Immagine di copertina: Gettyimages Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Séance Mira Books © 2007 Heather Graham Pozzessere Traduzione di Marina Boagno Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Nuovi Bestsellers Special gennaio 2010 Questo volume è stato impresso nel dicembre 2009 presso la Rotolito Lombarda - Milano I NUOVI BESTSELLERS SPECIAL ISSN 1124 - 3538 Periodico mensile n. 99S del 9/1/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 369 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
PROLOGO
Christie aprì gli occhi. Tutto sembrava normale. Il piccolo orologio di porcellana sulla mensola del camino, un oggetto a cui la nonna teneva particolarmente poiché lo aveva portato con sé dall'Irlanda, era al solito posto e scandiva il trascorrere del tempo con il suo ticchettio. Una lampada da notte era accesa in bagno perché a Christie l'oscurità totale non piaceva. Il condizionatore ronzava. L'orologio batté le ore in modo appena percettibile. Era mezzanotte. Allora comprese che cosa c'era di strano. Il nonno era nella stanza. La stava osservando dalla vecchia sedia a dondolo bianca posta di fronte al letto, fumando la sua pipa mentre si dondolava adagio. Sorrise quando lei aprì gli occhi. «Nonno?» bisbigliò Christie. «Ah, bambina mia, ti ho svegliato» si scusò lui. «Non era mia intenzione.» «Non fa niente, nonno» disse lei, incuriosita. «C'è qualcosa che non va?» «No, bambina mia, va tutto bene» rispose lui e si chinò in avanti. «Voglio che tu sia buona con la nonna, tutto qui, Christie. Prenditi cura di lei.» La ragazzina quasi rise per protestare contro quella richiesta. Aveva dodici anni e non viveva neppure vicino alla nonna. Difficilmente avrebbe potuto esserle d'aiuto. 5
«Sono una bambina, nonno» gli rammentò. «Non posso neanche andare al centro commerciale da sola.» Il nonno le rispose con uno dei suoi sorrisi affettuosi. «Sei giovane, sì. Ma i bambini possono dare tanto amore.» Lei aggrottò le sopracciglia. All'improvviso si rese conto di come il nonno apparisse sereno e in buona salute. Stava seduto lì, si dondolava, fumando la pipa che riempiva la stanza di un profumo di tabacco piacevole quanto intenso. La nonna, negli ultimi tempi, aveva provato a convincerlo a smettere di fumare e lui aveva cercato di accontentarla: era stato abbastanza facile, dal momento che era malato e passava molto tempo a letto. Era quella la ragione per la quale Christie si trovava lì, quando invece sarebbe dovuta tornare a casa e andare a scuola. Lei e sua madre erano rimaste per aiutare la nonna. Naturalmente la nonna non era sola. Lo zio di Christie, il fratello di sua mamma, e la moglie vivevano nella zona con i loro due figli, ma Christie aveva il sospetto che la nonna volesse avere vicino la mamma. Senza dubbio la mamma era convinta che le figlie avessero un legame più stretto con i genitori... o forse, semplicemente, le figlie erano più utili. «La nonna dovrebbe già saperlo... oh sì, dovrebbe saperlo... ma tu ricordale che le voglio bene, okay?» riprese il nonno. «Oh, nonno. Lo sa.» «E anche la tua mamma. Ma lei ha il tuo papà e lui è un bravo ragazzo.» «La mamma ti vuole bene, nonno» ribatté Christie con fermezza, sentendo che era molto importante che il nonno lo credesse davvero. «Oh, sì. E anche tu mi vuoi bene, vero, bimba?» «Ma certo!» «La nonna è quella che sentirà di più la mia mancanza.» «Di che cosa stai parlando, nonno? Tu non devi andare da nessuna parte!» «Prenditi cura di lei» disse il nonno, quindi si alzò e depose la pipa sulla mensola del caminetto. Si avvicinò al letto, si se6
