Lucy Monroe
Desiderio tra le dune
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Heart of a Desert Warrior Mistress to a Sheikh Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Anthology © 2012 Lucy Monroe © 2007 Lucy Monroe Traduzioni di Cornelia Scotti e Giovanna Cavalli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2013 Prima edizione Harmony Pack gennaio 2014 Questa edizione myLit gennaio 2018 MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 53 dello 02/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Il guerriero delle dune
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«Sembra che tu sia sul punto di affrontare il plotone d'esecuzione.» Le parole del suo assistente bloccarono Iris mentre scendeva la maestosa scalinata del palazzo. Soppresse una smorfia al commento azzeccato e si voltò a guardarlo con un sorriso forzato. «Tu invece mi sembri affamato.» «Sul serio, è solo una cena, vero?» «Certo.» Solo una cena. Dove si supponeva che avrebbero incontrato il loro contatto a Kadar: Asad, il secondo cugino dello sceicco Hakim, o qualcosa del genere. Anche lui era sceicco di una tribù di beduini nomadi dal nome complicato, Sha'b Al'najid. Asad era un nome piuttosto comune per uno sceicco. Quindi... non c'era motivo di pensare che fosse il suo Asad. Nessuna ragione se non quell'ansia che la perseguitava sin da quando lo sceicco Hakim aveva fatto il nome del cugino. Da quando aveva accettato l'incarico in Medio Oriente, Iris conviveva con la pesante sensazione che stesse per accadere qualcosa e a nulla era valso ignorare la premonizione. Con il passare delle ore, la sensazione cresceva sempre di più. «Non mi sento affatto rassicurato» dichiarò Russell 7
mentre poggiava il piede sullo scalino. Il suo tono era di finta allegria. «Non è che la parola cena sia sinonimo di rapimento e vendita a trafficanti di schiavi bianchi?» La frase assurda strappò a Iris una risata. «Sei un idiota.» Eppure le gambe rifiutarono di continuare a muoversi. «Però affascinante, devi ammetterlo. Chi non vorrebbe rapire uno come me?» le domandò ammiccando mentre si fermava ad aspettarla. Con quei capelli rossi e la pelle chiara, sarebbe potuto passare per suo fratello. Peccato non lo fosse. Con accanto un compagno, la sua infanzia sarebbe stata certo meno solitaria. I suoi genitori non erano stati crudeli, solo distratti. Loro si completavano a vicenda. Lavoravano insieme, viaggiavano insieme, e lei non rientrava nei loro progetti. Anche se non lo avevano mai detto in modo chiaro, era stata, molto semplicemente, un incidente di percorso. Non riusciva a immaginare cosa avrebbero fatto con un figlio come Russell. Lui non era tipo da confondersi in silenzio con la tappezzeria. Nemmeno lei lo era mai stata. Sì, decisamente Iris e Russell sembravano condividere gli stessi geni. In realtà lui non aveva le lentiggini, che invece coprivano il viso di Iris in abbondanza, e poi aveva gli occhi verdi invece che blu. La loro carnagione era pallida e tutti e due avevano capelli ricci e rossi, come la madre di Iris. Il mento invece era squadrato, come quello del padre della ragazza. Sia lei che Russell erano di altezza media, e tutti e due tendevano a vestirsi da scienziati distratti quali, in effetti, erano. In realtà Iris quella sera aveva indossato un vestito 8
elegante, blu intenso, con una pashmina nera. Invece della solita coda di cavallo, aveva raccolto i capelli in un morbido chignon e si era persino truccata gli occhi e le labbra benché di solito non usasse né mascara né rossetto. Quella sera però avrebbe cenato con uno sceicco e la sua famiglia! Due sceicchi, obiettò una vocina preoccupata dentro di lei. Russell era vestito in quella che lui considerava la sua versione più formale. Con un paio di pantaloni color kaki e una polo invece della solita maglietta. Non erano tipi da grandi toilette! Iris sorrise alla battuta di Russell. «Nessuno con un po' di cervello si prenderebbe la briga di rapire proprio te.» Lui scoppiò a ridere. Non si era offeso, però era decisamente preoccupato. Anche se non voleva che lei se ne accorgesse. Iris era certa che tutto sarebbe andato per il meglio. Qualsiasi cosa l'aspettasse, se la sarebbe cavata. Non era più un'ingenua studentessa, ma una geologa professionista che lavorava per uno studio peritale molto importante. «Allora, perché quell'espressione tesa?» domandò Russell dopo aver sceso un altro scalino. «So che hai tentato di rifiutare questo incarico.» Era vero, poi però si era resa conto di essersi comportata da sciocca. Se voleva assicurarsi un futuro brillante, non poteva respingere commesse in Medio Oriente solo perché una volta aveva amato un uomo che veniva da quella parte del mondo. Senza contare che il suo capo le aveva fatto capire chiaramente che non aveva scelta, a meno di non voler perdere il posto di lavoro. 9
