KRISTI GOLD
Notte senza fine
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: One Night with the Sheikh Harlequin Desire © 2013 Kristi Goldberg Traduzione di Giuseppe Biemmi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny febbraio 2014 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2054 dell'11/02/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Il sovrano Rafiq ibn Fayiz Medhi possedeva un'intelligenza acuta, potere e infinite ricchezze. Eppure niente di tutto questo gli aveva permesso di impedire una devastante tragedia. Tragedia della quale si sentiva in parte responsabile. Mentre il sole cominciava a tramontare, se ne stava sulla terrazza all'ultimo piano del palazzo reale a osservare il panorama che si stendeva di fronte a lui. L'eterogeneo territorio che una volta adorava adesso gli pareva sinistro, suscitando ricordi inquietanti. Una strada scura e tortuosa a mezzanotte. Silenzio seguito da un improvviso schianto. Luci lampeggianti che illuminavano il fondo di una scarpata. Lamiere contorte... «Se credi di poter spostare le montagne con la forza del pensiero, ti assicuro che stai sprecando il tuo tempo.» Udendo quella voce familiare, Rafiq si lanciò un'occhiata alle spalle e vide il fratello pochi passi più indietro. «Cosa ci fai tu qui?» Zain si portò al fianco di Rafiq e si appoggiò al parapetto di pietra. «È in questo modo che accogli l'uomo che ti ha così magnanimamente consegnato le chiavi del regno un anno fa?» Zain aveva abdicato, rinunciando al trono per amore, sentimento che Rafiq non aveva mai veramente provato. «Scusami tanto, fratello, ma non ti aspettavo. Pensavo che arrivassi fra un mese.» 5
«Dato che ho completato lo studio preparatorio per il mio progetto di tutela delle risorse idriche, ho ritenuto fosse giunto il momento di tornare.» In circostanze normali, avrebbe apprezzato la compagnia di Zain. Ultimamente, però, preferiva la solitudine. «Sei venuto solo?» «Certo che no» rispose Zain con tono infastidito. «Non viaggio mai senza la mia famiglia, a meno che non sia assolutamente indispensabile.» Rafiq non avrebbe mai creduto di sentire il fratello donnaiolo esprimersi in quei termini. «Dunque, Madison è con te?» «Sì, e così pure i miei figli. Sai, ero ansioso che potessi finalmente incontrare i tuoi nipotini.» Rafiq non condivideva l'entusiasmo di Zain. Essere in presenza di due marmocchietti gli avrebbe solo rammentato ciò che aveva perso. «Dove sono adesso?» «Nella stanza dei giochi. Elena e Madison stanno occupandosi di loro.» Almeno avrebbe potuto momentaneamente rimandare la dolorosa presentazione. «Sono contento che tu abbia restituito Elena al posto che le compete. La reggia non funziona come dovrebbe senza di lei.» «Così ho sentito» disse Zain. «Ma mi è anche giunta voce che corri il rischio di provocare una rivolta tra il personale del palazzo se continui a terrorizzare tutti così.» Effettivamente, Rafiq incontrava qualche difficoltà a mantenere la calma di questi tempi, ma non diede troppo peso all'esagerata accusa. «Non terrorizzo lo staff. Lo riprendo solo quando è necessario.» «Da quel che ne so, ritieni necessario riprenderlo quotidianamente, fratello. E mi è giunto all'orecchio anche che non sei stato troppo collaborativo con il consiglio ultimamente.» Rafiq iniziò a interrogarsi circa la vera ragione dell'improvvisa comparsa di Zain. «Hai per caso parlato con il nostro fratellino?» 6
Zain evitò di incontrare lo sguardo di Rafiq. «Ci sentiamo di tanto in tanto.» La rabbia di Rafiq cominciò a montare. «E avete chiaramente discusso di me.» «Mi ha semplicemente accennato al fatto che, dopo la morte di Rima, stai passando un brutto periodo.» Ecco confermati i sospetti di Rafiq. Zain era arrivato prima del previsto per calarsi nel ruolo del crocerossino. «Contrariamente a quello che potete pensare tu e Adan, non ho bisogno di una balia.» Zain si sporse in avanti, facendosi improvvisamente serio. «Io e Adan comprendiamo bene quanto sia stato devastante per te perdere tua moglie e il bambino che portava in grembo...» «Come potete comprendere?» Nessuno avrebbe mai capito il rimpianto e il senso di colpa che lo attanagliavano senza averli vissuti sulla propria pelle. «Tu una moglie e due figli sani ce li hai.» «Come stavo dicendo» proseguì