Da: Anonimous@gmail.com A: Redazione@chicagotribune.com Oggetto: È finita. Questa è l'ultima mail che vi scrivo. Il mio tempo è scaduto, gli obiettivi sono stati tutti conquistati. So di aver causato molto dolore alle persone a me care con le parole e le azioni, e se potessi tornare indietro cambierei molte cose. Solo di una cosa non mi pento: di non aver rivelato il vero nome della madre di Graham e Brooks fino all'ultimo, rispettando le volontà della donna che più di ogni altra ho amato, e che amo ancora. Sono grato al destino di quel che mi ha dato, e adesso che le mie figlie hanno trovato l'amore, che Carson mi ha perdonato e che Graham ha deciso di abbandonare i suoi propositi di vendetta, devo solo aspettare che anche Brooks mi conceda il dono del perdono e della redenzione prima di lasciare questo mondo. Proprio mentre vi scrivo, so che si trova in viaggio per incontrare suo padre. E so anche che prima di arrivare alla meta finale, è stato piacevolmente distratto da una giocatrice di biliardo che gli darà del filo da torcere. Che dire, è proprio quel che si merita il più testardo dei gemelli Newport! Addio. Sutton Winchester
CHARLENE SANDS
Calda notte texana
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Texan's One-Night Standoff Harlequin Desire © 2016 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgment are given to Charlene Sands for her contribution to the Dynasties: The Newports miniseries Traduzione di Rita Pierangeli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2264 del 28/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Brooks Newport si voltò sullo sgabello del C'mon Inn e puntò lo sguardo sulla bellezza latina dai capelli corvini che, china sul tavolo da biliardo, sfidava il suo avversario con un bagliore negli occhi. Con un paio di jeans che le fasciavano i fianchi e una camicetta rossa che poneva in risalto l'incarnato olivastro, offriva uno spettacolo che gli fece seccare la bocca. Non era il solo. Sembrava che tutti i clienti presenti nel locale la stessero guardando. Stringendo la mano intorno alla bottiglia, Brooks bevve un sorso di birra e la deglutì a fatica. La donna si muoveva intorno al tavolo da biliardo con grazia sinuosa. «La cinque in buca d'angolo» annunciò, con un pizzico di impertinenza nella voce sensuale, come se fosse sicura che non avrebbe fallito. Eseguì il tiro. La palla bianca centrò il bersaglio e la cinque rotolò in buca. Lei si raddrizzò, e il suo petto si dilatò, rischiando di far saltare i bottoni della camicetta. Anche se non doveva essere alta più di un metro e cinquantasette, quel corpo snello era sufficiente per fargli sudare le mani. Ed era tutto dire, dal momento che si trovava in Texas per un unico motivo... Incontrare il padre biologico per la prima volta nella sua vita. Aveva dedicato gran parte della vita adulta a rintracciare l'uomo che aveva abbandonato lui e il fratello gemello, Graham. Con Sutton Winchester, acerrimo rivale e colui che Brooks aveva ritenuto potesse essere il padre biologico, non era risultato esserci alcun legame di sangue. 5
Sutton, però, conosceva da sempre la verità. Gravemente malato e in preda a una crisi di coscienza – o così immaginava Brooks – aveva finalmente rivelato l'informazione che era servita a dare un nome e a localizzare il padre. In quel preciso momento, Brooks avrebbe dovuto trovarsi al Lookaway Ranch di Cool Springs, se non fosse stato colto da una spiacevole crisi di ansia. La posta in gioco era talmente alta. Il lungo percorso per risolvere il mistero della nascita dei gemelli Newport e del loro fratello più giovane, Carson, sarebbe finalmente stato