Come sabbia tra le dita

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Diana Palmer

Come sabbia tra le dita


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: After Midnight HQN Books © 2002 Susan Kyle Traduzione di Grandi & Associati Srl Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2005 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Dcuore giugno 2005 Questa edizione Harmony Romance agosto 2017 Questo volume è stato stampato nel luglio 2017 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 188 del 25/08/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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La famiglia Seymour villeggiava a Seabrook da vent'anni. La piacevole isoletta offriva un porticciolo turistico, un campo da golf, un club privato e ritmi assai più lenti di altri luoghi mondani. Questa zona in particolare ospitava alcune delle famiglie più abbienti di Charleston. Nicole Seymour non possedeva un milione di dollari, ma il suo nome, quello di una delle più antiche famiglie della Carolina del Sud, le garantiva l'accesso nelle migliori cerchie della società. La proprietà sulla spiaggia era stata acquistata da suo padre nell'ambito di una speculazione, ma quando la comunità aveva cominciato a formarsi, aveva preferito tenerne una parte per sé e costruirvi un cottage per le vacanze della famiglia. Alla sua morte, era passato in eredità a Nicole e a suo fratello, Clayton Myers Seymour, membro repubblicano del Congresso, rappresentante del primo distretto della Carolina del Sud. I Seymour di Charleston erano una delle famiglie più rispettate dello stato e quando il fratello di Nikki aveva annunciato la propria candidatura alla Camera dei Rappresentanti, tre anni prima, aveva ottenuto subito il sostegno dell'avanguardia repubblicana locale. Era stato eletto, senza neanche la necessità del 5


ballottaggio, alle elezioni dell'anno seguente, per la sorpresa di Clayton e la gioia di Nikki. Grazie alla sua posizione sociale, Nikki era diventata la perfetta padrona di casa per Clayton. Durante i suoi tre anni a Washington, suo fratello aveva fatto un buon lavoro. E così anche Nikki, sempre impegnata a sostenerlo, con cene e galà elettorali. Clayton aveva appena annunciato l'intenzione di candidarsi per la rielezione e si profilava una competizione elettorale piuttosto dura. Doveva sfidare l'opposizione interna al suo partito. Tra le fila degli avversari democratici, inoltre, c'era Sam Hewett, un noto e stimato uomo d'affari, con un vero e proprio impero economico alle spalle oltre al sostegno di un tabloid molto pericoloso di New York. L'assistente amministrativo della campagna di Sam era uno dei figli del proprietario del giornale. Nikki aveva appena finito di organizzare un galà per Clayton che si sarebbe svolto a Washington, in settembre, subito dopo le elezioni primarie generali. I preparativi, insieme alla partecipazione al famosissimo Spoleto Festival di Charleston, l'avevano stremata. Era ancora debole per una polmonite dalla quale si era appena ripresa. Adesso che il festival era quasi al termine, si era ritirata nella casa al mare per riposare. Clayton non avrebbe avuto bisogno di lei, per qualche giorno, e intendeva godersi la pace e la tranquillità di Seabrook. La zona in cui si trovava era piuttosto isolata, con poche case, la maggior parte delle quali antiche e di proprietà di famiglie agiate. Le due ville che fiancheggiavano il cottage dei Seymour appartenevano a famiglie che vivevano lontano e, di solito, restavano disabitate sino alla fine di giugno. 6


