AMY ROSE BENNETT
Come conquistare un libertino
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: How to Catch a Wicked Viscount The Berkley Publishing Group, an imprint of Penguin Publishing Group, a division of Penguin Random House LLC © 2019 Amy Rose Bennett Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2021 Questo volume è stato stampato nel novembre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1286 del 16/12/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
A Richard, amore della mia vita e mio eroe, tu sei la ragione per cui scrivo romanzi d'amore.
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Riprovevoli debuttanti in erba! Uno scandalo di proporzioni epiche in un certo collegio londinese per giovani signore distinte sconvolge la buona società. Vostra figlia frequenta un simile luogo di perdizione? Continuate a leggere per scoprire le dieci cose da sapere per scegliere un collegio rispettabile... The Beau Monde Mirror. Cronaca mondana Collegio per giovani signore distinte di Mrs. Rathbone, Knightsbridge, Londra 3 febbraio 1815 a mezzanotte «Cielo, stai attenta, Charlie!» Sophie Brightwell trasalì mentre l'amica entrava in camera sua e chiudeva noncurante la porta con il piede calzato nella pantofola. Il rumore che ne risultò fu decisamente troppo forte nel relativo silenzio del dormitorio nell'edificio di Hans Place. «Sveglierai di sicuro Mrs. Rathbone. Se scopre quello che stiamo combinando...» Non riuscì a reprimere un brivido all'idea. Lady Charlotte Hastings – Charlie, per le amiche – le scoccò un sorriso disarmante, depositando una grossa 7
cappelliera piena di beni di contrabbando e una malconcia borsa di pelle in fondo al lettino. «Non preoccuparti, Sophie» disse mentre scioglieva con un ampio gesto il nastro di satin nero che teneva chiusa la scatola. «Sono appena passata davanti alla sua camera; russava come una stiva piena di marinai ubriachi.» Arabella Jardine, seduta sul bordo di una poltrona accanto al letto, sistemò i riccioli color miele dietro le orecchie e lisciò la vestaglia che indossava sopra la camicia da notte. «È vero, Sophie» concordò con il suo morbido accento scozzese. «Sospetto che abbia ecceduto di nuovo con lo sherry.» Sophie strinse le labbra per soffocare un lieve sospiro. Voleva bene a Charlie come a una sorella, ma se fossero state sorprese a infrangere le severe regole del collegio, la figlia di un conte avrebbe avuto meno da perdere di lei. E lo stesso valeva per le altre due complici di quella notte – Olivia de Vere e Arabella. In effetti Mrs. Agatha Rathbone, in apparenza integerrima direttrice di mezz'età del collegio che portava il suo nome, amava bere un bicchierino – o anche dieci – il venerdì sera e solo un terremoto o un'orda di elefanti avrebbe potuto svegliarla, tuttavia Sophie era in ansia per quel raduno notturno, soprattutto perché si svolgeva nella stanza che divideva con Olivia. Sobbalzò di nuovo quando la porta tornò ad aprirsi, questa volta per far entrare la sua compagna di camera, che portava un vassoio di tazze spaiate. «Un tempismo perfetto, Miss de Vere» commentò Charlie estraendo due bottiglie di vetro scuro dalla cappelliera e sollevandole in aria. «Allora, quale veleno scegliete, mie care?» chiese, gli occhi color topazio che luccicavano divertiti. «Brandy francese o porto?» Olivia posò con cura il vassoio sul comodino di legno di ciliegio e gettò la treccia scura oltre la spalla delicata. «Co... cosa rac... comandi? Non li ho ma... mai provati.» Il suo modo di parlare era insieme armonico e stridente e il tono basso e melodioso aveva una graziosa nota rauca, 8
ma era la balbuzie ad attirare l'attenzione. Sophie sapeva che tendeva a emergere quando Olivia era nervosa o molto stanca. «A Natale, il nonno mi ha fatto provare un bicchierino di sherry, ma non ho mai assaggiato né brandy né porto» aggiunse Arabella. «Mmh. Probabilmente il porto è più adatto a bevitori inesperti, ma secondo mio fratello Nate il brandy francese è eccellente. Forse dovremmo cominciare con quello.» Charlie puntò lo sguardo raggiante su Sophie. «Non pare anche a te?» «Va bene.» La curiosità prevalse sull'ansia e Sophie si sporse sul copriletto trapuntato per esaminare gli oggetti ammucchiati alla rinfusa nella cappelliera. «Cos'altro hai portato?» «Oh, un po' di tutto» rispose Charlie con un sorriso enigmatico, passando la bottiglia di brandy a Olivia. «Sarà tutto rivelato dopo che avremo sollevato i calici – o meglio le tazze – per un brindisi.» «A cosa dovremmo brindare?» chiese Arabella, prendendo la tazza traboccante che Olivia le porgeva. Annusò il liquido ambrato e arricciò il nasino sotto gli occhiali dalla montatura dorata. «Sei un po' troppo misteriosa, Charlie.» «A noi, naturalmente. E alla nostra nuova società.» Sophie inarcò le sopracciglia. «E questa società ha un nome?» «Ma certo.» Charlie le offrì una tazza. «Mie care ragazze, da stanotte in poi saremo conosciute come la Società delle giovani donne illuminate. Una società il cui scopo è quello di impartire ai suoi membri un'istruzione stimolante su tutte le materie mondane che non fanno parte del programma di questa scuola. Queste conoscenze saranno preziose quando usciremo di qui e saremo costrette a cercare un'unione vantaggiosa nella prossima Stagione. Sappiamo tutte com'è spietato il mercato matrimoniale, dunque, in qualità di supervisore, mi sento in 9