dette accanto a Christie e la prese tra le braccia, stringendola al petto, come aveva fatto tante volte quando le leggeva una storia... o ne inventava una lì per lì. Non sempre era in grado di distinguere che cosa fosse vero e che cosa non lo fosse, perché il nonno - le aveva spiegato la nonna - aveva una fantasia molto vivace. Ma lei lo amava e amava i suoi racconti, così come tutti i suoi amici lo amavano perché era molto bravo a narrare le storie che aveva portato con sé dal vecchio continente. Le ravviò i capelli all'indietro. «Gli irlandesi sono speciali» le disse. «Hanno il dono della vista.» Christie ricordò che una volta il nonno aveva detto una cosa analoga in presenza di papà. Lui aveva commentato seccamente: «Mmh… speciali. Dagli una dose sufficiente di whisky e acquisiranno il dono della vista, certo». Il nonno non si era arrabbiato, anzi aveva riso insieme a suo padre. Papà non era nato in Irlanda come la mamma, ma i suoi genitori sì. E sebbene Christie non fosse neppure un'adolescente, era molto attenta a ciò che accadeva intorno a lei. Moltissimi dei loro amici irlandesi, in effetti, avevano l'abitudine di bere whisky. «Custodisci il tuo dono» la ammonì con dolcezza il nonno. «Oh, nonno, sono troppo giovane per bere» ribatté lei. Lui rise. «Intendevo il dono della vista, piccola peste» le disse scherzosamente. «Devo andare, Christie. Ma va tutto bene. Lo dirai alla nonna. Okay?» «Dove vai?» chiese lei. «In un posto bellissimo» rispose il nonno, «dove non esistono le guerre, dove Dio vede la bontà, non la religione. Dove l'erba è verde come quella dell'Irlanda.» Il modo in cui pronunciò quelle parole spaventò Christie. Odiava quando qualcuno parlava della morte. Sapeva che i nonni erano anziani e che certe cose accadevano. Ma pensava che fino a quando lei fosse stata allegra e li avesse convinti che e7
rano ancora giovani, non sarebbe accaduto nulla di male. «Un posto bellissimo?» scherzò. «Allora veniamo con te.» «Questo non deve accadere, non adesso. Ogni cosa a suo tempo. La nonna un giorno mi raggiungerà. Fino ad allora, tu le darai ciò di cui ha bisogno.» Il nonno le accarezzò di nuovo i capelli. Poi si guardò intorno con aria perplessa. «Che cosa c'è, nonno?» chiese Christie. Lui scosse la testa. «Ah, be'... è tutto nuovo per me, ma sembra che, come dire... ci siano tante porte. A dire il vero, ho aperto una nuova porta. Non c'è ragione di avere paura, bimba.» La strinse a sé teneramente. «Solo ricorda tutto quello che ti ho detto, piccola mia.» Cullandola cominciò a cantare una vecchia ninna nanna. Il nonno aveva una gran bella voce. Non era mai stato un vero cantante, eccetto che nei pub, ma sarebbe potuto esserlo, pensò Christie con orgoglio. Lui non teneva in grande considerazione le sue capacità. A suo avviso, tutti gli irlandesi potevano essere tenori, bastava che lo volessero. Mentre la teneva stretta e cantava, lei si addormentò. Il mattino seguente udì il lieve suono di qualcuno che piangeva in salotto. Era un salotto, in quella casa, e non un soggiorno, come a Miami. I suoi nonni avevano comprato quel posto molto prima che la Disney si appropriasse di Orlando con le sue catene di alberghi e di ristoranti e prima che altre grandi compagnie dell'intrattenimento la imitassero. Era una delle case più antiche della zona, una delle poche sopravvissute alla Guerra di secessione, o alla Guerra di aggressione nordista, come la chiamavano alcuni amici del nonno. Quando l'avevano trovata, stava cadendo in rovina e, grazie a questo, erano riusciti ad acquistarla a un prezzo conveniente. La chiamavano maniero vittoriano. I due cugini di Christie, benché fossero maschi, la trovavano un luogo inquietante. Lei l'ama8
va... ma già, lei amava i nonni e loro non avevano mai preteso che la notte spegnesse tutte le luci. Ora c'era la luce del sole. Ma anche dalla sua camera da letto al piano superiore poteva sentire un sommesso suono di singhiozzi provenire dal salotto. Scese dal letto e si precipitò fino alle scale. Udì per prima la voce di suo padre. «Mary, Seamus è in pace adesso. In pace.» «Zitto, Sean» disse sua madre. «La mamma lo sa. Piangiamo solo perché ci manca tanto.» Improvvisamente la nonna guardò verso la cima delle scale. Appariva triste, ma forte. La nonna appariva sempre forte. Tese le braccia. «Christie, bambina.» Christie