Si stiracchiò sotto il sole che batteva sulla veranda, dove si era sistemata su un materassino. Era alta e snella, perfettamente proporzionata. Aveva un corpo sensuale quanto gli occhi verdi e allungati e le labbra piene. Una volta un giornalista aveva scritto di lei che risplendeva quand'era di buonumore e che, a dispetto della sua altezza, aveva il carattere birichino di un folletto. E gli somigliava, anche, con i capelli neri tagliati a caschetto intorno all'ovale del viso. Ma dietro la bellezza si celava una mente pronta e una reputazione immacolata. Qualcuno la considerava un po' troppo cauta e diffidente, ma Nikki sapeva che quelle qualità erano utili per vanificare le trappole tese a suo fratello dagli avversari politici. Era l'inizio di giugno e faceva piuttosto freddo per quella stagione. Erano stati fatti molti cambiamenti e restauri, da quando l'uragano Hugo si era abbattuto su Charleston e le zone costiere nel settembre 1989. La casa al mare di Nikki e Clayton era stata una delle più colpite dalle forti raffiche di vento. Anche se le riparazioni più urgenti erano state già eseguite, restava ancora molto da fare. A differenza di tanti loro vicini, i Seymour non avevano risorse illimitate a cui attingere. Nikki e Clayton avevano messo a punto un piano di lavori che sarebbe durato cinque anni, per riportare la casa agli splendori originali. Il suono di un idrovolante catturò la sua attenzione. Si schermò gli occhi con una mano e seguì il suo elegante atterraggio non lontano dalla casa. I milionari non mancavano di certo, da quelle parti. Kane Lombard aveva comprato da poco la vecchia dimora dei Settle, a poca distanza da quella di Nikki e Clayton, lungo la spiaggia, vicino a dove era atterrato l'aereo. Lombard era un petroliere di Houston che guidava 7


una conglomerata, di cui faceva parte anche la più recente fabbrica di auto di Charleston. Nikki aveva sentito dire che la cattiva sorte si era accanita contro di lui. La serie di disgrazie era culminata con la morte violenta della moglie e del figlio, alcuni mesi prima, in Libano, durante un viaggio d'affari. Si era trasferito nella villa sul mare tre settimane prima e aveva uno yacht ormeggiato nel porticciolo. Nikki non aveva mai incontrato Lombard. Ne aveva visto soltanto una foto, pubblicata su Forbes Magazine. Un caso raro, visto che nemmeno i tabloid riuscivano a catturarne l'immagine. La sua famiglia era proprietaria del Weekly Voice, uno dei principali giornali del paese. I Lombard di Houston, come i Seymour di Charleston, discendevano da una famiglia benestante. La differenza era che i Lombard avevano ancora i loro soldi. Vivevano a New York, adesso, non più in Texas, e lì pubblicavano il loro tabloid. Il rumore dell'idrovolante si spense e Nikki si sdraiò nuovamente. Era inquieta. Conosceva tutta la gente giusta e guadagnava bene vendendo le sue sculture alle gallerie d'arte locali. Ma si sentiva svuotata. Era completamente sola, a eccezione di suo fratello, e questo a volte la intristiva. Era stata sposata, per un breve periodo. Il matrimonio aveva distrutto tutte le sue illusioni e le aveva fatto mettere in dubbio la propria sessualità. Suo padre aveva avuto bisogno di un favore da parte di un senatore di nome Mosby Torrance, della Carolina del Sud. Mosby era da tempo sotto assedio per via del suo prolungato celibato: aveva accettato di aiutare il padre di Nikki, salvandolo dalla bancarotta, ma solo in cambio della mano di sua figlia. Nikki rabbrividì, ricordando la propria gioia. 8


