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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Ghost Shadow Mira Books © 2010 Heather Graham Pozzessere Traduzione di Francesca Barbanera Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne novembre 2011 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 52 del 25/11/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Dedica

LINEA DEL TEMPO DI KEY WEST

1513 – Sembra che il primo europeo a scoprire la Florida per conto della Spagna sia stato Ponce de León. I suoi marinai, osservando da lontano le isole più a sud, le Keys, hanno l'impressione che le radici di mangrovia ricordino delle anime sconvolte dalla sofferenza e per questo chiamano l'arcipelago Los Martires, I Martiri. 1600 circa – Key West compare per la prima volta nelle carte geografiche e nelle mappe europee. I primi esploratori trovano per caso le ossa dei defunti delle tribù indigene e per questo l'isola viene chiamata Island of Bones o Cayo Hueso, Isola delle Ossa. Inizia l'età dell'oro della pirateria, dato che le navi che salpano dal Nuovo Mondo attraversano acque pericolose con enormi carichi di preziosi. 1763 – Il Trattato di Parigi assegna la Florida e Key West alla Gran Bretagna e Cuba alla Spagna. Gli spagnoli e la popolazione indigena si vedono costretti ad abbandonare le isole e a trasferirsi all'Avana. Tuttavia, gli spagnoli sostengono che le Keys non facciano parte della Florida e che in realtà appartengano a L'Avana. Gli inglesi, invece, affermano che sono parte della Florida. In realtà, la disputa è solo una guerra di parole. Sulle isole, individui intrepidi vanno a pesca, abbattono alberi, cacciano tartarughe e sanno come evitare i pirati, con pochissimo controllo da parte delle autorità governative di qualunque paese. 5


1783 – Il Trattato di Versailles pone fine alla Rivoluzione Americana e restituisce la Florida alla Spagna. 1815 – La Spagna cede la proprietà dell'isola di Key West a un suddito leale, Juan Pablo Salas di St. Augustine, Florida. 1819-1822 – La Florida viene ceduta agli Stati Uniti. Pablo Salas vende l'isola a John Simonton per duemila dollari. Simonton suddivide l'isola in quattro parti: tre vengono rivendute a tre uomini d'affari di nome Whitehead, Fleming e Greene. Cayo Hueso inizia a essere conosciuta come Key West. 1822 – Simonton convince la Marina Statunitense a visitare il porto d'altura di Key West che aveva fatto da sfondo alla vivace attività di pirati, predoni di relitti e altri malviventi, mentre l'entroterra è ancora scarsamente sviluppato. Il porto avrebbe rappresentato per gli Stati Uniti un notevole vantaggio. Il tenente di Marina Matthew C. Perry, incaricato di valutare la situazione, stila un rapporto favorevole sul ruolo militare strategico della località, ma avverte il governo che la zona è piena di individui loschi, come i pirati. 1823 – Il capitano David Porter viene nominato Commodoro della Squadra Anti-Pirateria delle Indie Occidentali. Dopo aver assunto il comando, si comporta in modo spietato mettendo addirittura l'isola sotto legge marziale. Anche se gli abitanti lo detestano, a partire dal 1823 il fenomeno della pirateria inizia a essere arginato. Gli Stati Uniti assumono il pieno controllo di Key West, che diviene parte della Florida, e danno inizio a una vera e propria colonizzazione anche se, come sempre, gli ame6


ricani che portano avanti questo processo provengono da molte località diverse. 1828 circa – Il recupero dei relitti di navi diventa un servizio importante a Key West e molti nell'isola partecipano a questa attività. Il volume di affari è talmente grande che nel giro di vent'anni l'isola diventa una delle aree con il reddito pro capite più alto degli Stati Uniti. Secondo alcuni, si tratta di una nuova pirateria che sostituisce quella tradizionale. In effetti, sebbene le attività di recupero e salvataggio siano legali e autorizzate, numerose navi vengono attirate verso un tragico destino da affaristi senza scrupoli. 1845 – La Florida diventa uno stato americano. Inizia la costruzione di un forte per proteggere Key West. 1846 – A Dry Tortugas inizia la costruzione di Fort Jefferson. 1850 – Il forte sull'isola di Key West viene intitolato al presidente Zachary Taylor. La costruzione di nuovi fari pone fine ai giorni dei naufragi e del recupero relitti. 1861 – Il 10 gennaio, la Florida si stacca dall'Unione. Il Forte Zachary Taylor rimane saldamente nelle mani degli Unionisti e svolge un ruolo primario nella strategia per sconfiggere la Marina Confederata e sorvegliare le navi contrabbandiere che forzano il blocco navale durante la guerra. La città di Key West viene divisa in due e rimane così per tutta la durata del conflitto. Viene iniziata la costruzione di due Torri Martello, la Torre Est e Ovest, con funzione di depositi di provviste; le paludi di acqua salata 7


di Key West riforniscono entrambe le fazioni in guerra. 1865 – La Guerra di Aggressione Nordista termina con la resa del generale Lee presso il tribunale di Appomattox. Anche l'attività di recupero delle navi contrabbandiere si conclude. 1865 – Il dottor Samuel Mudd viene incarcerato a Fort Jefferson, Dry Tortugas, perché ritenuto colpevole di cospirazione per aver medicato John Booth, che si era rotto una gamba dopo avere assassinato il presidente Lincoln. Con la fine delle operazioni di salvataggio e della produzione di sale, l'industria del sigaro diventa un'attività fiorente. In seguito alla Guerra di Indipendenza Cubana, le Keys vengono invase da produttori di sigari, i quali, però, si spostano quasi subito a Ybor City. Un'altra attività importante per un certo periodo è la pesca delle spugne, ma presto anche i pescatori decidono di trasferirsi nelle acque di Tampa, sia perché le malattie si diffondono veloci tra i banchi di spugne dell'isola, sia perché la posizione geografica isolata non favorisce lo sviluppo del settore. 1890 – Viene costruito l'edificio, poi denominato la piccola Casa Bianca, che serve da alloggio a un ufficiale della stazione navale. Il presidente Truman trascorrerà almeno 175 giorni in questa dimora, che sarà visitata anche da Eisenhower, Kennedy e molti altri esponenti politici. 1898 – L'esplosione della corazzata Maine nel porto de L'Avana contribuisce all'aggravarsi del conflitto ispanoamericano. La perdita della nave provoca una profonda commozione a Key West, da cui era salpata per L'Avana. 1900 circa – Nasce Robert Eugene Otto. All'età di quattro 8


anni riceve in regalo la bambola che lui stesso chiamerà Robert e, con essa, nasce anche la leggenda. 1912 – Henry Flagler fa prolungare il ramo ferroviario della Overseas Railroad fino a Key West, creando un primo collegamento tra le isole e la terraferma. 1917 – Il 6 aprile gli Stati Uniti votano a favore dell'intervento nella Prima Guerra Mondiale. A Key West viene mantenuto il presidio militare. 1919 – La Prima Guerra Mondiale si conclude con il Trattato di Versailles. Anni '20 – Il Proibizionismo fornisce a Key West una nuova risorsa: il contrabbando di alcolici. 1927 – A Key West viene fondata la compagnia aerea Pan American, che si occupa del trasporto dei passeggeri in arrivo e in partenza per L'Avana. Carl Tanzler, Conte von Cosel, arriva a Key West e viene assunto come radiologo al Marine Hospital, l'ospedale della Marina. 1928 – Ernest Hemingway arriva a Key West. Si dice che abbia scritto Addio alle armi mentre aspettava di ricevere la sua nuova spider. 1931 – Hemingway e la moglie Pauline ricevono in regalo la casa di Whitehead Street. Attualmente, esiste ancora una colonia di gatti a sei dita che discendono direttamente dalla sua gatta Snowball. Muore Elena Milagro de Hoyos. 9


