Lori Foster
Carezze sul corpo
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Caught In The Act Tantalizing Hq Harlequin Single Title Harlequin Temptation © 2001 Lori Foster © 1998 Lori Foster Traduzione di Elisabetta Frattini Traduzione di Lucilla Negro Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion luglio 2007 Prima edizione Harmony Temptation agosto 2001 Questa edizione HOTLIT ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HOTLIT ISSN 2385 - 1899 Periodico mensile n. 9 del 15/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 369 del 19/11/2014 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Peccati tra le lenzuola
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La pioggia scivolava lenta sui vetri della finestra, appannando la visuale sul mondo esterno e sulle persone che si muovevano protette da ombrelli e cappelli colorati. Intento a individuarla tra tutti i passanti che procedevano in fretta, Mick Dawson seguiva la conversazione con un solo orecchio. E tanto bastava quando i suoi amici affrontavano quell'argomento in particolare. «Avete visto quella bionda da schianto?» chiese Josh Marshall. «Quella che è appena entrata... Indossa un push up.» «Davvero?» commentò Zack Grange in tono asciutto. «E tu come fai a saperlo?» «Conosco le donne.» Nel tono di Josh c'era una nota di cinismo. «E soprattutto conosco i seni delle donne. Alla tua età dovresti intendertene anche tu.» «Sì, e alla tua età» fu la replicò di Zack, «dovresti aver superato certe ossessioni adolescenziali.» I tre uomini erano seduti a un tavolo d'angolo del ristorante italiano Marco's, che frequentavano regolarmente. Il locale, infatti, si trovava in una zona che risultava centrale rispetto alle sedi lavorative di ognuno di loro. Si davano appuntamento per pranzo quasi quotidianamente e spesso anche per cena. Nessuno dei tre era sposato. Josh era uno scapolo convinto, Zack era vedovo e Mick... be', Mick non aveva ancora incontrato la donna giusta. Per quanto riguardava le ragazze, si atteneva a canoni molto severi perché era convinto che il matrimonio dovesse durare per sempre. Fin troppo spesso gli capitava di vedere unioni naufragare per superficialità o per tradimenti. Più raramente era testimone di unioni ben riuscite all'insegna dell'amore, della fiducia e del 7
sostegno reciproco, e per niente al mondo si sarebbe accontentato di qualcosa di meno. A causa delle professioni diverse, tutte stressanti, e dell'assenza di legami sentimentali, incontrarsi da Marco's per i tre uomini era diventata una piacevole routine. Il ristorante era il luogo più adatto per festeggiare promozioni, l'acquisto di una casa o qualsiasi altro avvenimento degno di essere celebrato. Era anche il luogo prescelto per cercare di superare insieme i momenti più difficili, come la morte della giovane moglie di Zack, che lo aveva lasciato solo con una bambina molto piccola, oppure quando Mick era stato ferito a una gamba e aveva perso parecchie settimane di lavoro. La vita di Mick si svolgeva all'insegna del buio, delle minacce e della prudenza. Non un granché, quindi. Il colore e la luce tornavano a rallegrargli l'esistenza solo quando si trovava insieme agli amici di cui si fidava e che erano diventati la sua famiglia. Non si vedeva con nessun altro. Almeno per il momento. Nessuna donna era riuscita ad attirare la sua attenzione abbastanza a lungo da permettergli di costruire una relazione seria. Adesso qualcosa era cambiato. «Mick, diglielo tu a questo idiota che i seni non stanno sollevati verso il sole come dei girasoli.» Josh rise della propria battuta. «Quando toccano il mento, significa che la ragazza indossa un push up.» Mick lanciò un'occhiata divertita a Zack. «Josh diventa un cretino quando ci sono di mezzo le donne, lo conferma questa ossessione che ha per i seni, che, concordo con te, avrebbe dovuto superare anni fa.» Josh scosse la testa atteggiando le labbra a una smorfia di compassione nei confronti degli amici. «Gli uomini non superano mai l'ossessione per i seni. Siete voi a essere strani.» «Un donna vera» intervenne Mick, «un tipo come te se lo sgranocchia a colazione.» «Una donna vera?» Zack si finse confuso. «Intendi dire qualcuno con un quoziente intellettivo superiore a dieci? E perché mai Josh dovrebbe uscire con qualcuno più intelligente di lui?» «Ah, ah, ah» commentò l'interessato. «La verità è che siete invidiosi.» Poi sorridendo aggiunse: «Le donne hanno cose mi8