Mosby era più grande di lei di quattordici anni, un autentico Adone, con i capelli biondi, gli occhi azzurri e il fisico di un atleta. Era stata così innamorata e presa da lui che nulla avrebbe potuto indurla a non sposarsi. Aveva solo diciotto anni. Era ingenua. Innocente. Stupida. Forse suo padre aveva sospettato qualcosa, ma aveva saputo la verità solo quando era stato troppo tardi. Nikki era venuta fuori da quel matrimonio dopo sei mesi, talmente scossa che si era ripresa solo dopo la sentenza definitiva di divorzio. Non era mai riuscita a rivelare al padre o al fratello quello che aveva dovuto subire, ma Clayton si era mostrato particolarmente affettuoso con lei. Si erano avvicinati molto e, dopo la morte del padre, avevano continuato a vivere insieme nella grande casa di Charleston. Quando lui si era dato alla politica, Nikki era diventata la sua principale sostenitrice. Aveva imparato a organizzare eventi in suo onore, trasformandosi nella perfetta padrona di casa, e a usare tutto il suo fascino per ottenere il sostegno economico dai possibili elettori. Faceva tutto quello di cui Clayton aveva bisogno, nel suo ufficio di Charleston e anche a Washington, dove si era guadagnata un'ottima reputazione. Ai banchetti e ai cocktail organizzati da lei c'era sempre la gente giusta, e la conversazione toccava temi interessanti in un'atmosfera frizzante. In quel campo aveva molto successo, ma le vecchie paure e la mancanza di fiducia in se stessa l'avevano tenuta alla larga da ogni relazione personale. Non riusciva più a fidarsi del proprio giudizio. Aveva deciso di poter vivere senza un uomo. Ma aveva venticinque anni e si sentiva sola. Tanto sola. Il sole si stava facendo troppo caldo. Si alzò e infi9


lò la tunica di seta blu sul costume da bagno, assaporando la sensazione della stoffa morbida contro la pelle abbronzata. Di colpo un movimento sulla spiaggia catturò la sua attenzione. Si avvicinò alla ringhiera per vedere meglio. Qualcosa di nero galleggiava sulla battigia, accarezzato dalla risacca. Aggrottò la fronte e si sporse per capire di cosa si trattasse, facendosi ombra con la mano sugli occhi. Una testa! Era una persona! Senza pensarci un attimo, si precipitò giù per le scale e attraversò di corsa la spiaggia, inciampando sul sentiero ingombro di sabbia. Il cuore le batteva all'impazzata mentre esaminava tutte le possibilità. E se si fosse trattato di un cadavere, sospinto a riva dalla corrente? Oppure si fosse trovata ad avere a che fare con un assassinio? O con qualcuno che aveva bisogno di aiuto? Stupidamente non conosceva le tecniche di salvataggio, anche se aveva una casa al mare! Nonostante il panico, si ripromise di iscriversi a un corso della Croce Rossa. Raggiunse la battigia e si rese conto che il corpo nell'acqua apparteneva a un uomo. Era robusto e muscoloso, dalla pelle abbronzata e i capelli scuri, apparentemente molto alto. Si inginocchiò accanto a lui e cercò il polso. Lo trovò. Sospirò rumorosamente, avvedendosi solo allora di aver trattenuto il fiato. Riuscì a girare l'uomo sulla pancia, appena oltre la battigia. Gli girò la testa da una parte e iniziò a premere a metà della schiena, una manovra che aveva visto fare in un episodio di Baywatch. L'uomo iniziò a tossire e a vomitare acqua e lei continuò a spingere. Qualche secondo dopo, si staccò da lei con uno strattone e si alzò a sedere, reggendosi la fronte con le mani. Nonostante fosse snello, era imponente. Grazie 10


a Dio, non avrebbe dovuto trascinarlo. «Ti senti bene?» si informò, preoccupata. «Mi fa male la testa» rispose lui, tossendo. Lei esitò un istante, poi cominciò a esaminargli la testa attraverso i folti capelli bagnati. Vide un taglio proprio sopra la tempia. Non sembrava molto profondo e il sangue si era rappreso tutto intorno, ma quell'uomo sembrava avesse perso conoscenza. «Credo che dovrei chiamare un'ambulanza. Potresti avere una commozione cerebrale.» «Non ho bisogno di un'ambulanza» replicò lui con fermezza. Tossì ancora. «Sono caduto dal mio Jet Ski e ho battuto la testa. Buffo, non ricordo nient'altro.» Indecisa sul da farsi, Nikki cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, un'abitudine che aveva fin da bambina. «Vorresti venire a casa mia a riposare un po'?» chiese infine. Lui alzò il viso e la guardò. Un fremito la percorse. Aveva un'aria vagamente familiare. Non riusciva a capire, però, dove potesse averlo già incontrato. Forse allo Spoleto Festival? «Penso di abitare da qualcuno qui intorno» rispose lui. «Non posso essere venuto da molto lontano.» «Sei disorientato. Quando avrai riposato, forse ricorderai chi sei. Le amnesie di questo tipo sono temporanee, credo.» «Sei un'infermiera?» «E perché non un dottore?» replicò lei, inarcando un sopracciglio. «Perché non un'infermiera?» continuò lui, una nota arguta nella voce. «Devi essere una di quelle persone spigolose e difficili. Vediamo se riusciamo a muoverci. Non sarebbe 11


