CSS71_INCONTRI D'AMORE

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Barbara Cartland

Incontri d'amore


Pagina

Romanzo

Sommario

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Tra le braccia di un duca

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Delora e il capitano

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L'inafferrabile conte

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Pagina

Romanzo

Tra le braccia di un duca

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Londra, 1820 Fermando il phaĂŠton davanti alla dimora di Park Street, il Duca di Oswestry avrebbe voluto poter procedere oltre. Si stava recando in visita da Lady Marlene Kelston soltanto perchĂŠ nelle ultime ventiquattr'ore lei gli aveva fatto recapitare ben tre lettere, una piĂš insistente dell'altra, in cui diceva di doverlo vedere immediatamente. Ma non riusciva a immaginare che cosa fosse accaduto per spingerla a scrivergli, dal momento che non si vedevano da quasi tre mesi. Aveva avuto una relazione breve e appassionata con Lady Marlene, e quando era terminata con un aspro litigio durante il quale erano stati estremamente offensivi l'uno nei confronti dell'altro, si era detto che fin dall'inizio era stato uno sciocco a intrecciare un rapporto sentimentale con lei. Negli ultimi due anni Lady Marlene era stata oggetto di lode e ammirazione da parte dell'intera St. James, ed era una donna molto decisa. La madre del duca aveva sempre ammonito il figlio sostenendo che i Kelston erano una brutta razza. 9


Oswestry aveva dovuto darle ragione, dopo essere entrato in intimitĂ con Lady Marlene e aver conosciuto il suo pessimo carattere. Tutti la trovavano seducente, dotata di un fascino inconfondibile, e l'impulsivo disprezzo per le convenzioni sociali costituiva una sua peculiare attrattiva. Mentre il duca combatteva con l'esercito di Wellington, lei era stata sposata; il marito, ferito a Waterloo, era infine morto tre anni dopo la fine di quella sanguinosa battaglia in seguito alle lesioni riportate. Dopo aver lasciato a malapena trascorrere il tradizionale periodo di lutto, Lady Marlene era ricomparsa in societĂ , ottenendo un successo senza eguali. A dire il vero, era estremamente bella e quando infine il duca era caduto nella sua rete, si era reso conto che la sua resa era stata inevitabile. Non si era tuttavia aspettato che gli accessi d'ira di Lady Marlene e le sue pretese insaziabili gli venissero a noia tanto in fretta. Ma del resto, se la nobildonna era imprevedibile, lo era in sommo grado anche lui. Aveva quasi trent'anni e una vasta esperienza di donne di tutti i tipi. Era stato rincorso, inseguito e incalzato fin da quando aveva terminato gli studi, perchĂŠ nell'intero paese non c'era partito migliore di lui e nessun uomo era altrettanto attraente e irresistibile agli occhi del gentil sesso. Era inoltre un uomo volubile, e la sua insoddisfazione, dovuta essenzialmente a un irrefrenabile desiderio di perfezione, gli aveva fatto scoprire che le donne lo stancavano molto in fretta, tanto che il Principe di Galles, a quel tempo reggente, gli aveva fatto notare per 10


scherzo che con la fine della guerra contro Napoleone sarebbero stati costretti a importare le belle donne direttamente dal Continente solo per appagare la sua insaziabile lussuria. Il duca aveva riso per compiacenza, e il reggente non si era accorto che i suoi occhi si erano rabbuiati. Se c'era una cosa che lo infastidiva era parlare delle sue relazioni amorose e riteneva, forse un po' ingenuamente, che la vita privata dovesse restare tale. Ma nel bel mondo, dove ogni notizia ghiotta e scandalosa veniva raccolta e passava di bocca in bocca finchĂŠ non restava piĂš nulla da dire, era impossibile che un personaggio importante e attraente come il duca potesse tenere segreto qualcosa. Questo era un altro motivo per cui aveva troncato con Lady Marlene: lei parlava troppo, e ai suoi occhi la cosa era imperdonabile. Porgendo allo stalliere le redini degli splendidi cavalli, scese dal phaĂŠton, notando che i bottoni con lo stemma nobiliare sull'uniforme del servitore in attesa alla porta d'ingresso aperta avevano bisogno di una lucidata. Alla morte del marito, Lady Marlene aveva ripreso il cognome da nubile desiderando, come aveva annunciato in modo piuttosto aggressivo, di cancellare il passato, incluso il suo defunto e illacrimato consorte! Le nobildonne rimaste vedove, che l'avevano sempre disapprovata, avevano convenuto che si trattava del comportamento insensibile e scandaloso che ci si poteva aspettare da lei, dato che non aveva mai fatto mistero della ripugnanza che provava per il marito, me11