«Sto bene, solo un po' fuori fase per il cambio di fuso orario.» Si costrinse a rimettersi in movimento, e riprese a scendere la scala. Russell a quel punto l'affiancò e le porse il braccio, che lei accettò. Non stava rimuginando sulla possibilità che lo sceicco Asad fosse il suo Asad. Niente affatto. Dopo tutto, quante probabilità c'erano che fosse lo stesso uomo che era riuscito a spezzarle il cuore sei anni prima, tanto che non era più uscita con un ragazzo fin dopo la fine della scuola? Che fosse proprio l'uomo col quale aveva sperato di vivere per il resto della vita e che invece non aveva mai più visto? Pochissime, anzi, praticamente nessuna. Vero? Vero! Il suo Asad faceva parte di una tribù di beduini e, come aveva scoperto alla fine della loro relazione, era destinato a diventare sceicco un giorno. Non poteva essere lo stesso uomo. Non doveva. Lei pregava con tutta se stessa che non lo fosse. Se per caso era il suo Asad, o meglio quell'Asad, dato che non le era mai davvero appartenuto... Oh insomma, doveva smettere di pensare a lui in quel modo! Insomma, se era davvero quell'Asad, non sapeva cosa avrebbe fatto. Non avrebbe potuto rifiutare l'incarico adducendo motivi personali altrimenti avrebbe messo a repentaglio la sua carriera presso lo studio peritale Coal, Carrington & Boughton. Come avrebbe potuto giustificare il costo per il viaggio fin laggiù? Non voleva commettere un suicidio professionale. Asad le aveva già portato via tanto. La sua fiducia nell'amore. Il sogno della vita felice e serena a cui aveva sempre aspirato. Non le avrebbe portato via anche la carriera. 10
«Cosa bevi? chiese il diamante alla vena di rame?» La voce giovane di Russell la trasse da quei pensieri poco allegri mentre continuavano il loro cammino lungo la scalinata. Lei lo fissò con ironia. «È una battuta vecchia come me. La risposta è... niente. I minerali non bevono!» esclamò, ma poi, di fronte alla risata contagiosa del compagno, non riuscì a trattenere un sorriso. «Sono felice di vedere che hai ancora il senso dell'umorismo.» La profonda voce maschile che arrivava dall'atrio sotto di loro non suonava affatto divertita. Anzi, era decisamente infastidita. Un particolare al quale Iris non badò affatto, occupata come era a tenere a sotto controllo l'ondata di emozioni che quelle note ricche e sensuali stavano avendo su di lei. Si bloccò a metà della scalinata e restò a guardare l'uomo che aveva creduto di non incontrare mai più. Asad ricambiò il suo sguardo, con tanta intensità che le si mozzò il respiro. Era cambiato. Certo, era ancora bellissimo. I suoi capelli erano sempre castano scuro, quasi neri e senza la minima traccia di argento. Non li portava più corti come quando andava all'università, bensì lunghi fino alle spalle. Il diverso stile avrebbe dovuto dargli un'aria più abbordabile, ma non era così. Nonostante l'ambiente civilizzato che li circondava e l'abito dal taglio europeo che Asad indossava, aveva l'aspetto di un guerriero del deserto. Capace. Sicuro. Pericoloso. I suoi occhi continuavano a fissarla. Seri e inquisitori. La luce allegra che lei ricordava era sparita dal suo sguardo. 11
La barba tagliata corta e molto curata, accentuava il suo fascino. Non che ne avesse bisogno. Il suo corpo si era fatto più solido dai giorni dell'università, più muscoloso. Con quel fisico alto e imponente, aveva decisamente l'aspetto di un uomo di potere. Di uno sceicco medio orientale. Per l'ennesima volta, Iris desiderò riuscire a ignorarne la presenza. Con determinazione si costrinse a chinare la testa in un segno di saluto. «Sceicco Asad.» «Questo è il nostro contatto?» domandò Russell con voce incerta, ricordandole la sua presenza. Eppure non riuscì a distrarla. Non poteva competere con la potente marea di sentimenti che stava crescendo come una tempesta dentro di lei. Senza prestare la minima attenzione a Russell, Asad porse la mano a Iris. «Ti accompagnerò dagli altri.» Iris, che sentiva il corpo stretto in una morsa di ghiaccio, faticò a scendere gli ultimi gradini. Quando gli arrivò vicino, evitò la sua mano e continuò a camminare diretta dove, poche ore prima, aveva incontrato lo sceicco Hakim con la moglie e il loro adorabile bambino. Se era fortunata, la sala da pranzo era nella stessa ala del palazzo. «Sai dove stai andando?» domandò Russell dietro di lei, con voce confusa. Asad emise un suono che sembrava di divertimento. «Non credo Iris si sia mai lasciata sviare dalla mancanza di punti di riferimento, nel suo andare verso la meta.» Lei si voltò di scatto e lo fronteggiò. Era stupita per prima della carica di rabbia che la stava attraversando. «Persino i migliori scienziati possono interpretare male l'evidenza.» Ricacciò indietro il dolore che si mischiava alla collera e ritrovò una parvenza di compostezza. 12
