Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Ghost Moon Mira Books © 2010 Slush Pile Productions, Llc Traduzione di Francesca Barbanera Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne giugno 2012 Questo volume è stato stampato nel maggio 2012 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 66 del 29/06/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
LINEA DEL TEMPO DI KEY WEST
1513 – Sembra che il primo europeo a scoprire la Florida per conto della Spagna sia stato Ponce de León. I suoi marinai, osservando da lontano le isole più a sud, le Keys, hanno l'impressione che le radici di mangrovia ricordino delle anime sconvolte dalla sofferenza e per questo chiamano l'arcipelago Los Martires, I Martiri. 1600 circa – Key West compare per la prima volta nelle carte geografiche e nelle mappe europee. I primi esploratori trovano per caso le ossa dei defunti delle tribù indigene e per questo l'isola viene chiamata Island of Bones o Cayo Hueso, Isola delle Ossa. Inizia l'età dell'oro della pirateria, dato che le navi che salpano dal Nuovo Mondo attraversano acque pericolose con enormi carichi di preziosi. 1763 – Il Trattato di Parigi assegna la Florida e Key West alla Gran Bretagna e Cuba alla Spagna. Gli spagnoli e la 5
popolazione indigena si vedono costretti ad abbandonare le isole e a trasferirsi all'Avana. Tuttavia, gli spagnoli sostengono che le Keys non facciano parte della Florida e che in realtà appartengano a L'Avana. Gli inglesi, invece, affermano che sono parte della Florida. In realtà, la disputa è solo una guerra di parole. Sulle isole, individui intrepidi vanno a pesca, abbattono alberi, cacciano tartarughe e sanno come evitare i pirati, con pochissimo controllo da parte delle autorità governative di qualunque paese. 1783 – Il Trattato di Versailles pone fine alla Rivoluzione Americana e restituisce la Florida alla Spagna. 1815 – La Spagna cede la proprietà dell'isola di Key West a un suddito leale, Juan Pablo Salas di St. Augustine, Florida. 1819-1822 – La Florida viene ceduta agli Stati Uniti. Pablo Salas vende l'isola a John Simonton per duemila dollari. Simonton suddivide l'isola in quattro parti: tre vengono rivendute a tre uomini d'affari di nome Whitehead, Fleming e Greene. Cayo Hueso inizia a essere conosciuta come Key West. 1822 – Simonton convince la Marina Statunitense a visitare il porto d'altura di Key West che aveva fatto da sfondo alla vivace attività di pirati, predoni di relitti e altri malviventi, mentre l'entroterra è ancora scarsamente sviluppato. Il porto avrebbe rappresentato per gli Stati Uniti un notevole vantaggio. Il tenente di Marina Matthew C. Perry, incaricato di valutare la situazione, stila un rapporto favorevole sul ruolo militare strategico della località, ma avverte il governo che la zona è piena di individui loschi, come i pirati. 6
1823 – Il capitano David Porter viene nominato Commodoro della Squadra Anti-Pirateria delle Indie Occidentali. Dopo aver assunto il comando, si comporta in modo spietato mettendo addirittura l'isola sotto legge marziale. Anche se gli abitanti lo detestano, a partire dal 1823 il fenomeno della pirateria inizia a essere arginato. Gli Stati Uniti assumono il pieno controllo di Key West, che diviene parte della Florida, e danno inizio a una vera e propria colonizzazione anche se, come sempre, gli americani che portano avanti questo processo provengono da molte località diverse. 1828 circa – Il recupero dei relitti di navi diventa un servizio importante a Key West e molti nell'isola partecipano a questa attività. Il volume di affari è talmente grande che nel giro di vent'anni l'isola diventa una delle aree con il reddito pro capite più alto degli Stati Uniti. Secondo alcuni, si tratta di una nuova pirateria che sostituisce quella tradizionale. In effetti, sebbene le attività di recupero e salvataggio siano legali e autorizzate, numerose navi vengono attirate verso un tragico destino da affaristi senza scrupoli. 1845 – La Florida diventa uno stato americano. Inizia la costruzione di un forte per proteggere Key West. 1846 – A Dry Tortugas inizia la costruzione di Fort Jefferson. 1850 – Il forte sull'isola di Key West viene intitolato al presidente Zachary Taylor. La costruzione di nuovi fari pone fine ai giorni dei naufragi e del recupero relitti. 7
1861 – Il 10 gennaio, la Florida si stacca dall'Unione. Il Forte Zachary Taylor rimane saldamente nelle mani degli Unionisti e svolge un ruolo primario nella strategia per sconfiggere la Marina Confederata e sorvegliare le navi contrabbandiere che forzano il blocco navale durante la guerra. La città di Key West viene divisa in due e rimane così per tutta la durata del conflitto. Viene iniziata la costruzione di due Torri Martello, la Torre Est e Ovest, con funzione di depositi di provviste; le paludi di acqua salata di Key West riforniscono entrambe le fazioni in guerra. 1865 – La Guerra di Aggressione Nordista termina con la resa del generale Lee presso il tribunale di Appomattox. Anche l'attività di recupero delle navi contrabbandiere si conclude. 1865 – Il dottor Samuel Mudd viene incarcerato a Fort Jefferson, Dry Tortugas, perché ritenuto colpevole di cospirazione per aver medicato John Booth, che si era rotto una gamba dopo avere assassinato il presidente Lincoln. Con la fine delle operazioni di salvataggio e della produzione di sale, l'industria del sigaro diventa un'attività fiorente. In seguito alla Guerra di Indipendenza Cubana, le Keys vengono invase da produttori di sigari, i quali, però, si spostano quasi subito a Ybor City. Un'altra attività importante per un certo periodo è la pesca delle spugne, ma presto anche i pescatori decidono di trasferirsi nelle acque di Tampa, sia perché le malattie si diffondono veloci tra i banchi di spugne dell'isola, sia perché la posizione geografica isolata non favorisce lo sviluppo del settore. 1890 – Viene costruito l'edificio, poi denominato la pic8
cola Casa Bianca, che serve da alloggio a un ufficiale della stazione navale. Il presidente Truman trascorrerà almeno 175 giorni in questa dimora, che sarà visitata anche da Eisenhower, Kennedy e molti altri esponenti politici. 1898 – L'esplosione della corazzata Maine nel porto de L'Avana contribuisce all'aggravarsi del conflitto ispanoamericano. La perdita della nave provoca una profonda commozione a Key West, da cui era salpata per L'Avana. 1900 circa – Nasce Robert Eugene Otto. All'età di quattro anni riceve in regalo la bambola che lui stesso chiamerà Robert e, con essa, nasce anche la leggenda. 1912 – Henry Flagler fa prolungare il ramo ferroviario della Overseas Railroad fino a Key West, creando un primo collegamento tra le isole e la terraferma. 1917 – Il 6 aprile gli Stati Uniti votano a favore dell'intervento nella Prima Guerra Mondiale. A Key West viene mantenuto il presidio militare. 1919 – La Prima Guerra Mondiale si conclude con il Trattato di Versailles. Anni '20 – Il Proibizionismo fornisce a Key West una nuova risorsa: il contrabbando di alcolici. 1927 – A Key West viene fondata la compagnia aerea Pan American, che si occupa del trasporto dei passeggeri in arrivo e in partenza per L'Avana. Carl Tanzler, Conte von Cosel, arriva a Key West e viene 9
