MADELINE MARTIN
Come sposare una cortigiana
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: How to Wed a Courtesan Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Madeline Martin Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction dicembre 2021 Questo volume è stato stampato nel novembre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 136 del 23/12/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Londra, giugno 1816 L'anello posto suo tavolo esigeva una risposta. Lottie gli volse le spalle così di colpo che l'orlo della gonna le si impigliò nel tappeto di Bruxelles che copriva il pavimento del salotto, il battito furioso del suo cuore che le rumoreggiava nelle orecchie. Era quello che aveva desiderato. Diversi anni prima, quando era stata una ragazza. Ma non era più una ragazza. Era una donna. Una donna fin troppo consapevole degli effetti dell'amore. Una donna che aveva rinunciato a troppe cose. Non aveva ancora aperto l'astuccio. Non che avesse importanza. Il gioiello che conteneva era irrilevante. Lottie possedeva un notevole patrimonio. Avrebbe potuto comprarsi da sola un maledetto anello. L'importante era ciò che rappresentava. Tutto. Aveva già avuto un anello al dito una volta e la sua presenza le aveva parlato di quello che avrebbe dovuto essere un amore eterno. Fino a che punto si era sbagliata! Evander aveva dimostrato di possedere un tempismo perfetto. Lei aveva appena terminato le lezioni di quel giorno, 5
gli insegnamenti che impartiva alle giovani del bel mondo che venivano da lei per imparare l'arte della seduzione e della civetteria. Dopotutto, per quale altra ragione avrebbero dovuto recarsi da una ex cortigiana? Non che lei avesse desiderato quel tipo di esistenza. Quale figlia di un vicario avrebbe potuto desiderarlo? Purtroppo, non aveva avuto possibilità di scegliere. Travolta dalla sua passione giovanile, aveva offerto troppo a Evander e distrutto in tale modo qualunque opportunità di poter avere un futuro diverso. Trovava estremamente penoso sapere ciò che era costretta a fare una persona per tirare avanti. Per proteggere coloro che amava. Era per questo che adesso le era così difficile prendere una decisione. Ora che la fantasticheria dell'amore lottava contro la dura realtà. Ora che il desiderio la pervadeva malgrado il senso del dovere. Ora che l'alta società rendeva impossibile l'avverarsi dei propri sogni. Non c'era mai stato un altro uomo nella sua vita. I protettori che aveva avuto appartenevano al passato. Il loro aiuto economico non era più necessario adesso che era diventata a tutti gli effetti la guida delle ragazze dell'aristocrazia. Quelle che si diceva beneficiassero dei suoi insegnamenti ricevevano una straordinaria attenzione ai balli e ai ricevimenti, e avevano una quantità di corteggiatori. Le altre davano per scontato che le sue lezioni fossero di natura sensuale. In realtà, Lottie aveva cura di non deviare mai dallo scopo che si era prefissa, quello cioè di insegnare alle giovani che si rivolgevano a lei ad accettare se stesse. Tutto questo costituiva il motivo principale per cui avrebbe dovuto restituire l'anello a Evander. Il Conte di Westix non poteva aver accanto una donna che veniva reputata di facili costumi, mescolando la sua impeccabile reputazione a quella infangata di lei. 6
Con un gesto stizzito, Lottie prelevò l'astuccio dalla superficie di marmo del tavolo, proprio al di sotto di un altro mazzo dei magnifici fiori di serra che Evander si ostinava a inviarle. Iris e tulipani bianchi questa volta. Tanto belli quanto indesiderati. L'astuccio era freddo contro il palmo della sua mano e lei si scoprì ad aprirlo, facendo alla piccola scatola ciò che solo di recente era stata in grado di fare al suo cuore. Annidato in un bozzolo di lucido raso nero, l'anello in cui era incastonato un minuscolo diamante parve ammiccare nella sua direzione, inducendola a indietreggiare come se qualcuno l'avesse colpita al petto. Si era aspettata qualcosa di più grande e più sfarzoso, un gioiello degno di un conte che aveva girato il mondo e accumulato un ingente patrimonio. Quella pietra era incredibilmente modesta, poco più di una minuscola scheggia. Una volta era stato l'anello più prezioso che lei avesse mai visto. Aveva pensato di averlo perduto per sempre quando lo aveva scagliato attraverso lo studio di Comlongon Castle e quasi provato un senso di liberazione. Tuttavia, era ricomparso e si trovava lì per supplicarla di concedere una parte di se stessa che lei non era in grado di dare. Una parte di se stessa che non esisteva più. Poiché l'unica cosa che le restava erano i ricordi di tempi migliori, di posti stupendi, di un amore che era stato innocente e prezioso, di emozioni che non avrebbe mai potuto recuperare. E che era incapace di impedirsi di desiderare.