dovere di cominciare al più presto la vostra formazione supplementare.» Passò con lo sguardo dall'una all'altra. «Se siamo tutte d'accordo...» Olivia annuì, Arabella mormorò un sì e Sophie aggrottò la fronte sospettosa. «Quali materie mondane in particolare?» Charlie le lanciò un sorrisetto allusivo. «Be', cose che tutti gli uomini, vecchi o giovani, sanno, mentre noi, il sesso debole, dovremmo ignorarle fino al giorno del matrimonio. E a quel punto temo che sia troppo tardi. A mio parere, sarebbe molto meglio iniziare la vita coniugale con gli occhi ben aperti. E magari anche divertendoci un po'...» «Ti... ti riferisci ai ra... rapporti carnali?» chiese Olivia, sgranando gli occhi castani con aria sconvolta. «Sì, ma non solo. Anche l'arte di civettare è un talento essenziale, che ogni saggia debuttante dovrebbe imparare, oltre a essere un preludio a qualsiasi attività di natura amorosa.» Charlie guardò Sophie con aria interrogativa, gli occhi brillanti di trepidazione. «Che cosa ne dici, amica mia? Non hai ancora risposto.» Sophie si mordicchiò il labbro inferiore mentre considerava la proposta di Charlie. Anche se veniva dal Suffolk e possedeva una conoscenza rudimentale dei rapporti carnali – perlomeno per quanto riguardava i rituali di accoppiamento degli animali delle fattorie – in confronto a Charlie era ancora decisamente ignorante rispetto al modo in cui andava il mondo. In effetti, Lady Charlotte Hastings era l'unica nel loro ristretto gruppo ad avere parecchi fratelli, uno dei quali era un noto libertino. Aveva anche una zia molto colta, considerata una libera pensatrice e una donna in anticipo sui tempi. Per queste ragioni Sophie non dubitava che Charlie avesse una conoscenza unica della mente maschile e di argomenti vietati. A differenza dell'amica nobile e sicura di sé, lei non apparteneva all'alta società, quindi se Charlie era disposta 10
a insegnarle i talenti e le conoscenze necessari a una sofisticata debuttante, Sophie sarebbe stata un'avida allieva. Quando fosse venuto il momento di partecipare agli eventi mondani della Stagione londinese, un po' di sicurezza le avrebbe fatto comodo. Non voleva certo apparire come una campagnola ingenua e nervosa, che arrossiva e balbettava ogni volta che un gentiluomo rispettabile la invitava a ballare, o le lanciava uno sguardo. «L'idea ha i suoi meriti» ammise alla fine con un sorriso. «Dopotutto uomo avvisato mezzo salvato... o forse dovrei dire donna. Con che frequenza ci incontreremo?» «Oh, direi una volta alla settimana» rispose Charlie gesticolando con la mano elegante. «E solo quando saremo sicure che la Rathbone è ubriaca fradicia. Ossia ogni venerdì.» Sophie inclinò la testa di lato. «Allora sono d'accordo anch'io.» «Eccellente.» Un lampo malizioso guizzò negli occhi di Charlie. «Ora, se fossimo studenti maschi, faremmo qualcosa di orribile come sputare all'altro capo della stanza o tagliarci i palmi per un giuramento di sangue, o almeno espellere un po' d'aria da un orifizio di cui non si deve parlare.» Arabella scoppiò in una risatina divertita. «Oh, Charlie, credo che tu abbia ragione, ma direi che la proposta originaria di un brindisi possa bastare.» «Lo penso anch'io» concordò Sophie. Il sorriso di Charlie si fece più ampio mentre avanzava fino al centro del logoro tappeto steso davanti al camino. La luce del fuoco accendeva riflessi dorati nella sua castana chioma ribelle, e in quel momento Sophie non poté fare a meno di pensare che l'amica assomigliava a una fiera valchiria o a Diana cacciatrice. Era una giovane donna determinata a intraprendere una missione e nulla l'avrebbe fermata. Charlie sollevò la tazza sbeccata, incrociò i loro sguardi e diede inizio al brindisi. «E ora, senza altri indugi 11
brindiamo alla Società delle giovani donne illuminate. Che possiamo prosperare a lungo e trovare la felicità dovunque ci porterà la vita.» Sophie, Olivia e Arabella sollevarono le loro tazze e gridarono all'unisono: «Ben detto!» e bevvero un sorso di brandy. Poi Olivia tossì, Arabella trasalì, gli occhi di Sophie si riempirono di lacrime e Charlie scoppiò a ridere. «Oh, ragazze, non è poi così male, no?» chiese sfregando la schiena di Olivia. «Dove hai trovato questa... questa roba? Sembra di andare a fuoco.» Sophie si asciugò gli occhi con la manica della camicia da notte di flanella. Charlie bevve un altro sorso prima di rispondere. «Nello studio di mio padre qui a Londra. Non ne sentirà la mancanza e se anche lo facesse, probabilmente penserebbe che l'ha presa Nate. È un tale demonio.» Nate – o Nathaniel Hastings, Visconte Malverne – era il fratello maggiore di Charlie e l'erede del titolo di Lord Westhampton. Sophie l'aveva incontrato di sfuggita due mesi prima a Hyde Park mentre passeggiava con Charlie e doveva ammettere che era spudoratamente bello. Un uomo in grado di far arrossire