«Saresti così gentile da farci strada?» gli domandò glaciale. Di nuovo le offrì il braccio e lei, ancora, lo ignorò. Restò ad aspettare in silenzio che mostrasse loro la direzione verso cui muoversi. «Sei testarda come sempre.» La tentazione di colpirlo la colse di sorpresa. Non era una persona violenta. Non lo era mai stata. Nemmeno quando lui l'aveva ferita mortalmente, aveva desiderato vederlo soffrire. «Ecco la nostra Iris! Solida come una roccia.» Questa volta, Asad non ignorò Russell e gli rivolse uno sguardo da far rabbrividire. Il giovane ricercatore non sembrò intimorito e porse la mano. «Sono Russell Green, intrepido assistente geologo con un brillante futuro da libero professionista.» Asad strinse la mano del ragazzo e inclinò la testa. «Sceicco Asad bin Hanif Al'najid. Vi guiderò e proteggerò durante la vostra permanenza a Kadar.» «Personalmente?» domandò Iris, che non riuscì a nascondere la propria ansia. «Non ci credo, sei uno sceicco...» aggiunse poi. «È un favore che faccio a mio cugino. Lo offenderei, se anche solo pensassi di affidare ad altri questo incarico.» «Ma non è necessario.» Non sarebbe sopravvissuta nemmeno un'ora, se avesse dovuto passarla in sua compagnia! Erano trascorsi sei anni dall'ultima volta che lo aveva visto, eppure il dolore e il senso di tradimento che le aveva inflitto erano ancora vivi in lei. Si diceva che il tempo guarisce tutte le ferite, eppure le sue stavano ancora sanguinando. La notte lo sognava, anche se considerava quei sogni veri e propri incubi. 13
Lo aveva amato e si era fidata di lui con ogni fibra del suo essere. Con lui aveva finalmente creduto di avere trovato una famiglia e si era illusa di potersi lasciare alle spalle la solitudine dell'infanzia. Ma lui aveva tradito le sue emozioni e le sue speranze in modo totale e irrevocabile. «Non hai voce in capitolo.» Iris scosse la testa. «Io... non...» «Iris, stai bene?» domandò Russell. Doveva stare bene. Quello era il suo lavoro. La sua carriera. Erano le uniche cose che contavano nella sua vita, le sue uniche certezze. Le uniche che Asad le aveva lasciato, dopo il suo tradimento. «Sto bene, grazie. Dobbiamo andare a incontrare lo sceicco Hakim.» Una luce brillò in fondo agli occhi scuri di Asad. Un lampo quasi di preoccupazione. Eppure Iris non ci cascò. Non si sarebbe fatta prendere per il naso. Niente affatto. Asad non le offrì più il braccio, ma si voltò e iniziò a camminare nella direzione verso cui era diretta poco prima. A quanto pareva aveva indovinato. Peccato che non fosse altrettanto intuitiva quando si trattava di capire le persone. «Asad ci ha detto che frequentavate la stessa università.» Catherine sorrise senza malizia. I suoi occhi avevano un'espressione di sincero interesse. Purtroppo le sue parole riportarono alla mente di Iris un'ondata di ricordi poco felici. «Già» rispose senza entusiasmo. «Dove vi siete incontrati?» «Ero andato a cercare un amico, una mattina» spiegò Asad. «All'associazione studentesca.» 14
Asad le si era avvicinato davanti alla palazzina dell'associazione. Aveva flirtato con lei, l'aveva affascinata e poi le aveva chiesto di uscire. Lei non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità di rifiutare. Iris aveva pensato fosse stato il destino a farli incontrare. Credeva nel destino, allora. Sin dall'inizio aveva pensato a lui come una sorta di benedizione. Dopo diciannove anni passati a non sentirsi vicina a un altro essere umano, finalmente si era sentita una cosa sola con Asad. E si era convinta che lui provasse gli stessi sentimenti. Si era sbagliata di grosso. Lui non la voleva, non per sempre, almeno. Nemmeno per i pochi mesi che erano rimasti insieme. Non era affatto suo, in nessun senso. «Bella cosa, l'associazione studentesca» dichiarò Russell con entusiasmo. «Non ha mai ammesso discriminazioni. Né di età né di classe sociale» precisò con un sorriso