1933 – Il Conte von Cosel trafuga dal cimitero il cadavere di Elena. 1935 – L'uragano del Labor Day distrugge la linea ferroviaria della Overseas Railroad e uccide centinaia di persone. La ferrovia non verrà mai ricostruita. La Grande Depressione colpisce anche Key West e l'isola, una volta la più ricca del paese, deve affrontare il dilagare della disoccupazione. 1938 – Viene completata l'autostrada Overseas Highway U.S. 1 per collegare Key West e le isole Keys alla terraferma. 1940 – Hemingway e Pauline divorziano e Key West perde il suo grande scrittore, che vi tornerà solo come turista. 1940 – Si scopre che Tanzler tiene in casa il corpo di Elena. Migliaia di persone accorrono per vedere il cadavere esposto nei locali delle pompe funebri Dean Lopez. 1941 – 7 dicembre: una data che vivrà nell'infamia. I giapponesi bombardano Pearl Harbor e gli Stati Uniti entrano in guerra. Tennessee Williams arriva a Key West per la prima volta. 1945 – La Seconda Guerra Mondiale termina in Europa con l'armistizio del 14 agosto e negli Stati Uniti con la resa del Giappone, il 2 settembre. Key West tenta di ristabilire un sistema economico accettabile. 1947 – Si dice che Tennessee Williams abbia scritto la pri10


ma stesura di Un tram chiamato desiderio mentre alloggiava all'hotel La Concha in Duval Street. 1962 – Scoppia la crisi missilistica cubana. Il presidente John F. Kennedy ricorda agli Stati Uniti che Cuba dista solo 150 km. 1979 – Viene celebrato il primo Fantasy Fest. 1980 – Fidel Castro consente libero accesso al porto di Mariel e decine di migliaia di esuli cubani arrivano a Key West, fenomeno conosciuto come Mariel Boatlift. 1982 – Nasce la Conch Republic, Repubblica della Conchiglia. Nel tentativo di controllare l'immigrazione illegale e il traffico di droga, gli Stati Uniti stabiliscono un blocco stradale a Florida City, all'estremità settentrionale della U.S.1. Il traffico viene bloccato per 17 miglia e, il 23 aprile, il sindaco di Key West, Dennis Wardlow, risponde proclamando la secessione dagli Stati Uniti. Dopodiché dichiara la guerra e subito dopo la resa e, infine, richiede aiuti dall'estero. Dato che gli Stati Uniti non hanno mai reagito a questi avvenimenti, la Conch Republic esiste ancora in base alle leggi internazionali. L'obiettivo della politica estera della Repubblica è stato così riassunto: Attenuare le tensioni internazionali tramite la pratica dello humor. Sebbene gli Stati Uniti non riconoscano ufficialmente la decisione, l'intervento ottiene l'effetto desiderato: il blocco stradale che paralizzava il traffico viene rimosso. 1985 – Il cantautore Jimmy Buffett inaugura il suo primo ristorante Margaritaville a Key West. Il forte Zachary Taylor diviene Parco Statale della Florida, 11


una splendida località per rievocazioni in costume, picnic e relax in spiaggia. Il cacciatore di tesori Mel Fisher riesce finalmente a trovare il relitto della Atocha. 1999 – Si svolge il primo festival Pirates in Paradise. Dal 2000 a oggi – Key West è di per sé un paradiso sgargiante, chiassoso, intrigante, ricco di storia e di luoghi per praticare sport acquatici o attività di famiglia e pieno di locali equivoci. La Gibilterra dell'Ovest offre la possibilità di fare immersioni, scovare relitti e sperimentare quello spirito d'avventura che la rende una meta straordinaria per un giorno o per tutta la vita.

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Prologo Dieci anni fa La luce blu rendeva l'atrio buio e inquietante, anche se appena fuori dalle porte del museo il magico sole dell'isola risplendeva sui turisti e su quei pochi abitanti per i quali la sveglia suonava prima di mezzogiorno. All'interno aleggiavano delle strisce di nebbia, appositamente studiate per creare un'atmosfera tesa e spettrale. «Sangue e viscere! Turpe assassinio!» fu l'uscita scherzosa di uno dei quindici visitatori presenti. Era vestito in pantaloni corti, maglietta e cappello da baseball e aveva il naso ancora macchiato di zinco bianco. Come tutti i turisti, sfoggiava una scottatura che presto avrebbe incominciato a fare male. «No, morte del tutto assurda» lo corresse David Beckett. Doveva proprio ammetterlo, amava condurre i tour nel museo e poi era stato felice di poter dare un po' di tempo libero a Danny Zigler, la guida del fine settimana. «Ooh...» mormorò una delle ragazzine. David sentì una risata breve e interrotta. Era Pete Dryer, un poliziotto di Key West, che era venuto a visitare il museo insieme alla sorella, al cognato e alla nipote; la famiglia, che viveva a Fort Lauderdale, si trovava lì per qualche settimana di ferie. 13


«E ora il vero spettacolo, gente» disse Pete in tono scherzoso. «La prossima opera rappresenta senz'altro una delle nostre storie più strane, persino per un posto in cui la stranezza è di casa» spiegò David. Il gruppo si spostava a passo regolare ma rilassato tra le opere. Il museo era un'attività di famiglia e al suo interno era riprodotta la pittoresca storia dell'isola di Key West, Florida. Tutti gli eventi più importanti erano stati ricreati tramite allestimenti scenografici incredibilmente realistici e minuziosi. Una volta quel posto era stato un piccolo museo delle cere, ma il nonno di David, che era una specie di genio della meccanica e dell'elettronica, era riuscito a risolvere il problema dello scioglimento della cera quando le temperature s'impennavano, quando arrivava una tempesta o quando l'aria condizionata smetteva di funzionare. I personaggi dei vari allestimenti, infatti, erano tutti splendidi capolavori della meccanica. Il gruppo si stava dirigendo verso la rappresentazione storica che David preferiva. Con un sorriso, iniziò a presentarla. «Per qualcuno, la storia di un amore vero; per altri, pura cattiveria e malvagità.» Anche qualche giovane donna del gruppo sorrise; David sapeva fare bene la guida e aveva anche l'aspetto giusto per il ruolo. Alto, capelli scuri e, al momento, in forma più che discreta grazie alla Marina militare. Indossava un cilindro e un mantello in stile vittoriano, anche se non sapeva con certezza perché quella fosse la divisa. Le donne e le ragazze del gruppo erano quasi tutte agitate; i musei con allestimenti di quel tipo spesso inquietavano e poi alcune figure erano talmente realistiche che sembrava potessero prendere vita da un momento all'altro. David si stava divertendo. Era bello essere a casa, potersi occupare dell'attività di famiglia per un po' e ogni tanto concedere del tempo libero ai dipendenti, anche se non sarebbe rimasto 14


