Chiacchiere di mezzanotte

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L’ULTIMO AVVINCENTE CAPITOLO DELLA SERIE

THE DARK ELEMENTS IL GRANDE RITORNO DI JENNIFER L. ARMENTROUT

Roth o Zayne, Layla chi sceglierà? È il momento di ascoltare il cuore, qualunque siano le conseguenze.

“Una serie perfetta per i fan di Vampire Diaries.” MTV “Jennifer Armentrout è un vero talento, non smetteresti mai di leggerla.” Gena Showalter, autrice nella classifica del New York Times.

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I tuoi sogni più hot si stanno per avverare…

I romanzi che hai sempre desiderato ma non hai mai osato chiedere Autrice pluripremiata, vanta all’attivo oltre 70 romanzi. La vita a New York è sexy e inebriante. “Per le amanti di una sensualità frizzante. Amo tutti i romanzi di Lori Wilde.” Goodreads Reviews

Con i suoi romanzi, l’autrice si è aggiudicata un posto nelle classifiche di New York Times, USA Today e Publishers Weekly. Una danza sensuale, una voce ammaliante. Una donna sa sempre quello che vuole… e come ottenerlo. “I romanzi di Susan Andersen mi fanno impazzire. ” Goodreads Reviews

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Dakota Cassidy

Chiacchiere di mezzanotte


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Talking After Midnight Mira Books © 2014 Dakota Cassidy Traduzione di Claudia Rey Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance febbraio 2016 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 161 del 12/02/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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«Per tutti i santi del paradiso!» Dixie Davis comparve sulla soglia del piccolo appartamento e si fermò di botto, piegando la testa di lato come se avesse appena visto Cristo sceso in terra. In circostanze normali, Marybell Lyman sarebbe scoppiata a ridere udendo l'esclamazione della sua amica nonché datrice di lavoro. Ma quelle circostanze non erano normali. Dixie rimase ferma sulla soglia per un momento, mentre il vento freddo della sera invernale smuoveva l'orlo del suo lungo pullover bordeaux. Non era tipo da restare senza parole, ma adesso la fissava a bocca aperta. Poi spinse dietro l'orecchio una ciocca di capelli color mogano e borbottò qualcos'altro, che Marybell non capì perché aveva le orecchie tappate. Marybell tornò in fretta sul divano che le avevano appena consegnato, nuovo di pacca, stringendosi nella vestaglia e tenendo la testa bassa per impedire al naso di colare troppo. Quando le colleghe di lavoro si erano presentate da lei con del brodo di pollo, piene di premure e di affetto, Marybell era stata presa dal panico. Il cuore che batteva a mille, il naso chiuso, un'emicrania feroce che le martellava le tempie, per un attimo era stata tentata di non aprire neppure la porta. 5


Nessuno l'aveva mai vista così, senza trucco, e men che meno Dixie, proprietaria della hot line in cui lei lavorava rispondendo alle telefonate. Ma non c'era modo di nascondersi alla vista delle tre facce preoccupate che premevano contro il vetro della porta d'ingresso, e che le sembravano tre peluche attaccati con la ventosa al lunotto posteriore di una macchina. Non era nelle condizioni di mandarle via e tanti saluti, né di inventarsi una scusa per evitare quell'invasione, anche se avrebbe tanto voluto farlo. La squadra delle Call Girls era comunque inarrestabile: se anche ti azzardavi a rispondere no, loro esclamavano Dio ti benedica! e marciando sui loro tacchi a spillo passavano sopra a te e al tuo rifiuto come se niente fosse. Perché, perché non aveva pensato di abbassare la tendina sul vetro prima di prendere le medicine per il raffreddore che l'avevano così tramortita? Respira, Marybell. Comportati come se niente fosse. Già, facile a dirsi per la sua vocina interiore. Non toccava a lei difendersi da tre chiocce invadenti, anche se piene di buone intenzioni, e restare calma mentre il suo stomaco si aggrovigliava in un nodo degno del boy scout più esperto. LaDawn Jenkins, collega e amica, e la migliore operatrice di hot line dell'universo, stava accanto a Dixie e reggeva un cestino coperto da un tovagliolo a scacchi bianchi e rossi. Inclinò la testa biondo platino e disse: «Ti ho portato dei panini appena sfornati, con il burro». Depose il cesto sul tavolo accanto alla scatola di Kleenex e guardò Marybell corrugando la fronte. Marybell affondò ancora di più la testa nel bavero della vestaglia e rabbrividì violentemente. Era quasi troppo malata per preoccuparsi che le amiche la vedessero per la prima volta senza quello che tra sé definiva il suo scudo speciale. 6