male avere una carriola... o meglio una pala meccanica» aggiunse, osservandolo. «Ti avranno già fatto notare che non sei un granché come comica» mugugnò lui. La sua voce profonda non aveva un particolare accento. Appena appena il tono del Midwest. Indossava un Rolex subacqueo e un costume da bagno firmato. Non era un vagabondo ed era troppo anziano per essere uno studente di college in vacanza, pensò Nikki fra sé, notando i fili argentati alle tempie. Doveva avere quasi quarant'anni. Di certo era più vecchio di suo fratello. La prospettiva dell'inevitabile contatto fisico la metteva a disagio, ma si sforzò di adattarsi alla situazione. Non poteva restare tutto il giorno sulla spiaggia. Si sistemò accanto a lui, facendogli scivolare il braccio intorno alla schiena. Aveva la pelle abbronzata e vellutata, sentiva i muscoli guizzare sotto di essa. Era in forma, per un uomo della sua età, pensò, mentre gli occhi andavano involontariamente al torace ampio e villoso. Le gambe lunghe e abbronzate davano un'impressione di potenza, ed erano ricoperte di una fine peluria. Dall'epoca del suo matrimonio, Nikki provava repulsione per la maggior parte degli uomini. Ma non per lui, stranamente. Si sentiva già a suo agio con quell'uomo, come se la vista di quel corpo seminudo le fosse familiare. Certo, anche una donna del tutto disinteressata non avrebbe potuto fare a meno di ammirare quel corpo perfettamente modellato. Lui si appoggiò a lei, posandole una mano sulla spalla. Aveva anche delle belle mani, si disse Nikki. Lunghe e grandi, con unghie ovali e ben curate. Nessun segno di una fede. 12


L'orologio si era spostato, ma non c'era alcuna differenza nella tonalità della pelle, segno che la sua era un'abbronzatura perenne. «Fai piano» lo ammonì con gentilezza. La vicinanza di tutti quei muscoli la metteva a disagio. Era dall'epoca del suo tragico matrimonio che non si trovava così vicina a un uomo. Lo considerava attraente, ma si impose di non pensare a lui a quel modo. Doveva concentrarsi solo sul fatto che lui aveva bisogno del suo aiuto. «Posso farcela da solo» le disse, brusco, inciampando nel tentativo di dimostrarlo. Nikki riuscì a non sorridere. «Un passo alla volta» insistette. «Sei ferito. Per questo perdi l'equilibrio.» «Sei sicura di non chiamarti Florence Nightingale?» borbottò lui. «La famosa infermiera? A giudicare da quanto sei sgarbato, il mare deve averti risputato per via del tuo sapore sgradevole.» Dal lieve movimento del suo petto, intuì che stava soffocando una risata. «Forse sì» le disse. «Ti senti assonnato? Hai la nausea?» «Sono solo un po' stordito.» Lei annuì, valutando tutte le possibilità. Avrebbe dovuto esaminargli gli occhi per vedere se le pupille erano dilatate, ma poteva rimandare a più tardi. «Sei un'infermiera?» chiese lui ancora. «Non proprio. Ho qualche rudimento di pronto soccorso, ma...» continuò, scoccandogli uno sguardo malizioso, «con le balene spiaggiate. A questo proposito...» «Smettila finché sei in tempo» l'ammonì lui. «Dio, 13