risolto. Invece, adesso, il potente AD della Newport Corporation di Chicago era in preda al panico. Prima di allora, non era mai fuggito di fronte a una difficoltà ma, mentre attraversava quella cittadina polverosa, era stato attirato dall'insegna di benvenuto e dalle luci natalizie del C'mon Inn. Era entrato nel locale, avendo bisogno di rinfrancarsi con qualcosa di forte e di passare una notte riposante. Aveva molte cose su cui riflettere e gli sembrava un'idea migliore incontrare Beau Preston alla luce del giorno. Tenne lo sguardo puntato sulla cosa più bella del locale. La donna. Brandendo la stecca come un'arma, cominciò a dimenare il grazioso fondoschiena nel tentativo di eseguire un tiro preciso. Brooks bevve un sorso di birra per darsi una calmata, tuttavia non riusciva a distogliere lo sguardo. Fantasticava di chinarsi sul tavolo da biliardo con lei e trascinare tutti e due in paradiso. Lunghe ciocche di capelli le sfioravano i seni e, quando si chinò ancora di più per prendere la mira, le ciocche sfiorarono il feltro verde. Annunciò il tiro successivo e, bam, la palla rimbalzò contro la sponda sinistra e deviò verso la buca al centro. L'uomo barbuto contro il quale stava giocando abbassò la testa. «Perdiana, Ruby, con te, uno non ha possibilità.» Lei ridacchiò. «È la mia regola di vita, Stan. Lo sai.» «Comunque, ogni tanto potresti sbagliare. Sarebbe tutto più interessante.» Dunque, si chiamava Ruby. 6
A Brooks piaceva come suonava quel nome. Le calzava a pennello. Non doveva lasciarsi eccitare da lei. L'ultima cosa di cui aveva bisogno erano guai con le donne. Tuttavia, il suo cervello si rifiutava di collaborare. La partita proseguì fino a quando lei gettò in buca l'ultima palla. «Mi dispiace, Stan.» «Si direbbe che, dopo tutti questi anni, un uomo potrebbe fare di meglio contro una donna minuscola come te.» Lei sfoggiò un sorriso che illuminò tutto il locale, quindi gli mise una mano sulla spalla e si sollevò in punta di piedi per baciarlo sulla guancia. L'altro divenne rosso come un peperone. «Lo sai che è l'unico motivo per cui sopporto una tortura simile. Per questo bacio finale.» La risata di lei, profonda e provocante, risuonò nelle orecchie di Brooks. «Da parte tua, è dolce dirlo, Stan. Ora torna a casa da Betsy. E dai un bacio a tuo nipote per me.» Annuendo, Stan le sorrise. «Sarà fatto. Fai la brava, capito?» «Posso sempre provarci» rispose lei, riponendo la stecca accanto a una ghirlanda di agrifoglio. Stan si allontanò e Ruby eseguì un piccolo numero con la testa facendo ondeggiare la folta massa di capelli lucenti da una spalla all'altra. Una certa zona anatomica di Brooks si contrasse. Se lei era un indizio in base al quale farsi un'opinione di Cool Springs, stava rapidamente sviluppando un'affinità con quel luogo. La donna lo notò. Per un attimo, un paio di occhi color cioccolato fondente incontrarono i suoi, e sembrò che il tempo si fermasse. Il sangue gli ribollì nelle vene. Lei batté le palpebre una o due volte, quindi si disinteressò di lui, come se l'avesse identificato come forestiero. Brooks terminò la birra e si alzò, gettando alcune banconote sul banco. «Ehi, bambolina» gridò un tizio, emergendo dall'angolo più buio del locale. «Cosa ne dici di una partita?» 7
