotti.

11 Si era fatta anche una cultura rapida in materia di cavalli e bestiame in genere, visto che lui si occupava di queste cose. Quella sera aveva deciso di indossare un paio di jeans e una camicia di cotone a quadri, coperta di polvere dai capelli agli stivali, in modo che lui potesse capire facilmente come aveva impiegato il suo tempo, nel pomeriggio.

«Chi era al telefono?» si informò Hettie, la governante di casa Brewster. «Era il signor Fred?» «No, era Leo. Non verrà a cena. Aveva già un impegno.»

«Non mettere il broncio, piccola. Lo sai che Leo è un uomo molto impegnato» la consolò Hettie, poi fece una pausa incerta, prima di continuare. «E poi è un tantino troppo vecchio per te.»Janie si era già avviata verso la cucina. Non rispose né si voltò.Leo si fece la barba con cura, poi, dopo una lunga e benefica doccia, cominciò a vestirsi.

Un quarto d'ora dopo montò sulla sua nuova Lincoln e mise in moto. Era pronto per la serata a Houston e, tutto sommato, la prospettiva non gli dispiaceva più di tanto. Anche perché in questo modo aveva evitato di assaggiare il famoso pollo in salsa rosa di Janie Brewster. Stava sorridendo fra sé quando la sua coscienza gli diede una specie di avvertimento. Si sentiva in colpa per il fatto di uscire proprio con Marilee. Ma era una specie di... Che cosa? UnaSì,vendetta?dovetteammettere con se stesso, o almeno una piccola rivalsa. Negli ultimi tempi Marilee gli aveva riferito alcune

E questi erano i risultati.

La donna scosse la testa, guardandola con simpatia. «Non prendertela, tesoro. Ci saranno altre cene, vedrai.» «Certo, certo» borbottò Janie con un sorriso forzato. Poi si alzò. «Bene, vuol dire che cucinerò per noi due e papà.»

12 cosette non proprio gradevoli che Janie andava dicendo sul suo conto. Per carità, poteva capirla: era poco più di una ragazzina e non sapeva dare il giusto peso alle parole. Ma doveva stare più attento con lei, evitare che si facesse delle illusioni, per non farla soffrire. Si diede un'occhiata nello specchietto retrovisore. Vide una faccia piacevole e abbronzata e sorrise a se stesso, mettendo in mostra denti candidi e forti. Tutto sommato era molto soddisfatto di sé. Aveva uno splendido ranch e le cose andavano benissimo. Anche per questo le donne lo cercavano, perché negarlo?EMarilee, molto probabilmente, non faceva eccezione. Ma che importanza aveva? Lui non intendeva prendere impegni né con lei né con altre, né adesso né in futuro, anche se Marilee era decisamente una bella ragazza. La vita che conduceva era proprio quella che desiderava, e non intendeva certo cambiarla.Poi quei pensieri di vanitosa soddisfazione furono disturbati dal ricordo di Janie e della sua voce delusa quando le aveva annunciato che non sarebbe andato a cena. La sua delusione si sarebbe sicuramente trasformata in rabbia, se avesse scoperto che l'impegno precedente del suo desiderato ospite non esisteva e che in realtà lui sarebbe uscito proprio con Marilee, la sua migliore amica. Ma perché doveva sentirsi colpevole, accidenti? Leo se lo chiese senza trovare una risposta convincente, mentre accelerava rabbiosamente, uscendo da una curva stretta. Era uno scapolo per vocazione e mai aveva dato alla piccola Janie la speranza di poter essere il suo principe azzurro. Su questo non aveva dubbi. Quindi perché continuava a provare quello strano, fastidioso disagio? E soprattutto, perché doveva uscire con un'altra di nascosto, come se Janie fosse sua moglie?

