ROMANCE
SARAH MORGAN
Come mantenere un segreto
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: How To Keep A Secret HQN Books © 2018 Sarah Morgan Traduzione di Sabrina Deliperi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2019 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HarperCollins luglio 2019 Questa edizione Harmony Romance giugno 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 294 dello 24/06/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 179 del 13/06/2018 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
A mia sorella (per la quale non ho segreti!): se avessi potuto scegliere una sorella, avrei scelto te.
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Ché non c’è amica pari a una sorella, nella buona o nella cattiva sorte, che ti rallegri se la strada è noiosa, che ti cerchi se ti sei smarrita, che ti sorregga se stai per cadere, che ti dia forza quando devi resistere. Christina Georgina Rossetti
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Prologo
SORELLE «Che facciamo ora? Non dovremmo nemmeno essere qui.» Presi mia sorella per la gonna e la trascinai via dalla finestra. «Se ci scoprono, siamo nei guai.» Non avevo nessuna intenzione di rimanere lì ad aspettare che accadesse. Da come mia sorella respirava, capii che stava per scoppiare a piangere. La strattonai di nuovo, mi misi a quattro zampe e sgattaiolai via ripercorrendo il sentiero al contrario e ringraziando il cielo che fosse buio. Avrei voluto alzarmi e mettermi a correre, ma ci avrebbero viste, perciò rimasi a strisciare a terra come un ladro. Era stata un'estate lunga e calda e il terreno era secco e friabile. Solo quando sentii cadere una goccia fresca sul dorso delle mani, capii che stavo piangendo anch'io. Avevo dei sassolini conficcati nelle ginocchia e nei palmi delle mani, ma strinsi i denti per trattenermi e non farmi sentire. Strisciai in mezzo al groviglio di caprifogli e rimasi quasi soffocata dal profumo dolciastro e stucchevole che emanavano. Ma non c'era niente di dolce in quello che avevamo visto, e decisi che da grande non avrei mai voluto il caprifoglio nel giardino di casa mia. Sentii un fruscio dietro di me. Sperai che fosse mia sorella e non qualche strano animale notturno con i denti affilati. Non riuscivo a vedere il cancello, ma sapevo che era lì. Oltre quel cancello c'era la strada. Se fossimo riuscite a rag9
giungerla, l'alta siepe ci avrebbe protette. Sentivo il rumore del sangue che mi pulsava nelle orecchie e il frangersi ritmico delle onde. Il mare sembrava più vicino del solito, più forte, come se volesse aiutarci a nascondere i rumori della nostra fuga. La brezza salata mi asciugò le guance e mi rinfrescò la pelle. Alla fine raggiunsi il cancello e mi infilai tra le sbarre, ignorando gli sterpi che mi graffiavano la schiena. La strada era lì di fronte. Appoggiate alla siepe c'erano le nostre bici, proprio dove le avevamo lasciate. Avrei voluto afferrarne una e scappare nel buio senza guardarmi indietro, ma abbandonare mia sorella era fuori questione. Non l'avrei mai lasciata. Poi sentii un altro fruscio e la vidi emergere dal cancello, i capelli tutti scarmigliati dopo quella rapida ritirata. Ora che la salvezza era a portata di mano, d'un tratto la rabbia si trasformò in ansia. «È stata tua l'idea di venire qui stasera.» Non riuscivo quasi a respirare per l'agitazione. «Perché vuoi sempre fare quello che non devi?» «Perché le cose proibite sono le più divertenti.» Ma la sua voce tremante ricordò a entrambe che non ci eravamo divertite affatto. Sentii la sua mano scivolare nella mia e la perdonai all'istante. Rimanemmo così per un po', cercando conforto nel contatto reciproco. Mia sorella si avvicinò. «Se avessi potuto scegliere una sorella, avrei scelto te.» Anch'io avrei scelto lei, anche se in quel momento avrei voluto riuscire a domare il suo spirito d'avventura. «Vorrei non aver visto niente.» «Anch'io.» Una volta tanto mia sorella sembrava demoralizzata. «Non dovremo mai dirlo a nessuno. Ricordi cosa è successo a Meredith?» Certo che lo ricordavo. La storia di Meredith serviva da lezione. «Odio avere segreti.» «È solo un piccolo segreto. Puoi farcela.» 10
Deglutii, la gola era secca e mi faceva male. Sapevamo entrambe che era il segreto più grande che avessimo mai avuto. Non si trattava di nascondere la fuga da casa, al buio, per andare a giocare sulla spiaggia, il furto dei fiori dal giardino della signora Hill o l'irruzione nel campo di fragole della signora Maxwell. Questa era una cosa diversa. Ciò che avevamo visto pesava dentro di me come un macigno. In fondo al cuore sapevo che avremmo dovuto raccontarlo, ma se l'avessimo fatto sarebbe cambiato tutto. Ci eravamo lasciate l'infanzia alle spalle, incollata a quella finestra, e non c'era modo di tornare a riprendersela. «Non dirò niente. Ti starò sempre accanto. Siamo sorelle: le sorelle non si lasciano mai. È una promessa.» Se qualcuno fa una promessa del genere, pensai, di certo non ha una sorella come la mia.
