Di nuovo con te

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KATIE McGARRY

DI NUOVO CON TE traduzione di Alessia Di Giovanni


ISBN 978-88-6905-239-2 Titolo originale dell’edizione in lingua inglese: Long Way Home Harlequin Teen © 2017 Katie McGarry Traduzione di Alessia Di Giovanni Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HarperCollins giugno 2017


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Chevy Le indicazioni del compito di inglese che non ho fatto sporgono dall'alto della cartellina: Due strade divergevano in un bosco ingiallito. Peccato non poterle percorrere entrambe. La storia della mia vita. Secondo il mio allenatore di football, delle due maledette strade che ho dovuto affrontare la scorsa settimana, ho scelto quella sbagliata. Mi sono imbattuto nel coach proprio mentre andavo a inglese e mi ha rimproverato per la mia patetica capacità decisionale, quando ho scelto di sostenere il Motoclub Reign of Terror anziché uno dei membri della squadra di football. Non solo mi ha fatto il culo, ma con la sua predica mi ha fatto pure arrivare in ritardo a inglese, senza giustificazione. Grandioso, perché l'insegnante di inglese odia gli studenti ritardatari tanto quanto io odio guidare la mia moto quando ci sono quaranta gradi e piove. Giro l'angolo, poi sbircio dalla finestrella sulla porta della mia aula. La signora Whitlock è in piedi di fronte alla cattedra, con la sua camicia bianca d'ordinanza, la longuette grigia e la montatura degli occhiali nera. Dall'ultima fila, il mio miglior amico Rasoio incrocia il mio sguardo e scuote la testa. Dannazione. Significa che alla prof oggi gira male e si rifiuta di lasciare entrare chiunque. Io non metto mai la coda tra le gambe, ma quella 5


donna è una delle poche che riesce a farmi implorare. Se non mi farà entrare, allora mi segnerà come assente, la segreteria penserà che abbia saltato apposta la scuola e questo significa che non potrò partecipare alla partita di football di questa sera. Quando busso, la finestrella vibra. L'intera classe gira la testa nella mia direzione, tutti tranne la signora Whitlock. Sento i muscoli del collo tendersi. È una delle persone più tenaci che io conosca e mio nonno è il presidente di un club motociclistico. Questo la dice lunga. Inizia a scrivere sulla lavagna e io busso di nuovo. Questa volta la signora Whitlock si volta dalla mia parte e mi guarda come se avessi preso a calci un cucciolo. Ho capito. Sono in ritardo. Sono la feccia dell'umanità, quindi lasciami portare le mie chiappe dentro in modo che io possa giocare a football. C'è un ragazzo nel mio club, Porcile. Ha quasi la stessa età della signora Whitlock, quasi trenta, e ha una cotta per questa donna, anche se lei non lo degnerebbe mai di uno sguardo. Quando c'è lei in giro, in pratica lui va a sbattere contro i muri, tanto è impegnato a farle la radiografia. Io non la trovo bella... mi sembra solo incazzata, un ostacolo tra me e il giocare. La signora Whitlock indica l'orologio sopra la scrivania. Mi sta dicendo che posso aspettare. Se sono fortunato, aprirà la porta dopo il test, per il quale riceverò uno zero. Se non sono così fortunato, non aprirà proprio la porta. Due patetiche strade e io posso percorrerne solo una. Da nessuna parte in quella stupida poesia si diceva che c'era del buono e del cattivo in entrambe e che, qualche volta, è meglio non scegliere, ma accamparsi al bivio e non fare niente. Sbatto il pugno sull'armadietto più vicino, quasi gustandomi il dolore. «Ti senti meglio?» Un'occhiata al corridoio e mi paralizzo. Non importa 6