assunto come radiologo al Marine Hospital, l'ospedale della Marina. 1928 – Ernest Hemingway arriva a Key West. Si dice che abbia scritto Addio alle armi mentre aspettava di ricevere la sua nuova spider. 1931 – Hemingway e la moglie Pauline ricevono in regalo la casa di Whitehead Street. Attualmente, esiste ancora una colonia di gatti a sei dita che discendono direttamente dalla sua gatta Snowball. Muore Elena Milagro de Hoyos. 1933 – Il Conte von Cosel trafuga dal cimitero il cadavere di Elena. 1935 – L'uragano del Labor Day distrugge la linea ferroviaria della Overseas Railroad e uccide centinaia di persone. La ferrovia non verrà mai ricostruita. La Grande Depressione colpisce anche Key West e l'isola, una volta la più ricca del paese, deve affrontare il dilagare della disoccupazione. 1938 – Viene completata l'autostrada Overseas Highway U.S. 1 per collegare Key West e le isole Keys alla terraferma. 1940 – Hemingway e Pauline divorziano e Key West perde il suo grande scrittore, che vi tornerà solo come turista. 1940 – Si scopre che Tanzler tiene in casa il corpo di Elena. Migliaia di persone accorrono per vedere il cadavere e10
sposto nei locali delle pompe funebri Dean Lopez. 1941 – 7 dicembre: una data che vivrà nell'infamia. I giapponesi bombardano Pearl Harbor e gli Stati Uniti entrano in guerra. Tennessee Williams arriva a Key West per la prima volta. 1945 – La Seconda Guerra Mondiale termina in Europa con l'armistizio del 14 agosto e negli Stati Uniti con la resa del Giappone, il 2 settembre. Key West tenta di ristabilire un sistema economico accettabile. 1947 – Si dice che Tennessee Williams abbia scritto la prima stesura di Un tram chiamato desiderio mentre alloggiava all'hotel La Concha in Duval Street. 1962 – Scoppia la crisi missilistica cubana. Il presidente John F. Kennedy ricorda agli Stati Uniti che Cuba dista solo 150 km. 1979 – Viene celebrato il primo Fantasy Fest. 1980 – Fidel Castro consente libero accesso al porto di Mariel e decine di migliaia di esuli cubani arrivano a Key West, fenomeno conosciuto come Mariel Boatlift. 1982 – Nasce la Conch Republic, Repubblica della Conchiglia. Nel tentativo di controllare l'immigrazione illegale e il traffico di droga, gli Stati Uniti stabiliscono un blocco stradale a Florida City, all'estremità settentrionale della U.S.1. Il traffico viene bloccato per 17 miglia e, il 23 aprile, il sindaco di Key West, Dennis Wardlow, risponde procla11
mando la secessione dagli Stati Uniti. Dopodiché dichiara la guerra e subito dopo la resa e, infine, richiede aiuti dall'estero. Dato che gli Stati Uniti non hanno mai reagito a questi avvenimenti, la Conch Republic esiste ancora in base alle leggi internazionali. L'obiettivo della politica estera della Repubblica è stato così riassunto: Attenuare le tensioni internazionali tramite la pratica dello humor. Sebbene gli Stati Uniti non riconoscano ufficialmente la decisione, l'intervento ottiene l'effetto desiderato: il blocco stradale che paralizzava il traffico viene rimosso. 1985 – Il cantautore Jimmy Buffett inaugura il suo primo ristorante Margaritaville a Key West. Il forte Zachary Taylor diviene Parco Statale della Florida, una splendida località per rievocazioni in costume, picnic e relax in spiaggia. Il cacciatore di tesori Mel Fisher riesce finalmente a trovare il relitto della Atocha. 1999 – Si svolge il primo festival Pirates in Paradise. Dal 2000 a oggi – Key West è di per sé un paradiso sgargiante, chiassoso, intrigante, ricco di storia e di luoghi per praticare sport acquatici o attività di famiglia e pieno di locali equivoci. La Gibilterra dell'Ovest offre la possibilità di fare immersioni, scovare relitti e sperimentare quello spirito d'avventura che la rende una meta straordinaria per un giorno o per tutta la vita.
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Prologo Il sole stava tramontando e i suoi raggi dipingevano il paesaggio e casa Merlin di una tinta rosso sangue. La dimora vittoriana, dall'aspetto alquanto singolare, era stata costruita su un minuscolo promontorio che sembrava una bizzarra appendice dell'isola di Key West. Unica nel suo genere, la struttura non aveva perso l'originaria eleganza nonostante si trovasse in un tale stato di abbandono da sembrare un luogo maledetto, infestato dai fantasmi, un'entità dotata di vita propria. Le finestre scure assomigliavano a tanti occhi che sorvegliavano le attività nei paraggi. Con il calare del buio uno strano gioco di luci e ombre creava un movimento palpitante lungo la facciata grigia, ormai sbiadita. Da anni quella casa dominava i dintorni, quieta e immobile, eppure viva... in attesa di qualcosa. Liam Beckett parcheggiò nel vialetto coperto di erbacce, terrorizzato da ciò che avrebbe potuto scoprire all'interno. I suoi pensieri fecero un lungo salto all'indietro nel tempo. In passato, quella era stata la casa di Kelsey che, dopo la morte della madre, era stata portata via dal padre. Cutter Merlin era invece rimasto lì, forse per piangere la scomparsa dell'unica figlia o forse perché il genero l'aveva abbandonato. Liam non lo sapeva, ma ricordava bene Kelsey. Era sta13
ta la nemica numero uno quando erano bambini, quella che gli sputava addosso palline di carta mentre lui scivolava alle sue spalle per spettinarle i capelli. Poi, a un certo punto, era nata una bella amicizia che presto si era trasformata nella prima cotta della sua vita, quando il maschiaccio dai capelli neri aveva lasciato il posto a una giovane donna snella e aggraziata. Non ce l'aveva fatta a dirle addio quando se n'era andata. E adesso... Raggiunse l'ingresso e bussò. La casa aveva una superficie di seicentocinquanta metri quadri e Cutter viveva solo, quindi non era il caso di preoccuparsi se non giungeva subito ad aprire. Premette il campanello, anche se era sicuro che non funzionasse da anni. Dall'interno non proveniva alcun rumore. Bussò di nuovo con più energia, ma non ci fu nessuna risposta. Fece un passo indietro e notò che la posta non veniva ritirata da tempo, proprio come aveva detto Jason Fried. Forse Cutter Merlin era partito, magari era andato in California a trovare la nipote. Ma non era così e lui lo sapeva. Negli ultimi dieci anni, Cutter Merlin non aveva mai lasciato l'isola. Si spostò sul retro. L'edificio poggiava su uno strato di roccia calcarea mista a corallo che digradava in un tappeto di sabbia e mangrovie. La residenza era circondata da alberi di pino e piccoli arbusti rinsecchiti dall'aspetto incolto, che accentuavano ancora di più l'atmosfera arida e sinistra di quel posto desolato. Liam conosceva un metodo infallibile per introdursi nell'abitazione: una volta Kelsey aveva dimenticato le chiavi, allora avevano attraversato il giardino, allora molto curato, per raggiungere la lavanderia sul retro. Sopra la la14
