Baciate dalla fortuna

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Elizabeth Bevarly Baciate dalla fortuna

Ereditiera per caso

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Era entrato alla fine del turno di mezzogiorno e aveva espressamente chiesto di potersi accomodare nell 'area di sua competenza, poi l'aveva coinvolta in una convers azione in un modo tale che le aveva trasmesso la sensazione che la conoscesse già. Tuttavia né lui, né il nome Bennett Tarrant riportato sulla carta di credito che aveva appoggiato sopra il conto le erano familiari. La cosa comunque non doveva sorprenderla, dato che a giudicare dal completo di sartoria e dalla carta platinum era chiaramente un uomo facoltoso, a differenza di Gracie che f a-

Gracie Sumner discendeva da generazioni di cameriere. Sua madre aveva lavorato per una popolare catena di ristoranti per tre decenni e sua nonna era stata alla cassa di un locale che andava per la maggiore su Great White Way. La tradizione, in effetti, risaliva fino a una sua bis bis bisnonna che accoglieva i passeggeri dei treni diretti a ovest in un saloon di Denver. Gracie avrebbe potuto mirare a qualche prestigioso ristorante stellato, ma l'istinto e la passione per le attività più genuine erano praticamente connaturati nel suo DNA, esattamente come i capelli fulvi e gli occhi castani.Eproprio quell'istinto le disse che c'era qualcosa nel gentiluomo dai capelli bianchi seduto al tavolo quindici del Café Destiné di Seattle che andava oltre il semplice desiderio di assaggiare il loro famoso pot au feu.

«Per la verità, signorina Sumner, c'è una ragione precisa per cui sono venuto qua oggi.» Il suo sguardo fissò quello del cliente. Dal momento che si presentava sempre come Gracie agli avventori, non forniva mai il suo cognome. Con circospezione, rispose dicendo: «Per il pot au feu. Sì, in effetti, è il piatto del nostro menu che incontra di più».

«Ed è assolutamente delizioso» le assicurò il signor Tarrant. «Ma io sono venuto per incontrare lei per conto di un cliente. Ero passato prima dal suo appartamento e la padrona di casa ha avuto la gentilezza di indicarmi dove lavora.»La cara, vecchia signora Mancini. Si poteva sempre contare su di lei se si voleva che la propria privacy non fosse per niente tutelata. Il signor Tarrant sfilò dalla tasca interna della giacca un biglietto da visita e glielo porse. Recitava Tarrant, Fiver & Twigg e riportava un indirizzo di New York City. La carica di Bennett Tarrant era di presidente ed era ricercatore successorio. Il che non diceva assolutamente nulla a Gracie.Lei lo guardò di nuovo. «Mi scusi, ma non capisco. Che cos'è un ricercatore successorio?» «Ecco, vede, io sono avvocato e il mio studio è uno dei tanti nominati dallo Stato di New York quando qualcuno passa a miglior vita senza lasciare testamento o quando un beneficiario nominato nelle ultime volontà di qualcuno non viene rintracciato. In queste circostanze, noi localizziamo gli eredi legittimi.»

8 ticava a pagarsi il college e che, a ventisei anni, aveva ancora tre semestri da completare prima di laurearsi in pedagogia.«Eccoqui, signor Tarrant» disse lei, posando la carta di credito sul tavolo. «Spero che torni presto a farci visita al Café Destiné.»

Non che fosse rimasto granché. Marian Sumner aveva lasciato a Gracie quanto bastava per pagare l'affitto per quattro mesi e arredare modestamente un appartamento con un'unica camera. Eppure, le era stata grata comunque.«Non è a proposito del patrimonio di sua madre che il mio studio è stato incaricato di indagare» disse il signor Tarrant. «Conosceva una tale Harrison Sage?» Gracie scosse il capo. «Temo di no.» «E Harry Sagalowsky?» «Oh, certo che conoscevo Harry. Il suo appartamento era di fronte al mio quando vivevo a Cincinnati. Era un tipo davvero simpatico.»