le signore con uno dei suoi peccaminosi sorrisi. Probabilmente lei era diventata rossa come un'aragosta quando Charlie glielo aveva presentato. Naturalmente Charlie aveva più volte avvertito le amiche che Nate era un libertino incallito, il tipo d'uomo da evitare al momento del debutto in società. Seduceva le donne con regolarità, senza curarsi dei loro sentimenti o della loro reputazione rovinata, e non aveva alcuna intenzione di sposarsi nell'immediato futuro. Nonostante gli ammonimenti di Charlie, però, una piccola parte di Sophie era eccitata all'idea di catturare l'attenzione di un uomo come Nate, anche se solo per poco. Cosa possedevano i libertini che attirava lei – e forse altre donne – come la fiamma di una candela attirava una povera falena? In quel freddo giorno d'inverno, la scintilla maliziosa negli occhi scuri di Lord Malverne mentre la 12
esaminava da capo a piedi pareva contenere una promessa: Vieni con me e ti mostrerò delizie sensuali, cose proibite ed eccitanti, segreti pericolosi e irresistibili. Non c'era da stupirsi che il ricordo la facesse ancora arrossire. Il calore delle sue guance non aveva nulla a che fare con il brandy che stava sorseggiando. Il richiamo di Arabella la distolse dalle sue meditazioni e Sophie si avvicinò al letto per esaminare gli altri oggetti proibiti che Charlie aveva portato per arricchire la loro educazione. Oltre a un vasetto di mandorle e uno di caramelle allo zucchero d'orzo c'erano dei volumi rilegati in pelle, una scatolina d'argento e un'edizione in folio che Charlie aveva appena estratto dalla borsa di pelle. Sophie posò la tazza, prese uno dei libri e sussultò: Memorie di una donna di piacere, primo volume. «Charlie, dove lo hai preso?» domandò sconvolta. «Sai che è proibito, vero? Che l'autore è stato arrestato?» Una volta alla biblioteca circolante aveva sentito due donne di una certa età che sussurravano eccitate dietro uno scaffale dove avevano trovato un libro quasi altrettanto scandaloso intitolato Pamela, o la virtù ricompensata. «Certo che lo so» rispose Charlie. «E in quanto alla tua prima domanda, l'ho trovato nella biblioteca di mio padre, insieme al secondo volume e a questi...» Dispiegò sul copriletto schizzi e disegni che fecero arrossire Olivia e scoppiare Arabella in una risata nervosa. Sophie si sporse in avanti e inarcò le sopracciglia notando la natura erotica di ogni immagine. «Oh, mio Dio!» sussurrò, sollevandone una con dita tremanti, mentre una ondata di calore le saliva al viso. «In nome del cielo, cosa le sta facendo?» «Questa, mia cara Sophie, è una delle tante cose che scoprirai» rispose Charlie con una risatina. Dietro le lenti, gli occhi di Arabella si accesero di interesse mentre prendeva la scatolina d'argento, sganciava il fermaglio e sollevava il coperchio. «Sigari, Charlie? Vuoi farceli provare?» 13
«Se volete» rispose lei, prendendo uno dei sigari sottili e piuttosto femminili. «Mia zia Tabitha li chiama cigarillos. Il suo tabaccaio li prepara apposta per lei usando una miscela proveniente da Siviglia.» Olivia ne prese uno e lo annusò. «Mio... mio Dio! Forse dovremmo chiamarci la Società delle giovani Donne scandalose.» «Be', se ci scoprono, saremo di certo chiamate così» osservò Charlie. Prese un legnetto lungo e sottile dal vaso posato sulla mensola di legno intagliato, lo immerse nella fiamma della candela e lo accostò alla punta del sigaro fino a quando non prese fuoco. Poi inspirò e lasciò uscire con uno sbuffo esperto una delicata nuvoletta di fumo. L'odore intenso e dolce del tabacco invase la stanza. «Ah-ah, è chiaro che lo hai già fatto» dichiarò Arabella. Seguendo l'esempio di Charlie accese il suo cigarillo e se lo mise tra le labbra. Prese una boccata e quindi fu scossa da una tosse così violenta da farle cadere gli occhiali. Charlie aggrottò la fronte preoccupata. «Piano, piano, non devi respirare troppo a fondo.» «Oh... è... orribile!» ansimò Arabella. Il viso le era diventato verdastro. «I miei polmoni non saranno mai più gli stessi, ne sono sicura.» Arricciò il naso e tenne lontano il sigaro come se fosse un topo morto. «Mi dispiace, Charlie, ma non credo di voler continuare.» «Non fa niente.» Charlie le prese il sigaro e guardò Olivia e Sophie. «Qualcuna di voi vuole provare?» Olivia scosse la testa e Sophie si avvicinò alla finestra, scostando le semplici tende azzurre. «No, grazie, Charlie. Credo che sia meglio far entrare un po' d'aria fresca. Se Mrs. Rathbone nota l'odore...» «Mrs. Rathbone ha notato l'odore, le risate sguaiate e il chiacchiericcio.» Oh, no, no, no! Con il cuore in gola Sophie si girò e quasi svenne. Una furiosa Mrs. Rathbone stava sulla porta, con le braccia grassocce incrociate sull'ampio petto. 14