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PARTE PRIMA Pagina
Romanzo
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LAUREN Premonizione: sensazione che stia per accadere qualcosa, spesso di poco piacevole Di certo la colpa di quello che accadde non fu della festa anche se, col senno del poi, Lauren si pentì di avere organizzato un compleanno tanto elaborato. Se non fosse stata così occupata a seguire i dettagli, forse avrebbe notato che qualcosa non andava. Oppure no? Per accorgersene, avrebbe dovuto essere attenta, invece non lo era stata. Si era focalizzata sul presente e si era fatta prendere dall'entusiasmo per il grande giorno. E quel giorno cominciò presto. Si svegliò prima che suonasse la sveglia, si girò nel letto e baciò Ed. «Buon compleanno.» Era meglio evitare di pronunciare la parola quaranta? Come si sentiva Ed riguardo alla sua età? E lei? Lauren aveva ancora trentacinque anni, perciò era presto per preoccuparsene. E poi, a quarant'anni non si era mica vecchi, giusto? Forse no, ma il giorno prima, quando era andata a ritirare la torta e aveva visto le quaranta candeline, aveva pensato: La prossima volta avremo bisogno di un dolce più grande. Ed stava sonnecchiando e Lauren rimase a letto ancora qualche istante, immersa nella tranquillità della loro camera. Era il primo ambiente che aveva rinnovato quando si erano 15
trasferiti in quella casa. L'aveva progettata come un rifugio, una rilassante oasi bianca con accenni di grigio e argento. In estate la luce invadeva la stanza e Lauren dormiva con la finestra aperta per sentire il canto degli uccelli, mentre ora, a gennaio, Londra era stretta nella morsa del freddo e le finestre erano serrate. Collocata nell'esclusivo quartiere di Notting Hill, modaiolo e sempre più ricercato, la casa affacciava sui giardini privati. Da una settimana gli alberi erano ricoperti dalla brina. Era sufficiente aprire la porta per sentire l'aria fredda che sferzava la faccia, come per sfidare la gente a lasciare il calore delle proprie case. Lauren, che era cresciuta a Martha's Vineyard, una piccola isola al largo della costa del Massachusetts, non temeva il freddo. Tirò indietro le coperte e passò le mani tra i capelli di Ed. «Nessun capello bianco. Non dimostri affatto sessant'anni.» Ed non reagì e Lauren si sporse per baciarlo di nuovo. «Sto scherzando. Non ne dimostri nemmeno quaranta.» Ad eccezione degli ultimi tempi, di certi momenti della giornata e di quando era in pieno sole... allora sì che dimostrava la sua età. Forse stava lavorando troppo? Ed era sempre stato uno stakanovista, ma negli ultimi tempi arrivava a casa sempre più tardi e sembrava più stanco del solito. Lauren gli aveva velatamente suggerito di farsi visitare, ma lui l'aveva ignorata. Era più facile convincere un bambino a mangiare broccoli che portare suo marito dal medico. Il cellulare di Lauren l'avvisò che erano le sei passate, ma Ed sembrava non volersi muovere. Lei lo toccò piano. La sua giornata era pianificata al secondo, a cominciare dalle sei e un quarto della mattina. Sentì dei passi pesanti sulle scale. «Mack è in piedi. Com'è possibile che una ragazzina cammini come un elefante?» Si chiese se stesse salendo in camera loro, ma poi i passi svanirono e Lauren sentì sbattere la porta della cucina. Perché la figlia non si era nemmeno affacciata per fare gli auguri al padre? L'ansia erodeva la sua felicità. Fino a poco tempo prima Mackenzie si sarebbe precipitata in camera dei genitori, mo16
