Css83 questioni d'onore

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Terri Brisbin

Questioni d'onore


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Taming the Highlander Surrender to the Highlander Possessed by the Highlander Harlequin Historical © 2006 Theresa S. Brisbin © 2008 Theresa S. Brisbin © 2008 Theresa S. Brisbin Traduzioni di Rossana Lanfredi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2007 novembre 2008 maggio 2009 Seconda edizione Harmony Special Saga giugno 2014 HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248 Periodico bimestrale n. 83 dello 04/06/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 02/05/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Sommario

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Insidie al castello

Pagina 237

Passione proibita

Pagina 441

Onore scozzese


Insidie al castello


Prologo Scozia, 1352 Capì che la moglie era morta quando il suo corpo colpì il gradino più in basso con un tonfo sinistro. Mentre Kenna precipitava, Connor MacLerie vide nei suoi occhi lo sguardo vitreo della morte sostituirsi alla consapevolezza e all'accettazione del proprio destino. Lei non emise un grido e tutto quello che si udì fu il rumore delle ossa che si spezzavano quando la sua terrificante caduta terminò in fondo alla ripida scalinata di pietra. A quella fine silenziosa, si contrappose il furibondo ruggito di Connor, che fece accorrere dal salone servi e familiari. Tutti si radunarono intorno a lui, fissando il corpo esanime della donna e scambiandosi occhiate eloquenti, già sicuri di come fossero andate le cose, poiché di certo avevano udito la lite fin dall'inizio. Connor chiuse gli occhi per un istante, poi si voltò e si allontanò. Fu nel momento della morte della moglie che nacque la Belva e la sua reputazione si diffuse ben presto in tutte le Highlands. L'ultima, disperata e vana richiesta di perdono di Kenna e il rifiuto di Connor di partecipare al funerale non fecero che alimentare i racconti sulla sua crudeltà. Le madri temevano per le loro figlie, i padri s'interrogavano su quelle voci e le fanciulle dei clan vicini pregavano ogni notte di non diventare l'oggetto di nessun accordo che le facesse finire alla spaventosa mercé di un uomo simile. 9


Meno di un anno dopo la scomparsa della moglie, Connor succedette al padre, diventando il capo del clan dei MacLerie. Ora gli occorreva una sposa. La Belva cominciò cosÏ a perlustrare le Highlands in cerca di una preda.

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1 Tre anni dopo «Non c'è altro modo, dunque?» Jocelyn tentò di mantenere un tono di voce fermo e, per non svenire, strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. «No, piccola. Lui vuole proprio te, e questo è l'unico modo per salvare la vita di tuo fratello.» Suo padre non riusciva a guardarla negli occhi. Tutto era finito, ormai. La Belva aveva reso noti i suoi desideri e, dato che il loro clan non poteva permettersi di rifiutare le sue richieste, a lei non restava che sacrificarsi per il bene della famiglia. «Forse ti donerà presto un figlio» bisbigliò, dal suo letto, la madre malata. Voltandosi verso di lei, Jocelyn impallidì nel rendersi conto che quell'accordo la consegnava, anima e corpo, a un uomo delle cui insane brame fisiche e della cui crudeltà si parlava in tutte le Highlands. «Se gli darai presto l'erede che desidera, forse avrà misericordia di te.» I sommessi singhiozzi che seguirono quelle parole resero ancora più difficile a Jocelyn mantenere la calma. Un violento tremito cominciò a scuoterle il corpo. Le pareva di essere sul punto di svenire, ma aveva giurato a se stessa che una cosa simile non sarebbe mai accaduta di fronte all'emissario dei MacLerie. Così, dopo un profondo respiro, tornò a rivolgersi al padre e ai suoi consiglieri. «Non vi occorre il mio consenso, padre, per prendere questa decisione. Fate dunque ciò che dovete.» Quindi, con un cenno del capo all'uomo dei MacLerie, drizzò le spalle e, a testa alta, uscì lentamente dalla stanza. Mentre udiva il 11