Ruby alzò la testa. «No, grazie. Per stasera ho chiuso.» «Non avrai chiuso se prima non avrai visto come maneggio la stecca. Impressionante» disse quel buzzurro, spingendola contro il tavolo da biliardo. Ruby alzò gli occhi al cielo. «Per favore.» «Già, è esattamente quello che urlerai una volta che avremo finito di giocare.» «Spiacente, ma se questo è il tuo miglior metodo per rimorchiare, sei in pessima forma.» Si scostò lentamente, cercando di non entrare in contatto con quell'omone. Ma il bastardo le afferrò il braccio da dietro e le diede uno strattone. Ruby si divincolò per liberarsi. «Lasciami andare.» Brooks perlustrò il locale. Gli occhi di tutti erano ancora su Ruby, nessuno, però, accennava a muoversi. Anzi, avevano espressioni compiaciute sulle facce. Come non detto. In quella cittadina erano tutti dei bastardi. I muscoli delle braccia di Brooks si contrassero e le mani si strinsero a pugno mentre si dirigeva verso i due. Non poteva assistere alla scena senza reagire, non quando il piccolo fenomeno del biliardo era nei guai. «Togli le tue manacce...» Prima ancora di terminare la frase, Ruby aveva sferrato una gomitata nella pancia dell'omaccione. «Oof» si lamentò lui, premendosi le mani sullo stomaco e investendola di insulti osceni. Accidenti. Adesso sì che era nei guai. Il tizio alzò la testa; la furia che gli ardeva negli occhi era diretta a lei. Brooks si apprestò a sferrare un pugno, tuttavia, prima che potesse piazzarlo, Ruby afferrò il tizio per l'avambraccio. La sua mossa fu così rapida che Brooks non ebbe il tempo di capire cosa stava succedendo mentre lei si era già scaraventata l'omaccione al di sopra della spalla, stile Wonder Woman, e l'aveva messo KO. Qualcuno nel locale borbottò: «Nessuno s'impiccia con Ruby a meno che non sia lei a volerlo». A quanto pareva, l'omaccione non lo sapeva. Non lo sapeva nemmeno Brooks, a differenza di tutti i presenti. 8
Ruby scavalcò il tizio a terra e si mise di fronte a Brooks, con lo sguardo sul pugno che era pronto a sferrare. «Grazie comunque» disse, a corto di fiato. A quanto pareva, non era Wonder Woman. Lo sforzo l'aveva messa a dura prova e lui si scoprì ad ammirare il modo in cui il suo respiro affannoso faceva tendere il tessuto della camicetta. Rimase a guardarla incantato, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. «Non mi hai permesso di esibirmi nella parte del gladiatore.» «Spiacente. Magari la prossima volta» replicò lei. Alle sue spalle, il barista, aiutato da un altro avventore, stava trascinando via il malcapitato. «Succede spesso?» chiese Brooks. «Abbastanza, ma non con quelli che mi conoscono.» Brooks si strofinò il mento. «Già, immagino di no.» Tenne lo sguardo puntato su di lei, sbalordito per la scena alla quale aveva appena assistito, mentre Ruby lo fissava divertita dalla sua espressione attonita. In quel momento, qualcuno alzò il volume di una canzone country, e il cervello di Brooks entrò in ebollizione. Era troppo incuriosito per dichiarare conclusa la serata. Quella donna non era la tipica reginetta di bellezza texana. Aveva fegato e grinta. Diamine, era da molto, molto tempo che non si eccitava in quel modo. Dagli altoparlanti usciva la musica di una ballata natalizia. «Ti andrebbe di ballare?» Ruby gli rivolse un sorriso dolce, del genere che suggeriva gentilezza. E lui le avrebbe creduto se non l'avesse appena vista atterrare un uomo. Uno grande e grosso. Lei reclinò la testa, valutandolo con aria pensierosa. «Certo. Mi farebbe piacere, mio Galahad.» «Mi chiamo Brooks.» «Ruby.» Lo condusse sulla pista da ballo e Brooks le mise una mano sulle reni e strinse l'altra nella propria. Piccola e delicata una, grande e ruvida l'altra. Ma funzionava. Eccome, se funzionava. Cominciò a muoversi, tenendola a debita distanza, aspi9