nomato per sempre a causa delle gravi ferite riportate. «Dal mio punto di vista un uomo dev'essere un uomo» aveva detto Lady Marlene quando qualcuno l'aveva criticata perché disprezzava il marito, e non c'era stato dubbio, per lo meno in quell'occasione, sul fatto che dicesse il vero. Che cosa vorrà da me?, si chiese il duca, mentre veniva accompagnato attraverso l'ampio ingresso di marmo e un servitore in livrea apriva la porta del salotto. Oswestry conosceva bene la casa: era venuto in visita piuttosto spesso durante la loro relazione. L'aveva sempre colpito il fatto che fosse arredata male e che i mobili avessero bisogno di essere lucidati. In realtà si trattava della dimora dei Kelston, di proprietà del fratello di Lady Marlene, il Conte di Stanwick. Poiché lei veniva di rado a Londra, sarebbe stato assurdo, oltre che inutilmente dispendioso, che acquistasse una casa per conto proprio. I Kelston non avevano mai abbastanza denaro e non c'era da sorprendersene, considerato che erano tutti portati allo sperpero. I conti di Lady Marlene, per sua fortuna, erano invariabilmente saldati dagli ammiratori, così che lei era avvantaggiata rispetto ai propri congiunti. Il salotto era deserto e il valletto annunciò: «Vado a informare Sua Signoria che Sua Grazia l'aspetta qui» prima di chiudere la porta. Il duca si diresse lentamente verso il camino continuando a chiedersi, preoccupato, che cosa potesse volere da lui la nobildonna. Quando aveva ricevuto il primo biglietto, aveva pro12


vato l'impulso di ignorarlo, ma con l'arrivo del secondo e poi anche di un terzo, una spiacevole sensazione si era impossessata di lui: se non si fosse presentato in Park Street, Lady Marlene sarebbe andata da lui. In passato, in più di un'occasione era capitata senza invito a Oswestry House in Berkeley Square, mettendolo in difficoltà con i parenti più anziani e formali, che la disapprovavano ed erano pronti a non farne mistero, pur sapendo che la cosa lo infastidiva. Cercavano comunque di non esagerare, per la semplice ragione che avevano soggezione di lui. Prendeva seriamente la sua posizione di capofamiglia ed era diventato molto più cauto in tutto quello che faceva in pubblico, rispetto a quando era in vita suo padre. «State diventando vecchio e serioso!» l'aveva punzecchiato spesso Lady Marlene. Di solito questo accadeva quando lui prendeva le distanze dai colpi di testa più scandalosi della donna, oppure se rifiutava categoricamente di accompagnarla a qualche ballo o festa in casa di persone che non approvava. Ora ricordava quanto fossero state feroci le loro liti, spesso infiammate e tempestose come il loro modo di fare l'amore, e si disse che, per quanto lo riguardava, era molto lieto che fosse finita. Si aprì la porta ed entrò Lady Marlene. Era indubbiamente bella, e il duca non poté fare a meno di riconoscerlo. La luce le colpiva i capelli facendoli fiammeggiare e gli occhi, inconfondibilmente verdi, scintillavano sotto le ciglia scure. 13


Si diresse verso di lui con un'espressione indefinibile sul volto. Quando lo ebbe raggiunto, esclamò: «Dunque infine siete venuto!». «Non riesco a immaginare perché vogliate vedermi.» «È importante, Randolph.» «Lo immagino.» Lady Marlene inclinò lievemente il capo, guardandolo; si trattava di un movimento caratteristico, che i suoi ammiratori trovavano incantevole. «Siete straordinariamente attraente» osservò, «forse più bello di qualsiasi altro uomo abbia mai conosciuto. Non riesco a immaginare perché abbiamo litigato.» «Non posso credere che mi abbiate chiesto di venire qui per farmi dei complimenti» rispose con freddezza il duca. «Ditemi che cosa volete, Marlene, ho fuori due cavalli giovani che staranno diventando irrequieti.» «Cavalli! Sempre cavalli!» esclamò lei, con una nota d'asprezza nella voce. «Ho sempre creduto che per voi significassero più di qualsiasi compagna.» Il duca non rispose. Si limitò ad attendere e lei capì che era impaziente. Si irritava moltissimo quando una donna tergiversava. «Vi ho mandato a chiamare» spiegò Lady Marlene dopo una piccola pausa, «per dirvi che sto per avere un bambino!» Il duca rimase immobile appena per un attimo. «Come vi viene in mente che la cosa possa interessarmi? È evidente che dovreste informare Charles Nazeby» ribatté poi prontamente. «Lo sa!» spiegò brevemente Marlene. «Ma, come ben sapete, Charles non ha un soldo.» 14