ancora per molto. Una volta terminato il periodo nelle forze armate, era stato mandato all'Università della Florida, anche se un po' vecchio come matricola, il tutto a spese dello Zio Sam, l'esercito che aveva servito fino a poco tempo prima. La bionda con la maglietta dell'Hog's Breath Saloon e mini shorts era proprio carina, pensò. Per un attimo affiorò il senso di colpa; non era abituato a sentirsi libero di flirtare con una bella ragazza appena incontrata. Era stato fidanzato e aveva amato la sua donna; un bel giorno, però, era ritornato a casa e aveva scoperto che Tanya stava per trasferirsi al nord con un giocatore di football dell'Ohio. Faceva male. Faceva ancora male. La sua esperienza nell'esercito, però, li aveva allontanati troppo; erano usciti insieme per tutto il periodo delle superiori e allora sembrava amore vero. Ma non lo era. Non per Tanya, almeno. Lui partiva spesso e per molto tempo, probabilmente era normale che lei fosse andata avanti. Ora anche lui doveva fare la stessa cosa. Si fermò di fronte alla scenografia che preferiva. «Carl Tanzler nacque a Dresda, in Germania, e arrivò negli Stati Uniti dopo un tortuoso percorso che lo aveva portato a Cuba, a Zephyrhills in Florida e alla fine a Key West. Qui lavorava come tecnico radiologo all'ospedale della Marina militare americana mentre sua moglie, per non so quale ragione, era rimasta a Zephyrhills con la famiglia. La storia racconta che, quando era giovane, Carl aveva delle visioni e che la nonna incoraggiava questa sua capacità. In una di queste visioni gli appariva una bellissima donna dai capelli neri che sarebbe stata il suo vero amore.» «Come al solito... Il vero amore non era la moglie» osservò la donna bionda. A David sembrava di aver sentito che una delle studentesse universitarie l'aveva chiamata 15


Genevieve. Sembrava proprio una Genevieve. Gran bel viso, occhi stupendi. «Non era la moglie?» intervenne Sally, la sorella di Pete. «Il suo vero amore non era la moglie?» Suo marito Gerry rise e la strinse a sé. «No, non era sua moglie» confermò David. «Un giorno arrivò all'ospedale una stupenda ragazza cubana che si chiamava Elena de Hoyos. Purtroppo la ragazza era malata di tubercolosi. Carl, che si faceva chiamare Conte von Cosel, si innamorò di lei all'istante. Di problemi ce n'erano fin troppi: lui aveva una moglie e anche Elena era sposata. Be', in realtà il matrimonio della ragazza non fu un grande ostacolo, dato che suo marito la lasciò non appena le fu diagnosticata la malattia. Carl giurò a lei e alla sua famiglia che era in grado di curarla. A quei tempi, in realtà, non c'era niente che potesse fare per salvarla, tuttavia entrò nelle grazie della famiglia di lei, che ogni giorno lo accoglieva in casa per le cure. Quando Elena morì, il 25 ottobre 1931, lui si offrì di costruirle un bellissimo mausoleo, cosa che poi fece e, notte dopo notte, tornava nella sua tomba, suonava per lei, le parlava e le portava dei regali.» «È così triste e tragico» affermò un'anziana signora. Anche lei aveva dello zinco sul naso. Probabilmente era la moglie del tizio con la scottatura, perché il suo colorito era quasi identico a quello dell'uomo. «Sì, be', un giorno smise di andarla a trovare. Ora, gente, non dimenticate che ci troviamo a Key West, Florida. Negli anni seguenti Carl Tanzler, Conte von Cosel, passò le sue giornate a comprare profumi, cosmetici per cadaveri, fil di ferro, abiti e biancheria intima da donna, ma sembrava che nessuno ci facesse caso. Poi un giorno Nana, la sorella di Elena, sentì dire in giro che Tanzler dormiva con il cadavere di sua sorella. Appena riuscì ad avvicinarlo, lui fu arrestato. La leggenda narra che Nana gli lasciò trascorrere tre giorni insieme al corpo prima di chiamare la polizia 16


per farlo arrestare, ma io non so se credere a questa parte della storia. Tanzler fu preso in custodia e venne visitato da uno psichiatra. Tanto per dimostrare che anche nel resto del paese la gente può essere pazza come a Key West, la storia venne romanzata in svariati testi di tutta l'America. Alla fine Tanzler fu rilasciato perché i termini di prescrizione del reato da lui commesso, vilipendio, erano scaduti. L'autopsia dimostrò che da anni l'uomo praticava la necrofilia. Anche nelle sue memorie, Tanzler parla del suo amore per Elena e della convinzione che un giorno sarebbero volati sulle stelle come marito e moglie, visto che aveva segretamente sposato la ragazza in una cerimonia privata. Per la seconda volta, il corpo di Elena venne esposto per la veglia alle pompe funebri Dean Lopez. La prima volta vennero forse cinque o seicento persone, la seconda volta ne vennero migliaia. La prossima opera che vedremo è ispirata a questa famosa storia di amore vero: Carl Tanzler in piedi accanto al letto della sua sposa.» Così dicendo, David entrò nella sala successiva, allungando il braccio in un gesto teatrale. Aggrottò le sopracciglia, sorpreso dall'improvviso silenzio che si era creato. Poi la bionda urlò. Fu un urlo tragico e orribile, un suono che avrebbe sentito e risentito in continuazione negli anni a venire. David si voltò. La raffigurazione robotica di Carl Tanzler era lì, come sempre, un ometto stempiato dal volto magro, che da dietro il letto si chinava su Elena Milagro de Hoyos. Il corpo sul letto, però, non era quello di Elena. Lui non urlò. Fu come se una cascata gelida lo avesse inondato e gli fosse penetrata nel sangue e nelle ossa. Una donna giaceva sul letto. Ma non era il modello di Elena. Non era castana; era bionda. I capelli, lunghi e lucenti, 17


si stendevano sul cuscino e ricadevano al lato del letto. Gli occhi, azzurri e spalancati, fissavano il soffitto in uno sguardo raggelato dal terrore. Indossava un prendisole ed era distesa in una posa talmente naturale che, se non fosse stato per lo sguardo terrorizzato e vitreo, si sarebbe potuto dire che stesse facendo un sonnellino. David sentĂŹ che gli cedevano le ginocchia. L'unica cosa che lo teneva ancora in piedi era il gelo nelle vene. Sangue e viscere! Turpe assassinio! Non c'era sangue. Ma era un assassinio. Nonostante la candida bellezza del corpo disteso, i lividi bluastri intorno al collo erano evidenti. Era un assassinio. L'assassinio di una splendida giovane donna. Non una straniera. Non una donna qualunque. Era Tanya, la sua ex fidanzata.