vatrice c'era un pannello fissato male che poteva essere rimosso in un attimo. Fece proprio così. Spostò il pannello allentato e si calò sulla lavatrice, poi scese a terra. Venne immediatamente assalito da un odore inconfondibile e allora seppe cosa doveva fare. Doveva cercare il corpo. Provò a premere l'interruttore, ma le luci della lavanderia erano fulminate. Immaginò che fosse trascorso un bel po' di tempo dall'ultima volta che qualcuno le aveva accese. La porta tramite la quale si accedeva alla cucina non era chiusa a chiave e si aprì non appena sfiorò la maniglia. Fece un altro tentativo con l'interruttore della cucina. Si accese una sola lampadina che emanava una luce pallida e fioca. Cutter Merlin si era preparato qualcosa da mangiare: un nugolo di mosche ronzava intorno a un piatto di zuppa di pomodoro e a un panino, ormai duro come il legno, che emanava un fetore tremendo, diverso dall'odore di morte, ma altrettanto ripugnante. Attraversò l'enorme sala da pranzo, dove un ampio finestrone esposto a nord offriva una vista mozzafiato sul mare. Uno strato di polvere ricopriva ogni oggetto e il lampadario sopra il tavolo era un intrico di ragnatele. «Cutter?» chiamò, sentendosi uno stupido che parla da solo. Era sicuro che l'uomo fosse morto. Nessuno avrebbe potuto resistere con un simile fetore nell'aria, un miasma che poteva quasi essere toccato. C'era uno scalino che conduceva al maestoso salone ufficiale. La luce della cucina era troppo debole per penetrare fin lì, così premette l'interruttore, ma non accade nulla. La stanza era invasa dalle inquietanti tonalità rosso sangue del crepuscolo, che però cominciavano a scurirsi. 15
Un tempo quello era stato un ambiente sfarzoso, con pavimenti in marmo italiano, eleganti tappeti e mobili stile Impero. Col passare del tempo, si era trasformato in una specie di deposito, ma non di souvenir, riviste e giornali. C'erano scatoloni ovunque. In un angolo, svettava una vera e propria armatura con accanto una bara vittoriana che, all'altezza della testa, aveva un'apertura dalla quale si scorgeva un dipinto raffigurante ciò che la morte avrebbe potuto mostrare. A un lato del camino era collocato un sarcofago, mentre dall'altra parte c'era un autentico altare voodoo. Sotto una teca di vetro era conservato un teschio raggrinzito proveniente dalla Nuova Guinea e un corvo impagliato troneggiava sulla mensola. Ovunque si posasse lo sguardo, c'erano manufatti provenienti da qualche parte del mondo, alcuni in ottime condizioni, altri consumati e malridotti. Le pareti erano ornate di teste di animali, maschere africane e lance piumate. Liam, distratto dall'enorme quantità di oggetti scarsamente illuminati, non si accorse subito del cadavere. A un certo punto, però, lo vide. Proprio come i reperti che collezionava, Cutter Merlin era ricoperto da una patina di polvere. Un ragno aveva tessuto la tela tra i suoi occhiali e il bracciolo della sedia a dondolo sulla quale era seduto. Fu un colpo al cuore. Naturalmente, Liam lo sapeva già. Non poté però fare a meno di rammaricarsi del fatto che nessuno aveva mantenuto i contatti con quell'anziano signore solitario. Cutter Merlin era sempre stato gentile con i bambini. Era solito narrare delle bellissime storie ambientate in terre lontane: in Asia, in Medio Oriente, nelle giungle del Sud America o tra le sabbie del deserto del Sahara. Poi però sua figlia era morta e il genero si era trasferito insieme alla nipote in un altro stato, così lui aveva deciso di rinchiudersi in casa con i suoi tesori. 16
Da allora avevano iniziato a circolare strane voci sul vecchio eremita e la sua collezione privata. Si diceva che praticasse la magia nera e che avesse fatto un patto con il diavolo. E ora... Era lì seduto, immobile, con un libro tra le mani mentre il pulviscolo gli danzava intorno nell'aria rossastra. Vecchio e debole, con i lunghi capelli candidi e le guance ricoperte di peluria bianca... sembrava quasi che potesse parlare. Ma, naturalmente, non avrebbe parlato mai più. «Oh, Mr. Merlin!» mormorò, avvicinandosi. Notò che aveva la bocca leggermente aperta e gli occhi spalancati dietro le lenti degli occhiali, come se fosse morto guardando il maestoso ingresso della sua dimora, terrorizzato da ciò che vedeva. Il suo volto esprimeva un orrore tale che Liam non poté fare a meno di voltarsi verso l'atrio. Non c'era niente lì. Appoggiò un ginocchio a terra per esaminare meglio il cadavere. Sapeva che quell'odore di morte gli sarebbe rimasto addosso anche dopo aver lasciato la casa, ma non gli importava. Conosceva quell'uomo, era un vecchio e triste signore che aveva dato tanto agli altri ed era morto solo, in preda al panico. Sospirò scuotendo la testa, poi prese il cellulare e avvisò la polizia del ritrovamento; presto l'avrebbe raggiunto il medico legale. Non c'era un gran bisogno di affrettarsi, ormai Cutter Merlin era morto. Tutto a un tratto, dalla bocca del cadavere spuntò il ragno che aveva tessuto la tela sugli occhiali e Liam non poté trattenersi dal sobbalzare mentre un brivido gli percorreva la schiena. Si rallegrò che nessuno avesse assistito a quella reazione spaventata. Si concentrò sul libro che il vecchio teneva in mano. Era molto grande e le pagine avevano un fregio dorato. A un primo esame, dedusse che doveva avere almeno cento anni. Sollevò con cautela la copertina, ma la luce rossa 17
del tramonto stava diventando sempre più scura e fu costretto a prendere la torcia per leggere il titolo. Difendersi dalla magia nera. Il vecchio teneva anche un'altra cosa in mano. Liam sapeva di non dover toccare il corpo prima dell'arrivo del medico legale, ma era molto curioso e non credeva che si trattasse di un caso di omicidio. Un anziano signore si era spaventato ed era morto di infarto. Aveva lasciato i guanti in macchina, quindi utilizzò la torcia per spostare la mano e vedere cosa stringeva tra le dita. Il cadavere aveva superato da tempo la fase del rigor mortis, per cui riuscì facilmente ad allentare la presa. Era un cofanetto, un piccolo scrigno d'oro simile a un portagioie con il coperchio sollevato, che serviva a conservare qualcosa di speciale. Lui non aveva mai fatto il chierichetto, ma da ragazzino i suoi lo portavano a messa tutte le domeniche, per cui non gli ci volle molto a capire che si trattava di un reliquiario. Al suo interno c'era una pallina in oro filigranato e il primo oggetto sembrava fatto su misura per contenere il secondo. In grembo, sotto il libro, Cutter teneva un fucile a canne mozze. «Che stavi combinando, vecchio mio?» domandò Liam. Scosse la testa, si alzò e gettò un'altra occhiata intorno. In quella stanza scatole, bauli e oggetti di ogni tipo erano stati ammucchiati alla rinfusa e pezzi inestimabili erano mischiati a cianfrusaglie prive di valore. Ormai le ombre scure della sera avvolgevano ogni cosa come tante dita ossute e tentacolari. Liam attraversò il salone e raggiunse il portone principale per esaminarlo, illuminandolo con la torcia. Curioso. Cutter Merlin si era preparato la cena, una semplice zuppa con un sandwich, però, invece di mangiare, aveva preso un libro e un vecchio cimelio e si era accomodato sulla sedia a dondolo 18