Le labbra del duca s'incresparono lievemente in un sorriso cinico. «Non vi aspetterete che paghi per le imprudenze di Nazeby.» «Non vi chiedo denaro.» «Che cosa, allora?» «Di sposarmi!» Se avesse fatto esplodere una bomba davanti a lui, il duca non avrebbe potuto essere più sbalordito. La fissò stupito. «Davvero mi state chiedendo di sposarvi perché aspettate un figlio da Nazeby?» «Potrebbe essere vostro.» «Sapete bene quanto me che non è così!» «Penso che spetti a me scegliere chi debba fare da padre a questo moccioso indesiderato» ribatté Lady Marlene, «e chi meglio di un duca potrebbe avviarlo sulla giusta strada nella vita?» Ci fu un attimo di silenzio, poi Oswestry rispose: «Se è tutto quello che avete da dirmi, Marlene, ho sprecato il mio tempo venendo qui, perciò vi saluto e vi auguro una buona giornata». Mentre parlava si mosse per dirigersi verso la porta, ma lei gli si parò dinnanzi, scrutandolo negli occhi. «È inutile fuggire, Randolph. Ho sempre inteso sposarvi, prima che avessimo quello sciocco e inutile litigio, e se non altro sarò per voi una moglie divertente» affermò. «Può anche darsi che voi intendiate sposarmi» ribatté il duca, «ma io non ho intenzione di sposare voi, né nessun'altra!» «L'avete sempre pensata così» replicò Lady Marlene. «Tuttavia sapete che prima o poi dovrete prendere mo15


glie per impedire a Julius di diventare l'erede, ed è venuto il momento di disilluderlo una volta per tutte!» «Prima di invischiarci ulteriormente in questa conversazione, voglio sia chiaro che non vi sposerò e che è inutile discuterne.» «Non lo è affatto» lo smentì la nobildonna, «perché se devo unirmi in matrimonio con qualcuno, preferisco si tratti di voi.» «Immagino di doverlo prendere come un complimento, ma purtroppo esprimeste alquanto risolutamente i vostri autentici sentimenti nei miei confronti quando ci separammo.» «Come potete essere così tedioso da ricordare quanto ci dicemmo in un momento in cui entrambi avevamo perduto il controllo e cercavamo di ferirci? Nonostante quello che posso aver detto, vi amavo, Randolph, così come vi amo ora.» «Davvero toccante!» osservò il duca con sarcasmo. «Tuttavia non credo che Nazeby ne sarà molto lieto.» «Charles non ha nulla a che fare con questo! Non può provvedere a me e comunque ha già ipotizzato che il figlio possa essere vostro piuttosto che suo.» «Questo non mi sorprende» ribatté il duca, «Nazeby non si assumerebbe mai le proprie responsabilità.» «Ma voi lo fate sempre, e perciò, Randolph, prima ci sposeremo e meglio sarà!» Il duca sospirò. «Credevo di aver spiegato chiaramente che non intendo sposarvi e che nego ogni responsabilità per qualunque figlio possiate avere. Per l'amor di Dio, sono passati tre mesi dall'ultima volta che ci siamo visti!» 16


«Non proprio, perciò potrebbe anche essere vostro.» «Soltanto uno sciocco crederebbe a una cosa simile e io non lo sono, Marlene!» Fece un altro passo verso la porta, e di nuovo lei gli si parò dinnanzi. Ora gli occhi verdi erano socchiusi e c'era una traccia di livore nella sua voce mentre chiedeva: «Non intendete davvero fare nulla per me?». «Nulla!» «Benissimo dunque, manderò subito a chiamare mio fratello. Non solo mi crederà, ma mi darà il suo appoggio per farvi sentir ragione.» Il duca sapeva benissimo che il Conte di Stanwick si sarebbe reso conto in men che non si dica dei vantaggi di avere un cognato ricco e così altolocato. Era un uomo irascibile, insensato e imprevedibile quanto la sorella e ancor più pericoloso. Era stato coinvolto in innumerevoli duelli, liti e perfino tumulti. Causava guai ovunque andasse e dopo l'ultima delle sue visite periodiche a Londra, amici e nemici avevano tirato un sospiro di sollievo quando era partito. Oswestry sapeva bene quali guai avrebbe potuto causare il conte e benché non lo spaventasse minimamente duellare con lui, si rendeva conto che la cosa avrebbe provocato uno scandalo di cui avrebbero parlato i giornali. Ogni particolare del loro alterco riguardante Lady Marlene sarebbe stato reso noto non soltanto al bel mondo, ma anche alla gente comune. Questo gli ripugnava più di ogni altra cosa e d'istinto desiderava evitare le chiacchiere che ne sarebbero conseguite. 17


