KRISTI GOLD
Il ritorno del re del deserto
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Return of the Sheikh Harlequin Desire © 2013 Kristi Goldberg Traduzione di Giuseppe Biemmi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A.. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny gennaio 2014 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2050 del 14/01/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Nel momento stesso in cui Madison Foster scese dalla filante limousine nera, degli addetti alla sicurezza le si avvicinarono, sottolineando l'estrema importanza del suo potenziale cliente. Il velo di umidità presente nell'aria si trasformò in pioggia mentre attraversava il parcheggio. Aveva una guardia corpulenta alla sua destra, un uomo relativamente più piccolo alla sinistra, mentre altri due imponenti gorilla in rigoroso completo nero le facevano strada verso il grattacielo di Los Angeles in cui aveva appuntamento. A pochi passi dall'ingresso di servizio, Madison udì una serie di grida e il rumore tipico degli otturatori di uno stuolo di fotocamere che scattavano contemporaneamente, ma non osò guardarsi alle spalle. Commettere quell'errore avrebbe potuto spedirla dritta sulla copertina di qualche squallido tabloid con un titolo tipo L'ultima amante del principe playboy. Un'amante piuttosto scarmigliata a ben guardare. Sì, perché Madison cominciava già ad avvertire gli effetti dell'umidità sui capelli raccolti in una lunga coda di cavallo. Alla faccia dell'aspetto professionale impeccabile. E del falso mito secondo cui nel sud della California non pioveva mai. Quando le guardie aprirono la pesante porta metallica e la fecero entrare, Madison avanzò sulle mattonelle bagnate come se camminasse sul ghiaccio. Non vedevano che indossava un tacco sette? Chiaramente non gliene 5
importava nulla, si rese conto mentre attraversava l'atrio simile a un dedalo producendo un cadenzato ticchettio. Fortunatamente, prima che potesse fare un capitombolo, uscendone con l'orgoglio ferito o peggio ancora, raggiunsero un ascensore isolato all'inizio di un corridoio dove uno degli uomini digitò un codice sull'apposito pannello accanto alla porta. Come una macchina ben oliata, entrarono fluidamente nella cabina. Madison aveva come la sensazione di essere circondata da uno stuolo di cornacchie. Durante il tragitto fino all'ultimo piano, tutti tennero gli occhi ben addestrati puntati dritti davanti a sé e nessuno la degnò del minimo sguardo, né tantomeno le rivolse la parola. Quando l'ascensore si arrestò, le porte si spalancarono di fronte a un gentleman che indossava un completo di seta grigio, a cui i capelli radi e gli occhiali dalla montatura sottile conferivano un aspetto distinto. Non appena Madison uscì dalla cabina, l'uomo le offrì la mano e un sorriso esitante: «Benvenuta, miss Foster. Sono Deeb, l'assistente personale di Sua Altezza». Per buona creanza, Madison strinse la mano e ricambiò il sorriso. «Piacere di conoscerla, signor Deeb.» «Il piacere è tutto mio.» A questo punto, lui la precedette. «Mi segua, la prego.» Scortati dalle guardie, attraversarono l'altissimo ingresso in marmo nero dell'attico che occupava due piani. In qualità di consulente politico e figlia di un diplomatico, era abituata allo sfarzo, ma questo non le impediva certo di apprezzare il buongusto. Una serie di finestroni slanciati che davano sulle colline di Hollywood attirarono la sua attenzione prima che lo sguardo le cadesse sulla scala a chiocciola in metallo lucido che portava al piano superiore. Le linee pulite e l'arredamento contemporaneo parevano usciti direttamente dal sogno di qualsiasi designer, ma non erano affatto come si sarebbe aspettata. Si era immaginata statue e oro a profusione, come si confaceva al membro di una famiglia reale, non un ap6
