Diamanti sulla pelle

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CARRIE LOFTY

Diamanti sulla pelle


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Flawless Pocket Books, a division of Simon & Schuster, Inc. New York, NY © 2011 Carrie Lofty Traduzione di Rossana Lanfredi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 45 del 14/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

New York, novembre 1880 Vivienne fissò il ritratto del suo rumoroso, arrogante, magniloquente padre e soffocò un dolore che ancora doveva placarsi. Catturato da abili pennellate di colore, Sir William Christie fissava con l'abituale cipiglio il mondo da sopra il severo camino di marmo della biblioteca. Tre settimane dopo il suo funerale inzuppato dalla pioggia, la realtà della sua morte doveva ancora essere assorbita, ma intanto, nella elegante magione paterna, lei aspettava la lettura del testamento. Aspettava di ricominciare a respirare. Le sue mani guantate non riuscivano a interrompere la loro irrequieta danza sulla pieghettatura che le guarniva l'abito in vita. Aveva ripagato i debiti contratti con suo padre quando era soltanto la marmocchia di una francese defunta? Era riuscita a mascherare il proprio il risentimento ogni volta che lui le aveva lesinato la sua approvazione, aspettandosi sempre che si dimostrasse superiore alle sciagurate circostanze della sua nascita? Duro, suo padre. Sempre duro. Ma non era esistito uomo più corretto. L'aveva riconosciuta come figlia, tuttavia le clausole del testamento erano coperte dalla massima segretezza. In ogni caso, qualunque eredità inferiore a una consistente quota della proprietà avrebbe significato per lei tornare in Inghilterra... e 5


da suo marito. La gentaglia, il sudiciume della sua infanzia a Parigi erano più invitanti di quella prospettiva. Se non altro allora era stata amata. Viv si premette i palmi tremanti tra i seni e respirò una, due volte, fino a che i suoi timori si placarono. Doveva apparire al suo meglio. Così, invece di abbandonarsi a ulteriori inquietudini, cercò di farsi coraggio evocando il ricordo di quei primi, terrificanti mesi dopo il fidanzamento. La ricchezza, il titolo di Sir William, donatogli da Sua Maestà in segno di ringraziamento per il suo contributo alle strutture ferroviarie inglesi, avevano garantito a Viv soltanto il debutto in società. Il resto della scalata sociale era toccato a lei sola. Dopo avere sposato un aristocratico, era riuscita a diventare un importante e rispettato membro dell'alta società londinese. Era stata la più grande sfida della sua vita... una sfida affrontata e vinta. Qualunque cosa avesse stabilito per lei il testamento, Viv non si sarebbe arresa. Questo pensava sempre di se stessa, e questo aveva pensato il suo esigente genitore. La porta alle sue spalle si aprì e lei si voltò. Il maggiordomo introdusse un uomo alto, dal volto impenetrabile, nella biblioteca. «Alex» mormorò Viv, e soltanto nel vedere il fratellastro maggiore si rese conto che aveva aspettato con impazienza l'arrivo dei congiunti. La loro allegria, il loro costante affetto avevano in qualche modo sostituito l'amore di sua madre. L'abbraccio di Alex fu forte e sicuro. Quando, da bambina, Viv non riusciva a dormire, era sempre stato lui a leggerle i racconti mitologici che lei tanto amava... e questo nonostante affrontasse la vita con l'analitico distacco dello scienziato di talento. Alex si ritrasse e le strinse le spalle, come ad accertarsi che Viv sarebbe rimasta in piedi quando l'avesse lasciata andare. Ora, con la sua rassicurante presenza, la biblioteca non sembrava più tanto tetra. «Come stai, Viv?» «Abbastanza bene.» Lei scrollò un poco le spalle e lo osservò. Cinque mesi avevano appena cominciato a lenire il dolore 6