Quasi. Sarebbe dovuta scappare, pensò, o almeno trovare un sacchetto di carta da calarsi sulla faccia. Ma il solo sforzo di coprirsi gli occhi con la maschera di gel rinfrescante prima di aprire la porta l'aveva stremata. Aveva le gambe talmente deboli, il petto così infiammato e dolorante, che non aveva più la forza di muovere un dito. Abbassò gli occhi sui piedi, coperti da spessi calzerotti neri con i gommini antiscivolo applicati sulla suola. Non puoi più nasconderti da nessuna parte, pensò. Sei fritta, Marybell, cerca almeno di non dare troppo nell'occhio. Emmaline Amos, destinata a diventare molto presto Emmaline Hawthorne – almeno a giudicare dal modo in cui andavano le cose tra lei e Jax – entrò in fretta e furia ed evitò per un pelo di sbattere contro Dixie e LaDawn. Le suole delle sue décolleté nere scricchiolarono sul pavimento di legno prima di fermarsi, e lei ansimò nel tipico modo da signora bene, che poi si porta la mano alla gola e si aggrappa alla collana di perle. Ma si riprese immediatamente chiudendo la bocca, non avrebbe mai emesso un suono prima che il cervello filtrasse a dovere la sua sorpresa: Em era il ritratto del tipico decoro del vecchio Sud. E proprio quella diplomazia vecchio stile era la ragione per cui Dixie le aveva affidato l'incarico di direttrice generale di Call Girls. Em era cortese, piena di tatto, e in grado di calmare il cliente più scorbutico. Emmaline agiva sempre nel modo più corretto e decoroso, anche a costo di mettere a repentaglio la propria vita: la ragione di questo comportamento risiedeva soprattutto nel suo gran cuore. Si era guadagnata il rispetto e l'amicizia di Marybell appena aveva cominciato a lavorare per Call Girls, dopo che l'ex marito aveva abbandonato lei e i loro due bambini per vivere la sua nuova vita di travestito. Sotto sotto però Em era una vera tosta. Tenera e duttile come Pongo all'esterno, all'interno era dura come acciaio 7


temprato: per questo non c'era la minima probabilità che mostrasse al mondo il suo stupore, non più di quante ne avrebbe avute un cane randagio di finire in paradiso. Strinse la pentola elettrica con le mani protette da due presine stampate a cuori, esaminò brevemente Marybell prima di chiudere gli occhi per un secondo, e ridivenne la solita Em. «Ti abbiamo portato...» Si interruppe, raddrizzò le spalle e si schiarì la voce. «... del brodo» terminò con un sorriso pieno di calore. I denti candidi scintillarono fra le labbra sottolineate dal rossetto scarlatto. «Del brodo di pollo per curare la nostra povera malatina.» E poggiò la pentola sul baule che Marybell usava come tavolino da caffè, deponendovi accanto le presine. Marybell mormorò un Grazie, con la testa sempre più affondata nel risvolto della vestaglia. Em agitò la mano in un gesto disinvolto, come per dire che non aveva fatto niente di speciale. «Ti aspettavi che ti abbandonassimo al tuo destino? Nemmeno per sogno, signorina! Ci siamo preoccupate da morire quando hai telefonato stamattina per avvisare che eri malata. Dixie ha detto che avevi la voce di un rospo raffreddato, e che sembravi più debole di un micino appena nato. Ma quando si è raffreddati bisogna mangiare, e perciò abbiamo tutte preparato qualcosa e abbiamo fatto irruzione in casa tua, da quelle chiocce invadenti che siamo.» «Io ho portato dei panini» ripeté LaDawn, chiaramente ancora sotto shock per la visione della nuova Marybell. «Al burro.» E batté un dito sul suo cesto. Marybell sorrise appena, senza osare guardare le altre negli occhi, aveva troppo freddo per lasciare il bavero della vestaglia, ed era troppo sconvolta per muoversi. «Gnam, panini al burro... Che gentile. Grazie a tutte voi, ragazze.» Poi si asciugò gli occhi che lacrimavano sotto la mascherina rinfrescante. Adesso che le formalità erano finite, non restava che 8


