B1624 dottore e sceicco

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MEREDITH WEBBER

Dottore e sceicco


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Date with a Surgeon Prince Harlequin Mills & Boon Medical Romance © 2013 Meredith Webber Traduzione di Francesca Tessore Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Bianca dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE BIANCA ISSN 1122 - 5420 Periodico settimanale n. 1624 dello 09/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 377 dello 09/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo «Sei completamente pazzo? Ti ha dato di volta il cervello?» Quella era probabilmente la prima volta che Marni imprecava contro suo nonno, ma lui aveva proprio oltrepassato ogni limite. «Okay, è un principe. Ma il fatto che sia celibe non significa che sia interessato alla storiella strappalacrime di essere stato promesso in matrimonio a me quando aveva tre anni!» Stava ancora gridando, brandendo tra le mani il quotidiano che Pop stava leggendo. Calmati, le raccomandò una vocina. Picchiare con violenza un ottantaquattrenne malato non era una buona idea, tanto più che lo amava da morire e non avrebbe sopportato di vivere senza di lui. Certo, avrebbe dovuto iniziare a pensarci. Anziano, con una valvola cardiaca bloccata e vari bypass ostruiti... il cardiologo era stato chiaro. Operare, subito, per sostituire la valvola e, allo stesso tempo, ripulire gli stent. Pop stava male. E Marni, come infermiera, non poteva fare altro che pensare che il nonno avrebbe dovuto sottoporsi all'intervento. «Hai finito?» Pop le strappò dalle mani il giornale e lo aprì a un'altra pagina. «Per tua informazione, eri tu ad avere tre anni. Lui ne aveva sei. Dai un'occhiata qui, adesso.» Sforzandosi di ignorare lo strano disappunto che l'a5


veva colta a non avere più davanti agli occhi il bel viso abbronzato incorniciato dal candido copricapo, Marni abbassò gli occhi per guardare quello che Pop le stava mostrando, nella mente ancora le parole piene di stupore che il nonno le aveva detto pochi attimi prima, indicandole la fotografia sul giornale. «Quello è Ghazi. Suo padre e io abbiamo sempre sperato che un giorno vi sareste sposati. Qui dice che è ancora celibe. Dovresti metterti in contatto con lui.» Lascia perdere questa storia del principe e cercati una sistemazione, le ingiunse una vocina. Quando fosse entrato in ospedale per l'intervento, Pop non la voleva intorno. Su questo era stato cristallino. «Guarda» continuò l'uomo, come se le avesse letto nel pensiero. «In Ablezia cercano delle infermiere di sala operatoria per un nuovo ospedale pediatrico. Potrebbe essere per questo che Ghazi è qui.» Sì, certo, pensò Marni. È normale che un principe ereditario vada in giro a cercare del personale ospedaliero. Eppure, quel posto sperduto del quale non aveva mai sentito parlare, era probabilmente abbastanza lontano dal Queensland, in Australia, da tenerla lontana dal capezzale di Pop durante il ricovero. Sempre che avesse accettato di farsi operare, naturalmente! Contratto di sei mesi, eventualmente estendibile, recitava l'annuncio. Vitto e alloggio inclusi. Sei mesi... tanto mancava al Natale e, se Pop fosse stato operato a breve, per allora sarebbe stato già in convalescenza. Sei mesi! Sembrava anche la risposta all'altro problema che la angustiava. La sua verginità. Sei mesi, un migliaio di chilometri lontano da casa... sicuramente in quel frangente avrebbe finalmente conosciuto qualcuno con cui... Dalle labbra le uscì un leggero sospiro. Quella faccenda della verginità non avrebbe in realtà dovuto es6