Zain, «è comprensibile che tu serbi ancora una buona dose di rabbia, in particolare viste le tante domande relative all'incidente che non hanno avuto risposta. Tuttavia, il tuo atteggiamento si sta rivelando distruttivo. Forse dovresti considerare il fatto di prenderti un periodo sabbatico.» «E chi guiderebbe il paese al posto mio?» «Io» affermò Zain. «Dopotutto, mi sono preparato per anni per ricoprire questo ruolo, prima di rinunciarvi. E poi Adan è disposto a darmi una mano.» Rafiq fece una risatina cinica. «Primo, Adan non è interessato a governare Bajul. Gli interessa solo pilotare aerei e sedurre belle donne. In quanto a te, il nostro popolo non ha dimenticato che lo hai abbandonato già due volte.» Una furia a malapena trattenuta balenò negli occhi socchiusi di Zain. «Ho sempre amato questo paese e, infatti, prima di tornare negli Stati Uniti con Madison, mi sono assicurato che tutto filasse liscio. Non dimenticare che 7
sono stato io a sviluppare il piano di tutela delle acque che assicurerà un prospero futuro a Bajul. E sempre io ho ottenuto il sostegno del consiglio.» Rafiq riconobbe di essere stato ingiusto nel criticare Zain. «Ti porgo le mie scuse. Apprezzo il tuo supporto, ma ti assicuro che non ho bisogno di nessun periodo sabbatico.» «Un periodo sabbatico ti permetterebbe di rimettere ordine nelle tue emozioni.» Rafiq cominciava a seccarsi. «Le mie emozioni non contano. Ciò che conta sono i miei doveri nei confronti di Bajul.» «Sì, ma il tuo sconvolgimento emotivo sta chiaramente cominciando a incidere sulla tua leadership. L'elaborazione di un lutto richiede tempo, Rafiq. E tu non te ne sei concesso abbastanza.» Oh, aveva sofferto più di quanto potesse immaginare. «Sono passati sei mesi. La vita deve continuare come era stato pianificato.» Zain si passò una mano nei capelli scuri. «Le cose non sempre vanno come vorremmo, fratello, e a volte la vita giunge a un punto di stallo. Hai subito una grave perdita e se continui a non volerla accettare, non farai altro che soffrire ulteriormente.» Rafiq non intendeva proseguire questa conversazione. «Preferirei non discutere oltre la cosa, quindi se non ti spiace...» Un rumore di passi zittì Rafiq, attirando la sua attenzione sulla bionda moglie americana di Zain che stava venendo verso di loro con un bambinetta mora dalla faccia paffuta appoggiata sul fianco. Immediatamente, notò la felicità riflessa sul volto della cognata e l'evidente adorazione che le brillò negli occhi non appena incontrò lo sguardo di Zain. «Ho qui una signorina che vuole stare con il suo paparino.» Zain sfoderò un caloroso sorriso. «E il paparino è ben contento di assecondarla.» 8
Dopo aver passato la piccola a Zain, Madison abbracciò Rafiq. «È bello rivederti, caro cognato.» «È reciproco, Madison» disse lui. «Ti trovo uno splendore, come al solito. Non si direbbe nemmeno che tu abbia partorito.» Per ironia della sorte, lo aveva fatto solo pochi giorni dopo che Rafiq aveva seppellito sua moglie. «Grazie dei complimenti» disse Madison, sistemandosi i capelli mentre arrossiva. «Elena mi ha raccomandato di dirti che verrà a salutarti non appena avrà messo a letto il nostro Joseph.» Zain si avvicinò a Rafiq e si rivolse alla figlia. «Cala, questo è zio Rafiq. E sì, ci somigliamo, eccetto per il pizzetto che porta lui, ma io sono di gran lunga il più bello dei due.» Rafiq venne assalito da un'ondata di tristezza sentendo pronunciare il nome della loro madre, che suo fratello aveva dato alla figlia. La madre che aveva a malapena conosciuto, ma che continuava a venerare. «È una deliziosa bambina, Zain. Complimenti.» «Vuoi prenderla in braccio?» Se l'avesse fatto, avrebbe rischiato di veder crollare il muro emotivo che aveva eretto fra sé e gli altri. «Magari più tardi. Al momento ho alcuni documenti da esaminare.» Chinandosi, baciò Madison sulla guancia. «Hai onorato mio fratello dandogli il più grande dei doni. Per questo ti sono grato.» Sentendo il bisogno di svicolare via, Rafiq accennò a lasciare la terrazza solo per vedersi marcare stretto da Zain che, restituita la bambina a Madison, lo seguì fino alla porta. «Aspetta, Rafiq.» «Cosa c'è adesso?» Zain posò una mano sulla spalla a Rafiq. «Mi rendo conto che deve essere difficile discutere con un fratello di questioni in cui ci sono di mezzo le proprie emozioni. È per questo che credo che tu debba rivolgerti a una persona amica che ti capisca più di chiunque altro.» Gli veniva in mente un'unica persona che rispondesse a 9