trovare la risposta alla domanda non formulata, ma aleggiante nell'aria. Perché non avevamo mai visto la vera Marybell Lyman? Tutte aspettavano una spiegazione, e intanto si lanciavano occhiate in tralice e assumevano di volta in volta espressioni che equivalevano a una muta conversazione. Em appoggiò i pugni sui fianchi, mordendosi il labbro inferiore. Dixie piegò un braccio sul petto, appoggiò il gomito dell'altro braccio sulla mano e si sorresse il mento, con espressione perplessa. LaDawn rimase semplicemente a bocca aperta, rischiando che le mosche ci finissero dentro. Anche Marybell aspettava. Il suo cervello, ovattato dalle medicine, cercava disperatamene un modo per uscire da quella situazione senza dover spiegare nei dettagli perché nessuno aveva mai visto la sua faccia senza trucco. In circostanze diverse, indovinare mentalmente chi crollava per prima sotto la pressione dell'etichetta e del galateo sarebbe stato divertente quanto osservare l'indignazione di Nanette Pruitt quando Marybell le si sedeva vicino in chiesa, e cantava, stonatissima, Avanti, soldati di Cristo. La colossale differenza tra questa Marybell seduta sul divano di fronte a loro – senza creste rosse e verdi alla mohicana, senza occhi pesantemente truccati di nero, senza piercing al naso e alle sopracciglia – e quella che vedevano ogni giorno doveva aver sconvolto le tre donne. Questa era la Marybell Lyman che nessuna anima viva aveva visto da quattro anni a questa parte. Nessuno, a parte lo specchio del bagno che ogni giorno rifletteva la sua faccia prima che lei impiegasse più di un'ora per applicare lo scudo speciale. Se fosse stata un tipo da scommesse, Marybell avrebbe puntato su LaDawn, la più sfacciata del gruppo. LaDawn 9


era una donna del Sud in tutto e per tutto, ma era anche priva di vergogna ed esprimeva le sue opinioni senza riserve: non usava mai eufemismi, e questo era uno dei tratti che Marybell amava di più in lei. Era una ex signora della notte – o come definiva scherzosamente la passata professione – un'accompagnatrice. A LaDawn le parole non mancavano mai. E invece niente, silenzio assoluto. Il vecchio orologio appeso alla parete color caffellatte segnava ticchettando i secondi, mentre ognuna delle tre donne lottava fra sé e sé per non perdere l'aplomb e non mostrare il proprio disagio. Lo starnuto improvviso di Marybell fece sobbalzare le altre e costrinse lei a parlare per prima. Se avesse buttato la cosa in ridere le altre l'avrebbero seguita, pensò, e lei aveva davvero bisogno di alleggerire l'atmosfera, a patto che loro seguissero il suo esempio. «Il mio anello da naso è in tintoria» annunciò prima di un altro fragoroso starnuto. Finalmente Dixie parlò con voce bassissima, come se temesse di essere udita da qualcuno e accusata di aver rivelato chissà quale segreto. «Se non fossi stata certa che questo era il tuo appartamento, non avrei mai potuto...» «Distinguerti da un buco nel muro!» esclamò LaDawn ritrovando la voce. Si mise una mano sul fianco, strizzato come sempre in un paio di jeans aderenti come una seconda pelle, e si ravviò i capelli con le lunghe unghie laccate di viola glitterato. «Diavolo, ragazza mia» continuò estraendosi le parole di bocca come se stesse succhiando un frullato denso con una cannuccia troppo sottile. «Farai meglio a guarire in fretta, in modo da rifarti i capelli come al solito prima che cominci la fiera della settimana prossima. Non potrei mai trovare il carretto dello zucchero filato senza le tue creste da mohicano che spuntano in mezzo alla folla e mi indicano la strada per il paradiso della dolcezza!» E ridacchiò, chinandosi a ravviare con affetto una 10


