Bn109 morso d'amore

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Dopo la serie bestseller WINGS IN THE NIGHT, una nuova imperdibile trilogia firmata

autrice ai vertici della

New York Times Bestseller List da oltre 3 milioni di copie vendute in tutto il mondo. “Suspense, mistero, pericolo e passione, niente di meglio di Maggie Shayne.” Romance Reviews Today “Si legge tutto d’un fiato.” RT Book Reviews “Wow! Non vedo l’ora di leggere i prossimi.” Goodreads

L’ultimo appuntamento con l’inconfondibile MAGGIE SHAYNE è a Maggio

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MAGGIE SHAYNE

Morso d'amore


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Lover's Bite Mira Books © 2008 Margaret Benson Traduzione di Elena Rossi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne marzo 2015 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico mensile n. 109 del 13/03/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Mirabella DuFrane uscì dalla villa in mattoni rossi di fronte alla spiaggia come se fluttuasse invece di camminare. L'abito aderente – motivi cachemire, scollatura vertiginosa, spacco che arrivava fino all'anca – fasciava le curve perfette, nonostante avesse partorito solo tre mesi prima. Nessuno l'avrebbe detto, guardandola. Le congetture sull'identità del padre della bambina si sprecavano ma nessuno tranne lei conosceva la verità. E Mirabella taceva, aumentando ancora di più il fascino misterioso della stella più luminosa di Hollywood. Era la diva del cinema dell'anno. Esotico miscuglio di tratti italiani e ispanici, con pelle ambrata, occhi a mandorla e una figura per cui la maggior parte delle donne avrebbe dato la vita e molti uomini avrebbero ucciso: era perfetta. E il fatto che fosse così sfuggente – non si era mai sposata e giurava che non l'avrebbe mai fatto – non faceva che accrescere il suo charme. Amava raccontare alla stampa che si sentiva uno spirito troppo libero per farsi imbrigliare, che nessun uomo poteva possederla e nemmeno tenerla a lungo per sé. Non si sarebbe mai fatta domare. I rotocalchi le attribuivano un flirt dopo l'altro e nel suo entourage di conquiste rientravano politici, uomini d'affari e attori. Qualsiasi foto di lei in compagnia maschile alimentava i pettegolezzi. Lei non negava né confermava, limitandosi a sorridere in quel modo misterioso e a rispondere alle domande con 5


altre domande quando i reporter gettavano l'esca. Questa era Mirabella. Eppure c'era qualcos'altro in lei. Qualcosa di fragile e mistico che si mostrava raramente. Giaceva sotto la superficie, come una fragile conchiglia posata sul fondo dell'oceano, sperando che una corrente non la portasse sulla battigia, alla mercé dello sguardo di chiunque. Mirabella fluttuò verso la limousine nera che aspettava accanto al marciapiede; l'orlo dell'abito che sfiorava appena la strada creava quell'illusione eterea che tanto amava. I paparazzi accorsero a sciami, tenuti a distanza dalle onnipresenti guardie del corpo dell'attrice. Un tempo era insolito che la stampa fosse presente in massa a Santa Luna, ma la piccola cittadina costiera, venticinque miglia a sud di Los Angeles, era diventata un rifugio per ricchi e famosi. Troppo costosa per la gente comune, troppo isolata per gli ammiratori, era il luogo preferito dalle celebrità per una rapida fuga, quando non c'era il tempo per un vero viaggio. Mirabella era stata invitata a un party esclusivo nella villa conosciuta come Avalon. Il nome altisonante e un po' pretenzioso le era stato dato dai proprietari precedenti, una coppia di Hollywood che aveva raggiunto l'apice negli anni Cinquanta, prima di ritirarsi lì. Il ballo di Avalon era diventato un evento annuale e la crème di Hollywood faceva a gara per essere sulla lista degli ospiti. Dato che parteciparvi era uno status symbol, nessuno si lamentava troppo della stampa. Le macchine fotografiche mandavano lampi nella notte mentre Mirabella percorreva il vialetto fino all'auto in attesa, sorridendo e salutando con la mano. Poi ci furono tre flash di diverso tipo. Il sorriso si congelò sul volto di Bella mentre il suo corpo sussultava in perfetta sincronia con quelle esplosioni luminose. Le ciglia calarono sugli occhi color cioccolato mentre abbassava lo sguardo. Fiori di sangue sbocciarono al rallentatore sul da6