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Per un attimo fu sommersa da piacevoli ricordi. Harry abitava nell'altro appartamento all'ultimo piano del palazzo vittoriano ristrutturato in cui Gracie aveva traslocato dopo la morte di sua madre. Erano subito diventati amici, tanto che lui aveva rivestito il ruolo del nonno che non aveva mai avuto e lei della nipote che lui tanto avrebbe desiderato avere. Gracie gli aveva fatto conoscere J.K. Rowling e Bruno Mars e gli aveva insegnato a sconfiggere i nemici in Call of Duty. Lui l'aveva introdotta a Patricia Highsmith e a Miles Davis e le aveva insegnato il foxtrot alla Moondrop Ballroom. Gracie sfoderò un'espressione mesta. «È mancato due anni fa. Anche se ormai non vivo più a Cincinnati da un po', mi aspetto sempre che mi suoni alla porta per dirmi che ha appena visto per l'ennesima volta La regina d'Africa su Netflix oppure come ha messo su un po' troppo peso per una persona della sua età.» La voce le venne meno per un attimo. «Mi manca. Molto.» Il signor Tarrant sorrise gentilmente. «Anche il signor

La confusione di Gracie aumentò sempre di più. «Continuo a non capire. Mia madre è morta a Cincinnati e la sua eredità l'ho già avuta anni fa.»

Gracie per poco non scoppiò a ridere. Il suo interlocutore stava facendo passare Harry come una specie di Howard

«Ho impiegato parecchio tempo per risalire a lei» continuò il distinto signore. Lei si irrigidì. «Già, ho lasciato Cincinnati di punto in bianco un anno e mezzo fa.»

Il signor Tarrant annuì, ma lei ebbe la sensazione che non avesse molta dimestichezza con le brutte storie. «Se oggi ha un po' di tempo libero» le disse, «possiamo discutere le disposizioni del signor Sagalowsky e i cambiamenti che comporteranno per lei.»

10 Sagalowsky aveva una grande opinione di lei. Non a caso, l'ha ricordata nel suo testamento.» Gracie sorrise. Sebbene l'appartamento di Harry fosse stato pieno zeppo di roba eccentrica, non c'era nulla che potesse valere più di tanto. Dopo la morte di Harry, lei aveva aiutato il proprietario dell'immobile a imballare tutto quanto, ma nessuno era mai venuto a reclamare qualcosa. Harry non aveva mai parlato di suoi parenti, quindi lei non aveva saputo con chi mettersi in contatto. Alla fine, il proprietario di casa aveva deciso di sbarazzarsi di tutto quanto, ma Gracie si era offerta di prendere in affitto un box. Questo l'aveva costretta a fare ulteriormente economia, ma non sopportava proprio l'idea che tutti gli oggetti di Harry fossero gettati in una discarica. Pagava tuttora il piccolo deposito a Cincin nati. A quel pensiero, si illuminò in volto. Forse il signor Tarrant p oteva aiutarla a consegnare tutto nelle mani del parente più prossimo di Harry.

«Io, ehm... mi sono lasciata malamente con il mio ex. Mi è sembrata l'occasione giusta per ricominciare da zero. Mia madre e Harry non c'erano più e la maggior parte delle amiche del liceo si era trasferita dopo la laurea. Non mi restavano più molti legami là.»

«Senza lasciare un indirizzo di riferimento?»

Hughes, che però se ne andava in giro con i vestiti logori nonostante avesse messo via una fortuna. «C'è un caffè all'inizio della via» disse lei. «Mimi's Mocha Java. Possiamo vederci là fra venti minuti.» «Perfetto» affermò il signor Tarrant. «Abbiamo molto di cui discutere.»