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Bedfordshire, Inghilterra, agosto 1809 La musica si diffondeva con raffinata eleganza nel salone da ballo che grondava lampadari di cristallo, dai quali le candele, infisse nei loro supporti scintillanti, spandevano una luce dorata nell'immensa stanza. Era meraviglioso in modo pressoché indescrivibile per una ragazza come Lottie, che aveva trascorso tutta la sua vita insieme al padre nel cottage del vicario di un piccolo villaggio. L'abito prestato che indossava, di raso celeste con delle gemme applicate al tessuto delicato, risplendeva come se anche questo appartenesse a un altro mondo quanto la scena che si presentava ai suoi occhi. «È come avevate immaginato che sarebbe stato?» domandò una voce ben nota. Lei si girò di scatto e sorrise a Charles, l'unico figlio del Duca di Somersville, un uomo la cui posizione sociale significava che lei non avrebbe mai dovuto frequentarlo. Nondimeno, la sua residenza di campagna era vicina a Binsey, il villaggio in cui lei era cresciuta. Avevano trascorso insieme ogni estate prima che un concetto come la classe sociale avesse mai sfiorato la mente di Lottie. E adesso lui era in procinto di partire per il suo Grand 8
Tour e sarebbe rimasto assente per chissà quanto tempo mentre esplorava il mondo come aveva fatto suo padre. Quello era probabilmente il loro ultimo incontro e lui le aveva promesso che sarebbe stato grandioso. Era per questo che Charles aveva insistito per persuaderla ad accettare l'invito di una sua vecchia zia a trascorrere alcuni giorni nell'enorme tenuta di lei situata nel Bedfordshire. Lady Hasgrove era una ricca vedova che aveva sempre trovato piacevole la compagnia di Lottie. Quel ballo offerto dai suoi vicini, due sere dopo l'arrivo di Lottie, aveva indubbiamente fatto parte dei progetti di Charles e stava risultando assolutamente magico. «È molto più di quanto avessi creduto possibile» replicò lei, incapace di nascondere il timore reverenziale che le incuteva. E come avrebbe potuto non farlo in un ambiente così fantastico? Lui sorrise. «Ero certo che vi sarebbe piaciuto.» I suoi occhi azzurri, limpidi e brillanti, così simili ai propri, saettarono attorno al salone. «Avete già dei corteggiatori?» Lei scoppiò in una risata. «State scherzando? Non sono certo il tipo di donna che attrae gli uomini. E sapete bene che non sono venuta nel Bedfordshire per...» «Lord Folton, esigo di essere presentato a questa divina creatura.» Si voltarono entrambi al suono del titolo di Charles e si trovarono quasi a faccia a faccia con un uomo alto e snello, vestito in modo impeccabile con una redingote nera e un panciotto verde che conferiva i suoi occhi la più stupefacente tonalità della giada. I suoi capelli ramati erano pettinati con cura con una scriminatura laterale e il suo sorriso lasciava in mostra una fila di denti candidi e regolari. Il cuore le mancò un battito. Gli uomini del bel mondo erano tutti attraenti, con i loro abiti e i modi eleganti, e l'aria sofisticata che emanavano. 9
Quello che le stava di fronte, però, eclissava tutti gli altri. Charles la fissò con le sopracciglia inarcate, come se stesse gongolando perché si era aspettato la sua reazione. Senza dubbio si sarebbe burlato di lei quando ne avesse avuto l'opportunità. «Miss Rossington, questo impudente è Evander, Barone Murray. Suo padre, il Conte di Westix, e il mio sono soci dello stesso circolo.» Charles portò lo sguardo sul gentiluomo. «Murray, posso presentarvi la mia più cara amica, Miss Charlotte Rossington?» «Miss Rossington.» Il barone spostò la sua attenzione su Lottie e il fiato le si impigliò nel petto, avviluppandola in un momento di pura beatitudine. Inchinandosi, lui si portò la sua mano inguantata alle labbra. «Enchanté.» La sua voce vellutata e l'autentico interesse che lei gli lesse negli occhi le procurarono un lungo fremito in tutto il corpo. «È un piacere fare la vostra conoscenza» dichiarò in tono più sommesso del solito. «Riuscireste a credere che questa divina creatura non ha ancora un nome scritto sul suo carnet di ballo?» Charles assestò una leggera gomitata nelle costole di Lord Murray. Lottie si sentì avvampare, ma prima che potesse rimproverarlo per la sua sfacciataggine, Lord Murray replicò: «Vorrei riempirlo tutto con il mio nome». «Potete riempire almeno il primo spazio.» Lei lo sbirciò da sotto le ciglia e lo sorprese a sorriderle in modo che le accelerò i battiti del cuore. «Questa danza è già in corso.» Lord Murray alzò lo sguardo con un'espressione assorta. «Pare che dovremo attendere la prossima.» Emise un sospiro esagerato. «Immagino che sarà inevitabile tenerci compagnia a vicenda finché non inizierà. Un vero peccato.» 10