sere un vero problema. Non era stata una sua scelta, ma il risultato di una serie di circostanze. Pop, Nelson, il comportamento di sua madre... e le parole crudeli dell'ultimo uomo che aveva frequentato... Lesse l'annuncio. Il salario proposto sembrava oltremodo generoso, ma fu soprattutto la descrizione del luogo che le fece battere il cuore. Sfiorato dalle tiepide correnti dell'omonimo mare, il Paese era famoso per le meraviglie sottomarine. La barriera corallina, la variegata fauna acquatica, le tartarughe che si riposavano sulla battigia... In effetti quel lavoro avrebbe potuto risolvere parecchie questioni. Rasserenare Pop standogli lontana durante il ricovero, farlo ancora più felice incontrando questo principe e, magari, come extra-bonus, trovare qualcuno con cui avere una piccola storia. «Vado a prendere la fotografia» disse a un tratto Pop, scomparendo nel suo studio, mentre Marni si lasciava cullare dalla prospettiva di bagni in un mare cristallino e incontaminato. Nelson, che da quanto Marni riusciva a ricordarsi, stava con suo nonno da sempre, come cameriere, maggiordomo, cuoco e probabilmente anche segretario, apparve nel suo solito modo silenzioso. «Non lo so, Nelson» disse con calma Marni. «Il solo pensiero di andarmene mi sembra sbagliato. Sono anni che Pop si prende cura di me. Non sarebbe giusto che io restassi al suo fianco?» Nelson scosse la testa. «Se resti qui, sai benissimo che tuo nonno non si farà nemmeno operare. Non vuole farsi vedere debole e malato, ma vuole appunto lasciarti il ricordo della persona forte e attiva che è sempre stato.» L'uomo esitò un istante e poi riprese, la voce leggermente tremula. «Mi prenderò cura io di lui, stanne pur certa.» 7


Lottando per ricacciare indietro le lacrime che le erano salite agli occhi, Marni si alzò in piedi e andò ad abbracciarlo. Conosceva Nelson da quando, ad appena due anni, era stata affidata al nonno, perché il terzo marito di sua madre non voleva averla intorno. «Lo so, Nelson, e so anche che hai ragione quando dici che si riprenderà più in fretta se non sarò qui. Visto che lo desidera così tanto, va bene... accetterò il lavoro e andrò a conoscere questo principe per portargli i saluti di Pop. Ma te lo immagini? Io che mi presento in un palazzo in mezzo al deserto per dire all'indiscussa autorità locale che sono la sua promessa sposa! Mi arresteranno subito e mi rispediranno a casa con il primo volo.» Nelson la scrutò per un lungo istante con i profondi occhi scuri. «Farai molto felice tuo nonno se incontri quel ragazzo» sentenziò, con così tanta serietà da farla trasalire. «Eh, no, per favore, non ti ci mettere anche tu!» «Era un bambino molto carino e con te è sempre stato molto gentile, anche se a quei tempi eri una signorina un po' viziatella.» «L'ho già conosciuto? E quando sarebbe successo?» Marni aggrottò la fronte, nel tentativo di ricordare. Possibile che avesse davvero giocato... con un principe? «Poco dopo il tuo arrivo qui» le spiegò l'uomo. «Tuo nonno si era trasferito in questo appartamento da poco e il padre di Ghazi aveva riservato un'intera ala dell'albergo per sé, la sua famiglia e il suo seguito.» «Un'intera ala?» Il maggiordomo scrollò le spalle. «Aveva numerose mogli e figlie.» Palazzo Versace era il primo albergo a sei stelle della Gold Coast. L'appartamento del nonno era uno dei pochi possedimenti privati inclusi nel lussuoso 8


complesso. Come residenti, potevano usufruire di tutti i servizi dell'albergo, delle meravigliose piscine, dei ristoranti e delle SPA. Da piccola, quindi, Marni si era spesso trovata a giocare con i figli degli ospiti dell'hotel. Ma questo Ghazi? Proprio non se lo ricordava. Né le venne in mente quando Pop ritornò con una scatola piena di fotografie che la ritraevano, piccola, con un bambinetto molto più alto di lei. Le immagini le dissero che, insieme, si erano divertiti parecchio. «Eccola.» Soddisfatto di averla trovata, Pop le porse una foto. L'immagine, più formale, mostrava una bambinetta bionda con i codini e un bel vestitino a fiori, con gli occhioni azzurri rivolti a un ragazzino seduto sul bracciolo di una delle poltrone della hall dell'albergo. Il ragazzino indossava una tunica bianca e le stringeva la mano, sorridendole. Fin da allora si capiva che era e sarebbe diventato molto bello, anche se il copricapo che aveva in testa gli lasciava scoperto solo il profilo. Naso e mascelle ben delineati, fronte alta, le labbra aperte in un sorriso radioso... «Ehi, la stavo guardando» protestò Marni, quando Pop le prese di mano la fotografia. Ignorandola, il nonno le mostrò quello che c'era scritto dietro. La prima riga era di suo pugno e, probabilmente, riportava quella sciocchezza del loro essere promessi sposi, sigillata dalla firma di Pop. Immediatamente sotto c'era una frase in arabo e, presumibilmente, una seconda firma. «Onestamente, Pop, dato che non conosci l'arabo, per quanto ne sai potrebbe anche esserci scritto qualcosa come: non dire sciocchezze.» Marni si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui le uscirono di bocca. Pop si rabbuiò così tanto da indurla ad abbracciarlo e a lasciarsi scappare la 9