partamento da scapolo. Certo, un appartamento da scapolo estremamente ricco. D'altra parte, solo il meglio del meglio si addiceva allo Sceicco Zain ibn Aahil Jamar Medhi, principe ereditario di Bajul che si accingeva a salire al trono, ragion per cui era stata convocata d'urgenza: per ripristinare la reputazione appannata dell'uomo dai tanti nomi. Il tutto, in meno di un mese. Dopo che furono passati accanto alla scala ed ebbero girato a destra, Madison osservò Deeb che pareva impegnato a sprintare in vista della linea del traguardo. «Mi sorprende che il principe si sia detto disposto a incontrarmi a quest'ora della sera.» Deeb si sistemò la cravatta ma evitò di guardarla. «L'orario l'ha stabilito il principe Rafiq.» Rafiq Medhi, fratello del principe Zain, era stato colui che l'aveva assunta. Lo aveva giudicato un uomo affidabile, eppure lei trovò in qualche modo inquietante lo strano comportamento di Deeb. «Sua Altezza mi sta aspettando, non è così?» Si fermarono davanti a una porta a doppio battente al termine del corridoio e Deeb si voltò per guardarla. «Quando il principe Rafiq ha chiamato per annunciare che sarebbe arrivata a breve, ho dato per scontato che avesse informato il fratello della cosa, ma non ne sono poi così certo.» Se Rafiq non aveva messo al corrente il fratello del suo piano, Madison avrebbe potuto essere buttata fuori prima ancora di batter ciglio. «Dunque non è sicuro nemmeno che sappia che sono qui, tantomeno che conosca il motivo della mia presenza?» Ignorando manifestamente la domanda di Madison, Deeb le indicò due comode poltrone imbottite il cui schienale ricordava la coda di un pavone. «Se si vuole accomodare, verrò a chiamarla non appena il principe sarà pronto per riceverla.» Dopo che l'assistente ebbe fatto dietrofront ed ebbe infilato la porta, Madison si accomodò, si passò il palmo 7
della mano sulla gonna blu a tubino e si accinse ad attendere. Lanciò un'occhiata alle guardie allineate lungo le pareti, due a ciascun lato dell'ingresso. Guardie armate fino ai denti. Cosa che non doveva sorprendere. Quando c'era di mezzo un futuro re, i nemici spuntavano sempre come funghi. Lei stessa era stata considerata una possibile minaccia, visto il modo in cui l'avevano perquisita prima di farla salire sulla limousine. Be', dubitava seriamente di poter arrecar danni apprezzabili con la sola limetta da unghie che aveva con sé. All'improvviso, sentì qualcuno alzare la voce, ma non riuscì a cogliere le parole. Anche se ci fosse riuscita, però, difficilmente avrebbe afferrato granché, visto che erano parole arabe. Era comunque ovvio che qualcuno si era arrabbiato, ed era disposta a scommettere la sua ultima bottiglia di merlot che conosceva l'identità di quel qualcuno. Era risaputo che Zain Medhi non conosceva il significato della parola moderazione, come era sottolineato dalle sue discutibili attività. Il noto sceicco aveva lasciato il suo paese circa sette anni prima per trasferirsi negli Stati Uniti. Spesso spariva per mesi e mesi, per poi ricomparire con al braccio qualche attricetta o modella, e questo gli aveva fatto guadagnare il titolo di "Principe Sciupafemmine". Quel comportamento, però, non aveva scioccato Madison. Molti anni prima, lo aveva incontrato a un party a Milano a cui aveva partecipato insieme ai suoi genitori. All'epoca era un sedicenne che non si lasciava scappare occasione per flirtare. Non che avesse flirtato con lei, e di certo non poteva ricordare l'imbranata ragazzina che era stata. Una ragazzina ben felice di non dare nell'occhio ma piuttosto di cercare di passare inosservata come sua madre. Oggigiorno non cercava più di fare da tappezzeria. Al contrario, si sforzava sempre di essere al centro della scena e, se fosse riuscita a ottenere questo incarico, a8
vrebbe potuto aggiungere un'altra voce prestigiosa al suo già ricco curriculum personale. Quando la porta si spalancò, Madison si alzò in piedi, si aggiustò la giacca di lino e trattenne il respiro nella speranza di non essere congedata. «Ebbene?» chiese dato che Deeb indugiava a parlare. «Il principe la riceverà» disse l'uomo con tono in qualche modo circospetto. «Ma non è affatto contento di questa faccenda.» Pur di aver l'occasione per convincerlo, a Madison non importava un fico secco dell'umore del principe. «Pazienza.» Deeb le cedette il passo e la seguì all'interno dell'ufficio ben arredato. Ma lei non ebbe il tempo, né la voglia, di studiare ulteriormente la stanza. L'uomo oltre il metro e ottanta che se ne stava a braccia conserte con il fondoschiena appoggiato all'imponente scrivania, il cui sguardo intenso contrastava con l'atteggiamento casuale, catturò subito la sua completa attenzione. Né le foto sui giornali, né i lontani ricordi, rendevano giustizia a Zain Medhi. Con i suoi lineamenti perfettamente simmetrici, la pelle dorata e gli occhi di un profondo castano evidenziati da ciglia nere incredibilmente lunghe, avrebbe potuto essere facilmente scambiato per una star di Hollywood che si accingesse a recitare il ruolo di un monarca mediorientale. Aveva rinunciato agli abiti tipici per una camicia bianca su misura con le maniche arrotolate e un paio di pantaloni scuri. Sfoderava un'espressione che lasciava intendere che la considerava un'intrusa. Madison si raccomandò di mantenere i nervi saldi, tirò un bel respiro e si sforzò di apparire calma. «Buonasera, Vostra Altezza. Sono Madison Foster.» Lui studiò la mano che gli veniva tesa, ma ignorò il gesto che implicava. «So chi è. Lei è la figlia di Anson Foster, membro del corpo diplomatico e vecchia conoscenza di mio padre.» 9
