D2094 ancora nel suo letto

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SARAH M. ANDERSON

Ancora nel suo letto


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Expecting a Bolton Baby Harlequin Desire © 2013 Sarah M. Anderson Traduzione di Roberta Canovi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny ottobre 2014 Questo volume è stato stampato nel settembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2094 del 14/10/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Che cosa stava facendo Stella? Per la centesima volta, quella settimana, Bobby si ritrovò a porsi la stessa domanda. E la risposta era sempre la stessa: non ne aveva idea. Ma avrebbe voluto saperlo. Forse avrebbe dovuto insistere per avere il suo numero, dopo quella notte selvaggia al night. Già, avrebbe dovuto. Ma Bobby Bolton non correva dietro alle donne. Si godeva la loro compagnia – di solito per una sera, più raramente per un fine settimana – e la cosa finiva lì. Non gli interessava il lungo termine, la relazione. Si divertivano e si lasciavano da amici. Era quello il modo in cui aveva sempre interagito con l'altro sesso. Fino a quella sera, due mesi prima, quando aveva conosciuto Stella. L'ultima sera in cui gli era sembrato di avere il mondo in mano. La FreeFall, la rete televisiva che aveva comprato il suo reality show, che nella versione definitiva era diventato The Bolton Bikers Boys, aveva organizzato un party per l'imminente inizio di stagione. Era il tipo di eventi per cui Bobby viveva: persone glamour in un ambiente glamour. Ma persino mentre socializzava con quelli che avrebbero potuto tornargli utili, la donna seduta da sola al bar aveva colto la sua attenzione. Aveva uno stile che la differenziava da tutti gli altri: invece che troppo stretto o troppo 5


corto, vestiva un abito con maniche lunghe ricoperto di cinghie di pelle e fibbie che lasciava la schiena completamente scoperta. L'indumento attirava l'attenzione, ma la donna che lo indossava era sola, lo sguardo che vagava sulla folla. Quando le aveva offerto da bere non aveva idea di chi fosse. Lei gli aveva raccontato di essere una stilista, ma non aveva menzionato il proprio cognome. L'aveva stregato con il suo stile audace, l'accento britannico e la distanza che teneva dal resto dei presenti. Tranne che da lui: avevano chiacchierato come vecchi amici, scherzando con battute che solo loro trovavano divertenti. Bobby non aveva saputo resisterle. E quello doveva essere stato il motivo per cui si erano ritrovati sui sedili posteriori di una limousine con una bottiglia di champagne e un paio di preservativi. Solo dopo, quando lui le aveva chiesto il numero di telefono, lei aveva sganciato la bomba: era Stella Caine, unica figlia di David Caine, proprietario della FreeFall e investitore principale del nuovo progetto di Bobby, e notoriamente l'uomo più conservatore al mondo. La terra gli era crollata sotto ai piedi. Come aveva potuto essere tanto stupido? Che cosa sarebbe successo una volta che lei avesse raccontato al padre cos'era accaduto? David Caine l'avrebbe rovinato, ecco cosa sarebbe successo, mandando in frantumi tutto ciò per cui aveva lavorato sodo. E comunque, neanche dopo aver rivelato la propria identità gli aveva dato il numero; solo un bacio sulla guancia e un: È meglio così, lasciando Bobby a chiedersi: Meglio per chi? Dopodiché non l'aveva più vista né sentita. Né era stato convocato e strapazzato da Caine per avergli corrotto la figlia. Tutto ciò che gli restava di lei era una fotografia. E i ricordi. Proprio in quel momento Vicky, l'assistente di produzione, annunciò che le riprese erano concluse. «Serve al6