allegro. «A una riunione dell'associazione studentesca dell'università dove ho studiato, ho incontrato la figlia di un milionario.» Iris aveva incontrato uno sceicco. Non che lo sapesse, allora. Ai tempi lui si era presentato semplicemente come Asad Hanif. Era solo uno studente straniero che si avvaleva dell'istruzione di un'università americana. «Era molto dolce» continuò Russell, «solo che non sapeva distinguere una roccia sedimentaria da una ignea.» «A quanto pare era un'amicizia destinata a finire ancor prima di iniziare» scherzò lo sceicco Hakim. «La nostra amicizia andò meglio» commentò Asad mentre rivolgeva a Iris un'occhiata di intesa che lei non ricambiò. «Anche se io non capivo nulla di geologia e a Iris non interessava affatto il management aziendale.» «La nostra amicizia non durò» precisò lei. «Il che 15
indica che le nostre diversità erano molto più importanti di quanto ci sembrava all'inizio.» Anche se non si era mai considerata una grande attrice, Iris riuscì a non lasciar trapelare la propria amarezza. Asad posò la forchetta sul piatto vuoto. «Spesso i giovani mancano di saggezza.» «Avevi cinque anni più di me.» Ed eri molto più esperto del mondo, aggiunse in silenzio. Lui scrollò le spalle. Era un movimento che Iris conosceva bene. Era il modo che aveva Asad di rispondere ogniqualvolta l'argomento gli sfuggiva di mano. «Giusto per la cronaca, non vorrei farvi pensare che io sia interessata a rinnovare una vecchia amicizia.» Le vennero i brividi al solo pensiero. «Non è così. Sono qui per lavorare.» Fu il suo turno di scrollare le spalle, anche se con scarsa convinzione. Non era mai stata capace di mostrarsi distaccata, quando si trattava di Asad. In ogni caso era lì per lavorare e così avrebbe fatto. Alla fine del suo incarico se ne sarebbe tornata a casa, con grande sollievo anche di Asad, ne era certa. «Sarebbe un peccato fare un viaggio così lontano da casa e non trovare nemmeno un po' di tempo per conoscere la cultura locale.» Lo sguardo di Asad sembrava volerla passare da parte a parte. Era uno sguardo familiare, e a Iris si strinse il cuore notandolo, dopo tutto ciò che c'era stato tra loro e dopo che le loro vite avevano preso strade tanto diverse. «Sono certo che vivere con la tua tribù darà sia a Iris che a Russell l'opportunità perfetta per sperimentare di persona la nostra cultura» osservò Catherine, con un sorriso diretto prima ad Asad, e poi a Iris. «Io adoro stare con i Beduini. È un modo di vivere molto diverso. L'unico problema è che i bambini si ficcano sempre in 16
qualche guaio» aggiunse, ammiccando in direzione del marito. Fu solo a quel punto che Iris comprese appieno il significato della conversazione. «Staremo con la tribù dello sceicco Asad?» domandò scioccata. «Non sarà questa la nostra base?» Il bel palazzo orientale che, nonostante le sue dimensioni e il lusso, riusciva comunque ad avere l'aria di una vera casa. «La mia tribù è accampata vicino alla regione montagnosa dove dovrete fare le rilevazioni» spiegò Asad, con un'inspiegabile nota di soddisfazione nella voce.
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«Stare con la Sha'b Al'najid vi risparmierà un mucchio di tempo in viaggi» aggiunse lo sceicco Hakim. «Ma...» «Vi piacerà da morire, si fidi» disse Catherine. «Anche se Asad è uno sceicco moderno, il modo di vivere della sua tribù non è cambiato molto in cento anni. Sarà un'esperienza incredibile, davvero.» Iris tentò di convincersi che l'accampamento sarebbe stato solo la loro base. Che avrebbe potuto evitare Asad. «Ne sono certa. Mi piacerà moltissimo» mentì. «Per lo meno quando saremo lì.» Catherine la fissò perplessa. «Non capisco.» «Quando lavoriamo sul campo, per effettuare il genere di rilevazioni che Kadar ha richiesto alla CC&B, passiamo la maggior parte del tempo in un campo di fortuna» spiegò Iris. «Staremo poco qui, o all'accampamento beduino.» «Non resterai in una tenda con solo questo ragazzino a farti la guardia» sibilò Asad in un tono che non lasciava spazio a repliche. Iris era sconvolta. Non capiva perché gli importasse tanto. La sua possessività era assurda per un uomo già impegnato. Che cosa pensava facesse con Russell? «Non è che dividiamo il letto, condivideremo solo 18