Se non altro si ricordava di suo padre, anche se probabilmente non si rammentava di lei. «Le mie più sentite condoglianze per la tremenda perdita, Vostra Altezza. Sono sicura che l'improvvisa dipartita del re sia stata una specie di fulmine a ciel sereno.» Lui spostò il peso del proprio corpo da una gamba all'altra, chiaro segnale di un certo disagio. «In effetti è stato scioccante, ma non certo quanto apprendere del suo decesso a distanza di quasi due settimane dal tragico fatto.» «Il principe era in viaggio quando il padre è spirato» intervenne Deeb da dietro le spalle di Madison. Lo sceicco lanciò all'assistente un'occhiata di censura. «È tutto, Deeb. Io e la signorina Foster continueremo questa conversazione in privato.» Madison voltò a malapena il capo per vedere Deeb che annuiva, prima di dire: «Come desidera, Vostra Maestà». Non appena il suo braccio destro ebbe lasciato la stanza, lo sceicco girò attorno alla scrivania, si lasciò ricadere sulla sua poltrona di pelle e le indicò di prendere posto sulla sedia che gli stava di fronte. «Si accomodi.» Prego, si accomodi, avrebbe voluto correggerlo Madison. Invece, scivolò sulla sedia, posò la borsa ai suoi piedi e prese mentalmente nota di lavorare alle buone maniere del suo interlocutore. «Ora che sa chi sono, comprende il motivo per cui mi trovo qui?» Lui si appoggiò allo schienale e si passò il palmo di una mano sul mento coperto da un accenno di barba. «È qui su richiesta di mio fratello, non mia. Secondo Rafiq, lei è uno dei migliori consulenti politici di questo paese. Sempre che la sua reputazione risponda al vero.» Se la reputazione dello sceicco rispondeva al vero, Madison avrebbe avuto un bel daffare. «Ho lavorato accanto a strateghi della politica, assistendo numerosi personaggi di spicco affinché fosse risanata la loro immagine pubblica.» 10
«E perché mai pensa che io dovrei avere bisogno della sua assistenza in questo senso?» Okay, gli avrebbe dato il quadro della situazione, ma non sarebbe stato piacevole. «Tanto per cominciare, non torna a Bajul da anni. In secondo luogo, so che c'è una certa preoccupazione sul fatto che non verrà esattamente accolto a braccia aperte quando ci rimetterà piede per assumere la carica di re. E, per concludere, c'è il problema delle donne.» Lui ebbe l'impudenza di rivolgerle un ghigno carico di noncuranza. «Non stia a credere a tutto ciò che sente in giro, signorina Foster.» «Vero, ma molte persone credono a ciò che leggono. Perciò, dobbiamo assolutamente trasmettere un messaggio che comunichi quanto è concentrato a diventare un leader degno di suo padre.» Ogni traccia di sorriso sparì dal suo volto. «Ha intenzione di modellarmi a immagine e somiglianza di mio padre?» Madison notò dal tono che la prospettiva non lo lusingava affatto. «No. Voglio aiutarla a costruire un'immagine più positiva di se stesso.» «E come si propone di arrivare a questo?» Con molta attenzione. «Ripresentandola al suo popolo attraverso una serie di apparizioni pubbliche e di eventi mondani.» Lui piegò il capo di lato e la studiò apertamente. «Intende invitare l'intero paese a un cocktail party?» All'elenco degli aggettivi atti a descriverlo, a sexy Madison aggiunse mentalmente sarcastico. «Le occasioni di carattere mondano sarebbero chiaramente riservate a coloro che rientrano nella sua stretta cerchia di amici e familiari, oltre che ai membri del consiglio di stato. Al massimo qualche politico e dignitario estero, oltre a pochi imprenditori selezionati.» Lui prese una penna dal ripiano della scrivania e iniziò a rigirarsela fra le dita. «Vada avanti.» 11