Le strizzò l'occhio per farle capire che non gli dispiaceva più di quanto dispiacesse a lei. A onor del vero, Lottie desiderava apprendere il più possibile su quell'uomo. Suo padre era il Conte di Westix, aveva detto Charles. Quel nome le era familiare, dal momento che veniva spesso menzionato insieme a quello del padre di Charles. «Desiderate che vada a prendervi un bicchiere di limonata?» domandò Lord Murray. Per quanto lei l'avrebbe gradita, non intendeva rinunciare alla sua compagnia dopo averlo appena conosciuto. Scosse la testa. «No, grazie.» «Una saggia decisione. Lady Pensville è famosa per annacquare le bevande che offre.» Lord Murray torse la bocca in una smorfia esagerata. Lottie, alla quale era sempre stato insegnato a essere onesta e tanto prodiga di complimenti quanto avara di critiche, si coprì la bocca con la mano in un gesto inorridito. «Non dovreste dire delle cose simili.» Lui scrollò le spalle con aria noncurante. «Be', è vero. Potete assaggiarle se desiderate accertarvene personalmente.» Indicò il tavolo coperto da una tovaglia di lino al centro della quale troneggiava la grande ciotola di cristallo che conteneva il punch. Il liquido, in effetti, appariva piuttosto chiaro. «Be', ora che me l'avete raccomandata con tanta insistenza...» Scoppiò in una risata e scosse la testa. «Ah.» Lui alzò l'indice. «Temete di essere costretta a mentire e dirmi che vi piace, non è vero?» Si percepiva un che di proibito nella sua noncuranza, nella disinvoltura con cui infrangeva le regole attorno alle quali lei aveva camminato in punta di piedi per tutta la vita, che le procurò un senso di euforia. «State arrossendo?» la canzonò lui. «Mi inducete a pensare che possediate il rigore morale della figlia di un vicario.» «Forse perché sono la figlia di un vicario.» Un sorriso le 11
aleggiò sulle labbra nel menzionare la professione del genitore. «Se tutte le figlie dei vicari fossero incantevoli e spiritose come voi, tutti gli uomini inglesi frequenterebbero la chiesa.» «Tutti gli uomini inglesi dovrebbero frequentare la chiesa.» «Sì, ma allora lo farebbero volentieri.» Lei rise a quelle parole sfrontate. «Vi garantisco che non sto scherzando, Miss Rossington.» «Dite sempre ciò che pensate?» domandò lei, incuriosita e attratta in modo inspiegabile dal suo atteggiamento irriguardoso. «Sì.» Inarcò un sopracciglio. «Tutti dovrebbero farlo.» Lottie si riprese prima di lasciarsi sfuggire un suono sarcastico. «Anche le donne?» Lui si sporse ulteriormente, consentendole di percepire un tenue sentore di legno di sandalo. «Soprattutto le donne. Altrimenti come faremmo noi uomini a comprendervi se non confidate mai ciò che passa nelle vostre graziose testoline?» Lei intrecciò distrattamente le dita mentre rifletteva su quella dichiarazione. Suo padre le aveva sempre permesso di essere schietta con lui e, ovviamente, lo era sempre stata con Charles. Tuttavia, era stata dissuasa dal dire ad altre persone ciò che pensava, in modo da non essere considerata una ragazza sgarbata. «Come in questo momento, per esempio.» Lord Murray la studiò, la testa inclinata da un lato con un'espressione quasi sognante. «State pensando qualcosa di molto perspicace. Lo leggo nei vostri meravigliosi occhi azzurri. E nondimeno continuate a tacere.» Si sporse verso di lei quanto gli fu possibile, cosa che rasentò scandalosamente una totale mancanza di decoro, e bisbigliò: «Ditemelo». A un tratto, parve che tutta l'aria fosse stata risucchiata dal salone. Lottie si sforzò di conservare la padronanza di sé con 12