corse giù per le scale, si sedette sulle ginocchia della nonna, si aggrappò a lei e chiese: «Nonna, che cosa succede?». «Il nonno... se n'è andato.» «Andato?» ripeté Christie, perplessa. Poi il ricordo della notte precedente la investì come un'onda. «Oh... me l'ha detto che doveva andare.» Ci fu uno strano silenzio. «Te l'ha detto quando sei stata vicina al suo letto?» chiese suo padre. «No, papà. Questa notte. Lui era nella mia stanza, fumava la pipa seduto sulla sedia a dondolo. Mi ha detto che doveva andare e che tu, nonna, col tempo, l'avresti raggiunto. Ha aggiunto che io devo prendermi cura di te e che lui sarebbe andato in un posto verde come l'Irlanda. E...» Ancora silenzio. Pochi momenti dopo arrivarono altre persone. La nonna la fece scendere dalle sue ginocchia quando entrarono i paramedici e la polizia. Christie si chiese che cosa ci facesse lì la polizia. Nessuno pensò a occuparsi di lei quando i paramedici si affrettarono al piano superiore. Li seguì. Uno di loro chiese alla nonna che cosa fosse successo; lei spie9
gò che si era svegliata e si era accorta che il nonno era freddo. «Era morto già da diverse ore, almeno da mezzanotte» disse un altro. Poi parlarono al telefono con il medico del nonno e Christie comprese che, poiché se ne era andato in casa, dovevano assicurarsi che la nonna non l'avesse ucciso. Christie inorridì a quell'idea. Ma l'istante successivo realizzò quale fosse il vero nocciolo della questione. Il nonno non c'era più. Il nonno era morto. Ma lei lo aveva visto nella sua stanza! Dopo mezzanotte. Sua madre la vide e la prese per mano. Singhiozzava e Christie avvertiva il suo dolore, il suo stesso senso di perdita. Ma quello che provava lei non era così terribile. Il nonno era in pace, pronto a vivere di nuovo in un mondo verde come l'Irlanda. «Mamma, va tutto bene, tutto bene» disse con apprensione. La madre stava pensando ad altro e non parve darle veramente ascolto. «Era malato» sussurrò. «Soffriva. E ora... non soffre più.» «L'ho visto, mamma. Questa notte. Vuole tanto bene a tutti voi. Ha detto che starà bene e che desidera che stiate bene anche voi.» «Il candore dei bambini» intervenne gentilmente suo padre. «Ehi, oggi fa freddo, signorina. Faresti bene a metterti le pantofole.» «Le prendo io» disse sua madre. Andò con Christie in camera sua, sempre persa nei suoi pensieri. Piangeva ancora, ma sommessamente, le lacrime le scivolavano lungo il viso. Quando entrarono nella stanza si fermò e fissò Christie con un'espressione perplessa. «Ma... questo odore... sembra quasi tabacco.» «Era qui. Con me. Te l'ho detto, mamma.» 10
Lei la guardò come se sentisse per la prima volta. Dimenticò le pantofole, impallidì e uscì dalla stanza. Quella sera si presentarono tutti gli irlandesi della zona. Innanzi tutto, ovviamente, la famiglia, lo zio e i cugini di Christie, vestiti a lutto. I ragazzi, che erano poco più grandi di lei, apparivano molto maturi e tristi e si comportarono in modo gentile e perfino cerimonioso con lei. Il nonno aveva lasciato istruzioni precise. Non voleva una vera e propria veglia funebre. La sua vita sarebbe stata commemorata alla vecchia maniera. Così arrivarono anche i suoi amici, che bevvero birra e piansero la sua scomparsa, ma onorarono la sua vita, raccontando storie e bevendo altra birra. Il nonno sarebbe stato orgoglioso della sua famiglia che ospitava tutti quelli che lo avevano amato, come si usava nella vecchia patria. Seamus Michael McDuff fu sepolto tre giorni dopo. Davanti alla bara tutti piansero. Aveva settant'anni e aveva avuto una vita piena e soddisfacente. Era arrivato negli Stati Uniti dall'Irlanda con la moglie e i due figli e aveva messo su una bella casa per tutti loro. Aveva fatto il pasticcere, aveva lavorato duro e aveva risparmiato. E poi, finalmente, aveva aperto il suo ristorante, dove aveva messo a frutto anche la sua abilità nel creare rime e nell'inventare racconti che la clientela