strando con orgoglio il biglietto d'auguri scritto per il padre. Sarebbe saltata nel lettone per accoccolarsi in mezzo a loro. Non era mai stata una ragazzina problematica, neanche quando era entrata nell'adolescenza. Ma da un mese circa era cambiato tutto. Mack si era trasformata, dalla mattina alla sera, nella tipica adolescente lunatica e astiosa e Lauren non ne capiva il motivo. Le vacanze di Natale erano state stressanti. Ed, che prendeva ferie di rado, aveva sofferto la tensione in casa e Lauren aveva assunto il ruolo di paciere. Di conseguenza aveva passato quasi tutte le feste con il mal di stomaco. «Credi che sia una fase o sarà così per sempre?» Ed si mosse. «Così come?» Com'è adesso. Si comporterà così per il resto della vita?, rifletté lei, ma decise di non dare voce a quel pensiero. Era il compleanno di Ed e aveva una festa da organizzare. Ripensando alla miriade di cose che doveva fare per rendere tutto perfetto si sentì invadere dall'ansia. Come ogni venerdì, si sarebbe incontrata con le sue amiche Ruth ed Helen nella loro caffetteria preferita che distava trentacinque passi esatti dal parrucchiere dove aveva appuntamento quarantacinque minuti dopo. Entro le undici e mezzo sarebbe passata dal fioraio e dopo un quarto d'ora circa sarebbe rientrata a casa dove, dopo aver spuntato dalla lista le cose fatte, si sarebbe dedicata agli ultimi preparativi per la festa. «Ed...» Gli diede un altro colpetto. «Sveglia, tesoro. Vorrei darti il mio regalo prima di scendere. Ho la giornata organizzata al secondo.» Finalmente Ed aprì gli occhi. «E quando mai non è così? Se mai dovessi inventare una app per la produttività, la chiamerei Lauren.» Era una critica? «Be', è importante avere ben chiaro cosa fare per evitare di perdere tempo inutilmente.» In realtà erano altri i motivi che spingevano Lauren a mantenere il controllo su ogni aspetto della vita, ma di questo non parlavano mai. A volte lei si chiedeva se Ed avesse dimenti17
cato. Il tempo, si sa, riesce a sfumare i ricordi fino a renderli vaghi e indistinti. Come un quadro esposto alla luce del sole: i tratti si sfocano e i colori perdono brillantezza. Talvolta le accadeva di tornare con la mente al passato, ma per lo più riusciva a concentrarsi sul presente. Sperando di smuovere finalmente il marito, Lauren tirò indietro del tutto le coperte e si alzò. Di solito iniziava la giornata con qualche esercizio di stretching yoga, ma quella mattina era distratta dal pensiero di Mack, in cucina. Perché si era svegliata così presto? Forse stava preparando la colazione a sorpresa per il compleanno di Ed. O forse era solo una vana speranza. Lauren andò alla finestra e guardò in strada. Con un po' di fortuna sarebbe stata una bella giornata invernale, anche se, trattandosi di Londra, era alquanto improbabile. Si sarebbe accontenta se i suoi ospiti non avessero dovuto combattere con la neve. L'Inghilterra, come aveva scoperto anni prima, non se la cavava bene quando nevicava. Era sufficiente qualche fiocco per mandare il Paese in tilt. Finalmente anche Ed si trascinò fuori dal letto. Lauren si voltò e vide che se ne stava un po' curvo. «Ti senti bene?» Lui si girò in modo distratto. «Cosa?» «Sembri stanco.» «Sono stanco. Credo che potrei rimanere a letto per un mese intero.» Decise che non era più il caso di girarci intorno. «Dovresti farti vistare.» Perché gli uomini non ci pensavano da soli? «Solo perché sono stanco? "Vada a letto presto", ecco cosa direbbe il dottore. Non ho tempo da perdere per sentirmi dire ciò che so già.» «La dottoressa.» «Scusa?» «Il nostro medico è una donna» precisò Lauren. «Si chiama Eleanor Baxter. Se non vuoi farti visitare, almeno rallenta un po'. Stacca prima dal lavoro.» «Rallentare? Lauren, hai una fottuta di idea del lavoro che 18
faccio?» Chiuse gli occhi e si passò la mano sulla mascella. «Mi dispiace tesoro. Non volevo, perdonami. Non mi sento molto bene.» «Non c'è problema.» Ma il problema c'era eccome. Ed non usava mai quel linguaggio, almeno non in sua presenza. Era sempre gentile e cortese, con gli amici, con gli insegnanti di sua figlia, perfino con il postino, quando gli capitava di incontrarlo. Era stato il suo carattere calmo e imperturbabile ad attrarla. Ed era una persona affidabile. Con lui non aveva mai avuto la sensazione di perdere il controllo e sentirsi travolta. Non aveva mai dovuto preoccuparsi che lui le spezzasse il cuore o che la sorprendesse. Se c'era stato un tempo in cui una parte di lei aveva desiderato ardentemente qualcosa di diverso, ormai era solo una vaga sensazione sepolta nel passato. «So che hai molto da fare, ma non è da te essere così