Fuggire è solo l’inizio, la vera domanda è in quale direzione stai andando? “Deanna Raybourn unisce abilmente humor e introspezione, dando vita a personaggi assolutamente indimenticabili.” Publishers Weekly
Una fuga da una vita di catene dettata dalle convenzioni dell’aristocrazia inglese, la misteriosa scomparsa del curato Sebastian Cantrip. Una storia avvincente dalle tinte non convenzionali.
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AMORI, SEGRETI, TRADIMENTI. CHELSEA CAMERON È TORNATA ,
UN NUOVO TRAVOLGENTE APPUNTAMENTO CON LA SERIE BEHIND YOUR BACK VI ASPETTA. “Interrogativi, sospetti, amori, questo romanzo ha tutto… Chelsea Cameron non delude mai.” Goodreads Reviews Lui mi ha sottovalutato. La dolce ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi. Ma ammetto che anche io ho fatto lo stesso. Siamo entrambi molto bravi in ciò che facciamo e insieme siamo una bomba, nessuno è in grado di fermarci. Ma devo stare all’erta. L’ultima volta ho giocato e lui non è tipo da prendere il tradimento alla leggera. Dovrò guardarmi le spalle... ma anche preservare il mio cuore.
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Rebecca Winters
Baci sotto il sole greco
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Wedding for the Greek Tycoon Harlequin Mills & Boon Romance © 2015 Rebecca Winters Traduzione di Paola Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly settembre 2016 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2669 del 27/09/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 9 agosto, New York City Il medico, un uomo anziano e barbuto, dall'espressione bonaria, rivolge alla sua giovane paziente un sorriso incoraggiante. «Mia cara, da otto mesi il tuo cancro è scomparso. Oggi sono in grado di confermare che è definitivamente in remissione. Avevamo già discusso del tempo che ti sarebbe occorso per guarire e questo risultato conferma la nostra opinione. Purtroppo nessuno di noi può prevedere la fine della propria esistenza.» «Lo so» mormorò lei, mentre il medico le illustrava le aspettative di vita per le pazienti con la sua patologia. Avendo già letto tutto sull'argomento, Zoe lo ascoltò distrattamente. In ospedale il motto era: Affronta un giorno alla volta e gioisci quando ne ricevi in dono uno di più. Tutti gli esami a cui l'avevano sottoposta avevano dato un esito negativo, tuttavia il tremito interno e la paura, compagna inseparabile di chi era colpito da quel male, non sarebbero passati facilmente. Ai successivi test di controllo, avrebbe temuto invariabilmente che il cancro si fosse rifatto vivo. Il terapista del centro le aveva dato un libro da leggere per imparare a convivere con la malattia in remissione. Molti pazienti dichiarati guariti, paventavano una re5
crudescenza del male e cadevano in depressione. Essendo un esempio vivente di tale condizione, Zoe avrebbe potuto scrivere quel capitolo senza difficoltà. Quel giorno però era piena di sollievo e così felice che stentava a credere di essere fuori pericolo, almeno momentaneamente. Un anno prima le avevano detto che era arrivata a uno stadio terminale, ma ora... «Mi conferma che è davvero scomparso?» domandò all'oncologo. Il medico annuì. «Credimi, ragazza mia. Non avrei ragione di mentirti.» Sì, per quel giorno gli avrebbe creduto, ma i dubbi sarebbero riapparsi. «Sono contento di constatare che non ti senti più tanto stanca e debilitata. Il tuo aspetto è diverso. Sembri più forte sia fisicamente che psicologicamente. Se lo desideri, puoi essere dimessa dal centro oggi stesso.» Era la notizia che aspettava. Aveva fatto dei piani e non c'era tempo da perdere. «Mi aspetto e spero che d'ora in avanti tu possa condurre una vita normale.» Normale... come avrebbe potuto vivere normalmente con la paura che il cancro tornasse? Ma Zoe sorrise. «Come potrò ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me?» «È ciò che hai fatto per te stessa che conta. Hai lottato con forza, senza mai arrenderti. Sei un esempio per gli altri pazienti del nostro nosocomio. Penso che tutti gli amici che ti sei fatta qui, sentiranno la tua mancanza.» Gli occhi le si colmarono di lacrime. «Sentirò anch'io la loro» assicurò. «Ne dubito.» Zoe incrociò le braccia sul petto. «Suppongo che il mio conto ospedaliero sia astronomico. Le prometto che anche se dovessi impiegare tutta la vita, rimborserò fino all'ultimo centesimo.» 6