tro?» gli domandò risvegliandolo da quei pensieri. Giusto. Bobby non era più a New York; stava registrando gli episodi del reality in Sud Dakota. E Stella Caine gli aveva fato capire chiaramente di non voler avere più niente a che fare con lui. Doveva smettere di pensare a lei e concentrarsi sul lavoro. «Per oggi abbiamo finito» informò Vicky mentre si guardava intorno nella piccola baracca di cantiere che gli faceva da ufficio e, sempre più spesso, da casa. Erano le quattro di un venerdì pomeriggio di metà novembre, il sole al tramonto che stava cedendo il passo al grigiore invernale. Gli operai avevano già finito il turno in cantiere; la troupe televisiva si era fermata un po' di più per riprendere Bobby alla scrivania, con un'aria occupata e preoccupata. Non aveva avuto bisogno di recitare, quel giorno. Cosa diavolo gli era preso? Aveva tutto ciò che aveva sempre sognato: il reality show aveva debuttato con ascolti impressionanti, e il contratto firmato col produttore copriva la metà dei finanziamenti di cui aveva bisogno per iniziare la costruzione del Crazy Horse Resort, che veniva ripresa per il programma. A dieci miglia da Sturgis, in Sud Dakota, il Crazy Horse Resort sarebbe diventato la destinazione must per i motociclisti del weekend – i medici, i giocatori di borsa, gli avvocati che facevano soldi a palate in settimana e il sabato e la domenica si scatenavano in sella vestiti di pelle. Si sarebbe trattato di una destinazione a cinque stelle completa di SPA, negozi, tre ristoranti, un nightclub e una boutique e un'officina Crazy Horse in modo che gli ospiti potessero acquistare accessori o nuovi mezzi. Era la sinergia perfetta tra forma e funzione e avrebbe trasformato il Crazy Horse in uno stile di vita. Il reality show, che mostrava al mondo non solo la costruzione della struttura, ma anche la famiglia Bolton e la loro azienda, era anche stato una grossa spinta alle vendite delle moto customizzate realizzate dal fratello Billy: il 7


Crazy Horse Choppers era ormai un marchio internazionale con un seguito fedele sia tra le celebrità, sia tra i motociclisti veri, e Bobby era il direttore marketing. Aveva lavorato anni per arrivare a quel punto. Era ricco, famoso e potente. Tutti i suoi sogni si erano realizzati. Secondo qualunque standard, aveva una vita di successo. Allora perché diavolo si sentiva così... insicuro? Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva dormito a casa; invece che passare le notti nel comodo e ampio letto matrimoniale con lenzuola di cotone egiziano, raccattava qualche scarsa ora di riposo sul divano della baracca; invece che prepararsi i pasti nella cucina perfettamente attrezzata dell'appartamento, si serviva di microonde e caffettiera; e invece che godersi la vasca idromassaggio, si accontentava del bagno microscopico in dotazione. I suoi giorni erano diventati un mix di caffè, costruzioni, telecamere. Per la miseria, non aveva nemmeno più fatto un viaggio d'affari da quando era tornato da New York – due mesi prima. Datti una svegliata. Come Ben e Billy, i suoi fratelli maggiori, non mancavano mai di ricordargli, se l'era cercata. E loro non si sarebbero fatti avanti per dargli una mano: pensavano che le sue idee fossero ridicole, e si aspettavano che fallisse, perciò Bobby avrebbe fatto tutto il possibile per dimostrare che si sbagliavano. Compreso vivere in una baracca da cantiere e rivedere i conti il venerdì sera. Presto avrebbe avuto per sé l'attico del resort, con tanto di ascensore privato, splendida vista sulle Black Hills e, soprattutto, non avrebbe più vissuto all'ombra di nessuno. Non di suo padre, Bruce, e del suo modo fuori dalla realtà di mandare avanti l'azienda; non di Billy, con la sua testardaggine di costruire le moto che voleva lui, e non quelle che chiedevano i clienti; e non di Ben e della sua schiavistica devozione al bilancio in positivo. Sapeva che i fratelli lo consideravano uno sciocco fan8