quel requisito, anche se da un po' ormai i loro rapporti non erano più amichevoli come un tempo. «Se ti riferisci a Shamil Barad, è in Yemen, dato che il resort di famiglia è in via di ristrutturazione.» «Macché Shamil. Io intendevo sua sorella Maysa.» Il solo nome spedì una stilettata di rimpianto al cuore di Rafiq. Ricordava il modo in cui i capelli lunghi e scuri le ricadevano sulle spalle, arrivandole fino alla base della schiena. Le profonde fossette nelle guance che incorniciavano il suo incantevole sorriso. Così come ricordava il suo viso quella notte di tanto tempo prima in cui avevano fatto l'amore, commettendo il loro più grande errore. E rammentava anche il dolore nei suoi occhi castani il giorno in cui le aveva detto che non avrebbero mai potuto stare insieme. «Non parlo con Maysa da anni. Ha voluto tagliare i ponti quando...» «Le hai preferito Rima Acar?» Non era tenuto a difendere quella decisione ma, se proprio doveva, lo avrebbe fatto. «Per tua norma, il mio matrimonio con Rima è stato frutto di un accordo tra i nostri padri.» Zain si massaggiò il mento velato da un'ombra di barba. «Ah, sì. Mi pare che lo Sceicco Acar abbia avuto la meglio sull'offerta del padre di Maysa durante la contrattazione ufficiale. Ma ricordo anche che tu non hai fatto niente per perorare la tua causa. Non hai tentato di convincere le parti interessate che tu e Maysa eravate una cosa sola.» E si era pentito di non averlo fatto. «Stando alla tradizione, non rientrava in mio potere intervenire.» L'espressione di Zain si fece glaciale. «Una tradizione nefasta che mi ha obbligato a scegliere fra i miei doveri di re e mia moglie. Un'usanza antiquata che non ha fatto che gettare nello sconforto tanto te, quanto Maysa. Il matrimonio successivamente imposto a Maysa, infatti, è sfociato in un divorzio che l'ha quasi rovinata, e tu ammetterai che eri tutt'altro che felice con la tua regina.» 10
«Tu non sai nulla del mio rapporto con Rima!» sbottò Rafiq. «So quel che vedevo quando vi osservavo insieme.» Zain studiò il fratello per un lungo istante. «Eri felice, Rafiq? E Rima lo era?» Rafiq non poteva rispondere con sincerità senza confermare i sospetti di Zain. «Ho voluto molto bene a Rima. Eravamo amici da molto prima di sposarci. Che tu lo creda o no, per me è stata una dura perdita.» «Ti chiedo scusa se ti sono potuto sembrare insensibile» si affrettò a precisare Zain. «Ma, come ho già detto, è più che evidente che stai attraversando un momento di grande tumulto interiore, il che non fa che indurmi a riformulare il precedente consiglio. Parla con Maysa. Lei ti capirà.» Forse, ma esistevano pure altri problemi. «Anche se accettasse di vedermi, cosa di cui dubito fortemente, qualsiasi rapporto con Maysa sarebbe considerato sconveniente. È divorziata e io sono vedovo da pochissimo tempo.» La frustrazione di Zain si manifestò sotto forma di espressione truce. «Prima di tutto, sto solo suggerendoti di parlare con lei, non di sposarla. In secondo luogo, se ti preoccupa che qualcuno possa pensare a una tresca fra voi, vai da lei nottetempo in modo che non ti scopra nessuno. Se vuoi qualche dritta da uno che di certe cose se ne intende, sono a tua completa disposizione.» «No, non ho bisogno del tuo aiuto, Zain, né tantomeno ho intenzione di vedere Maysa.» «Non scartare completamente questa possibilità, Rafiq. Maysa potrebbe essere l'unica persona in grado di guidarti attraverso questa difficile fase della tua vita.» Un tempo, Rafiq lo avrebbe creduto vero. Maysa lo conosceva e capiva meglio di chiunque altro, ed era stata importante negli anni della loro formazione. Era anche stata la sua più grande passione, e lui per lei la più grande delusione. 11