nervoso.» Ed era un giovane genio della finanza che aveva fatto fortuna nella City di Londra grazie a un importante fondo speculativo che poi aveva abbandonato per gestire un suo portfolio. James, un vecchio amico dell'università con cui divideva l'ufficio, diceva che Ed era un mago nel suo campo. Lauren non aveva motivo di dubitarne. La casa, la scuola di Mackenzie, la loro vita perfetta, ogni cosa era pagata con le dure e lunghe ore di lavoro di Ed. Un tempo anche Lauren era stata una persona ambiziosa, ma questo prima di fare sesso sulla spiaggia e ritrovarsi incinta. Non che sottovalutasse il proprio contributo alla famiglia. Aveva scelto lei di fare la mamma a tempo pieno e aveva amato essere madre dal preciso istante in cui Mack era nata. Si considerava alla stessa stregua del marito e sapeva di avere un ruolo importante quanto il suo. Lauren stava a Ed come lo Yorkshire pudding stava al roast beef, per usare un'analogia gastronomica inglese, cosa che cercava sempre di fare per ingraziarsi la terribile suocera, che dopo sedici anni era ancora inorridita dal fatto che il suo prezioso e unico figlio avesse sposato un'americana. Ed era ancora seduto sul letto e fissava il pavimento quan19
do Lauren si allungò verso il cassetto del comodino e tirò fuori un pacchetto ben confezionato. «Buon compleanno.» Trepidante, gli porse il regalo. «Volevo dartelo ora perché più tardi sarai circondato da un sacco di gente e ci sarà una gran confusione.» Ed aprì il pacchetto e sbirciò il contenuto. «Mi hai comprato una foresta pluviale?» «Non una foresta intera. Solo un pezzetto. So quanto ti stia a cuore l'ambiente. Vai sempre in bicicletta, non fai altro che parlare di come contribuire alla salvaguardia del pianeta. Pensavo...» «È una truffa, Lauren.» Sembrava stanco. «Non posso credere che tu abbia buttato via i soldi così. Ti rendi conto che è probabile che in questo modo tu abbia finanziato il mercato della cocaina?» «Non è una truffa. Non sono mica stupida.» E lui lo sapeva. Sapeva che era stata tra i migliori diplomati del suo anno e che aveva ottenuto un posto all'Ivy League College, prima che il mondo le crollasse addosso. Quando Mack aveva iniziato la scuola superiore, era stato Ed a incoraggiarla a inseguire il suo vecchio sogno. Così, aveva ripreso a studiare per ottenere la qualifica di interior designer e ora finalmente era sul punto di avviare la propria carriera. Quando aveva superato gli esami finali, avevano festeggiato bevendo champagne. «Mi sono informata bene. Possiamo visitare la foresta quando ci pare.» «Come no! Volare in Brasile sarà un vero toccasana per l'ambiente.» Ed lanciò la scatola sul letto e a Lauren venne un nodo in gola. «Credevo fosse un pensiero originale e affettuoso.» «Infatti lo è.» Ed si massaggiò il petto. «Non farci caso. Non ce l'ho con te. È colpa mia... Non trovo le energie.» Ed si alzò con fatica dal letto, andò in bagno e chiuse la porta. Qualche istante dopo Lauren sentì scorrere l'acqua. Rimase immobile e confusa. La foresta pluviale non c'entrava niente. Forse suo marito era sull'orlo di una crisi di mezza età? Avrebbe cominciato a 20
indossare jeans aderenti e ad avere relazioni con ragazzine appena più grandi di Mackenzie? Si sforzò di non sragionare e non reagire in modo eccessivo, poi andò a cercare sua figlia. La trovò in cucina vicino alla penisola, china sul cellulare. Aveva un paio di grosse cuffie rosa sulle orecchie. Mack odiava il rosa. Con quelle cuffie aveva cercato di farsi accettare da un gruppo di compagne di scuola che la prendevano in giro per non essere abbastanza femminile. Mack le chiamava le principesse e le avevano reso la vita impossibile. La ragazza non si accorse che la madre era entrata nella stanza. Non c'era nessun vassoio con la colazione da portare a letto. Niente che facesse pensare a un compleanno da festeggiare. Non c'era niente eccetto una tazza stracolma di cereali su cui Mack si stava avventando. Lauren cercò le parole giuste per evitare di far esplodere la figlia. «Ciao, tesoro. Non ti sarai mica scordata il compleanno