una tenda» precisò l'assistente, nell'evidente tentativo di mettere a tacere preoccupazioni conservatrici. Non ci riuscì affatto. I lineamenti di Asad erano tesi in una maschera di rabbia che avrebbe fatto invidia ai suoi antenati guerrieri. Lanciò uno sguardo così truce a Russell, che il ragazzo sembrò accartocciarsi sulla sedia. «È pericoloso. E non è accettabile.» Asad ribadì il concetto in un tono che gli aveva sentito usare una sola volta, prima d'ora. Mentre le diceva che per loro due non c'era possibilità di un futuro insieme. Russell si agitò. Lo sguardo di Catherine si oscurò per la preoccupazione. Il cuore di Iris si strinse, mentre si sforzava di mantenere un atteggiamento distaccato. Lo sceicco Hakim aggrottò la fronte. «Mio cugino ha ragione. Non sarebbe né sicuro né opportuno che voi bivaccaste in questo modo.» Iris iniziò a vedere la sua via di fuga allontanarsi rapidamente mentre, dentro di lei, la preoccupazione si faceva strada con prepotenza. Non avrebbe ceduto senza lottare! «Vi assicuro che sono stata in diversi campi, sia negli Stati Uniti che all'estero, e non ho mai avuto alcun problema.» Solo che non era mai stata in Medio Oriente. «Nondimeno sono io responsabile per l'incolumità delle persone che varcano i miei confini» continuò lo sceicco Hakim scuotendo la testa. «Asad ha ragione. Un accampamento di due persone sulle montagne, non è un'opzione accettabile.» Asad la guardò con espressione imperscrutabile. «Come ti ho già detto, mi occuperò io della vostra sicurezza.» «La mia sicurezza non è responsabilità tua.» 19
«Al contrario. Ho deciso io che lo sia.» I modi amichevoli dello sceicco Hakim erano spariti, per lasciar posto a un atteggiamento deciso e autoritario. Lo sceicco era un cliente importante per la CC&B. Il suo paese stava pagando molto denaro per le rilevazioni e lei sapeva che avrebbe dovuto chinare la testa. A meno di non lasciare l'incarico ad altri. Il che era da escludersi assolutamente. Era una decisione che aveva già preso prima di partire dagli Stati Uniti! «Non usare un campo mobile allungherà i tempi dei prelievi» fece notare Iris. «Non si può sempre essere veloci. La vostra sicurezza è la mia priorità» concluse lo sceicco Hakim. «Sarebbe più a suo agio con un capo progetto uomo?» domandò Iris che iniziava a intravedere una via d'uscita alla compagnia forzata con Asad. Se fosse stato lo sceicco a richiedere qualcun altro, la sua carriera non ne avrebbe sofferto. Dopo tutto era risaputo di come, in certi paesi, le donne non venissero considerate all'altezza di eseguire lavori prettamente maschili. «I miei superiori potrebbero organizzare la mia sostituzione immediata, se questo la facesse sentire più tranquillo.» «Niente affatto. Sono certo che lavorerà al meglio» rispose lo sceicco Hakim. Russell la stava fissando come se si fosse offerta di ballare nuda sul tavolo. D'accordo, di norma non era tanto compiacente, e lottava con le unghie per non essere rimpiazzata a causa del suo sesso. Quelle però erano circostanze speciali. «Mi sorprende che tu ti offra di tirarti indietro» commentò Asad. «Ho il ricordo di una donna che non 20
sopportava l'idea che i geologi maschi venissero considerati migliori delle loro colleghe femmine.» «Non ho detto che sarebbe un geologo migliore.» «Certo che no. Ti sei laureata con il massimo dei voti, vero?» «Mi stupisce che tu lo sappia.» Anche se era possibile fosse una delle informazioni incluse nel curriculum che la CC&B aveva inviato allo sceicco. Asad scrollò le spalle di nuovo. «Ho continuato a seguirti da lontano.» Non era affatto vero. Non lo aveva fatto. Non aveva più avuto sue notizie dopo che si erano lasciati, anche se un comune amico le aveva detto che Asad si era sposato un anno dopo essere tornato nel suo paese. Prostrata dal senso di solitudine e abbandono, lei aveva passato tutto il weekend a piangere, incapace di trovare consolazione persino nello studio. Poi si era risollevata. Decisa a non lasciare che qualcosa o qualcuno si frapponesse tra lei e l'unico sogno che le era rimasto, aveva studiato con più determinazione che mai. «Sono sorpresa che tua moglie non sia qui con te» gli disse, per cambiare argomento e per ricordare a se stessa di non permettere che quell'uomo demolisse le sue difese. Ancora poche ore, e avrebbero vissuto gomito a gomito per diversi giorni! Insomma, dove era la moglie di Asad? Quale donna poteva preferire di restare in una tenda di beduini, invece che in un palazzo da capogiro come quello? Quale donna poteva permettere che il marito passasse del tempo insieme alla sua ex fidanzata? Ah, quella era davvero una domanda idiota! Iris dubitava che la moglie fosse al corrente della loro storia. Così come lei non aveva saputo nulla dell'esistenza 21