accanto al focolare per tenere d'occhio l'ingresso. Proprio come se stesse aspettando qualcuno, armato di un tomo e di un cofanetto d'oro, oltre che del fucile a canne mozze che, in ogni caso, non aveva puntato contro nessuno dato che giaceva lì, appoggiato sulle sue gambe, sotto il libro. Cutter Merlin aveva la fama di essere un tipo eccentrico. Negli ultimi anni la gente si riferiva a lui come all'eremita pazzoide. Inoltre, onde evitare che i bambini giocassero vicino alla riva e rischiassero di finire in acque profonde, tutti i genitori della zona avevano preso a raccontare ai loro figli che quell'uomo era completamente matto e che forse era il demonio in persona. La porta era ermeticamente chiusa e c'erano ben tre catenacci. Sembrava proprio che con la vecchiaia quell'uomo avesse sviluppato una terribile paura di ricevere qualche ospite indesiderato. Ma chi? Probabilmente erano comparsi i primi segni di demenza senile o forse soffriva di Alzheimer, ma nessuno lo sapeva e a nessuno importava. Liam si sentì terribilmente in colpa; come avevano potuto dimenticarsi tutti di quell'uomo? Tornò accanto al corpo. Cutter fissava il portone con un'espressione terrorizzata... e allo stesso tempo risoluta. Tra le dita stringeva il cofanetto d'oro come se la sua vita dipendesse da quell'oggetto. «Povero vecchio» si rammaricò. «Mi hai sempre trattato bene e io mi sono dimenticato di te. Mi dispiace tanto.» L'auto del medico legale si stava avvicinando, così Liam tornò al portone. Stava per aprire i catenacci, ma si fermò pensando che quella morte meritava un'indagine più approfondita. Andò in cucina e prese uno strofinaccio per poter sbloccare le chiusure senza lasciare impronte. Nella sua lunga carriera Franklin Valaski aveva lavorato 19
a decine di casi di morte naturale e non naturale. Aveva quasi la stessa età di Cutter Merlin o, per lo meno, così sembrava. Forse tutti quegli anni passati faccia a faccia con la morte l'avevano fatto invecchiare più in fretta e gli avevano conferito quell'aspetto da vecchio bulldog. Era basso, corpulento e pieno di rughe, oltre che un eccellente professionista. Con lui c'era anche uno degli assistenti dell'obitorio, che spingeva una barella. «E così anche il vecchio Merlin è passato a miglior vita, eh?» commentò Valaski, scuotendo la testa. «In tutta onestà, mi ero quasi dimenticato che questa vecchia canaglia fosse ancora qui.» «Triste, vero?» mormorò Liam. «Sembra un infarto.» «Fammi strada» rispose il medico e, a un cenno del poliziotto, raggiunse la sedia a dondolo. Il giovane assistente gettò un'occhiata intorno a sé e sul suo volto comparve un'espressione esterrefatta. Non conosceva Merlin!, dedusse Liam stupito. Non poté fare a meno di pensare a Kelsey. Sua madre era morta in quella casa, ma non sapeva molto di più al riguardo... Quand'era successo, aveva solo quindici anni e aveva accettato la spiegazione che era stata data: un tragico incidente. Subito dopo, il vedovo aveva deciso di fuggire con la figlia da Key West e dal luogo in cui la sua amata aveva perso la vita, decisione che aveva spezzato il cuore al giovane Liam. Del resto, anche buona parte dei suoi compagni di classe era in adorazione di Kelsey... In quella fase dell'adolescenza i maschi sono più immaturi delle loro coetanee. Lei era una forza della natura, sempre sorridente e piena di vita. Da piccola era uno scricciolo lentigginoso con due grossi codini, ma era improvvisamente sbocciata rivelando un fisico strepitoso. La massa ribelle di capelli scuri si era trasformata in una chioma morbida e lucente di un 20
castano così profondo da sembrare quasi nero corvino. Le lentiggini erano scomparse e gli occhi avevano preso un'incredibile tonalità azzurra, la più intensa che lui avesse mai visto. Era sempre cordiale con tutti e trattava con gentilezza i compagni che venivano presi di mira dai più prepotenti; rifuggiva con convinzione le cheerleaders e le varie associazioni studentesche che considerava una manifestazione di cieco fanatismo. Quando qualcuno faceva una battuta su Cutter Merlin, lei spalancava gli occhi e affermava con convinzione che suo nonno era il demonio, poi si metteva a ridere e diceva che era solo un avventuriero e che, fino ai sessanta anni, aveva viaggiato in tutto il mondo, combattendo contro le tribù primitive delle isole del Pacifico e cavalcando i cammelli nel deserto del Sahara. Lo difendeva a spada tratta, spiegando che era l'esploratore più intraprendente del pianeta. Era stato perfino al Polo Nord! Liam si rese conto che non pensava più a Kelsey da molto tempo. Qualche anno prima aveva saputo che il padre era morto a causa di una febbre violenta. L'aveva scoperto molto dopo il funerale, ma le aveva comunque scritto un'e-mail di condoglianze; anche se avesse conosciuto il suo indirizzo, di certo era troppo tardi per mandare dei fiori. Naturalmente, le circostanze attuali gli imponevano di trovarla, ovunque fosse. Probabilmente viveva ancora in California... Gli era giunta voce che facesse la disegnatrice di cartoni animati. In effetti era sempre stata una brava artista. Doveva scoprire il suo numero di telefono perché, se un'e-mail poteva andare bene per farle le condoglianze dopo un lutto, informarla della morte del nonno era tutta un'altra cosa. Non aveva idea di come avrebbe reagito a quella notizia; era quasi certo che Kelsey non avesse mai rivisto Cutter Merlin dopo aver lasciato Key West. 21
«Che strano...» disse Valaski. «Cosa?» domandò Liam, avvicinandosi. «A prima vista direi che la causa del decesso è una trombosi coronarica, però...» «Però?» «Non so, sembra quasi che sia morto per lo spavento» osservò il medico legale. «Era un uomo anziano e probabilmente non riceveva le cure mediche necessarie; forse soffriva di allucinazioni» ipotizzò Liam. «Mmh... Tuttavia è molto strano. Quest'uomo viveva in mezzo a mummie, teste rimpicciolite, bare e oggetti voodoo, animali impagliati, ossa, carne pietrificata. Non doveva essere un tipo che si spaventava tanto facilmente.» «Sì, ma era anziano» replicò Liam. Anziano e dimenticato da tutti, pensò tra sé e sé. «Certo, ma la cosa più strana...» La voce si spense a metà della frase, come se fosse assorto nei suoi pensieri. O nei ricordi. «Valaski?» lo sollecitò Liam. Lui alzò lo sguardo e scrollò le spalle come per tornare alla realtà. «Niente di incredibile, in realtà, solo che... Be', sul suo volto c'è la stessa espressione che aveva la figlia. Di sicuro ti ricordi di lei, Chelsea Merlin Donovan. Non dimenticherò mai quella donna, era davvero bellissima. Morì per una caduta accidentale, proprio su quella splendida scalinata laggiù. Aveva il collo spezzato, eppure... sul suo viso c'era questa stessa identica espressione. Me lo ricordo come se fosse ieri. Il marito la teneva fra le braccia e piangeva disperato. Era caduta dalle scale, ma aveva gli occhi spalancati e la bocca socchiusa come se avesse visto la cosa più terrificante dell'universo. Proprio come Cutter. Buon Dio, che cosa stavano guardando prima di morire?» 22