«Il tuo conto è stato saldato dalla Fondazione di beneficenza Giannopoulos, quindi di questo non devi preoccuparti.» «Lo so» rispose Zoe. Aveva già deciso di ringraziare di persona i membri della famiglia Giannopoulos e un giorno l'avrebbe fatto. «Comunque tutti quelli che lavorano qui sono stati degli angeli, lei soprattutto. Non so che cosa ho fatto per meritare tante attenzioni.» Quando era stata ricoverata, aveva letto gli avvertimenti dati a tutti i degenti e la prima volta che era entrata nella cappella, chiamata Chiesa degli Apostoli Agii in Grecia, aveva letto l'iscrizione. In memoria di Patroklos Giannopoulos, deceduto circa quindici anni fa per un linfoma e di sua moglie Irana Manos che sopravvissero all'epidemia di malaria che colpì Paxos nel 1960. In memoria del fratello di Irana, anche lui sopravvissuto alla malaria ed emigrato a New York per iniziare una nuova vita. «Anch'io sono qui grazie alla Fondazione Giannopoulos di New York, creata per quei greci stabilitisi in America e ammalatisi di linfoma che non avevano i mezzi per curarsi» le ricordò il medico. «A questo mondo ci sono delle persone splendide e generose. Hai un posto dove andare, mia cara?» «Sì. Padre Debakis, della Chiesa greca ortodossa della Santa Trinità, si è occupato di tutto. Lo conosco da quando ero una ragazzina e mi è sempre rimasto vicino durante le mie traversie. Devo molto a lui e a Iris Themis. Iris fa parte del consiglio umanitario presso la Santa Trinità e mi ricoverò nell'ostello per i senza famiglia, in attesa che trovassi un lavoro e un posto in cui vivere. Basterà che le telefoni in ufficio.» «Ottimo. Come sai, tra sei mesi dovrai fare un con7
trollo che comprenderà l'esame del sangue e una visita medica completa. In ogni caso, se mai avessi dei problemi, puoi contattarmi in qualsiasi momento.» La prospettiva dei controlli futuri la terrorizzava, ma non poteva pensarci in quel momento. «Grazie per tutte le sue cure e gentilezze. Non saprà mai quanto è stato importante per me» concluse, abbracciandolo. Uscita dallo studio, Zoe imboccò il corridoio che portava al reparto convalescenti. La sua stanza era al secondo piano. Essendo rimasta sola al mondo, quella camera era stata la sua casa per dodici mesi. Quando vi era entrata per la prima volta, aveva creduto che non sarebbe uscita viva da là. All'inizio il suo ragazzo le aveva telefonato spesso, ma l'azienda tecnologica per cui lavorava era stata trasferita a Boston e quando lui era partito le telefonate si erano rarefatte sempre di più. Pur comprendendolo, Zoe ne aveva sofferto. Se un uomo che proclamava di amarla alla follia, era capace di abbandonarla nel momento più drammatico della sua vita, non poteva aspettarsi che un altro accettasse la sua situazione. Sebbene amici di famiglia e vecchi vicini di casa le avessero telefonato spesso, i suoi veri amici erano diventate le persone ricoverate come lei. Con tutti loro, greci americani, era nata una confidenza e un cameratismo che le rendeva doloroso lasciarli. Lì, tra quelle mura, le era passata davanti tutta la sua vita. Zoe si sedette sul bordo del letto e telefonò a Iris. La donna le disse che mezz'ora dopo si sarebbero incontrate nel reparto convalescenza. Un giorno lei e padre Debakis sarebbero stati tra i beati in paradiso. Non sarebbe mai riuscita a eguagliare la loro generosità, pensò Zoe, ma aveva deciso di aiutare il suo prossimo come molta gente aveva aiutato lei. Il suo desiderio più vivo sarebbe stato lavorare per la Fondazione Giannopoulos. Se fosse stato necessario, si sarebbe messa in 8