ciocca dei capelli biondi di Marybell. Marybell tirò su col naso, facendo una smorfia per il dolore alla testa, e si sforzò di ridacchiare a sua volta. «Oh, taci. Non hai bisogno di me per questo. C'è Doc Johnson più che disposto a farti da guida!» L'altra sbuffò stringendo le labbra color fucsia. «Non mi parlare di Doc Johnson. Quel disgraziato non si fa vivo da tre giorni!» Em, che evidentemente non ne poteva più, si lasciò cadere sul divano accanto a Marybell e ordinò a LaDawn di cercare in cucina una ciotola e un mestolo. Poi si lisciò la gonna sulle ginocchia e disse: «Cat ti manda un bacio. L'abbiamo costretta a rimanere in casa anche se lei non voleva, perché non è il caso che si becchi l'influenza con il bambino in arrivo». Marybell amava molto Cat Butler. Era una delle prime vere amiche conosciute quattro anni prima, uno spirito libero ma piena di amore per gli altri, adesso pazzamente innamorata di Flynn McGrady e in procinto di metter su famiglia. «Dille che la ringrazio, e che fa bene a tenere al sicuro il suo bambino.» Em sbottò: «Ma allora, com'è che siamo amiche da tanto tempo e non abbiamo mai visto la vera Marybell?». Cercò di abbassare la maschera rinfrescante, ma si beccò un colpetto sulla mano. «Insomma, quasi la vera Marybell. Però, cara mia, tu ci hai viste in tutte le condizioni. Ubriache, seminude, in groppa a un toro meccanico, dio santo. Non è giusto!» Lo disse come se non essersi mai mostrata senza trucco e con i capelli irrigiditi dal gel fosse una cattiveria da parte di Marybell. Mentre lei avrebbe tanto voluto domandare perché l'avevano praticamente aggredita con il loro cibo e la loro amicizia, quando aveva detto ben chiaro a Dixie che non stava così male, e sarebbe tornata al lavoro entro la fine della settimana. Aveva solo bisogno di riposo e di medici11


ne antiraffreddore, tutto qui. Lo aveva specificato proprio nella speranza che non la sorprendessero... come invece avevano fatto. Ma era tipico di Em e Dixie voler controllare di persona che lei non stesse per morire di qualche strana malattia esotica, che magari avevano scoperto su un sito Internet. Eppure, nonostante tutto, le sue amiche la facevano sorridere, erano una buona ragione per alzarsi ogni mattina, dopo che per tanto tempo non aveva più trovato ragioni per farlo. Erano macchine programmate per amare e consolare, tutte quante. Bastava un piccolo malanno e loro si precipitavano a curarlo con i rimedi della nonna e con più amore di quanto chiunque riuscisse a racimolare. Come si poteva essere arrabbiate con qualcuno che ti voleva tanto bene? Eppure Marybell non era preparata all'insistenza con cui le tre amiche avevano bussato alla sua porta. Si sentiva terribilmente a disagio senza la difesa del trucco pesante e dei suoi piercing. C'era sempre il rischio, anche in una città piccola come Plum Orchard, Georgia, che qualcuno la riconoscesse. La gente del posto aveva impiegato un bel po' di tempo ad accettare il suo aspetto, così diverso da quello di tutti gli altri. Ma era per un buon motivo che Marybell aveva accettato le occhiate curiose e i mormorii con i quali veniva accolta da Madge, la tavola calda dove cenava quasi ogni sera prima di cominciare il turno serale. La disapprovazione di tutti era mille volte meglio dell'unica alternativa possibile. Anziché rispondere a Em, Marybell cercò di distogliere la sua attenzione, in questo era maestra. «E io vedo mai la vera Emmaline?» domandò con voce roca, felice che l'influenza le fornisse una scusa per quel sotterfugio. «Ma certo che la vedi» ribatté l'altra. «Questa sono io, no? Che abbia o no il rossetto.» E prese dallo schienale del 12


divano un soffice plaid per avvolgerlo attorno a Marybell, rimboccandoglielo sotto il mento. Poi le tastò la fronte calda ed emise un'esclamazione. Marybell tossì, voltandosi di lato per non bombardare Em con i suoi germi. «Esatto» sorrise. «Diavolo» intervenne Dixie poggiando sul tavolino una tazza di tè bollente addolcito col miele e scrutando la faccia priva di trucco della malata. «Perfino con l'influenza e una maschera di gel sugli occhi, sei una meraviglia. E questo non mi piace per niente, Miss Lyman.» Fece il suo famoso sorriso malizioso. «Sono felice che Caine non ti abbia mai vista senza tutto quell'impasto in faccia, o sarei stata fritta. Oltretutto hai sei anni meno di me... e io non posso permettere che tu o chiunque altra in questa città sia più carina di me!» Em schioccò la lingua e guardò Dixie scuotendo la testa. «Stai dicendo che Caine non potrebbe prendersi una cotta per lei con il trucco gotico e le creste rosse e verdi? Che non ti ama soprattutto per quel che sei dentro, al di là delle apparenze? Che in sostanza è solo un uomo superficiale, un guscio vuoto con una bellissima faccia?» Marybell ridacchiò, rilassandosi un poco. Ecco, la conversazione era stata deviata altrove con successo. «Non credo che tu abbia niente da temere, Dixie. Caine non vede altri che te, che tu abbia qualcosa dentro o no. Ma è meglio che non restiate qui... vi avevo detto di starmi lontane in modo da non beccarvi questo virus maledetto, sì o no? Non vorrete costringermi a sostituirvi tutte quante perché siete troppo malate per lavorare, vero? Specialmente se devo rispondere alle telefonate di LaDawn... Non sono un maestro Jedi dell'acchiappamosche come lei. Finisce sempre che mi confondo e mi picchio da sola!» La battutina più nota negli uffici di Call Girls – situati nella foresteria accanto alla dimora di Landon Wells, il milionario che aveva dato qualcosa a Marybell quando lei 13


