Lori Foster
Cercami di nuovo
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Tough Love HQN Books © 2015 Lori Foster Traduzione di Barbara Piccioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance ottobre 2017 Questo volume è stato stampato nel settembre 2017 da CPI Moravia Books HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 190 del 27/10/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Vanity Baker si sforzava di non guardare, ma a ogni movimento era consapevole dell'intensità del suo sguardo. Era sicura di percepire anche il ribollire del desiderio e quando osò sbirciarlo il bagliore di quegli occhi quasi le tolse il fiato. Fingendo di ballare, si portò una mano al cuore, che aveva preso a battere forte. Quel bel bocconcino di Stack Hannigan, con i bicipiti d'acciaio e gli addominali supertonici, un sorriso da sfilarti le mutandine e gli occhi di un grigio-azzurro cupo, la stava fissando. D'altro canto, pensò, settimane di provocazioni avrebbero risvegliato l'interesse di qualunque uomo con un po' di sangue nelle vene. Solo che lei non voleva un uomo qualunque. Voleva quel particolare peso medio-leggero di arti marziali miste. L'offerta che gli aveva fatto... lui l'avrebbe accompagnata al matrimonio dei loro amici e lei si sarebbe fatta un'idea delle sue avventure serali... era stata a dir poco audace. D'altra parte, Vanity aveva sentito il bisogno di andare oltre per ottenere ciò che voleva. Nel mondo dei combattimenti, lui era conosciuto come il Lupo. Dato che le interessava tutto quello che aveva a che fare con Stack, Vanity aveva naturalmente indagato sulla ragione del nomignolo. Gli uomini sostenevano che era do5
vuto al suo modo di cacciare gli avversari come fossero prede. Le donne dicevano che se l'era guadagnato a letto... facendo ululare le sue partner. Il solo pensiero bastava a darle i brividi. Ormai lo conosceva da mesi, e a parte mostrarsi educato, trattarla come una del gruppo, o facendola ridere o mandandola in confusione – o addirittura eccitandola – non aveva tentato il benché minimo approccio. Così lo aveva fatto lei. E ora finalmente il gran giorno era arrivato. Ridendo, sposa e testimone dello sposo presero a danzarle intorno. Yvette, la sua migliore amica e ora felicemente sposata con un altro fighter, era assolutamente meravigliosa. L'amore faceva quell'effetto sulle donne, immaginava Vanity: cancellava le ombre e i dubbi e riempiva di gioia ogni spazio vuoto. L'amore. Sì, chiunque guardasse in faccia Cannon o Yvette poteva notarlo. Anzi, lei vedeva amore sui volti di un bel po' degli invitati. Al matrimonio, un evento attesissimo in città, partecipava buona parte dei concittadini. Yvette aveva sposato un uomo molto popolare; tutti adoravano e rispettavano Cannon, dai commercianti ai detective della polizia locale, per non parlare di un folto schieramento di lottatori, professionisti o dilettanti che fossero. Intorno a lei, gli amici chiacchieravano, ridevano, ballavano. Di solito, a Vanity piaceva osservare la gente, ma in quel momento era troppo impegnata a non guardare Stack per accorgersi di altro. Quando Yvette annunciò che era arrivato il momento del lancio del bouquet, le donne single si affrettarono a prendere posto. Cherry Peyton, fidanzata con uno dei lottatori di 6
maggiore spicco, Denver Lewis, scivolò accanto a Vanity. Sorridendo indulgenti, gli uomini si radunarono al bar, uno più affascinante dell'altro nei loro smoking eleganti. Vanity incontrò lo sguardo di Yvette e comprese le intenzioni dell'amica. Divertita, la assecondò, alzando le braccia, e il bouquet... puntò dritto verso di lei. Ma non era impegno quello che Vanity voleva in quel momento, non quando Stack la osservava con tanta intensità. Per nulla al mondo avrebbe corso il rischio di farlo scappar via prima ancora che avessero la possibilità di stare insieme. Così, all'ultimo secondo scartò di lato e il