Debito d'amore

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CATHY WILLIAMS

Debito d'amore


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Wedding Night Debt Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2015 Cathy Williams Traduzione di Mion Paola Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony giugno 2016 Questo volume è stato stampato nel maggio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3092 del 24/06/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Divorzio. Era una cosa che capitava agli altri, a quelli che non si preoccupavano del loro matrimonio, che non avevano capito che bisognava prendersi cura l'uno dell'altro con attenzione e delicatezza. O, almeno, era così che aveva sempre pensato Lucy, e ora si chiedeva come mai fosse finita lì, in una grande e lussuosa casa di Londra, ad aspettare l'arrivo del marito a cui intendeva chiedere proprio il divorzio. Guardò l'orologio tempestato di diamanti e si sentì contrarre lo stomaco. Sarebbe arrivato di lì a poco. Non ricordava dove avesse trascorso le ultime due settimane. Forse a New York, o Parigi? O magari nella villa di Mustique? Magari era stato là con un'altra donna, chi poteva saperlo? Certo non lei. Respinse un moto di autocommiserazione e inghiottì le lacrime. Era sposata da un anno e mezzo, e avrebbe ormai dovuto abituarsi al fatto che i suoi sogni giovanili si erano infranti. Si guardò nel grande specchio che dominava l'ambiente ultramoderno della sala. Alta, snella e con i capelli biondi e lisci che le cadevano sulle spalle, a sedici anni suo padre aveva cercato di farle abbracciare la carriera di modella, ma lei si era opposta. Non che le fosse servito a qualcosa, dal momento che era finita lì a recitare la parte della mo5


glie perfetta, ruolo per il quale non c'era bisogno di grandi abilità, e dove certo non era richiesta la sua laurea in matematica. Stentava a riconoscersi: da quando, in una calda sera di giugno, languiva in un completino intimo di seta con gioielli da principessa e tacchi alti, a ora, trasformata nell'icona della moglie ideale, senza però il marito che tornava a casa ogni sera a chiedere che cosa ci fosse per cena. Il che sarebbe stato comunque qualcosa in più di quanto aveva lei... e cioè nulla. Oh no, si corresse. Il nulla era al passato. Da due mesi la situazione era cambiata, anche se lei aveva tenuto quel segreto per sé. In ogni caso, era ora di finirla con quello scimmiottamento, quell'atteggiarsi a bambola bella e costosa che sorrideva nell'intrattenere ospiti eleganti e molto, molto ricchi. Sì, quello che ci voleva era il divorzio. Sarebbe stata libera. Anche se non vedeva la ragione per cui il marito dovesse opporsi, un moto di nervosismo la attraversò al pensiero della sua reazione. Dopotutto Carlos Ruiz era il tipico uomo sicuro e pieno di sé che giocava sempre secondo le proprie regole. Era l'uomo più sexy della terra, e anche il più intimidatorio. Ma non avrebbe intimidito lei. Udì la porta di ingresso che sbatteva e sussultò, ma si sforzò di girarsi quietamente quando avvertì la sua presenza dominare la stanza anche prima che lo guardasse. Persino adesso, con tutta l'ostilità che nutriva per lui, la sua avvenenza fisica era tale da mozzarle il fiato. A ventidue anni, la prima volta che lo aveva visto l'aveva considerato l'uomo più sexy e bello del mondo, e da quel punto di vista nulla era cambiato. I capelli neri incorniciavano lineamenti perfetti e arroganti e gli occhi d'argento, così insoliti su una pelle 6