In ciò, Marilee non lo aveva certo aiutato molto. Sembrava addirittura spaventata all'idea che l'amica venisse a sapere di

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quell'innocente gita a Houston. Ma allora non sarebbe stato più semplice lasciar perdere, santo cielo? Ma perché avrebbe dovuto rinunciare, in fondo? Una serata rilassante a Houston, accanto a una ragazza vivace e attraente, era proprio ciò che gli serviva per cacciare via il malumore.

«Perché me lo chiedi?»

«Già, ma avevano cinque tori, e quattro sono ancora in ot-

«Christabel Gaines mi ha detto che hanno perso un toro per cause sconosciute, pochi giorni fa. È successo dopo che avevano licenziato dal ranch un certo Clark. Adesso quel tipo lavora per Duke Wright. Guida il camion col quale trasportano i vitelli.»«Judd mi ha detto che quella bestia è morta per cause naturali. Lui è un ranger, non dimenticarlo. Se si fosse trattato di un'azione di sabotaggio contro il ranch di sua moglie, lui lo saprebbe, non credi? D'altronde lei è una donna testarda che non dà mai antibiotici ai suoi animali, per prevenire i guai che possono procurarsi pascolando liberamente.»

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«Stava benissimo, fino a ieri» mormorò Fred, continuando a fissare il corpo monumentale del suo prezioso animale, che giaceva immobile su un fianco. «Non è la prima volta che un allevatore perde un toro da monta, ma per la miseria, questa faccenda non mi persuade per niente.»

«Non ti do torto» concordò Leo, fissando la carcassa del toro. «Ma dimmi, per caso hai avuto problemi con qualcuno dei tuoi dipendenti, negli ultimi tempi?»

Leo stava confortando il suo amico Fred, che aveva appena trovato morto un toro di razza Salers, un magnifico esemplare figlio di campioni, che Leo avrebbe voluto per far coprire le giovenche della sua mandria.

Leo non aprì bocca. Il suo vecchio amico aveva seri problemi economici. Non gliene aveva parlato perché era troppo orgoglioso per farlo, ma a lui quelle voci erano giunte all'orecchio già da tempo, e sapeva che non si trattava di pettegolezzi. Quest'ultimo evento non ci voleva.

«E «Nonallora?»loso, ma dubito che la colpa sia di qualcuno che lavora o lavorava per me. Non licenzio nessuno da due anni, quindi escludiamo una vendetta. E il mio toro non è gonfio, come vedi. Io li uso, gli antibiotici.»

«Può darsi che gli altri quattro non siano stati a pasturare sullo stesso pascolo di quello che ci ha lasciato la pelle. Che cosa ne sappiamo noi? Judd mi ha detto che la bestia aveva lo stomaco gonfio, quando è arrivato il veterinario per verificare le cause del decesso. No, quella faccenda non c'entra niente con... con tutto questo.»

15 tima salute. Come lo spieghi questo? Gli altri non avevano bisogno di antibiotici?»

«Purtroppo non sono assicurato» riprese Fred, passandosi una mano sulla chioma argentea con un gesto nervoso. «E adesso mi trovo nei guai, perché non posso permettermi di sostituire un animale di questo livello... Non adesso, almeno. E così tutti i miei programmi di riproduzione fanno la stessa fine del«Questotoro.» è un problema che si può risolvere. Io ho un magnifico Salers. L'ho comprato due anni fa e pensavo di rimpiazzarlo presto. Mi sarebbe piaciuto comprare il tuo, ma a questo punto dovrò cercarmene un altro. Nel frattempo ti presterò il mio per coprire le tue giovenche.»

«No, non posso accettare» balbettò Fred, commosso dalla sua generosità. Era un vecchio allevatore e sapeva bene quanto fossero costose le monte dei tori selezionati.

«Non te ne preoccupare. Vuol dire che in primavera, quando sceglierò uno dei tuoi torelli, mi farai un buon prezzo.»

«Era il mio animale migliore, sai? Ci contavo molto.» «Lo so. Ma ci sono altri Salers.»