vanti dell'abito d'alta moda, come in una finzione hollywoodiana di un trip in acido. Bella rialzò il capo, facendo tintinnare i grandi cerchi d'oro alle orecchie. Sollevò una mano come per chiedere aiuto, poi chiuse gli occhi sottolineati dall'eyeliner, si ripiegò su se stessa e si afflosciò sul marciapiede con grazia, nonostante i tre proiettili nell'addome. I reporter accorsero in massa mentre le guardie del corpo cercavano di trattenerli. I poliziotti incaricati di controllare la folla si fecero avanti per prestare i primi soccorsi e, nel giro di un minuto, risuonarono le sirene di altre auto della polizia e quelle di un'ambulanza. «Era ormai troppo tardi per salvare Mirabella DuFrane» disse una voce maschile vagamente familiare. Un presentatore televisivo in pensione, pensò Jack Heart, passato a fare la voce narrante nei documentari dopo essere stato sostituito da qualcuno più giovane al notiziario. Non riusciva a ricordare il suo nome. «Morì quella notte stessa in ospedale. Ma la nostra storia non finisce qui. Il corpo della star venne trafugato dall'obitorio dell'ospedale e fino a oggi non è mai stato ritrovato, nonostante i numerosi avvistamenti segnalati negli anni successivi. E l'omicidio? Non fu mai risolto.» Qualcuno bussò alla porta della stanza del motel. Jack alzò lo sguardo, irritato dall'interruzione. Poi sentì chi c'era dall'altra parte. Topaz. Scattando in piedi, fece uscire il DVD dal lettore portatile e lo rimise nella custodia che riportava l'immagine di Mirabella e il titolo Morte di una dea: la storia di Mirabella DuFrane. «Un attimo.» Infilò rapidamente il documentario nello zaino, chiuse la zip e lo gettò nell'armadio. «Vieni, Topaz» disse, aprendo la porta. Lei entrò e, per un istante, lo sguardo di Jack rimase incatenato al suo viso. La somiglianza era sottile, ma si notava nella delicata struttura ossea, negli zigomi, nella linea 7


della mascella, persino nelle sopracciglia. La pelle era leggermente più chiara e le radici etniche non erano così evidenti come lo erano state nella madre. Ma la sua bellezza era altrettanto folgorante. No, di più. «Che cos'hai da guardare?» «Stavo solo pensando che è un peccato che l'interno non corrisponda all'esterno.» «Oh, adesso sono io a fingere di essere quella che non sono? Se ben ricordo, eri tu che mi dichiaravi eterna devozione prima di sparire con mezzo milione dei miei sudati guadagni.» «Ereditare non è guadagnare.» «Lo è stato, nel mio caso.» Socchiuse gli occhi. «E tu come fai a saperlo, comunque?» Jack distolse lo sguardo. Topaz credeva che nessuno dei suoi amici vampiri conoscesse la sua identità da viva. E forse era davvero così... Ma Jack sapeva, ora. «Ho tirato a indovinare» mormorò. «Be', non credo che l'altra metà dei miei soldi ti sia apparsa nel sonno, vero?» «Ti ho ridato la metà che avevo. Te l'ho detto: il resto ce l'ha Gregor. Troverò un modo per ridartelo, non appena riusciremo a rintracciarlo. Te lo prometto.» «Purtroppo so bene quanto valgono le tue promesse, Jack.» Topaz si strinse nelle spalle. «E quanto a rintracciare il tuo ex capo, sono piuttosto sicura che siamo arrivati a un punto morto.» «Che cosa vuoi dire?» «Dico che se n'è andato. Reaper ha convocato una riunione tra un'ora. Mi aspetto che sciolga la gang e che ci rimandi ognuno per la sua strada. Almeno fino a quando non avrà qualche informazione su Gregor.» Mentre parlava, Jack fece scorrere lo sguardo su di lei, ascoltando a malapena le parole, intento a seguire le sue cur8


ve con gli occhi. Jeans attillati, minuscola camicetta di seta che si tendeva sul seno. Mentre li fissava, i capezzoli si inturgidirono, quasi avvertissero il suo sguardo come un contatto fisico. Si avvicinò. Lei si irrigidì, con gli occhi castani diffidenti e vigili, ma non si mosse. No, era troppo orgogliosa per farlo. «Ho mantenuto alcune delle mie promesse...» disse, sfiorandole la guancia con un dito. «Quando ho giurato che ti avrei fatta gridare, che avrei suonato il tuo corpo come nessun altro saprebbe fare. Ho tenuto fede alle mie parole, Topaz.» La vide chiudere gli occhi mentre un lungo sospiro le sfuggiva dalle labbra. Si chinò fino a un soffio dalla sua bocca e mormorò: «E se resti qui intorno ancora per un po', lo farò ancora». Avvertì la reazione del suo corpo. Sentì l'attrazione, il desiderio. Li udì nell'incertezza della sua voce, li vide nel modo in cui le tremavano le labbra, mentre anche lui chiudeva gli occhi e si faceva più vicino, in procinto di baciarla. «Potrei farlo. Oppure potrei spararmi e poi tagliarmi le vene» mormorò. Jack aggrottò la fronte e aprì gli occhi. Quelli di Topaz sembravano imprigionati in uno strato di ghiaccio. Uno strato che nascondeva un tumulto di emozioni, ne era sicuro. «Ti odio, Jack.» «Mi vuoi» affermò, prendendo le distanze. «Una cosa non nega l'altra.» «Okay. Va bene. Chiamami quando inizierà la riunione.» Arretrò ancora di un passo, più che altro per trovare sollievo. Sì, quella donna era stata soltanto un bersaglio, una pedina da sfruttare, ma era l'unica che avesse mai rimpianto. La desiderava come non aveva mai desiderato nessun'altra. Ed era determinato a liberarsi una volta per tutte di quella ossessione. 9