gliori da fare con le loro bocche quando sono vicino a me. Non mi è mai successo che mi sgranocchiassero». La battuta era così stupida che risero tutti e tre. «Quindi» proseguì Josh, «se due esemplari anormali come voi non si eccitano vedendo il seno di una donna, che tra parentesi dovrebbe essere morbido e naturale e non spinto su verso il soffitto da strani supporti, con che cosa vi eccitate?» Mick si lasciò sfuggire un gemito di esasperazione. «Non abbiamo forse già affrontato innumerevoli volte discussioni di questo genere ai tempi del liceo con i nostri compagni di scuola?» «Sì, ma io trovo che sia sempre un argomento interessante.» «La pancia» dichiarò Zack. Josh inarcò un sopracciglio con aria interrogativa. «Come, scusa?» Per il momento, Mick si accontentò di stare ad ascoltare. «A me piace la pancia delle donne» ripeté Zack appoggiandosi allo schienale della sedia. «Non quelle toniche e muscolose che le donne amano sfoggiare al giorno d'oggi, ma quelle belle morbide, estremamente femminili. Le trovo irresistibilmente sexy.» Josh prese in considerazione l'idea, poi annuì a sua volta. «Va bene, questa te la concedo, le pance sono sexy, ma non i piercing all'ombelico.» «No» convenne Zack. «Una bella pancia non ha bisogno di ornamenti.» «Tu che cosa ne pensi, Mick?» chiese Josh. «Sei più per le gambe lunghe, i sederi o che cosa?» Mick addentò il tramezzino che aveva ordinato, più per abitudine che per reale appetito, cercando di ricordare che cosa lo aveva colpito maggiormente di lei la prima volta che l'aveva vista. Che cosa aveva attirato la sua attenzione al punto da fargli nascere dentro una vera e propria ossessione? Di nuovo spostò lo sguardo fuori della finestra. Era una piovosa e grigia giornata di luglio, ma lei sarebbe ugualmente apparsa da un momento all'altro. L'aveva notata per la prima volta mentre usciva dal palazzo di fronte a quello di sua proprietà, dove aveva vissuto da ragazzino. C'erano molti ricordi spiacevoli in quell'edificio, insieme ad alcuni molto speciali. Pur non abitandoci più, Mick aveva te9
nuto lo stabile per ricordare a se stesso come la vita può cambiare e come lui era cambiato. L'aveva vista uscire e dirigersi verso l'ufficio postale con alcune lettere in mano. Si era preoccupato perché quella zona non era tranquilla. Eppure lei pareva spensierata. Mick non aveva esitato un istante a seguirla, un po' preoccupato per la sua incolumità, godendosi la vista del suo fondoschiena sodo e delle sue gambe chilometriche. Il sole era caldo quel giorno e splendeva sui suoi capelli biondo ramato, lunghi fino alle spalle. Occhi azzurri dolci guardavano oltre tutto e tutti, incluso lui, come se la sua mente fosse impegnata altrove. Mick era stato conquistato dal suo corpo alto e aggraziato, dalle gambe incredibilmente lunghe e dalle spalle ampie e fragili. Stranamente, anche quando era uscita dall'ufficio postale e gli era passata davanti senza vederlo, Mick non aveva notato il suo seno. La sua attenzione si era focalizzata sul viso dalla mascella quadrata, il naso dritto e gli occhi chiari. Chissà che cosa avrebbe pensato Josh della sua svista. Mick non lo avrebbe mai saputo perché, volendo conoscerla e fare l'amore con lei fino allo sfinimento, non aveva nessuna intenzione di discutere di quel dettaglio con i suoi due amici. Per questo si limitò a scrollare la spalle. «Credo che si tratti di una combinazione di cose, diverse da donna a donna.» Prima che Josh o Zack potessero replicare, Mick la vide. Con un gesto automatico, posò il sandwich sul piatto e si voltò sulla sedia per guardarla meglio. Nonostante la pioggia e il