contatto con Alexandra Kallistos, la direttrice del centro, ma i pochi contatti avuti con lei, l'avevano turbata. La donna era stata fredda e scostante. Che avesse quel carattere, o che non le importasse di lei, Zoe non era riuscita a capirlo. Quella mattina l'aveva incrociata nell'ingresso e la signorina Kallistos non l'aveva nemmeno salutata. Probabilmente la criticava perché occupava un letto destinato a chi aveva più bisogno di lei. Siccome era orfana, il suo terapista aveva dichiarato che lei doveva rimanere lì ed era riuscito a evitare che fosse dimessa, cosa di cui gli sarebbe stata grata in eterno. Alexandra Kallistos aveva un ufficio all'interno dell'ospedale e tutto il personale, dai medici alle infermiere, dai terapisti agli analisti, ai volontari e alle donne delle pulizie dovevano rivolgersi a lei. Indubbiamente la direttrice, una greco americana, era un modello di efficienza, ma a Zoe sembrava che mancasse di quell'umanità necessaria a far sentire gli ammalati tanto a loro agio da potersi confidare con lei. Attraente, occhi scuri, nubile, sulla trentina. Portava i capelli bruni sparsi sulle spalle. Indossava abiti eleganti che esaltavano la sua figura, ma era scostante. Forse il suo giudizio era troppo severo, tuttavia il pensiero di rivolgersi a lei per essere assunta, metteva Zoe a disagio. Magari era meglio che fosse padre Debakis a intavolare quell'argomento. 10 agosto, Atene, Grecia Negli uffici del complesso Giannopoulos di Atene, sede centrale della compagnia che possedeva insieme ad Akis, il fratello minore sposato, Vasso Giannopoulos stava finendo di revisionare i conti per l'acquisto di un altro negozio ad Alexandroupolis quando la sua segretaria privata lo chiamò. 9
«Sì, kyria Spiros?» «La signorina Kallistos è in linea da New York. Chiama dall'ospedale e desidera parlare con suo fratello, o con lei. Vuole che gliela passi, o preferisce che le dica che la richiamerà più tardi? So che non desidera essere disturbato.» «No, no. Le parlerò.» L'ospedale Giannopoulos e il centro di convalescenza si trovavano ad Astoria. Ma perché la direttrice lo chiamava, sapendo che il giorno dopo si sarebbero visti? «Linea due.» Vasso sollevò il microfono. «Alexandra? Sono Vasso.» «Scusa se ti disturbo, Vasso, ma volevo parlarti prima che salissi sull'aereo. Sei stato gentile a rispondermi.» «Non dirlo nemmeno.» «Data la notorietà del centro Giannopoulos per le cure del linfoma che tu e tuo fratello avete aperto qui a New York, i media ci tengono d'occhio. È la quarta volta che un'importante stazione televisiva mi contatta. Il direttore vorrebbe mandare qui i suoi tecnici per filmare la struttura e intervistare qualche dipendente. Soprattutto desidererebbe intervistare te e tuo fratello per dedicarvi una trasmissione. Gli ho spiegato che te lo avrei riferito. So che hai già rifiutato in altre occasioni, ma poiché sarai qui, vuoi che ti fissi un appuntamento?» Vasso non ebbe bisogno di pensarci. «Rispondi a quel signore che non siamo interessati.» «Come vuoi. Quando pensi di arrivare?» «Al più tardi verso le due del pomeriggio. Grazie di avermi telefonato. Yassou.» Vasso riappese ed entrò nell'ufficio. «Salve, fratello. Mi fa piacere che tu sia tornato. Ho appena parlato con Alexandra. Una stazione televisiva di New York vorrebbe fare un documentario su di noi.» «Di nuovo?» Akis scosse la testa. «Questi giornalisti non si arrendono mai.» 10
«No. Le ho detto di rifiutare.» «Bene. Quando pensi di partire per New York?» «Sto per uscire. Devo incontrare alcuni nostri distributori domattina. Poi mi recherò all'ospedale per controllare i registri.» «Nel frattempo finirò l'inventario per le regioni orientali. Raina mi darà una mano. È un'eccellente contabile.» «Come va la sua nausea mattutina?» «Ormai non le dà più noia.» «Mi fa piacere saperlo.» «Prima che tu parta, vorrei che mi dicessi com'è andata la serata con Maris.» «Così così.» Akis scosse la testa. «Peccato. Speravamo che fosse quella buona per convincerti a rinunciare al celibato.» «Temo di no. È graziosa e interessante, ma non è quella giusta.» Vasso gli batté una mano sulla spalla. «Ci vediamo tra un paio di giorni.» Frequentava Maris da poco tempo, ma aveva già capito di dover rompere con lei. Tuttavia il commento del fratello l'aveva turbato. Per molto tempo lui e Akis erano rimasti scapoli. Adesso che Akis si era sposato, gli sembrava che la sua vita fosse vuota. Suo fratello era così felice con la moglie e il bimbo in arrivo che stentava a riconoscerlo, ma non si sarebbe buttato in una relazione impegnativa solo per emularlo. 