promessa impulsiva di fare subito domanda per quel posto di lavoro in Ablezia. «E farò di tutto per vedere questo tizio, ma solo se mi giuri che ti farai operare» concluse. «Affare fatto?» «Ci sto.» Annuendo soddisfatto, Pop le strinse la mano.

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1 Era il sottile aroma che profumava l'aria tiepida, o l'aria stessa ad avvolgerla come una morbida coperta di mohair? O forse il panorama, mozzafiato, con le dune del deserto a ridosso del mare color cobalto? O magari la gente, il sorriso timido ma accogliente della donna velata o quello, piĂš aperto, del ragazzino con i capelli scarmigliati che la stava guardando, perplesso dal suo incarnato chiaro e dai capelli biondi? Marni non ne aveva la minima idea. Si era innamorata perdutamente di quello strano, esotico posto non appena era sbarcata a terra dall'aereo. Le strette viuzze della cittĂ , l'acqua cristallina, le nuove colleghe infermiere che l'avevano invitata a unirsi a loro nella mensa dell'ospedale... era tutto nuovo, bellissimo, eccitante. Quello era il suo primo giorno di lavoro. Prima se n'era presi quattro di riposo per esplorare la sua nuova casa. E anche adesso stava cercando di orientarsi nei corridoi poco familiari dell'ospedale. Le nuove colleghe le stavano parlando delle sale operatorie e dei chirurghi. Quali si arrabbiavano facilmente, quali chiacchieravano in continuazione, quali lavoravano con un sottofondo musicale, quali flirtavano. Mmm, quindi pure lĂŹ si usava! Qualcuno avrebbe preso in considerazione anche lei? Seriamente? 11


Le due giovani donne ridacchiarono divertite e Marni avrebbe voluto tanto sapere se anche loro si lasciavano andare a quel gioco di seduzione, ma capì che era lì da troppo poco tempo per potersi permettere quella domanda. Così si limitò ad ascoltare le loro chiacchiere, così simili a quelle delle altre infermiere di tutto il mondo. Per quanto si sentisse a suo agio con le nuove colleghe, però, l'indomani, quando si presentò di nuovo in reparto, fu assalita da un leggero nervosismo. «Benvenuta» l'accolse Jawa al suo arrivo nello spogliatoio che precedeva la sala operatoria. «Stamattina assisterai Gaz. Ti piacerà, vedrai. Non solo è un ottimo chirurgo, ma mentre opera ci spiega tutto quello che fa, così impariamo sempre un sacco di cose.» Sapendo che molti membri dello staff erano stranieri, proprio come lei, Marni si chiese se Gaz fosse una versione australiana abbreviata di Gary o Gareth. Senza lasciarle tempo di rimuginarci sopra, Jawa le porse la divisa, color lavanda pallido, il copricapo e la mascherina. «Sbrighiamoci. Gaz detesta aspettare ed è sempre puntualissimo.» Senza aggiungere altro, precedette Marni al lavandino, dove si disinfettarono e indossarono i guanti, pronte per l'intervento. La strumentazione sul vassoio davanti a Marni era la stessa di casa e, sollevata da questo improvviso senso di familiarità, finalmente cominciò a rilassarsi. Almeno finché nella stanza non fece capolino la figura del chirurgo... Già vestito per l'operazione, con la mascherina sul viso, le procurò uno strano brivido. È solo un uomo!, si disse, ma quella certezza non fu abbastanza da tranquillizzarla. Gli occhi scuri cominciarono a vagare per la stanza, finché a un tratto non si accorsero di lei. Un secondo, forse due, ma sufficienti a mandarla in panico. 12