Indossava una camicia da notte spiegazzata, uno scialle di ruvida lana e aveva la cuffietta di traverso, ma quell'abbigliamento informale non attenuava la gravità della situazione. Da sotto le folte sopracciglia grigie gli occhi azzurro chiaro le trapassarono una per volta. Arabella era di nuovo verdastra, Olivia bianca come un cencio e Sophie non riusciva a capire come potesse restare in piedi, quando le ginocchia sembravano molli come budino. Charlie invece non sembrava troppo turbata. Buttò entrambi i cigarillos nel fuoco e sollevò il mento. «Scusate se abbiamo disturbato il vostro sonno, Mrs. Rathbone. Naturalmente ci ritireremo subito. Se volete concedermi un momento per raccogliere le mie cose...» Charlie non aveva mosso quasi un passo sul tappeto quando Mrs. Rathbone sollevò una mano. «Restate ferma là, ragazza» abbaiò. Spostò lo sguardo sul comodino e il letto di Sophie e il suo viso paffuto assunse un'allarmante sfumatura scarlatta appena si rese conto della natura dei disegni. «Cosa... sono... questi?» chiese con voce oltraggiata. Quando nessuna rispose, portò una mano tremante alla pappagorgia ugualmente tremolante. «E cosa stavate bevendo? Brandy? E cos'è quell'altra bottiglia?» «Porto» rispose Charlie senza batter ciglio. «Sono a scopo medicinal...» aggiunse, ma Mrs. Rathbone puntò il dito nella sua direzione. «Non voglio sentire un'altra parola da voi, Lady Charlotte.» Attraversò la stanza a grandi passi e afferrò entrambe le bottiglie. Era ancora furiosa, ma Sophie colse un lampo avido nei suoi occhi. «Questo comportamento è scandaloso» continuò mettendosi sottobraccio le bottiglie. «Inaccettabile. Fumare sigari? Bere liquori? Guardare materiale osceno? E tutto nel cuore della notte! Non posso crederci. In tutti i miei anni come direttrice di questo collegio non ho mai, dico mai, visto un comportamento così indecente da parte di giovani signorine. Dovreste vergognarvi. Vedremo cosa avranno da dire al riguardo i finanziatori della scuola e i vostri genitori.» 15
Charlie inclinò la testa. «È vero, è vergognoso» ammise in un tono contrito che a Sophie sembrò quasi sincero. «Anche se mi avete proibito di parlare, Mrs. Rathbone, mi sento tenuta a confessare che tutto ciò che vedete – i libri, i disegni, i sigari e le bottiglie di porto e brandy – appartiene a me. Sono io la colpevole. Miss Brightwell, Miss Jardine e Miss de Vere sono innocenti.» Mrs. Rathbone socchiuse gli occhi. «Tutti questi oggetti però si trovano nella camera di Miss Brightwell e Miss de Vere. E...» Si guardò intorno nella stanza. «... vedo quattro tazze di brandy.» Tirò su col naso e le squadrò tutte dall'alto in basso. «Ognuna di voi è colpevole di una condotta riprovevole e dunque indegna di restare in questo collegio. Domattina avvertirò i vostri genitori e avvierò le procedure per l'espulsione.» Arabella trasse un respiro sconvolto, Olivia si torse le mani e Sophie sentì un peso terribile piombarle sul petto e mozzarle il fiato. Oh, no! Tutto questo non può accadere. Cos'avrebbero detto la sua famiglia, suo padre, sua madre, l'alta società? E invece stava accadendo. Perfino Charlie era terrea. Mentre Sophie lottava per riprendere fiato, Mrs. Rathbone ordinò a Charlie e Arabella di raccogliere tutti gli oggetti scabrosi dal letto e a Olivia di versare il contenuto delle tazze fuori dalla finestra, nel giardino gelato sottostante. «Mi dispiace» mimò Charlie con le labbra mentre prendeva la cappelliera e seguiva fuori dalla stanza una piangente Arabella e un'indignata Mrs. Rathbone. Non appena la porta si richiuse dietro di loro, Sophie si lasciò cadere sul letto e strinse al petto un cuscino. Calde lacrime di mortificazione e disperazione le bruciavano le palpebre. Sarebbe scoppiato uno scandalo di enormi proporzioni. Cacciata da un collegio per giovani signore. La reputazione rovinata per lei e le sue amiche. Niente più inviti da Almack's. Niente più inviti da nessuna parte. Soltanto 16
sguardi, sussurri, porte chiuse e censura dovunque sarebbero andate. I suoi genitori sarebbero stati furiosi e le sorelle minori affrante. Aveva solo diciotto anni, ma sarebbe stata per sempre bollata come una donna di facili costumi e dubbia moralità. Una sgualdrina. Sophie deglutì, cercando di sciogliere il nodo che le serrava la gola. Ora come avrebbe fatto a trovare l'amore? Non avrebbe mai potuto combinare un matrimonio vantaggioso socialmente e finanziariamente, come sperava la sua famiglia. E senza quel matrimonio il patrigno rischiava di perdere Nettlefield Grange e la tenuta circostante. Era terribile come i suoi sogni e la sopravvivenza della sua famiglia potessero venire ridotti in polvere da un momento di follia. Il senso di oppressione al petto era ricomparso e il cuore sembrava sul punto di spezzarsi. «Pe... pensi che... che Mrs. Rathbone potrebbe mettere a tacere la cosa per preservare la sua reputazione e quella della scuola?» chiese Olivia con voce rotta dal pianto. Sophie scacciò le proprie lacrime con dita tremanti. «Potrebbe provarci, ma gireranno lo stesso delle voci. Tutti amano i pettegolezzi. E a parte Charlie, nessuna di noi ha delle conoscenze altolocate in grado di influenzare Mrs. Rathbone. Temo proprio che la nostra espulsione sia inevitabile.» Gli occhi di Olivia si riempirono di nuove lacrime. «Dunque, siamo rovinate.» Sophie sentì il cuore spezzarsi ancora di più davanti all'angoscia dell'amica. Gettò via il cuscino, si avvicinò all'altro letto e strinse in un abbraccio la ragazza tremante. «Sì, Olivia, temo di sì.»