randone il profumo mentre scivolavano sulla pista. «Poco fa, ho creduto che fossi nei guai.» «L'avevo capito.» «Sei cintura nera o qualcosa del genere?» «No, ma sono cresciuta circondata da uomini e ho imparato presto a badare a me stessa. Cosa mi dici di te? Hai il complesso del cavaliere senza macchia e senza paura?» Lui scoppiò a ridere. «Da dove vengo, un uomo non resta a guardare mentre malmenano una donna.» «Oh, capisco.» «A quanto pare, ero l'unico altro individuo a ignorare che tu sapessi cavartela da sola.» Adesso lei lo fissava, perforandolo con quegli occhi color cioccolato e rivolgendogli un sorriso da mille megawatt. «È stato gentile da parte tua venirmi in soccorso.» Stava forse flirtando? Accidenti, oh, accidenti. Se era così, non sarebbe stato lui a fermarla. «Ti stavo osservando, come chiunque altro.» «Mi piace giocare a biliardo. Sono brava.» Ruby scrollò le spalle. «È un modo fantastico per scaricare i nervi.» «È esattamente il motivo per cui sono entrato qui.» «Guadagni dei punti per non aver detto un'ovvietà.» «Che sarebbe?» Lei storse le labbra ed esitò un secondo, come se cercasse di decidere se dirglielo oppure no. «Che tu conosci un modo migliore per scaricare i nervi.» Inarcò le sopracciglia corvine e Brooks smise di ballare per studiarla. «Devi fare impazzire gli uomini con la tua bocca.» Ruby scosse la testa, sorridendo. «Stai affondando, Brooks. Molto in fretta.» «Stavo parlando della tua impertinenza.» Lei lo sapeva. Lo stava provocando. «La maggior parte degli uomini la detesta.» «Non io. È rinfrescante.» Brooks l'attirò più vicino, così che le punte dei suoi seni gli sfiorarono la camicia e il suo profumo gli solleticò le na10
rici. Lei non lo fece volare al di sopra della spalla. Anzi, gli si strinse contro. «Finora, ho guadagnato due punti» disse Brooks. «Cosa posso fare per guadagnarne un altro?» Lo sguardo di Ruby si spostò sulla sua bocca. L'aria abbandonò i polmoni di Brooks. Era roso da un desiderio intenso, come non gli era mai capitato prima di allora. «Ti verrà in mente qualcosa, Galahad.» Le labbra del forestiero sfiorarono le sue, una fugace esplorazione che la riscaldò e la indusse a interrogarsi su tutto quello che aveva fatto da quando aveva messo gli occhi sullo sconosciuto. Di solito, non era così sfacciata con gli uomini. Non flirtava e non metteva idee in testa. Tuttavia, in Brooks c'era qualcosa che l'attirava. Era educato, e sapeva come parlare a una donna. In un certo senso, aveva un'aria familiare e affidabile, anche se non si erano mai incontrati prima. Era anche di aspetto gradevole, con quei capelli ondulati che gli sfioravano il colletto della costosa camicia. Era un cittadino dalla testa ai piedi, anche se calzava stivali e a quell'ora del pomeriggio un velo di barba gli copriva la mascella. Appena l'aveva scorto, aveva capito che non era uno del posto. Non di quella cittadina polverosa, sperduta in mezzo al nulla. Cool Springs non era esattamente una mecca dell'alta società, e quel tipo, invece, ne faceva parte. Il fatto che si fosse precipitato in suo soccorso, tutto muscoli di granito e pronto a sferrare pugni, era la cosa più bella che un uomo avesse fatto per lei da molto tempo. Le venne in mente Trace, e ne cancellò immediatamente l'immagine dalla testa. Non intendeva pensare alla fine della loro storia. Se n'era andato da sei mesi, e lei aveva sprecato già abbastanza tempo per lui. Invece, cinse il collo di Brooks e gli si aggrappò, con il corpo accaldato perché nel locale faceva caldo. Lui riprese a muoversi, più lentamente, più vicino. Quello di lui era un profumo costoso e di buon gusto. Ruby aveva i nervi tesi. Le stava succedendo qualcosa. 11