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calmo e scintillante oltre la casa e la brezza salmastra di giugno che le accarezzava il viso, Gracie si sentì girare la testa... sensazione che cominciava a diventarle familiare da quando aveva conosciuto il signor Tarrant la settimana prima. Alla fine, il loro incontro al

Quando scese dalla Jaguar coupé del signor Tarrant nel vialetto della casa che Harry aveva abbandonato quindici anni prima, casa che ora apparteneva a lei, Gracie si disse che non c'era motivo di preoccuparsi e che il posto non poteva certo essere male come sembrava. Perché il rivestimento di legno esterno usurato dagli agenti atmosferici dava un senso di vissuto all'insieme. E il ghiaietto del vialetto sparpagliato un po' ovunque era in qualche modo adorabile. Dunque, che importanza aveva se le dimensioni dell'abitazione non erano quelle che si era aspettata o se il grande giardino circostante aveva bisogno dell'intervento di un'intera squadra di giardinieri? La casa era bella. Non aveva ragione di sentirsi in apprensione per esserne la nuova proprietaria. Il posto era... incantevole. Sì, proprio così. Assolutamente incantevole, nel senso multimilionario del termine, giacché si trovava a Long Island ed era di fronteSantoall'oceano.cielo,la vecchia casa di Harry avrebbe potuto ospitare tutti gli Emirati Arabi Uniti e avere ancora spazio per metà NonostanteLussemburgo.l'oceano

Ah, facile per lui dire così, perché probabilmente sapeva che cosa farne di una simile cifra. «Su» le disse l'avvocato che, sentendola iperventilare e intuendo tutto il suo nervosismo, la prese gentilmente sottobraccio. «Non dobbiamo far aspettare la signora Sage e suo figlio, né tantomeno gli altri familiari e i vecchi soci del signor Sage con i rispettivi legali. Sono sicuro che sono tutti ansiosi quanto lei di espletare le formalità per cui siamo qui riuniti.»

Mimi's Mocha Java era culminato con Gracie seduta con la testa fra le ginocchia e un sacchetto fra le mani. A onor suo, il signor Tarrant non aveva battuto ciglio. Si era limitato a darle qualche leggera pacca sulla schiena e a dirle che tutto sarebbe andato bene, e che non era il caso di farsi venire un colpo apoplettico per il solo fatto di aver appena ereditato quattordici miliardi di dollari.

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Ansiosi. Giusto. Quello era senza dubbio il termine esatto, pensò Gracie. A parti invertite, fosse stata lei a scoprire che il marito o il padre con cui non intratteneva rapporti da molto tempo, un magnate del XX secolo, aveva trascorso i suoi ultimi anni fingendosi un riparatore di televisori in pensione nel quartiere popolare di Cincinnati in cui era cresciuto e aveva stretto amicizia con un'estranea cui aveva lasciato pressoché tutto, supponeva che si sarebbe sentita a sua volta un tantino ansiosa. Sperava solamente che non ci fossero altri termini per definire lo stato d'animo di Vivian Sage e di suo figlio, Harrison III. Termini come furibondi, assetati di vendetta o, perfino, in preda a un istinto omicida.Senon altro, era vestita per l'occasione. Non certo in modo da far colpo, ma adatto alla lettura formale del testamento di Harry. Testamento che era già stato letto diverse volte, per la maggior parte in tribunale, perché era stato contestato in pratica da tutti quelli che lo avevano conosciuto mentre era in vita. Questa sarebbe stata l'ultima

Lei e il signor Tarrant avanzarono verso il portico sulla facciata. Quando lui bussò tramite un batacchio usurato, Gracie riuscì quasi a convincersi che stava facendo visita a una qualunque casa in periferia. Tuttavia ogni possibile umiltà svanì non appena il portone fu aperto da un maggiordomo in livrea e le fu possibile lanciare un'occhiata alla dimora alle sue spalle. Il solo atrio era più grande del suo appartamento di Seattle ed era arredato con pezzi di antiquariato, tappeti persiani autentici annodati a mano e opere d'arte originali.