cielo grigio, lui era stato sicuro che anche quel giorno sarebbe uscita. Non era il tipo da lasciarsi intimorire da qualche goccia d'acqua. Faceva jogging tutti i giorni verso la stessa ora o almeno lo faceva da due settimane. Essendo un tipo ragionevole, Zack non si era lamentato la prima volta che Mick lo aveva fatto spostare per avere per sé il posto accanto alla finestra. Josh, che invece era un soggetto incontentabile, permaloso e a tratti persino sgradevole, ridendo di lui aveva cercato di capire chi fosse l'oggetto di tante attenzioni, senza per altro riuscire a cavare un ragno dal buco. Nel momento in cui Mick spostò l'attenzione all'esterno, Josh commentò: «Ci siamo, Zack. Credo che da un momento all'altro vedremo la donna misteriosa». 10
Con poche parole a effetto, Mick gli spiegò che cosa doveva fare con le sue supposizioni. Josh però non si arrese, incuriosendosi ancora di più. Imitato da Zack, si voltò per guardare fuori. Le strade erano affollate durante l'ora di punta. Gli ombrelli si muovevano sferzati dal vento mentre la gente procedeva su e giù per il marciapiede. La ragazza, a passo di corsa, schivava le persone che le tagliavano la strada. Correva a testa scoperta e indossava una tuta più adatta a una giornata di sole che al diluvio sotto il quale si muoveva. La cosa più divertente fu che quando passò davanti a loro completamente bagnata, con la coda di cavallo che dondolava a ogni passo, Josh e Zack non la notarono per niente e continuarono a cercare l'oggetto dell'interesse di Mick in mezzo alla folla. Non avevano capito che era lei la donna misteriosa. Il corpo di Mick, però, l'aveva capito subito. Gli era bastato vederla correre tutta bagnata e con quell'aria distratta per sapere di desiderarla. I muscoli si erano subito irrigiditi, il sangue aveva preso a scorrere più velocemente e la pelle gli pizzicava. Maledizione! Se vederla correre gli faceva quell'effetto, figurarsi come sarebbe stato baciarla, toccarla, scivolare dentro di lei e sentirla gemere di piacere. Per nascondere il proprio turbamento, rise appoggiandosi alla spalliera della sedia. Adesso che lei era passata oltre, poteva voltarsi di nuovo verso Josh e Zack continuando a osservarla con la coda dell'occhio percorrere il lungo viale dritto. Notò subito che il suo fondoschiena tonico non dondolava nei pantaloncini neri da ciclista che indossava. Che voglia aveva di coprire quelle due natiche tonde con le proprie mani, tenerla ferma e poi affondare in lei... Josh interruppe l'interessante filo che avevano preso i suoi pensieri. «Allora? Che cosa stiamo cercando?» «Adesso niente.» Mick sorseggiò il caffè, imponendosi di darsi un contegno. Doveva a tutti i costi averla e forse, dopo aver fatto l'amore con lei per non meno di dieci giorni, sarebbe riuscito a liberarsi di quell'ossessione. Con uno sguardo comico stampato in viso, Josh si sporse oltre Zack rischiando di far cadere il piatto dell'amico dal tavolo e appiccicò il naso alla finestra. Dopo aver guardato a destra e a 11
sinistra annunciò: «Maledizione, lì fuori non c'è niente e nessuno che valga la pena di essere guardato!». Mick e Zack si scambiarono un'occhiata eloquente, poi Zack si strinse nelle spalle. «Certo, se sei alla ricerca di seni può darsi che tu non veda niente. Mick però è alla ricerca di qualcos'altro.» Josh aggrottò la fronte. «Non credo. So per certo che gli piacciono le donne.» Mick per poco non si soffocò con un sorso di caffè mentre Zack scoppiava in una risata divertita, attirando l'attenzione di diverse ragazze presenti nel locale, che sorrisero con fare malizioso. Mick scosse la testa. «Stai di nuovo attirando l'attenzione su di te, Josh.» «Io? Non sono io quello che ride come un idiota.» «Non hai bisogno di ridere» gli fece notare Zack, «per sembrare idiota.» Poi scandendo bene le parole come se si rivolgesse a una persona un po' ritardata, aggiunse: «Io volevo solo dire che forse Mick non guardava una donna con un seno fuori misura. Solo perché secondo te per essere interessante una donna