«Abbiamo una new entry» esclamò l'uomo, la voce profonda e vellutata. «Come si chiama?» «Marni Graham, signore» rispose lei, cercando di sembrare più calma di quanto in realtà non fosse. «Qui dentro sono Gaz... Gaz e basta. Benvenuta nella squadra, Marni.» Marni si rese conto che avrebbe dovuto dire qualcosa, però era come se all'improvviso non avesse più la lingua. Non aveva mai provato una sensazione forte e intensa come quella. Desiderio al primo sguardo? Dai, non è possibile, pensò. L'uomo in questione si era sistemato la mascherina sul viso, coprendosi naso e bocca, e fece per girarsi. Ma un istante prima, la guardò e sorrise. Certo, Marni non poté vedere effettivamente il sorriso, tuttavia era certa che ci fosse, rivelato dallo scintillio del suo sguardo. E la fece sentire molto, molto a disagio. Fai finta di niente. La sua reazione era dovuta solo al nervosismo, al fatto che fosse il suo primo giorno di lavoro e cose così. Eppure, era la prima volta che un uomo le faceva un effetto tanto dirompente. Che fosse questo brivido di eccitazione a esserle mancato nelle relazioni precedenti, quelle dalle quali era sempre scappata via a gambe levate prima che ci fosse un coinvolgimento fisico? Scosse la testa. Non era quello il momento per pensarci. Il paziente, un bambino di otto anni con palatoschisi, aveva bisogno di tutta la sua concentrazione. «Safi ha subito la prima operazione a sei mesi» stava spiegando Gaz, la voce come melassa lungo la spina dorsale di Marni. «Gli è servita a sistemare il palato per aiutarlo a mangiare e a far sviluppare nel modo corretto denti e ossa facciali.» 13


Parlando, operava, le mani inguantate che si muovevano con perizia sul viso del piccolo. Ma quello che dal punto di vista di Marni valeva anche di più era l'averlo umanizzato chiamandolo per nome. «Adesso dobbiamo fargli un innesto osseo nella zona alveolare della mascella.» Marni ripassò mentalmente i nomi delle ossa del viso. «Se lo avessimo fatto prima» proseguì Gaz, «ne avrebbe inibito la crescita.» Doveva essere quel particolare accento a rendere la sua voce così dolce, pensò Marni, ascoltandolo. Non doveva essere australiano... Peccato! Sarebbe stato carino avere un compatriota con cui poter parlare di casa. Parlare? Ma per favore! Quell'uomo le faceva venire voglia di tutto fuorché di parlare. Dovresti concentrarti sul lavoro, non pensare al sesso. Marni deglutì. La sua fantasia stava decisamente galoppando. E poi quell'uomo era un completo estraneo. Un estraneo con uno sguardo ipnotico e una voce dolce come il cioccolato. L'intervento finì velocemente. Il chirurgo e il suo assistente lasciarono la sala operatoria, anche se, già sulla porta, Gaz si voltò e si diede un'occhiata in giro, abbassandosi leggermente la mascherina a rivelare una mascella scultorea leggermente coperta di peluria. Poi fece un lieve cenno di assenso in direzione del gruppetto di infermiere di cui faceva parte Marni e scomparve. Seguì un silenzio piuttosto inusuale. Invece di commentare l'intervento, come in Australia, qui le 14


donne lavoravano alacremente ma senza dire una parola. «Abbiamo tempo di andare a mangiare qualcosa, prima di tornare in sala operatoria questo pomeriggio» spiegò Jawa a Marni quando ebbero finito. «Saremo ancora tu e io insieme.» «Mi fa piacere. Mi serve ancora una guida.» Marni avrebbe voluto chiedere se il chirurgo sarebbe stato di nuovo Gaz, ma non lo fece. Quell'uomo aveva avuto su di lei un effetto molto, molto particolare. L'intervento del pomeriggio, la rimozione di un tumore benigno dall'anca di una bambina, fu decisamente diverso. Il chirurgo, un francese, sembrava convinto che la sua sola nazionalità bastasse a dargli l'autorizzazione di corteggiare tutte le infermiere presenti; anche se, alla fine dell'operazione, Marni decise che era stato molto bravo anche lui e che fino a quel momento il nuovo contesto lavorativo si stava rivelando molto piacevole. Alla fine del turno, mentre si stava cambiando, le ritornò in mente il primo paziente della giornata, il bambino la cui deformità avrebbe potuto condizionarlo per tutta la vita. A nessun ragazzino piaceva essere diverso dai compagni... Incerta se il protocollo lo concedesse o meno, chiese a Jawa se poteva andare a trovarlo per vedere come stava. «Solo una visita veloce per vedere come sta» puntualizzò. La collega guardò l'orologio e annuì. «Certo che puoi andare a trovarlo» le assicurò. «Ti accompagnerei, però ho un appuntamento.» Un leggero rossore le imporporò le guance e Marni comprese che si trattava di qualcosa di speciale, ma ovviamente si astenne da qualsiasi commento. Trovare il reparto post-operatorio pediatrico fu semplice. La struttura dell'ospedale ricordava quella di un polpo, con un corpo centrale, riservato all'ammini15