Gracie accennò ad arretrare di un passo, ma il signor Tarrant la bloccò e la spinse leggermente perché continuasse a procedere. L'avvocato annunciò i loro nomi al maggiordomo, che li condusse attraverso l'atrio e lungo un corridoio sulla sinistra, quindi un secondo corridoio sulla destra, fino a quando non si ritrovarono sulla soglia di un'imponente biblioteca. Tre delle quattro pareti erano coperte di scaffali in cui erano esposte pregiate edizioni da collezione rilegate in pelle; grandi finestre permettevano di godere della vista dell'acqua scintillante dell'oceano. Chiaramente in soggezione, Gracie si calmò in parte quando si accorse che la stanza era piena di persone, giacché questo le avrebbe consentito più facilmente di rendersi invisibile. Il signor Tarrant l'aveva avvertita che sarebbe stato presente un vero e proprio esercito di avvocati, oltre

14 volta, aveva promesso il signor Tarrant, a uso e consumo di TornandoGracie. all'abbigliamento, Gracie era nella sua forma migliore, se così si poteva dire, dato che indossava gli abiti vintage del suo guardaroba che preferiva, ossia un tailleur beige anni Sessanta con gonna longuette e giacca corta che sarebbe stato a meraviglia su Jackie Kennedy. Si era anche truccata leggermente e si era acconciata i capelli in uno chignon a conchiglia da cui aveva volutamente lasciato sfuggire qualche ciocca qua e là.

All'improvviso, sentì nuovamente montarle dentro il panico, fino a quando una voce gentile alle sue spalle non la distrasse, rivolgendosi a lei.

«Sa come si fa a distinguere un manipolo di uomini potenti, vestiti di tutto punto, da un branco di squali assetati di Graciesangue?»girò su se stessa e si trovò a dover sollevare un altro po' lo sguardo per fissare il paio di occhi azzurri più incantevoli che avesse mai visto. Il resto del volto dell'uomo era altrettanto affascinante, con delle sopracci-

15 ai loro clienti, vale a dire gli ex soci di Harry e i membri della sua famiglia. Non era stata certo una sorpresa da poco apprendere che Harry si era lasciato alle spalle una vedova e due ex mogli, oltre a tre figlie avute dalle ex e un unico maschio datogli dall'ultima consorte. Gracie non distingueva le varie persone, poiché tutti erano vestiti in modo simile. Gli uomini in giacca e cravatta e le donne in tailleur o abiti estremamente sobri, nonostante rappresentassero un po' tutte le fasce di età.

Un uomo che si trovava dalla parte opposta della stanza fece un cenno al signor Tarrant che, dopo essersi assicurato che poteva abbandonarla per qualche minuto, si avviò verso di lui. Gracie ebbe un'esitazione, poi decise di affrontare la folla, sollevata di constatare che era in grado di cavarsela da sola. Visto?, si disse. Non era poi tanto difficile. Era un po' come lavorare al Café Destiné quando c'era il banchetto nuziale di una coppia in vista di Seattle. Solo che a un simile evento lei di solito rimaneva sullo sfondo, e non sotto la luce dei riflettori come sarebbe accaduto tra poco lì.

Senza contare che alla fine di un banchetto lei divideva con le altre cameriere il dieci percento dell'incasso, mentre qui avrebbe ricevuto il cento percento di quattordici miliardi di dollari. Sì, proprio miliardi.

Lei rise e per la prima volta la tensione che la opprimeva da una settimana cominciò ad allentarsi. Anche solo per questo, non poteva che sentirsi grata al suo interlocutore, del quale peraltro pareva apprezzare tutto. «Mi sembra che anche lei sia vestito di tutto punto» obiettò.«Solo perché i dettami professionali mi impongono di esserlo.»Quasi a volersi dissociare dagli altri, lui si allentò il nodo alla cravatta quanto bastava per slacciarsi il primo bottone della camicia. Per certi versi, le ricordava Harry, uno che sapeva che la vita non era solo apparenza e che c'era di meglio che impiegare il tempo a cercare di ingraziarsi gli altri.«Le andrebbe un caffè?» le offrì lui. «C'è un distributore

Gracie fece un rapido esame del resto dell'uomo, fingendo di non accorgersi che lui la stava osservando alla stessa maniera. Aveva un paio di spalle larghe, una vita snella e un profumo ricercato. Gracie non avrebbe saputo identificare la marca di quell'essenza in alcun modo, ma era disposta a scommettere qualsiasi cifra che il gessato grigio che indossava era di quelli certamente costosi. Pareva proprio uno degli uomini potenti e vestiti di tutto punto della domanda che le aveva appena posto e per nulla uno squalo assetato di sangue. Be', non vedeva l'ora di udire la «Nonrisposta.loso»

16 glia dritte color ebano, un naso aristocratico, un mento che pareva scolpito nel marmo e delle labbra fatte per essere baciate. Per non parlare del ciuffo di capelli neri che gli ricadeva ribelle sulla fronte come se fosse appena uscito da un film dei favolosi anni Quaranta.

disse. «Che differenza c'è?»