mazzolino colpì i sensazionali seni di Cherry. Risero tutti e, quando azzardò un'occhiata a Denver, Vanity lo vide sorridere. Uhm. Quindi forse la prospettiva del matrimonio non lo spaventava. Forse lui e Cherry stavano già facendo progetti. Mentre la sala esplodeva in una salva di applausi e risate, Cannon prese Yvette fra le braccia e, gridando un arrivederci, uscì con la sposa da una porta laterale. Era ufficiale – la conclusione del matrimonio le permetteva di abbandonare i suoi doveri di damigella. Ora anche lei era libera di andarsene. Con Stack. Il cuore prese a batterle forte e un calore piacevole quanto insidioso la invase. Inspirando, guardò verso di lui e ne intercettò lo sguardo penetrante. Da settimane ormai lo tormentava, baciandolo quando lui meno se lo aspettava e al tempo stesso incoraggiandolo a mantenere le sue abitudini da scapolo. Lo aveva confuso deliberatamente, insistendo perché frequentasse altre donne, perché tutto continuasse come al solito per entrambi. Lei, di fatto, non vedeva nessun altro, ma questo Stack non lo sapeva. Lo aveva, però, lasciato libero di spassarse7
la, e lui doveva credere che lei stesse facendo lo stesso. Ora però il gioco era finito. Dopo un'attesa lunga e snervante, era arrivata finalmente la loro notte. Sorridendo, lo invitò ad avvicinarsi piegando appena un dito, e lui scattò coprendo in pochi passi la distanza che li separava. Vanity sussultò quando la attirò a sé e, passatole un braccio intorno alla vita, si impadronì quasi con furia della sua bocca. Wow. E lei che pensava di essere eccitata. Era tanto più grosso di lei da farla sentire incredibilmente fragile e femminile. In qualunque altra situazione, la sua natura l'avrebbe spinta a ribellarsi, ma non ora. Non con Stack. Si fidava di lui al cento per cento, e lo desiderava perfino di più. Gli posò le mani sul petto, poi sulle spalle larghe e solide. Emanava calore e... oh Dio, se sapeva di buono. Con quelle sue grandi mani, la bocca premuta sulla sua, le faceva dimenticare ogni altra cosa. La musica e il brusio delle conversazioni svanirono in lontananza. Vanity gli affondò le dita nei capelli, come per attirarlo ancora più vicino. Qualcuno li urtò, ma non riuscì a distrarre Stack, e il suo bacio divenne se mai ancora più profondo. Distratta dai rumori di sottofondo, Vanity lo scostò appena e da vero gentiluomo Stack la lasciò immediatamente andare. Lei avvertiva un formicolio alle labbra. No, accidenti, era tutto il suo corpo a formicolare. Esalò un respiro tremulo. «Wow.» A dimostrazione che dopotutto non aveva dimenticato dove si trovavano, lui le sussurrò all'orecchio: «Cerchiamo un posto un po' più appartato. E ti darò altri motivi per dire wow». 8
Una promessa incredibilmente allettante. Oh, come avrebbe voluto trascinarlo nella stanza vuota più vicina. Ma sarebbe stato sciocco. Quello che voleva, quello che sperava volesse anche lui, avrebbe richiesto ore, non pochi minuti scatenati. «Non posso ancora andarmene» gli disse con voce piena di rammarico. Il suo grugnito tradiva impazienza. «Presto, però. È una promessa.» Senza lasciarlo andare, frappose tuttavia un po' di distanza fra loro. «Balliamo mentre ti raffreddi un po' e io...» «Scordatelo.» Ma a dispetto di quel rifiuto, lui allentò la stretta. «Quanto ancora dovrò aspettare?» Vanity non finse di non capire. «Solo un ballo. Poi dovrò recuperare il bouquet dal frigo, raccogliere alcuni regali e...» Il suo nuovo grugnito le strappò una risata. «Parliamo» disse. Forse due chiacchiere senza impegno avrebbero dato a entrambi il tempo di calmarsi. «D'accordo.» Stack la strinse appena un po' di più. «Non vedo l'ora di assaggiarti... dappertutto.» Dappertutto? «E di averti sotto di me. O sopra di me. Come preferisci.» «Stack.» La voce di Vanity tremava un po'. «Parliamo di qualcosa che sia un po' meno eccitante.» «Per esempio? Perché a essere sincero, tesoro, dopo queste settimane di continue provocazioni verbali, mi sento piuttosto eccitato.» Lei non poté impedirsi di sorridere. Stuzzicare Stack era stato un autentico piacere. Non le sarebbe dispiaciuto farlo per il resto della vita. «Provocazioni verbali? È questo che facevamo?» 9