12 Agosto, New York City «Ben arrivato, Vasso.» «Come stai, Alexandra?» «Bene.» La direttrice si alzò. «È un piacere vederti.» «Prima di venire da te, ho visitato l'ospedale e il centro di convalescenza e ho trovato tutto in perfetto ordine. Congratulazioni per il modo con cui gestisci il centro medico possiamo esserne orgogliosi.» 11
«Grazie. So quanto hai da fare. Se vuoi controllare qui i registri, posso ordinare che ti portino un pasto.» «Ho già mangiato» rispose Vasso. «Guarderò i libri contabili mentre tu farai la pausa per il pranzo. Se mi accorgerò di qualche errore, ne discuteremo al tuo ritorno in ufficio.» «Va bene. Prima che me ne vada, voglio parlarti di una giovane donna che ieri ha presentato domanda di assunzione. Le ho detto che non aveva fatto gli studi necessari per svolgere un lavoro al centro. Ieri mi ha telefonato padre Debakis della Chiesa della Santa Trinità ad Astoria. Conosce la persona in questione e la giudica molto capace. Voleva sapere a chi rivolgersi per combinare un colloquio con lei. Se desideri parlargli, troverai il suo numero nella mia agenda.» «Gli parlerò subito. Grazie per avermelo detto.» «Allora vado via. Sarò di nuovo qui tra un'ora.» «Prenditi tutto il tempo che vuoi» rispose Vasso. «Sappi che mio fratello e io ti siamo grati per il modo con cui gestisci questo centro.» L'accenno al prete aveva destato la sua curiosità, perciò, appena rimase solo, Vasso digitò il numero che Alexandra gli aveva lasciato e chiese di parlare con padre Debakis. Dopodiché, si sedette più comodamente e attese. «È un privilegio poter parlare con lei, kyrie Giannopoulos. Sono contento che la signorina Kallistos le abbia riferito il mio messaggio. Ora, non volendo rubarle troppo tempo, andrò dritto al punto.» Vasso sorrise. Amava la concisione. «Una donna molto speciale, greco americana, di nome Zoe Zachos vorrebbe lavorare nella vostra struttura. Mi sono assunto l'impegno di contattarla a questo proposito.» «Mi è sembrato di capire che la signorina Kallistos avesse qualche riserva circa l'assunzione di quella persona» obbiettò Vasso. 12
«Ne sono consapevole. Quando le ho parlato di Zoe, ha detto che la candidata non possedeva le credenziali necessarie e si è rifiutata di parlarle. Non sono affatto d'accordo con lei e spero che il mio parere prevalga sul suo.» Dieci mesi prima, quando il vecchio direttore aveva dovuto ritirarsi per motivi di salute, lui e Akis erano venuti a New York per trovare un sostituto. Alexandra si era presentata con delle ottime referenze, oltre all'esperienza fatta nell'amministrazione di un ospedale. Akis che era suo socio paritario fin da ragazzo, era tornato a New York dopo cinque mesi e l'aveva assunta. Fino a quel momento, né lui, né suo fratello avevano avuto motivo di rimpiangere tale decisione. L'attuale direttrice del centro doveva avere le sue ragioni per respingere la domanda di assunzione di quella giovane donna. «Mi sembra evidente che si tratta di una cosa che le preme molto, reverendo.» «Moltissimo» rispose il prete senza esitare. «Forse potrebbe intervistarla lei.» Vasso rimase sorpreso dalla sua veemenza. «Questa non è la procedura normale.» «Ah...» La delusione del sacerdote era così evidente che Vasso ne fu colpito. Suo padre gli aveva insegnato a riverire i preti. «Posso domandarle quali sono le ragioni che l'hanno spinta a mettersi in contatto con me?» «Si tratta di una questione urgente.» Urgente? Vasso non ebbe il coraggio di opporre un rifiuto. «Mi parli di lei.» «Penso che sarebbe meglio che interrogasse personalmente la candidata e ottenesse da solo queste informazioni.» A quel punto la curiosità di Vasso era molto viva. «Tra quanto tempo questa persona potrebbe arrivare nell'ufficio della direttrice?» 13