quell'affascinante canaglia. «Mi è stato insegnato fin dall'infanzia che gli uomini non gradiscono le donne intelligenti.» Un lampo gli saettò negli occhi mentre si raddrizzava, tornando a mettere una certa distanza fra loro in modo da permetterle di trarre un profondo respiro. O se non altro, quanto glielo consentì il corpino dell'abito. Essendo prestato, era stato confezionato per un'altra donna e le stava un po' stretto. «Se siete intelligente quanto siete bella, forse dovrei farvi una proposta di matrimonio questa sera stessa.» Lord Murray le sorrise, un sorriso fanciullesco che si insediò nella parte più profonda del suo petto. «E se voi siete onesto quanto siete seducente, forse potrei prendere in considerazione una proposta del genere.» Sebbene non fosse mai stata timida, quell'uomo la induceva a essere tanto audace da sfidarlo. E le piaceva. Così come le piaceva il fatto che lui apprezzasse la sua intelligenza. Si trattava di una cosa estremamente rara. Lui rise. «Siete veramente incantevole.» «Detto da un uomo di così evidente onestà, lo prendo per un grande complimento.» «Come dovreste fare» replicò lui con un cenno di approvazione. «Come dovreste fare.» La musica cessò e le persone che li circondavano si spostarono per consentire il passaggio a coloro che stavano lasciando la pista da ballo. Lord Murray riportò la sua attenzione su di lei. «Posso chiedervi che cosa pensate di me?» «Io non sono onesta al punto da essere sfrontata, perciò dovrete aspettare fino a quando non vi avrò valutato.» Lui la fissò con un'espressione di esagerata afflizione. «Mi ferite, signora.» «La pazienza è una virtù.» Lei pronunciò le parole che suo padre le ripeteva spesso, per ricordarlo più a se stessa che a lui, dal momento che era 13
impaziente e lo era sempre stata. Perfino in quel momento, era in preda a una strana irrequietezza. Anelava ad apprendere molte cose su di lui. E si chiedeva come avrebbe potuto fare per rivederlo. Era sciocco, ovviamente. Lord Murray era il primo uomo che le avesse chiesto una danza, il primo che le avesse mai prestato un minimo di attenzione. Sarebbe stata quantomeno imprudente a donargli il suo cuore quando ancora ignorava tutto di lui. Per quanto lo riguardava, Lord Murray non sembrava affatto scoraggiato dalla risposta di Lottie. I suoi occhi sfavillavano per una malizia che lei trovò di suo gradimento più di quanto fosse lecito. «Sì, ma danzare è preferibile ad avere pazienza.» Le porse il braccio. «Vogliamo andare?» Lei gli posò la mano sul gomito, tanto vicina adesso da percepire chiaramente il sentore di legno di sandalo del suo sapone da barba. Lui la guidò durante i primi accordi di un cotillon. «Partecipate spesso ai balli?» «Devo confessare che questa è la prima volta.» Lord Murray la fissò a bocca aperta mentre i passi della danza li separavano, costringendoli a raggiungere altre dame e altri cavalieri. Quando tornarono a incontrarsi, lui appariva sinceramente addolorato. «In tal caso, immagino che sarebbe impossibile trovarvi a un ballo a Londra.» «Purtroppo» replicò Lottie con evidente rammarico. «Se viveste a Londra, vi incontrerei a ogni ballo. Passeggerei con voi nei giardini di Vauxhall e mi accerterei che tutti vi vedessero al mio fianco nel palco della mia famiglia a teatro.» «Buon Dio, sembra emozionante.» «Vi piacerebbe moltissimo.» Lui la fece volteggiare attorno alla pista. 14
Patto proibito con il duca MEGAN FRAMPTON LONDRA, XIX SECOLO - Thaddeus Dutton ha appena acquisito il titolo di Duca di Hasford e, sebbene riluttante, è deciso a sottostare ai doveri che il suo rango comporta, primo fra tutti trovarsi una moglie adeguata. La timida Jane Capel sembra perfetta allo scopo, tuttavia l'irruente, e incantevole, sorella di lei pare di tutt'altro avviso. Lady Lavinia, infatti, è determinata a tenere Jane lontana dal fin troppo attraente duca e la sua caparbietà finisce per mettere entrambi nei guai. Sorpresi in atteggiamento compromettente durante un evento mondano, Lavinia e Thaddeus hanno un'unica scelta...
Come sposare una cortigiana MADELINE MARTIN INGHILTERRA, 1816 - Quando torna dai viaggi che lo hanno tenuto impegnato per rimettere in sesto il patrimonio paterno, Evander Murray, Conte di Westix, rimane sconvolto nell'apprendere che l'ingenua Lottie Rossington, la donna che non ha mai smesso di amare e che intendeva sposare, è diventata una famosa cortigiana. Anche se adesso ha abbandonato quell'attività scandalosa per insegnare l'arte della civetteria alle giovani del ton, Lottie è molto più degli epiteti ingiuriosi con cui la definisce il bel mondo. E per questo non dà segno di volere un uomo accanto, nemmeno Evander.
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