bronzea, erano frangiati da folte ciglia scure. La bocca era piena e sensuale, e tutto in lui avvertiva che non era un uomo col quale mettersi in competizione. «Cosa fai qui? Pensavo fossi a Parigi» osservò Carlos entrando nella stanza mentre si toglieva la cravatta. Sorpresa, sorpresa. Era raro che si incontrassero senza essersi accordati in precedenza, e le loro conversazioni erano sempre gentili e formali, mai spontanee o sincere. Quando erano entrambi a Londra, era perché partecipavano a eventi sociali; in realtà occupavano zone separate della casa, incontrandosi solo nel salone, già vestiti per uscire a mostrare un'immagine impeccabile che non poteva essere più lontana dalla verità. A volte lei lo accompagnava a Parigi, New York o Hong Kong, come un perfetto accessorio da mostrare: intelligente, ben educata, e bellissima. Carlos buttò la cravatta sul divano e si girò a guardarla, corrugando la fronte mentre apriva i bottoni del colletto. «A cosa devo questo piacere inaspettato?» Lucy inalò il suo profumo, così unico e mascolino. «Sto forse scombinando i tuoi progetti per la serata?» replicò, guardando il torace che cominciava ad apparire nell'apertura della camicia. «I miei piani sono di studiare i documenti legali di una compagnia che sto per acquisire. Che cosa pensi di scombinare?» «Non ne ho idea. Non so cosa fai di solito quando non ci sono.» «Vuoi che te lo spieghi?» «Non mi importa di quello che fai, anche se ammetto che poteva essere imbarazzante se fossi arrivato a casa con un'altra donna.» Fece una breve risata, odiandosi per come doveva suonare: dura, fredda e remota. 7


Non era stato sempre così. Per la verità, era stata talmente stupida all'inizio da credere che lui fosse interessato a lei, attratto da lei. Erano usciti insieme alcune volte, e lei lo aveva fatto ridere raccontandogli dei suoi compagni di università e delle loro avventure, mentre lui le aveva parlato dei luoghi che aveva visitato. Il fatto che suo padre avesse approvato la loro relazione era stato come un semaforo verde, giacché fino ad allora aveva sempre disapprovato ogni sua scelta, ogni ragazzo che avesse mai frequentato. Se non fosse stata tanto annebbiata da quell'attrazione nascente, si sarebbe chiesta la ragione di quell'improvvisa benevolenza. Quando Carlos, però, le aveva fatto la dichiarazione, era stata talmente felice da non pensare ad altro. Il corteggiamento era stato intenso e breve e in men che non si dica si era ritrovata con un anello al dito, contenta di sentirsi amata, voluta, desiderata. A volte si domandava se avrebbe continuato a sentirsi in quel modo se non avesse udito per caso quella conversazione, la sera del matrimonio. Era così eccitata e fremente al pensiero della loro partenza per la luna di miele alle Maldive, e così trepidante in attesa della loro prima notte insieme, poiché fino ad allora lui si era comportato da perfetto gentiluomo. Dal momento che non lo aveva più visto nel giardino affollato di ospiti ormai quasi ubriachi, era entrata in casa a cercarlo e attraversando il corridoio aveva udito la sua voce proveniente dallo studio del padre. Si era fermata ad ascoltare. Un matrimonio combinato... una azienda da annettere... Suo padre era in rovina a causa dei debiti, e Carlos Ruiz si era preso la sua azienda, insieme alla figlia come benefit in più. O forse, si era detta ripensandoci in seguito, suo padre aveva offerto la figlia proprio per restare in qualche modo collegato 8


all'azienda che stava perdendo. In ogni caso, come era poi emerso dalla conversazione che ne era seguita tra lei e il padre, lei aveva rappresentato la salvezza per il padre, e l'elevazione sociale che Carlos non avrebbe mai potuto comprare da solo, neppure con tutto il suo denaro. Nel giro di poche ore, Lucy era cresciuta. Era una donna sposata e il suo matrimonio era finito prima ancora di cominciare. Solo che, come le aveva spiegato il padre, non poteva liberarsene. Voleva forse vedere affondare completamente le finanze della sua famiglia? Peggio, voleva vederlo andare in prigione a causa dei troppi debiti e delle operazioni illegali che aveva fatto? Voleva forse che lui finisse oggetto di disprezzo? Così Lucy aveva risparmiato al padre di finire dietro le sbarre, anche se, a dire il vero, dietro le sbarre era finita lei. L'unica condizione che aveva ottenuto, dopo estenuanti discussioni, era stata di essere una moglie solo di nome. Niente sesso. Niente romanticherie insieme. Se Carlos pensava di aver comprato il suo corpo e la sua anima, be', gli avrebbe dimostrato che si sbagliava. Bruciava di vergogna quando pensava al modo ingenuo e stupido in cui si era innamorata di lui. A quel punto aveva messo tutti i suoi sogni in una scatola, l'aveva chiusa e aveva buttato via la chiave. E ora eccola lì. «C'è qualche problema nell'appartamento di Parigi?» le chiese Carlos. «Vuoi qualcosa da bere? Un brindisi per festeggiare questo incontro inaspettato?» La sua storia con il padre di Lucy veniva da lontano. Aveva aspettato per anni il momento giusto per farsi avanti, per portargli via ogni cosa: la vendetta è un piatto che si gusta freddo. E all'inizio la figlia non 9