1 Kelsey Donovan era a casa e stava lavorando al tavolo da disegno illuminato da una luce intensa, quando squillò il telefono. Rispose sovrappensiero. «Sì?» «Kelsey? Parlo con Kelsey Donovan?» Strano, pensò in seguito, che non avesse immediatamente riconosciuto la voce di Liam Beckett, ma era passato molto, moltissimo tempo dall'ultima volta in cui l'aveva sentita e, all'epoca, erano ancora ragazzini. Aveva un timbro basso e profondo e una cadenza da uomo istruito e deciso, con un lieve accento del sud. Era normale visto che entrambi erano cresciuti in una città della parte meridionale degli Stati Uniti. Si trattava, però, di una località atipica sia per quella zona che per il resto del paese: Key West era un miscuglio di nazionalità, epoche, accenti e persone provenienti da tutto il pianeta. Tuttavia... «Sono Liam.» «Liam Beckett?» «Sì, Kelsey. Salve. Mi dispiace di averti chiamato. Be' no, non mi dispiace di averti chiamato. Mi dispiace per la notizia che devo comunicarti.» Le sembrò che il cuore le sprofondasse nello stomaco. «Si tratta di Cutter, vero?» chiese. 23
«Temo di sì.» Rimase in silenzio per un po'. «Mi dispiace, ma è morto un paio di giorni fa. Lo abbiamo appena trovato.» Il cuore non poteva scendere più giù dello stomaco, no? Ebbe la sensazione che dolore e rimpianto le pervadessero ogni fibra del corpo. Era umano, cercò di dirsi, rimandare a domani ciò che si dovrebbe fare oggi. Non era mai tornata. Accidenti, perché non era mai tornata? Voleva farlo, l'aveva promesso a Cutter Merlin, il suo unico parente ancora in vita. Però... Anche dopo la morte del padre, continuava ad aver paura di tornare in quella casa cupa e vuota. «Kelsey, ci sei ancora?» «Sì, ci sono. Sono... Grazie. Ti ringrazio di avermi chiamato.» «Figurati.» Rimase in silenzio, poi si schiarì la gola con un certo imbarazzo. «È ovvio che ci sono delle questioni da sistemare. La proprietà spetta a te, così come spetta a te anche prendere le decisioni per il funerale.» «Uhm...» Non era in grado di pensare. Non voleva. Non voleva rimanere seduta lì a riflettere su quanto fosse stato meschino e insensibile non tornare sull'isola. Qualunque cosa fosse successa quando era una ragazzina e indipendentemente dalle opinioni di suo padre, non riteneva che suo nonno fosse colpevole. In realtà, lui non aveva mai affermato che Cutter era malvagio, anzi aveva sempre sostenuto che fosse una brava persona. E non aveva nemmeno definito la casa malvagia. Ma c'era qualcosa che non la convinceva. Suo padre era certo che la morte della moglie non fosse stata un incidente e aveva portato via la figlia da quel posto proprio per tenerla lontana da Cutter Merlin. In ogni caso, quell'uomo era stato suo nonno e lei era sangue del suo sangue. 24
Dopo la morte del padre, aveva parlato al telefono con lui e gli aveva detto che sarebbe andata a trovarlo, però il dolore per quella perdita era stato troppo forte e lei aveva faticato molto a rimettere ordine nella sua vita dopo il lutto. E poi... e poi... Anche se avrebbe voluto andare a trovarlo, non l'aveva mai fatto e adesso le cose erano precipitate, anche lui se ne era andato. Si sentiva una persona orribile. Liam aveva detto che lo avevano appena trovato, ma... era spirato già da qualche giorno: aveva affrontato da solo la morte così come la vita. «Kelsey?» «Sì, ci sono.» «Il suo avvocato era Joe Richter. Ti mando un sms col numero di telefono e l'indirizzo. Puoi venire qui di persona oppure lasciare che se ne occupi lui.» «Certo. Grazie.» Continuava a sentirsi inebetita e sopraffatta dal rimpianto. Non si piaceva affatto in quel momento. Cercò di scuotersi, voleva capire perché era stato Liam a chiamarla. «Come mai sei stato tu a chiamarmi?» chiese. «Adesso faccio il poliziotto. Ultimamente ci sono stati dei cambiamenti al dipartimento, così... A ogni modo, sarà stato a causa dei vecchi tempi. Quando il postino ha riferito che Cutter non ritirava la corrispondenza da alcuni giorni, sono andato a casa sua. L'ho trovato io.» Il poliziotto. Certo, Liam faceva il poliziotto. Aveva sempre avuto l'ambizione di risolvere i misteri, di mettere insieme i pezzi di qualunque rompicapo. Una volta, a scuola, era scomparso un topo da laboratorio e lui aveva scoperto che era stato Sam Henley a rubarlo per portarlo a casa, allora aveva finto di aver trovato le sue impronte sulla gabbia; Sam se l'era fatta 25
sotto e alla fine aveva confessato tutto. Chiuse gli occhi e pensò a Liam, poi a Cutter. Era morto. «È stato un infarto?» chiese. Liam esitò un momento prima di rispondere. «Sembra di sì, ma il corpo è ancora al reparto di medicina legale. Sai, la solita procedura.» La sua voce aveva un tono strano!, considerò lei. «Per favore, Kelsey, chiama Joe e comunicagli le tue decisioni. Ti dedichi ancora al disegno?» Ci mise un po' a capire la domanda, sorpresa dal fatto che si ricordasse di quel particolare della sua vita. «Faccio la disegnatrice di fumetti per un giornale e realizziamo anche cartoni animati sul web. Il mio socio si occupa dell'animazione e ce la caviamo piuttosto bene. Ti ringrazio per l'interesse.» «Ottimo. Allora...» Si interruppe. Era un poliziotto e aveva tanti impegni. «Grazie, Liam. Sono felice che sia stato tu a darmi la notizia.» «Mi dispiace, Kelsey. Immagino che non vedessi Cutter da un bel po'.» «Be', comunque ci siamo sentiti» replicò lei. Dal tono di voce sembrava che stesse sulla difensiva! «Stammi bene» concluse Liam. «Certo, grazie. Anche tu.» Dopo quella telefonata, Kelsey rimase immobile per parecchi minuti. Il buio invase lentamente la stanza. L'unica luce rimasta era quella del tavolo da disegno. Le piaceva il posto in cui viveva. Spesso la gente pensava che Los Angeles fosse una specie di inferno popolato da facce di plastica e soffocato dal traffico. In realtà, a Hollywood tutto era a portata di mano. 26