Per questa ragione, doveva stare alla larga da Maysa. Eppure, mentre lasciava la compagnia del fratello e si ritirava nei suoi appartamenti, solo con il suo senso di colpa, iniziò a chiedersi se Zain non avesse ragione. Forse, pur di rimettersi in contatto con Maysa anche solo per un breve periodo, valeva la pena di correre qualche rischio. Come medico principale del villaggio, Maysa Barad si affrettò ad andare a rispondere al campanello nonostante fosse mezzanotte, aspettandosi qualcuno venuto a chiamarla per prestare soccorso a un bambino che si fosse sentito male o a una donna entrata in travaglio. Mai si sarebbe aspettata di trovarsi di fronte Rafiq Medhi, che di recente era stato incoronato Re di Bajul e che, subito dopo, era diventato vedovo. Il suo amico d'infanzia. Il suo primo amore. Il suo primo amante. I cambiamenti in Rafiq erano in qualche modo evidenti, ma non eclatanti. Era sempre alto e slanciato, oltre che incredibilmente bello, solo che adesso portava un pizzetto ben curato che non faceva che sottolineargli ulteriormente la bocca sensuale. Occhi e capelli erano sempre scuri come quelli di Maysa, ma la maturità gli conferiva un'aura di potere ancora maggiore. Maysa non ricordava l'ultima volta che era passato a trovarla. Non riusciva a immaginare perché si trovasse davanti alla porta di casa sua in quel momento, ma intendeva scoprirlo. «Buonasera, Maestà. A cosa devo il piacere?» «Ho bisogno di parlarti.» Il suo tono serio gettò nel panico Maysa. «Sei malato?» «No. Ti spiegherò il perché della mia presenza qui non appena mi avrai fatto entrare.» Maysa lanciò un'occhiata oltre di lui e vide un'auto nera parcheggiata di fronte al portico, restando sorpresa di non scorgere guardie del corpo. «Dove sono i tuoi angeli custodi?» 12
«A palazzo. Solo pochi membri fidati del mio staff sanno che mi trovo qui.» Essere completamente sola con lui in qualche modo la inquietava. Maysa prese in considerazione la possibilità di chiedergli che tornasse al mattino, quando sarebbe stata appropriatamente vestita, ben riposata e più preparata ad affrontarlo. Tuttavia, era pur sempre il re e ogni suo desiderio era un ordine, concetto questo che le era fin troppo familiare. In gioventù, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse chiesto. E una fatidica notte l'aveva fatto. Nonostante si sentisse in preda a una certa agitazione, Maysa spalancò la porta e si spostò di lato. «Immagino tu possa entrare per un po'.» Una volta che Rafiq fu nell'atrio, Maysa chiuse la porta, mettendo il chiavistello, quindi si voltò, incontrando il suo sguardo scuro e pensieroso. «Apprezzo sinceramente che tu abbia accettato di ricevermi a quest'ora» le disse lui. Francamente, lei dubitava che fosse stato saggio ammetterlo in casa. «Non c'è di che. Su, seguimi.» Maysa lo guidò lungo il corridoio che collegava la miriade di stanze di cui era composta la vasta casa che suo padre le aveva concesso in uso. La stessa casa in cui si era trasformata da adolescente in donna nel letto della sua infanzia, grazie all'uomo che camminava alle sue spalle. Una volta che ebbero raggiunto uno spazioso soggiorno, Maysa chiuse la porta e gli indicò un divano. «Accomodati pure.» «Preferisco restare in piedi» disse lui mentre, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni scuri, cominciava a misurare a grandi passi la stanza come una tigre in gabbia. Maysa si lasciò ricadere sul divano, piegò le gambe sotto di sé e si sistemò il caffettano azzurro che indossava in modo che le coprisse i piedi. «Cosa posso fare per te, Rafiq?» Lui smise di guardare fuori dalla finestra la cui vista 13
dava sulle montagne. «Non riuscivo a dormire. Incontro difficoltà a chiudere occhio dal...» «Dall'incidente» terminò lei quando le parole gli vennero meno. Il misterioso incidente che aveva coinvolto un'unica auto e in cui aveva perso la vita la regina sei mesi prima. «Insonnia e inquietudine sono comprensibili. La morte di Rima è stata tragica e inaspettata. Se vuoi che ti prescriva un sonnifero, lo farò più che volentieri.» Lui si girò verso di lei. «Non voglio una pastiglia, Maysa. Vorrei solo tornare indietro a quella notte per trovare il modo di evitare la morte di mia moglie e ritrovare un po' di pace.» I suoi sentimenti per la regina a quanto pareva erano più profondi di quanto Maysa avesse pensato. «Ci vuole tempo per riprendersi dalla perdita di qualcuno a cui si voleva bene, Rafiq.» «Sì, ma è stato sei mesi fa e non le volevo poi così bene, cosa che ha direttamente contribuito alla sua scomparsa.» Evidentemente Maysa era giunta a delle conclusioni sbagliate. Con le sue parole, Rafiq le