Se non altro, pareva vagamente interessato. «Per ciò che riguarda le apparizioni pubbliche, ho parecchia esperienza in quanto a redazione di discorsi. Sarò ben felice di assisterla in questo.» Lui corrugò la fronte. «Ho una laurea in economia conseguita a Oxford e parlo correntemente cinque lingue, signorina Foster. Cosa le fa credere che io non sia in grado di prepararmi da solo i discorsi in modo articolato?» Non c'era niente come ferire il suo orgoglio reale. «Sono sicura che sia in grado di farlo, Vostra Altezza, per questo ho detto che mi limiterei ad assisterla. Ciò che dirà e il modo in cui lo dirà saranno estremamente importanti per conquistare le masse.» Lui gettò da parte la penna ed emise un sospiro carico di insofferenza. «Non ho ragione di impegnarmi in maneggi politici. Nel caso non le risulti, la informo che la mia posizione è già ben salda. Sono stato scelto come re, e la mia parola è legge. Io sono la legge.» «Vero, ma quando la gente è felice del proprio leader, questo favorisce la pace all'interno del paese. E noi abbiamo meno di un mese prima dell'incoronazione ufficiale per cambiare l'opinione che la nazione ha di lei. Durante questo periodo, cureremo tutti i dettagli, dal suo modo di parlare e comportarsi al modo di vestirsi.» Lui le riservò un sorriso malizioso quanto apertamente sensuale. «Mi vestirà lei personalmente?» Le immagini che popolarono di colpo la mente di Madison avrebbero dovuto essere ritenute men che appropriate. Anzi, tendevano a essere decisamente piccanti. «Sono sicura che il suo personale la assisterà benissimo in questo.» «Peccato che non rientri fra le sue mansioni» affermò lui. «Diversamente, sarei senz'altro più propenso ad assecondare il suo piano.» Per quanto la riguardava, poteva mettere quel suo fare carismatico e sornione là dove non batteva il sole. «Sen12
ta, mi rendo conto che è abituato a ipnotizzare le donne con il suo fascino in modo che scattino a un suo cenno, ma questa tattica non funzionerà con me.» Lui le rivolse un'occhiata scettica. «Se decido di accettare la sua offerta di collaborazione, sarebbe disposta a rimanere anche dopo l'incoronazione?» Non si era aspettata una simile domanda. «Non lo escludo. Sempre ammesso che possa permettersi di mantenermi nel suo staff. Sa, i miei servizi non sono esattamente a buon mercato.» Lui si lasciò sfuggire una risatina cinica. «Si guardi attorno, signorina Foster. Le sembro indigente?» Neanche un po'. «Di questa possibilità, ne discuteremo più avanti. Per ora, la questione è se è disposto o no a lavorare con me.» Lui studiò il soffitto per un attimo prima di tornare a incontrare il suo sguardo. «La risposta è no, non sono disposto a lavorare con lei. I miei affari so gestirli da me.» Non si sarebbe arresa senza sottolineare il problema principale. «A proposito dei suoi affari, sono brava anche a gestire gli scandali, nel caso lei abbia qualche piccolo scheletro legato a questioni di sesso nascosto nell'armadio.» L'espressione gli si fece inflessibile mentre si alzava in piedi. «Le porgo le mie scuse per averle fatto sprecare il suo prezioso tempo, ma credo che possiamo chiuderla qui.» A quanto pareva aveva toccato un nervo scoperto, e sì, avevano decisamente chiuso. Madison si alzò a sua volta, estrasse il suo biglietto da visita dalla borsa e lo posò sulla scrivania. «Nel caso dovesse cambiare idea, qui c'è il mio numero. Lascerò che sia lei a dare la notizia a suo fratello.» «Mi creda, ho parecchie cose da dire a mio fratello» sottolineò lui, gli occhi stretti a due fessure. «Incontrare a quattrocchi Rafiq è la prima cosa che intendo fare quando tornerò a Bajul.» 13
Le sarebbe piaciuto avere un posto in prima fila per assistere a quel chiarimento. E le sarebbe piaciuto anche che lui avesse un ripensamento. Purtroppo, nessuna delle due possibilità appariva realizzabile al momento. «Le auguro un sereno passaggio di poteri, Vostra Altezza. E, ripeto, mi faccia sapere se decide di avvalersi dei miei servizi.» Dopo essersi messa a tracolla la borsa, Madison mascherò la propria delusione puntando con decisione verso la porta. Ma prima che le fosse possibile svicolare fuori, lo sceicco la richiamò. «Sì?» disse mentre si voltava per affrontarlo, sforzandosi di non sembrare troppo speranzosa. Lui aveva girato attorno alla scrivania e adesso se ne stava a meno di un paio di metri da lei. «È cambiata non poco da quando ci siamo incontrati tutti quegli anni fa.» Il fatto che ricordasse il party, e che avesse evitato di menzionarlo finora, la sconcertò. «Mi sorprende che lei si ricordi di me.» «Difficile dimenticare un