«Hector mi crederà, Randolph, e farà in modo che non mi lasciate affrontare da sola le conseguenze del nostro amore...» ribadì Lady Marlene con una nota di trionfo nella voce, come se sapesse quello che lui stava pensando. Non ottenendo risposta, dopo un attimo aggiunse: «È molto meglio capitolare evitando ogni scompiglio; alla fine dovrete farlo comunque». «Se c'è una cosa che mi ripugna davvero» disse il duca con voce gelida, «è essere ricattato!» Lady Marlene rovesciò il capo all'indietro e rise. «Se quella parola ha lo scopo di intimidirmi, non ci riesce in alcun modo. Benissimo, Randolph, vi sto ricattando, e sono assolutamente certa che quando dirò ai miei parenti in che modo spregevole vi state comportando, saranno disposti a farlo a loro volta!» Lo scrutò in volto alla ricerca di qualche reazione, ma l'espressione del duca, seppure torva, non mutò, e lei non ebbe la soddisfazione di capire quanto fosse turbato. «Ebbene, vediamo...» continuò, «mia zia Agnes è dama d'onore di Sua Maestà; sono certa che la regina sarebbe alquanto sconvolta dal vostro comportamento. Mio zio George, benché abbia ormai superato la settantina, è ancora cameriere personale del re. Possono diffondere la voce a Buckingham Palace.» Mentre parlava, era consapevole del fatto che il duca la stava guardando con occhi duri e sprezzanti. Stava pensando che era colpa sua se ora si trovava in quella situazione spiacevole e molto pericolosa. Come avrebbe potuto immaginare o sapere che sotto la facciata bella e affascinante, quella donna celava in 18


realtà una lingua e un cuore di vipera? In quel momento avvertiva una netta repulsione nei confronti di Marlene e si chiese come il suo buon gusto potesse essere venuto meno al punto d'averla trovata attraente. «Perdonatemi, Randolph, non intendevo affliggervi. Quando mi avrete sposato, mi comporterò con un certo decoro e ci divertiremo come facevamo prima di quello stupido litigio» disse la nobildonna, cambiando improvvisamente umore. Si soffermò, come se si aspettasse di sentirgli dire qualche cosa. Poiché lui rimaneva in silenzio, proseguì: «Sapete che renderò onore ai diamanti degli Oswestry e che tutti faranno carte false per essere invitati ai miei ricevimenti». Sorrise e questo rese il suo volto ancora più bello di quanto già non fosse. «Pensate a come sarà divertente togliere di mezzo il vostro odioso fratello! Immagino vi rendiate conto che il suo attuale comportamento farebbe rivoltare nella tomba i vostri antenati, benché al momento non vi stia importunando con richieste di denaro.» «Non desidero affatto parlare di Julius con voi» replicò aspramente il duca. «Quello che fa o non fa mio fratello non vi riguarda, così come non mi riguarda ciò che fate voi.» A quel punto le passò accanto prima che potesse fermarlo e si diresse deciso verso la porta. «Se questa è la vostra ultima parola, manderò a chiamare Hector.» «Fate pure e andate al diavolo!» 19


Detto questo, il duca lasciò il salotto e Lady Marlene udì i suoi passi attraversare l'atrio. Per un attimo i suoi occhi verdi assunsero un'espressione preoccupata, poi sorrise fiduciosa. «Questa volta non mi sfuggirà...» disse a voce alta. Ritornando dal club nella carrozza chiusa, il duca si interrogava sul da farsi, così come aveva fatto per tutta la serata. Alquanto inquieto dopo il colloquio con Lady Marlene, aveva mandato un messaggio a Holland House in cui si scusava perché non gli era possibile prendere parte alla cena a cui era atteso, e si era recato invece al White's Club. Lì era stato accolto da vari amici, che tuttavia l'avevano trovato sorprendentemente tranquillo e distratto, tanto che almeno tre di loro gli avevano chiesto che cosa avesse, dal momento che appariva alquanto depresso. Il duca avrebbe desiderato confessare che era proprio avvilito, invece si limitò a dire che aveva un forte mal di testa e continuò a preoccuparsi. Detestava il pensiero di uno scandalo, ma gli piaceva ancor meno l'idea di sposare Marlene. Lui aveva sempre saputo, anche quando erano reciprocamente attratti, che lei era instabile e che avrebbe saputo essere davvero vendicativa se qualcuno l'avesse offesa. Tuttavia non avrebbe mai immaginato, neppure per un attimo, che una donna potesse abbassarsi a usare simili espedienti per costringerlo a sposarla, o che rive20