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1 Oggi «Sinceramente, credo che tu ti sia fatta carico di troppe cose» disse Clarinda, alzando il tono di voce. Erano talmente vicine all'amplificatore che aveva dovuto avvicinarsi all'orecchio di Katie per farsi sentire. Uno studente di Omaha, completamente ubriaco, era nel bel mezzo di un'intensa canzone di Alice Cooper, il locale era pieno e c'era molto rumore. Katie si strinse nelle spalle e rivolse un sorriso all'amica. Forse era vero che si era fatta carico di troppe cose, ma le si era presentata l'occasione giusta e lei non era riuscita a resistere. «Sarà bellissimo, funzionerà e sarà un bene per tutta Key West» rispose. Clarinda inarcò un sopracciglio con aria scettica, poi appoggiò il bicchiere di acqua e lime sul tavolino accanto a Katie e scosse la testa. «Naturalmente io ti aiuterò» disse. «E poi lo sai, Danny Zigler sarà ben felice di venire a lavorare per te. Gli si è spezzato il cuore quando quel posto è stato chiuso, anni fa. Si dice che sia infestato dai fantasmi, per ovvie ragioni. Lo sapevi, no?» «L'ho sentito dire» confermò Katie. 19


«Tesoro, ci porti un altro giro?» gridò un uomo sovrastando la confusione. «Sì, ma non chiamarmi tesoro!» sospirò Clarinda esasperata. «Cosa succede stasera? Di solito vengono solo gli isolani che reggono l'alcol.» «Capirai, siamo a Key West e siamo stati scoperti dai turisti. Figurati!» borbottò Katie. «Sì, anch'io vorrei fare la responsabile del karaoke e non la cameriera» aggiunse Clarinda. «Ehi, ti ho detto che puoi lavorare per me...» «E quando ci sarà una serata fiacca e la responsabile dovrà cantare, ti assicuro che, oltre ai posacenere, svuoterò anche il locale. No, so già che farò la mia fortuna disegnando caricature a Mallory Square, ma fino a quel giorno l'unico lavoro che svolgerò per te sarà quello di dare da bere agli ubriachi per far loro lasciare delle grosse mance. Okay, ammetto che questo è un bel vantaggio per tutt'e due.» «Tesoro!» ripeté l'uomo. «Un altro giro!» «Va a finire che 'sto giro glielo vuoto in testa» minacciò Clarinda e poi si mosse velocemente verso il bancone. La canzone di Alice Cooper stava sfumando. Il prossimo era un ragazzo che voleva cantare Sinatra. Katie batté le mani sia per l'uomo che tornava al tavolo sia per quello che raggiungeva il microfono. O, meglio, tentava di raggiungere il microfono. Ma che cosa stava succedendo? Era proprio vero, quella sera sembrava che i turisti ubriachi fradici venissero fuori da ogni angolo. Be', dopotutto quella era Key West: casa per qualcuno, ma per tutti gli altri una città turistica in cui l'attività principale era bere troppo. Key West è molto più di quello, pensò Katie, in difesa della sua città natale. Era eccellente per andare a pesca e per fare immersioni spettacolari, tanto che molti turisti ve20


nivano proprio per praticare sport acquatici. Ma era anche vero che vecchi e giovani provenienti da ogni dove riempivano il Margaritaville di Jimmy Buffett per il puro piacere di partecipare a un addio al celibato o di passare un paio di notti selvagge a Duval Street, che era il cuore della vita notturna e il posto migliore per trovare stanze d'albergo a poco prezzo. Il suo locale o, meglio, il locale di suo zio Jamie, l'O'Hara, dove lei gestiva il Katie-oke, era sul lato sud di Duval Street, mentre gran parte dei locali più famosi si trovava sul lato nord. Tuttavia Katie, con il suo lavoro, richiamava molti abitanti di Key West perché spesso gli animatori delle varie manifestazioni dell'isola – il Fantasy Fest, il Pirates in Paradise, le rassegne d'arte e i festival della musica, gli Hemingway Days, ecc... – andavano nel suo locale per provare le canzoni nuove insieme a lei. Il Katie-oke era attivo quattro sere a settimana, ma lei lavorava all'O'Hara anche quando il karaoke non c'era: aiutava i musicisti a sistemare il palco e l'impianto oppure, il lunedì e il martedì sera, si esibiva suonando e cantando semplici pezzi acustici. Si era laureata alla Juilliard School e aveva lavorato con una prestigiosa compagnia teatrale del New England. Il New England le era piaciuto, ma non era casa sua. Alla fine aveva capito che non sopportava il freddo e la neve e che voleva farsi una vita a Key West. Si era resa conto che sapeva gestire il caldo e il sudore, però non aveva mai imparato a coprirsi bene. E poi il mare... Quanto le era mancato il mare quando era lontano! Casa sua, una piccola costruzione in stile vittoriano – una delle oltre tremila case del quartiere presenti nel catasto storico dello stato – non era sul mare, ma in Elizabeth Street. Si trovava nella Città Vecchia, circondata da attività turistiche, ma di mare Katie ne aveva quanto voleva, perché uno dei suoi migliori amici, Jonas Weston, 21


un vecchio compagno di scuola che ora usciva con Clarinda, possedeva e gestiva il Salvage Inn, un locale nella zona del golfo con un piccolo tratto di spiaggia artificiale privata. Lì lei era la benvenuta e poteva andarci ogni volta che ne aveva voglia. «Quei tipi sono decisamente sgradevoli; vuoi che ne butti fuori uno?» Katie sentì la domanda, ma non alzò nemmeno lo sguardo verso chi gliel'aveva rivolta. Bartholomew sapeva che le dava fastidio quando cercava di chiacchierare in presenza di altre persone. Ignaro della presenza di Bartholomew, che con aria rilassata e affascinante si era accomodato su uno sgabello accanto a Katie, Marty Jenkins, animatore di feste di pirati, si avvicinò. «Puoi mettere un disco di canti marinari per me, Katie?» «Certo, Marty.» Lui le passò il cd e lei lo infilò nello stereo. «Non posso far comparire le parole sullo schermo, però. Ma tanto tu non ne hai bisogno, no?» L'altro le fece un sorriso. «Mi sto preparando per il prossimo spettacolo di pirati, tesoro, non ho bisogno delle parole. Grazie.» «Sono sicura che andranno matti per te, Marty.» «Ehi, ho sentito dire che hai comprato il vecchio museo delle cere, Katie» disse Marty. «Non è un museo delle cere; sono figure robotizzate.» «E quindi non dovrebbero muoversi?» chiese Marty. «Io credo che tutte possano muoversi, solo che al momento non sono in funzione.» «In realtà, per quel che ne so io, nessuna delle figure funziona» disse Marty puntando un dito contro di lei. «Sono cinque anni che quel posto è chiuso, ormai. Craig Beckett ha provato a tenerlo aperto dopo il ritrovamento del cadavere di quella giovane, ma alla fine ha gettato la 22