«Perché sei qui, Topaz?» «Per darti questo.» Prese un foglio dalla tasca dei jeans e glielo tese. «E per dirti addio.» Jack lo spiegò, intravide un indirizzo e riportò lo sguardo su di lei. «Stai andando da qualche parte?» «Vado lì» rispose, indicando il foglio che teneva in mano. «E non potevi partire senza venire a dirmi addio e farmi sapere dove potrei trovarti, nel caso...» «Nel caso tu riesca a mantenere una promessa per la prima volta nella tua vita e a restituirmi il resto del mio denaro. Volevo farti sapere dove inviarlo. E sarà meglio che lo faccia, Jack. Perché se non mi avrai ridato tutto prima che concluda i miei affari in California, verrò a cercarti e ti farò del male. E non nel senso buono del termine.» Girò sui talloni e mise la mano sulla maniglia della porta. Jack le afferrò una spalla e la fece voltare verso di sé. «Sono tutte stronzate e lo sai bene. Non potevi partire senza dirmi addio perché provi ancora qualcosa per me.» Le fece scivolare il braccio intorno alla vita, posando il palmo sui glutei, e l'attirò a sé. «Ammettilo.» «Oh, provo ancora qualcosa per te, d'accordo» sbottò. «Disprezzo. Disgusto. Rabbia.» «Passione. Desiderio.» «Desiderio di ucciderti.» Quando premette i fianchi contro di lei, chiuse gli occhi, incapace di nascondere il brivido che la percorse. «Stai indietro, Jack.» Lui la lasciò andare, scrutandola in viso in cerca della conferma che provava ancora la sua stessa passione ma, prima che potesse trovarla, Topaz era uscita dalla stanza sbattendo la porta. Sospirando, Jack si passò una mano tra i capelli, in preda alla frustrazione. Poi la ragione ebbe il sopravvento e si ac10


costò alla porta per guardare attraverso lo spioncino. Topaz era lì davanti, la testa china e le mani premute sulle tempie, come se stesse sopprimendo il bisogno di urlare. Quello che non sapeva era se fosse per la collera o per il desiderio. Diavolo. Si chiese se fosse davvero in partenza. Per allontanarsi da lui, ci avrebbe scommesso. Ma perché andare fino in Califor... Si voltò lentamente, fissando la porta chiusa ma vedendo con gli occhi della mente frammenti del film che stava guardando poco prima, accompagnati dalla voce narrante. Rilesse il foglio che gli aveva dato. Villa Avalon. Santa Luna, California. Santo cielo, stava andando nel luogo in cui era stata uccisa sua madre. Stava cercando di risolvere il mistero più avvincente di Hollywood. Può essere pericoloso. Forse avrebbe dovuto seguirla. Se solo fosse riuscito a pensare a una scusa plausibile per convincerla. Prendendo lo zaino, lo aprì e frugò all'interno. La borsa con il denaro che aveva giurato di non avere era ancora lì, intatta. Immaginava che prima o poi avrebbe dovuto darglielo, per convincerla della sua sincerità e delle sue buone intenzioni. Le stesse ragioni per cui le aveva restituito la prima metà. Non aveva funzionato del tutto, ma sembrava aver aperto almeno una breccia o due in quel muro di mattoni che Topaz aveva eretto intorno al suo cuore. Forse doveva consegnarle anche il resto per conquistare la sua fiducia. Probabilmente era solo una perdita di tempo. Ma doveva anche stare appiccicato a uno dei membri della banda, perché questa volta aveva per le mani dei pesci grossi e sapeva che sarebbe stato cruciale rimanere in contatto con Reaper. Attaccarsi a lui come una cozza sarebbe stato troppo scontato, tuttavia. E dato che il gruppo si stava sciogliendo, al11