quante volte la veda in un giorno, riesce sempre a togliermi il fiato. Violet è appoggiata contro l'armadietto, bellissima come sempre. Setosi capelli rossi le scendono sulle spalle, un paio di jeans strappati che sembrano tagliati su misura per le sue curve e parecchi braccialetti ai polsi che tintinnano quando si muove. Mi sento meglio? Per niente, ma annuisco comunque, mentre tento di capire se mi dà più dolore stare da solo con Violet o farmi strappare le palle. «Non fa male.» «Sì, lo vedo che sbattere il pugno contro l'armadietto non fa male.» Sorrido perché mi ha capito e, soprattutto, perché Violet ha fatto una battuta. Da quando ci siamo lasciati, la scorsa primavera, le cose tra di noi sono state tese. Da parte sua e da parte mia. Certe persone, come me e Violet, non sanno come stare l'una vicina all'altra quando le strade si dividono. «Ora parliamo?» «Io sono chiusa fuori dall'aula. Tu sei chiuso fuori dall'aula. Non posso ignorarti, se è questo che vuoi.» Non lo è. Non ho mai voluto che mi ignorasse. «Perché sei in ritardo?» Violet stringe le labbra e distoglie lo sguardo. Il mio sesto senso si agita. C'è qualcosa che non va. La conosco da sempre. Siamo nati a poche settimane di distanza e abbiamo imparato a gattonare sul pavimento appiccicoso del club del Reign of Terror insieme. Siamo stati amici, sempre amici, finché un giorno non siamo stati più solo amici. Siamo diventati qualcosa di più, e poi abbiamo perso tutto. «Non è da te essere in ritardo» dico. Violet è anticonformista. Va al suo ritmo, ma non è il tipo da arrivare tardi in classe. È una questione di rispetto per lei, qualcosa che le ha insegnato il padre. Violet può anche non dare mai ascolto a nessuno, ma a suo padre dava ascolto. «Che succede?» Rimane in silenzio e la frustrazione tuona dentro di me. Una volta mi raccontava tutto. Pensava fossi qual7


cuno che potesse aiutarla a risolvere i suoi problemi. Non mi considera più così e questo mi fa incazzare. Sono arrabbiato con lei per come siamo diventati. Sono arrabbiato con me stesso perché non capisco come aggiustare le cose tra di noi. «Il tuo ritardo non ha nulla a che vedere con Stone, vero?» Stone è suo fratello e quella domanda è un colpo alla cieca, ma non voglio perdere la possibilità di continuare a parlare con lei. «Perché sei in ritardo?» replica lei senza rispondere e io sollevo la testa. Suppongo che i colpi alla cieca, a volte, vadano a segno. Violet ha tardato a causa di Stone. «Cos'è successo?» insisto. «Non ho intenzione di parlarne.» «Vi...» Mi interrompe. «Ti ho detto sei mesi fa come aiutare me e mio fratello e mi hai risposto di no.» Scappando via? Non ho cambiato idea riguardo a quella soluzione insensata. «Dimmi tu perché sei in ritardo» dice lei. «Se non me lo dici, allora dobbiamo smettere di parlare, perché l'ultima cosa di cui entrambi abbiamo bisogno, oltre a mancare il test o probabilmente essere segnati come assenti, è farci punire per rissa. Perlomeno è l'ultima cosa di cui ho bisogno io, okay?» Mi avvicino all'armadietto di fronte a lei e colpisco piano il metallo con il capo. Be', nemmeno io voglio parlare del perché sono in ritardo. Affondo una mano in tasca e penso a come cambiare argomento. Raccontare a Violet che ho fatto tardi perché il mio allenatore di football si è scagliato contro di me per aver picchiato un ragazzo che stava dando problemi al Terror, un ragazzo che aveva causato problemi a lei, non avrebbe aiutato me e Violet a mantenere un rapporto civile. Ce l'aveva col club e, di conseguenza, ce l'aveva con me. Violet mi guarda con l'espressione di chi sta provando a risolvere un problema di matematica. Sfortunatamen8


te, mi conosce bene quanto io conosco lei. «Il ritardo ti costerà caro, è così?» chiede. «Questa sera non potrai giocare, se ti segna assente, vero?» Incontro i suoi occhi azzurri pieni di compassione e ho una fitta al petto. Rinuncerei volentieri alla partita di questa sera, se potessi tornare indietro nel tempo, a quando potevo parlare a Violet liberamente, e non è una cosa che faccio di solito. Il football è la mia vita. Come il club motociclistico. Il Reign of Terror è la mia famiglia... di sangue, è un legame di fratellanza. Non so chi sono senza il Terror come non so chi sono senza il football. Ultimamente sono stato combattuto tra i due, proprio come in quella poesia, e chiunque nella mia vita ha scelto da che parte stare. Violet era una persona con la quale potevo parlare, ma poi se ne è andata. Sei mesi fa mi ha chiesto di scappare con lei. Era spinta dalla rabbia, spinta da qualcosa di cui non mi ha voluto parlare. Quando le ho risposto di no, che dovevamo rimanere a casa, stare vicini alla nostra famiglia, vicini al club, la sera successiva Violet è tornata e ha dichiarato che stavo preferendo il club a lei e che tra noi era finita. Essendo un running back, ho ricevuto una dose di colpi più che sufficiente negli anni, ma nessuno mi ha mai preso alla sprovvista come lei quella sera. Non ho mai provato il tipo di dolore che mi ha provocato Violet lasciandomi. La porta della classe si apre e mi sento sollevato. Dovrò farmi il culo per recuperare la mia media dopo questo zero nel test, ma almeno stasera potrò giocare. La signora Whitlock esce, squadra me e poi Violet. «Ti lascio entrare solo se hai una giustificazione, altrimenti puoi andare dritto in segreteria e sperare che te ne diano una.» Sono fregato. Non c'è modo di ottenere una giustificazione dall'ufficio e ritornare in tempo. Sto per prendere 9