della principessa Badra nemmeno quando passava ogni istante libero insieme ad Asad. Con Asad che, sin dall'inizio della loro storia, non aveva avuto alcuna intenzione di dividere la sua vita con Iris. Che aveva sempre saputo che avrebbe sposato la sua principessa vergine, e non la sfacciata ragazza americana che aveva trascorso le notti nel suo letto per dieci mesi. Lui l'aveva sedotta lo stesso, e l'aveva trattata come la sua ragazza, anche se lei non era altro che la sua amante. Una posizione che non avrebbe mai accettato, se avesse saputo la verità. O almeno così si era ripetuta molte volte, anche se senza troppa convinzione. A diciannove anni era così innamorata che, probabilmente, non sarebbe stata capace di rifiutargli nulla. «Mia moglie è morta due anni fa.» La voce di Asad la distrasse dai suoi pensieri. Con lo sguardo colmo di sincero stupore, lei incontrò i suoi occhi. «Mi dispiace.» Asad non rispose e si limitò a fissarla intensamente. Intorno a loro, la stanza e le persone si fecero lontane mentre si guardavano. Con il corpo stretto in una morsa di stupore, Iris non riusciva più nemmeno a far funzionare il cervello. Asad sposato era pericoloso, ma vedovo? Quel pensiero riempì di terrore il suo cuore non ancora guarito. Le pale dell'elicottero roteavano sopra le loro teste con un frastuono che rendeva impossibile le conversazioni ma Asad era soddisfatto. Era dalla sera prima che sopportava una marea di di22
scorsi inutili quando tutto ciò che avrebbe voluto era prendere Iris tra le braccia e portarla in un luogo dove avrebbero potuto restare soli. Non per parlare però. Aveva ben altro in mente. O meglio, non solo. In realtà avrebbe anche voluto porle alcune domande. La sera prima si era trattenuto dal raggiungerla nella sua stanza pensando che doveva seguire il suo piano. Un piano che avrebbe avuto più possibilità di riuscita quando si fossero trovati nel suo villaggio, invece che a palazzo reale. Lo aveva sorpreso l'intensità dell'animosità di Iris nei suoi confronti. Erano passati sei anni da quando lui era tornato a casa. Possibile che fosse ancora arrabbiata per il modo con cui si erano lasciati? Anche se, in effetti, era stato molto brusco. Se avesse potuto tornare sui suoi passi, si sarebbe comportato in modo diverso. Allora però non si era reso conto che lei aveva riposto tante speranze nella loro storia. Aveva desunto dalle sue azioni, e dalle circostanze, che Iris fosse consapevole del fatto che il loro legame non avrebbe potuto durare per sempre. Non si era reso conto che fosse così ingenua, e che non sapesse con chi aveva a che fare. Tutti, o quasi, al campus sapevano chi era. Dopo tutto non era un segreto. Iris però non era una pettegola. Se ne stava spesso per conto suo, senza mescolarsi con i compagni del suo stesso corso di laurea. Quando gli aveva confessato di essersi innamorata di lui, Asad non gli aveva dato peso. L'aveva considerata una reazione scontata di una ragazza impegnata in una relazione sessuale con un uomo. Insomma, non aveva creduto che lei fosse sincera. Anche ora, dopo tanti anni, non era convinto che l'amore esistes23
se. Eppure il matrimonio di suo cugino e Catherine era chiaramente qualcosa di speciale. Ben diverso dal suo matrimonio, che era stato solo una sequela interminabile di sotterfugi e bugie. In ogni caso, avrebbe dovuto essere più gentile con Iris, quando aveva messo fine alla loro relazione che durava da diverse settimane. Ora se ne rendeva conto. Non avrebbe mai ammesso con nessuno che la sua decisione repentina di allontanarsi da Iris era stata dettata da sentimenti che non era abituato a provare. Si era attaccato a lei più di quanto si sarebbe aspettato e, con dispiacere, si era reso conto che lei aveva il potere di rivoluzionare tutti i progetti che aveva fatto nel tempo. Così se ne era andato. Ed era rimasto lontano. Si era costretto a non pensare a lei fino alla fatidica prima notte di nozze, quando era stato impossibile evitare confronti e trarre conclusioni. Conclusioni che avevano distrutto ciò che era rimasto delle sue infantili convinzioni sulle donne e sul sesso. Iris non era vergine, però era stata onesta e leale e, a volte, incredibilmente ingenua. Nel suo immaginario, Badra era vergine, mai toccata dalle mani di un uomo. Invece la realtà era stata ben diversa. Badra si era rivelata una menzogna. La donna che considerava se stessa molto al di sopra di uno sceicco beduino, aveva vissuto nella falsità e Asad non se ne era mai accorto. Fino alla notte delle loro nozze. Eppure, con il tempo, la sua rabbia verso Badra si era trasformata in indifferenza tanto che, alla sua morte, l'unico sentimento che aveva provato era stato sollievo. Sollievo per essersi liberato di lei. Il suo unico rammarico era stato per la figlia, che non aveva avuto 24