Senza staccare gli occhi dai suoi, lui le posò la mano sull'incavo della schiena... e poi più in basso. Sorrise nel vederla spalancare gli occhi. «Quello che facevi tu: giocavi con le parole, fino a farmi partire in quarta.» Le allungò un rapido bacio. «Ma il gioco finisce stasera.» «Giocare mi piace.» E con un po' di fortuna, avrebbe avuto molte ore per giocare con il suo corpo nudo. «Lo so. Ora però è il mio turno.» E accostando le labbra al suo orecchio, Stack sussurrò: «Sarà bellissimo giocare con te». «Stack.» Vanity nascose il viso arrossato nel suo collo. Aveva bevuto pochissimo, ma il tocco di lui, il suo odore la inebriavano. «Ci stanno guardando tutti.» «Sbagliato.» Con le labbra le sfiorò la gola. «Denver sta puntando su Cherry. Armie sta cercando la maniera di evitare Merissa, Miles e Brand sono stati abbordati da certe tipe del posto e Leese è circondato da tre ragazzette, impegnate a convincerlo di non essere troppo giovani.» Furono le ultime parole a indurla a voltarsi. Lei e Leese erano diventati molto amici; lei lo considerava il suo migliore amico e quando non aveva altri piani lui si adattava ai suoi. Ogniqualvolta Vanity aveva bisogno di una scusa per trovarsi nei paraggi di Stack o di un accompagnatore che non avanzasse pretese, Leese era disponibile. E in effetti, in quel momento Leese se ne stava appoggiato alla parete, un sorriso indulgente sul viso mentre tre ragazze graziose, probabilmente nemmeno ventenni, pendevano dalle sue labbra. Un morso leggero sulla spalla la riportò al presente. «Ehi!» Per tutta risposta, Stack la leccò nel punto in cui l'aveva morsa, per poi baciarla fino a farla gemere e dimenticare di 10
essere su una pista da ballo, circondata da altra gente. «Così va meglio» sussurrò allora. «Stasera voglio tutta la tua attenzione per me, tesoro. Per me e me soltanto.» Vanity indietreggiò incredula. «Non sarai geloso di Leese, vero?» Gli occhi azzurri di lui sembrarono incupirsi. «Non ce n'è motivo, giusto?» «Assolutamente no...» L'onestà la spinse ad aggiungere: «Leese sa che è te che voglio». La sua risposta parve coglierlo di sorpresa. «Gli hai detto di stasera?» «No.» Quanto doveva confessare? Vanity ci pensò su e decise, perché no? «Non passo inosservata, sai com'è.» Stack scoppiò in una risata. «Be', è quello che succede» ribadì Vanity, sollevando il mento. «E ora ogni volta che vengo ad assistere a un tuo combattimento, Leese mi accompagna, a meno che non debba combattere lui stesso e o non abbia un appuntamento.» «Insomma lo usi come deterrente.» La ragazza arricciò il naso. «Detto così, sembra orribile.» E piuttosto vero. «Leese mi piace. Andiamo d'accordo. Quelli che si avvicinano pensano che stiamo insieme, e lui capisce.» Stack inarcò appena un sopracciglio. «Capisce che vuoi me.» «Sì.» Fattene una ragione, pensò lei. Fino a quella sera si era affrettata a chiarire che lo voleva solo per quella notte. Lo aveva attirato con la promessa di un episodio senza conseguenze, nella speranza che una volta avuto il primo assaggio, lui l'avrebbe apprezzata quanto bastava per insistere per un bis. E poi un altro, e un altro ancora. 11