«E io mi occuperò di nutrirli.»

Come il suo amico più anziano, anche Leo era rimasto a bocca aperta e dovette attendere qualche istante per riprendere fiato.«Si«Ciao...»puòsapere dove diavolo sei stata?» l'apostrofò il padre, incerto se ridere o arrabbiarsi. «Oh... in giro.» «In giro, eh?» ripeté Fred mentre la figlia si allontanava e

«Avrai una brutta sorpresa: sono in due, ma mangiano per sei» lo ammonì Leo e Fred rise divertito. Poi si rifece serio, continuando a fissare la bestia morta.

«Non come quello, credimi» rispose malinconicamente Fred, poi colse un movimento alla propria destra e si girò. «Janie, che ci fai qui?» Sua figlia aveva una bella figura e i pantaloni corti rivelavano le gambe snelle e ben fatte. Gli occhi verdi illuminavano il viso cosparso di lentiggini. In quel momento, però, aveva l'aria di un bovaro che fosse rimasto all'aperto a occuparsi della mandria per settimane, senza vedere né una doccia per sé né una lavatrice per i propri abiti. Fango, polvere e sudore si contendevano ogni palmo della sua persona. «Ciao, papà!» esclamò allegramente, trattenendo il cavallo e facendo un verso per rabbonirlo. Anche l'animale era sporco e sudato. «Ciao, Leo. Visto che bella giornata?»

il toro è mio e debbo pensarci io» si oppose con decisione Leo e prima che l'amico potesse protestare lo fermò con un gesto. «Ho due cowboy che si sono fatti male e non possono più cavalcare con le mandrie. Li manderò qui a guadagnarsi la pagnotta, sorvegliando la bestia che voglio prestarti.»

16 «Va bene» si arrese Fred, ridacchiando. «Però intendo mettere un uomo di guardia giorno e notte accanto al tuo animale.»«No,

La sua amica Marilee, invece, pur avendo solo due o tre anni più di lei, era molto più tagliata per quella parte e, se avesse voluto, avrebbe potuto dare lezioni di seduzione a molte donneAncheadulte.Marilee, a modo suo, ci stava provando, e questo indusse Leo a riflettere sull'amicizia fra donne, così fragile quando all'orizzonte compariva un uomo che interessava a entrambe. Marilee si era preoccupata soprattutto che Janie non

«Te ne sono immensamente grato» confidò Fred. «Sai, ho avuto qualche difficoltà, negli ultimi tempi.» Leo si limitò ad annuire. Lui e Fred avevano fatto ottimi affari coi tori e il bestiame, e l'esperienza del socio più vecchio ed esperto gli era stata molto utile in più di un'occasione. Era felice di poterlo aiutare, adesso. Era un modo per sdebitarsi, oltre che per dimostrargli il proprio affetto.

«Ha cominciato qualche giorno fa, e torna a casa più o meno in quelle condizioni. Fino a poco tempo fa diceva di voler andare in un college a prendere un diploma in psicologia... e adesso sembra che le interessi soltanto imparare a condurre un ranch. Io non li capisco, questi ragazzi. E tu?»

«Non chiederlo a me. Quello del padre è un ruolo che non ho fretta di ricoprire... se mai lo farò» disse Leo. «Tornando al toro, te lo manderò oggi stesso, assieme ai due uomini incaricati di sorvegliarlo. Va bene?»

Quanto a Janie, il suo comportamento non lo stupiva. Per settimane si era vestita come una vamp, quando lui andava a trovare Fred a casa: gonne attillate e bluse aderenti, trucco e acconciature adeguate. In fondo aveva vent'anni, e poteva permetterselo. Ma era proprio fuori ruolo, conciata in quel modo, e si capiva subito.

17 dopo avere raggiunto il portico del ranch smontava, chiamando a gran voce la governante. Si girò verso Leo. «Non ricordo neanche l'ultima volta che l'ho vista cavalcare.» «Neanch'io, in effetti.»