strazione, alle sale operatorie e alla terapia intensiva, e tante ali laterali per i vari reparti. Arrivò in una corsia luminosa e con le pareti decorate da murales di foreste e animali. Le stanze erano occupate non solo dai piccoli pazienti, ma anche da gruppetti di parenti, le donne vestite di nero, gli uomini di bianco. «Posso esserle di aiuto?» le domandò un'infermiera. «Sto cercando un bambino che questa mattina è stato operato di palatoschisi. Facevo parte del team della sala operatoria e mi stavo chiedendo come sta.» «Ah, sì, il piccolo Safi. Desidera vederlo?» «Non vorrei dare fastidio alla sua famiglia» si schermì Marni. «No, anzi» le assicurò l'infermiera. «Ricevere la sua visita gli farà piacere. Non è di qui. Disponendo di medici con tutte le competenze per aiutarli, l'ospedale si fa carico di molti piccoli pazienti dei Paesi vicini, ma spesso i loro genitori non hanno i mezzi economici per accompagnarli. Noi infermiere facciamo di tutto per non farli sentire soli, però la maggior parte delle volte...» «Avete troppo da fare» concluse Marni per lei. «Lo capisco e siccome anche io sono lontana da casa, sarò più che felice di venire a trovare Safi ogni tanto.» Seguendo le indicazioni dell'infermiera, trovò la stanza di Sufi, bussò ed entrò. Il bambino si girò verso di lei, leggermente spaventato. «Ciao» gli disse Marni con dolcezza, certa che non conoscesse l'inglese, ma non avendo la minima idea di che lingua parlasse. «Sono venuta a trovarti.» Poi gli si sedette accanto e gli prese una mano. Se solo avesse avuto con sé un libro o un gioco... Il ricordo di quando, a due anni, era arrivata a casa di Pop e di come lui l'avesse subito fatta sentire a suo agio, le strinse il cuore. 16


Ricacciandolo indietro, si mise a cantare le canzoncine che da bambina le erano piaciute di più, usando le mani per mimare una stella che brillava nel cielo o un ragnetto che si arrampicava fuori da una pozza d'acqua. Per un po' Safi rimase a guardarla in silenzio, poi, quando Marni intonò per la quarta volta Stella stellina, le sorrise e si mise a imitare i suoi gesti, con una tenerezza che le strinse il cuore. La musica sembrò averlo calmato e dopo cinque minuti stava dormendo, felice. Non volendo disturbarlo, Marni rimase seduta sul letto, tenendolo per mano, la mente che riandava alle settimane tumultuose che avevano seguito la scelta di recarsi in Ablezia, con un tuffo improvviso al pensiero del suo obiettivo. Il suo, non quello di Pop. Poteva farlo davvero? Buttarsi a sangue freddo nella relazione con un uomo solo per liberarsi della propria verginità? Be', se l'uomo in questione era Gaz... Bastò l'idea a farla arrossire. Ricomponiti. Non che credesse che fosse così preziosa, la verginità. La sua fissazione era in parte nata, lo sapeva, dall'avere una madre che passava senza ritegno da un uomo all'altro. Ma, soprattutto, dall'essere stata cresciuta da due uomini anziani che avevano di lei la più alta opinione. Per nulla al mondo avrebbe voluto deluderli. Così, mentre intorno ai diciotto anni le sue amiche avevano sperimentato più o meno felicemente il sesso, lei si era tirata indietro, anche se, a essere proprio onesti, non c'era mai stato un ragazzo con il quale avesse disperatamente desiderato andare a letto. All'università, la sua mancanza di esperienza l'aveva imbarazzata al punto tale da indurla alla massima cautela, finché aveva addirittura smesso di uscire con i ragazzi, pur di non dover mai ammettere, se mai una relazione fosse arrivata a quel punto, di essere del tut17