deve portare almeno la quinta non significa che la pensiamo tutti allo stesso modo». Josh studiò attentamente l'espressione di Mick. «Ha ragione lui?» «Riguardo al fatto che hai idee strane sulle donne?» Bevendo un altro sorso di caffè, si strinse nelle spalle. «Sì, ha ragione.» «Allora» proseguì Josh esasperato, «è davvero carente nelle parti alte come insinua Zack?» «Per quanto mi riguarda» replicò Mick leggermente irritato, anche se non sapeva spiegarsene il motivo, «non è carente da nessuna parte.» Josh era più perplesso che mai. Mick lanciò un'altra occhiata fuori della finestra e con sua grande sorpresa la vide attraversare la strada e tornare verso di lui. Come quella posteriore, nemmeno la parte anteriore presentava dondolamenti. Quando arrivò di fronte al ristorante, la ragazza rallentò l'andatura e si fermò. Appoggiando le mani sulle ginocchia respirò a fondo, incurante della pioggia e dell'avida attenzione di Mick. Quando si rialzò, lo fece allungando le braccia verso l'alto. La maglietta si sollevò mostrando un bellissimo addome che 12
sarebbe piaciuto molto anche a Zack. Incantato, Mick continuò a guardarla mentre una lenta ondata di calore si propagava in lui. La ragazza entrò nella gioielleria di fronte al ristorante e Mick prese una decisione. Spingendo lontano da sé il piatto, si alzò. Nelle ultime settimane, in più di un'occasione aveva preso in considerazione l'idea di seguirla, di intavolare una conversazione e di presentarsi. Non voleva metterle fretta, ma l'aveva già sognata due volte, quindi sapeva che l'attrazione che provava per lei non sarebbe scomparsa tanto facilmente e quello gli sembrava il momento giusto per entrare in azione. «Torno subito.» Josh e Zack lo fissarono con aria interrogativa e continuarono a seguire i suoi movimenti mentre usciva dal ristorante e attraversava la strada schivando le macchine in arrivo e le pozzanghere. Mick era ansioso di conoscerla. Non sapeva nemmeno da quanto tempo si fosse trasferita nella zona. Negli ultimi due mesi aveva lavorato praticamente diciassette ore al giorno, quindi era possibile che, quando si era accorto della sua presenza, lei abitasse lì già da qualche tempo. Da un giorno all'altro avrebbero potuto assegnargli un nuovo incarico, quindi non era proprio il caso di perdere quell'occasione più unica che rara per conoscerla. Sperava che fosse libera. Dal primo momento in cui l'aveva vista l'aveva studiata con attenzione. Non aveva anelli alle dita, ma quello non voleva dire niente, dal momento che c'erano molte donne che non portavano la fede nuziale, in special modo quando uscivano per fare jogging. Comunque, non l'aveva mai vista in compagnia e mai con un uomo, ma anche quello non era rilevante. Mick sollevò il colletto del giubbotto e si accostò al muro per ripararsi il più possibile dalla pioggia. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che Josh e Zack lo stavano spiando con il naso appiccicato alla finestra del ristorante. Non era da lui rincorrere una donna in quel modo. Non era da lui interessarsi tanto a una ragazza da volerla seguire. Un tuono riecheggiò nell'aria facendo vibrare le finestre nel momento in cui lui oltrepassò la soglia della gioielleria. L'aria condizionata gli gelò addosso le gocce di pioggia. Scostandosi i capelli dalla fronte, si guardò intorno e alla fine la 13
individuò, defilata, in un angolo del negozio. Vestita con la tuta da jogging, stonava in quell'ambiente estremamente elegante. Era anche sensuale più che mai con la pelle umida per la pioggia e il sudore, le guance rosse per l'esercizio e i capelli scompigliati e bagnati. Maledizione, pensò Mick irritato con se stesso. Non era una bellezza fuori del normale. Non era truccata e portava le unghie tagliate cortissime. Aveva un bel corpo, forte e asciutto, un'ossatura delicata, ma non aveva curve eccessive. Non possedeva il tipo di fisico che avrebbe fatto sbavare un uomo solo a guardarla. Non lanciava segnali di genere erotico né pareva prestare molta attenzione agli uomini. Mick sgranò