non aveva più niente – era sull'abilità di LaDawn con l'acchiappamosche. Era una campionessa, come Bruce Lee con i suoi bastoncini nunchaku o Daryl di The Walking Dead con arco e frecce. Ogni operatrice di hot line si nascondeva piena di paura quando LaDawn tirava fuori la sua arma. In realtà si trattava unicamente di un effetto sonoro destinato ai suoi clienti appassionati di sadomaso, ma ogni volta lei riusciva a far credere loro che lo schiocco fosse quello di una frusta. Per il compleanno di LaDawn le ragazze avevano fatto ricoprire di bronzo un vero acchiappamosche e ci avevano fatto mettere una targhetta con il suo nome, e adesso lei teneva orgogliosamente quel trofeo appeso sopra la sua scrivania. Dixie fece gli occhiacci a Em. «Prima di tutto, non pensare che ti avremmo lasciata soffrire da sola, quando si è malati non c'è niente come un po' di amore e di coccole per favorire la guarigione. E in secondo luogo, Em, stai zitta: non sto dicendo affatto quel che pensi, e lo sai bene anche tu. Adoro la nostra Marybell anche oggi, col naso più rosso di un peperone e gli occhi che lacrimano come un rubinetto guasto.» Marybell prese la tazza di tè con un sospiro colmo di gratitudine, sempre però tenendo gli occhi bassi. «Credo che Dixie voglia dire soltanto che non sono il tipo di Caine.» Il che le andava benissimo. Non era il tipo di nessuno, e tanto meglio così: seppellita in una sperduta cittadina del Sud, non avrebbe mai dovuto combattere la tentazione di trovare qualcuno che apprezzava il suo tipo. Comunque, a Plum Orchard c'erano ben pochi uomini disponibili, e a quei pochi piacevano sicuramente le donne che indossavano dei bei vestiti, i tacchi alti adatti alle diverse occasioni del giorno, un trucco discreto. I capelli delle donne giuste erano lunghi e ondulati, o raccolti in li14


sci chignon. Non stavano certo ritti sulla testa in creste colorate irrigidite dal gel. Quelle donne non portavano grossi anfibi di pelle nera, né aderenti fuseaux leopardati pieni di tagli che sembravano fatti col rasoio. LaDawn si sedette sul baule scostando la pentola elettrica, poi sollevò il mento di Marybell per guardarla in faccia, o almeno in quella parte del viso che non era protetta dalla maschera rinfrescante. Il cuore di Marybell si fermò per un momento, e le sue dita tremarono intorno a manico della tazza di tè. Scoperta, l'avevano scoperta! Ora sapevano chi era, e la sua vita tranquilla, sicura, anche se tutt'altro che elettrizzante, era finita per sempre. L'angoscia, di solito limitata alle ore insonni della notte, quando riesaminava ogni movimento compiuto durante il giorno, le salì alla gola e formò un nodo. Le labbra di LaDawn, dello stesso fucsia delle unghie, si incurvarono in un sorriso. Prese fra le dita una ciocca dei capelli di Marybell, ormai quasi asciutti, e sospirò: «Che mi venga un accidente, sei una bionda naturale! Come fai a metterti in testa ogni giorno tutta quella tintura rossa e verde? Sai, se non fosse per il biondo Miss Clairol che trovo al drugstore di Brugsby, quasi ti odierei...». Marybell deglutì e poi si sforzò di sorridere e di guardare LaDawn senza abbassare gli occhi. «È uno spray colorato che si lava via facilmente. E poi, tu non potresti mai odiarmi. Chi ti porterebbe il caffè e le ciambelle di Madge con la glassa rosa quando fai il turno di notte, se non ci fossi io? Neanche Doc Johnson lo fa! Sono io la tua unica amica, per sempre.» L'altra la esaminò con attenzione, anche se i suoi occhi segnati dall'eyeliner dorato e dall'ombretto viola scintillavano affettuosamente. «Di' un po', quand'è che hai smesso di raderti le sopracciglia a metà? Tra un po' finirai a strapparti i peletti e a disegnarle ad arco come tutte noi scioc15