Un piano subdolo, certo. Un'autentica manipolazione. Ma era un inganno che non avrebbe danneggiato nessuno. Avrebbe fatto sesso con Stack e se a dispetto dei suoi sforzi lui avesse deciso che la cosa finiva lì, non lo avrebbe tormentato. Sarebbe rimasta delusa, certo. Anzi, devastata. Ma aveva il suo orgoglio. La testa piegata di lato, Stack la studiava. «Così Leese allontana gli uomini a caccia per... per quale motivo? Non frequenti nessuno?» Mmh, no. Non usciva con nessuno, ma questo, tutto sommato, preferiva che lui non lo sapesse. Non ancora, quanto meno. «Diciamo semplicemente che sono molto selettiva. Quando voglio un uomo, glielo faccio sapere.» Stack sembrò infastidito. «Come lo hai fatto sapere a me?» Lei cercò inutilmente di non sorridere. «Tu sei l'unico con cui abbia stretto un patto.» «Un appuntamento in cambio di sesso?» Sì, era quello l'accordo che gli aveva offerto. Ma non era così semplice. «Non un appuntamento qualunque» obiettò. «Non è come se ti avessi proposto una serata al cinema o in discoteca.» «Stai dicendo che questo... il matrimonio... è qualcosa di speciale?» Mordendosi il labbro inferiore, Vanity scosse lentamente la testa. Gli occhi di lui non la lasciavano. «Quindi quello che vuoi dire è che io sono speciale.» Il calore un po' scherzoso dei suoi occhi le sprigionarono uno strano calore dentro. «Come damigella d'onore, avevo bisogno di un accompagnatore. E non si trattava di un matrimonio qualsiasi, ma del matrimonio.» A Warfield, Ohio, più o meno tutti conoscevano Cannon. 12
Come stella della SBC, era un eroe cittadino, anche se di fatto era stato un eroe ancor prima che la SBC lo ingaggiasse. Ora, però, che aveva fan in tutto il mondo, i locali provavano per lui un'autentica venerazione. Quanto a Stack, lui stesso fighter in ascesa e amico intimo di Cannon, godeva della sua fetta di ammirazione. «Tu eri la scelta perfetta.» Lui annuì pensieroso. «Quindi non sono solo speciale, ma addirittura perfetto.» Ridacchiò compiaciuto. «Attenta, finirai per farmi arrossire.» Vanity dubitava che fosse possibile. «So di averti stuzzicato» mormorò. «Sicuro, ma per la maggior parte del tempo mi è piaciuto.» «Ne sono felice.» Alzandosi in punta di piedi per sfiorargli le labbra con le sue, Vanity lo guardò negli occhi. Il tempismo era tutto, ricordò a se stessa. E quello sembrava un buon momento per condividere una verità. «Tu sei il solo che ho preso in considerazione per questo particolare affare.» Stack ricambiò il suo sguardo per un minuto che parve lunghissimo. Finalmente, quando lei già pensava che non avrebbe potuto aspettare un momento di più, le posò una mano sul collo, accarezzandole con il pollice la linea della mascella. «Sono felice che tu abbia scelto me» mormorò. Poi, senza che Vanity quasi se ne rendesse conto, la sospinse verso l'ingresso. «Cosa dobbiamo fare prima di potercene andare? E fai in modo che l'elenco non sia troppo lungo perché, giuro, non reggerei.» Lei neppure. «Cinque minuti, non di più.» «Ti do una mano e vediamo di farcela in due.» I primi giorni di novembre in Ohio avevano portato tem13
perature più rigide, ma, grazie al cielo, nessuna gelata. Un bene, perché l'abito di Vanity e le scarpe abbinate non erano stati concepiti per affrontare le intemperie. A mano a mano che l'abitacolo si scaldava, Stack la vide rilassarsi. I brividi piano piano diminuirono e lei scostò appena lo scialle. Gli piaceva con addosso quell'abito vaporoso, che metteva in risalto la vita sottile e il seno, esaltando la sua femminilità. Ma era sicuro che gli sarebbe piaciuta di più senza. Quante volte l'aveva immaginata nuda che gli si offriva, lo accoglieva, si muoveva al suo ritmo. Veniva con lui. Non che ci fosse voluto molto per evocare l'immagine giusta, dato che lei vestiva in modo da lasciare ben poco all'immaginazione, soprattutto in palestra. I calzoncini e i reggiseni sportivi attiravano le occhiate furtive di tutti i maschi presenti. Furtive, perché, anche se Vanity lo ignorava, Stack aveva avanzato dei diritti su di lei, e chiunque altro ci avrebbe pensato due volte prima di farsi avanti. A Vanity piaceva pensare di avere lei il controllo, ma la cosa non lo preoccupava; quando si trattava di donne, aveva un atteggiamento rilassato. Un paio di risate, sesso a volontà, un addio senza drammi e tutti erano felici e contenti. Nessun bisogno di fare tragedie. E certo nessun bisogno di agitarsi. Ma già mentre si perdeva in quelle riflessioni, si scoprì a flettere le spalle irrigidite. Teso? Diavolo, sì. Il desiderio lo aveva indolenzito, e tutto grazie a Vanity Baker. La luce di un lampione gli regalò uno scorcio dei capelli biondo chiaro di lei, dei seni alti e sodi che quasi straripavano dalla scollatura, e di quelle lunghissime gambe che avevano popolato i suoi sogni per troppe notti. 14