Lui sorrise sornione, cosa che lo rese irresistibile e che costrinse Gracie a fare del suo meglio per non svenire. Poi, con tono compiaciuto, mormorò: «Nessunissima».

Lei scosse il capo. «No, grazie. Sto bene così.» Non precisò che l'aggiunta anche solo di un goccio di caffeina al suo sistema nervoso avrebbe trasformato i suoi fremiti interni in un vero e proprio evento sismico. «Ma se lei lo gradisce...» Si fermò un attimo prima di passare automaticamente nella veste di cameriera e di dirgli che sarebbe tornata subito con tazza e piattino. «No, per oggi ne ho già bevuto abbastanza.»

17 proprio lì nell'angolo. E devono esserci anche dei biscotti o qualcosa del genere.»

La conversazione sembrò giunta a un punto morto, ma Gracie voleva disperatamente aggrapparsi all'unico amico che verosimilmente avrebbe potuto farsi quel giorno. Di conseguenza, disse la prima cosa che le passò per la mente. «Allora, che mi dice di questa casa, della stanza in cui ci troviamo, della vista stessa che si gode da qui? È o non è una meraviglia, questo posto?»

La domanda sembrò coglierlo alla sprovvista. Lui guardò la biblioteca come se la vedesse per la prima volta, ma non diede l'impressione di esserne colpito quanto lei. «Suppongo non sia male. La stanza è un tantino formale per i miei gusti e la vista un po' noiosa, ma...» «Tuttavia ha altri gusti, non è così?» «Sì, amo le luci abbaglianti e le grandi città. Vivo a Manhattan fin dai tempi del college e non intendo spostarmi da lì.»

Se prima le aveva ricordato Harry, tanto entusiasmo per l'ambiente frenetico della metropoli la prese in contropiede. Comunque, cercò di suonare convincente quando disse: «Oh. Okay».

«Mi sembra sorpresa» non mancò di rilevare lui. «In un certo senso, sì.» «Perché?» Lui parve improvvisamente mettersi sulla difensiva.Gracie si strinse nelle spalle. «Forse perché stavo pen-

Lui sembrò trarre piacere dall'averla lasciata senza parole. «E così non è il tipo da luci abbaglianti e grandi città?» «No, per niente. Ho sempre vissuto in città, ma mai in centro. Sono la classica ragazza di periferia.»

18 sando che mi ricorda qualcuno che conoscevo, ma che non era per niente un tipo da luci abbaglianti e grandi città.»

Quantomeno, non lo era stato quando Gracie lo aveva conosciuto. Chissà però com'era stata la vita di Harry prima di allora? Niente di quanto aveva scoperto sul suo conto nell'ultima settimana sembrava corrispondere all'uomo di cui si era considerata amica per anni. La circospezione del suo nuovo amico sembrò accentuarsi. «Un vecchio flirt?» «Be', vecchio, sì» ammise Gracie con un sorriso. «Tuttavia era più una specie di nonno.» Lui si rilassò visibilmente, pur sembrando ancora confuso. «Sa, l'ultima cosa che un uomo vuole sentirsi dire quando sta cercando di far colpo su una bella donna che ha appena incontrato è che le ricorda suo nonno.»

Anche se non aveva mai conosciuto suo padre ed era cresciuta in un appartamento, la sua vita non era stata diversa da quella delle sue amiche che abitavano in case con giardini e un nucleo familiare con entrambi i genitori. Sua madre era stata presente sia nell'ambiente scolastico sia in quello degli scout. E, nonostante il suo modesto stipendio, Marian Sumner in qualche modo le aveva sempre assicurato le vacanze estive, oltre alle lezioni di ginnastica e di pianoforte. Da piccola, Gracie aveva trascorso l'estate a

La riteneva bella? Stava cercando di far colpo su di lei?