chine... e se andiamo avanti così potresti addirittura metterti un vestito! Questo sì che sarebbe uno spettacolo... la nostra Marybell con indosso qualcosa di diverso dai suoi mutandoni strappati con la stampa animalier!» E scoppiò in una delle sue profonde risate. Dio benedica il conformismo... Em carezzò il braccio di Marybell e prese le sue dita gelate fra le mani per riscaldarle. «Non badare a LaDawn e alle sue prese in giro, i tuoi capelli sono bellissimi e le tue onde naturali mi fanno morire di invidia. Non capisco perché li nascondi dietro le tinture e il gel. Mi pare che ci voglia un sacco di tempo per farli star dritti come se qualcuno ti avesse spaventata a morte, ma in realtà non sono affari miei, e non mi importa. Mi piace il modo in cui affronti la società e tutti i suoi preconcetti, come squadri la gente e la sfidi a fare commenti. E adoro quando lo fai con Louella Palmer. Rido tanto da farmela sotto quando lei ti guarda con sdegno e tu digrigni i denti e le ringhi contro!» Rage against the machine, come la band pensò. Poi strinse la mano di Em. Il suo ringhio all'indirizzo di Louella Palmer, la donna più odiosa e meschina che avesse mai incontrato in vita sua, faceva parte della strategia per tenere a bada tutti quelli che non voleva accogliere nella ristretta cerchia dei suoi amici. Poi fece spallucce. «È una specie di dono. Certa gente dipinge, io ringhio. Ma se non avessi i capelli dritti come se qualcuno mi avesse spaventata a morte, non potrei spaventare lei: Louella ha paura di quello che non capisce. E poi ti piace quando le ringhio contro perché la tengo occupata, così non ha tempo di architettare un altro dei suoi complotti contro te e Dixie!» Marybell prese la dose di sciroppo contro il raffreddore che LaDawn le stava porgendo, e buttò giù il liquido verde smeraldo tutto d'un fiato, come se fosse un bicchierino di tequila. 16


«Sei la miglior spalla di tutti i tempi, Marybell» la rassicurò Dixie. «Non c'è dubbio.» Poi si massaggiò le braccia rabbrividendo. «Come mai qui dentro fa così freddo? Non è una tua scelta, spero.» Dixie corrugò la fronte con una espressione preoccupata. «Non è che fai economia con il riscaldamento per motivi finanziari, eh? Non posso accettare una cosa simile, con il freddo che fa fuori e questa brutta influenza che ti sei presa. Ti darò un aumento» decise frugando nella borsa per trovare il cellulare. «Em, vai ad alzare la temperatura mentre io telefono a Nella per dirglielo.» Ecco com'era Dixie. Non solo bella, ma generosa, divertente, e leale fino al midollo. A Plum Orchard si raccontava che ai tempi del liceo Dixie fosse famosa per i suoi scherzi feroci, eppure era tornata a casa qualche mese prima, emotivamente a terra e quasi in miseria, per poi cambiare la sua sorte e vincere la compagnia per cui Marybell lavorava, in quelli che la gente di Plum Orchard aveva battezzato gli Hunger Games di Call Girls. Dopo di che Dixie aveva perdonato quasi tutti quelli che le serbavano rancore, tutti tranne le arroganti Magnolie, un gruppo di dame che si consideravano la spina dorsale della buona società del Sud, e dirigevano la città come se appartenessero alla mafia. Tuttavia la gente di Plum Orchard continuava a non mandar giù non solo il fatto che lei possedesse una hot line, ma che frequentasse regolarmente le sue dipendenti. Alcuni non si facevano scrupoli di esprimere chiaramente la loro disapprovazione. Stranamente però, la stessa gente che disapprovava lei e le cattive ragazze di Call Girls era ben felice che Dixie e il fidanzato Caine Donovan riversassero a piene mani i frutti dei loro imbarazzanti guadagni nelle casse comunali, per finanziare eventi pubblici e raccolte di fondi destinati alla scuola elementare. 17