Scorse anche l'eccitazione appena contenuta nei suoi occhi e il rossore di trepidazione che le colorava le guance. «Ehi.» Senza staccare gli occhi dalla strada, posò sul sedile la mano rivolta verso l'alto. Con un piccolo sorriso, Vanity ci posò sopra la sua... e lui scoprì che tremava. «Ancora freddo?» «No.» Altre possibilità gli passarono per la mente, facendo leva sul suo senso di protezione. Era a disagio? Forse un po' preoccupata? Sarebbe stato comprensibile. Per un po', dopo che si erano conosciuti, lei si era mostrata cortese, ma non apertamente interessata. A poco a poco, però, si era fatta più cordiale e aveva cominciato a mostrare maggiore interesse. Poi, del tutto inaspettata, era arrivata quella proposta e da allora non era passato giorno senza che lo stuzzicasse deliberatamente, coinvolgendolo fino al punto che quasi non riusciva più a pensare ad altro che a sentirla urlare in preda a un orgasmo. Tutti i loro amici sapevano che era pronto a esplodere. E lo sapeva Vanity. «Nervosa?» chiese con gentilezza. Lei scosse la testa. «No.» «Stai tremando.» Gli prese la mano e ne baciò le nocche. «Perché sono ansiosa» sussurrò. Bene, bene. Ecco che lo aveva rifatto, e lui era di nuovo un fascio di nervi. Nel caso gli fossero sfuggite di mano le cose, era meglio spiegare. «La prima volta...» cominciò. «Lo so» lo interruppe Vanity. «Spesso è intenso e rapido.» Sorrise, anche se i suoi occhi si erano incupiti. «Ne varrà la pena solo per guardarti. Ci penso da un'eternità.» 15
Gesù. «Dopo di che...» riprese lei con voce sognante, «sarà il mio turno.» Nel tentativo di dare sollievo all'erezione crescente, Stack allungò una gamba. Non ce l'avrebbe fatta ad arrivare a casa di lei se Vanity avesse continuato su quel tono. Diamine, era così vicino a perdere il controllo che l'idea di una sveltina in macchina cominciava ad apparirgli quanto mai allettante. Avrebbe dovuto sentirsi imbarazzato all'idea di non essere in grado di resistere, invece la consapevolezza che Vanity lo stava deliberatamente provocando lo rese solo più determinato a farla impazzire, una volta che avessero finalmente raggiunto un letto. Si costrinse a posare entrambe le mani sul volante. «Stai giocando col fuoco, lo sai, vero?» «Sto giocando con te, Stack Hannigan, ed è il gioco più divertente che abbia fatto da non so quanto tempo.» «Come ho già detto, la pagherai, e molto cara.» «Non mi auguro altro.» Vanity rise, e anche quel suono lo eccitò. Lei era una delle donne più sexy che avesse mai conosciuto, ma era anche autentica. Audace. Non lo costringeva a interrogarsi sui suoi pensieri, perché esprimeva chiaramente quello che voleva e come lo voleva. Aveva anche messo in chiaro che la loro sarebbe stata una storia breve e che, una volta placato il desiderio, si aspettava che lui uscisse dalla sua vita senza troppe storie. Perfetto, naturalmente, sennonché... gli rodeva che non volesse di più. Svoltò in una strada buia... e videro immediatamente l'incidente. Due auto, una in un fosso, l'altra ribaltata. La luce dei fari fendeva la notte con strane angolazioni. Poi, mentre Stack rallentava, il serbatoio dell'auto ribaltata e16