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La carrozza si fermò e Nate imprecò. L'inguine pulsava per l'eccitazione, ma mentre scendeva si rese conto con una smorfia che quella spiacevole sensazione non era dovuta solo all'erezione. Avrebbe dovuto usare la toilette del Pandora Club. Il bisogno di liberarsi era così urgente che una volta entrato dal cancello laterale di Hastings House dovette utilizzare un angolo in ombra vicino a una siepe, nei pressi dell'entrata sul retro usata dai domestici. Ora si sentiva un po' meglio nel corpo, se non nella mente, dato che il mondo era ancora sfocato e l'equilibrio instabile. Aprì la porta e cercò di salire inosservato e silenzioso fino al secondo piano, dov'erano situate le camere da letto. Non voleva certo svegliare il padre. La galleria superiore era buia, se non per un debole raggio di luce lunare che filtrava dall'alta finestra in fondo; i domestici avevano dimenticato di tirare le tende, era chiaro. Per attutire il suono dei suoi passi, Nate fece uno sforzo per camminare al centro della spessa passatoia del corridoio, o almeno il più possibile vicino al centro. A un certo punto deviò dalla rotta ed evitò per un pelo una felce in vaso. Quando raggiunse la sua camera da letto ed entrò, l'inizio di un tremendo mal di testa aveva già cominciato a pulsare alla tempia destra. Il fuoco nel camino di marmo bianco era così basso che non riusciva quasi a vedere la sua mano davanti al viso, ma non aveva bisogno di molta luce per spogliarsi. Lasciò cadere la giacca e il panciotto sul tappeto e tirò con gesti goffi la cravatta. Non vedeva l'ora di crollare sul letto. «Ti adoro, Sophie.» Nate le passò le labbra sull'orecchio, facendola sospirare e fremere di trepidazione. Quando la sua grande mano scivolò sul seno, nascosto a malapena dalla camicia da notte di seta quasi trasparente, un punto tra le cosce cominciò a dolerle in modo strano. «E ora che finalmente siamo sposati, ti farò mia. Qui 80
e ora» continuò con una voce che la fece quasi sciogliere. Sophie afferrò il panciotto di satin di Nate e si premette spudorata contro l'uomo che amava. Voleva toccarlo, passare le mani sulle sue ampie spalle, esplorare il petto duro come il marmo e scoprire ogni particolare di quel corpo magnifico. E voleva che anche lui la toccasse. «Sì, sì... ti prego, Nate.» Nella vellutata oscurità qualcosa si mosse al di là delle cortine del letto e Sophie girò la testa sul cuscino di piuma d'oca. Era un fruscio di stoffa? Il mormorio di una voce maschile che spezzava la silenziosa immobilità della notte? Per un momento trattenne il fiato e rimase in ascolto. Poi eccolo di nuovo, ma questa volta il rumore era un'imprecazione borbottata e del tutto inappropriata per le sue orecchie. Era Nate, ma perché mai imprecava? Un attimo prima stava per fare l'amore con lei con foga appassionata. Sophie aggrottò la fronte confusa, si girò e allungò una mano per toccare il suo amante, inseguendo gli ultimi brandelli di quel sogno meraviglioso. Lui però non era là... Aprì con uno sforzo gli occhi e un barlume di consapevolezza penetrò nel suo cervello intorpidito. Era solo un sogno. Era da sola nella camera per gli ospiti di Hastings House. Il latte caldo e speziato che Charlie le aveva dato per aiutarla a dormire stava evocando le visioni più strane ed erotiche che avesse mai sperimentato. Probabilmente c'entrava anche il fatto che prima di spegnere la candela sul comodino stava leggendo con avidità le licenziose avventure di Fanny Hill. Mentre scivolava nel sonno, il suo corpo era turbato da uno strano desiderio e una sensazione di calore e umidità nelle sue parti più intime – la stessa che sentiva ora – l'aveva fatta agitare smaniosa e irrequieta per un bisogno che solo un particolare visconte avrebbe potuto soddisfare... La sonnolenza tornò a impossessarsi di lei, portandola 81
verso Nate e tutte le cose dissolute e meravigliose che stavano per fare insieme. Mentre le palpebre si abbassavano, Sophie riuscì a malapena a distinguere il corpo magnifico del suo novello sposo, una figura scura e confusa che si stagliava sullo sfondo delle braci del camino. La bocca di Sophie si curvò in un sorriso. Com'era bello! Un Adone redivivo! Il suo sguardo sonnolento e ammirato scivolò sui capelli spettinati, le ampie spalle e il torso nudo... Santo cielo, Nate stava per spogliarsi completamente! Un fremito di desiderio l'attraversò quando lui spinse in giù i pantaloni lungo le cosce possenti e lei poté intravedere le natiche nude e sode. Il respiro accelerò e il polso prese a battere frenetico. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo? Non comportarti da educanda, Sophie. Nate sta per farti conoscere le squisite delizie del talamo coniugale. Perché non dovresti guardarlo? Dopotutto è soltanto un sogno... E invece non lo era... Non stava affatto dormendo. Quella scoperta fu per Sophie come una secchiata di acqua gelida, soprattutto quando, un attimo dopo, Lord Malverne scostò le coperte dall'altro lato del letto. Troppo stupefatta per gridare, riuscì solo a fissarlo a bocca aperta mentre il visconte – in apparenza ignaro della sua presenza – si sdraiava accanto a lei, appoggiava la testa sul cuscino e cominciava subito a russare piano. Oh, cielo! Lei poteva essere invisibile per Lord Malverne, ma il suo corpo maschile imponente e nudo era più reale che mai. Sophie si costrinse a deglutire e a inumidirsi la bocca per poter parlare. Doveva dire qualcosa, svegliarlo, rimproverarlo per quell'inspiegabile intrusione in camera sua, ma la voce si rifiutava di uscire, così come il suo corpo si rifiutava di muoversi. Tutto ciò non poteva accadere. Non doveva accadere. E perché lei non riusciva a fare proprio niente per fermare Lord Malverne? 82
Perfino in quel frangente era l'eccitazione e non il terrore a rimescolarle il sangue nelle vene. Lui si girò verso di lei e posò un braccio muscoloso sul suo seno. Coperti solo dalla leggera camicia da notte, i capezzoli di Sophie si indurirono in modo allarmante, come se avesse freddo. Non era così, al contrario: un desiderio lussurioso scaldava la sua pelle, all'improvviso fin troppo sensibile, e un calore umido si raccoglieva nel suo ventre. Il pudore esigeva che si liberasse del braccio di Lord Malverne, si tirasse indietro e gli urlasse di scendere dal suo letto. Sarebbe dovuta fuggire dalla stanza, ma pareva che a dileguarsi fosse stato solo il suo buonsenso. Il silenzio della notte era rotto dal battito impazzito del suo cuore e dal respiro lento e regolare di Lord Malverne. Il visconte dormiva come un sasso, praticamente privo di sensi. Se entrando nella stanza aveva in mente di sedurla, era chiaro che ora non era quella la sua intenzione. Passarono lunghi minuti, durante i quali Sophie cercò di rimanere immobile. Non poteva permettersi di fare una scenata: se fosse arrivato qualcuno – i domestici o peggio ancora Lord Westhampton – scoprendola da sola con il visconte in camera sua, il risultato sarebbe stato disastroso. Pur essendo fisicamente attratta da Lord Malverne, non voleva ritrovarsi costretta a sposarlo perché l'aveva compromessa. E lo stesso valeva di certo per un libertino come lui. Se la sarebbe presa con lei, invece di amarla, una pessima base per un matrimonio. Mentre giaceva immobile, con la mente in tumulto e il corpo paralizzato dall'indecisione, un'altra parte di lei ce la metteva tutta per ignorare il piacevole peso del braccio di Lord Malverne sul petto, il calore del suo corpo e il profumo speziato della sua colonia. Era legno di sandalo e bergamotto, o limone? Notò anche un muschiato odore virile, fumo di sigaro e qualcosa di alcolico, forse brandy. Ecco, aveva capito! Lord Malverne era ubriaco! Così ubriaco che era finito nella camera da letto sbagliata. Era quella la spiegazione del suo scandaloso comportamento. 83
Sophie sospirò piano. Non poteva permettergli di dormire là per tutta la notte e non poteva andarsene. Tutto considerato aveva solo due scelte: svegliare Lord Malverne, sperando che nel suo stato di ebbrezza non creasse un gran baccano, o scivolare giù dal letto e chiedere aiuto a Charlie per cacciarlo dalla sua stanza senza far rumore. Sophie soffocò a fatica un brivido all'idea della reazione dell'amica. Si sarebbe infuriata con il fratello e magari avrebbe insistito che la salvasse dalla rovina, nonostante la sua decisa avversione per il matrimonio. Sophie sperava proprio di no. Una cosa era certa: più a lungo restava là con Lord Malverne, maggiore era il rischio che venissero sorpresi insieme. Doveva assolutamente sgattaiolare giù dal letto. Senza osare respirare, Sophie cominciò ad allontanarsi dal visconte, ma si era appena mossa quando la sua mano le afferrò la spalla. Poi avvenne l'inimmaginabile: lui cominciò a strofinarsi contro il suo collo. «Tesoro» gemette, provocando un fremito deliziato nel suo corpo traditore. «Hai un sapore celestiale. Così maledettamente dolce. Sai di fragola.» Santo cielo, Lord Malverne lo aveva detto davvero? Era indecente, eppure le faceva correre il sangue nelle vene sempre più rapido e ardente... Prima che Sophie riuscisse a spingerlo via, Lord Malverne le passò le labbra sulla mascella e poi la punta della lingua intorno all'orecchio. Un desiderio selvaggio si scatenò in lei, strappandole un gemito. Lord Malverne non sembrò curarsene, anzi, quel lieve suono lo spronò a continuare. La sua bocca calda e umida scese lungo il collo fino a incontrare la scollatura della camicia da notte. Poi Sophie sentì le sue mani che tiravano i nastri e una folata di aria fredda investì il seno nudo. Fermalo, Sophie Brightwell. Fermalo subito! Ma non lo fece. Non poteva. In tutti i suoi ventun anni di vita non aveva mai sperimentato una cosa simile. La sensazione delle sue dita che le carezzavano la nuda pelle 84