Comunque, si disse mentre tornava al ranch, dopo aver salutato Fred con una pacca di incoraggiamento sulle spalle, Janie non ci aveva guadagnato molto nel cambio di look. Sporca e sciatta come un bovaro, era la visione meno seducente che si potesse immaginare. Ma evidentemente non se ne rendeva conto.Nello

18 venisse a saperlo, quando gli aveva proposto di passare la serata a Houston. Quanto a Janie, chissà cos'avrebbe fatto, se avesse scoperto come stavano realmente le cose...

cominciando a strofinarsi energicamente con un grande telo di spugna, quindi si infilò un paio di jeans e una maglietta e cominciò ad aiutare Hettie a pulire.

I lavori di casa non la infastidivano. In effetti, le piaceva fare tutto fuorché stare ai fornelli. Forse per questo motivo, an-

Janie rise e si liberò degli ultimi indumenti, ficcandosi sotto la doccia, dopo avere strizzato l'occhio a Hettie. Quella donna dal gran cuore non era stata soltanto una governante, per lei, ma una seconda mamma.

Dopo aver perso la madre, dieci anni prima, Janie era stata tirata su da Hettie e dalla zia Lydia, che per fortuna, appena lei era uscita dall'adolescenza, aveva cominciato a diradare le sue visite al ranch, con segreto sollievo di tutti i suoi abitanti. Era, infatti, una donna mascolina, autoritaria e insopportabilmenteUscìformale.dalladoccia

stesso momento Janie stava subendo la sfuriata della sua governante, che si era affacciata sulla porta del bagno e contemplava quel disastro con le mani bellicosamente piantate sui«Staifianchi.tranquilla, Hettie, pulirò tutto io.» «Ma non verrà via, santo cielo. È fango rosso... e anche tu sei rossa dalla testa ai piedi. Sembri una di quelle donne indiane con la faccia e il corpo dipinto che si vedono nei quadri del secolo scorso.»

Il merito principale di quel cambiamento era di Marilee. L'amica le aveva confidato di aver sentito Leo criticare la sua totale incompetenza in materia, cosa, in effetti, discutibile, visto che era la figlia unica di Fred Brewster, uno dei più anziani ed esperti proprietari di ranch della zona. A quanto pareva, Leo non gradiva il suo modo sofisticato di vestirsi e meno ancora la sua inettitudine in cucina. Era un tipo dalla mentalità tradizionale.Lecosestavano

Santo cielo, lui e Leo erano già arrivati! Prima che potesse decidere cosa fare, i due uomini si presentarono sulla soglia

19 che quando si impegnava seriamente, i risultati erano invariabilmente modesti. E poi in quel momento la cosa che le premeva di più era imparare tutto quel che c'era da imparare per condurre il ranch nel modo migliore.

così, le aveva detto Marilee. A quel punto Janie aveva deciso di tuffarsi in quelle due nuove esperienze. Col ranch, i cowboy, i cavalli e il bestiame se la stava cavando benino. In cucina molto, molto meno.

Una settimana più tardi, stava aspettando che i biscotti fossero cotti, quando un bagliore sospetto nel forno attrasse la sua attenzione. Con orrore scoprì che là dentro stava andando tutto a fuoco. E quando aprì lo sportello e disperse il fumo agitando uno strofinaccio, scoprì la ragione di quel piccolo disastro. Quella che aveva usato non era carta da forno, e col calore della cottura si era incendiata. «Janie» sentì chiamare da suo padre, nell'ingresso, mentre la porta di casa venne richiusa col suo caratteristico schiocco.

Ma questo le avrebbe dato ben altre possibilità con Leo. Si fidava del giudizio di Marilee, che conosceva fin dai tempi delle scuole elementari. Appena si fosse impratichita in quelle due specialità, avrebbe dimostrato a Leo Hart che donna era. Lo avrebbe conquistato, ne era certa. Questione di tempo.