splose e lingue di fuoco si levarono nell'aria. «Oh, mio Dio.» Vanity era protesa in avanti per guardare la scena. «C'è un corpo a terra!» urlò indicando un punto accanto all'auto. Stack accostò e mise in folle mentre contemporaneamente si sganciava la cintura di sicurezza. «Chiama il noveuno-uno.» Lei stava già frugando nella borsa alla ricerca del cellulare. «Stai attento» lo ammonì mentre lui scendeva in tutta fretta. Aveva fatto appena un passo quando udì deboli grida femminili. Senza pensare, corse verso il SUV in fiamme. Il corpo visto da Vanity era quello di un uomo, che a quanto pareva era stato sbalzato fuori e ora se ne stava seduto a terra, confuso e intontito, il sangue che gli colava lungo il viso da una ferita alla testa. Il calore era ormai diventato intollerabile, ma Stack si ostinò a seguire la voce, fino a scorgere, sotto un ammasso di lamiere contorte, una donna che lottava disperatamente per uscire. Aveva il viso sporco di sangue e fuliggine. «Mi aiuti!» lo supplicò con tono isterico nel vederlo. Stack le afferrò le mani e fu allora che si accorse che la donna aveva le gambe bloccate. Non sarebbe riuscito a tirarla fuori di lì, non senza aiuto. Maledizione. Tornò a guardarsi intorno proprio nel momento in cui un uomo usciva barcollando dall'altra auto, se ubriaco o ferito, Stack non avrebbe potuto dirlo. «Mi dia una mano!» gridò, ma il tipo indietreggiò farfugliando qualcosa. Ubriaco, dunque. Lo guardò muovere un passo incerto e cadere sul sedere. E poi accanto a lui comparve Vanity. «Cosa faccio?» chiese sbrigativa. 17
Dannazione, lui non la voleva nelle vicinanze dell'auto in fiamme. «Aiutatemi, per favore, aiutatemi!» Vanity lo strattonò per la camicia. «Avanti! Dimmi cosa devo fare!» Lui era restio a trattenerla vicino a quella specie di bomba sul punto di esplodere, ma nessuno dei due poteva ignorare le grida della donna intrappolata. «Afferrale le mani. Appena faccio oscillare l'auto, vedi se riesci a liberarla.» Si inginocchiò accanto alla donna, che ancora non vedeva le fiamme, ma certo riusciva a sentirne il calore. «Ora cercheremo di liberarla» le disse. «Sì, sì! Fate presto!» «Le sue gambe...» «Non sono ferita!» urlò ancora lei. «Tiratemi fuori di qui!» Il vestito pericolosamente vicino alle fiamme, Vanity si inginocchiò e le prese con decisione le mani. «Mi avverta se le faccio male.» Con una spalla contro il SUV, Stack puntò i piedi nel terreno e spinse con tutte le sue forze. Sentì il veicolo sollevarsi, non di molto, ma quanto bastava per infondergli nuova speranza. «Ti do una mano.» Anche Vanity puntò le scarpe con i tacchi alti sul terreno e tese le braccia, il viso arrossato dal bagliore aranciato delle fiamme. La donna gemette, ma non per questo lei rinunciò. «Ssh» mormorò. «Ci siamo quasi. Quasi.» Stack le era grato per quella calma, quell'assenza di isteria. Le mascelle contratte gli dolevano e aveva la fronte madida di sudore, ma si sforzò di restare concentrato su Vanity. Poi finalmente le gambe della donna furono libere e Va18
nity rilassò le spalle contratte. Quando Stack lasciò ricadere l'auto, scintille infuocate si levarono nell'aria notturna. Ma la situazione rischiava di precipitare e non c'era tempo da perdere. «Spostati sul marciapiede» le intimò. «Presto.» A quel punto prese il suo posto e, infilate le mani sotto le ascelle della donna, cominciò a trascinarla a distanza di sicurezza. Una volta che furono tutti al sicuro, si liberò della giacca ormai rovinata dello smoking per drappeggiarla sulle spalle di Vanity. Lei stava parlando alla donna, nel tentativo di calmarla, ma trovò il tempo per indirizzargli un sorriso di gratitudine. Stack le accarezzò i capelli, in silenzio, sopraffatto da sensazioni a cui non avrebbe saputo dare un nome. Non era l'incidente, né il pericolo che aveva affrontato, ma Vanity stessa, la sua mente agile e il suo atteggiamento pragmatico e la sua pacata risolutezza. Una fiammata più violenta si levò dal SUV, facendo sussultare Vanity e gridare la donna ferita. «Resta con lei» le ordinò Stack, mentre a passo affrettato si dirigeva verso i due uomini. Sembravano entrambi storditi, incapaci di pensare con chiarezza, e il primo, ne era sicuro, aveva una commozione cerebrale se non qualcosa di perfino più grave. Il sangue che gli colava lungo il viso era causato da una ferita alla testa, e sembrava che avesse una spalla slogata e una gamba fratturata. Muoverlo senza provocargli altro dolore non sarebbe stato facile, ma l'uomo era così intontito che si limitò a grugnire quando Stack, per metà sollevandolo e per metà trascinandolo, lo portò al sicuro. Quanto all'altro tizio... Ferite solo superficiali, ma un'evidente stato di ubriachezza, che era la probabile causa dell'incidente. Quando gli suggerì di starsene a una certa di19