e indugiavano piano sul capezzolo turgido era deliziosamente peccaminosa, inebriante come il vino più dolce e forte del mondo. Sophie avrebbe voluto carezzarlo, ma non ne aveva il coraggio. Invece afferrò il lenzuolo e lo strinse con tutte le sue forze. Forse anch'io sto dormendo, pensò disperata, mentre il buonsenso continuava a battagliare con un desiderio ardente. Forse è tutto un sogno lussurioso ma stupendo. Eppure il corpo di Lord Malverne premuto contro il suo fianco e qualcosa di duro e decisamente maschile contro l'anca, il tocco della sua bocca e la mascella ispida che le graffiava la clavicola e poi scendeva più in basso erano tutte cose molto, molto reali. E per niente sgradevoli. Doveva toccarlo. Si girò verso di lui e posò una mano tremante sul fianco snello, passando le dita sull'osso duro e la carne calda e liscia. Il membro rigido si rizzò contro la sua pancia e la lingua guizzò sul capezzolo turgido. Sophie sussultò e tutto il suo corpo si inarcò per quella sensazione inattesa e nuova. Poi il suo amante da sogno si irrigidì. Oh, no! «Cosa diavolo...?» Lord Malverne si tirò indietro di scatto e Sophie scese dal letto così in fretta da urtare il comodino con il fianco. Strillò e qualcosa cadde sul pavimento. Nello stesso momento Lord Malverne balzò giù dall'altro lato del letto, trascinando con sé la trapunta. «Chi diavolo siete e cosa fate nel mio letto?» chiese con voce roca, assonnata e furiosa. Prima che Sophie potesse rispondere, la porta della camera si spalancò, e Charlie in camicia da notte comparve sulla soglia con una candela in mano. «Oh, Dio mio!» esclamò esterrefatta. Gli occhi color topazio osservavano la scena inorriditi, passando da Sophie al fratello, per posarsi infine sull'amica. 85
Quindi entrò in fretta nella stanza e chiuse la porta. Il suo sguardo fiammeggiante si spostò di nuovo su Nate. «Nathaniel Hastings, hai molte spiegazioni da dare» sibilò. «Stai bene?» chiese a Sophie in tono più dolce. Con il cuore che batteva forte e la bocca secca, Sophie si umettò le labbra. «Non... non è come sembra» mormorò, pur sapendo che era una bugia. Charlie aggrottò la fronte. «Allora perché hai la camicia da notte slacciata?» Sophie si lasciò sfuggire uno strillo soffocato e si affrettò a chiudere lo scollo della camicia da notte. Nello stesso momento Lord Malverne sistemò il copriletto di seta azzurra in modo da nascondere adeguatamente la parte inferiore del suo corpo. Sophie però poteva ancora vedere il profilo del fianco e un'affascinante peluria scura che dall'ombelico scendeva verso... Non pensare a quella parte, Sophie Brightwell. Charlie puntò uno sguardo feroce sul fratello. «Perché sei tutto nudo nella camera della mia amica?» Lord Malverne la fissò accigliato e si passò una mano nei capelli, movimento che mise in risalto l'avambraccio muscoloso e l'ampio petto. «Cosa vuoi dire? Questa non è la stanza di Miss Brightwell. È la mia...» Si interruppe guardandosi intorno e poi sbarrò gli occhi inorridito. «Oh, cielo» mugolò. Indietreggiò di qualche passo e si lasciò cadere in una poltrona. «Oh, no!» «Oh, no?» ripeté Charlie, avanzando verso di lui con gli occhi che lanciavano fiamme. «È molto peggio di così. È terribile, Nathaniel. Hai compromesso la mia migliore amica!» In quel momento bussarono alla porta. «Lady Charlotte, siete lì? Va tutto bene?» Charlie posò la candela sulla mensola del camino e corse alla porta. «Sì, grazie, Molly» rispose in tono spensierato, stringendo la maniglia, forse per impedire un'altra intrusione. «Anche Miss Brightwell sta benone.» La cameriera di Charlie occupava la stanzetta dall'altro 86
lato della camera della padrona. «Ma ho sentito un grido e voci alte...» Charlie chiuse gli occhi, come se stesse invocando sia la pazienza sia un miracolo. «Miss Brightwell ha visto un topo e si è spaventata. Per fortuna è scappato, dunque ora va tutto bene.» «Be', se siete sicura, milady...» «Sì, lo sono. Grazie, Molly. Buonanotte.» Sophie sospirò di sollievo a quello scampato pericolo. Meno persone sapevano cos'era accaduto, meglio era. Lord Malverne scosse la testa. «Santo cielo, che disastro.» Oppresso dal senso di colpa, guardò Sophie con espressione addolorata. «Miss Brightwell, mi dispiace moltissimo. Una volta questa era camera mia.» «Sì, cinque anni fa» precisò la sorella in tono d'accusa. «Hai bevuto troppo, vero?» Lord Malverne non lo negò. «Sì, troppo. Non ero lucido. È stato un terribile errore ed è tutta colpa mia, Miss Brightwell, ma farò la cosa giusta.» Charlie si piantò le mani sui fianchi. «No, non la farai, Nathaniel Hastings. Tu non le proporrai il matrimonio. Si merita qualcuno migliore di te come marito, e lo sai benissimo.» Lord Malverne trasalì. «Non posso darti torto, ma l'onore mi costringe a farle una proposta.» Spostò su Sophie uno sguardo solenne e afflitto allo stesso tempo. «Miss Brightwell...» «No, no, l'onore non vi costringe a fare niente» proruppe lei, presa dal panico. «Voglio dire, non è successo niente di grave. Davvero. La mia virtù può essere un po' macchiata, ma non ho perso... Non abbiamo...» Divenne paonazza mentre cercava di spiegare che era ancora vergine. «Se nessun altro viene a saperlo, può restare un piccolo segreto tra noi. Possiamo fingere che non sia successo niente.» Lord Malverne la fissò pensieroso, strofinandosi la mascella ispida, forse ricordando il loro iniziale, piccolo 87