pianto della madre farsi più disperato, il desiderio di correre a nascondersi quasi la sopraffece. Ma era la figlia di un MacCallum e non si sarebbe umiliata. In pochi passi fu fuori dal solarium e si ritrovò nel grande salone. Guardandosi intorno vide alcuni servi che pulivano i tavoli dopo il pasto di mezzogiorno. Si rese conto in quel momento che presto la notizia del suo fidanzamento si sarebbe diffusa e che spettava a lei comunicarla a Ewan. Prendendo la strada più breve, che passava per le cucine, lasciò il maniero e si diresse verso i campi riservati agli allenamenti dove, schermandosi gli occhi con una mano, lasciò scorrere lo sguardo sui diversi gruppi di uomini, finché non lo trovò. Ewan MacRae. Il suo primo amore. E ora era costretta ad annunciargli che non sarebbero mai stati marito e moglie. Lui la vide e le venne incontro con un sorriso. «Buongiorno, Jocelyn» la salutò con la sua voce profonda, ormai così familiare. «Ewan, dobbiamo parlare» esordì lei, facendogli segno di seguirla. Ewan scavalcò lo steccato e camminò silenziosamente al suo fianco. Quando furono lontani dai campi d'allenamento, Jocelyn si voltò verso il giovane per comunicargli la notizia che avrebbe cambiato entrambe le loro vite. La gola e gli occhi le bruciavano di lacrime che faticava a trattenere, ma facendo appello a tutta la sua forza riuscì a mantenersi calma e a guardare in viso l'uomo che amava. «Jocelyn, che cosa vi succede? Siete pallidissima e tremate.» Ewan la prese per le spalle attirandola a sé e, per quanto sconveniente fosse, lei restò fra le sue braccia, avvolta dal calore, dall'amore e dalla protezione che sapeva non avrebbe avuto mai più. Dopo alcuni momenti, si sciolse dall'abbraccio e lo affrontò, il volto rigato dal pianto che ormai le era impossibile trattenere. «Mio padre mi ha promessa a un altro, Ewan, e non potremo stare insieme come... come avevo sperato. Sto... sto per sposare Connor MacLerie.» «La Belva?» bisbigliò il giovane, la voce colma di terrore. Jocelyn riuscì soltanto ad annuire, mentre cupi presagi tornavano ad assalirla. La reputazione del laird dei MacLerie era nota in tutte le Highlands e, anche se lei si augurava che si trattasse solo di sciocchi 12


pettegolezzi femminili, quella speranza non attenuava la sua paura. «Vostro padre ha accettato un accordo simile?» le domandò Ewan, incredulo. A dire la verità, se Jocelyn non avesse sentito con le proprie orecchie le parole del padre, anche lei avrebbe faticato a crederci. Nonostante tra lei ed Ewan non vi fosse ancora stato nessun fidanzamento ufficiale, l'affetto che li legava era diventato sempre più saldo nel corso del tempo che il giovane aveva trascorso con i MacCallum per ricevere un adeguato addestramento, e Jocelyn sapeva che lui si proponeva di chiedere la sua mano non appena avesse fatto visita ai genitori in primavera. «Sì, lo ha accettato. Partirò insieme agli uomini di MacLerie e le nozze si celebreranno al mio arrivo.» Persino mentre le pronunciava, quelle parole non le sembravano reali. «E vi sposerete senza nemmeno avere accanto la vostra famiglia? Quell'uomo è davvero una belva!» «Di tutti i titoli che vanta, quello è l'unico che non piace al laird.» Jocelyn si voltò di scatto e si trovò di fronte l'emissario di MacLerie. Da quanto tempo ascoltava la loro conversazione? L'espressione di Ewan si fece di pietra e il giovane si mise davanti alla fanciulla che amava in un atteggiamento protettivo. Le braccia incrociate sul petto, affrontò lo sconosciuto. «Chi siete?» gli domandò in tono di sfida. «E con quale diritto parlate a nome di Connor MacLerie?» «Io sono Duncan MacLerie» rispose l'altro, facendo scivolare la mano sulla spada, appesa alla cintura. «E rappresento i suoi interessi in questa faccenda.» «Questa faccenda? Intendete dire il fidanzamento con Jocelyn?» «Sì, sono portatore dei suoi desideri in questa faccenda.» La voce di Duncan era bassa e ferma, ma dall'espressione dei suoi occhi Jocelyn capì che non prendeva alla leggera il confronto con Ewan. «Jocelyn non è una faccenda» ribatté il giovane in tono aspro. «Lei è...» «La promessa sposa del mio laird e, da questo momento, qualcosa che non vi riguarda più.» A quelle gelide parole, Jocelyn sussultò e fece per avvicinarsi a Ewan, ma Duncan tornò a parlare, sempre rivolgendosi al giovane. «A meno che voi due non vi siate scambiati delle promesse di fronte a testimoni.» 13