to priva di esperienza. Tutto questo fino a Jack... Smettila di rimuginare. Con un leggero sospiro, sfilò le dita dalla presa di Safi e gli sfiorò la fronte con le labbra. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata così dura? In silenzio sgusciò fuori dalla stanza, ripromettendosi di tornare quanto prima con giocattoli e libri per il piccolo paziente. Sarebbe bastato chiederglielo, e Nelson le avrebbe mandato qualsiasi cosa, anche se adesso era occupato a stare dietro a Pop. Mentre superava la postazione delle infermiere, un brivido improvviso le percorse la schiena. Alzò lo sguardo e vide la schiena di un uomo alto, con i capelli scuri, chino leggermente in avanti ad ascoltare quello che gli stava dicendo un'infermiera. Non può essere lui, si disse Marni. Ma allora perché quella strana reazione? Non ti farai venire i brividi per ogni maschio alto e affascinante che vedi, vero?

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Dal 16 dicembre

1623 - La sfida dell'infermiera di W.S Marcus Fuori dai bagliori della ribalta le gemelle Piermont brillano di luce propria. Jenna è sempre stata una brava ragazza e sedurre il suo amore di una vita è la cosa più ardita che abbia mai fatto, ma le ha portato in dono due splendide gemelle. Ora non le resta che informare il neopapà. 1624 - Dottore e sceicco di M. Webber All'ombra del deserto e delle sue dune la magia e la passione si uniscono in una pozione in grado di curare tutti i mali. Marni era fidanzata dall'età di tre anni a un principe senza saperlo. Fino a oggi! Ma quando accetta di incontrare il suo promesso sposo, il Principe di Ablezia, avrà una piacevole sorpresa. 1625 - Natale con l'ex di F. McArthur A Natale tutto può succedere e anche i sogni che credevi impossibili si trasformano in favole a lieto fine. Quello sull'Orient Express è il viaggio della vita per Kelsie. Un itinerario che le era stato consigliato da Connor, il suo ex fidanzato, che ora si trova proprio lì, davanti a lei, nel suo stesso vagone. 1626 - Un papà sotto l'albero di M. Lennox Dal diario di Dusty McPherson, 10 anni. Io non ho mai avuto una vera famiglia, finché non ho conosciuto lo zio Ben. Lui è davvero un tipo forte e fa il dottore proprio come la mia mamma. Se farò il bravo forse Babbo Natale esaudirà il mio desiderio e lo zio Ben potrà venire con noi.


Dal 20 gennaio

1627 - Un chirurgo in abito da sera di C. Marinelli Le vite, le passioni e gli amori del più eccitante team di chirurghi di Londra. Sempre a proprio agio sia in smoking che in camice, il chirurgo plastico Leo predilige la compagnia di donne belle e superficiali. Allora perché ha perso la testa proprio per l'infermiera Birch? 1628 - Un bacio da capogiro di J. Taylor Eve e Ryan son amici per la pelle fin dai tempi del liceo. Fino a quando un bacio inatteso e appassionato è arrivato a sconvolger ogni equilibrio. Cinque anni dopo Ryan rientra nella vita di Eve come un fulmine a ciel sereno. E, come se non bastasse, è anche il suo nuovo capo. 1629 - Il ribelle e la dottoressa di S. Carlisle Per ogni cattivo ragazzo c'è una ragazza pronta a redimerlo. Il cardiochirurgo Michelle Ross riesce sempre a mantenere il controllo della situazione grazie al suo carattere freddo e distaccato. Finché Ty, il suo nuovo anestesista, non irrompe in sala operatoria infrangendo ogni regola. 1630 - Una famiglia, all'improvviso di S. MacKay Charlie: Quando ho scoperto di essere incinta ho provato a cercare Marshall, ma lui sa come far perdere le proprie tracce. Finché non si è presentato alla mia porta. Marshall: Quando ho avuto la possibilità di rivedere Charlie non ho esitato un attimo. Ma la bambina che è insieme a lei ha capovolto la situazione.


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