meno per il momento, doveva scegliere uno dei membri al quale aggrapparsi. Perché non Topaz? Che importanza aveva se avrebbe dovuto restituirle il resto del denaro? Era sicuro che, questa volta, ci fossero in gioco ben più di cinquecentomila dollari. Rigirò tra le dita la busta gialla che conteneva le banconote e il DVD e che riportava la scritta: Proprietà della U.S. Central Intelligence Agency. L'aveva trovata nella cassaforte del suo capo, insieme alla metà del denaro di Topaz che aveva dato a Gregor. Forse, solo forse, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto fare buon uso di quello che aveva trovato nella busta e anche tenersi la metà di quanto aveva preso a Topaz con l'inganno. A questo pensiero sentì stringere il colletto della camicia e provò un vago malessere allo stomaco. Si schiarì la gola per liberarsi da quelle sensazioni insolite. Il senso di colpa non era altro che energia sprecata. Tirò fuori il DVD e si disse che avrebbe dovuto rimetterlo tra gli effetti personali di Topaz prima che notasse la sua mancanza. Se avesse scoperto che aveva frugato tra le sue cose, non sarebbe stata per niente felice di vederlo quando si fosse presentato alla porta della sua casa di fronte all'oceano. Dopo aver lasciato la stanza di Jack, Topaz si prese la testa fra le mani e attese che la fame che le aveva invaso le vene e che le aveva causato fremiti in tutto il corpo si placasse. Dio, il bisogno di lui era come una droga. Sapeva che Jack non andava bene per lei, eppure lo voleva. Non andava bene per lei e non andava bene per niente. Eppure spasimava per lui. Era un truffatore. Eppure era affamata dei suoi baci. Se fosse ricaduta tra quelle braccia forti, nonostante fosse consapevole di ciò che le aveva fatto, allora era la donna più patetica, più autolesionista, più 12


stupida del pianeta. E lei era determinata a non essere niente di tutto questo. «Stai bene?» Sollevò il capo e incontrò lo sguardo di Roxy, la donna mortale, selvatica, irriverente, dai capelli rossi e dall'età insondabile. L'antigene belladonna presente nel suo sangue, il segno distintivo degli unici esseri umani che avevano il potenziale per diventare vampiri, rendeva improbabile che vivesse così a lungo, ma lei non dava segni di cedimento. Roxy. La persona più affidabile che poteva immaginare. Una delle donne più belle e sensuali di qualsiasi età che avesse mai visto. E probabilmente la più saggia. «Ami ancora quello stronzo, vero?» le chiese, fermandosi accanto a lei nel corridoio. «Questo farebbe di me una perfetta idiota, e io non sono un'idiota, Roxy.» «No, non lo sei. Eppure, non sempre possiamo controllare i sentimenti.» «Io, ora, sì. Credevo di essere l'ultima persona al mondo capace di farsi incantare da un truffatore, ed è escluso che possa accadere per la seconda volta, per di più con la stessa persona. Non esiste.» «Bene, allora. Non lasciare che ti imbrogli ancora una volta.» Roxy si strinse nelle spalle. «Questo non significa, però, che non possa godertelo.» Guardò verso la porta chiusa. «Diavolo, se non avessi saputo che interessava a te, ci avrei fatto un pensierino anch'io. Naturalmente questo gli avrebbe rovinato il gusto per le altre donne ma, come sai, ci sono cose che non si possono evitare» concluse con una strizzata d'occhio. Topaz sorrise, grata per i suoi consigli sempre edificanti. «Sono già tutti nel furgone?» «Vixen e Seth sono già saliti; se li conosco bene, stanno facendo sesso sul retro. Raphael sta arrivando. E solo il diavolo sa che cosa ne sia di Briar. Non ho ancora detto a 13


Ilyana della riunione. In realtà, stavo proprio andando ad avvisarla.» «Facciamolo insieme.» Roxy annuì e insieme percorsero il corridoio del Super 8 Motel, verso la stanza della nuova arrivata. Avevano trovato la donna mortale – una dei Prescelti, come Roxy, anche se molto più giovane – rinchiusa in una gabbia nell'appartamento di Gregor durante il loro ultimo scontro con il vampiro criminale. L'avevano portata in salvo ma lei aveva paura di loro e non c'era da stupirsene, se quel mostro era stata la sua unica esperienza con i non morti. Non aveva detto quasi nulla. Né perché Gregor la tenesse prigioniera, né da quanto tempo. Topaz poteva solo immaginare quello che doveva aver sofferto nelle mani di Gregor, ma sapeva che doveva essere stata un'esperienza peggiore delle pene dell'inferno. Roxy bussò un paio di volte. «Ilyana, sono io, Roxy.» La porta si aprì e la donna mortale, con i corti capelli biondo platino e gli straordinari occhi blu, fissò entrambe. Il suo sguardo era pieno di un caloroso benvenuto per Roxy, ma quando si posò su Topaz divenne più freddo. «Che cosa volete?» chiese. «Riunione di gruppo» annunciò Roxy. «Ci troviamo nel furgone.» Ilyana la scrutò in viso, lanciando una rapida occhiata a Topaz ma senza soffermarsi su di lei. Era ancora diffidente. «Rinunciamo a cercare Gregor?» domandò infine. «Forse ci prendiamo una pausa. Rinunciare? Mai. Raphael è troppo ostinato per questo» le rispose Roxy. Ilyana annuì prima di voltarsi. «Raccolgo le mie cose. Datemi pochi minuti.» «Va bene.» Roxy chiuse la porta e prese sotto braccio Topaz. «Sai? Lui è cotto quanto te.» «Di chi stai parlando?» ribatté Topaz, fingendo di non capire quello che stava cercando di dirle. 14