E lo ammetteva pure? Lo sapeva che una delle cose che la toccavano di più, subito dopo un sorriso ammaliatore, erano gli uomini che parlavano con franchezza e onestà? Anche perché ne aveva conosciuti davvero pochi. Anzi, eccetto Harry, nessuno. «Io, ehm...» farfugliò lei. «Voglio dire...»

19 giocare nel parco, l'autunno a saltare nei mucchi di foglie, l'inverno a costruire pupazzi di neve e la primavera in sella alla bicicletta. Un'esistenza normalissima, condotta per la maggior parte all'aria aperta. Da ragazza di periferia.

«In un primo tempo, avrei pensato che fosse tipo da città a sua volta. L'abito è un po' vintage, ma andrebbe benissimo per l'East Village o Williamsburg. Adesso, però...» «Adesso?» gli fece eco lei, provando un tuffo al cuore a causa dello sguardo intenso con cui la stava osservando. «Adesso penso che potrebbe passare benissimo per la ragazza della porta accanto.» Stavolta, fu il turno di Gracie di apparire confusa. «Sa, l'ultima cosa che una ragazza vuole sentirsi dire quando sta cercando di far colpo su un bell'uomo che ha appena incontrato è che gli ricorda una persona che normalmente passaQuesto,inosservata.»finalmente, spezzò il gioco di sguardi che avevano iniziato. Entrambi, infatti, scoppiarono a ridere, probabilmente più che per la bontà della battuta per il sollievo dovuto ad aver allentato la tensione. «Deve tornare al lavoro dopo questo impegno?» le chiese lui. «O magari sarebbe libera per un pranzo leggermente ritardato?»Nonostante il clima instauratosi, l'invito la colse del tutto impreparata. Come poteva pensare di uscire con lui quando la sua vita era prossima a un'esplosione di proporzioniGracieatomiche?cercò di replicare con qualcosa di senso compiuto, ma riuscì solo a mormorare un incerto: «Pranzo? Lavoro?».Lui era chiaramente divertito dal fatto di continuare a sconcertarla. «Sì, ha capito bene. Pranzo. E, in quanto al lavoro, per che studio lavora?» le chiese, prima di guardar-

Il suo nuovo amico la studiò nuovamente, ma stavolta sembrò cogliere qualcosa che andava oltre l'aspetto fisico.

20 si intorno. «Forse posso mettere una buona parola per lei. Conosco da una vita la maggior parte dei presenti. Due o tre di loro mi devono anche qualche favore.»

«Studio?» ripeté lei, quell'unica parola fu la sola cosa che riuscì a pronunciare nella crescente confusione in cui era«Chepiombata.studio legale e quale degli interessi di mio padre rappresenta?»

Poi la colpì l'altro suo commento. Quello relativo alla subdola arrampicatrice sociale priva di scrupoli. Era questo che pensava di lei? Della donna per cui i tacchi a spillo erano un'entità sconosciuta? La donna che preferiva le gonne sotto il ginocchio? La donna che, prima di presentarsi lì, si era quasi accecata cercando di mettersi il mascara? Quella che intendeva rinunciare a ogni centesimo dei quattordici miliardi di dollari che le aveva lasciato Harry? Sì, perché ancor prima che l'avvocato Tarrant la informasse che Harry la incaricava di utilizzare il suo patrimonio per rendere il mondo un posto migliore, Gracie aveva già deciso che non avrebbe tenuto per sé quella fortuna. Non voleva la responsabilità che accompagnava tutto quel

Per la prima volta da quando avevano cominciato a chiacchierare, lui si fece serio. «Oh, non che siano più affari di mio padre, naturalmente. Non da quando quella subdola arrampicatrice sociale priva di scrupoli gli ha messo addosso le sue grinfie. Ma io e mia madre non ci arrenderemo certo senza batterci.»