farone, ma si sarebbe fatto valere; nessuno gli avrebbe rovinato quell'accordo. Per la prima volta in vita sua, Bobby avrebbe avuto qualcosa che era suo e soltanto suo: il proprio regno personale. Avrebbe avuto il controllo assoluto – avrebbe assunto i cuochi che preferiva, i progettisti che gli andavano maggiormente a genio. Era un grande sogno, ma sognare in grande era ciò che gli riusciva meglio. Il rumore di una portiera che sbatteva lo riportò al presente. Avevano avuto qualche problema con i ladri di rame di recente; per questo aveva ingaggiato una guardia privata, ma Larry ci impiegava circa venti minuti a fare il giro di tutto il sito. Poi sentì fischiare. Un motivetto scherzoso, sembrava. Quindi non solo ladri, ma anche sbruffoni. Bobby aprì il cassetto inferiore della scrivania e afferrò la Glock; l'aveva comprata qualche tempo prima, dopo aver sentito il racconto di imprenditori finiti in bancarotta per il furto di materiale grezzo dai cantieri; l'assicurazione di solito ripagava il danno, ma poi alzava il premio. Bobby si rifiutava di pagare due volte lo stesso materiale. Avrebbero imparato in fretta che nessuno ruba ai Bolton. Aveva appena tolto la sicura alla pistola quando qualcuno bussò alla porta. Sussultò. I ladri di rame non bussano. «Arrivo» rispose in mancanza di un piano migliore. Si infilò la pistola nella cintura dietro la schiena. Poteva essere Cass, la receptionist del Crazy Horse; di tanto in tanto passava a controllarlo, magari era venuta a tormentarlo per qualche motivo. Bobby aprì la porta. La luce della baracca si diffuse all'esterno nella sera, illuminando... un leprecauno? Sbatté le palpebre, ma l'immagine rimase la stessa: un tipo basso e rotondetto con un gilet verde sopra una camicia a quadri sotto un impermeabile, capelli rossastri che sbucavano da 9


sotto uno di quei cappelli che portano i vecchi. «Ah, eccoti qua» esordì il leprecauno con un inconfondibile accento irlandese, rivolgendo a Bobby un sogghigno arrogante. «Sei un osso duro da rintracciare, amico.» «Mi scusi?» Bobby guardò alle spalle dell'ometto e vide una berlina nera, coi vetri così scuri da essere illegali in diversi Stati. E tutt'a un tratto Bobby si rese conto di aver visto quella macchina – una Jaguar – durante l'intera settimana. Passava accanto al cantiere alle ore più strane, la brillantezza della vettura che la faceva risaltare quanto una primula rossa. Spostò una mano dietro la schiena, cercando di non farsi notare, e nel contempo di afferrare la Glock. E senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò la canna mozza di un'altra pistola puntata sul naso. «Non penso che sia una grande idea, amico.» Il leprecauno tese l'altra mano. «Coraggio, dammi la pistola.» «Chi sei?» Se doveva rinunciare alla propria arma, almeno meritava un nome. «Mi chiamano Mickey.» Quando ebbe la Glock in mano, aggiunse: «Bravo ragazzo. L'ha detto che eri intelligente. Non mi piace dimostrarle che si sbaglia». «Cosa? Chi?» Questo gli guadagnò un altro sorrisetto arrogante. «C'è nessun altro qui dentro?» domandò l'uomo infilando la testa nella baracca per guardarsi intorno. «No.» Anche se sapeva che avrebbe fatto meglio a tener d'occhio questo Mickey, Bobby si ritrovò a fissare la berlina nera. Dimostrarle? «Non fare sciocchezze e andremo d'accordo» lo ammonì Mickey strizzando l'occhio. «Ora da bravo, mettiti seduto e ricordati» lo istruì sventolandogli ancora la pistola sotto il naso, «una mossa stupida e dovrò infrangere la promessa che le ho fatto.» «Quale promessa?» «Di non farti male – perlomeno finché non lo dice lei.» Con quella spiegazione criptica, Mickey infilò in tasca 10