«Di lui...» Roxy indicò la stanza di Jack, «... e di te.» Puntò l'indice contro di lei. «È pazzo di te, tanto quanto tu lo sei di lui» disse, picchiandole il petto con il dito e muovendo i fianchi avanti e indietro. «Ok, ok, ho capito. Basta con le pantomime. Sono raccapriccianti.» Roxy aggrottò la fronte. «Di solito gli uomini le trovano sexy, non raccapriccianti, ma immagino che essendo una ragazza...» «E ti sbagli. Lui non prova un accidenti per me.» «Nemmeno...» Roxy accennò nuovamente un movimento dei fianchi, questa volta in modo più accennato. «Be', quello sì, certo. Voglio dire, chi non lo vorrebbe?» «Proprio così.» «Ma è solo un fatto fisico. Mi salterebbe addosso se lo lasciassi fare, e ben presto mi deruberebbe ancora e se ne andrebbe.» «Allora perché credi che sia qui?» Roxy la fissò negli occhi per un lungo istante, come se si aspettasse una risposta, pur sapendo che era impossibile. «Ha già preso i tuoi soldi» continuò comunque, decisa. «Perché non se n'è andato?» «È tornato da me solo quando ha capito che la nostra banda stava per distruggere la sua.» «Poteva andare ovunque per sfuggire a Gregor e agli altri delinquenti, Topaz. Non aveva bisogno di unirsi a noi. Credo che dovresti tenerlo a mente.» «Probabilmente immaginava che avessi ancora qualche dollaro in banca. O forse stava progettando di imbrogliare uno di voi.» Roxy inarcò le sopracciglia e guardò al di sopra della sua spalla, verso la stanza di Jack. «Caspita, potrebbe valerne la pena. Mi chiedo quanto ci sarà al momento sul mio fondo pensione.» «Se ci provi ti fotto, Roxy.» 15


L'altra le rivolse un sorriso che le arrivò fino alle orecchie. «Non ho di queste tendenze, Topaz. Ma mi complimento con te per i tuoi gusti in fatto di donne.» Topaz rilassò la fronte mentre le dava una gomitata nelle costole e tutte e due risero insieme mentre attraversavano il parcheggio deserto del motel verso un furgone convertibile giallo canarino di nome Shirley. Jack attese che tutti fossero usciti per raggiungere il furgone prima di scivolare fuori dalla sua stanza e percorrere il corridoio fino a quella di Topaz. Forzò la serratura con i suoi poteri mentali, posando una mano sulla maniglia, l'orecchio al battente e applicando la forza di volontà per far scattare uno dopo l'altro i meccanismi. Poi la aprì ed entrò. Topaz aveva già fatto i bagagli e li aveva impilati uno sull'altro. Vi erano almeno una mezza dozzina di borse da viaggio realizzate dai migliori stilisti mondiali. Una singola borsetta valeva una fortuna. Che cosa doveva esserle costato un intero set? Accidenti, doveva averle lasciato un bel po' di soldi o non avrebbe potuto permettersi di gettarli in quel modo. Guardò con un sospiro le coperte sgualcite e sentì un nodo alla gola. Non aveva rifatto il letto, l'aveva lasciato per la cameriera, insieme a una mancia generosa sul comodino per ringraziarla del disturbo. La coperta era gettata indietro a rivelare una debole traccia del suo corpo sul materasso e l'impronta della testa sul cuscino. Dannazione. Jack strisciò sul letto per premere il viso nell'incavo lasciato dal corpo di Topaz, inalare il suo profumo e immaginare di essere sdraiato sopra di lei invece che sul suo letto. La sua essenza che pervadeva le lenzuola era inebriante. Si mise a sedere, si passò le mani tra i capelli e li sfregò con vigore. «Esci di qui, Jack.» 16