spugna. Se sei ancora in tempo per riprenderti i soldi, ragazza mia, dovresti farlo.» «Marty, io voglio aprirlo. Amavo quel posto quando ero bambina» gli rispose lei. Lui scosse la testa. «Dicono che sia infestato dai fantasmi e non di quelli buoni. Sai cos'è successo lì dentro. Un omicidio!» «Sì, fu molto triste, ma è passato tanto tempo. Quello che è successo è tragico; un idiota si è servito del sogno di qualcun altro solo per ottenere un effetto teatrale, ma ormai è passato. Andrà tutto bene, Marty.» «Non hanno mai preso l'assassino, signorina» le ricordò lui. «E io sono convinta che il killer se ne sia andato, Marty. Niente del genere è mai più successo dopo.» Marty si allontanò scuotendo la testa. «Secondo me ha ragione. Non sembra un bel posto in cui stare» aggiunse Bartholomew sottovoce, sporgendosi verso di lei; perché stesse parlando piano, lei proprio non lo capiva. «Ehi! Quell'uomo si comporta di nuovo in maniera sgarbata e irriguardosa con Clarinda. Devo fare qualcosa?» sibilò nel suo linguaggio pomposo. Katie digrignò i denti e guardò il bancone e il fantasma dell'uomo che le stava accanto. Era certa che per il resto delle persone presenti non ci fosse niente da vedere. O da sentire. Abbassò la testa e disse con un profondo sussurro: «Bartholomew, se non vuoi perdere un'amica mortale, ti supplico di tacere e di smetterla... Chiudi la bocca! Mi fai sembrare una squilibrata che sta tutto il tempo a parlare da sola!». «Quel tipo è un completo idiota» protestò Bartholomew. «Oh, ed eccola di nuovo, in strada.» Katie alzò lo sguardo. Non riuscì a trattenersi. Era vero. Una donna vestita di bianco camminava sul 23


marciapiede con lo sguardo fisso in avanti. Indossava un abito bianco in stile vittoriano e con le mani stava facendo un nodo a un fazzoletto. Sembrava così triste che Katie avvertì una stretta al cuore e si morse il labbro per concentrarsi sull'idea che vedere i fantasmi era una maledizione, che non poteva lasciarsi coinvolgere da tutti quelli che incontrava – ce n'erano davvero troppi a Key West – e che quella donna era morta da tanto tempo, doveva soltanto scoprire una sorta di pace interiore per poter andare oltre. «Mi fa pena da morire» disse Bartholomew facendo una smorfia, «doppi sensi a parte.» Katie diede uno sguardo intorno mentre Bartholomew ridacchiava. La prolungata condizione di defunto non sembrava aver raffreddato il suo buonumore. In vita era stato un avventuriero – un corsaro, non un pirata! – e la curiosità e il desiderio di vivere esperienze nuove non l'avevano abbandonato neanche dopo morto. Puntò lo sguardo su Katie. «Davvero non sai chi è? E non verrà a parlare con te?» «Non l'ha mai fatto» rispose Katie. «Stai attenta» l'avvertì Bartholomew. Si accorse che Clarinda la stava guardando con una certa preoccupazione negli occhi. Katie ricordava bene che, fino a quel momento, nessuno tranne lei aveva potuto godere della compagnia di Bartholomew. Lui era proprio un dandy: portava scarpe con fibbie e tacchi, calze e brache erano impeccabili. Sopra la camicia con jabot, indossava un gilet rosso e la giacca nera; i capelli erano di un nero corvino, ben pettinati in una coda che usciva dal cappello a tricorno. Katie sapeva che lui amava particolarmente il festival Pirates in Paradise; infatti, insisteva sempre per andare a vedere gli spettacoli musicali e unirsi ai festeggiamenti, perché adorava fare com24


menti sui pirati moderni che vagavano per tutta Key West. «È tutto okay?» le chiese Clarinda, avvicinandosi cauta alla postazione di Katie per arrivare accanto alla sua sedia. «Stai di nuovo parlando da sola» le fece notare. «Uno dei ragazzi laggiù ti voleva offrire un drink perché pensava che stessi già un pezzo avanti.» Katie guardò il gruppo in cui si trovava il suo aspirante ammiratore e aggrottò la fronte quando si accorse che lo conosceva, anche se non sapeva perché. «Non voglio un drink, ringrazialo da parte mia. Stavo solo cantando la canzone sottovoce, tutto qui. Clarinda, chi è quel tipo?» L'amica si voltò e fece cenno di no con la mano. Il ragazzo si strinse nelle spalle. Aveva i capelli biondo rame, barba e baffi ben curati e sembrava essere sui trentacinque anni. Il suo aspetto era decisamente familiare, anche se di certo non lo incontrava tutti i giorni. «Ho come la sensazione che lo conosciamo, eh?» «Ma non penso che sia di qui» disse Katie. «Forse è sul giornale o in un torneo di pesca, qualcosa del genere» ipotizzò Clarinda. «Be', non facciamoci dei nemici. Ringrazialo e rifiuta, digli che non bevo mai quando lavoro. Stavo solo canticchiando la canzone tra me e me» spiegò Katie. «Certo, non ti preoccupare. Gli ho già detto che di solito non bevi quando sei al lavoro. Lui ha risposto che tutte le responsabili di karaoke bevono, ma io gli ho detto che tu invece non lo fai.» «Grazie. Cerca solo di essere gentile con lui; tanto io sono in grado di badare a me stessa» la rassicurò Katie. «Naturalmente! Ci sono io al tuo fianco» disse Bartholomew, «e la mia sciabola d'abbordaggio è sempre pronta a tagliare la gola di uno sporco bastardo.» Katie gli lanciò un'occhiataccia. 25


«Va bene, è vero, non riesco più a padroneggiare una spada, però posso fare lo sgambetto al bastardo» la tranquillizzò Bartholomew. «Modestia a parte, sono un grande artista dello sgambetto per essere un fantasma.» «Fantastico» borbottò Katie. «Cos'è fantastico?» le chiese Clarinda. «Che finalmente è quasi ora di chiudere. Marty sta per iniziare e il locale si sta svuotando, quindi... Ah! So cosa dobbiamo fare.» «Katie, io non canto...» «Andrà benissimo» la rassicurò Katie. Mentre l'amica tornava a controllare i clienti, Katie si rivolse a Bartholomew. «Vedi di stare zitto finché non finisco la serata, hai capito? Ti divertiresti tanto se mi rinchiudessero per infermità mentale?» «Qui a Key West? Al giorno d'oggi? Ma va'! Non ho mai incontrato una sola persona vagamente normale né tra gli abitanti né fra i turisti» ribatté Bartholomew. «Stai zitto una volta per tutte!» lo redarguì Katie. In realtà, non aveva idea di cosa gli avrebbe potuto fare, di come avrebbe potuto minacciare un fantasma. Da anni e anni ormai era tormentata da... da qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegarsi: vedere quelli che avevano attraversato il tunnel verso la luce, come dicevano molti. Bartholomew sbuffò risentito e andò ad appoggiarsi al bancone; recuperando subito il consueto buonumore, incrociò le braccia davanti al petto e si mise a origliare i discorsi delle persone che aveva intorno. Subito dopo Marty raggiunse il microfono per cantare la sua canzone. Il pubblico, sia locali sia turisti, andò in delirio e lui invitò tutti quanti al Fantasy Fest. Qualcuno gli chiese cosa fosse e Marty spiegò che era un po' come il Mardi Gras di New Orleans, in cui vengono eletti un re e una regina del Carnevale, un po' come Halloween e un po' come la festa più grande e scatenata che si possa im26