gli occhi. E se non le piacevano gli uomini? Quella sì che sarebbe stata una doccia fredda. Non solo la desiderava, ma sentiva di doverla fare a tutti i costi sua. Era una sensazione stranissima che non lo faceva sentire affatto bene. Pur spostandosi da una teca all'altra, lei non sembrava interessata a nessun gioiello in particolare. Mick si accontentò di guardarla infilando le mani in tasca per poi tirarle subito fuori, spinto dal timore che la posa noncurante potesse far vedere l'arma che portava in una fondina sulla schiena. Essendo fuori servizio non aveva bisogno di portare la pistola con sé, ma per precauzione non se ne separava mai. Avvicinandosi si stupì di constatare che la giovane non si sentiva affatto osservata, nonostante le attenzioni di cui lui la faceva oggetto fossero molto intense. Di solito le persone si accorgevano quando qualcuno le fissava, ma lei sembrava non fare caso a ciò che la circondava. La porta si aprì alle spalle di Mick e altre persone entrarono nella gioielleria. Si trattava di due uomini vestiti in jeans e maglietta, più o meno come Mick. Calzavano scarpe da tennis e uno dei due aveva in testa un cappellino da baseball. Avevano una trentina d'anni e appartenevano alla classe media. Da buon poliziotto qual era, lui notava automaticamente ogni dettaglio delle persone che gli si avvicinavano. E infatti, appena era entrato, aveva radiografato le due commesse e la coppia di anziani che cercava un anello per un regalo di compleanno. La cautela era un elemento fondamentale nel suo lavoro e, nonostante lo scenario sembrasse tranquillo, a Mick non sfuggì il cambiamento improvviso dell'atmosfera che d'un tratto si era 14
saturata di elettricità. La sensazione di pericolo che percepì, sottile ma inequivocabile, non gli piacque neanche un po'. Si fidava del proprio sesto senso più che delle apparenze. La giovane donna sollevò lo sguardo, incrociò brevemente quello dei due uomini che erano appena entrati, quindi quello di Mick, che sostenne per qualche istante prima di sorridere e poi allontanarsi. Mick la seguì senza avvicinarsi troppo. Il negozio era piccolo e riuscì a sentire il suo profumo. Era un aroma ricco che sapeva di terra e di donna, di pelle bagnata e di sudore. Il cuore prese a battergli forte. Le scarpe da tennis bagnate stridevano sul pavimento di ceramica mentre lei si spostava studiando non tanto i gioielli esposti, quanto la struttura e la sistemazione del locale. Mick aggrottò la fronte osservandola, sempre più intrigato e leggermente confuso. Con la coda dell'occhio vide uno dei due uomini infilare una mano nella tasca della giacca. Seguendo l'istinto, si voltò di scatto, ma non abbastanza velocemente. «State tutti calmi e fermi.» L'uomo agitò una 45 millimetri SIG Sauer davanti a sé con aria minacciosa. «Non spaventatevi e non fate mosse stupide» ordinò atteggiando le labbra a un sorriso sinistro, «così non sarò costretto a uccidere nessuno.» Maledizione, maledizione, stramaledizione. Mick si guardò in fretta intorno. La donna anziana, abbarbicata al marito, sembrava essere sul punto di svenire mentre le commesse erano immobili, gelate dalla paura. Con un movimento così fluido e veloce da non essere notato dai rapinatori, Mick si avvicinò alla donna che aveva seguito e che fissava l'uomo armato con gli occhi accesi da una strana luce affascinata, priva di un reale timore. «Faremo quello che dobbiamo» annunciò l'uomo con il berretto da baseball, «poi ce ne andremo e nessuno si farà del male.» Mick non credette a quelle parole nemmeno per un secondo, si trattava della solita frase di circostanza. Inoltre, a preoccuparlo era l'espressione dipinta sul viso del rapinatore. Le cose non andavano mai nel modo più semplice: non la vita, né l'amore e sicuramente non una rapina a mano armata. Il secondo uomo puntò la pistola a una delle commesse. «Tu! Apri il registratore di cassa e fai in fretta.» 15