viso innocente, degli occhi azzurri come l'oceano e quella magnifica chioma bionda.» Ecco il solito imbarazzante rossore che si presentava con perfetto tempismo. «All'epoca portavo gli occhiali e l'apparecchio per i denti, e avevo dei capelli assolutamente incontrollabili.» Cose a cui aveva puntualmente rimediato con la chirurgia refrattiva, un buon ortodontista e delle comunissime piastre per capelli. Lui avanzò di un passo. «Indossava un abitino rosa, ed era molto timida. Mi ha guardato a malapena.» Oh, ma lo aveva fatto. Diverse volte. Senza che lui se ne accorgesse. «Da allora ho superato la timidezza.» «Questo l'ho notato subito. Così come ho notato che si è trasformata in una bellissima donna.» Madison rischiò di perdersi in quei suoi profondi occhi scuri quando lui le si avvicinò ulteriormente, lasciando ben poco spazio fra loro. «Ora che abbiamo sottoli14
neato la mia trasformazione» disse, «devo raggiungere l'aeroporto in modo da non perdere il volo per Washington.». Doveva andarsene prima che il suo straordinario magnetismo le facesse perdere il lume della ragione. «Possiedo un jet privato» affermò lui, fissandola. «Può usarlo tutte le volte che è disponibile. Se vuole farci visita in futuro, si senta libera di contattarmi e le predisporrò il volo per Bajul. Sarebbe un piacere per me averla mia ospite. Potrei mostrarle cose che non ha mai visto prima. Farle vivere un'esperienza che difficilmente potrà scordare.» Le sarebbe piaciuto essere sua ospite, forse anche troppo. «Ha in mente una passeggiata al tramonto sul dorso di un cammello, o magari di un elefante, in pieno deserto? Oppure di offrirmi delle melagrane mentre saremo allietati da stuoli di fanciulle danzanti?» Lui sembrò più divertito che offeso dal suo cinismo. «Preferisco i fuoristrada a cammelli e pachidermi, e detesto le melagrane, ma danzare potrebbe essere un'idea. Tra noi, naturalmente.» Non avrebbe mai osato ballare con lui, tantomeno intraprendere uno spostamento notturno nel deserto in sua compagnia, indipendentemente dal mezzo di trasporto. «Per quanto affascinante suoni tutto questo e per quanto apprezzi l'offerta, non credo che mi recherò nel suo paese, dato che non lavorerò per lei. Ma grazie comunque per l'invito. Le auguro di far buon viaggio di rientro a casa.» Stavolta Madison si affrettò a infilare l'uscita e, quando il futuro re chiuse la porta alle sue spalle, fu come se si fosse appena chiusa un'altra importante porta per la sua carriera. Tuttavia, si rifiutava di darsi per vinta. Non ancora, almeno. Dopotutto, una volta rientrato in patria, lo sceicco avrebbe potuto rendersi conto di aver bisogno di lei. Si sentiva soffocare. 15
La perdita completa di libertà pesava non poco a Zain, mentre l'auto blindata risaliva il viale in forte pendenza che conduceva al palazzo. E così pure l'accoglienza non proprio amichevole. Una moltitudine di cittadini si era assiepata lungo il viale, trattenuta dalle guardie incaricate della sua protezione. Alcuni agitavano i pugni nell'aria per la rabbia, altri si limitavano a vociare. Grazie ai vetri antiproiettile, non si riusciva a capire quello che gridavano, ma dubitava che stessero tessendo le sue lodi. Rafiq aveva suggerito che rientrasse nottetempo, ma si era rifiutato di assecondarlo. Potevano accusarlo di tutto, ma non di essere un codardo. Qualunque cosa avesse dovuto affrontare per soddisfare i suoi obblighi, l'avrebbe affrontata a testa alta e senza aiuti altrui. Ripensò alla visita di Madison Foster di due giorni prima, così come alla sua insinuazione che avrebbe potuto essere considerato un estraneo nel suo stesso paese. In effetti, era stato sul punto di accettare l'offerta di Madison, ma non per queste ragioni. Semplicemente, lei lo intrigava. E lo aveva costretto a pensare a quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era accompagnato con una donna. Il problema era che lei si sarebbe dimostrata una tentazione troppo grande cui resistere e lui non poteva permettersi il minimo scandalo. Non dopo quello che si era consumato all'interno dei cancelli del palazzo, uno scandalo segreto che lo ossessionava da sette anni e che era la vera ragione per cui se ne era andato. Quando l'auto si arrestò, Zain si affrettò a scendere, ma non poté ignorare le grida di Kha'en!, Caino, con cui lo apostrofavano. Né poteva ribattere alle accuse di essere un traditore senza rivelare delle verità che non aveva intenzione di rendere pubbliche. Due sentinelle aprirono i pesanti battenti dell'imponente portone, consentendogli di sottrarsi per il momento alla condanna della folla. Eppure gli interni del palazzo gli risultarono freddi come la pietra in cui erano intagliati. Un tempo era stato felice di chiamare casa quel luogo 16