faceva parte dei suoi piani, ma una volta che aveva messo gli occhi su di lei, aveva deciso che la voleva. La sua innocenza, la sua bellezza, avevano toccato qualcosa in lui, sotto la scorza di duro cinismo. Ancora, però, non l'aveva inserita nel pacchetto. Pensava soltanto di portarsela a letto prima di concludere la faccenda con il padre. Solo che gli era bastato uscire poche volte con Lucy per capire che voleva di più. Un anno e mezzo dopo, il loro matrimonio era secco come polvere. Non era mai riuscito a toccare quel suo meraviglioso corpo e aveva la sconfortante convinzione che, per quanto fosse stato convinto di aver vinto lui la partita, in realtà lei e suo padre lo avevano menato per il naso. Invece di accaparrarsi la compagnia e consegnare Robert Bishop in mano alla polizia, aveva salvato l'azienda perché quello che voleva di più era avere Lucy, e Lucy era la condizione che suo padre aveva messo sul piatto della bilancia. D'accordo, Robert era comunque stato estromesso dagli affari, ricevendo solo un modesto emolumento che gli aveva insegnato le gioie di una vita frugale, tuttavia lui era rimasto a bocca asciutta. Lucy scosse il capo all'offerta del drink, ma Carlos la ignorò versando whisky per sé e vino per lei. «Rilassati» le disse mettendole il bicchiere in mano e avvicinandosi poi alla vetrata per contemplare il panorama. Lucy era stata cristallina quella notte del matrimonio, quando aveva stabilito che non ci sarebbe stato sesso, niente intimità, niente condivisione. Lui non le aveva neppure chiesto come avesse fatto a sapere dell'accordo, che cosa le avesse detto il padre. Era stato battuto e questa era stata la fine della storia. Dal canto suo, Lucy aveva giocato alla perfezione la parte della moglie intoccabile. Del resto, possedeva 10


quella peculiare, innata innocenza che nessuna modella o attrice avrebbe potuto imitare. Sembrava una donna ancora in attesa della vita, e questo era un dono che conquistava indiscriminatamente. Certo era il miglior bene che un uomo potesse ostentare. «Non c'è nulla che non va a Parigi» replicò Lucy bevendo un sorso di vino. «Ho solo deciso che dovevamo... parlare...» «Davvero? E di cosa? Non dirmi che hai bisogno di denaro... il tuo conto è sempre ben fornito. Hai forse visto qualcosa che ti piace? Una casa in Italia? A Firenze? Comprala.» Bevve il suo whisky. «Purché sia qualcosa che possa essere considerato un affare, non ho problemi.» «Perché dovrei voler comprare una casa, Carlos?» «Che altro allora? Gioielli? Un quadro? Cosa?» Quell'aria di annoiata condiscendenza la irritò. Di solito erano almeno gentili, per quanto formali. «Non voglio comprare niente.» Mosse qualche passo nella sala disseminata di oggetti esclusivi e molto costosi. Che lei conosceva bene, giacché era suo compito assicurarsi che tutto fosse sempre al meglio, sempre al top ed esclusivo. «In questo caso, perché non vai al punto e non dici quello che devi dire? Ho davanti una notte di lavoro...» «Ah, certo, e non ti aspettavi di trovarmi qui ad annoiarti, altrimenti non ti saresti disturbato a venire.» Lui si strinse nelle spalle, senza dire nulla. «Sono dell'idea» riprese Lucy senza fiato, «che le cose tra di noi siano cambiate da quando papà è morto, sei mesi fa.» Lui appoggiò il bicchiere vuoto, senza distogliere gli occhi da lei. A suo parere, il mondo era un posto 11