a calci l'armadietto, quando Violet mi si mette davanti e tende un foglio. «Ecco la giustificazione di Chevy.» Giro la testa nella sua direzione. «È cosa?» «La tua giustificazione.» Violet mi guarda. «Grazie per la tua offerta, ma non è giusto che la prenda. Sono io quella che non ha una giustificazione e sono io quella che deve rimediare.» Inizia a indietreggiare e il mio cervello in corto circuito comincia a riprendersi. Non posso permetterglielo. «Violet...» «Divertiti stasera» dice, poi sparisce giù per le scale. «Si unisce a noi, signor McKinley, oppure no?» mi domanda la signora Whitlock. Non ho mai odiato di più una persona di questa donna e faccio uno sforzo enorme per mettere un piede davanti all'altro. Tutti mi guardano mentre avanzo tra i banchi e mi lascio cadere nell'ultimo posto della fila, quello vicino a Rasoio. Lui è tranquillo, rilassato, capelli biondi e occhi azzurri, e mi guarda come un gufo che sta decidendo se vuole l'ignaro topolino come merenda ora o più tardi. La signora Whitlock è persa nel suo mondo, mentre blatera delle varie interpretazioni della poesia e di persone morte troppo tempo fa. Posso fare poco, se non aprire la mia cartellina e fissare l'inizio del mio compito. «Chevy» sussurra Rasoio e gli getto un'occhiata. Indica il foglio sul suo banco su cui, nella sua confusa calligrafia, ha scritto: Stai bene? Sì, perché posso giocare a football, stasera. No, perché Violet si è sacrificata in modo che questo accadesse. Cavolo no, perché il mondo è un casino e non so come aggiustarlo. Peggio, perché non so se leggere qualcosa di più nel gesto di Violet... se questo significa che da qualche parte, in fondo al cuore, crede che possiamo ancora avere una possibilità. Scuoto la testa, Rasoio annuisce ed entrambi fissiamo la lavagna. Due strade. Un percorso. Non posso imboccarle entrambe. La scelta dovrebbe essere semplice, 10


stando al tizio che l'ha scritta. Non lo è. Inoltre non parla di quello che succede quando le persone come Violet ti spingono su un percorso tuo malgrado. «Allora a quanti di voi è piaciuta la poesia?» chiede la signora Whitlock. L'intera classe alza la mano. Quasi tutti, tranne me e Rasoio.

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A Dio: Salmo 112, 7-8. Non avranno da temere le cattive notizie, saldo è il loro cuore, confida nel Signore. Sicuro è il loro cuore, non avranno paura; alla fine trionferanno sui loro nemici. A Dave: grazie di avermi insegnato che non devo scegliere per forza le strade davanti a me. Che sono libera di creare una strada nuova e mai battuta da nessuno prima d'ora. Ti amo, sempre. Grazie a... Kevan Lyon, Margo Lipschultz, Suzie Townsend, Colette Ballard, Angela Annalaro-Murphy, Kristen Simmons, Kelly Creagh, Bethany Griffin, Kurt Hampe, Bill Wolfe, i miei genitori, mia sorella, la mia famiglia di Mount Washington e tutto il folle clan "Pazzia" McGarry. L'unione fa la forza. Vi ringrazio per il sostegno.

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Playlist

Colonna sonora "The Sound of Silence" - Disturbed "With or Without You" - U2 "Too Close" - Alex Clare "Immortals" - Fall Out Boy Chevy: "Down the Road" - Kenny Chesney con Mac McAnally "John Cougar, John Deere, John 3:16" - Keith Urban "Somewhere in My Car" - Keith Urban Violet: "Out of the Woods" - Taylor Swift "Ghosttown" - Madonna "Wonder" - Natalie Merchant Chevy su Violet: "Whatever Thè Got" - David Nail Violet, Chevy, Oz e Rasoio in Chiesa: "Renegades" - X Ambassadors Il futuro di Chevy e Violet: "Where It's At" - Polverein Lynch





Questo volume è stato stampato nel maggio 2017 presso la Rotolito Lombarda - Milano


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