lasse la propria autentica natura in modo tale da lasciarlo disgustato e addirittura profondamente preoccupato. Come avrebbe potuto considerare solo l'idea di prendere in moglie una simile virago, una donna con principi morali tanto limitati da essere disposta ad attribuirgli il figlio di un altro, di un uomo verso il quale, in realtĂ , il duca non nutriva la minima considerazione e che non rispettava affatto? Sir Charles Nazeby era uno scialacquatore, un uomo che viveva di espedienti e che, sospettava il duca benchĂŠ non avesse prove per dimostrarlo, non era restio a barare quando giocava a carte. Il duca era deciso a evitare a qualunque costo che il figlio di un individuo del genere, ammesso fosse un maschio, un giorno potesse diventare Duca di Oswestry. BenchĂŠ non ne parlasse mai, era oltremodo fiero del fatto che in qualunque periodo storico, la sua famiglia avesse servito la monarchia e il paese nel miglior modo possibile. Il loro cognome era Westry e c'erano stati Westry grandi statisti, Westry estremamente valorosi sul campo di battaglia e Westry che erano salpati per esplorare il mondo. Avevano sempre suscitato il rispetto e l'ammirazione dei propri contemporanei e il duca era deciso a non disonorarne la memoria. Si disse che si sarebbe dovuto sposare e che avrebbe dovuto mettere al mondo un figlio maschio prima di trovarsi invischiato nella relazione con Lady Marlene, 21


ma aveva desiderato che il suo matrimonio fosse diverso. Sapendo che molti suoi amici erano infelici o per lo meno annoiati a causa delle mogli che erano state scelte per loro dai genitori, aveva cercato di restare scapolo. A tutti coloro che lo esortavano a portare una nobile fanciulla all'altare, rispondeva di non volersi sposare affatto. Si era sempre detto che avrebbe avuto tutto il tempo di fare il suo dovere in seguito, quando non avesse tenuto alla libertĂ quanto ci teneva in quel momento. Preferiva amministrare le dimore e le vaste proprietĂ che gli appartenevano senza alcuna interferenza femminile, ma era anche sufficientemente onesto da ammettere di divertirsi a scegliere le amanti tra le belle donne che gli offrivano con fin troppo ardore i loro favori. Non era particolarmente vanitoso, tuttavia era ben consapevole del fatto che ogni bellezza del bel mondo considerava motivo d'orgoglio averlo come amante. Era piacevole sapere che, diversamente da Lady Marlene, parecchie di loro restavano amiche ed erano molto affettuose nei suoi confronti dopo la fine del loro legame. Era vero anche che molte avevano il cuore spezzato, o cosĂŹ sostenevano, ma il duca pensava con cinismo che pochi cuori fossero danneggiati in modo permanente dall'amore e che le ferite, ammesso ce ne fossero, guarivano ben presto. Ma ora, di punto in bianco, quando meno se l'aspettava, Marlene Kelston lo minacciava come non gli era mai capitato prima. 22


Poiché ogni aspetto della situazione era intollerabile, si era alzato improvvisamente dal tavolo da gioco e senza dare alcuna spiegazione aveva lasciato il club. Non aveva neppure sentito gli amici che lo chiamavano per avvisarlo che aveva dimenticato le sue vincite. Dopo che se n'era andato senza rispondere, gli altri si erano guardati interrogandosi su che cosa potesse essere successo al duca. «Deve trattarsi di una donna!» ipotizzò qualcuno. Quest'uscita fu accolta da una risata incredula. «Una donna? Avete mai visto Oswestry preoccuparsi per una donna, quando non deve fare altro che alzare un dito per averne a centinaia che gli si affollano intorno?» «Questo è vero!» esclamò un altro. «E, maledizione, con il suo aspetto e il suo denaro rovina la piazza.» Mentre la carrozza percorreva Berkeley Street e usciva in Berkeley Square, il duca aveva la sensazione che i pensieri gli girassero a vuoto nella mente, senza arrivare mai da nessuna parte. Gli si ripresentava sempre la stessa domanda e riusciva a trovare soltanto una risposta: non c'era nulla da fare! Era talmente corrucciato che il servitore che aprì lo sportello della carrozza ferma davanti a Oswestry House lo guardò con apprensione. Sua Grazia era tornato a casa presto, evento insolito, e quando qualcosa non andava i membri del personale, la maggior parte dei quali era con il duca da molti anni, ne erano consapevoli. Un altro domestico si era affrettato a srotolare il tap23