migliore senza Robert Bishop. Di certo più onesto. Non sapeva se sua moglie fosse d'accordo o meno con lui, al funerale era stata composta, gli occhi nascosti dietro grandi occhiali scuri. «Spiegati.» «Non voglio più essere legata a te, e non c'è più bisogno che lo sia.» Cercò di apparire sicura, anche se il suo sguardo freddo la metteva sottosopra. «Tuttavia sei anche legata a uno stile di vita che la maggior parte delle donne troverebbe invidiabile.» «Allora dovresti lasciarmi andare per scegliere una di quelle donne» replicò lei con le guance che bruciavano. «Saresti più felice. Sono sicura che lo saresti, giacché sei ben conscio che io.... non sono per niente felice. O forse non ti importa.» Si sedette sul divano e incrociò le gambe, ma si rifiutò di incontrare il suo sguardo. Lui aveva ancora il potere di farle qualcosa dentro, di farle contorcere le viscere, anche se Lucy aveva cercato in tutti i modi di soffocare le emozioni che provava. Era del tutto inappropriato essere attratta dall'uomo che ti aveva usato, che ti aveva sposato solo perché rappresentavi il suo passaporto nella società. Che stupida. Oh, certo, quando lui aveva finto di interessarsi a lei non aveva compreso, giacché era innamorata e accecata, ma dopo aver scoperto la verità era assurdo che avvertisse ancora dei palpiti per lui. «Mi stai dicendo che te ne vuoi andare?» «Puoi biasimarmi?» replicò lei in risposta incontrando quei freddi occhi grigi. «Il nostro non è un matrimonio, Carlos. Non uno vero. Non capisco neppure perché tu mi abbia voluta sposare, dal momento che non nutrivi alcun interesse nei miei confronti.» Suo padre le aveva spiegato che attraverso di lei Carlos voleva l'elevazione sociale, anche se lei non si era mai curata di chiedergli il motivo. Era una cosa di cui non 12


aveva mai parlato con il marito, era troppo umiliante. Era stata un bonus in più nell'accordo solo perché aveva il giusto aspetto e il giusto accento. «Potevi avere l'azienda di mio padre senza nessun bisogno di sposarmi. So bene che lui ha cercato di mettermi nel pacchetto per salvarsi dalla prigione, ma tu avresti potuto avere qualunque donna desiderassi.» «E tu come ti saresti sentita se tuo padre fosse stato incarcerato?» «Nessuno vuole vedere un familiare in prigione.» Era una strana scelta di parole, ma Carlos le ignorò. Era sconcertato dalla svolta che aveva preso quella serata. Davvero pensava di poterlo giocare in quel modo? Avere il suo anello, rifiutandosi a lui, e poi, non appena il padre era morto, estrometterlo dalla propria vita una seconda volta? Andò a versarsi un altro drink perché, in verità, ne aveva bisogno. «Dimmi una cosa, Lucy, cosa pensi del... come devo chiamarlo... del modo creativo con cui tuo padre ha amministrato il fondo pensione dell'azienda?» «Non mi ha mai spiegato nel dettaglio quello che aveva fatto» mormorò lei a disagio. Per la verità, fino a quella sgradevole conversazione avvenuta il giorno del suo matrimonio, lei non aveva saputo nulla delle finanze del padre, che l'aveva sempre tenuta all'oscuro. Se Carlos le avesse chiesto invece cosa pensava del padre la sua risposta non sarebbe stata esitante. Robert Bishop non aveva mai avuto problemi a farle sapere quanto fosse deluso da lei. Voleva un figlio maschio, e invece era nata lei. Era uno sciovinista che pensava le donne fossero esseri inferiori. Aveva fatto fare una vita d'inferno alla moglie, che era morta prematuramente all'età di trentotto anni. L'aveva tradita, disprezzata, umiliata, e lei aveva sopportato stoica13