Per tutta risposta, Ewan si voltò e sputò nella polvere. Poi, senza guardare Jocelyn, rispose: «No». «Oppure che lei non porti in grembo il vostro bastardo.» Parlando, Duncan indicò la fanciulla con un cenno del capo. Era un insulto intollerabile, al quale lei reagì schiaffeggiando l'emissario. «Come osate infangare il mio onore?» sibilò guardandolo negli occhi, le mani sui fianchi. «Non porterò al mio signore una promessa sposa che abbia nel ventre il seme di un altro uomo.» «Oh, certo. Tutti noi sappiamo quanto lui preferisca serbare per sé il diritto di fecondare chi vuole.» Non appena le sfuggirono dalle labbra, Jocelyn si pentì di aver pronunciato quelle parole. Il volto cupo di collera, Duncan la fulminò con lo sguardo e mosse un passo verso di lei. «Sì, signora» sibilò a denti stretti. «Noi tutti conosciamo le sue idee in proposito.» E, guardando i due giovani, continuò: «Ora salutatevi, poiché partiremo tra due ore. Che siate pronta oppure no». Sorpresa, Jocelyn lo guardò allontanarsi: era furibondo. No, la sua vita come sposa di Connor MacLerie non doveva cominciare così. Insultarlo tramite il suo emissario era stata una mossa infelice che al loro arrivo a Lairig Dubh sarebbe stata di certo riferita alla Belva. «Parlerò con vostro padre, Jocelyn. Questo matrimonio mi preoccupa e temo per voi» mormorò Ewan, mentre entrambi osservavano Duncan prendere posto nel campo d'allenamento. «No, non potete, Ewan.» Jocelyn si voltò a guardarlo per l'ultima volta. Sapeva che non c'era altra strada per salvare il fratello dalla pericolosa situazione nella quale si trovava. «Credo che ci sia ben altro in tutta questa faccenda. Qualcosa che noi non sappiamo.» «Dunque devo stare qui senza far nulla e magari augurarvi ogni felicità?» Lei annuì, la gola stretta dal pianto. «Vi prego» lo implorò. Ewan allora le prese le mani tra le proprie e l'attirò a sé, ignorando lo sguardo attento dell'uomo dall'altra parte del campo d'allenamento. Con dolcezza, le scostò i capelli dal viso e le sfiorò la guancia. «Vi auguro una vita lunga e felice, Jocelyn. E se deve essere con lui, ebbene che Dio vi protegga. Pregherò che MacLerie non vi spez14


zi il cuore e non spenga lo spirito che arde nella vostra anima.» Ewan la baciò sulla fronte e se ne andò senza dire altro. L'accenno al suo spirito intendeva rasserenarla un poco, poiché il suo temperamento era noto a tutti, ma fu con il viso rigato di lacrime ormai incontrollabili che Jocelyn osservò allontanarsi per sempre colui che credeva sarebbe diventato il suo sposo. Dopo qualche istante si asciugò il pianto e trasse un profondo respiro. Non poteva permettersi di rimpiangere ciò che sarebbe potuto essere tra loro; aveva ancora molto da fare se, come le aveva annunciato Duncan, sarebbero partiti di lì a due ore. Cercando di rivolgere i pensieri alle sacche da preparare per il viaggio, e non alla disperazione che le straziava il cuore, si incamminò verso il maniero. Tuttavia, nonostante sapesse che avrebbe dovuto farlo, l'orgoglio non le permise di scusarsi con Duncan per avere insultato il suo signore e, passandogli davanti, si limitò a lanciargli un'occhiata sprezzante. Lui le rispose con un breve cenno del capo. Perplessa, la fanciulla entrò nella fortezza e si mise al lavoro. Quando Jocelyn gli era passata davanti, camminando con passo altero, Duncan aveva represso a fatica un sorriso. Provava una certa simpatia per quella povera piccola che, fino a poco prima, era convinta di sposare un uomo e tutto a un tratto scopriva di essere costretta a lasciare la propria casa e il proprio focolare per andare in sposa a un altro. Anche se la figlia di un laird doveva aspettarselo, l'intera faccenda avrebbe potuto essere affrontata in un modo migliore. Appoggiato contro lo steccato, la guardò entrare nel maniero. Non si poteva negare che avesse carattere... La guancia ancora gli bruciava per quel ceffone ben assestato. E poi, persino davanti ai singhiozzi addolorati della madre, era riuscita a mantenere la propria compostezza. Pensare che le lamentazioni della donna lo avevano quasi convinto ad annullare tutti gli accordi! Connor gli avrebbe strappato la lingua, ma il terrore che aveva visto in quegli occhi lo aveva davvero fatto esitare. Jocelyn si sbatté la porta alle spalle entrando nella dimora avita, e finalmente Duncan lasciò che il sorriso a lungo represso gli curvasse le labbra. Sì, lei sarebbe andata bene. Niente visetti graziosi né stupide fan15