di papà?» Mack alzò lo sguardo dal telefono e si tolse le cuffie con un gesto esagerato. «Cosa?» «Oggi è il compleanno di papà.» «Ah sì?» «Non vuoi fargli gli auguri?» «Sei sicura che ci tenga? Quarant'anni cominciano a essere tanti. Non si può dire che abbia raggiunto una veneranda età, ma poco ci manca.» Prese un altro cucchiaio di cereali. «Credevo che preferisse non ricordarsene. E poi sono le sei e venti. Io la mattina non carburo. Avrei potuto preparagli un tè, ma lui odia il mio tè. Dice sempre che è troppo leggero.» Si rimise le cuffie e riaprì Snapchat. Indossava una T-shirt più grande della sua taglia che la faceva sembrare più piccola dei suoi sedici anni. Come Lauren, aveva i capelli biondo miele, che lasciava cadere sulla fronte per coprire i brufoli ostinati. 21
Qualche mese prima si era tolta l'apparecchio, ma continuava a sorridere con le labbra chiuse scordandosi di non avere più motivo di sentirsi in imbarazzo. Solo quando prese la tazza vuota da mettere in lavastoviglie, Lauren notò le due strisce rosa tra i capelli. «Cos'hai fatto ai capelli?» «Mi sono svegliata così. Strano, eh? Sarà opera di un folletto o di un gremlin.» «Mack!» La figlia sospirò. «Li ho tinti. E prima di uscire di testa, sappi che lo fanno tutte. Le altre madri non dicono niente. La mamma di Abigail l'ha perfino aiutata.» Era arrivata al punto: le altre madri. In quel momento Lauren era davanti a un test e sapeva che stava per essere bocciata. «Perché non ne hai parlato prima con me?» «Perché sei fissata, vuoi sempre avere il controllo di tutto. Avresti detto di no.» «Hai dei capelli così belli... È per farti accettare nel gruppo?» «Non mi importa di essere accettata.» Sapevano entrambe che non era vero. Lauren scelse le parole con attenzione. «Tesoro, so che non è bello essere prese in giro, ma succede a molti e...» «Bella consolazione. Non mi importa se è successo a mezzo mondo.» Mascherava a malapena il dolore con l'indifferenza e Lauren lo avvertì come se fosse suo. «Ciò che ti rende speciale è la tua individualità. E ricordati che la maggior parte delle persone pensa ai fatti propri, non a quelli degli altri.» Decise che non era il momento di tornare sull'argomento scuola. «Lo vedo che sei arrabbiata. C'è qualcos'altro che non va?» «Intendi a parte il fatto che mia madre mi sta col fiato sul collo?» «Sto cercando di aiutarti. Abbiamo sempre parlato di tutto noi due.» Mack prese il cellulare. «Sì, infatti. Proprio di tutto. Non ci sono segreti in questa casa.» Il tono della figlia la mise a disagio. 22
«Mack...» «Devo prepararmi per andare a scuola. Sai com'è... mia mamma era stata ammessa all'Ivy League College, perciò non posso aspirare a niente di meno che Oxford o Cambridge. Lo studio è tutto, giusto?» Era troppo presto per affrontare le intemperanze mattutine di un'adolescente. Lauren aprì la bocca per ricordarle di fare gli auguri al padre, ma Mack se n'era già andata. Un'altra porta sbattuta. Il mondo di Lauren ne sembrava pieno, ultimamente. Non ci sono segreti in questa casa. Con lo stomaco sottosopra per lo stress, andò nella palestra allestita nel seminterrato e cercò di scaricare la tensione sul tapis roulant. Accese la tv sulla CNN: aveva bisogno di atmosfere familiari. Tempeste in Alabama. Un alligatore di nove metri in Florida. Una sparatoria a Brooklyn. Fu colta da un attacco di nostalgia che la mise quasi al tappeto. Quanto desiderava correre sulla spiaggia di South Beach, sentire l'odore del mare, il gusto del pesce appena pescato, vedere il tramonto vicino a casa di sua sorella a Menemsha! Dopo venti minuti, la raggiunse Ed. Era vestito da ciclista e aveva il cellulare in mano. Lauren fece un sospiro di sollievo. Sembrava tutto nella norma. Ed sarebbe andato al lavoro in bicicletta e si sarebbe cambiato in ufficio, come al solito, a parte il fatto che quel giorno era in ritardo. «Buona giornata, quarantenne!» Non ottenendo risposta, Lauren silenziò la CNN e rallentò la corsa sul tapis roulant finché non si fermò. «Oggi sembri proprio distratto. Ti secca il fatto di compiere quarant'anni?» «Cosa?» Ed alzò lo sguardo dalle e-mail. «Quarant'anni.» Forse Lauren aveva preso la cosa sottogamba. Doveva assicurarsi che lui si sentisse ancora bello e desiderabile. Un po' di sesso in più non avrebbe guastato. Spesso non avevano rapporti per una settimana. A volte anche di più. In verità il sesso tra loro era sempre stato più tranquillo che travolgente. 23