imbevuto di storia e pieno di tesori. Ora non più. Ma lo allietò la vista della donna minuta che se ne stava in piedi in fondo al lungo corridoio. Elena Battelli, la ragazza alla pari di origini italiane assunta da suo padre per i suoi figli a dispetto della forte disapprovazione dei più anziani. Elena era stata la sua bambinaia, insegnante, confidente e, a seguito della morte prematura della mamma, si era perfino sostituita alla figura materna. Lei era l'unica persona che lo capiva e che accettava il suo spirito vagabondo. Non appena Zain la raggiunse, Elena spalancò le braccia e sorrise. «Bentornato, mio caro.» Gli si rivolse in inglese, come aveva sempre fatto quando volevano evitare di essere uditi da orecchie indiscrete. Lui la abbracciò a lungo, prima di tirarsi indietro di un passo per studiarla. «Sei ancora elegante come una gazzella, Elena.» Lei si toccò l'impeccabile capigliatura argentina. «Sì, una gazzella stagionata. Tu invece sei ancora il giovane affascinante che ho sempre adorato.» Un'espressione malinconica le si dipinse improvvisamente in volto. «Adesso che tuo padre ci ha lasciati e che tu sei destinato a diventare re, dovrò chiamarti Maestà.» «Non dirlo nemmeno per scherzo» ribatté lui. «Tu sei una di famiglia e lo sarai sempre, indipendentemente dal mio titolo.» Lei allungò la mano e gli sfiorò la guancia. «Sì, questo è vero. Ma tu sei pur sempre il re.» «Sia pur per qualche settimana, non ancora ufficialmente.» Questo gli rammentò la sua missione più pressante. «Dov'è Rafiq?» Lei si strinse nelle spalle. «Nello studio di tuo padre. Ha passato la maggior parte del tempo là dentro da quando...» Abbassò lo sguardo, ma non prima che Zain potesse scorgere le lacrime che le avevano inumidito gli occhi. Lui si sporse per baciarle la guancia. «Presto avremo modo di fare una bella chiacchierata.» 17
Elena si sfilò un fazzoletto dalla tasca e si asciugò gli occhi. «Sì, la faremo. Devi raccontarmi tutto quello che hai fatto mentre eri via.» Be', proprio tutto no. Poteva anche essere adulto ormai, ma c'era un limite. «Ci vediamo.» Ignorando Deeb e le guardie del corpo, Zain si precipitò su per i gradini di pietra che portavano al primo piano e aprì la porta dell'ufficio di suo padre senza degnarsi di bussare. Nel momento in cui varcò la soglia, ripensò a quanto aveva odiato quel posto, sentendosi tormentato dal ricordo degli scontri avuti con suo padre a causa del suo spirito ribelle. Re Aadil Medhi aveva governato con il pugno di ferro. E adesso se ne era andato per sempre. Zain accusò un misto di senso di colpa e di rimpianto al pensiero che le ultime parole che si erano scambiati erano state pronunciate con rabbia. Che non era stato capace di perdonare a suo padre i suoi peccati. Ma adesso non poteva preoccuparsi di questo. Aveva questioni più pressanti che gli pendevano sul capo come una specie di ghigliottina. Posò lo sguardo sul fratello che, com'era prevedibile, occupava quella che era stata la poltrona preferita dal re posta accanto a delle bacheche che ospitavano una serie di decorazioni militari. I cambiamenti in Rafiq erano per certi versi sottili, per altri evidenti. Indossava la kefiah, che Zain invece rifiutava di portare, almeno per ora. E sfoggiava un pizzetto ben curato, molto simile a quello di loro padre. In effetti, Rafiq avrebbe potuto essere la versione giovane del re, sia in quanto a fisico che mentalità. Rafiq alzò lo sguardo dal quotidiano che stava leggendo e rivolse un'occhiata carica di nonchalance a Zain. «Vedo che sei arrivato tutto intero.» Non apprezzava l'indifferenza di suo fratello, né tantomeno il suo umorismo. «E io vedo che tu hai preso possesso dello studio ufficiale del re. Hai in programma di restarci indefinitamente?» 18