Non doveva fare molta strada per andare al lavoro e poteva addirittura farlo da casa. Nei dintorni c'erano teatri e locali di ogni genere e la sua vita, dignitosa e ricca di impegni, si dipanava piacevolmente giorno dopo giorno in un quartiere pieno di bar e caffè, di cui lei conosceva tutti i proprietari. Non c'era nessun bisogno di tornare a Key West. Poteva chiamare Joe Richter e chiedergli di sistemare tutto. No, non poteva. Doveva essere lei in prima persona a organizzare un funerale decoroso per Cutter. Le arrivò da Liam il messaggio con i dati di Joe. Decise che avrebbe chiamato la mattina dopo. Ruotò la sedia verso il computer, si collegò a vari siti di linee aeree e, alla fine, prenotò un volo per Key West. Stava per tornare a casa. In quel momento, si ritrovò a pensare a suo padre. Era stato una brava persona. Aveva amato tanto la moglie e la figlia. Probabilmente aveva voluto un gran bene anche a Cutter Merlin. Tuttavia, quando l'aveva portata via da Key West e lei gli aveva chiesto spiegazioni, aveva dichiarato: «Questo posto non è sicuro, piccola. È troppo pericoloso rimanere vicino a Cutter, a quella casa o... a quello che lui ha fatto. Quell'uomo non sarà mai al sicuro, né da vivo... né da morto». Quando Liam ricevette la chiamata non era in servizio; si trovava all'O'Hara e stava cenando con pesce e patatine fritte, il piatto del giorno. Anche suo cugino David era un cliente abituale, dato che era in procinto di sposare Katie, nipote di Jamie O'Hara e conduttrice del karaoke proprio in quel locale. Erano cresciuti tutti insieme; Liam era sempre rimasto a Key West mentre David era tornato da poco, dopo aver vissuto in diversi posti. Anche il fratello di Katie, Sean, 27
aveva lavorato per molti anni in giro per il mondo e, come David, si era dedicato prima alla fotografia e poi alle riprese cinematografiche. C'erano molte altre persone all'O'Hara, amici e amiche di ogni età, gente del posto che frequentava regolarmente il locale bazzicato, comunque, anche da numerosi turisti. In effetti, l'economia di Key West era interamente basata sul turismo. Il pesce era fresco e squisito, ma Liam non riuscì a gustarlo perché, proprio mentre stava assaporando i primi bocconi insieme a David che parlava dei preparativi delle nozze, Jack Nissan lo chiamò dalla stazione di polizia. «Ho appena ricevuto una telefonata, sta succedendo qualcosa a casa Merlin. So che sei interessato al vecchio e che hai contattato la nipote. Pensavo che volessi andare a controllare di persona» gli disse. «Mi dispiace di averti disturbato.» «Chi ha chiamato e perché?» «Ha chiamato la signora Shriver; era sul molo e ha notato delle luci accese all'interno della casa. Dato che sapeva che il proprietario è morto... Devo mandare qualcuno di pattuglia a controllare?» «No, Jack, grazie. Vado io.» «Che succede?» s'informò David. «Hanno segnalato delle luci in casa Merlin.» «Vuoi che venga con te?» «No, non preoccuparti, ci vediamo fra poco.» Mentre si dirigeva verso la macchina, Liam si accorse che qualcuno lo stava seguendo. Si girò. Era Bartholomew. Non tutti potevano vedere Bartholomew e, a dire la verità, lui era stato uno degli ultimi del gruppo a riuscirci. Bartholomew era morto da tantissimi anni, nel XIX secolo. Per molto tempo aveva seguito Katie O'Hara come 28
un cagnolino, poi, per qualche motivo, era diventato l'ombra di Sean, e adesso che tutto era tranquillo e gli altri conducevano un'esistenza regolare, presi come erano dalle loro storie d'amore, aveva deciso di tampinare lui. Quella situazione aveva dell'incredibile. Quando aveva ascoltato suo cugino e gli altri parlare di Bartholomew, aveva pensato che si trattasse di una specie di allucinazione di massa provocata dalla situazione di pericolo in cui si erano trovati. Poi, però, il fantasma aveva deciso che era giunto il momento di prendersi cura di lui. Era successo dopo i fatti di Haunt Island, quando aveva saputo da David del ruolo deciso svolto da Bartholomew nella vicenda. In un primo momento vedere un fantasma era stata un'esperienza decisamente sconvolgente, anche perchÊ fino a quel momento aveva sempre creduto che si trattasse di sagome nebulose accompagnate dal rumore di catene. Vedere Bartholomew, invece, era come avere accanto uno dei tanti individui travestiti da pirati che si aggiravano per Key West durante i festival. Il pirata, o meglio corsaro, era stato una brava persona. Si esprimeva bene e aveva aiutato tutti loro in momenti di grande pericolo. Liam trovava ancora irritante il fatto di essere seguito da un fantasma che solo pochi altri riuscivano a percepire, un uomo che indossava un'elegante redingote di broccato, una camicia con jabot sotto il gilet e un cappello a tricorno. Trattandosi di Key West, dove si tenevano il Fantasy Fest, il Pirates in Paradise e gli Hemingway Days, non gli sarebbe dovuto sembrare cosÏ strano essere seguito da qualcuno con quell'abbigliamento, o anche senza niente addosso. Infatti, anche se era proibito andare in giro nudi, molti lo facevano durante il Fantasy Fest, quando il body paint impazzava per le strade. 29
Katie O'Hara era l'unica a possedere fin dalla nascita il sesto senso, quel dono o quella maledizione, a seconda di come la si voglia definire, che consente di vedere ciò che agli altri sfugge. Un tempo, Liam pensava che nessun altro possedesse quelle stesse capacità, poi però ognuno di loro era riuscito a sopravvivere in situazioni che non potevano certo essere definite normali. Avevano scoperto che nel mondo esistevano forze non visibili a occhio nudo. E ormai lui sarebbe dovuto essere abituato alla presenza di Bartholomew. Da vivo il fantasma era stato di sicuro un individuo di notevole fascino ed eleganza. Anche da morto era un tipo interessante: perspicace e con un grande senso della giustizia. «Che c'è?» domandò Liam, voltandosi verso di lui. Bartholomew si arrestò di colpo. «Cosa significa: che c'è? Cutter Merlin è stato trovato morto in condizioni del tutto anomale e, come ben si sa, la casa aveva una dubbia fama. Potresti aver bisogno di me.» «Scommetto che sono solo degli sciocchi ragazzini. Sanno che il proprietario è morto e vogliono provare il brivido di entrare in una casa infestata dai fantasmi.» Bartholomew alzò le spalle. «Sto solo facendo un giro» commentò. «Non l'ho mai vista, ma sembra un posto decisamente particolare e mi affascina.» Liam fece un profondo sospiro e si arrese. «D'accordo, andiamo.» Era naturale che tutti, vecchi e giovani, fossero affascinati da casa Merlin e la considerassero un luogo stregato. Una volta era stata certamente una splendida dimora, ma l'azione distruttrice del tempo e il fatto che fosse abitata da un vecchio solitario come Cutter Merlin le avevano conferito un'aura di decadimento già molto tempo prima 30