La donna sussultò, più per la sorpresa che per un moto di ribellione. Mick ebbe la stessa reazione. Erano circondati da oro e diamanti e quell'idiota voleva i pochi contanti che potevano esserci nella cassa? Il rapinatore doveva immaginare che la maggior parte degli acquisti venivano pagati con carte di credito o assegni, quindi la sua richiesta non aveva alcun senso. Le mani di Mick prudevano dalla voglia di afferrare la pistola e assumere il controllo della situazione per evitare che qualcuno venisse ferito, che lei venisse ferita. Senza preavviso, l'uomo che aveva ordinato alla commessa di aprire la cassa urlò: «Sbrigati, maledizione!» e tutti sobbalzarono, compresa la commessa che inciampò. Mick pensò che un rapinatore che volesse mantenere la calma intorno a sé non si sarebbe comportato in quel modo. I suoi sospetti aumentarono. L'anziana signora piangeva sommessamente, una delle commesse era bianca come un lenzuolo e l'altra tremava così forte che faticò non poco ad aprire la cassa. Prima che vi riuscisse, il suono delle sirene in lontananza strappò una serie di imprecazioni a entrambi gli uomini. Mick si irrigidì, aspettandosi di vederli fuggire e magari sparare alla commessa per vendicarsi. Aveva imparato presto che la maggior parte dei criminali era incline a compiere gli atti più assurdi e crudeli. Per questo si preparò a entrare in azione. La loro reazione però lo colse di sorpresa. Invece di scappare o di gridare, indirizzarono la loro collera sulla giovane donna accanto a lui. «Puttana» sibilò quello con il berretto da baseball. «Hai fatto scattare l'allarme.» Allibita, lei batté forte le palpebre, poi si guardò intorno e indietreggiò di due passi. «No» mormorò. Era la prima volta che Mick sentiva la sua voce, che tremava per la paura e per la sorpresa. «Non so nemmeno dove...» L'uomo prese la mira e Mick, senza pensarci un momento, gli si mise davanti. Entrambi i rapinatori si bloccarono davanti a una tale dimostrazione di coraggio. Mick sentì le mani della ragazza appoggiarsi alla sua schiena e poi afferrargli la giacca. Sentì il suo viso schiacciato contro la spalla e percepì il respiro accelerato e il tremore che l'agitava. 16
Era molto spaventata e questo lo mandò su tutte le furie. Quando parlò la sua voce era calma e profonda. «È una cliente, non sa dove si trova l'allarme.» I due criminali lo ignorarono. «Tutti a terra!» urlò il tizio con il berretto. Una macchina si fermò con uno stridere di freni davanti alla gioielleria. I clienti si gettarono tutti a terra, in preda al panico, inclusi Mick e la ragazza. Mick si mosse lentamente, cercando disperatamente di escogitare un modo per guadagnare tempo. Se solo fosse riuscito a prendere la pistola... Con il gomito toccò il polso della ragazza, che come tutti gli altri si era coperta la testa con le mani, e si tenne pronto a entrare in azione. L'improvviso rumore di vetri rotti strappò un gemito all'anziana signora e fece sussultare una delle commesse. I rapinatori stavano rompendo tutte le vetrine dove erano esposti i gioielli. La ragazza accanto a Mick non fiatò, limitandosi a tremare. Lui avrebbe voluto guardarla e rassicurarla in qualche modo, ma non osava distogliere l'attenzione dalle armi dei due criminali che stavano arraffando quanti più gioielli riuscivano. Si trattava della rapina più patetica e disorganizzata a cui Mick avesse mai assistito, il che lo rese ancora più sospettoso. I due balordi avrebbero dovuto sapere dove si trovavano i pezzi più preziosi e si sarebbero dovuti concentrare su di essi, invece sembravano prendere qualsiasi cosa capitasse loro a tiro. Nessuno faceva una rapina a una gioielleria senza prima aver pianificato l'azione, senza sapere che cosa avrebbero trovato all'interno e dove. Alla fine i due uomini si diressero verso la porta. La tensione era alle stelle e il rapinatore con il berretto si voltò, pronto a sparare. Mick si mosse così in fretta che non si accorse nemmeno di trovarsi già sopra la ragazza, coprendole la testa con le mani e il corpo delicato con i propri muscoli. Benché fosse alta per essere una donna, sembrava fragile sotto il suo peso. Lei si lasciò sfuggire un gemito sentendolo appoggiarsi con forza su di sé, poi si irrigidì e sollevando la testa si agitò. «No! Che cosa stai facendo?» Mick le spinse la testa a terra, poi imprecò nel momento in cui vide la sua guancia battere contro il pavimento. Intuendo 17