per la morte di sua moglie Mamie. La stanchezza, però, piegava ancora all'ingiù gli angoli delle sue labbra e rendeva più profondo il ventaglio di rughe sulle sue tempie. «E tu?» «Sono stato meglio.» Lui le rivolse un sorriso incerto. «Ma sono anche stato peggio.» Come una fresca brezza primaverile, Gareth e Gwyneth arrivarono subito dopo... insieme, naturalmente, e chiassosi e alla moda come sempre. Chiacchiere da Gwen, risposte sarcastiche da Gareth. E da entrambi tante risate da far sbocciare un sorriso persino sulle labbra di Alex. Se si eccettuavano gli ultimi giorni del loro padre e quelli del funerale, Viv non vedeva i gemelli da agosto, quando Gwen aveva debuttato nella parte di Gilda nel Rigoletto. La sua sorellastra minore era una stella in ascesa nel mondo dell'opera lirica, con Gareth a guidarla nella carriera. Con la sicurezza che nasce dall'alleanza della gioventù con la ricchezza e la fiducia, i due giovani parevano non avere dubbi sull'opportunità di dividere con lei il patrimonio dei Christie. Né pareva nutrirli Alex. Anche se, dopotutto, i fratelli di Viv non erano illegittimi, mentre lei, con le sue origini illegali celate dietro la fragile patina di rispettabilità di un documento di adozione, lo era. Chissà se suo padre era stato costretto a svelare le circostanze della sua nascita agli avvocati... Gwen e i ragazzi sapevano, ma il posto che Viv si era conquistata in società sarebbe stato perduto per sempre se chiunque altri avesse scoperto la verità. «Lo sapevo che sarebbe accaduto nella biblioteca» commentò Gareth, stringendo la mano di Alex prima di dargli un veloce abbraccio. «Ho sempre detestato questa pomposa segreta.» Dopo avere ricevuto l'affettuoso bacio di Gareth sulla guancia, Viv abbracciò la sorella. Gwen, tutta luce del sole e champagne, stringeva sempre un po' più a lungo e un po' più forte degli altri, così lei chiuse gli occhi. Il conforto le penetrò fin nelle ossa. «Sono felice di vederti, mia cara» sussurrò. «Anche io, Viv. Non so come sarei riuscita a sopportare tut7


to questo senza l'aiuto tuo e di Jonesy» rispose Gwen, usando il nomignolo con cui chiamava il gemello quando era bambina. «Non preoccuparti, andrà tutto bene.» Gareth si lasciò cadere sul divanetto più vicino. «È ancora valida la proposta di ritrovarci tutti a Newport?» «Io sono già pronta» dichiarò Viv. La principesca residenza estiva dei Christie, chiamata Calton dal luogo di nascita di Sir William, non sarebbe stata molto divertente in quel periodo dell'anno, ma i fratelli avevano già deciso di fuggire da Manhattan e di stare insieme, a prescindere dal contenuto del testamento. Si sarebbero protetti l'un l'altro, come avevano sempre fatto, alleandosi sotto la lunga ombra del loro padre. «Alex, Edmund è in grado di viaggiare?» Con indosso un elegante, anche se pratico, abito di lana, Alex sembrava in tutto e per tutto il famoso astronomo che era, ma era anche l'esausto padre di un bimbo nato prematuro. «Lo spero. La bambinaia si prende ottima cura di lui, ma non è ancora guarito dalla difterite.» Sempre la prima a offrire conforto, Gwen sedette accanto al fratello su un altro divanetto e gli prese la mano. «Speriamo che questa faccenda non duri troppo.» «Temo di sì, invece» replicò Alex. «Sai com'era nostro padre. Non si sarebbe mai lasciato sfuggire una simile occasione per mettersi in mostra, sia pure dalla tomba.» Viv resistette alla tentazione di lasciar guizzare nuovamente lo sguardo verso il ritratto, quasi che il sarcasmo di Alex avesse potuto rendere ancora più severo il cipiglio fermato nella tela. La severità del loro padre era stata altrettanto fissa e immutabile quando era in vita. Fino al suo ultimo respiro, con la mente che lo tradiva e il corpo che si arrendeva alla polmonite, gli era bastato un aggrottar di sopracciglia per farla tornare la bimbetta ripescata da una tetra prigione parigina e gettata in una vita nuova e senza macchia. La generosità, la gentilezza che sempre le aveva mostrato, avevano fatto sì che Viv gli avesse perdonato tanto tempo prima l'incrollabile severità. Alain Delavoir, l'esecutore testamentario dalla faccia di falco, entrò senza clamore e si sistemò sul sedile dall'alto schie8