stava confermando che il suo matrimonio con Rima Acar era frutto solamente del contratto di vecchia data stipulato dai rispettivi padri. E allora perché Rafiq si tormentava tanto, incolpandosi della morte di Rima? «Non eri tu al volante di quell'auto, Rafiq.» Lui attraversò la stanza e la raggiunse, prendendo posto all'estremità opposta del piccolo divano. «Ma sono stato io a mandarla via quella sera.» Non era sicura di voler conoscere i particolari ma, dato che Rafiq aveva deciso di confidarsi con lei per la prima volta da anni, scelse di ascoltarlo. «Avevate litigato?» Rafiq mantenne un'espressione cupa. «Sì, quando mi ha informato di essere incinta.» La notizia della gravidanza di Rima era stata tenuta nascosta alla stampa, ma non fu certo una rivelazione per Maysa. All'insaputa del re, invece di consultare i medici 14
di corte, la regina infatti si era rivolta a lei per avere la conferma del suo stato interessante, cosa che l'aveva sorpresa perché Rima era sempre stata conscia dello stretto legame fra Maysa e Rafiq, tanto che l'aveva a lungo considerata una rivale. «Avete litigato perché non eri contento che fosse incinta?» «No, io ero contento alla prospettiva di avere un erede. Era a lei che non andava a genio di avere un figlio da me.» Maysa aveva notato la delusione di Rima quando le aveva consegnato il referto, ma l'aveva attribuita a un leggero shock. «Te lo ha detto lei?» Rafiq tirò un sospiro sofferto. «Non con parole sue, ma ho avvertito la sua contrarietà. E, quando l'ho interrogata al riguardo, non ha negato.» Maysa fu contenta che Rafiq avesse deciso di confidare le sue pene proprio a lei. «Sai dove era diretta quando se n'è andata?» chiese, avendo un vago sospetto, ma non certo la prova incontrovertibile, di dov'era stata la regina prima di avere l'incidente fatale. L'espressione di Rafiq rimase mesta. «No, e probabilmente non lo saprò mai. So solo che se fossi stato più gentile con lei, forse sarebbe ancora qui.» Maysa gli offrì l'unico consiglio che poteva dargli al momento. Il consiglio che lei stessa era stata costretta a seguire dal giorno in cui Rafiq le aveva detto che avrebbe sposato un'altra, spezzando i suoi sogni di un futuro con lui. «Rafiq, puoi passare tutta la vita a chiederti cosa avrebbe potuto essere o non essere stato, oppure puoi lasciar perdere il passato e concentrarti sul futuro.» «È quello che ho detto a Zain qualche ora fa. Voglio andare avanti per la mia strada» affermò Rafiq. «Anche se ammetto che non sarà affatto una passeggiata.» «Sarebbe bello che tuo fratello fosse qui in questo periodo per te così complicato.» Rafiq tenne lo sguardo incollato al pavimento. «È arrivato oggi a Bajul con Madison e i bambini.» 15
Maysa si rese conto che proprio l'avere attorno i nipotini poteva essere alla base della sua angoscia. «Questo dev'essere molto difficile per te.» Finalmente, lui la guardò. «Cosa ti fa pensare che non dovrei accogliere con piacere la famiglia di mio fratello?» Lei gli posò una mano sul braccio. «Sono sicura che tu l'abbia accolta con piacere, ma essere in presenza di due bimbi piccoli potrebbe ricordarti la tua recente perdita.» «Questo sono in grado di gestirlo. Quello che non sopporto sono i consigli di Zain. È convinto che dovrei prendermi un periodo sabbatico.» «Forse ha ragione. Cambiare un po' aria potrebbe aiutarti a venire a patti con quanto è accaduto.» Lui corrugò la fronte. «Si sbaglia. Solo il tempo può far cicatrizzare certe ferite. Posso benissimo guarire, assolvendo al contempo i miei doveri di sovrano.» Per quel che le risultava, Rafiq stava sopravvalutando la sua forza mentale. «Zain sa che sei qui?» «Sì. Ha insistito lui perché parlassi con te.» Le speranze di Maysa vennero spazzate via per l'ennesima volta. «Pensavo che fossi venuto di tua spontanea iniziativa.» «Non mi sarei mai sognato di venire a disturbarti.» «Tu non mi disturbi affatto, Rafiq. Sai, volevo farti visita dopo il funerale, ma non ero certa di essere la benvenuta.» Lui la osservò con espressione triste ma sincera. «Tu sarai sempre la benvenuta nel mio mondo, Maysa.» Il ricordo la colpì con piena forza. Il ricordo di un tempo in cui lui le aveva detto quelle stesse, identiche parole. Indipendentemente da quello che ha in serbo per noi il futuro, tu sarai sempre la benvenuta nel mio mondo, amore mio... Ma non era stata affatto la benvenuta. Una volta siglato il contratto matrimoniale di Rafiq e Rima, era stato fatto loro espressamente divieto di vedersi, eppure avevano continuato a incontrarsi in segreto. Quei romantici appun16