Era normale? Lauren non ne aveva idea, perché non era un argomento che si sarebbe mai sognata di discutere con le amiche. Forse suo marito aveva una relazione extraconiugale? Anche se il tapis roulant era fermo, il battito del cuore di Lauren continuò ad accelerare. No. Ed non era quel tipo d'uomo. Non c'erano segreti tra loro e non ci sarebbero mai stati. Lo avevano deciso la prima sera che si erano incontrati. Lauren si fidava ciecamente di lui. E poi erano felici. Le coppie felici non avevano relazioni extraconiugali. «Sei preoccupato per Mack? In effetti ultimamente è diventata un po' intrattabile.» Decise di non parlare dei capelli rosa. Ed se ne sarebbe accorto da solo in un altro momento. «Tutti gli adolescenti sono intrattabili. Mi ricordo che tua madre diceva che tua sorella era un incubo.» Lauren si rese conto di aver dimenticato di chiamare sua sorella, il giorno prima. Era stata assorbita dai preparativi per il compleanno. «Mia madre non faceva altro che dipingere e si innervosiva quando qualcosa la distraeva.» Eppure, quando ripensava a ciò che aveva combinato con Jenna, le venivano i brividi. Erano state fortunate a superare l'infanzia incolumi. O quasi. «Sta crescendo.» Ed era calmo. «Non deve raccontarci ogni minima cosa. Sta cercando la sua indipendenza, come l'abbiamo sempre incoraggiata a fare. È normale che sia diventata intrattabile. È così che la natura si assicura che i figli decidano di andarsene e che i genitori si preparino a lasciarli andare.» «Ha sedici anni, Ed. Dovrà ancora passarne di tempo prima che se ne vada di casa. E sai anche tu cosa che ci hanno detto gli insegnanti. Mack non fa più i compiti e va male in inglese. È sempre stata una studentessa modello. L'inglese è la sua materia preferita.» Ed corrugò la fronte. «Fisica è la sua materia preferita. Lo scorso anno diceva di voler fare l'ingegnere aerospaziale.» «Questo era prima che quelle ragazze iniziassero a pren24
derla in giro dicendole che sembrava un maschio. Ricordi quella pagina che avevano creato su Facebook? Mack-ilmaschio.» Lauren si era infuriata e aveva dovuto trattenersi per non precipitarsi a scuola e tagliare i capelli di quelle dannate principessine con delle forbici arrugginite. Non era stato semplice far chiudere quella pagina terribile e Mack aveva sofferto a lungo. «È una ragazza in gamba. Potrebbe fare qualsiasi cosa, a patto che si impegni. Ma è proprio questo il punto: non lo fa. Se continua così, non passerà gli esami.» A meno che non fosse un esame di sarcasmo. In quel caso sarebbe stata promossa con lode. «Ci sono cose più importanti nella vita che essere una studentessa modello, Lauren.» «Lo so. Ma so anche quanto sia competitivo il mondo di oggi. Prendere un brutto voto agli esami significa non poter accedere a un buon college e quindi non avere la possibilità di fare un buon tirocinio, visto che ci sono letteralmente migliaia di persone che presentano domande per quei posti. La figlia maggiore di Sue Miller si è laureata la scorsa estate e da quel momento ha inviato centocinquanta curriculum senza ricevere neanche una risposta. Centocinquanta.» «Calmati, Lauren. Vedrai che Mack andrà bene.» Lauren era irritata dal fatto che Ed non aveva nemmeno alzato lo sguardo dal cellulare. «E se non fosse così? I professori ci hanno detto che in classe ha smesso di parlare.» Da quando in qua sua figlia non parlava? Lo aveva sempre fatto da che aveva imparato a mettere due parole insieme. «Poi il mese scorso è successo quello che sappiamo...» Ed alzò lo sguardo. «È stato un episodio isolato.» «Si è ubriacata, Ed! Nostra figlia era ubriaca fradicia e la madre di Tanya l'ha dovuta riportare a casa.» Mack si era rifiutata di dare delle spiegazioni. Li aveva volutamente esclusi e questo aveva turbato Lauren più del fatto in sé. Era stato in quel momento che Mack era cambiata? «Prime esperienze adolescenziali. La madre di Tanya avrebbe dovuto tenere sott'occhio la bottiglia della vodka.» «Non è stato un episodio isolato. Che mi dici di quando mi 25