Rafiq piegò il giornale con estrema cura e lo gettò sulla vicina scrivania. «La domanda, caro fratello, è un'altra. Tu intendi restarci indefinitamente, o la tua sarà solo una breve visita di cortesia?» La rabbia di Zain cominciò a ribollire sotto la superficie. «Purtroppo per te, quale legittimo erede al trono, resterò qui in modo permanente. Sono anni che mi preparo a ricoprire questo ruolo.» «Portandoti a letto donne di tutti i continenti?» La compostezza di Zain cominciò a vacillare. «Non pensare di conoscermi, Rafiq.» «Non mi azzarderei mai, Zain. Sei via da sette anni, e di te so solo quel che ho letto in giro.» Un tempo, lui e Rafiq erano stati inseparabili. Ahimè, questo era finito quando suo fratello si era schierato dalla parte di loro padre, facendo sì che l'affiatamento fraterno ne uscisse a pezzi. «Se me ne sono andato è perché nostro padre mi ha messo in una posizione insostenibile.» «Voleva solo che rispettassi le regole.» Regole antiquate che non avevano senso di questi tempi, ma che avevano avuto solo una piccola parte nella sua decisione. Se Rafiq avesse conosciuto tutta la storia, probabilmente non sarebbe stato così ansioso di spalleggiare il loro vecchio. «Mi voleva esattamente com'era lui, ovvero non disposto a traghettare questo paese nel nuovo millennio in nome di ideali arcaici.» Rafiq si alzò lentamente e si avvicinò alla finestra per sbirciar fuori. «La gente è accalcata ai cancelli, insieme a giornalisti e fotografi. Una parte è ostile al futuro re perché ci ha abbandonati diversi anni fa, l'altra aspetta che l'eccentrico principe giustifichi il suo discutibile comportamento. Un bel dilemma.» «Risponderò alle domande a tempo debito.» A quelle che meritavano una risposta. Rafiq si voltò e corrugò la fronte. «Sei sicuro di essere in grado di gestire la pressione?» Se non se ne andava subito, avrebbe potuto assestargli 19
un diretto, producendo altra materia per la fabbrica del gossip. «La tua mancanza di fiducia mi offende, fratello. C'è mai stata una volta in cui non sono riuscito a conquistare il favore del popolo?» «Non siamo più bambini, Zain» disse Rafiq. «Non puoi più sfoderare un sorriso e pronunciare poche parole di circostanza, aspettandoti di aver dimostrato così di essere degno di diventare re.» Zain serrò i pugni che teneva lungo i fianchi. «Che ti piaccia o meno, nostro padre ha scelto me come successore, Rafiq.» «Nostro padre riteneva che designare te come suo successore avrebbe assicurato il tuo ritorno in patria. E, comunque, devi ancora essere ufficialmente incoronato.» Zain si chiese se suo fratello sperava che abdicasse prima che giungesse quel momento. Neanche in un milione di anni avrebbe fatto una cosa del genere. Specialmente adesso. «Dovrebbe esserci tutto il tempo per una transizione indolore.» Ah, se solo si fosse sentito sicuro quanto voleva far credere... «Ci saranno questioni assai delicate da affrontare» disse Rafiq. «Nostro padre ha fatto di tutto per mantenere il nostro paese neutrale e autonomo. I nostri confini sono sicuri e abbiamo evitato disordini politici.» «Cosa che continueremo a fare sotto il mio regno.» «Solo se tu riuscirai a convincere i tuoi sudditi che hai a cuore il loro bene. Qualsiasi accenno di sommossa non farà altro che incoraggiare coloro che vogliono approfittare delle divisioni interne. È per questo che ti esorto a riconsiderare la possibilità di collaborare con Madison Foster.» Avrebbe dovuto aspettarselo che sarebbero tornati a lei. Accidenti, aveva già abbastanza difficoltà a tenere lontani i pensieri da Madison senza che gliela rammentassero in continuazione. «Perché ritieni che il suo contributo possa essere tanto indispensabile?» «Perché ha sempre dimostrato di saperci fare» replicò 20
Rafiq. «Si è occupata di uomini con aspirazioni politiche dall'immagine non proprio immacolata e ne ha ricostruito l'onorabilità.» Cominciava ad averne abbastanza degli insulti. «Dunque, adesso è in questione il mio onore?» «In una certa qual misura, sì» disse Rafiq mentre tornava a occupare la poltrona. «Che male può farti sfruttare le sue competenze? Senza contare che stento a credere che tu possa rifiutare l'opportunità di passare del tempo con una donna così attraente.» Come sempre, le persone davano per scontato che non avesse altro interesse se non quello per la conquista successiva. Naturalmente, non poteva negare di aver considerato i vantaggi di tenersi accanto Madison. Ma questo avrebbe potuto rivelarsi pericoloso a lungo andare, a meno che non volesse dimostrare a tutti che non sapeva resistere a una tentazione. «Ripeto. Non desidero, né necessito del suo aiuto.» Rafiq esalò un sospiro carico di frustrazione. «Se imbocchi la strada sbagliata, Zain, non