peto rosso sul marciapiede e il maggiordomo era sulla soglia della porta aperta mentre il duca scendeva dalla vettura. I servitori chinarono il capo mentre passava loro accanto. Quando raggiunse i due gradini della porta d'ingresso, sentì levarsi un grido improvviso e una donna giunse di corsa lungo il marciapiede e gli si gettò addosso. «Salvatemi! Salvatemi!» lo implorò. Parlava freneticamente, e quando Oswestry si volse sorpreso verso di lei vide un volto giovanissimo e due enormi occhi incupiti dalla paura che lo fissavano. «Salvatemi!» esclamò di nuovo. «Aiuto, cercano di prendermi!» Il maggiordomo raggiunse in fretta il padrone di casa e prese la donna per il braccio. «Ora basta!» esclamò. «Vattene! Non vogliamo gentaglia da queste parti!» Nel frattempo il giovane e robusto domestico che aveva steso il tappeto si spostò accanto alla ragazza, dall'altro lato. «Lasciate che ce ne occupiamo noi, Vostra Grazia!» disse il servitore. Mentre parlava diede uno strattone alla donna che, rendendosi conto che il domestico intendeva allontanarla, levò un altro grido. «Vi prego... vi prego!» supplicò. «Mi hanno detto che era la carrozza di Lord Julius Westry... ma sono sicura che si trattava di una menzogna!» Ormai i due servitori l'avevano già trascinata a qualche metro dal duca, che aveva salito il primo gradino della porta d'ingresso. 24


A quel punto si volse. «Chi avete detto?» le chiese aspramente. «Aiutatemi, vi prego... aiutatemi!» La donna singhiozzava. «Lasciatela stare» ordinò Oswestry. Quando il maggiordomo e il domestico le liberarono le braccia, la giovane si slanciò di nuovo in avanti e con gli occhi annebbiati di lacrime alzò lo sguardo sul duca. «Cercano di prendermi!» lo informò. Lui guardò verso il lato oscuro della piazza, dove si scorgevano due uomini dall'aria incerta; sembravano aver desistito dall'inseguire la propria vittima, avendo visto a chi si era rivolta. «Avete appena citato un nome» disse il duca. «Vorreste ripetermelo?» «Lord Julius... Westry... mi ha detto di avere un lavoro per me.» Lui la fissò come per assicurarsi che dicesse il vero, poi aggiunse: «Entrate in casa, così potrete raccontarmi che cosa vi è accaduto esattamente». La donna si volse a guardare alle proprie spalle e, come se riuscisse a sua volta a scorgere gli uomini in lontananza, rabbrividì e salì in fretta i gradini seguendo il duca, che aveva già raggiunto l'ingresso. Oswestry porse a un servitore il mantello da sera, il cilindro e il bastone, poi attraversò l'atrio dal pavimento di marmo. Lei lo seguì, e dopo che un altro domestico ebbe aperto una porta, entrarono in biblioteca. Si trattava di una grande stanza molto elegante e 25


confortevole, con finestre che davano su un giardino posteriore. Le tende erano tirate e la luce delle candele faceva risaltare i volumi disposti in librerie chippendale, una grande scrivania al centro della stanza sotto un soffitto affrescato, e un divano con due poltrone dall'alto schienale davanti al caminetto. Il duca diede le spalle al camino e si pose a osservare la sua ospite. Vide che era minuta e molto giovane e, notò sorpreso, inaspettatamente bella. Aveva il volto a forma di cuore e i capelli, sotto la semplice cuffietta fuori moda, avevano il colore del granturco maturo. Stranamente gli occhi, molto grandi, non erano azzurri ma, a meno che non si sbagliasse, grigi come il mare d'inverno. Lo guardava con apprensione, ancora terrorizzata, e lui vide che stava tremando. «Venite a sedervi» l'invitò tranquillamente. Come se la sua voce la rassicurasse, la giovane si portò con grazia verso una delle poltrone dall'alto schienale e si mise a sedere sul bordo, con le mani in grembo. Oswestry si rese conto che indossava abiti fuori moda e, per quanto di buon gusto, di stoffa poco costosa. Dalle poche parole che aveva pronunciato, arguiva che fosse istruita e dotata di una finezza che ne rivelava le nobili origini. Si recò al vassoio dei liquori, in un angolo della stanza. «Avete vissuto un'esperienza spiacevole, credo ab26