stanza dalle fiamme, quello non volle saperne, e lui non insistette; non gli interessava fare da babysitter a un idiota ubriaco, non quando gli altri due avevano bisogno di assistenza urgente. Fortunatamente, di lì a pochi secondi arrivarono la polizia e i paramedici, e una volta prestate le prime cure ai feriti, Stack provvide a riferire l'accaduto. «Resti nei paraggi» borbottò un agente, mentre lui e il compagno puntavano verso l'ubriaco. Stack si guardò intorno, l'ondata di adrenalina che andava gradatamente scemando. Vanity era seduta sul marciapiede, avvolta nella sua giacca e il viso nascosto fra le mani. Allarmato, in un lampo le fu accanto. L'abito di lei era bruciacchiato in più punti e i lunghi capelli erano ridotti a una massa arruffata. Sull'avambraccio, forse nel punto in cui la pelle era entrata in contatto con il metallo incandescente, spiccava una bruciatura rosea. Stack si chinò e la prese per i polsi. «Ehi. Stai Bene?» La riposta fu un cenno del capo. «Vanity?» «Scusa. Credo di essere un po'... scossa.» Ancora non si decideva a scoprirsi il viso. «Sei ferita?» Forse aveva riportato altre ustioni? Oppure si era stirata un muscolo nello sforzo di trascinare l'altra donna? Dopotutto era così delicata e femminile e... «Sono un disastro.» Dunque Vanity era... vanitosa? Stack non riuscì a trattenere un sorriso. «Naaaa.» Le posò un dito sotto il mento. «Coraggio, tesoro, guardami.» Si era aspettato lacrime, o un loro residuo. Non ne trovò. Invece, la testa piegata di lato, lei sorrise. «È solo di recente che hai preso a chiamarmi tesoro. È perché stiamo finalmente per fare sesso?» 20
Dietro di loro, uno dei poliziotti tossì. «Sta bene?» chiese, tra il divertito e l'imbarazzato. «Starà benissimo» rispose Stack alzandosi in piedi. Ci avrebbe pensato lui anche se in effetti non sembrava avere bisogno del suo aiuto. Vanity si alzò, si lisciò la gonna, gettò indietro i capelli, dopodiché indirizzò a entrambi un'occhiata severa. «Sono in grado di parlare per me, grazie. E sì, sto meglio.» Mortificato, l'agente tossì di nuovo. Stack le passò un braccio intorno alle spalle. Che lei ne avesse o no bisogno, a quel punto contava poco. Non gli era sfuggito il modo in cui l'altro l'aveva guardata. Per quanto in disordine, con l'abito a brandelli e il trucco sfatto, Vanity era sempre in grado di incantare un uomo. E il poliziotto doveva capire che, almeno per il momento, lei era impegnata. Quando nessuno dei due aggiunse alcunché, Vanity guardò verso l'ambulanza e la donna che in quel momento vi veniva caricata. Il marito era al suo fianco, l'aria ancora piuttosto stordita, ma ripulito di gran parte del sangue. «Quella povera donna» mormorò nel sentirla piangere. «Ha detto che l'altro conducente è sbucato da dietro l'angolo procedendo contromano. I fari li hanno temporaneamente accecati e immagino che il marito abbia istintivamente cercato di sterzare. Purtroppo ha perso il controllo e hanno colpito qualcosa che ha fatto ribaltare il SUV.» Stack guardò il secondo uomo, che ora protestava a gran voce. «Ubriaco?» chiese, pur conoscendo già la risposta. «Fradicio, e per di più guidava con una patente sospesa.» L'agente sospirò. «È una fortuna che non abbia ammazzato nessuno.» Il suo sguardo si posò su Stack. «Ed è una fortuna che siate arrivati voi. Sa, la maggior parte della gente scappa davanti al fuoco. Non ci corre incontro.» 21