apprezzava almeno quanto il cibo che serviva. Aveva amato Dio e la sua famiglia. Era stato un brav'uomo. Fu quando le vecchie cornamuse irlandesi suonarono una melodia funebre che Christie lo vide di nuovo. Quasi tutti erano in piedi, ma la nonna era ancora seduta quando lui le si mise a fianco, le toccò i capelli e le bisbigliò all'orecchio. La nonna trasalì e alzò lo sguardo, turbata. Poi Christie ebbe l'impressione che l'ombra di un sorriso malinconico si insinuasse tra le lacrime. Il nonno si voltò, come se fosse consapevole che Christie lo stava osservando, e le fece l'occhiolino. Appariva giovane e in 11
perfetta salute. All'apice del suo gioioso vigore gaelico. Christie non poté trattenere un sorriso. Il funerale si avviava alla conclusione, la cornamusa suonò Danny Boy. Fu allora che Christie alzò gli occhi e lasciò scorrere lo sguardo attraverso il cimitero. Si stava svolgendo un altro funerale, molto meno affollato rispetto a quello del nonno. C'erano un uomo, una donna e un sacerdote. Solo tre persone. La donna piangeva a dirotto. Il prete le parlava con l'evidente intento di consolarla. Tuttavia Christie ebbe l'impressione che si affrettassero per concludere il rito, come se volessero passare inosservati. Era una scena che la rattristava nel profondo. Vide di nuovo il nonno. Le stava indirizzando un'occhiata venata di malinconico umorismo. «L'amore è tutto ciò che possiamo portare con noi nella tomba» sussurrò. «È quanto di più prezioso la vita ci doni, perciò io posso dire di essere morto ricchissimo.» Christie avrebbe voluto parlargli; avrebbe voluto anche urlare. Perché il nonno non poteva essere realmente lì con lei. Lo sentì sussurrare: «Se vuoi farlo, bambina... La gentilezza verso gli altri è un onore per me». Era un vecchio detto che il nonno le aveva insegnato. Si rese conto che la cerimonia era finita e che, non sapeva bene come, teneva in mano una rosa. Seguendo l'esempio degli altri la lasciò cadere sulla bara. Si voltò e vide che sul terreno giaceva un'altra rosa. La raccolse e, senza pensarci, si incamminò in direzione dell'altro funerale, ormai terminato. Il sacerdote e la coppia in lutto se n'erano andati. Erano rimasti solo gli addetti alla sepoltura, già in procinto di calare la bara nella fossa. «Conoscevi quest'uomo?» le domandarono quando si avvicinò. «No.» «E allora...?» 12
Lei depose la rosa sulla bara. «Va' con Dio» mormorò. «Christina!» Era la voce di sua madre. Christie si voltò, distolse lo sguardo dalla tristezza della tomba su cui così poche persone avevano pianto e tornò in fretta dalla sua famiglia. Più tardi, rivelò alla nonna di aver visto il nonno, pensando di farla stare meglio. La nonna la fissò e disse: «Sì, amore, anche io ho avvertito la sua presenza». Ma quella sera, con grande sorpresa di Christie, sua madre parve arrabbiata. «Christie, per favore, smettila di dire che vedi il nonno. Smettila. Ci fa soffrire, capisci?» Christie non comprendeva. «Non faccio soffrire nessuno» protestò. «Inoltre te ne sei andata... Oh, Dio, è stato tremendo. Non posso credere che sia stato sepolto nello stesso giorno, alla stessa ora di mio padre.» «Mamma, di che cosa stai parlando?» Lei scosse la testa. «Christina, mi dispiace. Io ti voglio tanto bene e so che soffri anche tu, ma... sono solo sogni. Che tu li faccia di notte o di giorno, sono sempre sogni. Non puoi vedere il nonno. E devi smettere di dirlo!» La mamma era turbata, naturalmente. Aveva appena perso suo padre. Christie lo capiva. Ma era quasi come se sua madre fosse... Spaventata. Non era dunque un bene il fatto che lei fosse realmente in grado di vedere il nonno? A essere sinceri, desiderava che tornasse, che le stesse vicino, che le fornisse delle spiegazioni. Ad esempio, a chi apparteneva quell'altra tomba scavata di fresco? Sua madre non aveva voluto dirglielo, ma sentì altre perso13