biate bisogno di bere qualche cosa. Preferite champagne o limonata?» «Vorrei... un bicchiere di limonata, per favore.» Mentre gliela versava, il duca pensò che a nessuna delle donne che di solito sedevano in quella stanza avrebbe mai proposto una simile scelta. La ragazza aveva un'aria talmente giovane che lui ebbe la sensazione che bevesse vino di rado, se non addirittura mai. Mentre le porgeva il bicchiere, lei lo ringraziò; il duca si rese conto che le tremava la mano mentre lo prendeva, tuttavia ne ammirò l'autocontrollo. Sedette su una poltrona di fronte a lei, pensando di ispirarle meno soggezione. «Ora ditemi che cosa vi ha sconvolto e in che modo c'entra Lord Julius Westry.» La ragazza posò il bicchiere su un tavolino accanto alla poltrona e stringendosi le mani rispose: «Prima ritengo di dovermi scusare... per avervi imposto la mia presenza, signore. Ero così spaventata che non sono riuscita a pensare ad altro che... a cercare di fuggire dalla carrozza venuta a prendermi alla locanda di posta di Islington». Il duca sapeva che lì arrivavano i postali dal Nord. «Sono lieto di essere stato in grado di aiutarvi, ma fareste meglio a dirmi esattamente che cosa è accaduto, in modo che io possa impedire che siate catturata ancora una volta quando ve ne andrete di qui, se è questo che vi spaventa.» La ragazza inspirò profondamente, e lui vide che era di nuovo terrorizzata. 27


«P... pensate... che possano aspettarmi fuori?» «Di chi si tratta?» «C'erano due uomini... uno era a c-cassetta... l'altro... credo si trattasse di un servitore della... c-casa dove sono stata portata.» «Di quale casa si tratta?» «Penso fosse... al numero ventisette di Hay Hill.» Il duca trasalì. «Siete sicura che fossero diretti lì?» «Lord Julius mi scrisse dicendo che una carrozza sarebbe venuta a prendermi a Islington... Non disse tuttavia dove mi avrebbe portato. Fu soltanto quando lessi il volantino che immaginai... e mi spaventai molto... moltissimo!» Oswestry sorrise. «Sembra piuttosto complicato» osservò. «Che ne dite di cominciare dall'inizio, dicendomi innanzitutto il vostro nome?» «Mi chiamo Udela Hayward.» «E dove abitate, Miss Hayward?» «Appena fuori Huntingdon. Mio padre era il vicario di Little Storton.» «Dite era. È forse morto? » Udela annuì. «Sì... tre settimane fa.» Ebbe un piccolo singhiozzo nella voce, ma continuò coraggiosamente: «Dopo la sua morte, mi resi conto di dover trovare un impiego; fu allora che incontrai Lord Eldridge». «Come è accaduto?» Mentre raccontava, Udela rivide con estrema chiarez28


za la circostanza in cui aveva conosciuto Lord Julius Westry. Quella mattina Udela aveva raccolto quasi tutti i fiori sbocciati nel giardino del vicariato per portarli al cimitero. Poiché a suo padre piacevano molto, aveva pensato che sia lui sia sua madre, guardando giù dal cielo, avrebbero apprezzato la cura con cui lei li avrebbe disposti sulle loro tombe. Le rose del cespuglio preferito di sua madre erano appena in boccio, ma Udela le aveva raccolte pensando che mettendole in acqua si sarebbero aperte e avrebbero formato una macchia di quel rosa vivace che gliela ricordava sempre. Era il colore della felicità, aveva pensato, la felicità che l'aveva abbandonata prima quando era morta sua madre, e poi quando l'aveva lasciata anche il padre. Stava percorrendo il viottolo polveroso che dal vicariato portava al camposanto quando si era accorta che due uomini a cavallo avanzavano verso di lei. Per prima cosa aveva notato che montavano animali particolarmente belli, perché suo padre le aveva insegnato ad apprezzare le doti di un cavallo e a cavalcare bene come lui. Udela non aveva mai avuto l'opportunità di montare quella particolare razza di animali, e soltanto quando erano arrivati alla sua altezza si era resa conto che uno dei cavalieri era Lord Eldridge, il giovane proprietario terriero che a suo padre non era mai piaciuto. Tuttavia si era inchinata educatamente e lui aveva 29