ciulle terrorizzate, gli ordini di Connor erano stati chiari. Duncan scosse il capo. Il niente visetti graziosi era stato piuttosto semplice da rispettare, ma come faceva un poveretto a capire se una fanciulla era una sciocca terrorizzata, quando tutte tremavano come foglie solo a sentire pronunciare il nome del suo signore? Connor MacLerie, la Belva. Disgustato, Duncan prese a calci la polvere. Anche se sapeva che quasi nessuno aveva il coraggio di parlare liberamente davanti a lui, faticava a credere come quel nome spaventoso e l'altrettanto spaventosa reputazione che ne conseguiva si fossero diffusi tra nemici e alleati. Avrebbe potuto tentare di smentire voci e pettegolezzi... se avesse saputo la verità sulla morte di Kenna. Ma, durante quella terribile notte, lui non si trovava al maniero e tutto quello che sapeva della tragedia erano i racconti degli altri. Il suo signore, che era anche suo amico, da allora non aveva mai più pronunciato il nome della moglie. I suoi pensieri vennero interrotti dall'avvicinarsi dell'uomo dal quale Jocelyn era corsa dopo aver ricevuto la notizia del suo prossimo fidanzamento. Ewan MacRae, figlio di Dougal. Duncan sapeva, poiché ne era stato informato dal laird dei MacCallum, che non esisteva alcun accordo di matrimonio tra quel giovane e Jocelyn, ma che l'affetto che li legava e il fatto che pensassero a un futuro insieme era sempre sembrato molto chiaro. Staccandosi dallo steccato, si preparò ad affrontarlo. «Direte al vostro signore ciò che avete visto?» «Cioè che la sua fidanzata è corsa da voi appena ha potuto?» Ancora una volta Duncan fece scivolare la mano sulla spada al suo fianco. Lo sguardo di Ewan si spostò su un punto lontano, all'orizzonte. «Vedete, è incredibilmente leale e non ha voluto che apprendessi la notizia da qualcun altro.» «La lealtà è un tratto ammirevole» replicò l'altro, senza rispondere alla domanda. «Sì, lo è.» Il giovane tornò a guardare Duncan e proseguì. «Non vorrei che, proprio per la sua lealtà, venisse punita o maltrattata.» «E voi credete che MacLerie farebbe una cosa simile?» domandò l'emissario, facendoglisi vicino, minaccioso. 16


«Ho udito le storie che anche voi di certo conoscete. Se non posso stare con lei, voglio almeno saperla al sicuro.» Duncan annuì e fece un passo indietro. «Il mio laird si limiterà a chiedere se gli accordi sono stati conclusi e non gli interesserà sapere con chi ha parlato la sua fidanzata prima di partire.» Ewan parve accettare quelle parole e fece un cenno d'assenso. Quel ragazzo non poteva in alcun modo mutare le decisioni prese, ma era rispettabile il suo tentativo di proteggere Jocelyn. Ecco un'altra vita che stava per essere inesorabilmente mutata dagli eventi, gli stessi che avevano trasformato Connor MacLerie nella Belva. Duncan si voltò e andò a raggiungere i propri uomini, in attesa di ordini. Quanti altri ancora, si chiese, sarebbero stati soffocati dal terrore prima che la verità venisse alla luce? Scuotendo la testa, impartì gli ordini per la partenza.

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