tamenti clandestini non avevano fatto che alimentare il fuoco tra loro fino a quando una notte avevano fatto l'amore per la prima e ultima volta. Maysa si chiese se Rafiq se ne ricordava ancora. Se ricordava quei momenti memorabili, o se invece li aveva cancellati dalla sua mente. E si chiese perché mai era stata così ingenua da credere che avrebbe cambiato idea sul fatto di sposare Rima. Alzandosi in piedi, attraversò la stanza per versarsi un bicchiere d'acqua da una brocca posta su un tavolo laterale. Dando la schiena a Rafiq, bevve qualche sorso e deglutì a fatica quando sentì dei passi alle sue spalle. «Ho detto qualcosa che ti ha turbata, Maysa?» La sua presenza la turbava. I suoi sentimenti nei suoi confronti la turbavano. Posato il bicchiere sul tavolo, lei si girò. «Qual è la vera ragione per cui sei qui, Rafiq? Perché sei venuto da me dopo tutti questi anni?» Sul volto gli si dipinse una certa confusione. «Tu sei l'unica persona a cui mi sia sempre rivolto per ottenere un qualche conforto.» «Non sempre» sottolineò lei. «Da più di un decennio ormai siamo praticamente due estranei.» Rafiq tradì un moto di rabbia. «Sei stata tu che hai lasciato Bajul per andartene negli Stati Uniti, Maysa. Io sono sempre rimasto qui.» «Non avevo altra scelta dopo aver divorziato da Boutros.» «Un uomo che non avresti mai dovuto sposare.» Un uomo privo di cuore e collerico che l'aveva quasi privata del rispetto di se stessa e della sua abituale sicurezza. Quasi. «Come nel caso tuo e di Rima, il mio matrimonio non è stato altro che una decisione di mio padre.» Rafiq inclinò il capo e la studiò. «Perché hai messo a rischio la tua reputazione per divorziare da lui?» Non osava raccontargli tutta la verità. Quindi gliene raccontò una parte. «Perché lui si rifiutava di permettermi di continuare a svolgere la mia professione. E io mi sono 17
rifiutata di permettergli di dirmi come dovevo vivere la mia vita.» Rafiq diede l'impressione di poterle leggere dentro. «E questa è stata l'unica ragione?» «Non ti pare sufficiente? Che altra ragione avrebbe dovuto esserci?» «Be', tutti quanti sono al corrente delle discutibili frequentazioni di Boutros Kassab e dei suoi traffici sospetti.» Maysa gli avrebbe semplicemente lasciato credere questo piuttosto di rivelare la cruda realtà. Ovvero, che Boutros era un lussurioso sadico e spietato. «Avevo diciotto anni quando ci siamo sposati, Rafiq. Non ho avuto nulla a che vedere con le sue sporche attività. Mi è stato solo chiesto di calarmi nel ruolo della moglie ubbidiente e ligia al dovere.» Lui inarcò un sopracciglio. «Compreso a letto?» Lei ebbe una breve esitazione. «Vuoi che menta e ti dica di no?» «Ha trent'anni più di te. Speravo mi dicessi che era scarsamente interessato a qualsiasi cosa fosse di natura carnale a causa, che ne so, di una qualche incapacità a compiere certi atti.» Molte notti Maysa aveva desiderato che fosse quello il caso, ma così non era stato. «Boutros è un uomo, e gli uomini raramente perdono interesse nel sesso, indipendentemente dall'età.» «E ti appagava, Maysa?» Lei rimase momentaneamente sconcertata. «Questo non è affar tuo.» Rafiq le passò la punta di un dito sulla guancia. «Sono semplicemente curioso di sapere se ha imparato, come ho fatto io, a farti tremare di desiderio.» Lei si strinse fra le braccia come se questo potesse proteggerla dall'attrazione magnetica esercitata da Rafiq. E dai ricordi. «Ribaltando la questione, Rima ti soddisfaceva, Rafiq? Oppure ti congiungevi a lei solo per poter pro18