maginare. Gente in maschera, feste ed eventi speciali in tutta la città. C'era anche una sfilata di animali travestiti e umani svestiti, coperti solo dal body paint. Era un vero spettacolo, un momento di autentica gioia e fantasia per il cuore e per l'immaginazione. Era orgoglioso della sua spiegazione. Un'altra persona gli chiese informazioni sul Pirates in Paradise e Marty sembrò essere in difficoltà. Dopo averci pensato un po', disse che era simile al Fantasy Fest, ma non proprio uguale; c'erano feste di pirati, accampamenti di pirati, dimostrazioni storiche e poi, cavolo, molti facevano i gradassi e si beveva un sacco, ma le persone che volevano mascherarsi erano le benvenute. C'era la possibilità di assistere alla messinscena del processo di Anne Bonny, c'era tanto da imparare e si poteva andare in giro tutto il giorno a urlare: arrr, all'arrembaggio! e: corpo di mille balene! Verso le tre del mattino la folla finalmente si diradò e, nonostante le obiezioni di Clarinda, le due ragazze cantarono insieme una canzone presa da Jekyll and Hyde. Katie pensava che l'amica avesse una bella voce profonda, ma Clarinda non le credeva e accettava di cantare solo in tarda serata, quando il locale era tranquillo e comunque solo insieme a lei. Fino alle quattro il bar rimase aperto, ma Katie chiuse il karaoke già alle tre, in modo da dare alla gente il tempo di finire le consumazioni e pagare il conto. Dopo avere messo al sicuro l'attrezzatura per la notte – doveva solo accertarsi che il computer del karaoke e gli amplificatori fossero coperti e che i microfoni buoni fossero chiusi a chiave – era pronta per andare a casa a dormire. Clarinda la fermò sulla porta. «Senti, Jonas viene a prendermi tra un'oretta. Ti accompagniamo a casa noi, rimani qui.» Katie fece segno di no con la testa. «Va tutto bene. Sono cresciuta qui, ricordi? So come evitare gli ubriachi e...» 27


«Sì, ma qui ci sono anche delle bande, adesso» rispose Clarinda in maniera decisa. «Vado diretta a casa. Passerò per la Simonton, non attraverserò Duval Street. Andrà tutto bene.» Clarinda non era soddisfatta, ma Katie non aveva intenzione di lasciarsi convincere. Suo zio era a St. Augustine e Jon Merrillo si occupava del bar, quindi lei voleva sgattaiolare via senza essere fermata da nessuno. Il sabato seguente avrebbe ufficialmente preso possesso del museo di miti e leggende dei Beckett, perciò si sentiva nervosa e voleva essere ovunque tranne che al lavoro. «Vedi di fare attenzione, con quegli ubriachi!» le raccomandò Clarinda. «Tesoro mio, se c'è una cosa che ho imparato quando tu andavi a scuola è come trattare gli ubriachi. No, aspetta! Lo sapevamo già fare entrambe prima che tu partissi. Dai, non mi succederà niente e Jonas arriverà presto.» Stringendo a sé il borsone, la salutò e uscì dal locale. Alle quattro del mattino Duval Street era tutt'altro che spenta. Katie si domandò con una punta di sarcasmo cosa ne avrebbe pensato DuVal, il primo governatore della Florida, della strada che portava il suo nome. Di certo impediva che venisse dimenticato. A Key West c'era molta storia che non doveva essere dimenticata. Lo stesso nome dell'isola era un adattamento delle parole Cayo Hueso, Isola delle Ossa, e si doveva al fatto che all'orecchio degli inglesi, che avevano ottenuto la Florida dagli spagnoli, la parola hueso suonava come west. Tra l'altro, il nome era adatto, perché l'isola era la più occidentale delle cosiddette Isole dei Martiri, ovvero l'attuale arcipelago delle Florida Keys che gli spagnoli chiamavano in quel modo. In realtà, l'arcipelago delle Dry Tortugas era ancora più a ovest, ma ormai quel nome era stato dato ed era rimasto. I nomi delle strade si ispiravano 28


ai primi americani di Key West, come Simonton e i suoi amici, i suoi colleghi e le loro famiglie. Simonton aveva acquistato l'isola da uno spagnolo di nome Salas quando la Florida era divenuta un territorio americano. Salas, invece, aveva ricevuto l'isola in regalo o forse come risarcimento di un debito, dal governatore spagnolo che aveva preceduto quello americano. Inoltre, Key West aveva avuto anche un periodo di dominazione britannica; comunque, molto spesso, indipendentemente da chi fosse al potere, non l'aveva governata proprio nessuno. Sia il passato sia il presente di quel luogo erano pieni di colore. «Ami proprio tanto questo posto» le fece notare Bartholomew mentre camminavano fianco a fianco. Lei scrollò le spalle. «È casa mia. Se sei abituato ai meravigliosi colori dell'autunno in Massachusetts, allora quella è casa tua. Qui invece è tutto mare e follia. Sì, amo tanto questo posto.» Si fermò e si mise a guardare verso Simonton Street con aria inquieta. «Che succede?» chiese Bartholomew. «Non vedo niente. Neanche quella bellezza vestita di bianco sempre più tormentata, notte dopo notte.» «Le luci.» «Luci? Ce ne sono ovunque, fidati, mi ricordo bene com'era quando non c'erano» disse Bartholomew. «No! Ci sono delle luci accese nell'ingresso del vecchio museo Beckett. Il mio museo.» «Ufficialmente non è tuo fino a sabato, l'hai detto tu.» «È vero, sabato ho una riunione in banca, verrà anche Liam per aiutarmi a firmare gli ultimi documenti, però...» Non ci sarebbe dovuto essere nessuno nel museo. Craig Beckett era morto quasi un anno prima, a ottantotto anni; era un uomo adorabile, avrebbe potuto vivere molto più a lungo. Aveva una salute di ferro, ma la sua esisten29