segreto, ma Charlie scosse la testa. «Sono d'accordo sul fatto di tenere questa storia tra noi, ma non possiamo dimenticarla. Nate deve farsi perdonare» dichiarò. Sophie aggrottò la fronte, insospettita. «Ma come? Che cosa proponi?» Anche Lord Malverne pareva alquanto scettico. «Sì, cos'hai in mente, sorellina?» Charlie incrociò le braccia sul petto e li fissò seria. «Nate, dovrai aiutare Sophie a trovare un marito. L'uomo dei suoi sogni, con cui contrarre un matrimonio d'amore. Altrimenti dirò a nostro padre quello che hai fatto e a quel punto dovrai sposarla. E credo che nessuno di voi lo desideri, vero?» chiese spostando lo sguardo dall'uno all'altra. Lord Malverne si passò una mano sulla faccia, ma il gesto non bastò a nascondere la sua smorfia afflitta. «Questa sì che è un'impresa, Charlie.» Lei lo fissò implacabile. «Ciononostante dovrai compierla, Nate.» «Sì» accettò lui con un sospiro. «Non fare quella faccia cupa, Nate» lo rimproverò Charlie. «Anche tu ne trarrai un vantaggio.» Lui inarcò le sopracciglia con espressione sardonica. «Ah, sì? Ti prego, spiegami come.» «Non c'è bisogno di usare quel tono sarcastico. Non puoi negare che nostro padre non sia molto contento del tuo comportamento.» Indicò il suo corpo seminudo. «E questa situazione ne è un esempio calzante.» «Continua» la esortò con una smorfia. «Quando ti vedrà fare da chaperon a Sophie e a me e accompagnarci a rispettabili eventi mondani, si convincerà che hai finalmente messo giudizio.» Si batté un dito sul mento e guardò il fratello come per valutarlo. «Sarebbe ancora meglio se venisse a sapere che stai corteggiando una debuttante, come dovrebbe fare un gentiluomo. Basterà che tu danzi con Lady Penelope o qualcun'altra in qualche ricevimento e lui andrà in estasi.» 88
«E va bene» dichiarò Lord Malverne con un sospiro stanco. «Mi hai convinto. Accetto i termini dell'accordo.» All'improvviso la sua espressione cambiò. Perfino alla debole luce della candela di Charlie, Sophie notò che il suo viso assumeva un colorito verdastro e che profonde rughe gli circondavano la bocca. Balzò in piedi. «Scusatemi, signore.» Con il copriletto ancora avvolto intorno alla vita, Lord Malverne sfrecciò verso la porta dello spogliatoio adiacente. Poi un suono inconfondibile riempì la stanza: il visconte stava dando di stomaco. «Oh, Nate!» Charlie scosse la testa con un misto di disgusto ed esasperazione. Chiuse la porta dello spogliatoio e si rivolse a Sophie. «Vieni, mia cara. Credo che sia meglio lasciarlo solo. Possiamo condividere il mio letto, se vuoi.» I rumori provenienti dallo spogliatoio continuavano e Sophie accettò. Cercò anche di non indugiare sullo spiacevole pensiero che forse la sola idea di sposarla aveva provocato il vomito di Lord Malverne. A quel punto comunque non dubitava più che quando si era infilato a letto con lei e le aveva fatto tutte quelle cose dissolute era ubriaco fradicio. Cose dissolute che volevo facesse. Sperando che il suo rossore non si vedesse nella stanza in penombra dell'amica, Sophie salì sull'enorme letto a baldacchino e si tirò fino al mento le lenzuola e la trapunta color oro pallido. «Non è cattivo, sai» mormorò Charlie, carezzandole i capelli. «È solo che... cerca di guarire le ferite del passato in modi tutt'altro che saggi e salutari. Mi dispiace se ti ha spaventata.» Se solo sapesse la verità... «All'inizio mi ha colta di sorpresa. Comunque, ti credo. Anche se non conosco tanto tuo fratello, sento che è una persona di buon cuore.» Mentre Charlie scivolava nel sonno, Sophie rimase a fissare il fuoco morente, meditando sull'accaduto. 89
A ben vedere, Charlie stava ricattando suo fratello e lei si sentiva a disagio; in un certo senso le pareva sbagliato. D'altra parte così avrebbe passato molto tempo in compagnia di Lord Malverne. Lui era certo in grado di aprirle porte prima chiuse e, dato che era ben inserito nell'alta società, avrebbe potuto esaminare gli scapoli che incontrava, di cui certo conosceva carattere, adeguatezza e affidabilità. Magari avrebbe anche potuto insegnarle ad amoreggiare. Come aveva detto Charlie da Gunter's, dare la caccia ai libertini poteva anche rivelarsi divertente. In fondo cos'aveva da perdere? Forse il piano dell'amica non era poi così folle. Sophie sospettava, però, che nel profondo del suo cuore l'unico uomo che desiderava come marito fosse proprio Nathaniel Hastings. Un uomo che non voleva come moglie né lei né nessun'altra donna. E questo le pareva davvero ironico.
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