che mal di testa» sospirò, portandosi una mano alla tempia. Nikki cominciava a preoccuparsi. I colpi in testa potevano rivelarsi fatali. Non aveva esperienza per occuparsi di un ferito grave, ed era senza telefono. Se fosse morto? Guardandola, lui colse la sua espressione agitata. «Non ho nessuna intenzione di cadere per terra stecchito» sbottò, irritato. «Sei sempre così trasparente con i tuoi stati d'animo?» «Al contrario: dicono che sono imperscrutabile» replicò lei. Alzò il viso e si trovò a fissarlo negli occhi. La sensazione di conoscerlo si accentuò. Cominciava a essere inquietante la vicinanza con un estraneo così poco amichevole. «Hai gli occhi verdi, Florence Nightingale, come quelli di un gatto.» «So anche graffiare come un gatto.» «Punto tuo.» Lasciando l'appoggio, fece gli ultimi passi fino alla veranda della casa con le proprie forze. Si fermò, tenendosi la testa con le mani e respirando affannosamente per qualche secondo. «Mi andrebbe una tazza di caffè» disse infine. «Anche a me.» Nikki lo fece passare attraverso le vetrate scorrevoli della cucina. L'uomo si sedette pesantemente su una sedia presso il tavolo. «Sei sicuro di sentirti bene?» «Sono sicuro del fatto che di solito sono robusto.» Appoggiò i gomiti sul piano di quercia, sostenendo la testa fra le mani. «Trovi spesso estranei sulla spiaggia sotto casa?» «Sei il primo» rispose lei, preparando la caffettiera. «Vivi qui da molto?» si informò lui. 14


«Abbiamo la casa da qualche anno.» «Abbiamo?» «L'uomo che... vive qui e io» rispose lei, vaga. Non sarebbe stata una buona idea dirgli che era single. «Di solito mi raggiunge il venerdì sera» mentì. L'informazione non sembrò interessarlo. Forse non sapeva che giorno fosse. «Oggi è venerdì» continuò lei, a ogni buon conto. «Il mio amico è molto simpatico, ti piacerà.» Lo guardò, oltre la spalla. «Nausea? Sonnolenza?» «Non ho una commozione cerebrale. Non so come, ma penso che riconoscerei i sintomi. Forse l'ho già avuta, una volta.» «Forse no.» Prese il telefono e compose un numero. «Che cosa fai?» «Sto chiamando un amico. È un dottore. Voglio... Pronto, Chad?» disse. «Ho appena salvato un nuotatore che ha battuto la testa. Al momento è cosciente e lucido» aggiunse, con uno sguardo eloquente al suo ospite, «ma non ha voluto che chiamassi un'ambulanza. Potresti fermarti qui, quando torni dal golf? Vorrei essere sicura che non muoia proprio sul mio pavimento.» Dall'altra parte, Chad Holman rise. «Nessun problema. Però ti faccio subito un paio di domande.» Lei le riferì all'uomo, che rispose riluttante. «Penso che se la caverà fino al mio arrivo» la rassicurò Chad, «ma se dovesse perdere i sensi e non riesci a svegliarlo oppure dovesse cominciare a vomitare, chiama l'ambulanza.» «Lo farò, grazie.» «Non c'è di che.» 15