za era legata a una storia d'amore vero. Dopo la morte della moglie, Leandra, che aveva circa sessant'anni, non si era mai ripreso. Non si era sparato un colpo in testa, non aveva ingerito un'overdose di farmaci, ma aveva perso l'amore per la vita. Liam Beckett, amico di Katie da quando lei era tornata – prima non erano stati amici perché Liam si era diplomato quando lei non aveva ancora iniziato le superiori – era stato nominato esecutore testamentario responsabile della proprietà e aveva progettato di abbattere il museo, piuttosto che investire per ristrutturarlo. L'edificio era rimasto chiuso per anni; Katie lo adorava quand'era bambina e aveva sognato per tanto tempo di riaprirlo. Aveva parlato con Liam finché non l'aveva convinto ad accettare. Invece David Beckett, cugino di Liam e corresponsabile dell'immobile, non aveva ancora dato una risposta sulla questione. Negli ultimi anni aveva lavorato in Africa, Asia, Australia o da qualche altra parte molto lontano e Liam era sicuro che a David non importasse granché della sorte di quell'edificio. Ammesso che si fosse fatto rivedere da quelle parti, era molto improbabile che si stabilisse nelle Keys. Da quando se ne era andato, quasi dieci anni prima, non era mai voluto tornare a casa. La sua ex fidanzata, che all'epoca l'aveva lasciato ma che era ancora il suo grande amore, era stata assassinata. Strangolata. L'avevano lasciata lì, nel museo di famiglia, al posto della leggendaria Elena Milagro de Hoyos. Lui era stato sospettato, ma aveva un alibi, i suoi nonni; in realtà, molte persone avevano dubitato di quell'alibi. Dopotutto, cosa ci si aspettava che dicessero dei nonni? Lui, però, non era scappato; aveva aspettato che le indagini iniziassero, era rimasto in città finché non si erano calmate le acque e poi se ne era andato per non tornare più. Katie sapeva che molte persone pensavano che le inda30


gini su di lui avrebbero dovuto essere più approfondite. Aveva un vago ricordo di David perché era stato un campione sportivo molto popolare tra i banchi di scuola. Anche Sean, il fratello di Katie, era appassionato di sport; era più grande di lei e conosceva meglio David Beckett. Incuriosita, Katie attraversò la strada. Era tutto tranquillo; i lampioni illuminavano la via, ma lì sulla Simonton la baraonda della Duval si era smorzata e sembrava lontana. Alzò lo sguardo sul museo dei Beckett. Sapeva per certo che all'inizio quell'edificio non era stato scelto per una ragione storica particolare. La casa era stata costruita verso la metà dell'Ottocento da Perry Shane, che poi se ne era andato per combattere con gli Unionisti nel New Jersey, la sua terra natale. Per molti anni a seguire, la casa era rimasta fra i tanti vecchi edifici che dovevano essere ristrutturati. Negli anni Venti la famiglia Beckett l'aveva acquistata perché era a buon mercato, un rudere di settant'anni. Ora era una delle Gran Dame della via: in pieno stile vittoriano, era circondata da porticati panoramici sia al pianoterra sia al primo piano e tutt'intorno all'abbaino correva un terrazzino con balaustra, il cosiddetto corridoio delle vedove, dal quale le donne dei marinai scrutavano l'orizzonte in attesa che i loro uomini tornassero dal mare. Katie non credeva che da lassù qualcuno fosse mai riuscito a vedere l'oceano o le barche di ritorno, però all'epoca della sua costruzione la moda voleva così. Un tempo, c'erano sei camere da letto al primo piano e due nella soffitta. Al pianoterra c'erano un salottino, la biblioteca, la sala da pranzo, la dispensa e i servizi. La cucina era fuori, a più di cinque metri dalla casa, e c'era anche una rimessa per le carrozze. Ora, entrando dalla porta principale, si accedeva all'ingresso del museo con i cancelletti girevoli. Il tour iniziava al primo piano, si girava intorno all'edificio attraverso le varie stanze fino ad arrivare 31


alla scalinata della servitù che portava al pianoterra e poi si svoltava ancora fino a ritornare all'ingresso. «Ma dove vai?» le chiese Bartholomew seguendola. «Voglio scoprire perché c'è la luce accesa» rispose Katie. «Perché c'è qualcuno là dentro, e tu non sei ancora la proprietaria. Potrebbe essere pericoloso.» «Potrebbero essere degli studenti che fanno casino. Li butterò fuori prima che facciano danni. Anche se Craig Beckett ha chiuso il museo qualche anno fa, le opere sono ancora tutte al loro posto» disse Katie. «E se non fossero studenti?» protestò Bartholomew. «Katie, non entrare là dentro.» «Tu sei qui con me, non mi succederà niente.» «Katie! Andiamo, svegliati, ragazzina! Ricordi? Io sono un fantasma. Mi piace ricordare i tempi in cui ero robusto e forte e potevo difendere una fanciulla con fermezza e vigore, ma se ti cacci in guai seri perché un criminale sta provando a sgraffignare qualcosa o a saccheggiare questo luogo...» «Bartholomew, perché un ladro dovrebbe accendere la luce?» gli chiese Katie. «Perché è ubriaco? Katie!» urlò Bartholomew, mentre lei oltrepassava con un salto la staccionata bianca che circondava il museo. «Katie!» «Che c'è?» «Assassinio, turpe assassinio!» gridò Bartholomew. Adorava citare e parafrasare Shakespeare. Katie si voltò e gli rispose da sopra la spalla: «Un assassino non accende la luce!». «Come fai a saperlo?» Lei lo ignorò e percorse il vialetto di pietra calcarea che portava alla scalinata del porticato e quindi all'ingresso. Sentì la presenza di Bartholomew proprio dietro di lei. Stava facendo una pazzia? No. Dopotutto il museo 32


stava per diventare suo e lei poteva chiamare la polizia in due secondi. Una volta entrata, non avrebbe acceso le luci, ma si sarebbe spostata per le stanze al buio solo per vedere cosa stesse succedendo. Conosceva bene quel posto. Si fermò un momento di fronte alla porta. Allungò la mano verso la maniglia e, non appena la sfiorò, la porta si aprì cigolando, come se un'improvvisa folata di vento l'avesse spinta. «Non sono stato io!» mormorò Bartholomew. Katie, spazientita, scosse la testa ed entrò. Notò che i pavimenti in legno pregiato, una volta splendidi, ora avevano sicuramente bisogno di manutenzione. Per anni gli operai erano entrati e usciti da lì e i loro stivali avevano danneggiato la superficie. Nell'area d'ingresso c'era ancora un vecchio registratore di cassa, mentre il bancone in mogano, dove una volta l'impiegato vendeva i biglietti, era meraviglioso. Era stato acquistato all'asta e, un tempo, era stato la scrivania di un capitano di veliero. La sedia girevole dietro il bancone era anch'essa antica, ma ancora comoda e molto bella. Katie riconosceva tutto, visto che solo qualche giorno prima aveva fatto il giro del museo con Liam Beckett. La luce che aveva visto dalla strada veniva dall'ingresso, più precisamente dal lampadario dell'atrio che illuminava l'ambiente in maniera soffusa. Katie aprì la bocca per chiedere se ci fosse qualcuno, ma non lo fece. Decise di non passare per i cancelletti girevoli perché il rumore sarebbe stato come un'esplosione. Si sedette sul vecchio bancone, tirò su le gambe e scese dall'altra parte. Il piano superiore appariva inquietante, da lì. Lungo la scalinata erano posizionate le riproduzioni di Ernest Papa Hemingway e della sua seconda moglie Pauline. La coppia era sempre stata uno dei pezzi forti del museo e l'ottanta 33