Solo allora Gracie si rese conto con assoluta lucidità che l'uomo con cui aveva riso e scherzato finora non era uno dei tanti legali intervenuti all'incontro. No, quello che aveva davanti era il figlio di Harry, Harrison Sage III. L'uomo che aveva dato per scontato che, insieme a sua madre, avrebbe ereditato l'intera fortuna del padre. Quello che si era visto sconvolgere i suoi piani proprio da Gracie. Quello che in precedenza lei aveva pensato potesse essere furibondo, assetato di vendetta o in preda a un istinto omicida.

La maggior parte della gente probabilmente l'avrebbe presa per pazza, ma Gracie non voleva essere né miliardaria, né milionaria. Voleva solo avere quanto bastava per tirare avanti decorosamente, senza doversi preoccupare di investimenti o di potenziali rapimenti. Aveva senso tutto questo? Per lei, sì. Per il figlio di Harry... Gracie cercò le parole per spiegare le sue intenzioni a Harrison Sage III abbastanza in fretta perché non si rafforzasse nella convinzione che lei fosse tutte le cose che l'aveva tacciata di essere. Tuttavia, come poteva spiegare a lui quello che ancora non era chiaro nemmeno a lei? «Io, ehm...» esordì. Poi inspirò a fondo ed espirò lentamente, spostando il peso del proprio corpo da una gamba all'altra e abbozzando un mezzo sorriso. «Il fatto è che...» Accidenti. Di questo passo, avrebbe raggiunto Harry nell'aldilà prima di riuscire a produrre una frase di senso compiuto. «Ehm, in effetti, terminato questo impegno, io non devo tornare al lavoro.» Be', era sempre un inizio. Oltre che la verità. E vai così, Gracie! Harrison Sage si illuminò. «Eccellente» affermò. «Le piace la cucina thailandese? Perché c'è un posticino favo-

21 denaro. Non voleva la notorietà. Non voleva nulla che le sconvolgesse l'esistenza.

Forse aveva dovuto sforzarsi per andare avanti prima della precedente settimana, ma era sempre riuscita a mantenersi da sola. Ed era felice della sua vita a Seattle. Aveva amiche divertenti. Un appartamento confortevole. Un lavoro discreto. Stava studiando per la laurea. Nutriva buone speranze per il futuro e guardava con ottimismo a ogni nuovo giorno che iniziava. Tuttavia, da quando aveva appreso dell'eredità, si svegliava ogni mattina con lo stomaco sottosopra e la sera per dormire doveva prendere una pastiglia. Fra quei due momenti, era nervosa, tesa e spaventata.

22 loso che hanno appena aperto sulla Quarantacinquesima. Lo«Sì,adorerà.»mipiace la cucina thai.» «Ottimo» approvò lui, gratificandola di un altro di quei suoi sorrisi ammaliatori. «A proposito, io sono Harrison» aggiunse. «Harrison Sage. Sempre che non l'abbia ancora capito.»Gracie dovette reprimere un gemito. «Sì, c'ero quasi arrivata.»«EleiGraciesarebbe?»dovettefare un notevole sforzo per non rispondergli Sono la subdola arrampicatrice sociale priva di scrupoli. Piacere di conoscerti. «So... sono Gracie» rispose invece. Si augurava che il nome fosse abbastanza comune da non permettergli di collegarlo a quello della donna che probabilmente odiava con tutto se stesso. Tuttavia, era quasi certa che avrebbe fatto il collegamento. E ne ebbe presto la conferma dal modo in cui lo sguardo gli si indurì e la mascella gli si serrò. Oltre che dal gelo che sembrò calare anche nella sala.

Questomese Anna Brown è un maschiaccio, Madison West un'esperta seduttrice. Due donne diverse che arrivano dritto al cuore delle lettrici di Maisey Yates.

Non bisogna mai disperare: la vita ci riserva sempre delle incredibili sorprese, come ben sanno le protagoniste dei due romanzi di Elizabeth Bevarly. Due appassionanti storie di Lynne Graham, che ti apriranno le porte al Natale che hai sempre sognato. L'amore trionfa su tutto, anche sulle severe regole matrimoniali di una casa reale, parola di Sharon Kendrick.

Laprossimauscitail16novembre

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