Qualcosa di imprevisto ed elettrizzante. Di recente, la sua vita era troppo prevedibile, ed era ora di cambiare. La bocca di lui trovò di nuovo la sua, e questa volta il bacio fu abbastanza ardente da poter marchiare il bestiame. Un miscuglio di passione e brama sessuale, tale da farle scordare che lei non baciava sconosciuti, su una pista da ballo, sotto gli occhi di metà della città. Brooks, tuttavia, non la lasciava andare, e lei non riusciva a scostarsi. Era troppo bello. Giocherellò con le punte arricciate dei suoi capelli. Lui le fece scivolare le mani più in basso lungo la schiena. Lei aderì con il corpo contro il suo. Gemendo, lui mise ancor più passione nel bacio. La musica cessò e Ruby se ne accorse a malapena. Lo fissò negli occhi azzurri. Lui le sorrise. Il suo corpo stava tremando. Come tremava anche quello di lui. «E adesso?» chiese Brooks con voce roca. «Vuoi continuare a ballare?» Ruby scosse il capo. «Ho bisogno di aria.» Lui le prese la mano e la condusse fuori dal C'mon Inn. La luna piena era coperta in parte da nuvole, e la sferza del vento di dicembre avrebbe dovuto raffreddarla. Se non che, Brooks la teneva stretta al fianco, riparandola con il proprio corpo. Se lei stava rabbrividendo era a causa di quell'uomo e non per la bassa temperatura invernale. Lui la condusse sul retro, dove c'era una panchina vicino a un giardino recintato. «Ti va di sederti?» le chiese e, senza darle il tempo di rispondere, si lasciò cadere sulla panchina e le tese la mano, lasciandola libera di scegliere dove sedersi. Lei optò per le sue gambe. Lui la ricompensò con un sorriso soddisfatto mentre gli metteva le braccia intorno al collo. «Sei bella, Ruby. È probabile che te lo dicano in continuazione.» La sua mano le sfiorò il collo quando le scostò i capelli per mordicchiarle la gola. Quindi le lambì la pelle con la lingua mentre le tracciava una scia sensuale di baci 12
sul collo. Quella tenera aggressione la colmò di una sensazione struggente. Qualunque cosa fosse, stava succedendo tutto in fretta. La pressione della sua erezione contro le gambe le diceva che era non meno eccitato di lei. «Non proprio. Ho la tendenza a spaventare gli uomini e a farli fuggire.» Per sua scelta, scoraggiava le loro avance prima di concedere una mezza opportunità. Aveva aspettato, sperando che Trace tornasse da lei, ma non era successo. E adesso trovava piacere tra le braccia di quell'uomo. Non ne sapeva niente, l'istinto, però, le diceva che era una persona perbene. «Piccola strega» sussurrò lui, prima di impadronirsi di nuovo delle sue labbra. Il sapore di alcol insieme con la sua intraprendenza era un dolce elisir per la sua recente solitudine. La pressione della sua bocca divenne più insistente, e si intensificarono i formicolii che le correvano sotto la pelle. «Tu non mi hai fatto fuggire spaventato.» «Forse è il motivo per cui sono qui con te.» «Mi piace.» La voce di Brooks era sempre più roca. Smisero di parlare abbastanza a lungo da restare senza fiato. Il corpo di Ruby era percorso da fremiti, provocati dal modo in cui le mani di lui la toccavano nei punti più sensibili. I suoi baci le infiammavano i sensi. La passione la travolgeva, e la prova del suo desiderio premeva contro il tessuto dei pantaloni. Inarcò il corpo, desiderando di più, smaniosa di sentire quelle mani dappertutto. Sotto la camicetta, i capezzoli si indurirono e un dolore struggente pulsava nel centro della sua femminilità. Finalmente Brooks le toccò i seni, e la sensazione era così bella che un sospiro le sfuggì dalle labbra. «Oh, sì.» Versi gutturali gli sfuggirono, gemiti di piacere e di desiderio mentre con le mani esplorava ogni centimetro del suo corpo. Gliele premette sui capezzoli, seguì la curva del busto e gliele fece correre lungo le gambe e le cosce. Nelle orecchie le risuonarono le risa degli avventori che uscivano dal locale. 13