nale dietro l'imponente scrivania di mogano, il corpo ossuto ingoiato da mobili fatti per adattarsi alla robusta struttura scozzese di Sir William Christie. «Che tutti siedano, per favore» ordinò. Nuovamente assalita dai suoi timori, Viv vacillò per un istante. Le austere pareti color rosso sangue si strinsero intorno a lei. Dagli innumerevoli volumi allineati su severi, ordinati scaffali si levavano polvere e muffa, ma quell'odore contribuì soltanto a rendere ancora più forte la sua determinazione. Era nel regno di suo padre e sarebbe stata all'altezza delle sue aspettative... anzi, se possibile, le avrebbe persino superate. Mentre sedeva sul terzo sofà della cupa stanza, Viv pensò alla sua casetta in arenaria rossa, tre miglia più a nord. Adesso fiorivano i crisantemi, mentre in primavera sarebbero sbocciati ancora una volta i suoi amati lillà. Il suo rifugio, acquistato grazie al denaro accumulato con oculatezza. Certo, aveva le imposte malridotte e un'infiltrazione in cantina, muri che avevano bisogno di una bella tinteggiata e un tetto che lasciava entrare i pipistrelli. Ma era sua, lei la adorava e sperava soltanto di avere il denaro necessario per tenerla bene. Nulla era più importante che preservare la proprietà simbolo della sua indipendenza. «La buona notizia è che il patrimonio non sarà soggetto ad autenticazione» annunciò Delavoir con un accento che era un disarmonico ibrido tra parigino e Contea del Westchester. «Tutto il patrimonio dei Christie è stato debitamente ripartito, o depositato in un fondo. Il mio compito oggi è illustrare la natura di queste sistemazioni.» Alex aveva un'espressione dubbiosa. «Nostro padre non ci ha mai parlato di fondi.» «Né intendeva farlo» replicò Delavoir. «Sperava che la discrezione avrebbe ridotto al minimo le speculazioni e protetto il valore delle azioni.» «Tenendo noi all'oscuro di tutto» aggiunse Gareth con una smorfia. «Niente di strano finora.» «Probabilmente aveva le sue buone ragioni, Jonesy.» Sempre la più comprensiva, Gwen era anche, inevitabilmente, la 9