fermato il cavallo. «Buongiorno, Miss Hayward. Al mio ritorno a casa da Londra, ho appreso con dispiacere che vostro padre è morto» l'aveva salutata. «È successo... all'improvviso, mio signore.» «Il mio segretario mi ha informato che devo scegliere qualcuno per sostituirlo, ma non vi costringerò a lasciare il vicariato finché non sarete pronta a farlo.» «È molto gentile da parte di Vostra Signoria; mi sto... guardando intorno per decidere dove andare.» «Immagino abbiate dei parenti?» le aveva chiesto Lord Eldridge con leggerezza. Era un giovane rosso in volto, che aveva deluso il padre facendosi espellere da Oxford e la cui unica ambizione sembrava quella di spendere il proprio denaro in una vita dissoluta. Quando aveva ereditato il titolo, le feste che aveva dato a Eldridge Park avevano fatto sussurrare per lo scandalo l'intero villaggio e Udela non era rimasta sorpresa nel vedere che in chiesa il banco di famiglia restava vuoto una domenica dopo l'altra. Ma in quel momento le era parso che Lord Eldridge fosse gentile con lei e aveva risposto con voce piena di gratitudine: «Nessuno, mio signore, ma troverò... un posto dove andare non appena avrò sistemato ogni cosa al vicariato». «Bene, dunque.» Lord Eldridge stava per proseguire, ma era intervenuto il suo compagno. «Presentatemi a questa graziosa giovane, Edward; forse posso aiutarla.» L'amico gli aveva lanciato un'occhiata stupita. «Miss 30


Hayward, vi presento Lord Julius Westry, che desidera fare la vostra conoscenza» aveva detto infine. Udela si era inchinata nuovamente e Lord Julius, dopo essere smontato da cavallo, si era avvicinato alla fanciulla. «Vi ho sentito dire che dovete trovare un impiego, Miss Hayward. Avete in mente qualche cosa in particolare?» «No, mio signore» aveva risposto Udela, «a parte il fatto che forse potrei fare la governante... Mi piacciono molto i bambini.» «Sembrate piuttosto giovane per un impiego del genere» aveva osservato Lord Julius. «Quanti anni avete?» «Diciotto, mio signore.» Lo aveva guardato pensando che in lui c'era qualche cosa che non le piaceva. Era alto, con le spalle larghe, ma aveva gli occhi troppo ravvicinati e questo conferiva al volto, che per il resto avrebbe potuto essere attraente, un'espressione in qualche modo sinistra. «Penso che potrei essere in grado di aiutarvi» stava dicendo il gentiluomo, «perciò non accettate nessun incarico particolare finché non avrete mie notizie.» Udela, un po' intimidita, aveva avuto l'impressione che gli occhi del nobile la passassero rapidamente in rassegna, osservando non soltanto il suo volto ma anche la sua figura. All'improvviso era stata consapevole del fatto che l'abito di cotone che indossava, vecchio di parecchi anni e liso per i troppi lavaggi, era piuttosto aderente, e aveva sentito che le guance le si inondavano di rossore per il modo in cui la stava esaminando Lord Julius. 31


«Grazie... mio signore.» «Aspettate la mia lettera» aveva concluso lui, in tono autoritario. La giovane aveva fatto un'aggraziata riverenza, prima a lui, poi di nuovo a Lord Eldridge. Soltanto mentre si allontanava in fretta, entrando al cimitero con i fiori, aveva provato l'inspiegabile desiderio di mettersi a correre. Poiché Lord Julius le aveva detto di aspettare la sua lettera, non aveva scritto subito, come si era ripromessa di fare, a un'Agenzia di Huntington di cui aveva sentito parlare. Per giunta, era incerta su che cosa dire o in quale veste proporsi. Sapeva fin troppo bene che a una signora restavano aperti soltanto due tipi d'impiego, quelli di governante e di dama di compagnia, e aveva la spiacevole sensazione che Lord Julius avesse avuto ragione nel dire che era troppo giovane per il primo. Potrei occuparmi di bambini molto piccoli, aveva pensato Udela, e fissando la propria immagine riflessa nello specchio, aveva desiderato sembrare più matura e non avere quell'aria terribilmente giovane. Il futuro la spaventava, ma avrebbe avuto ancora più paura se avesse udito quello che Lord Julius aveva detto dopo essere montato nuovamente a cavallo, mentre si allontanava lungo il viottolo polveroso. «Come potevo aspettarmi, Edward» aveva detto a Lord Eldridge, «di trovare una simile bellezza nascosta qui nel vostro villaggio?» «È piuttosto graziosa» aveva ammesso l'amico. 32


«Graziosa! Vestita come si deve – e in questo Mamma Crawley ci sa fare – sarà sbalorditiva!» «È dunque questo che avete in mente!» era stata la replica del proprietario terriero. «Ma naturale! Sono sempre alla ricerca di materiale adatto, ma non mi capita spesso di avere un colpo di fortuna come quello che credo di aver avuto stamane!» Avevano cavalcato in silenzio per qualche minuto, poi Lord Eldridge aveva concluso: «Poverina! Mi dispiace per lei, ma immagino non ci sia alternativa».

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