Brooks si immobilizzò e rimase in ascolto. I rumori si allontanarono e alla fine cessarono del tutto. «Ruby, non sono tipo da amoreggiare in pubblico.» Esitò un attimo. «Ho una camera.» Lei si morse il labbro inferiore, che conservava ancora il suo sapore. L'aiutò a prendere una decisione. Non era pronta a mettere la parola fine. «Portamici.» Ruby lo faceva impazzire di desiderio. Era vero che non stava con una donna da diversi mesi, tuttavia lei era più di quanto avesse mai sognato. Una donna così, non sarebbe nemmeno riuscito a immaginarla. Era la femmina più focosa che avesse mai incontrato nella sua vita, ed era esattamente ciò di cui aveva bisogno per... ah, accidenti, per scaricare i nervi. Ruby che mandava al tappeto quel cafone era stato solo l'inizio. Da quel momento, ogni parola che le era uscita dalla bocca, ogni gesto provocante e ogni sorriso, erano stati perfetti. Brooks aveva perso la testa. Era stata un'imprudenza suggerirle di portarla in camera sua. Una follia, in realtà, dal momento che la conosceva da meno di un'ora. Nessuno si impiccia con Ruby, a meno che non sia lei a volerlo. A quanto pareva, lui aveva superato l'esame. Perché si stava impicciando con lei, e aveva la sua totale approvazione. La sollevò dalla panchina e lei, con un gesto automatico, gli mise le braccia intorno al collo mentre salivano la scala esterna che conduceva alla sua camera. Era minuta e leggera, e non era faticoso portarla in braccio. Una volta infilata la chiave nella serratura e aver spalancato la porta con un fianco, entrò e la depose a terra. Lei gli restò aggrappata. Misericordia. Erano finalmente soli. Il senso di correttezza di Brooks subentrò al momento giusto. Sapeva in che situazione si trovava. Lei non era una pazza che abbordava gli uomini in un bar. Non era una che l'avrebbe considerato una conquista 14
come tante altre. Lo capiva dal bagliore caldo nei suoi occhi, dal modo in cui tutti gli uomini al bar le mostravano rispetto, dal modo in cui era stata lei a scegliere lui e non il contrario. Per tutti quei motivi, non avrebbe approfittato della situazione. Le sfiorò le labbra con un bacio. «Benvenuta.» Benché antiquata, quantomeno la locanda era pulita. Non c'era un televisore a schermo piatto alla parete, né mobile bar o un comodo letto di dimensioni extra. Non c'era nemmeno un armadio spazioso o una vasca con idromassaggio, insomma nessuno dei lussi ai quali Brooks era abituato. Ruby andò a sbirciare fuori dalla finestra. Il panorama non era eccezionale: solo una distesa di terra. La mancanza di illuminazione era un vantaggio perché fuori non c'era niente da vedere. «Non sono mai entrata in una di queste camere» disse Ruby. «Lo immaginavo.» Lei si girò. «Credi di conoscermi, Galahad?» «Forse. So che non ti comporti così d'abitudine.» La sua risata terminò con uno sbuffo poco femminile. «Ti piacerebbe crederlo, vero?» «Lo credo. Allora, perché io?» Ruby guardò di nuovo fuori dalla finestra, scrutando l'oscurità. «Forse tu mi piaci. Forse è perché sei venuto in mio soccorso...» «Cosa di cui non avevi bisogno.» «Sei venuto in mio soccorso» proseguì lei, «senza pensare che mettevi in pericolo la pelle.» Brooks avanzò di un passo. «Stai dicendo che non ce l'avrei fatta contro quel tipo?» «Tieniti stretto il tuo ego. Sto solo dicendo che sei quello con cui voglio stare stanotte. Possiamo limitarci a questo?» Lui annuì. «Là fuori stavamo per prendere fuoco. Prima d'ora, non mi era mai successo.» «Dunque, stai dicendo che non ti piace perdere il controllo e hai deciso di rallentare?» «Quello che sto dicendo è che meriti di meglio.» 15