Stack non replicò. A dirla tutta, non aveva pensato affatto al fuoco. Aveva visto l'ammasso di lamiere, sentito le grida della donna... «Sì, è stato magnifico.» Vanity si appoggiò a lui. «La donna... è molto grave?» «La stanno ancora visitando, ma di sicuro ha parecchie ustioni gravi, e probabilmente alcune fratture.» «Ma è viva» le rammentò Stack, baciandola sulla testa. Voleva portarla a casa, confortarla e assicurarsi che fosse pronta per il sesso che pregustavano ormai da mesi. E voleva dare un'occhiata a quell'ustione sull'avambraccio. Stavano arrivando altri veicoli, fra cui il furgone di un'emittente televisiva straripante di cronisti muniti di microfoni e telecamere. «Il circo sta per cominciare» osservò l'agente contrariato. «Preparatevi per l'intervista.» Era l'ultima cosa che Stack voleva, e nel sentire Vanity irrigidirsi al suo fianco comprese che lei la pensava nello stesso modo. «Le spiace se ce la filiamo?» sussurrò. Con un cenno di assenso, l'altro allungò un colpetto al taccuino che teneva in tasca. «Ho i vostri dati. In caso di necessità, vi contatteremo.» «Grazie.» Attento a evitare il contatto visivo con i cronisti, Stack guidò Vanity verso la loro auto. «Mi sento piuttosto vistosa con indosso la tua giacca dello smoking» sussurrò lei. «Speriamo che non ci notino.» Faceva piacere constatare che non era una di quelle persone affamate di attenzione. In fretta, Stack le aprì la portiera e la aiutò a salire. Nessuno li disturbò. Mentre procedevano a velocità contenuta, Vanity cercò di ravviarsi i capelli, poi abbassò l'aletta parasole. «Sono un mostro» decretò a quel punto guardandosi allo specchietto. «E una donna incredibilmente coraggiosa.» 22
«Soprattutto un mostro. Cosa ha detto quel simpatico poliziotto? La maggior parte della gente tende a scappare dal fuoco. Tu invece gli sei corso incontro. Non potevi sapere se l'auto sarebbe esplosa...» «Le auto non esplodono, non spesso, per lo meno. Succede solo nei film. È molto probabile che il metallo abbia perforato il serbatoio della benzina oppure il liquido sarà fuoriuscito nel cappottamento Difficile dire cosa sia successo di preciso, ma quando tutto è in fiamme, sì, l'impressione è quella di un'esplosione imminente.» Vanity gli scoccò un'occhiata di rimprovero. «Stai cavillando. È stato pericoloso, molto pericoloso.» «E tu eri lì con me.» Ancora lo angosciava il pensiero di quanto lei fosse stata vicina a quel pericolo. «Pensavo che saresti rimasta in auto.» «Lo avrei fatto se tu non avessi avuto bisogno del mio aiuto.» Vanity arricciò il naso. «Non sono granché nelle situazioni di crisi.» «Scherzi, vero? Sei stata perfetta.» Pensò a come aveva lottato per liberare la donna. «Forte.» «Allora perché sei accigliato?» «Avresti potuto farti male.» Lei lo guardò inarcando le sopracciglia. «Eri preoccupato per me?» Stack non rispose. Lo trovava davvero così sorprendente? Vanity gli stava accarezzando la spalla. «È molto dolce da parte tua.» Gli tremava la mano, notò lui. Fingeva bene, ma ovviamente l'accaduto l'aveva turbata, e non poco. L'una del mattino, verificò. Anche se non ne aveva nessuna voglia, sapeva di doversi mostrare premuroso. Di dover fare una nobile offerta. 23
Perché dopotutto lui era maledettamente dolce, giusto? Tutto il suo corpo protestava, ma si costrinse a dire: «È tardi e c'è stato un imprevisto. Se pensi d'avere bisogno di più tempo, possiamo rimandare...». «Cosa?» Vanity indietreggiò e per la prima volta parve genuinamente turbata. «Mi stai dando buca?» «No.» Diamine, no. «Assolutamente. Quello che voglio dire è che se ti senti scossa e hai bisogno di un po' di tranquillità per riprenderti, non deve per forza essere stasera.» Gli occhi che lampeggiavano, lei si protese verso di lui. «Invece sì, Stack Hannigan, dev'essere proprio stasera!»
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