entrambe le armi e tornò alla macchina. Sempre fischiettando, aprì la portiera posteriore e tese la mano al passeggero. Dall'auto emerse una lunga gamba femminile, seguita da una seconda gamba altrettanto mozzafiato. Il battito di Bobby cominciò ad accelerare. Forse non stava per essere derubato, forse stava per accadere qualcosa di molto meglio. Per quale altro motivo un paio di gambe così si sarebbero trovate in quel posto a quell'ora? Una mano guantata si posò in quella di Mickey, quindi comparve una donna vestita di nero. Persino da lontano avrebbe distinto quei ciuffi dritti neri e il severo carré più lungo di cinque centimetri da una parte rispetto all'altra. Il battito di Bobby passò da un ritmo indiavolato alla calma piatta in meno di un secondo. Poteva trattarsi di una sola donna al mondo. Stella Caine. Bobby si sfregò gli occhi, ma la visione rimase la stessa. Stella. Com'era possibile? Per un istante lei rimase immobile, gli occhi che si posavano sul cantiere. Mickey le offrì il gomito, e a braccetto si incamminarono verso la baracca. Affascinante era tutto ciò che Bobby riuscì a pensare mentre i suoi fianchi ondeggiavano verso di lui. Una lunga pelliccia sintetica nera sembrava quasi ingoiarla per intero, eccezion fatta per il lampo di una gamba che attraversava la notte a ogni passo. Quando fu nel cerchio di luce che fuoriusciva dalla baracca, alzò lo sguardo. I suoi occhi, del verde più chiaro, lampeggiarono su di lui. Con tutto il suo stile estremo, gli occhi erano qualcosa di completamente diverso – dolci. Vulnerabili, addirittura. «Ciao, Bobby.» Tra loro si alzò un soffio di vento, come un avvertimento. Bobby percepì immediatamente di essere in pericolo, al di là del leprecauno armato. Se al loro primo in11


contro Stella era stata composta e riservata, quella sera era solo gelida come un ghiacciaio. Se era felice di vederlo di certo non lo dava a vedere. «Stella.» Per un momento, non ebbe la più pallida idea di cos'altro dire – il che era di per sé un fatto anomalo: Bobby sapeva sempre cosa dire, e quando dirlo. Era il suo dono, la capacità di leggere le persone e di sapere esattamente cosa avevano bisogno di sentire. Era quel dono che lo aveva portato tanto avanti, nella vita. Evidentemente, in quel momento aveva stabilito di venirgli meno. In effetti non desiderava parlare; voleva prenderla tra le braccia e dirle che non l'avrebbe mai più persa di vista. Ma sapeva che probabilmente, se l'avesse fatto, si sarebbe ritrovato una pallottola in corpo. «Entra» offrì dunque in mancanza di meglio. Si fece da parte per lasciarla passare, e fu circondato dal suo profumo di lavanda. Mickey non la seguì. Si appoggiò alla ringhiera, incurante della temperatura invernale. «Fa' il bravo» ammonì Bobby con un cenno. «Non vorrei proprio dover fare irruzione, non sarebbe da gentiluomo.» Più confuso che spaventato, Bobby chiuse la porta e riportò l'attenzione sulla donna che si stava guardando intorno con evidente disprezzo. Di nuovo, sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa – New York era un universo di distanza da Sturgis, Sud Dakota, da qualsiasi punto di vista la si guardava. Ma, di nuovo, gli vennero meno le parole. «Vuoi... vuoi darmi il cappotto?» Stella gli diede le spalle, ma lui vide che si stava sciogliendo la cintura. Si fece avanti e le posò le mani sulle spalle. La pelliccia gli scivolò tra le mani, rivelando un pizzo arancione vedo-non-vedo che le ricopriva le braccia e la schiena ma non lasciava niente all'immaginazione. Lo fissò per un secondo prima di distinguere la trama – teschi. Il pizzo era formato da piccoli teschi. Era assurdamente 12