Era più facile a dirsi che a farsi, ma alla fine riuscì a rotolare giù dal letto e a rimettersi in piedi. Ricordò a se stesso il motivo per cui era venuto lì e il fatto che, probabilmente, gli altri lo stavano aspettando nel furgone; avrebbero potuto mandare qualcuno a cercarlo da un momento all'altro. Bene, allora. Fece scivolare il DVD in una delle borse e uscì dalla stanza, assicurandosi di lasciare la porta chiusa. Raddrizzò la spina dorsale, augurandosi che la smania che lo aveva pervaso non gli si leggesse in faccia, poi si disse: E anche se fosse? La voleva, tutto qui. Si trattava solo di un desiderio fisico, sessuale. Passionale. Ecco quello che provava per la bellissima Topaz, conosciuta un tempo come Tanya DuFrane, figlia di una star del cinema. Una star del cinema assassinata. Raggiunse l'uscita del motel, attraversò il parcheggio e si unì agli altri nel furgone, arrampicandosi dalla portiera laterale aperta e dando uno sguardo d'insieme all'interno. Sui sedili posteriori c'erano Vixen e Seth, così vicini da lasciare spazio sufficiente a un taglialegna; invece c'era solo Ilyana. Sui sedili anteriori, Reaper occupava il lato del passeggero e Roxy si era sistemata al volante, come sempre. La fila di mezzo ospitava Briar, che sedeva con la stessa espressione imbronciata e chiusa in se stessa che aveva sin da quando l'avevano liberata dal collare elettrico di Gregor. Prima di allora era sempre stata una furia scatenata pronta a lanciarsi su di loro a ogni occasione, sibilando e graffiando come una gatta selvatica. Era pericolosa, inaffidabile e probabilmente marcia fino in fondo all'anima. Eppure, Jack preferiva la vecchia Briar a quel... guscio vuoto. Immaginava che prima o poi sarebbe scattata. E probabilmente a quel punto tutti loro avrebbero anelato che ritornasse in quello stato tetro e catatonico. Accanto a Briar sedeva l'oggetto dei suoi desideri. Topaz. Incontrò brevemente il suo sguardo, tanto per ricordar17


le che anche lei provava la medesima passione, e che entrambi ne erano consapevoli. Inutile girarci intorno. Finalmente prese posto tra le due donne. «Era ora» borbottò Topaz. Briar non disse nulla. Parlava molto poco da quando l'avevano salvata da Gregor, che l'aveva torturata proprio come lei aveva fatto con Vixen. C'era di che mandare fuori di testa una ragazza. I suoi occhi erano vacui, spenti. Jack non seppe trattenersi dal prenderle il mento tra le dita. «Non vedere tutto nero, gattina. Gregor ci ha ingannati entrambi.» Lei sollevò gli occhi scuri, senza però incontrare quelli di Jack. «Tu non ti sei lasciato ingannare» mormorò con voce spenta, un'eco monotona e priva di emozioni, come quella che risuona in una stanza fredda e priva di mobili. «Hai sempre saputo quello che era. Sei tu che l'hai giocato.» Jack si strinse nelle spalle. «Be', io lo conoscevo da più tempo. Vivi e impara, sai come si dice.» Poi, messo a disagio dal tumulto che si agitava sotto la superficie del suo sguardo, si voltò verso Reaper. «Che cosa succede? Stiamo gettando la spugna?» «Solo temporaneamente. Finché non avrò un indizio del nuovo nascondiglio di Gregor, non ha senso restare tutti insieme.» «Non ha molto senso nemmeno dividerci» intervenne Seth, piegandosi in avanti dal sedile posteriore. Si guardò intorno nel furgone. «O sbaglio?» Mentre tutti esprimevano il loro accordo, Reaper aggiunse: «In effetti c'è un motivo. Io... credo che qualcuno mi segua». Jack ansimò più forte di tutti. Dannazione. Probabilmente era stata una reazione eccessiva. Topaz gli lanciò un'occhiata tagliente che finse di non notare. «Hai qualche sospetto?» domandò. 18


«Non ne sono sicuro ma, chiunque sia, ha un'aria familiare.» «Pensi che siano spie?» domandò Seth. «Nessuno usa più quel termine, ragazzo.» Reaper deglutì prima di annuire. «Ma sì, credo che siano agenti. Possono essere pericolosi e non c'è motivo per metterci tutti a rischio.» Roxy colpì il volante. «Giusto. Noi ce ne andiamo allegramente per la nostra strada mentre tu affronti il pericolo» sbottò. «E se ti ammazzano non sarà una grande perdita.» Reaper si voltò a guardarla con espressione più dolce. «Roxy, non ho intenzione di farmi ammazzare. Voglio solo sparire dalla circolazione per un po'. Tenere un basso profilo finché le acque non si saranno calmate. E sarà molto più facile per me senza una mezza dozzina di soldati, per quanto leali, al seguito. Non credi?» Lei sospirò, probabilmente frustrata perché non poteva controbattere la sua logica, pensò Jack. «Quindi non hai intenzione di continuare a cercare Gregor?» La domanda veniva da Ilyana, che sedeva alle spalle di Jack. «Oh, certo che ho intenzione di farlo, ma in modo discreto. Forse me ne starò tranquillo per un paio di giorni prima di riprendere la caccia, il tempo di scrollarmi di dosso questi agenti.» Tutti lo guardarono e Ilyana rimase in attesa, come se sapesse che non aveva finito. «Sentite» riprese dopo un'esitazione, «Gregor ha ammesso che lavorava per la CIA e le sue imprese criminali avevano uno scopo. Lui e la sua banda assassinavano le loro vittime e se ne nutrivano con la piena approvazione e il supporto dell'Agenzia, e tutto questo solo per arrivare a me. Tutti sapevano che sarei stato io il vampiro che avrebbero mandato per ucciderlo.» «Perché eri un assassino quando lavoravi per loro» mormorò Ilyana. «Prima di diventare un vampiro.» 19