«Entro un paio d'ore.» «In tal caso l'aspetterò.» «Che Dio la benedica, figliolo.» Il prete riappese mentre Vasso, più perplesso che mai, rimase con il telefono in mano. Durante i novanta minuti successivi, controllò i registri e quando Alexandra tornò, discusse con lei alcune migliorie da apportare per il buon funzionamento del centro. Stavano parlando, quando udirono bussare con discrezione alla porta. «Dovrebbe essere Zoe Zachos» spiegò Vasso ad Alexandra. «Se vuole concederci mezz'ora...» La direttrice esitò un attimo. «Certo» rispose senza porre alcuna domanda. Poi si alzò e andò ad aprire la porta. «Si accomodi, Zoe» disse a una giovane donna bionda, prima di eclissarsi. Zoe? Dunque Alexandra la conosceva bene. Vasso non sapeva che cosa aspettarsi. L'unico dato che aveva era che la giovane aveva ventiquattro anni. Mentre entrava, si alzò. «Kyrie Giannopoulos?» domandò lei con un leggero affanno. «Sono Zoe Zachos. Non riesco a credere che padre Debakis sia riuscito a organizzare questo incontro.» Improvviso e dolcissimo, un sorriso le illuminò il volto adorabile. «Non so dirle quanto le sia riconoscente per aver accettato di parlarmi.» Mentre le stringeva la mano, lo sguardo sincero e grato di lei lo colpì internamente, in un punto che non sapeva di possedere. «La prego, thespinis Zachos, si sieda.» L'agile figurina scivolò su una seggiola. Indossava una blusa a fiori e una gonna beige che lasciava scoperte due gambe snelle e ben fatte. «Sono sicura che padre Debakis le abbia detto che vorrei lavorare per la sua fondazione.» Avvertiva da lei una serietà e una dolcezza che lo colsero alla sprovvista. 14
«Si è espresso con grande chiarezza.» Zoe si strinse le mani. «Quando padre Debakis parlò di me alla signorina Kallistos, lei disse che non possedevo i requisiti necessari.» «Mentre padre Debakis è convinto del contrario. Mi parli di lei. Perché aspira a lavorare per la fondazione?» Lei sembrò sorpresa. «Non gliel'ha detto?» «No. È un uomo di poche parole.» «Vero. Ma sono parole che contano» replicò Zoe, facendogli capire che frequentava da molto tempo il prete e lo conosceva bene. Vasso dovette concordare. Il prete aveva un modo stupefacente per farsi capire. «Perché non comincia dall'inizio, thespinis?» Lei annuì. «Sono stata ricoverata qui lo scorso anno a causa di un linfoma non-Hodgkins. Il nove di questo mese sono stata dimessa.» Una paziente... Ben sapendo che cosa volesse dire, Vasso deglutì. Aveva cercato d'immaginare diverse ragioni per un possibile conflitto tra le due donne. Il suo pensiero corse a un anno prima, quando il precedente direttore era stato costretto al ritiro per motivi di salute. Quando era arrivata Alexandra, Zoe era già lì. Le due donne si erano incontrate per dei mesi, ma questo non spiegava la motivazione per cui la direttrice aveva respinto la domanda di Zoe. «Sono stata felice di sapere che ero guarita.» La gioia di lei era difficile da descrivere. «Una notizia magnifica» commentò lui, commosso. «In modo assoluto.» Zoe si protese in avanti e lui vide che i suoi splendidi occhi verdi brillavano come smeraldi. «Tutto grazie alla sua meravigliosa famiglia. È stata questa fondazione a ridarmi la vita.» Il tremito nella sua voce si ripercosse dentro di lui e Vasso dovette schiarirsi la voce. «La sua testimonianza è molto gratificante, thespinis Zachos.» 15
«Non posso certo ricompensarla con del denaro, ma sono disposta a lavorare nella sua struttura per il resto della mia vita. Sono una brava cuoca e potrei prestare la mia opera in cucina, o nella lavanderia, oppure assistere i convalescenti. Mi dia un lavoro e io farò del mio meglio. Il problema è che la signorina Kallistos ha detto a padre Debakis che senza un titolo di studio e un'esperienza in campo medico, un colloquio sarebbe stato inutile. Ha suggerito che, se volevo aiutare il prossimo, avrei potuto farmi suora. Immagino che scherzasse. Padre Debakis e io abbiamo riso su questa battuta. Non sarei una buona monaca, però desidero rendermi utile.» La rabbia di Vasso esplose. Non era tanto rivolta