modo di vedere sua madre quanto avrebbe dovuto. Di certo meno della sarta di Parigi che Badra amava tanto. Una volta sposato, seppure con grande stupore, non era più riuscito a tenere a bada i ricordi di Iris. Si era dato come spiegazione l'amicizia che li aveva legati. Forse più forte dell'attrazione sessuale stessa. Aveva perciò continuato a seguire la sua carriera professionale senza però mai avvicinarla di persona. Lui non era Badra. Asad non imbrogliava. E non capiva la rabbia trattenuta a stento di Iris. Non dopo così tanto tempo. Le lanciò un'occhiata di sfuggita e si accorse che lei stava fissando con aria distratta fuori dal finestrino dell'elicottero. Il suo corpo, la sua attenzione, non erano in sintonia con i suoi e Asad si ripromise di cambiare quella situazione. Erano passati sei anni. Due da quando era morta sua moglie. Era tempo di mettere in atto i suoi piani. Non avrebbe aspettato più a lungo. Quando l'elicottero iniziò la discesa, le montagne scure erano molto più vicine che a palazzo reale. «Ehi, dove sono i cammelli?» domandò Russell mentre scendeva dal mostro di metallo dietro il pilota. Asad non rispose. Non gli era piaciuto il modo in cui l'assistente si era rivolto a Iris, con un tono quasi possessivo, anche se dubitava che tra i due ci fosse una relazione di tipo sentimentale. Asad si rese conto di tenere a quell'amicizia che il suo matrimonio non aveva permesso crescesse. Allungò la mano per aiutare Iris a scendere dall'elicottero e lei restò a fissarla per alcuni istanti, quasi 25
pensasse potesse trasformarsi in un serpente velenoso. Poi decise di accettarla. Lui le sorrise, e affondò lo sguardo in quei meravigliosi pozzi azzurri. «Benvenuta tra i beduini del ventunesimo secolo.» Iris si guardò intorno. I suoi occhi presero nota della pista di atterraggio in cemento, e del gigantesco Hammer parcheggiato poco distante. «Mi sembra di capire che i cammelli non sono più tenuti in grande considerazione, come mezzo di trasporto.» Incontrò di nuovo lo sguardo di lui e si mise a ridere. Quella risata lo riempì di gioia. «Ma era proprio necessaria un'auto così grossa?» Lui scrollò le spalle. «Cosa devo dirti, la nostra è una tribù molto ricca.» «E come mai?» «Il mio bisnonno acquistò i diritti sulle terre di tre zone confinanti, lungo la pista che porta alla capitale, così che la nostra tribù avesse sempre un posto dove accamparsi. A quel tempo, la complessa situazione politica dettava le regole. In ogni caso, è molto raro che utilizziamo i terreni per piazzare gli accampamenti. Lo facciamo solo in Kadar.» «E la terra negli altri paesi, vi frutta?» «Sì.» Quello che una volta era un paesaggio affascinante era ora disseminato di pozzi che estraevano petrolio e facevano un orrendo e insopportabile rumore al quale lui non si sarebbe mai abituato. «C'è il petrolio.» «Sei fortunato.» «Qualcuno lo pensa.» «Credo che chiunque lo penserebbe.» Lui non rispose e si voltò per dare istruzioni ad alcuni beduini che stavano aspettando che si muovessero per prendere i bagagli dei due geologi e caricarli 26
sull'Hammer. Asad fece in modo che Russell venisse diviso da Iris per quel viaggio. Sha'b Al'najid non assomigliava a nulla che Iris avesse mai visto prima di allora. Era una vera e propria città di tende, come l'aveva definita Catherine, eretta a ridosso della piccola catena montuosa che si stendeva nella parte più a sud di Kadar. «I vostri pozzi devono produrre bene» ipotizzò lei. «Abbastanza per soddisfare i bisogni primari della nostra tribù.» «In che senso primari.» «Mio nonno ha investito in modo intelligente, anche se modesto per conto della nostra gente. Io ho continuato la tradizione, anche se forse con meno parsimonia.» Lo sguardo di Asad brillava di soddisfazione. «Continuiamo a fare ciò che la nostra gente fa al meglio.» «Cosa sarebbe?» gli chiese. La sua curiosità era più forte del desiderio di evitare di conversare con lui. «I beduini sono famosi per la loro ospitalità. Le nostre tribù offrono l'opportunità di vivere come un beduino ai turisti che arrivano qui da Kadar o dall'estero. O di viaggiare con una carovana nel deserto su un cammello.» «Sembri il dépliant di un'agenzia di viaggi.» «Ne ho scritti diversi!» rise Asad. Un sorrisetto le increspò le labbra. «Non può essere troppo tradizionale, se ci sono gli Hammer al posto dei cammelli.» «Abbiamo molti cammelli, ti assicuro.» «Avete ancora l'abitudine di spostare l'accampamento?» «Due volte l'anno, a prescindere dalle stagioni.» «Restate entro i confini di Kadar?» 27