ciò che stava pensando e volendo risparmiarle qualsiasi disagio, le sussurrò all'orecchio: «Stai ferma». Lei si agitò ancora di più, cercando di liberarsi, confusa e spaventata, non capendo quali fossero le sue intenzioni. «Sta per...» Mick incominciò, poi si interruppe. La spiegazione non era più necessaria, perché il colpo riecheggiò forte e agghiacciante. Il dolore improvviso alla spalla destra fu come una lingua di fuoco che gli bruciava le carni. Per un istante le sue braccia si strinsero intorno a lei che, cercando di voltarsi verso di lui, mormorò: «Oh, mio Dio». Mick emise un gemito, ma non si mosse. Non aveva nessuna intenzione di muoversi. Per qualche ragione quegli uomini volevano morta quella ragazza, ma per ucciderla i proiettili avrebbero prima dovuto oltrepassare il suo corpo. Sentiva il sangue scendergli lungo la schiena, appiccicoso e caldo, e la donna sotto di lui agitarsi e piangere, ma aspettò che la porta si aprisse prima di voltarsi sulla schiena ed estrarre contemporaneamente la pistola. Escludendo dalla mente il dolore terribile e qualsiasi altra distrazione, sparò un colpo e ferì alla coscia l'uomo che aveva cercato di ucciderla. La gamba cedette e l'uomo cadde a terra urlando per il dolore e afferrandosi alla portiera aperta dell'auto che si stava già muovendo. Quando lasciò la presa, cadde e batté la testa con forza contro il bordo del marciapiede, restando steso a terra privo di coscienza. Mick si alzò in piedi e corse fuori. Vide l'auto allontanarsi, prese la mira e sparò di nuovo. Il lunotto esplose, ma la macchina non rallentò, scomparendo in una via laterale. La strada era già affollata di curiosi, gente troppo stupida per restarsene lontano dalla scena di una sparatoria. Mick percepì un gran calore al braccio, seguito da un freddo insopportabile che lo rese insensibile. Le mani gli tremavano così forte che riusciva a malapena a reggere l'arma. Josh e Zack apparvero quasi subito accanto a lui. Avevano assistito alla scena finale della rapina dalla finestra del ristorante. Con gesti delicati, Josh prese la pistola dalle mani di Mick e se la infilò nella tasca dei pantaloni mentre sul luogo arrivavano diverse automobili della polizia. «Santo cielo, ma tu sei ferito!» esclamò sorreggendolo. 18
Zack urlò: «Qualcuno chiami un'ambulanza». Zack era un paramedico, ma evidentemente lo shock glielo aveva fatto dimenticare. Solo per qualche istante, però. Appena il turbamento passò, prese la radiolina dalla tasca e chiamò lui stesso i soccorsi. «Vieni, siediti qui» esortò poi Mick indicando il marciapiede bagnato. «Non voglio sedermi in una pozzanghera, maledizione» imprecò lui. «Sto bene.» In effetti stava abbastanza bene da voler trovare la ragazza. Si guardò intorno e, quando non la vide, un'ondata di panico minacciò di travolgerlo. Individuò la coppia di anziani appoggiati alla parete dell'edificio e notò che la signora piangeva sorretta dal marito, che si guardava intorno smarrito. Vide anche le due commesse, abbracciate e pallidissime, e poliziotti ovunque, intenti a raccogliere le testimonianze di chi aveva assistito al fatto. Due macchine partirono subito all'inseguimento dei rapinatori mentre un agente gli si avvicinò. Dove diavolo è finita?, continuava a chiedersi lui. Quando il poliziotto lo raggiunse, Mick mormorò: «Sono un agente di polizia, mi chiamo Mick Dawson». Poi cercò di prendere il distintivo nella tasca della giacca, ma il suo braccio non ne volle sapere di collaborare. Imprecando, si rassegnò a restare immobile mentre Zack e Josh si sforzavano di tenerlo in piedi. «L'ambulanza sta arrivando» annunciò Zack. «Sono un paramedico e vedrò quello che posso fare.» L'agente, preoccupato, consegnò a Zack una coperta poi si allontanò per disperdere la gente che si era avvicinata