mente poiché il divorzio non era qualcosa contemplato dalla sua famiglia. Il cancro l'aveva portata via pietosamente. Lucy aveva passato la propria esistenza a evitare il padre, cosa facile poiché era stata mandata in collegio a tredici anni, tuttavia non aveva mai smesso di odiarlo per quello che aveva fatto alla madre. Il che però non significava che sarebbe stata felice di vederlo in prigione. Non avrebbe giovato a sua madre, anzi, avrebbe in qualche modo infangato il ricordo del suo nome e della rispettabilità della sua famiglia. Guardandola, Carlos si domandò cosa le passasse per la testa. C'era in lei un che di remoto che lo muoveva alla curiosità. Nessuna donna riusciva ad avere un tale effetto sui suoi nervi. «Bene, ti spiego io la situazione, allora. Tuo padre ha passato anni a sottrarre denaro dal fondo pensione dei dipendenti finché non c'è stato più niente da portar via. Penso che avesse problemi di alcolismo, vero?» Lucy annuì. «Bene. Era un alcolizzato che non solo aveva rubato i fondi pensione, ma aveva praticamente portato l'azienda al fallimento. Sarebbe accaduto, se non fossi intervenuto io.» «E perché l'hai fatto?» domandò lei. Da quello che il padre le aveva detto, sapeva che proveniva da una classe sociale modesta, ma quando l'aveva conosciuto lei era già molto ricco. Perché mai si era interessato all'azienda del padre? E perché era tanto ansioso di un riscatto sociale? Carlos sentì il calore salirgli al volto. Era una lunga storia controversa e non aveva intenzione di raccontargliela. «Ne avevo la possibilità» rispose, la bella bocca atteggiata a un sorriso che riusciva ancora a far14


le battere il cuore. «Rilevare compagnie in fallimento spesso rende, quando si hanno gli agganci giusti e si sa come rimetterle in piedi. Inoltre, quante sono le aziende in fallimento che forniscono un bonus... come te? Ti sei guardata allo specchio di recente, mia adorata moglie? Quale uomo con un po' di sangue nelle vene avrebbe potuto resisterti? E tuo padre era fin troppo felice di concludere l'affare mettendoti sul piatto.» Vide come arrossiva e sbatteva le palpebre e per un attimo quasi si pentì di quanto aveva detto. Quasi. «Solo che non ti ho avuto, vero?» proseguì. «Sei uscita con me e mi hai fatto gli occhi dolci, lasciandomi avvicinare quel tanto che bastava per aver bisogno di una doccia fredda ogni volta che tornavo a casa, poiché esercitavi l'arte raffinata di ritrarti, e poi, la nostra prima notte di nozze mi hai informato che non intendevi fare parte di qualsiasi accordo io avessi sottoscritto. Mi hai stuzzicato e poi...» «Non ho mai avuto una simile intenzione!» sbottò lei, anche se poteva capire come lui avesse vissuto la situazione, dal suo punto di vista. «Chissà come mai trovo difficile crederti... Tu e tuo padre avete ordito un ottimo piano per assicurarvi che io fossi preso nella rete.» «Questo non è vero!» «Quando sono stato preso al laccio, hai recitato la tua commedia. E adesso parli di divorzio. Tuo padre non rischia più il carcere, e tu vuoi andartene.» Piegò il capo, e per la prima volta si domandò che cosa lei facesse durante le sue lunghe assenze. Avrebbe potuto farla controllare, ma non riusciva a immaginare la sua gelida moglie che tramava qualcosa alle sue spalle. Solo che non era sempre stata una vergine di ghiaccio... E perché voleva il divorzio adesso, dopo un de15