che il proprietario morisse. E poi, inutile negarlo, Cutter aveva collezionato cose rare e strane, persino resti umani come mummie e teschi raggrinziti. Per arrivare a casa Merlin bisognava percorrere poco più di un miglio lungo Duval Street, Front Street e la strada che costeggiava la piccola penisola. Liam parcheggiò l'auto nel cortile ricoperto di erbacce. Scese e si guardò intorno, ma non c'era nessuna luce, nemmeno quella del portico, che lui aveva lasciato accesa dopo che era stato portato via il corpo di Merlin. Si era fulminata la lampadina? Oppure all'interno c'era qualcuno in vena di scherzi? «È una dimora inquietante» commentò Bartholomew. Liam si limitò ad alzare le spalle dirigendosi verso il portico. Girò la maniglia della porta principale e scoprì che non era chiusa a chiave. Sapeva per certo che era stata chiusa a chiave e che anche l'entrata alla lavanderia era stata sigillata. L'avvocato, Joe Richter, aveva l'altro mazzo di chiavi. Entrò. Nella casa aleggiava ancora un'atmosfera di morte. Spinse l'interruttore vicino alla porta di ingresso, ma non successe niente. Accese la torcia elettrica che aveva in mano per illuminare l'ambiente. Uno strano sussurro sembrò diffondersi in tutta la casa. Tentò di ricostruire mentalmente la disposizione delle stanze. La porta di ingresso si affacciava verso sud, in direzione del centro storico di Key West. A sinistra c'era lo studio e, dietro, un laboratorio. Di fronte si stendeva il salone con una porta che conduceva alla sala da pranzo. La cucina, alla quale si poteva accedere sia dal salone che dalla sala da pranzo, occupava tutto il retro della casa. Al centro si ergeva una maestosa scalinata. Quella su cui era morta la madre di Kelsey. Quando era successo lui non c'era; aveva visto l'amica 31
solo al funerale, a cui aveva partecipato quasi tutta la città. Durante l'intera cerimonia lei era rimasta in piedi, pallida in volto e con un'aria stoica, cercando di apparire forte come una roccia per amore del padre e di Cutter. Al termine della funzione, amici e vicini avevano dato una mano a disporre il cibo sulle credenze e sul tavolo della sala da pranzo, conversando tra loro, poi, uno alla volta, se n'erano andati. Lui era rimasto solo con Kelsey, le aveva sussurrato poche parole stringendola forte, mentre era scossa da singhiozzi irrefrenabili, che l'avevano sfinita al punto che era stato necessario prenderla in braccio per portarla a letto. Era stato lui a farlo, con l'autorizzazione del padre, e nonostante le rimostranze di Cutter. «Le assicuro, signore, che non è pesante» aveva replicato. Distesa sul letto, Kelsey si era però aggrappata a lui, così le era rimasto vicino al buio fino al momento in cui, sfinita dal dolore, era stata davvero vinta dal sonno. Solo allora se ne era andato in punta di piedi. E non l'aveva più vista. Non poteva pensare a Kelsey o al passato in quel momento. Lui non era più lo stesso e di certo anche lei era cambiata. E la casa, sicuramente, non era più quella di una volta. Sembrava una carcassa, il guscio vuoto di quello che una volta era stato il rifugio di una famiglia felice. Era comunque un obbligo tenere lontani ladri e malintenzionati fino a quando Kelsey non avesse deciso cosa fare. Ai lati della scalinata c'erano due passaggi ad arco che conducevano rispettivamente alla sala da pranzo e al soggiorno, un ambiente più informale del salone nel quale la famiglia si riuniva abitualmente in epoca vittoriana. Il camino era a doppia apertura e si affacciava sia sullo studio di Cutter sia sul salone. Anche se, persino in pieno inver32
no, succedeva di rado che la temperatura scendesse al di sotto dei dieci gradi, poteva capitare di sentire freddo dato che il clima subtropicale era molto umido. Liam aveva trovato Cutter seduto sulla sedia a dondolo vicino al caminetto. Illuminò il salone con la torcia elettrica. C'era un silenzio denso e persistente, mentre scatoloni erano disseminati sul pavimento e teste di animali morti da tempo lo fissavano dall'alto, nel regno indisturbato dei ragni e della polvere. «Dio mio! Dio mio!» La voce proveniva dalla cucina. Preoccupato, Liam attraversò il salone e, cercando di evitare scatoloni, ceste e statue, si mosse silenziosamente per raggiungere la stanza. Mentre con la torcia illuminava il muro di fronte a sé, un grido raccapricciante squarciò l'aria facendolo sobbalzare per lo spavento; persino Bartholomew rimase senza fiato. «Che diavolo...?» «Oh, mio Dio! Sei vivo, sei reale!» La luce illuminò tre persone giovani, due ragazzi e una ragazza. Adolescenti, come aveva immaginato. Sembravano dei cerbiatti sorpresi dai fari di un'auto, mentre lo fissavano con lo sguardo atterrito e la faccia livida. «Sì, sono reale» rispose Liam con irritazione. «Voi chi siete e che ci fate qui? Vi siete introdotti abusivamente in una proprietà privata.» Fu la giovane ad aprire bocca e a dire col fiato spezzato: «Qui dentro ci sono delle presenze! Entità orribili, spettri che ti toccano... che cercano di ucciderti!». Per il terrore si era appiattita contro il muro e teneva 33
stretta in mano una padella. Indossava un paio di pantaloni al polpaccio e una canottiera che le lasciava scoperto lo stomaco e l'ombelico, piccolo e ben fatto. Era esile come un giunco e, probabilmente, non aveva più di quattordici anni. Sembrò che le sue parole infondessero un po' di coraggio ai maschi. Anche loro stavano in piedi, ma erano leggermente più bassi di lei. Uno teneva in mano un mattarello, l'altro stringeva una bacinella per lavare i piatti. Armi davvero insolite, prese a caso dalla rastrelliera sistemata sopra la penisola in muratura al centro della cucina. Liam si sorprese che nessuno di loro avesse impugnato l'attizzatoio. «Signore! Qui dentro c'è qualcosa di orribile!» esclamò uno dei ragazzi. «Orribile!» ripeterono gli altri in coro. «Come siete riusciti a entrare?» chiese Liam. «La porta era aperta!» rispose la ragazza, tremando come una foglia. «Per favore... per favore ci faccia uscire. Non torneremo più, mai più!» «Se vuole, può portarci in prigione, non ci opporremo!» esclamò il ragazzo che teneva stretto in mano il mattarello, gli occhi sbarrati per il terrore. «Statemi a sentire, rimanete qui mentre io ispeziono la casa e...» «No!» piagnucolarono tutti e tre. Liam sospirò. «Sentite, se la porta era aperta, qualcuno deve essere entrato qui prima di voi. Devo assolutamente scoprire di chi si tratta e...» «No, oddio, no! Non può lasciarci qui! Per favore, la prego» lo implorò la ragazza. Liam prese il telefono e chiamò la stazione di polizia. Rispose Jack, che era di turno. «Jack, manda immediata34
mente un'auto a casa Merlin, per favore. Dei ragazzi si sono introdotti nell'abitazione.» «Certo. Sono in arresto?» «No, voglio solo farli riaccompagnare a casa, però penso che ci sia ancora qualcuno all'interno. Le luci sono fuori uso, mi servono rinforzi.» I tre ragazzini erano ancora stretti l'uno all'altro davanti a lui. Chiuse la telefonata e chiese loro i nomi. La ragazza si chiamava Jane Tracy, il ragazzo col mattarello Hank Carlin e l'altro Joshua Bell. Erano entrati per gioco. «Sa, è una specie... una specie di casa stregata, come a Disney World» disse Hank. «Volevamo semplicemente divertirci un po'. Non avevamo intenzione di rubare niente. La prego, possiamo andare via? Ispettore, lei non lo sa, ma potrebbe fare del male anche a lei... è qualcosa di terribile!» «Come La famiglia Addams o I mostri...» farfugliò Jane. «Volevamo solo dare un'occhiata. Corre voce che qui dentro ci siano tesori di ogni genere... Possiamo andare via adesso?» lo supplicò. Non poteva biasimarli. Quella casa faceva venire i brividi. Gli oggetti appesi creavano strane ombre alla luce della torcia e sembrava che la sedia a dondolo vicino al camino si muovesse. Persino le particelle di polvere creavano forme indistinte in quella illuminazione artificiale. «D'accordo, andiamo.» Si girò e i tre lo seguirono correndo, come un metallo attratto da una calamita; gli stavano così addosso che temette di inciampare. Erano terrorizzati. Quel posto li aveva spaventati a morte. Erano entrati lì in cerca di qualcosa di impressionante; di sicuro lo avevano trovato. Uscirono sotto il portico. Liam si augurò che l'auto di pattuglia arrivasse presto. Se qualcuno aveva aperto la 35