La cosa più difficile era catturare i vitelli con il lazo, mentre si cavalcava. Al primo tentativo perse la presa, venne disarcionata e fu trascinata per qualche metro nel fango, prima che l'animale preso al laccio, stanco a sua volta, si fermasse ansimando e si girasse a guardarla, con l'aria di non capire che cosa volesse da lui quella ragazza ostinata.

Leo le diede un'occhiata indecifrabile, prima di seguirlo; ma non disse una parola.

Naturalmente Leo scelse proprio quel momento per arriva-

«Dov'è Hettie?» chiese Fred. «Di sopra a fare le pulizie, credo.» «E zia Lydia ha telefonato?» «Sì. È ad Austin dagli Harrison, per il bridge. Non può venire» rispose lei e suo padre sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

La campagna di conquista messa in atto da Janie proseguì senza pause nelle settimane seguenti, sia in cucina sia in giro per il ranch, dove John, il capo mandriano, si occupava della sua istruzione in fatto di equini e bovini.

«Sabato, eh? Mi serviva la sua firma per vendere certe cose che appartenevano a lei e a mia moglie. Quella donna mi farà impazzire.» Fred sospirò rassegnato, poi prese il suo ospite per un braccio. «Vieni, voglio farti vedere una cosa.»

20 della cucina e si bloccarono, annusando l'aria. «Ciao, papà» disse lei con un gran sorriso, malriuscito come i suoi biscotti. «Ehi, Leo, come ti va?» «A me bene, ma...» cominciò lui, fissando perplesso la finestrella del forno, oltre la quale l'incendio si era già estinto. Ma l'odore di bruciato non lasciava dubbi sul piccolo dramma che si era appena consumato lì dentro.

«Bridge! Se non gioca a bridge va al golf. Se non va al golf è impegnata in un torneo di tennis... Ha sempre qualcosa da fare.»«Ha detto che tornerà sabato.»

21 re. Posteggiò accanto allo steccato e scese, contemplando uno spettacolo che sicuramente doveva sembrargli indecoroso.

Non disse niente, ma non perché non avesse niente da dire: era troppo impegnato a ridere.

Quando fu di nuovo in ordine e cominciò a scendere le scale, Hettie la stava aspettando nel mezzo dell'ingresso, con lo straccio della polvere in mano e una espressione di decisa disapprovazione stampata sulla faccia ancora priva di rughe.

«Mi presti il tuo grembiule? Devo trafficare un po' in cucina.»«Ehi, ferma... restituiscimelo subito!» «Cosa devo restituirti?» chiese Leo, comparendo sulla porta e fingendo di credere che la governante ce l'avesse con lui. Poi fissò Janie, che era rimasta senza parole, vedendolo spuntare lì dentro. «Sai, secondo me hai comprato un grembiule della misura sbagliata.»

«Mi fa piacere che tu ti diverta» sibilò Janie, uscendo dal recinto per dirigersi verso casa. Stavolta si liberò dei vestiti inzaccherati proprio sulla soglia, per evitare di devastare di nuovo il bagno, che era stato appena pulito e riordinato.

«Finirai per farti male, te lo dico io» l'ammonì scuotendo la testa.«Non preoccuparti, ho la pelle dura» la rassicurò Janie, andandole incontro e abbracciandola. Hettie era arrivata in casa Brewster quando lei aveva sei anni. Era una figura insostituibile, in quella casa e soprattutto nel suo cuore. «Dimmi, come farei senza di te?» «Oh, smettila di fare la gattina con me.»

Lei ridacchiò nervosamente, senza sapere cosa dire, sotto lo sguardo divertito di Hettie. «Eri diretta in cucina?» riprese Leo.

«Sì.»«Acucinare un po' di quei biscotti che adoro, voglio sperare.»