In ogni modo, a Marybell non importava un fico secco di ciò che Dixie poteva aver fatto quand'era una ragazzina. Sicuramente nessuna di quelle persone tanto dignitose era esente da possibili critiche, ma la loro capacità di serbare rancori vecchi di anni continuava a stupirla. A lei Dixie era piaciuta subito, fin da quando Cat l'aveva incaricata di farle da guida nel mondo delle hot line. Dixie aveva saputo essere superiore a tutti gli attacchi ridicoli o crudeli, e aveva difeso le sue ragazze al cospetto di Dio e degli uomini. Adesso, parecchi mesi dopo, Marybell le voleva ancora più bene. Non voleva perdere Dixie e le altre per la possibilità di essere riconosciuta. La scoperta di chi lei fosse veramente avrebbe portato a Plum Orchard un'invasione di fotoreporter che la cittadina non aveva mai visto. Ma non sarebbe stata soltanto la sua vita a essere violata: anche quella delle sue amiche ne avrebbe sofferto. Lei si era affezionata a ognuna di loro, e avrebbe preferito morire piuttosto che permettere che questo accadesse. Il suo stomaco si contrasse come sempre, in un accesso di paura soffocante, quella paura che non la lasciava mai, nemmeno dopo tutto quel tempo. Il terrore era sempre con lei, sempre. A volte si affievoliva fino a una sorta di ronzio lontano, ma non svaniva mai del tutto, aleggiava dietro le quinte, la tormentava di tanto in tanto come fanno i ragazzini crudeli con un animale in gabbia. La voce di Em che esaminava il termostato interruppe i suoi pensieri. «Dixie, qui segna 29 gradi ma non può essere...» disse. Em era un'esperta del fai-da-te, eccetto per quel che riguardava l'elettricità. E questo era dimostrato dall'enorme foro nel gazebo di Jax Hawthorne, ancora lì da quando Em aveva deciso di installare sul soffitto una ventola con la luce. «Il termostato è guasto» gracchiò Marybell con voce ro18


ca. «E metti via i tuoi milioni» continuò rivolta a Dixie. «Non mi occorre un aumento, mi paghi già più del dovuto. Con l'ondata di caldo che abbiamo avuto ultimamente ho dimenticato di chiedere a Miss Carter di aggiustarlo, tutto qui. Lascia perdere, Dixie, lo farò sistemare appena starò meglio.» Marybell adorava l'appartamento nel seminterrato preso in affitto da Blanche Carter. Era il primo luogo che poteva definire casa, dopo quattro lunghi anni, e ospitava tutte le cose che aveva raccolto amorosamente da quando aveva pensato di essere al sicuro, nel suo nuovo impiego con Landon e poi con Dixie. Ma in inverno era freddissimo. Dixie si mise le mani sui fianchi. «In tutta coscienza non posso lasciarti qui a morire congelata. Blanche è ad Atlanta fino a martedì, e secondo le previsioni nel weekend scenderemo sotto zero. Tu stai male, e con il freddo puoi solo peggiorare, non posso permettertelo!» Lo sciroppo stava facendo il suo effetto, e Marybell era troppo tramortita per difendersi dalle premure di Dixie. Improvvisamente Em frugò nella borsa estraendo il cellulare, e i suoi occhi azzurri si illuminarono. «Ho trovato! Chiamo il fratello di Jax, che è un bravissimo elettricista, e lo prego di venire qui a dare un'occhiata. Se non può farlo oggi, tu vieni a casa mia finché lui non è libero, capito, Marybell? O magari a casa di Dixie, dove Sanjeev ti curerà a dovere.» Ormai la medicina di LaDawn stava rallentando i processi mentali di Marybell. Che strano, poteva mandar giù mezza bottiglia di vodka come se niente fosse, ma un solo bicchierino di sciroppo contro il raffreddore la metteva a terra. In quella nebbia di sonnolenza, anche la sua paura di essere riconosciuta si attenuava, la sua testa si stava abbandonando all'indietro sullo schienale del divano, non riusciva più a controllarla. Sentì delle mani che la spostavano, 19


sollevandole i piedi per distenderla sul divano. Dalla cucina arrivò un lontano rumore di pentole, poi qualcuno le poggiò una borsa di acqua calda sul petto, le ravviò i capelli e le diede un bacio in fonte. A quel punto Marybell cedette al sonno. Ma prima di soccombere ricordò di fare una cosa, per lei era importante come indossare lo scudo speciale, ed era diventata una sorta di superstizione, o forse una stampella emotiva, chissà. Uno psicologo l'avrebbe sicuramente definita così, ma che fosse una stampella, una superstizione, un portafortuna, certo è che, dovunque si trovasse e con chiunque, prima di poggiare la testa sul cuscino Marybell diceva la sua preghiera, nel caso l'universo fosse davvero una grande bolla di pensieri positivi. Ogni notte, prima di addormentarsi. Grazie per tutte le mie fortune, per il cibo che non mi manca più, per le amiche, per il lavoro. Ma per favore, per favore, non portarmeli via.