Riappese, sollevata di aver avuto un parere professionale sulle condizioni del suo ospite. «Bene. Non voglio cadaveri in soggiorno, specie se non posso trascinarli» disse, con un sorriso malizioso. Lui la guardò, imbronciato. «Cadaveri.» Scosse la testa, irritato. «Continuo ad avere dei flash, ma non riesco a fissarli nella mente, dannazione.» «Il caffè è quasi pronto. Forse un po' di caffeina ti rimetterà in moto le rotelle.» Sedette su uno sgabello, lasciando dondolare le lunghe gambe. Colse lo sguardo dello sconosciuto su di sé. «Non farti venire strane idee» borbottò in tono vagamente minaccioso. «Non preoccuparti. Sono certissimo che non mi piacciono le donne con gli occhi verdi.» Lui si appoggiò allo schienale della sedia, strofinandosi oziosamente il torace con il palmo. La sua presenza, la sua massiccia, prepotente mascolinità la innervosivano. Si agitò sullo sgabello. «Posso darti qualcosa da mettere» propose. «Sì, grazie. Il tuo amico lascia qui le sue cose, immagino. Per ricordarti che vive qui.» Non le piaceva il suo sarcasmo, ma non lo diede a vedere. Scivolò giù dallo sgabello. «Forse la maglietta sarà un po' stretta, ma i calzoncini con l'elastico in vita probabilmente ti andranno bene. Ci vorrà un minuto.» Si affrettò nella camera da letto di Clayton e prese la più grande delle sue magliette, una oversize di tre colori, e dei pantaloncini. A suo fratello stavano enormi, ma potevano calzare a pennello al gigante che aveva trovato sulla battigia. 16


Gli portò i vestiti. «Il bagno è da quella parte» disse, con un cenno al corridoio, «la terza porta a destra. Troverai un rasoio, del sapone e degli asciugamani, se desideri lavarti. Hai fame?» «Potrei mangiare qualcosa, in effetti.» «Preparerò un'omelette e del pane tostato.» L'uomo si alzò lentamente, i vestiti in mano. Esitò, girandosi per uscire dalla stanza. A Nikki sembrò grosso e minaccioso. «Non ricordo nulla. Ma non sono cattivo, ne sono sicuro.» Lei sorrise. «Bene.» «Non sono abituato ad accettare aiuto da sconosciuti.» «Mi fa piacere, perché io non sono abituata a offrirne. Ovviamente c'è sempre una prima volta...» «... per tutto» concluse lui. «Grazie.» Uscì dalla stanza mentre Nikki prendeva le uova e quel che le serviva per preparare l'omelette. Fece la doccia e si sbarbò, prima di indossare gli abiti asciutti e raggiungerla in cucina. Era ancora a piedi nudi, ma i calzoncini erano della misura giusta. La maglietta svelava i muscoli, rendendo evidente che si trattava di un uomo molto attivo. Era in forma, atletico. Nikki dovette fare uno sforzo per non fissarlo troppo intensamente. «Che cosa vuoi nel caffè?» chiese, versando la bevanda calda nelle tazze di ceramica bianca. Le posò sulla tovaglia a quadretti che ricopriva il tavolo. «Un goccio di latte, penso» rispose lui, aggrottando la fronte. «Avrei creduto che tu fossi il genere di uomo che non mette nulla nel caffè» mormorò lei, divertita. 17


«Perché?» «Non lo so. Hai un'aria stranamente familiare, come se ti conoscessi. Ma non credo di averti mai visto prima.» «Forse ho un viso comune.» «Tu?» Lui sorrise appena. «Grazie» mormorò, sorseggiando il caffè. «È molto buono. Forte al punto giusto, direi.» «Mi viene bene. È l'unica cosa che so preparare senza difficoltà, a parte l'omelette. Ho sempre troppo da fare per imparare a cucinare.» «Che cosa mangia quel poveretto del tuo amico?» «Vive di fast food e ristorante. Non sta molto a casa.» «Che cosa fa?» «È nel settore energetico» rispose lei. Era la verità: Clayton faceva parte del Comitato per l'Energia e il Commercio. «Lavora in una centrale?» «Ci sei vicino.» «E tu che cosa fai?» «Moi? Sono una scultrice.» «E che cosa scolpisci?» «Figure umane.» L'uomo lasciò scorrere lo sguardo nella stanza, ma gli unici oggetti decorativi erano delle stampe che Nikki aveva comprato. «Vendo alle gallerie.» Lui non replicò. Quella casa era un disastro, e lei doveva rendersene conto. Evidentemente non disponeva di molti mezzi economici e viveva con un uomo che ne aveva ancor meno di lei. Non poteva fidarsi. «Non hai nessuna delle tue opere, qui?» 18