ha preso i soldi dal portafoglio? Nostra figlia ha rubato, Ed.» Cosa sarebbe successo se Mack avesse deciso di sperimentare la droga? Più Lauren pensava ai possibili pericoli, più si meravigliava di come al giorno d'oggi gli adolescenti riuscissero a raggiungere l'età adulta. «Penso che ci stia nascondendo qualcosa.» Lauren aveva riconosciuto i segnali ed era preoccupata. I segreti, sapeva, hanno il potere di consumarti lentamente. Creano una barriera tra te e le persone che ami. «Da quando in qua gli adolescenti non hanno segreti per i genitori? Devi calmarti. Mack sta bene. Non è lei il problema.» Lauren lo guardò spiazzata. «Cosa intendi dire?» «Niente.» «Hai detto: "Non è lei il problema". Significa che un problema c'è.» «Lascia perdere.» Ed era di nuovo immerso nel cellulare. «Forse stasera farò tardi.» «Stai scherzando? Stasera c'è la festa.» «La... cosa?» Sembrava confuso. Chiuse gli occhi un istante e borbottò qualcosa tra sé. «La tua festa. Te ne sei dimenticato?» Seguì una pausa infinitesimale, ma chiara. «No.» Stava mentendo, e lui non mentiva mai. Chi avrebbe potuto dimenticarsi della festa per i propri quarant'anni? Che cosa aveva in testa suo marito? «Ho invitato trenta persone, Ed. Amici, colleghi, tua madre...» Lauren riuscì a restare calma e lui annuì. «Ci sarò. A dopo.» Poi si chinò e prese una bottiglia di acqua fresca dal piccolo frigorifero, mentre Lauren lo guardava chiedendosi se un quarantenne con dei pantaloncini aderenti da ciclista potesse essere ancora una bella visione. Ed chiuse lo sportello del frigo e si rialzò. «Grazie per la foresta pluviale, è stato un pensiero carino. E scusa se ho esagerato.» Poi le diede un bacio innocente sulla guancia senza alcuna allusione sessuale. «Ti amo. Sei una brava persona, Lauren.» 26
Una brava persona? Che significa? «Forse dovresti prenderti un po' di ferie. Mackenzie ha tre settimane di vacanza a Pasqua. Potremmo fare un viaggio» suggerì lei. «Ne parliamo domani.» Lauren lo vide andare via. Non è lei il problema. Per tutto il tempo che trascorse in casa prima di raggiungere le sue amiche, Lauren continuò a rimuginare, convincendosi che Ed non fosse andato al lavoro. Tuttavia l'allenamento l'aveva rinvigorita, era contenta che i preparativi della festa fossero a buon punto e si sentiva rassicurata dal fatto che Mackenzie avesse spiccicato ben otto parole prima di uscire. Fortunatamente la scuola che avevano scelto era vicina. Mack ci andava insieme a un'amica che viveva qualche casa più avanti. La maggior parte delle volte Lauren riusciva a resistere alla tentazione di seguire il segnale del cellulare della figlia per controllare che fosse tutto a posto. Si abbottonò il cappotto per proteggersi dal freddo e si incamminò a passo spedito tra le strade alberate del quartiere. Per diciotto anni aveva vissuto su un'isola e la prospettiva di trasferirsi in città dapprima l'aveva spaventata, ma quando Ed l'aveva portata a Notting Hill, si era subito innamorata di quella zona di Londra. Amava i giardini nascosti tra i palazzi, l'eleganza delle facciate decorate con gli stucchi e il fascino dei colori vivaci di Portobello Road. Le piaceva curiosare nel mercato alla ricerca di tesori nascosti e scoprire i ristoranti nelle stradine laterali. I primi anni aveva esplorato la città con la bambina nel passeggino, gironzolando nelle gallerie d'arte e passeggiando nei numerosi parchi di Londra. Aveva passato ore alla Tate Modern e alla Royal Academy, ma il posto che preferiva in assoluto era il Victoria and Albert Museum, fonte di ispirazione per designer e artisti da più di un secolo e mezzo, dove Lauren sarebbe stata felice perfino di trasferirsi, se ne avesse avuto l'opportunità. Raggiunse la caffetteria insieme alle amiche. Andò al bancone a ordinare mentre Ruth ed Helen si acca27