In realtà lui sapeva benissimo che gli adorati biscotti erano sempre opera di Hettie. Janie decise di non raccogliere la provocazione e scosse il capo con aria modesta.

Fu Hettie a scuotersi per prima. «Be', mentre voi due riflettete, io vado a mettere la biancheria in lavatrice» annunciò.

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«Purtroppo non ne sono capace» ammise a mezza bocca.

«Chiedi al signor Fred di invitarti.» «Certo... però potrebbe farlo lei» rispose Leo indicando Janie. «È la padrona di casa, in fondo.»

Janie sentì che le labbra le tremavano e capì che doveva dire qualcosa di molto, molto convincente, se non voleva rivelargli l'emozione che l'aveva invasa sentendosi toccare e vedendolo così vicino. «È che mi... sì, mi sono fatta male cadendo nel recinto» balbettò.

«Coraggio, ragazza mia» cominciò lui dopo qualche istante, posandole le mani sulle spalle. «Dimmi cosa c'è che non va e vediamo se posso fare qualcosa per rimediare.»

Senza capirne la ragione, Leo non riusciva a staccare gli

«Dovresti provarci. È la pratica che consente di migliorare. Be', pazienza... Ma che cosa c'è per pranzo? Sento un certo profumino che non mi lascia indifferente.» «Polpettone farcito» rispose la governante. «Vieni a vedere.» «Lo immaginavo. Sai, non ne mangio uno fatto in casa da molto tempo. Troppo tempo.»

Pur sentendosi molto stupida, Janie non riuscì a dire una parola, e vide la faccia di lui rannuvolarsi. Era evidente che quel silenzio lo contrariava. Si sentiva non gradito, e invece non era assolutamente così, accidenti! «C'è qualcosa che non va?» la interrogò dopo qualche secondo, inarcando le sopracciglia.

Tolse dalle mani di Janie il grembiule e si avviò verso la lavanderia, annodando i lacci dietro l'ampia schiena. Nessuno dei due fece caso a lei.

23 occhi dalle sue labbra. Era già stata baciata? A volte ne dubitava, nonostante non fosse più una bambina da un pezzo, comunque non credeva che lo avesse fatto molto spesso.

e provò una tenerezza intensa, che lo mise in allarme. Ricordò a se stesso che Janie era molto più giovane di lui, che era la figlia di un vecchio amico... Tuttavia trovava difficile, in quel momento, tener conto di quegli avvertimenti, mentre sentiva i suoi seni piccoli e sodi premergli contro il «Guardatorace.che puoi abbracciarmi anche tu, se vuoi» le disse in tono dolcemente ironico e dopo una breve esitazione lei lo fece, ma le sue mani erano incerte, come se non trovassero la presa. «Cos'è, non ricordi più come si fa ad abbracciare un uomo? O non lo hai mai saputo?» «Certo che mi ricordo» la sentì replicare col solito tono risoluto, ma la voce era sottile e a quel punto non fu più capace di resistere.«Ediquesto ti ricordi?» domandò, ma prima che lei potesse replicare qualcosa, si chinò e posò le labbra sulle sue. Un attimo dopo sentì le sue piccole mani far presa sui muscoli della schiena, abbracciandolo e stringendolo in un modo che lo sorprese. «Bene, di questo ti ricordi, a quanto sembra» sussurrò allontanandosi.

Non aveva mai visto girare ragazzi per la casa, né Fred gli aveva mai raccontato niente in proposito. Però Marilee gli aveva detto che in realtà Janie aveva avuto un bel numero di ragazzi e che veniva considerata una preda piuttosto facile. Certo, era possibile, ma in quel momento non ne era così sicuro, nonostante le affermazioni di Marilee. Sembrava incerta, emozionata e, se i propri occhi non lo ingannavano, le stavano tremando le labbra. Strano, per una ragazza così libera e «Haidisinibita.problemi, vero?» mormorò attirandola verso di sé e abbracciandola.Lasentìtremare

24 Stavolta fu lei a prendere l'iniziativa e a baciarlo, sorprendendolo di nuovo. Il suo respiro era più corto, ora, ma continuava a stringerlo con forza. Appena Leo fece scendere la mano fino alla vita e la strinse contro di sé, facendole sentire quanto fosse eccitato, la sentì letteralmente trattenere il fiato e dovette trattenersi per non ridacchiare.