troppo. Mick si agitò, deciso a trovare a tutti i costi la ragazza per accertarsi che stesse bene, e proprio allora la vide avvicinarsi alla coppia di anziani. Il suo viso, così bello, mostrava un'espressione preoccupata e al tempo stesso incredula. Quando i loro sguardi si incrociarono, Mick notò che ora non appariva più distratta, con la testa tra le nuvole. L'orrore di quello che era appena successo le aveva reso gli occhi scuri come un cielo notturno. Un livido le deturpava la guancia nel punto in cui aveva battuto contro il pavimento quando lui l'aveva spinta a terra. Lo stomaco gli si strinse in una morsa nel rendersi conto di essere stato lui a provocarle l'ecchimosi. La ragazza tremava e Mick cercò di liberarsi per 19
raggiungerla. Aveva bisogno di scusarsi con lei, anche se non sapeva il suo nome e non aveva idea del perché i rapinatori avessero tentato di ucciderla. Zack, che stava dando un'occhiata alla ferita, lo trattenne. «Maledizione, Mick, non vedi che stai per cadere?» Lui tentò di negare, ma proprio in quel momento le gambe gli cedettero e se non fosse stato per i suoi amici sarebbe caduto a terra come un sacco di patate. Invece si ritrovò seduto sul bordo del marciapiedi su cui era stata distesa la coperta. La vista incominciava ad annebbiarsi. «Stai perdendo molto sangue» gli spiegò Zack usando un tono calmo e professionale, nel quale comunque Mick individuò note di preoccupazione e di rabbia. «Non lasciatela andare via.» Mick avrebbe voluto esprimere l'ordine con voce chiara e forte in modo che non venisse ignorato, ma le parole uscirono dalle sue labbra in un sussurro appena udibile. Non era possibile: ora che l'aveva finalmente incontrata, si sentiva così debole da non riuscire nemmeno a parlare. A confortarlo era il ricordo delle sensazioni che aveva provato quando si era steso su di lei per proteggerla. Per quanto assurdo potesse sembrare, anche mentre la pallottola lo aveva colpito, lui aveva continuato a provare un fremito di desiderio. Sforzandosi di alzare la testa ripeté le parole cercando di pronunciarle con più forza. «Non lasciatela andare via.» Capì che Josh l'aveva sentito perché si chinò su di lui. «Che dici? Di chi parli?» «Co... con la tuta. Capelli biondi.» Quella era la descrizione più accurata che riuscì a rendere. Josh sollevò lo sguardo e strizzando gli occhi si guardò intorno fissando poi lo sguardo su qualcuno. «L'ho individuata, amico. Adesso tu pensa solo a rilassarti. Me ne occupo io.» Si avvicinò alla donna intimandole: «Signorina mi segua, per favore. Abbiamo bisogno di parlare con lei». Fu allora che Mick perse conoscenza.
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Questo mese Lori Foster è amata dal grande pubblico per le atmosfere piccanti e le storie coinvolgenti, come in questa antologia dove la potente macchina chiamata destino metterà in moto vicende appassionate. Dawn Atkins ha una scrittura fresca e vivace che sa plasmare attraverso i suoi personaggi vividi e sensuali creando storie a cui il lettore non vorrebbe mai mettere fine.
La prossima uscita il 17 dicembre Julie Elizabeth Leto sa miscelare in maniera vincente personaggi dalla forte impronta sensuale con situazioni e atmosfere ricche di tensione e adrenalina. Hope Tarr riesce a dare quadri ricchi di colore grazie a storie ambientate in luoghi inusuali uniti a personaggi a tutto tondo e con caratteristiche ben descritte.
BRILLANTE E MALIZIOSA… VICTORIA DAHL È TORNATA! IRRIVERENTE, SPASSOSO, ECCITANTE: IL TERZO ROMANZO DELLA SERIE DEDICATA ALLA FAMIGLIA DONOVAN VI ASPETTA.
Spesso un solo assaggio non basta. Dopo quell’unica notte di bruciante passione ognuno avrebbe dovuto andare per la propria strada. Eric Donovan ha mentito, è vero… ma Beth potrà dimenticare quell‘affascinante incantatore dagli occhi di ghiaccio? “Un romanzo sensuale con protagonisti indimenticabili.” Booklist “Frizzante, divertente e… incredibilmente sexy!” Carly Phillips autrice nella classifica del New York Times
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