femminile e assolutamente sfacciato – molto da Stella. Al di sotto, aveva cucito un corsetto di pelle, che si prolungava in una gonna di maglia che arrivava fino a terra e, da dietro, sembrava addirittura puritana. Poi lei fece un passo avanti e Bobby vide che sul davanti c'erano due lunghi spacchi che salivano fino alle cosce. Il battito accelerò di nuovo. Solo Stella Caine poteva fare un figurone con un abito che la ricopriva interamente rivelando praticamente tutto. Cosa ci faceva lì? E perché lui la bramava ancora così tanto? Fu assalito dall'improvvisa tentazione di baciarle la nuca, proprio sotto il taglio dei capelli. L'aveva già fatto, pressandola contro la porta sul retro mentre sfuggivano al night per trovare la privacy della limousine. Dovette usare tutte le forze per combattere quella tentazione. «Vuoi accomodarti?» Con lo sguardo attraversò la stanza fino ad atterrare sul divano appoggiato sull'altra parete. In quel momento lo vide attraverso gli occhi di Stella: era gibboso per via di tutte le volte che lui ci aveva dormito, e qualcuno ci aveva rovesciato sopra del caffè. «No, grazie» rispose infatti lei con tono freddo, lisciando con le mani la gonna. Bobby si passò una mano tra i capelli e abbassò lo sguardo sui suoi piedi. Stivali neri di pelle con altre fibbie, coi tacchi che dovevano essere di dieci centimetri. Non aveva idea di quanto avesse viaggiato quel giorno, ma di certo quelle scarpe non potevano essere comode. «Aspetta, tieni questa.» La poltroncina della scrivania, perlomeno, era abbastanza nuova. Stella accettò con un cenno di apprezzamento, e quando si fu seduta accavallò le gambe e gli spacchi della gonna le lasciarono esposta la gamba destra; lo stivale arrivava fin quasi al ginocchio, ma c'era qualcosa in quel lampo di pelle, dal ginocchio alla coscia, di incredibilmente erotico. Bobby andò a sedersi sul divano malconcio. «Il tuo abi13


to è straordinario» si complimentò quando il silenzio si era prolungato troppo a lungo. Stella gli rispose con un sorriso irrigidito. «Grazie. L'ho fatto io, ovviamente.» «Dove hai trovato il pizzo di teschi?» Quando lei strinse gli occhi, capì di aver detto la cosa sbagliata. «L'ho fatto io» ripeté, l'accento che scandiva le parole. «Hai fatto tu il pizzo?» «Si chiama chiacchierino, se proprio vuoi saperlo. È una mia invenzione, una mia creazione.» Bobby fissò il tessuto. Da lontano, non si distinguevano i teschi. Le calzava come una seconda pelle. «Sorprendente. Straordinario.» Intendeva il pizzo, ma si rese conto di fissarla negli occhi mentre lo diceva. Un timido rossore le colorì le guance. «Grazie» ripeté, la voce più morbida. Dopodiché abbassò lo sguardo. Quella, almeno, era stata la cosa giusta da dire. Ma di certo lei non aveva fatto tutta quella strada in cerca di complimenti, quindi tentò di nuovo. «Mickey sembra un tipo... interessante. Lo conosci da molto?» «Da... moltissimo tempo.» Okay, quindi non avrebbero parlato di Mickey. Il che lo lasciava a corto di idee. Per fortuna Stella decise di cavarlo d'impaccio. «È carino» osservò guardandosi di nuovo intorno. E riuscì a suonare ironica e spiritosa e tagliente allo stesso tempo. «Vero?» confermò, sollevato di avere finalmente un'apertura. «Solo il meglio, in questo cantiere. Ho un appartamento giù in città» si sentì obbligato ad aggiungere, «ma solo finché non sarà finito il resort: a quel punto vivrò qui.» Diavolo, non stava andando affatto bene. Suonava come se ci stesse provando troppo – il che era vero. La confusione può avere questo effetto su un uomo. Che fine aveva fatto la sua parlantina? L'abilità di intor14