«Sì. E perché sanno che ho continuato a esserlo anche dopo, quando è stato necessario. Gregor doveva catturarmi e consegnarmi ai miei ex datori di lavoro. Ma è diventato ingordo, e aveva deciso di cercare di prosciugarmi e prendere i miei poteri, prima di uccidermi.» Jack annuì. «L'avevo capito molto tempo prima di cambiare squadra» disse. «Gregor era avido, per questo adorava uccidere e prendere quello che voleva senza rimorsi né ripercussioni. E nel frattempo accumulava denaro. Quando assaggi la ricchezza, questa diventa ben presto una droga. Lui saccheggiava a piene mani e credo che il potere gli abbia dato alla testa; ne vuole sempre di più.» «Il potere assoluto corrompe in modo assoluto» mormorò Reaper, citando Lord Acton. «Che cosa pensi che intenda fare di te la CIA, se mai riusciranno a riaverti?» gli chiese Jack. «Che cosa diavolo vogliono da te ora che sei un vampiro?» «Ero il miglior assassino che abbiano mai addestrato, Jack. Immagina che cosa potrei fare adesso che sono un vampiro. E mi hanno già incasinato la mente al punto che possono controllarla con una sola parola. Hai visto tu stesso i risultati.» «Probabilmente ti considerano una preziosa arma segreta» mormorò Roxy. Jack chinò il capo, incapace per un istante di guardarli negli occhi. «Non si fermeranno davanti a niente pur di farmi rientrare nei loro ranghi» disse Reaper. «E questo include il rapimento o la tortura di chiunque di voi. Non voglio avere il vostro dolore sulla coscienza. Dovrei costituirmi, se dovessero catturavi. Quindi fatemi un favore e andatevene, così non sarà necessario.» Anche questo era un argomento al quale era impossibile ribattere, si rese conto Jack. Reaper aveva ragione. «Io sono disposta ad andarmene per la mia strada» di20


chiarò Ilyana. «Ma ho intenzione di proseguire la ricerca di Gregor. Se vuoi, posso contattarti quando lo troverò.» Tutti gli sguardi si concentrarono su di lei. Si era unita a loro solo da poco tempo e non aveva motivo di sentirsi così investita dalla missione. «È la vendetta che cerchi?» le chiese Vixen. Ilyana le lanciò un lungo sguardo. Vixen parve ritirarsi dietro i lunghi capelli ramati e cominciò a giocherellare con le punte, come faceva sempre quando era nervosa. «Voglio dire, anch'io sono stata tenuta prigioniera e torturata. Ma... onestamente, per il tuo stesso bene, è meglio se riesci a guardare avanti, invece che al passato.» «Non voglio vendetta» mormorò Ilyana. «Allora perché...» «Gregor ha qualcosa che mi appartiene. Non posso dirvi di più. Non mi darò pace finché non lo riavrò. Quindi, se qualcuno di voi vuole che lo avverta quando l'avrò trovato – e lo troverò – allora datemi il modo di contattarvi prima che me ne vada.» Topaz frugò nella tasca, scrisse un numero su un pezzo di carta e glielo tese. Roxy fece lo stesso. «Io voglio restare con te, Reaper» disse Seth dal fondo del furgone. «Non questa volta.» Reaper si voltò verso Roxy. «E nemmeno tu. Andiamo, ragazzi, datemi tregua, almeno per un po'. Disperdiamoci e aspettiamo. Vi chiamerò io quando le acque si saranno calmate. Non ci vorrà molto.» Ci fu un sospiro collettivo. Finalmente Topaz prese la parola. «Veramente io avrei una questione personale da seguire. Sarò in California. Jack ha il mio recapito.» «Puoi darlo anche a me, tesoro, prima di partire?» domandò Roxy. «Farò in modo di farlo avere anche agli altri.» Topaz lanciò un'occhiata a Jack e lui rispose stringendosi 21