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Chiacchiere di mezzanotte di Dakota Cassidy Marybell Lyman è famosa per due cose: il suo sguardo e la sua acconciatura che sfida il buonsenso. A questo aggiunge numerosi piercing e un sorriso beffardo che comunica chiaramente di tenere le dovute distanze. Ma quando inizia a parlare è tutta un'altra storia. Il tono melenso e la tipica cadenza del sud, morbida e avvolgente, sono il segreto che rendono Marybell la punta di diamante all'interno della Call Girls, la fiorente società di hot line per cui lavora. Il tuttofare Taggart Hawthorn è letteralmente ipnotizzato da lei. Marybell è una contraddizione vivente: voce e modi dolci e amorevoli dentro, aspetto ruvido e spinoso fuori. Lui vuole andare a fondo, vuole conoscerla davvero e vuole che lei gli sussurri parole proibite con...

La casa dei ricordi di Linda Goodnight Il ricordo della maternità e del matrimonio sono ancora freschi nella memoria di Julia Presley, nonostante un evento tragico le abbia portato via entrambi molti anni prima. Trova conforto nella routine della gestione del Peach Orchard Inn, una splendida villa coloniale a Honey Ridge, in Tennesee, e lascia che quel luogo antico e misterioso riempia il vuoto che ha dentro di sé. Non più, infatti, il piacere del bacio gentile di un uomo. Non più la gioia nel sentire la voce di un bambino che la chiama mamma. La vita scorre calma e sempre uguale... fino a quando a Honey Ridge arriva un affascinante sconosciuto, Eli Donovan, accompagnato da un bimbo e da profondi e oscuri segreti.


Tutta colpa delle nozze di Cara Connelly Prima del matrimonio - L'unica cosa che Tyrell Brown desidera è fuggire dalla tensione di Houston, dovuta a uno spinoso processo penale nel quale è stato coinvolto, per ritornare alla tranquillità della sua casa. Invece si ritrova su un aereo diretto in Francia per partecipare al matrimonio della sua migliore amica Isabelle. Per completare il quadro, seduta accanto al lui c'è Victoria Westin, la sexy avvocatessa tacchi a spillo e occhi da cerbiatta, che è stata la sua spina nel fianco per mesi. Al matrimonio - Vicky non può credere alle coincidenze del destino quando scopre che il bel proprietario terriero dal sorriso assassino è uno degli invitati al matrimonio di suo fratello. Lei non sopporta quell'uomo, sebbene in aereo abbiano...

Le quattro amiche di Robyn Carr Gerri non sa cosa sia più traumatico per lei: accorgersi che il suo matrimonio all'apparenza solido ha in realtà enormi crepe oppure rendersi conto di non riuscire a riparare il danno. È sempre stata un punto di riferimento per famiglia e amiche, ma ora è venuto il momento di occuparsi di se stessa. Vista la sua sfortuna nelle relazioni con l'altro sesso, Andy è convinta che l'amore duraturo sia per lei fuori portata. Quando però si ritrova attratta da un uomo normale, senza quelle qualità che di solito la colpiscono, mette in discussione tutto quello che pensava di desiderare dalla vita. La continua ricerca del giusto equilibrio subisce per Sonja una battuta d'arresto quando il marito la lascia su due piedi, stanco del suo mondo fatto di...

Dal 8 aprile


Inghilterra, 1815 - Uno scandalo sconvolge la casa dei Ferguson. Costrette alla fuga, toccherà agli agenti segreti di Lord Drake ritrovare Fiona e Mairead , fanciulle in fuga. Ma questa ricerca potrebbe metterle in grave pericolo…

Irlanda, 1172 - Il desiderio di rivalsa dell’emarginato Killian MacDubh è potrebbe portarlo a tutto, anche a sedurre la figlia del Re di Ossoria per ottenere ciò che desidera. L’amore però ha un piano diverso.

Inghilterra, 1810 - Sulle donne di Kempton grava una maledizione: ogni matrimonio finisce in tragedia. Un’ottima scusa per Tabitha Timmons... - serie Le irresistibili zitelle di Kempton.

Spagna, 1815 - Il maggiore Finlay Urquhart ha il compito di mettere a tacere El Fantasma, famigerato rivoluzionario. La sola persona in grado di aiutarlo è la nobildonna Isabella Romero, ma ha un segreto sconvolgente.

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