ad Alexandra, quanto a se stesso e ad Akis. Quando avevano assunto la nuova direttrice, si erano basati sulle sue referenze. Adesso si rendeva conto che per quel lavoro tanto particolare erano necessarie anche altre doti. Poiché Zoe era stata una paziente del centro, Alexandra avrebbe potuto mostrarle una maggiore comprensione. «Qualunque cosa sia stata detta, lei ha un ottimo avvocato in padre Debakis. Come lo ha conosciuto?» «I miei genitori gestivano una taverna greca qui ad Astoria, vicino alla chiesa della Sacra Trinità. A quell'epoca io ero piccola e padre Debakis veniva spesso a trovare la mia famiglia. Se non fosse stato per lui, oggi non sarei viva.» «Perché dice questo?» Un'ombra di tristezza calò sul suo bel viso. «Un anno fa, andai una sera al cinema con delle amiche. Tornammo a casa tardi e quando arrivammo ci accolse uno scenario di guerra. Qualcuno disse che c'era stata un'esplosione. Corsi verso il comandante dei Vigili del fuoco e lui mi spiegò che un piromane aveva nascosto una bomba all'interno della lavanderia adiacente la taverna. La cucina aveva preso fuoco e in pochi minuti l'incendio era divampato. I miei genitori erano morti come pure i gestori della lavanderia.» 16
2666 - Matrimonio con il capo di J. Faye Quando Angelo Amatucci viene richiamato per un'emergenza familiare a Monte Calanetti, non può tirarsi indietro. Tuttavia assentarsi dalla sua agenzia pubblicitaria non è facile, visto che è sommerso dal lavoro. L'unica possibilità è quella di farsi accompagnare da Kayla Hill. I VIGNETI DI CALANETTI
2667 - Proposta a sei zeri di S. Pembroke Sadie Sullivan ha intenzione di trasformare l'hotel sulla costa della Turchia di cui è proprietaria in un successo. Certo, la situazione non è rosea, ma lei non vuole arrendersi. L'arrivo di Dylan Jacobs, tuttavia, cambia tutto. Imprenditore con il fiuto per gli affari, Dylan fa a Sadie una proposta molto allettante...
2668 - Un fidanzato da calendario di K. Hardy Dopo aver sconfitto una brutta malattia, il nuovo credo della fotografa Sammy Thompson è vivere il presente e preservare il proprio cuore per qualcuno di speciale. Qualcuno come Nick Kennedy? Forse. Sammy lo incontra a un servizio fotografico di beneficenza ed è subito attratta dall'aitante avvocato.
2669 - Baci sotto il sole greco di R. Winters Zoe Zachos ha un debito di riconoscenza verso la Fondazione Giannopoulos che l'ha aiutata in un momento difficile e vorrebbe sdebitarsi lavorando per essa. Il primo passo è sostenere un colloquio con Vasso Giannopoulos, il milionario greco a cui l'ente appartiene. I FRATELLI GIANNOPOULOS
Dall'11 ottobre
2670 - Un marito fuori programma di M. Douglas La vacanza che Marianna Amatucci si è da poco concessa sarà davvero indimenticabile. Oltre a ricordi romantici e sensuali, dei quali deve ringraziare Ryan White, la giovane proprietaria dei vigneti di Monte Calanetti ha portato a casa una nuova vita, che sta crescendo dentro di lei. I VIGNETI DI CALANETTI
2671 - Eredità a prova di bacio di J. Gilmore Ellie Scott ha tutto ciò che desidera, con la sua graziosa libreria in un villaggio della Cornovaglia. Di certo non ha bisogno di Max Loveday, tutto affari e profitti, così fuori luogo nella romantica quiete di Trengarth. Ma grazie a un bizzarro lascito testamentario, Ellie e Max scoprono di essere legati.
2672 - Fiori per il milionario di K. Shepherd Da quando il milionario Declan Grant è rimasto solo, vive una vita da recluso nella sua enorme villa di Sydney. Il magnifico giardino che la circonda è lasciato crescere in modo disordinato e selvaggio e avrebbe bisogno di cure. Almeno è quello che pensa Shelley Fairhill, abile e timida orticultrice.
2673 - Il conte trova moglie di M. Lennox I termini del testamento sono chiari: per mantenere le proprietà di famiglia, Alasdair McBride, conte di Duncairn, deve sposare la sua governante, Jeanie Lochlan. Così ha decretato sua nonna ed è quello che Alasdair farà, visto che non ha alternative. In fondo si tratta di un matrimonio a tempo...
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