«In che senso?» domandò lei, che continuava a non capire quegli strani commenti. Aveva l'aria di non raccapezzarsi, di non poter credere che quel bacio e quelle carezze stessero accadendo sul serio. Prima di poter rispondere o ricominciare a baciarla, Leo sentì sbattere una porta interna. Si trattava di Hettie, probabilmente, che aveva finito di caricare la lavatrice. Alzò la testa e la guardò, scoprendo un viso che quasi non conosceva. I suoi occhi verde smeraldo splendevano e nella sua espressione c'era qualcosa di maturo, di adulto, una consapevolezza che non aveva mai visto.

«Una ragazza molto libera e disinibita, eh?» mormorò guardandola negli occhi, ma lei aggrottò la fronte a quel commento.«Cosavuoi dire, scusa?» «Niente, niente» tagliò corto lui, ripromettendosi, alla prima occasione, di domandare chiarimenti a Marilee. La baciò di nuovo e riprese ad accarezzarla, registrando con piacere la sua eccitazione, quando le percorse i fianchi con le mani. «Forse non sei così giovane come mi ostino a pensare» borbottò a un certo punto.

A poco a poco riprese il controllo. Quella era una ragazza che non avrebbe neanche dovuto sfiorare, si disse, irritato con se stesso. Era anche sorpreso dal desiderio che aveva sentito sorgere dentro di sé, improvviso e impetuoso. Ne era stato colto totalmente di sorpresa e non era una cosa che gli accadesse di frequente.

«Mi dispiace, tutto questo non doveva succedere» si scusò

«Posso invitarti a pranzo?» ribatté lei con prontezza. «Come forse avrai saputo, abbiamo un ottimo polpettone farcito. Sono sicura che non ne mangi uno fatto in casa da un'eternità.»

Non mi risulta che tu abbia l'abitudine di frequentare donne che sanno di stalla e masticano tabacco.»

«Lo so, non sono molto brava... proprio come in cucina. Dovrei prendere qualche lezione anche in questo campo, però non so a chi rivolgermi. Qui intorno bazzicano solo dei vecchi scapoli, che masticano tabacco e si lavano troppo poco.» Leo rise divertito. «Hai ragione, ma in mancanza di meglio...»«Davvero?

25 a voce bassa, fissandola. La vide sorridere: un sorriso debole, confuso. «Che cosa c'è, piccola. Non ti senti bene?»

«È come... come l'influenza. Mi gira un po' la testa...»

In effetti, Janie lo stava guardando con gli occhi sgranati, come se non le piacesse neanche un po' ciò che sentiva. Poi arrossì, annuendo più volte. «Sì, dispiace anche a me.» «Va bene, però non sentirti in colpa. Come ti ho detto, la colpa è soltanto mia.»

«Stai tranquilla, guarirai. E comunque è colpa mia. Sono stato uno stupido e ti chiedo scusa... Ehi, mi stai ascoltando?»

«Ne sei sicura? Una volta, nel recinto qui fuori, ne ho vista una sudata e incrostata di fango... e oggi l'ho pure baciata, pensa un po'. Vedi che sono meno difficile di te?»

Janie arrossì, rivivendo l'imbarazzo di quel momento, e lui ne fu ancora una volta divertito. Era proprio una ragazzina!

«E adesso?» la interrogò mettendosi a braccia conserte.

«Sei «Deluso?»deluso?»ripeté

lui senza capire, poi la vide sorridere di nuovo, stavolta in maniera più convincente.

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