porta con la chiave, quel qualcuno doveva essere entrato e, con ogni probabilità, era stato l'artefice delle manifestazioni che avevano gettato i ragazzi nel panico. Voleva trovare il responsabile della violazione prima che fosse troppo tardi. Mentre erano fermi, i tre gli rimasero appiccicati come api sul miele. «Ehi! Fra poco sarete a casa» cercò di tranquillizzarli. «Sentite, c'è ancora qualcuno là dentro. Quella persona ha cercato di spaventarvi, ma vi servirà di lezione. Niente più violazioni di domicilio, può essere pericoloso.» «Non volevano solo spaventarci e non erano esseri umani» affermò Jane. «Volevano ucciderci, ci avrebbero ucciso. Si trattava di fantasmi, di spiriti malvagi!» «Jane, è solo una casa» ribatté Liam. «Allora la casa voleva ucciderci.» «Perché dici così?» «Perché abbiamo sentito!» sussurrò lei. «Lo abbiamo sentito tutti! Era una voce orribile che nell'oscurità bisbigliava: "Morirete. Io vi ucciderò!".» «E lui era lì» disse Joshua in tono serio. «Io l'ho visto. Ho visto il vecchio Merlin. I suoi occhi ardevano nell'oscurità. L'ho sentito, ho sentito che mi metteva la mano intorno alla gola.» «A me ha dato una spinta» affermò la ragazza. Proprio in quel momento arrivò l'auto di pattuglia e ne scesero Art Saunders e Ricky Long. «Art, porta a casa questi tre» ordinò Liam. «E tu, Ricky, vieni con me. Le luci non funzionano e io voglio perquisire l'interno.» «Sissignore» rispose Art ad alta voce. «Voi tre, muovete le chiappe e salite in macchina, piccoli delinquenti che non siete altro» intimò ai ragazzi. Ricky Long era in polizia da circa tre anni. Era un bravo 36
agente e ne aveva viste di tutti i colori in quel breve periodo di servizio. In quel momento, sembrava sul punto di vomitare. «Vuole davvero che io venga con lei a fare la perquisizione, signore?» chiese. «Ricky, è una casa. Se dentro c'è qualcosa, è fatta di carne e ossa. La risposta è sì, visto che siamo tenuti a difendere la vita e i beni delle persone. Io andrò di sopra e tu di sotto.» Ricky fece lentamente un cenno di assenso, così Liam lo lasciò intento a perlustrare il piano terra. Salì al piano superiore e ispezionò una stanza dopo l'altra; sapeva che Bartholomew era dietro di lui. «Questo posto non mi piace» bisbigliò lo spettro. Liam si bloccò. «Ma, Bartholomew, sei un fantasma.» «Comunque, questo posto non mi piace. C'è qualcosa. Residui di male e sofferenza. Forse albergano in tutto questo materiale orripilante. Mummie, bare, teschi rinsecchiti, spiriti del male, testimonianze di dolore, di sacrificio e di sofferenza umana. Un'aria fetida. Sbrighiamoci a finire e usciamo.» «Bartholomew, qui è entrato qualche essere umano. Le porte chiuse a chiave non si aprono da sole.» «E se le avessero aperte gli spiriti del male per attirare degli innocenti in una trappola?» ipotizzò. «Sarò anche un fantasma, però entrambi sappiamo che il male non è una cosa che svanisce facilmente.» Liam si chiese se Kelsey Donovan avrebbe incaricato Joe Richter di vendere la casa, o se sarebbe venuta personalmente a Key West. Bisognava domandarlo all'avvocato. Se lei aveva intenzione di tornare e andare a vivere lì, lui doveva assolutamente troncare quello che stava accadendo, qualunque cosa fosse. «Cutter Merlin non era una persona malvagia» affermò. Bartholomew fece un profondo respiro, schivando un 37
enorme gargoyle di pietra che probabilmente proveniva da qualche chiesa europea di epoca medioevale. Le imponenti spalle del gargoyle erano incurvate in avanti e sembrava che gli occhi li fissassero con aria malevola. «Si dice che praticasse la magia nera!» lo informò Bartholomew. «La gente inventa di tutto pur di dare contro a un vecchio misantropo» commentò Liam con tristezza. «Era una specie di mago o uno stregone, forse. Gli uomini possono fare delle stregonerie, no? Un tempo a Salem, nel Massachusetts, li impiccavano per questo, come facevano con le streghe. E anche in Europa.» «Sono state impiccate molte persone innocenti per fanatismo o per brama di possesso» affermò Liam. In quel preciso istante sentì un altro grido, ma stavolta era una voce maschile... Un urlo agghiacciante come il primo che aveva sentito quella sera. Quel suono terribile si ripeté ancora una volta: era terrore allo stato puro. Poi si interruppe. A metà, come se chi stava urlando fosse... fosse stato sgozzato. Ricky, Ricky Long che gridava dal piano terra... E poi... più niente. Liam si dimenticò di Bartholomew e delle stupide fantasie della gente mentre si precipitava come una furia giù per le scale.
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MAGGIE SHAYNE
Promesse nella notte Lucille Lanfair non ha idea che tradurre la profezia contenuta in un'antica tavoletta sumera cambierà la sua vita. Poi incontra James William Poe, un vampiro dotato di poteri inimmaginabili, e scopre di dover salvare l'anima di quel bellissimo immortale dalle tenebre che minacciano di inghiottirlo. Ma il suo amore sarà abbastanza forte?
HEATHER GRAHAM
Ghost Moon - La casa dei misteri Liam Becket è sicuro che la morte di Cutter Merlin sia legata a qualcosa di soprannaturale. E non appena torna a Key West per occuparsi dei cimeli del nonno, anche Kelsey si convince che la casa sia infestata da uno spirito malvagio. Ma Liam, che l'ama da sempre, è deciso a proteggerla dalle pericolose forze oscure che agiscono nella villa.
GENA SHOWALTER
Demon's Desire Custode del demone della Promiscuità, per non morire Paris è costretto a fare sesso ogni notte con una donna diversa. Ma Sienna, un tempo sua nemica e poi sua amante, è riuscita a conquistare il suo cuore. E pur sapendo che non potrà mai averla, Paris è disposto a tutto per salvarla. Anche a scatenare una guerra tra angeli e demoni.
MICHELE HAUF
Un morso è per sempre Blu Masterson, principessa dei licantropi, e Creed SaintPierre, capo di un'antica tribù di vampiri, sono costretti a sposarsi per ragion di stato. E benché il marito sia attraente e molto sexy, Blu è decisa a non permettergli di marchiarla con il suo morso. Ma quando scopre che i licantropi vogliono distruggere tutti i vampiri, compreso il suo...
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