potrai tornare indietro. Se non riesci a conquistare il favore dei tuoi sudditi, indebolirai il nostro paese, lasciandolo esposto alle fazioni più estremiste, pronte ad approfittare delle tue debolezze. Credi davvero che il tuo orgoglio possa valere la nostra rovina?» Zain ripensò alle voci irate, alle accuse che si era sentito rivolgere al suo arrivo. Odiava piegarsi alle richieste di suo fratello, ma doveva ammettere che le preoccupazioni di Rafiq erano fondate. Avrebbe trovato il modo per salvare la faccia e accettare al contempo l'assistenza di Madison... a patto che lei capisse che il comando delle operazioni lo avrebbe avuto saldamente in pugno lui. Se portarsi in casa Madison Foster poteva togliergli dal collo il fiato di Rafiq, Zain lo avrebbe accontentato. «D'accordo. Ci rifletterò su, ma se dovessi accettare la sua assistenza, lo farò solo a condizione di poterla congedare nel caso si riveli più d'intralcio che d'aiuto.» 21
«Per la verità, l'accordo è già in essere e i termini del contratto prevedono che non può essere licenziata se non per violazione grave. Violazione sulla quale mi esprimerò io, non tu.» Contratto? «E quand'è che ha firmato il documento?» «Dopo che mi ha contattato per riferirmi del vostro incontro iniziale. Resterà fino a dopo la tua incoronazione, ma ha preteso una clausola che le consenta di andarsene prima di quella data nel caso trovi insopportabile la situazione.» Suo fratello lo aveva vincolato a un rapporto, sia pur professionale, contro la sua volontà. Questo però non significava che dovesse dimostrarsi collaborativo. «Dato che non mi lasci altra scelta, il mio primo editto ufficiale prevede che ti incaricherai personalmente di tutti i dettagli per portarla qui.» Rafiq gli rivolse un sorriso trionfante. «Consideralo già fatto.» Sentendo affiorare una certa stanchezza, Zain si allentò il nodo alla cravatta e si slacciò il primo bottone della camicia. «Continueremo la nostra conversazione a cena.» Improvvisamente ricordò di non aver visto traccia del fratello minore. «Adan sarà della partita?» «Adan attualmente è in Inghilterra per un corso di aggiornamento. Tornerà per l'incoronazione.» Zain non riuscì a nascondere la delusione. «Non vedevo l'ora di riabbracciarlo e di apprendere cosa sta combinando. Ma forse è meglio non avere distrazioni, visto che vorrai approfittare dell'occasione per aggiornarmi sulle ultime decisioni del consiglio di stato.» Rafiq si schiarì la gola e guardò altrove. «Non ceneremo esattamente soli.» «Ci sarà un altro membro del consiglio?» «No. Una donna.» Zain sospettava di sapere di chi si trattasse. «È una persona speciale che è entrata a far parte della tua vita?» «Non c'entra nulla con la mia vita.» 22
Zain cominciava a inquietarsi. «Se è la prima di una lunga processione di candidate al ruolo di regina, allora ti informo che...» «Non è sul mercato per diventare tua moglie.» Non apprezzava la vaghezza del fratello. «E allora chi è, Rafiq?» «Madison Foster.»
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dal 25 febbraio 2053 - Sensuali trattative di Michelle Celmer Sedotta e abbandonata. Di nuovo! E questa volta Rowena, figlia di un senatore, deve fare i conti con una gravidanza inaspettata. Frequentare un altro uomo è fuori discussione, ma quando nella sua vita irrompe Colin Middlebury, sexy diplomatico inglese, tutto si complica. SEXYGATE 2054 - Notte senza fine di Kristi Gold Per lo sceicco Rafiq Medhi il dovere ha sempre avuto la precedenza sull'amore. Ma ora che è rimasto solo, il regno per il quale ha combattuto gli appare freddo e distante. Il suo solo conforto è Maysa, la donna che avrebbe dovuto sposare e alla quale può concedere solo una notte. 2055 - Champagne sulla pelle di Brenda Jackson Il milionario Callum Austell ha trovato il modo perfetto per corteggiare la bella e schiva Gemma Westmoreland. Ma non ha fatto i conti con l'intraprendenza di lei, che lontana dagli sguardi della famiglia si trasforma in una donna seducente e pericolosa. WESTMORELAND: IL RITORNO. 2056 - Privilegi milionari di Sarah M. Anderson L'avvocato James Carlson sta per vincere la causa della vita e niente potrà impedirglielo. L'incontro con la teste dell'accusa cambierà ogni cosa. Maggie, nativa americana dal cuore generoso, metterà in discussione la visione che James ha della realtà, della famiglia e del futuro.
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