tare chiunque, in qualunque momento, in qualunque luogo? Che fine aveva fatto l'uomo che non era stato in grado di togliere le mani di dosso a quella donna? Non gli piaceva sentirsi così sbilanciato; era una sensazione estranea e fastidiosa. «È da una settimana che non torni al tuo appartamento.» Bobby sbarrò gli occhi. Perché era andata da lui? «Mi sono dedicato al lavoro qui in cantiere. Vuoi vedere le piante?» Squallido, persino alle sue stesse orecchie, ma stava disperatamente cercando di stabilire una connessione con lei. Stella non rispose, si limitò a guardarlo. Per la miseria, avrebbe voluto riuscire a interpretare quello sguardo – arrabbiato e frustrato, come se si stesse a stento aggrappando alle buone maniere. Ma sotto tutto il resto, in quegli occhi bolliva qualcos'altro. Era preoccupata. Alla fine, lei si mosse. Si passò un dito sulla bocca, come se avesse mangiato qualcosa di cattivo, dopodiché prese un profondo respiro, raddrizzò le spalle e lanciò una bomba nel mezzo della stanza. «Sono incinta.»

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2093 - Un'ereditiera da sedurre di Robyn Grady Per Daniel Warren, architetto di successo, la progettazione della nuova sede del TCC è una sfida eccitante. Ma mai quanto conquistare il corpo e il cuore di Elizabeth, ereditiera e socialite della città di Royal. Entrambi sanno che potranno avere solo poche notti, ma... IL CLUB DEI MILIONARI 2094 - Ancora nel suo letto di Sarah M. Anderson Bobby Bolton è sempre stato considerato un ribelle e un incapace. L'unica volta che sentiva di essere riuscito a conquistare qualcosa era stato costretto a rinunciare. Lui, però, non ha mai dimenticato Stella, la donna che lo apprezzava per quello che era. I FRATELLI BOLTON 2095 - Sei tutto ciò che voglio... di Emily McKay Il milionario Griffin Cain è in grado di compiere magie a letto. Al punto che persino Sydney Edwards, compassata segretaria della Cain Enterprises, cede dinanzi alle sue lusinghe, trasformandosi in una donna sensuale e sfrenata. La loro passione, però, deve restare segreta. 2096 - La musica dei sensi di Catherine Mann Ti desidero da sempre. E sono riuscito a sedurti, con parole dolci e falsità, e a incantarti con la mia musica. Per poi abbandonarti, perché il mio essere ti avrebbe distrutta. Oggi come allora, ogni nota del mio pianoforte è una parola d'amore per te. I PADRONI DEL SUCCESSO


dal 25 novembre 2097 - Volontà e tentazione di Brenda Jackson Per Zeke Travers, esperto di sicurezza affascinante come il peccato, letto e lavoro sono un connubio pericoloso. L'amore, poi, non è nei suoi programmi. Fino a quando non incontra Sheila: la dolcezza di lei riesce a scalfire il suo cuore di ghiaccio, e una note... IL CLUB DEI MILIONARI 2098 - Il re della vendetta di Maureen Child Lei lo ha sposato. Lo ha usato. E, infine, lo ha lasciato. Per cinque anni Rico King ha meditato vendetta e ora finalmente la ruota del destino gira a suo favore. Teresa, ladra di professione e seduttrice seriale, è in pericolo e solo lui può salvarla. In cambio, dovrà... I SIGNORI DELLA CALIFORNIA 2099 - L'erede illegittimo di Emily McKay Cooper Larson è abituato a essere trattato con sufficienza. Lui è il figlio illegittimo di Hollister Cain, uomo crudele e vendicativo, e nelle sue vene scorre lo stesso maledetto sangue. Forse è per questo che la prospettiva di sedurre la bella e algida Portia è così intrigante. 2100 - Scontro appassionato di Catherine Mann Il Natale non ha alcuna attrattiva per Rowan Boothe, milionario e primario di un ospedale in Africa. Come se non bastasse, la sua routine viene sconvolta dall'invasione di Mariama Madara, principessa in fuga dalla stampa e in cerca della sua protezione. I Padroni del Successo


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