durre un erede?» Nel momento stesso in cui quelle parole le uscirono di bocca, Maysa maledisse la sua avventatezza. Rafiq reagì voltandosi, attraversando la stanza e portandosi alla finestra per fissare nuovamente le montagne. Lei gli si avvicinò lentamente e gli posò il palmo di una mano sulla spalla. «Scusami, Rafiq. Non intendevo essere rude. So quanto soffri per la perdita di tuo figlio. E so anche che tenevi a tua moglie, per la quale sei stato un buon marito sempre pronto ad assecondare le sue esigenze.» «Già, e così facendo sono stato costretto a ignorare ciò di cui avevo più bisogno io.» «Vale a dire?» «Te.» Senza preavviso, Rafiq girò su se stesso e attirò Maysa a sé. Quindi le coprì la bocca con la sua con un trasporto impregnato da una punta di disperazione. E, come sempre, lei accettò di buon grado il bacio. Odiava che lui potesse farla sciogliere così facilmente, ma non abbastanza da fermarlo. Cedere al desiderio avrebbe potuto condurla a un innegabile piacere, ma anche verso un possibile disastro. Forse Rafiq non voleva necessariamente lei. Forse voleva solo trovare del conforto laddove questo era disponibile, com'era accaduto tanti anni prima. La considerazione la fece infuriare abbastanza da aiutarla a ritrovare un minimo di buonsenso. Facendo appello a tutta la forza di volontà che le rimaneva, Maysa si ritrasse, mettendo un minimo di distanza fra loro. «Quante donne ci sono state dopo di me e prima del tuo matrimonio con Rima?» L'espressione che sfoderò rifletté un certo sconcerto. «Cosa importa?» «Forse potresti rivolgerti a una di loro per ottenere quella distrazione di cui hai chiaramente così bisogno.» I bei lineamenti di Rafiq si fecero di pietra. «Credi davvero che sia questo tutto ciò che significhi per me?» Lei si incrociò le braccia sotto ai seni. «Sì, lo credo. 19
Stai cercando solo un diversivo momentaneo e, una volta che l'avrai ottenuto, ti volatilizzerai di nuovo.» «Sto cercando la compagnia di qualcuno di cui mi fido. Qualcuno a cui ho sempre voluto bene.» «Se mi avessi voluto davvero bene, non mi avresti baciata.» «Forse il bacio è stato un errore» disse lui. «Forse non avrei dovuto venire qui.» Lei emise una risatina sprezzante. «Hai ragione. È stato un errore. Qualcuno potrebbe scoprirlo, e questo potrebbe non far piacere ai più beceri conservatori. Sono una donna divorziata, ricordi? Per taluni, sono l'equivalente di una meretrice. E non dimentichiamoci che tu sei l'onnipotente re.» «Ai miei occhi, tu non sei mai stata una meretrice» affermò lui. «E a volte vorrei dimenticare di essere il re.» L'improvviso avvilimento presente nel tono di Rafiq toccò le corde del cuore di Maysa. «Si direbbe che un periodo sabbatico potrebbe farti bene davvero.» «Non ho nessun posto in cui andare in cui mi lascerebbero in pace.» Lui la fissò negli occhi mentre le labbra gli si piegavano nel suo familiare sorriso ammaliatore. Quello che aveva sempre fatto breccia nella determinazione di Maysa. «A meno che, naturalmente, tu non sia disposta ad aprirmi la tua casa. Non ti darei fastidio. Me ne starei per conto mio. Non ti accorgeresti nemmeno che sono qui.» Difficile. Sarebbe stata conscia della sua presenza lì ogni singolo istante della giornata. E della notte. «Dubito che possa essere una saggia soluzione.» Lui le prese le mani nelle sue. «Desidero solo stare per un po' di tempo lontano dalle mie responsabilità, e che mi sia data la possibilità di ritrovare l'affiatamento con un'amica.» Come sarebbe stato facile acconsentire alla sua richiesta, ma... «Non è piuttosto che desideri ritrovare l'affiatamento con me a letto?» 20
«Non ti chiederei mai nulla che tu non sia disposta a concedere di tua spontanea volontà.» Già, proprio questo era il problema, perché si sarebbe ritrovata disposta a concedergli tutto, non ricevendone in cambio niente se non delle notti di strabiliante piacere e degli altri bei ricordi che avrebbero cancellato momentaneamente quelli brutti. Insomma, Rafiq avrebbe rischiato di spezzarle il cuore un'altra volta. Ben sapendolo, Maysa si sfilò dalla sua presa e passeggiò per la stanza, soppesando i pro e i contro. Fu allora che un'idea le balenò per la mente. Avrebbe potuto sfruttare la presenza di Rafiq a suo vantaggio. Avrebbe potuto dimostrargli che durante il suo regno era assolutamente indispensabile migliorare l'assistenza sanitaria per le fasce meno abbienti. Avrebbe potuto fargli capire esattamente ciò che i poveri pativano di fronte alla malattia. E lo avrebbe fatto stando all'erta, impedendogli di tentarla ancora. Dopotutto, l'ala riservata agli ospiti era lontana dai suoi appartamenti privati. E, a parte questo, era una donna forte e indipendente. Era sopravvissuta a un matrimonio con un despota e al conseguente