ne che ne parlavano. Tutti dicevano che era orribile. C'era stato un assassino a piede libero, ma per fortuna era morto. Era stato ucciso dalla polizia, o lui era nella polizia, o qualcosa del genere. La irritava il modo in cui la gente si zittiva quando lei si avvicinava. Ormai aveva quasi tredici anni, era alta per la sua età e il suo corpo iniziava a mostrare le prime forme femminili. Era offensivo venire trattata come una bambina. Poi si rese conto di aver deposto un fiore sulla tomba di un assassino. L'idea era inquietante. Ma lei aveva visto il nonno e lui le aveva parlato di gentilezza... «Che cosa sta succedendo?» chiese alla sua amica Ana, una coetanea che viveva nella stessa strada. Ana era andata al funerale e poi a casa insieme ai suoi genitori e al cugino Jedidiah, virilmente attraente nella sua uniforme militare. C'era anche Tony, un vicino di casa dei nonni di Christie. Aveva già diciotto anni. Lui e Jed erano andati a chiacchierare fuori, così lei poté parlare da sola con Ana. «Non lo sapevi?» le domandò Ana. «Hanno preso quel tizio che uccideva le donne. Immagino che dalle tue parti, al Sud, non se ne sia parlato molto, ma qui da noi la gente era diventata paranoica. È stato sepolto oggi anche lui.» E Christie aveva deposto un fiore sulla sua bara. Più tardi, mentre si trovava da sola con la nonna, si sentì ripetere di non dire più che vedeva il nonno. «Gli volevi bene, bambina mia. Lo so. Ma devi smettere di dire che l'hai visto, anche se lo fai solo per tentare di consolarmi.» «Le cose che dico ti fanno soffrire, nonna?» «No, non è questo.» «Allora che cos'è?» La nonna la guardò con serietà. «È pericoloso. Molto pericoloso. Perciò oggi gli hai detto addio per sempre. Non devi mai e poi mai pensare che lui ti parli... o che ti sia vicino... mai più.» «Il nonno non mi farebbe mai del male.» 14
«Il nonno no.» «Ma...» All'improvviso, il tono della nonna si fece intenso. «Per vedere il nonno... hai aperto una porta. E Dio solo sa chi altri può passare attraverso quella porta.» Quelle parole la fecero rabbrividire. «Nonna, Ana ha detto la verità? Tutti pensano che a dodici anni non si sia in grado di capire, ma non è così. Dimmi la verità, per favore. Oggi è stato sepolto un assassino?» La nonna impallidì. «Non parlare mai di questo, non pronunciare mai quel nome in relazione a tuo nonno!» «Quale nome?» «Non importa. È finita. Un periodo bruttissimo è finito. E tuo nonno... Be', è tra le braccia del Signore, adesso. Dove vadano i mostri, invece, non lo so.» La nonna la baciò e la strinse a sé. «È tutto a posto, bimba mia, tutto a posto. Abbiamo l'amore. Io ho te, ho tua mamma e mio figlio e i suoi ragazzi. È tutto a posto.» Christie la guardò. Avrebbe voluto gridare che non era affatto tutto a posto. Tutti cercavano sempre di proteggerla dal mondo esterno, ma senza dubbio sarebbe stato meglio che lei comprendesse quel mondo, anziché sfuggirlo. Ma lì nella casa dei nonni... nella casa della nonna, ormai... tutti erano troppo tristi. Troppo sperduti. Christie non sapeva il perché e ciò la spaventava. Non aveva paura del nonno. Aveva solo... paura. Aveva paura dei morti. Quella notte non riuscì a dormire. Rimase distesa nel letto pregando in silenzio affinché non venisse. E lui non venne. Forse era semplicemente troppo sconvolta e aveva visto cose che esistevano solo nella sua immaginazione. Nonno, non tornare. Non tornare mai più. Se mi vuoi dav15
vero bene, per favore... non tornare mai più da me. Disse a se stessa che ciò che sentiva era solo il sospiro di una brezza, anche se non c'era nessuna brezza. Un tocco delicato, come se... Come se qualcuno avesse ascoltato e compreso la sua preghiera. Il nonno non venne. In realtà non lo vide mai più, nemmeno in sogno. E col passare degli anni, a poco a poco, ma inesorabilmente, dimenticò. Era stato solo un sogno, come aveva detto la mamma. Riuscì a crederlo per quasi dodici anni. Ma un giorno scoprì che le parole della nonna erano vere. Vedere i morti... Era pericoloso.
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