«Un paio di busti. Te li mostro più tardi, se vuoi.» Assaggiò l'omelette. «Che buona!» esclamò. «Grazie.» Lo guardò in viso: era pallido e sembrava stesse facendo uno sforzo per tenere gli occhi aperti. «Hai sonno.» «Sì. Non ho idea di come faccio a saperlo, ma sono abbastanza sicuro di non aver dormito bene, ultimamente.» «Problemi di donne?» «Forse.» Alzò gli occhi. «Non posso rimanere qui...» «Dove vuoi andare? Non puoi passeggiare avanti e indietro sulla spiaggia, la polizia ti arresterebbe per vagabondaggio. Ricordi dove abiti?» «Non so neanche come mi chiamo» ammise lui, avvilito. «Non immagini quanto sia spaventoso.» «Hai ragione.» Aveva un'aria molto stanca. «Perché non vai a dormire? Dirò a Chad di darti un'occhiata, quando passerà. È un amico, mi fa un favore, non devi preoccuparti di pagarlo. Vedrai che domattina la situazione sembrerà meno fosca. Potresti ricordare chi sei.» «Dio, lo spero» borbottò lui. «L'uomo che... vive qui. Hai detto che verrà più tardi.» Lei annuì, sostenendo il suo sguardo anche se era una bugia. «Allora immagino che non ci siano problemi. Apprezzo la tua fiducia. Potrei essere chiunque.» «Be', anch'io» replicò Nikki in tono minaccioso, con un sorriso. Quando gli mostrò la camera degli ospiti, lui si buttò sul letto senza neanche preoccuparsi di scostare la trapunta. Si addormentò profondamente in pochi secondi. 19


Stava ancora dormendo, quando Chad arrivò per visitarlo. Nikki attese nel soggiorno fino al ritorno del dottore. «Sta bene» la rassicurò lui, socchiudendo piano la porta della camera. Era un uomo biondo, di bell'aspetto, che le ricordava il suo ex marito. «È solo un po' confuso, ma passerà presto. Non c'è alcun danno serio. Domattina dovrebbe ricordarsi come si chiama e, una volta passato il mal di testa che di certo lo tormenterà, dovrebbe rimettersi in sesto. Ti lascio qualche pastiglia di antidolorifico.» Le prese dalla borsa e le porse a Nikki. «Altrimenti, sai che cosa devi fare. Se hai problemi, chiamami, okay?» «Okay, grazie, Chad.» Lui fece spallucce. «A che servono gli amici?» chiese, con un ampio sorriso prima di congedarsi. Più tardi, quando Nikki andò a controllare le condizioni del suo ospite, lo trovò sdraiato sulla schiena, completamente nudo nella luce fioca della lampadina notturna. Rimase immobile a guardarlo, cercando disperatamente di reprimere il desiderio che sentiva prendere fuoco dentro di sé. Quell'uomo l'attraeva molto più di quanto Mosby avesse mai fatto. Lasciò scivolare lo sguardo su quel corpo abbronzato, sentendosi dolere per il desiderio. Probabilmente prendeva il sole nudo, si disse. Era maestoso. Non trovava repellente né offensiva nemmeno la parte più maschile del suo corpo. Si sorprese dell'assoluta assenza di freni inibitori, sentendosi un po' come una voyeuse. Quell'individuo continuava a sembrarle familiare, e ciò cominciava a turbarla. Cer20


to non tanto quanto il suo corpo nudo. PerlopiĂš trovava gli uomini rivoltanti, ma questo era speciale. Le piaceva il suo aspetto, anche senza vestiti. Si chiese quali sensazioni avrebbe potuto provare se una di quelle grandi mani l'avesse accarezzata al buio. Ecco qualcosa su cui riflettere. UscĂŹ dalla stanza, chiudendo piano la porta.

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