nelle spalle. «Non si fidano di me più di quanto non lo faccia tu, immagino.» «Non posso biasimarli.» «Perché non ci scambiamo tutti un po' di informazioni?» disse Roxy, aprendo lo scomparto portadocumenti. «Un cellulare, un indirizzo, il recapito di un amico, una e-mail. Qualsiasi cosa, purché rimanga stabile e ci consenta di comunicare tra noi senza dover provare più volte.» Mentre parlava, tirò fuori un blocco per appunti e un paio di penne e li fece girare di mano in mano. «Se saprete come trovarmi, loro avranno ancora un motivo per seguirvi» osservò Reaper. Jack scosse il capo. «Ci seguirebbero comunque, anche se rifiuti di dirci dove sei o come contattarti.» Reaper esitò, poi annuì con un sospiro. «Hai ragione. Okay, allora.» Tutti scrissero qualcosa e passarono il blocco, finché ognuno ebbe una copia dei recapiti degli altri. Infine Seth chiese: «Posso prendere la Mustang?». «Sì» rispose Reaper. «E Roxy terrà Shirley. Lei e io possiamo lasciarvi dove volete. Ma facciamo presto. Voglio vedervi dispersi ai quattro venti prima dell'alba. D'accordo?» «Non proprio» si inserì Jack, facendo scorrere lo sguardo da Reaper a Briar, che sedeva accanto a lui in silenzio. «Penso che Briar dovrebbe restare con qualcuno.» «Posso badare a me stessa» mormorò lei. «So che puoi farlo. Nessuno lo nega. Ma... be', non possiamo fidarci a lasciarti sola. Come tutti noi, conosci la parola che può essere usata per trasformare il nostro amico Reaper in uno strumento di morte. Sarebbe stupido fidarci di te, mia cara.» Briar lo guardò con gli occhi socchiusi, le iridi scintillanti di rabbia. «Potrei ucciderti con la stessa facilità con cui ti guardo.» 22


Jack sentì le proprie labbra sollevarsi agli angoli, anche se si guardò bene dal sorridere. «Bentornata» mormorò. «Dove sei stata, Briar?» Lei incrociò le braccia al petto, nascondendo il lampo di collera con un'espressione di totale disinteresse. «Puoi assegnarmi la babysitter che vuoi. Resterò finché non deciderò di andarmene. E quando lo farò, niente potrà fermarmi.» «Lei rimane con me» dichiarò Reaper. L'espressione attentamente controllata di Briar tradì una piccolissima traccia di panico.

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MAGGIE SHAYNE

Morso d'amore Prima di unirsi a Reaper per dare la caccia a Gregor e alla sua banda di succhiasangue, Topaz aveva un solo obiettivo: vendicarsi di Jack Heart, il bellissimo truffatore che si era insinuato nel suo letto, nel suo cuore e nel suo conto in banca, portandole via mezzo milione di dollari per poi svanire senza una parola. Non avrebbe mai immaginato che si sarebbero ritrovati a combattere per la stessa causa, né che lui si sarebbe offerto di aiutarla a risolvere il mistero che la ossessiona da tutta la vita, mortale e immortale. La prospettiva è intrigante, perché Jack è più affascinante e sexy che mai, ma... che cosa ci guadagna ad aiutarla? Perché ha in mente qualcosa, Topaz ne è certa...

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Michael

Secondo un'antica profezia, per salvare i Caduti dalla distruzione Michael, l'angelo più fiero e potente di Sheol, deve unirsi con Victoria, la reincarnazione della Dea della guerra. Ma il fato è un'arma a doppio taglio: se cedesse al desiderio di farla sua, Tory sarebbe condannata a morire durante l'ultima, decisiva battaglia contro i Nephilim. Se si rifiutasse, lei perirebbe comunque, trascinando con sé tutta l'umanità. Quando, però, la conturbante creatura che a poco a poco ha saputo vincere tutte le sue resistenze viene rapita, Michael si rende conto che per averla accanto è disposto a tutto, anche ad affrontare le insidie della Città Oscura e a sfidare il destino.


MAGGIE SHAYNE

Vendetta di sangue Bellissima e spietata, Briar cerca solo due cose: sangue e vendetta. Il primo per vivere, la seconda per farla pagare a tutti coloro che le hanno fatto del male. Si è unita a Reaper e ai suoi amici nella speranza che la conducano a Gregor, il vampiro malvagio che l'ha tradita. E dopo averlo eliminato se ne andrà per sempre. Perché nessuno di loro significa qualcosa per lei, nemmeno l'ingenua, indifesa Crisa con cui condivide un potente legame di sangue. E men che meno Reaper, anche se è l'unico uomo che le ha fatto vivere momenti di passione pura e appagante. Perché il sentimento che sta nascendo dentro di lei potrebbe rivelarsi una debolezza letale...

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