«Noi sì. A differenza di altre tribù che si spostano anche su territori che ha concesso il governo. All'interno del nostro accampamento, troverai molte comodità moderne unite ad abitudini che risalgono a migliaia di anni fa» le spiegò con orgoglio. «Quelli sono cavi della corrente elettrica?» «Sì» confermò Asad. «Abbiamo un impianto a pannelli solari sistemato a circa mezzo chilometro da qui.» Iris era stupita. «Vuoi dire che potrò usare il mio portatile?» «Ti consiglio però di ricaricare spesso le batterie. La tensione scende. Abbiamo anche un televisore nella sala comune.» «Ammetto di essere stupita.» Iris non credeva che un campo nomadi potesse fornire comodità moderne. «La tenda comune è stata creata per dar modo ai turisti di incontrarsi e chiacchierare. Poi abbiamo scoperto che era un luogo che piaceva anche alla mia gente.» «E pure la televisione, immagino.» «Alcuni programmi inglesi e americani sono molto popolari.» Asad scrollò le spalle. Era chiaro che non tutto poteva restare legato al passato. «Confesso che al mio ritorno a casa, sei anni fa, ho sentito la mancanza di quei bei telefilm polizieschi.» Ne avevano guardati molti insieme. Lui aveva sempre sostenuto che fossero un modo piacevole di non pensare a nulla. A lei invece non piacevano più di tanto, però li aveva guardati lo stesso pur di stargli vicina. «Li guardi ancora?» domandò lui. «No.» «Non ne sei mai andata pazza.» «No.» Anche se aveva continuato a seguirli per parecchio tempo, dopo la loro separazione. 28
«Eppure li guardavi, per me.» Quel viaggio lungo il sentiero della memoria si stava rivelando decisamente scomodo. Iris fece un gesto con la mano, per includere ciò che li circondava. «Ammetto che non è come me lo aspettavo.» «Come potevi, se non sapevi nemmeno che saresti venuta in un accampamento beduino?» «Non si sa mai.» Non era esattamente una bugia, ma nemmeno l'ammissione che lui stava cercando. «È vero. Sei anni fa nessuno di noi due avrebbe sospettato che tu saresti venuta qui.» In realtà lei ci aveva sperato! Almeno fino al momento in cui l'aveva salutata. Iris tacque, decisa a non imbarcarsi in argomenti difficili. «Hai detto che ci sono ancora molte cose che non sono cambiate.» «È vero.» Iris capì che cosa intendeva nel momento esatto in cui entrarono in una grande tenda che si trovava al centro dell'accampamento. Un drappo di garza divideva l'entrata dallo spazio più grande che era addobbato con un prezioso arazzo con disegnati due pavoni dalle code coloratissime. Il drappo delimitava l'area per il ricevimento degli ospiti per cui erano famosi gli accampamenti dei beduini. Tuttavia, pensò Iris, in quel caso era molto più grande. Eppure non era la tenda comune, dato che non c'era traccia del televisore. Il pavimento era coperto di morbidi tappeti e, invece delle sedie, per sedersi erano stati preparati cuscini di seta, damasco e velluto, dai colori brillanti, abbelliti di fili color oro e argento che spiccavano sulle tonalità rosse, viola e blu. 29
«Russell e io staremo qui?» gli chiese con un fastidioso presentimento. Vista la posizione della tenda nell'accampamento e la preziosità dei suoi interni, non era difficile supporre che appartenesse allo sceicco. Ad Asad bin Hanif Al'najid. «Tu sì, quanto a Russell alloggerà nella tenda con il vostro equipaggiamento.» «Cos'è questo posto, una specie di harem?» domandò sperando di non essere la sola ad alloggiare lì. «Questa è la mia casa.»
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Questo mese Notte dopo notte, tra le dune del deserto, si consumano le passioni irrefrenabili di Asad e Khalil descritte da Lucy Monroe. Ogni ragazza può trasformarsi da Cenerentola in principessa, basta solo un pizzico di magia, come nei romanzi di Raye Morgan.
La prossima uscita il 16 marzo Preparati, affascinanti e abituati ad avere schiere di donne ai propri piedi, sono Mark e Seb, i medici protagonisti dei due libri di Sarah Morgan. Una piacevole vacanza, l'incontro con uno sconosciuto e la vita di Giselle e Leola si trasforma in una favola, raccontata dall'inconfondibile Robyn Donald.
IL MEGLIO DI 3 R O M A N Z I D ’A U T O R E
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Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI Moravia Books