parravano il solito tavolo vicino alla finestra. Avevano cominciato a incontrarsi in quel bar quando era diventato impossibile conversare davanti al cancello della scuola frequentata dalle figlie. Lauren ordinò i caffè e un paio di paste per le amiche, poi inserì la carta di credito nel lettore. La carta fu rifiutata. Provò di nuovo mormorando delle scuse, e il pagamento venne declinato per la seconda volta. «Pago in contanti.» Rimise a posto la carta e rovistò nella borsa in cerca dei soldi. Con il rossore dell'imbarazzo sul volto, portò il vassoio al tavolo e si sedette. «Grazie.» Ruth prese un cappuccino dal vassoio. «La prossima volta tocca a me. Fuori si gela. Dicono che potrebbe nevicare.» Lauren si lasciò cadere sulla sedia libera e si tolse la sciarpa. L'interesse degli inglesi per il meteo l'affascinava dal suo primo giorno a Londra. Da quanto aveva potuto capire, venivano dedicate all'argomento intere conversazioni, spesso senza un reale motivo. A Martha's Vineyard, non di rado, il maltempo corrispondeva all'isolamento dalla terraferma. Lauren si chiedeva cosa avrebbero detto gli amici inglesi se avessero avuto a che fare con un uragano. Sarebbe stato motivo di conversazione per mesi. «Vuoi un pezzo di cornetto?» Helen spezzò la brioche in due, ma Lauren scosse la testa. «Mi basta il caffè.» Poi tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio a Ed. La carta di credito non funziona. Ci sono problemi? Forse la banca aveva individuato qualche transazione sospetta e l'aveva bloccata. Più tardi avrebbe dovuto accertarsene. «Vorrei avere la tua forza di volontà.» Ruth mangiò metà del cornetto di Helen. «Non cedi mai alle tentazioni?» Lauren ripose il cellulare nella borsa. «Cedere alle tentazioni può portare al disastro.» 28
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A UN PASSO DA NOI di Azzurra Sichera Un ballerino affascinante e scontroso, una dottoressa che prova a rimettere insieme la sua vita e un segreto. Durante una tournée, il danzatore Aleksej Sokolov si lesiona un ginocchio e deve fermarsi a Bloomfield, dove vive e lavora la dottoressa Zoe Parker...
FUGA ESTIVA di Susan Mallery La mamma single Robyn Caldwell ha bisogno di una nuova prospettiva per il suo futuro. Ha sempre messo la famiglia al primo posto, ma è ora di prendersi una vacanza! E di guardare i suoi sogni e l’amore. Potrebbe finalmente avere tutto ciò che ha sempre desiderato, se solo avesse coraggio...
COME MANTENERE UN SEGRETO di Sarah Morgan Da ragazzine Lauren e Jenna erano unite come solo due sorelle possono esserlo e la loro vita nell'incantevole Martha's Vineyard era perfetta, finché non hanno dovuto condividere un terribile segreto e si sono allontanate sempre di più...
UN'ESTATE SENZA LEGAMI di Lori Foster Dopo aver messo fine a una relazione senza futuro, la veterinaria Ivey Anders è pronta a vivere l’estate alle sue condizioni: nessun appuntamento e dunque nessuna delusione. Peccato che l’incontro con Corbin rischi di vanificare la sua strategia...
SABATO MATTINA AL PARCO di Jules Wake Questa è la storia di due donne. La prima è in cerca di nuove avventure, la seconda di un obiettivo. Entrambe però hanno bisogno di qualcuno accanto. Ed è così che con due bambine che necessitano di una famiglia, un affascinante sconosciuto e un cane che sembra un mocio...
PROSSIMA FERMATA: AMORE A PRIMA VISTA di Laura Jane Williams Nadia prende il treno ogni mattina alle 7.30, tranne se dorme troppo. Daniel, invece, non fa eccezioni, lui prende sempre il treno delle 7.30 ogni mattina, ma a lui viene facile, perché non riesce più a dormire da quando suo padre è morto. Una storia romantica, di disastri e vero amore.
UN AFFARE DI FAMIGLIA di Robyn Carr Anna McNichol è all’apice della carriera e può concentrarsi sul futuro, ma il suo mondo cade a pezzi ed emergono inaspettati segreti. Anna scopre che può contare su un inatteso sostegno nel rimettere insieme la sua vita e che non serve essere perfetti, ma serve non essere soli.
Dal 25 agosto