divorzio. Poteva benissimo gestire un re... o almeno era quello che si augurava. Forte di questa consapevolezza, tornò a volgersi verso Rafiq, sollevò il mento e lo fissò negli occhi. «D'accordo. Puoi restare.» Quando lui fece per ribattere qualcosa, Maysa alzò un dito per zittirlo. «A patto che tu ti attenga alle mie regole.» Rafiq la guardò con espressione sospettosa. «E cosa comporterebbero queste regole?» «Preferisco riservare i dettagli a più tardi.» «D'accordo» disse lui. «C'è qualcos'altro che richiedi da parte mia stasera?» Una risposta istintiva le passò per la mente ma era una risposta inappropriata e la congedò su due piedi. «No.» Rafiq consultò l'orologio prima di riportare l'attenzione su di lei. «Adesso devo tornare a palazzo. Continueremo 21
questa discussione domani, quando arriverò per iniziare il mio soggiorno qui.» Domani? «Pensavo ti ci volesse più tempo per predisporre tutto quanto.» O per cambiare idea. «Decido io cosa voglio o non voglio fare. Dopotutto, sono...» «Il re. Sì, lo so.» Fin troppo bene. «Ti accompagno all'uscita.» Camminarono fianco a fianco fino alla porta, dove Rafiq si fermò per osservarla attentamente. «Sarò sempre in debito con te, Maysa, e ti assicuro che non ho secondi fini.» Questo era da vedere. «Mi fa piacere sentirtelo dire. E mi riservo il diritto di aggiungere ulteriori condizioni nel caso dovessero sorgermi dei dubbi al riguardo.» «Mi sforzerò di riguadagnarmi la tua fiducia. Quella che nutrivi per me prima che le nostre vite interferissero con il nostro rapporto.» Maysa avrebbe tanto voluto credergli. Soprattutto, avrebbe voluto non sentirsi così attratta da lui. Con la tensione chiaramente palpabile, rimasero l'uno di fronte all'altra per dei lunghi istanti. Maysa si rendeva conto che sarebbe bastato che si protendesse appena verso di lui perché si ritrovasse fra le sue braccia, modellata contro al suo corpo. Prima di perdere il controllo, si schiarì la gola e indietreggiò. «Le auguro una buona notte, Maestà. A domani.» «Sarò qui prima della fine del giorno, dottoressa Barad.» Dopo che Rafiq ebbe aperto la porta e si fu incamminato verso l'auto che lo attendeva, Maysa ponderò la prima regola. Una regola importante che avrebbe potuto salvarla da se stessa. «Rafiq» gridò prima che lui salisse a bordo. «Ho un'ultima cosa da dirti prima che tu parta.» Lui si girò, sfoderando un'espressione guardinga. «Hai avuto dei ripensamenti?» No, non ne aveva avuti, anche se forse avrebbe dovuto. 22
«No. Ho pensato alla prima regola che dovremo rispettare entrambi.» «E quale sarebbe?» «Non ci saranno altri baci.» Lui le lanciò un sorriso d'intesa prima di montare in macchina. Mentre osservava le luci posteriori dell'auto scomparire in lontananza, Maysa scrollò il capo, ben sapendo che Rafiq Medhi avrebbe potuto benissimo convincerla a infrangere qualsiasi regola.
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dal 25 marzo 2057 - Nozze senza regole di Robyn Grady Scarlet Anders, seria e professionale, non è mai venuta meno alle sue regole, e mai accetterà di farlo per compiacere il milionario Daniel McNeal. Ma un'amnesia temporanea la trasforma in una donna sensuale e appassionata che Daniel non vede l'ora di sposare... SEXYGATE 2058 - Rapita dal piacere di Ann Major Quando Connor Storm, esperto di sicurezza, riesce a ritrovare l'ereditiera Anna Barton decide che una deviazione per prolungare il loro viaggio è assolutamente necessaria. Si concedono una notte a Las Vegas, per assecondare un piacere proibito e inarrestabile. I SEGRETI DI LAS VEGAS 2059 - Agli ordini di un milionario di Catherine Mann Durante un congedo il milionario Kyle Landis torna alla casa paterna per mostrare cosa è diventato e rinfrescare appassionati ricordi di letto con Phoebe Slater. Lei, però, non è più la ragazza frivola di un tempo e quando Kyle scoprirà il perché il suo mondo non sarà più lo stesso. 2060 - Conquista obbligata di Emilie Rose Pierce Hollister è dedito solo al lavoro, perciò decide di assumere una tata affinché si occupi del figlio. La candidata, la dolce Anna Aronson, ha una voce che riesce a incantare anche il cuore più duro e anche se non si fida di lei Pierce è intenzionato a conquistarla. AFFARI MILIONARI
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