coroso periodo di lutto per la morte del padre? All'improvviso, un fiotto di rabbia lo assalì. Aveva forse un amante? «Voglio il divorzio perché tutti e due meritiamo qualcosa di meglio di ciò che abbiamo.» «Non avevo mai capito che avessi un animo tanto caritatevole da considerare anche le mie esigenze.» «Non c'è bisogno di essere sarcastici, Carlos.» «Chi è sarcastico? Ecco quello che penso...» Poi però si fermò, come se riflettesse. «Te ne vuoi andare, ma hai pensato che te ne andrai senza nulla?» «Cosa vuoi dire?» «Avevo preparato un accordo prematrimoniale, anche se non so se tu l'abbia letto per intero. Immagino che fossi talmente ansiosa di avermi al laccio, da pensare che quella firma fosse solo una formalità. Sbaglio?» Lucy ricordava di aver firmato un lungo, complicato e noioso documento. Decise di ignorare la sua accusa di averlo preso al laccio: raccontargli come erano andate le cose l'avrebbe fatta apparire come una sorta di agnello sacrificale, e non aveva intenzione di discutere con lui. Era scaltro e intelligente e ne sarebbe uscito comunque vincitore. Voleva solo andarsene, e non vederlo mai più. Per un attimo una fitta la trafisse, ma allontanò quella sensazione. «Data la mia ricchezza, ho pensato bene di proteggermi. Inutile che ti racconti adesso quanto ho dovuto pagare per ripianare le appropriazioni indebite di tuo padre, ma sappi che si trattava di milioni.» Emise un sospiro, come sempre sorpreso nel vedere il suo bel viso che appariva tanto innocente. Lucy invece si contemplò le unghie, poiché si sentiva sommersa dalla vergogna quando c'era di mezzo 16


suo padre. Pensò come sarebbe stato bello togliersi quello smalto sofisticato e buttare via tutti quei cosmetici costosi. Poi sollevò il viso e Carlos non poté fare a meno di chiedersi quale segreto nascondesse quel suo mezzo sorriso. «Finché sarai mia moglie, avrai tutto quello che vuoi» le spiegò, controllando la rabbia che gli montava dentro. «Hai sempre potuto acquistare quello che desideravi...» «Ho acquistato solo abiti, gioielli e accessori... di cui avevo bisogno per il ruolo che dovevo impersonare...» replicò lei stringendosi nelle spalle. «Si tratta di una tua scelta. Avresti potuto comprarti una flotta di auto, per quello che mi riguarda.» Lei fece una smorfia e lui per un attimo considerò la possibilità di concederle il divorzio senza obiezioni. D'altra parte, non era certo il tipo che intendeva possedere una donna che non lo voleva. Tutto quello che aveva voluto era la vendetta, e l'aveva avuta, anche se in modo diverso da quello che aveva pianificato. In ogni caso, si era preso l'azienda di Robert Bishop. E allora, qual era la ragione di mantenere quel matrimonio vuoto con Lucy? Solo che lei era la donna, una donna non comune, che gli aveva promesso quello che in realtà non gli aveva mai dato. «Se mi lascerai, lascerai qui anche i tuoi vestiti e ogni altro bene» le disse con voce dura. Lucy sobbalzò. Era sempre vissuta nella ricchezza, anche se non le era mai importato. Ma come poteva mantenersi ora? Si era lasciata coinvolgere in un matrimonio che l'aveva trasformata in una persona che non le piaceva affatto. «Non mi importa» affermò a voce bassa. 17


Lui sollevò un sopracciglio. «Certo che ti importa. Non sapresti neppure da che parte incominciare a cercarti un lavoro.» «Non puoi saperlo.» «Certo che posso. Sei cresciuta nella ricchezza, prima con tuo padre e poi con me. Che cosa ti ha preparato alla dura sfida chiamata realtà?» L'avrebbe lasciata senza un centesimo, poteva leggerglielo negli occhi. Non gli era mai importato nulla di lei, né gli importava ora. E aveva ragione, lei non era preparata alla realtà. Chissà quanto tempo le sarebbe servito per trovare un lavoro redditizio, e come si sarebbe mantenuta nel frattempo? «Vedo che cominci a farti un'idea...» osservò lui allungandosi in avanti, le mani appoggiate alle cosce. «Se vuoi andartene, ci sono due opzioni. Una andare via senza niente, e l'altra...» «E l'altra...?» fece eco lei, secca.

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