Lei sorrise, e la naturalezza con cui ondeggiava il suo corpo mentre gli si avvicinava gli provocò un fremito. «Ecco, vedi? Sono cose del genere che una ragazza vuole sentirsi dire. Perciò, cosa avevi in mente?» Il suo profumo lo avvolse, e la cascata di lucenti capelli neri lo fece esitare... era pazzo a voler rallentare? I suoi occhi lo fissavano, caldi, dolci e pazienti. «Qualcosa da bere?» Perlustrando di nuovo la stanza, lo sguardo di Ruby cadde sulla bottiglia di whisky che si trovava sul comodino e che lui aveva portato da Chicago. «D'accordo.» Brooks prese due bicchieri e versò il whisky. Una delle marche migliori. Aveva pensato che avrebbe avuto bisogno di un corroborante prima dell'incontro con il padre biologico, non aveva certo immaginato che se ne sarebbe servito per intrattenere una signora. Le offrì un bicchiere. «Ecco, per te.» Lei fissò il liquido ambrato. «Grazie. A cosa dovremmo brindare?» «Agli incontri imprevisti?» Ruby sorrise. «Sono contenta che tu non abbia detto: "a nuovi inizi".» Non l'avrebbe detto. Non era alla ricerca di un'amante o una fidanzata. E, a quanto pareva, neanche Ruby cercava una relazione. A quel proposito, aveva lasciato cadere più di un'allusione. Qualcuno doveva averla fatta soffrire, ma Brooks non poteva scavare troppo a fondo. Non avrebbe voluto che qualcuno ficcasse il naso nel suo passato, e quella sera contava solo il presente. Accostò il bicchiere al suo e nella stanza risuonò un netto tintinnio. «A incontri imprevisti e piacevoli.» Lei fece un breve cenno con il capo, quindi bevve un sorso, prendendo tempo per assaporare il liquore prima di deglutire. «È decisamente ottimo. Di sicuro, non proviene da un minibar.» Brooks rimase sorpreso che avesse notato la qualità. «Sei un'esperta di whisky?» 16
«Limitiamoci a dire che riconosco un buon whisky quando lo assaggio.» Si sedette sul letto continuando a sorseggiarlo. Lui prese posto al suo fianco, godendo della compagnia. Il cuore gli batteva ancora forte, comunque era contento di aver moderato i toni. Non era il tipo di donna con la quale bruciare le tappe. Quella sera voleva assaporarla, proprio come lei stava assaporando il whisky. «Dimmi, non temi che io rinsavisca e ti pianti in asso?» «Non credo che ci sia il rischio che tu fugga, Ruby. Perciò, no. Se, però, avessi dei ripensamenti, rispetterei la tua decisione. Quando farò l'amore con te, voglio che tu ne sia convinta e che partecipi.» Sorridendo, lei abbassò lo sguardo sul liquido ambrato nel suo bicchiere. «Non usi giri di parole.» «Nemmeno tu.» Ruby annuì, e i loro sguardi si incontrarono. Lui tese la mano e le sfiorò la guancia con un dito. Lei trasalì e una luce calda le balenò negli occhi. «Cosa vuoi, Ruby?» «Solo una notte» bisbigliò lei. Con semplicità. «Con te.» Brooks intuiva che ne aveva bisogno non meno di lui. Un'unica notte prima che la sua vita cambiasse per sempre. Togliendole di mano il bicchiere e mettendoli tutti e due sul comodino, le prese il volto nelle mani a coppa e la fissò negli occhi. «Allora, una sola notte.» «Sì. Una sola notte.» A quel punto, la fece alzare in piedi e le fece sollevare il viso. La scrutò negli occhi, caldi e scuri, quindi abbassò lentamente la testa e si impadronì della sua bocca. La loro notte insieme era appena iniziata.
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2262 - Teorie di seduzione di Kat Cantrell Il dottor Dante Gates è una star della TV dove illustra e sistematizza la Chimica della Seduzione. Quando, però, applica le sue teorie al rapporto con la sua migliore amica Harper Livingston la realtà si rivela più complicata del previsto. LOVE & LIPSTICK
2263 - Milionario in prestito
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