percento dei visitatori si fermava a fare le foto insieme ai due. «Non ti azzardare a salire quelle scale» le ordinò Bartholomew in tono severo. Katie fece un gran sorriso, quasi divertita dal suo atteggiamento. «Tu hai paura. Ma un fantasma non può avere paura. Per la miseria! E meno male che eri un pirata.» «Un corsaro. La mia imbarcazione aveva l'autorizzazione del governo» la corresse lui innervosito. «E poi non dire idiozie, non ho paura. O meglio, sì, ho paura per te, sciocca ragazzina. Ma cos'hai che non va? Io so per certo che la tua famiglia ti ha educato meglio di così. Le giovani donzelle innocenti non devono vagabondare per i vicoli bui.» «Ma questo non è un vicolo buio.» «No, infatti è peggio. Potresti rimanere intrappolata qua dentro.» «Non vado di sopra» lo rassicurò lei. Si spostò su un lato del museo e notò che stava andando in ordine cronologico inverso. Non voleva salire al piano di sopra, voleva solo capire cosa stesse succedendo. «Katie» la richiamò Bartholomew, sempre seguendola. Lei si voltò e lo fissò negli occhi. «Che c'è? Morirò di paura? Vedrò i fantasmi?» «È difficile che i fantasmi ti facciano del male. Le persone reali, la gente cattiva, i criminali, gli stupratori, gli assassini e i ladri... quelli ti faranno del male» rispose Bartholomew gravemente. «Soltanto un minuto... Diamo un'occhiata qui di sotto e poi chiamo la polizia. Oppure chiamo Liam, lui è un poliziotto. D'accordo? Voglio solo evitare di gridare al lupo.» «Cosa?» «Non voglio creare allarme se non ce n'è bisogno. Forse Liam è passato di qui e ha lasciato la luce accesa.» 34


«E anche la porta aperta?» chiese Bartholomew dubbioso. Katie alzò le spalle. Si spostò sulla sinistra, verso il punto in cui iniziava il tour una volta che i turisti erano arrivati al pianoterra. Nella prima stanza era ricostruita una delle storie più impressionanti di Key West, la storia della bambola. Da piccolo, Robert Eugene Otto aveva ricevuto in regalo una spaventosa bambola sulla quale una serva di famiglia, conoscitrice del vudù, aveva gettato una maledizione per vendicarsi. Per Robert Eugene Otto la bambola si trasformò in una vera e propria ossessione, al punto tale che le diede il suo stesso nome, Robert. Robert la bambola si spostava all'interno della casa e combinava guai in continuazione. Negli anni a venire, a causa della bambola, anche la moglie del vero Robert diventò pazza. Dal mondo psicotico di Robert si passava alla commemorazione di una storia tragica e tristemente vera, quella dei marinai morti a bordo della corazzata Maine che, nel 1898, era esplosa nel porto de L'Avana. L'opera raffigurava i marinai al lavoro sulla nave. Da qui, seguendo il tendaggio, si arrivava gradualmente in un'area dove alcuni ballerini si muovevano sullo sfondo del casinò Silver Slipper. La Prima Guerra Mondiale iniziò e finì; poi arrivò l'epoca del Proibizionismo, ma a Key West continuava a giungere senza problemi l'alcol di contrabbando proveniente da Cuba. Seguendo un percorso attraverso la dispensa, si arrivava all'altro lato della casa. Era tutto buio tranne che per la flebile luce che filtrava dall'ingresso. Ed ecco che, con l'anno 1931, Papa Hemingway tornava a comparire perché lo zio di Pauline aveva comprato alla coppia la casa in Whitehead Street come regalo di nozze. Katie sapeva a cosa andava incontro: la scena del Conte von Cosel con Elena de Hoyos. Si trattava in realtà di 35


una piccola zona del museo, racchiusa dal tendaggio, a cui si accedeva attraversando un arco. Era sempre stata un'opera molto apprezzata fino a quando la riproduzione della povera Elena non era stata sostituita con il corpo di una giovane donna strangolata. L'inizio della fine. Alle persone piacevano le storie bizzarre, romantiche o addirittura tragiche, ma con quell'avvenimento la paura era diventata troppo reale. L'eccentricità era quasi normale nelle isole Keys, ma la violenza vera era un'altra cosa e non era la benvenuta. Eppure c'era molto di più, pensò lei, davvero molto di più in quel museo. Era proprio triste che quella storia avesse attirato tanta attenzione. C'erano storie divertenti, come quella di Sloppy Joe che aveva spostato dall'altra parte della strada il suo bar in piena notte, dopo essersi arrabbiato per un aumento dell'affitto, oppure quella di Tennessee Williams che aveva composto il dramma Un tram chiamato desiderio all'hotel La Concha. Poi un'altra guerra, soldati e marinai, i blocchi stradali che avevano portato Key West a proclamare la secessione e a trasformarsi nella Conch Republic, la Repubblica della Conchiglia, anche se solo per poche ore. Tuttavia, qualsiasi avvenimento storico scompariva di fronte alla storia di von Cosel ed Elena; era così, da sempre. Curiosità morbosa. Andava davvero a letto con il cadavere? Oh, Dio, è disgustoso! Come faceva? Naturalmente Katie conosceva bene la storia, la sentiva raccontare da anni. Lei stessa l'aveva narrata più e più volte quando era al college e i suoi amici non credevano che fosse una storia vera finché non andavano a controllare su Internet. Era tragica, triste, raccapricciante, ma la gente ne era sempre attratta. Come quella notte. 36


Katie allungò il braccio per spostare la tenda che circondava l'opera. «No, Katie, non farlo!» disse Bartholomew sottovoce. Lei chiuse gli occhi per un istante. All'improvviso ebbe una gran paura di tirare la tenda e trovare un altro cadavere. Eppure... Doveva tirare quella tenda. Lo fece e urlò.

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Graffio sull'anima Il momento che Faythe temeva è giunto, la guerra tra clan è scoppiata e i nemici della sua famiglia hanno coinvolto nel conflitto una nuova, pericolosa specie di mutaforma. Per giunta, la tensione tra Marc e Jace è alle stelle, e lei sa di dover prendere una decisione. E che non sarà facile, perché per salvare il clan avrà bisogno di entrambi.

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Il marchio del diavolo Londra, 1804. Dimitri, Conte di Corvindale, ha stretto un orrendo patto con Lucifero, un patto che alla fine non è servito a nulla perché la sua donna l'ha lasciato. Da allora ha deciso di chiudere il proprio cuore all'amore. Ma i suoi propositi iniziano a vacillare quando incontra Maia... e il desiderio di "assaggiarla" si fa sempre più intenso.

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