più decisa sostenitrice delle azioni del padre. Lei e il gemello avevano caratteri opposti. «Inutile ora giudicarle.» «Certo che aveva le sue ragioni.» Sogghignando Gareth le enumerò sulle dita. «Indurci a riconsiderare le nostre biasimevoli scelte di vita, a riconoscere che lui aveva sempre avuto ragione e a ringraziarlo per la lezione appena ricevuta.» Viv ridacchiò dietro la mano guantata, persino Alex sorrise. L'ilarità dissipò così gran parte della tensione. Sì, nessuno di loro si sarebbe mai arreso, lei ne era convinta nel profondo del cuore. Un uomo alto superò con uno spintone il farfugliante maggiordomo ed entrò nella biblioteca. Il fumo del sigaro aleggiava intorno a lui come una nebbia nauseante. Un nodo torse lo stomaco di Viv. Buon Dio, è venuto. Miles Warren Durham, nono Visconte Bancroft. L'uomo che lei aveva sposato per compiacere suo padre. L'uomo da cui era fuggita per preservare la sua dignità. Viv sentì le costole tendersi mentre il suo cuore tentava di schizzar fuori dai confini della gabbia toracica. Il momento in cui lui l'avrebbe finalmente guardata incombeva su di loro come la lama di una ghigliottina. Doveva essere là, appostato da qualche parte nel suo languido sguardo... il confronto che avevano tentato di evitare per oltre un anno. Senza salutare nessuno, Miles si diresse verso la credenza e aprì un decanter con fretta distratta, ma per chissà quale oscura magia, non rovesciò nemmeno una goccia di liquore sul folto tappeto turco. Mentre lo guardava, Viv perse ogni speranza che il tempo potesse renderla più indifferente. Lui era sempre imponente, alto, forte e non aveva perduto la sua pigra grazia. I capelli color del caffè si arricciavano a sfiorargli il colletto. E poi il suo volto. Ah, quel volto l'aveva sempre fatta impazzire, specialmente appena rasato, come quel giorno. Armonici e decisi, il suo mento, il naso, la fronte sembravano forgiati dai tratti migliori dei suoi aristocratici antenati. Rivederlo la lasciò stordita, proprio come ricordare il galà dei Saunders le faceva ancora divampare un fuoco nel petto. 10


L'ultima notte che avevano passato insieme, Miles le aveva donato un piacere crudo, selvaggio. A quel pensiero una sensazione di pesantezza le scese sui seni e fra le gambe, e lei tentò di alleviarla sedendo più eretta, stringendo così forte le ginocchia che le ossa stridettero. I ricordi le fecero ribollire il sangue, provocandole un intenso formicolio. La sua pelle non aveva ancora dimenticato certe carezze. La settimana successiva a quel galà, però, quando aveva scoperto la vera ragione che si nascondeva dietro tanta passione, Viv era partita per New York. Ora non aveva il coraggio di guardare i suoi fratelli, temeva ciò che avrebbe visto sui loro volti. Confusione forse, o disapprovazione. Aperta compassione. A Londra aveva affrontato le critiche e i giudizi adottando un atteggiamento placido e tollerante, ma quella maschera le era sempre sembrata fuori posto con la sua famiglia. Aveva sperato che Miles non si prendesse la briga di venire, che fosse troppo impegnato a gozzovigliare per sobbarcarsi la tediosa traversata oceanica, e aveva anche pregato che non scegliesse proprio quel momento per svelare la loro guerra privata. «Andate avanti, vi prego.» Miles si lasciò cadere accanto a Viv e le passò un braccio intorno alle spalle. Frammenti della cenere del suo sigaro le caddero sul guanto di capretto color crema, e tuttavia lui restò del tutto a proprio agio, perfettamente impeccabile. Un ascot in seta bianca e blu gli abbracciava la gola mentre deglutiva il cognac. Con il suo inglese britannico dei quartieri alti trascinava un po' le consonanti, ma dai suoi gesti trasudava una quanto mai lucida ostilità. «Liberiamoci in fretta di questa faccenda.» Il suo respiro caldo scivolava sulla nuca di Viv e lei odiò se stessa perché tremava, perché ancora lo desiderava, perché non riusciva a ignorarlo. Miles era sempre stato un imprevedibile, seducente sconsiderato, ma Viv a un certo punto non era più riuscita a giustificare il suo comportamento. Il rispetto da lui sperperato a ogni delusione che le aveva inflitto aveva finito col soffocare in lei il desiderio. Come poteva darsi a un uomo che non stimava? Un uomo che disdegnava il suo titolo e dila11


pidava il patrimonio che la famiglia di Viv aveva con tanto lavoro accumulato? Mai più. Quelle due parole le diedero una forza nuova e quel mantra le pulsò nella mente mentre si liberava della sua stretta, una stretta all'apparenza pigra e casuale, ma che in realtà aveva lo scopo di intimidirla. Delavoir si sistemò il monocolo e si schiarì la gola. La sua evidente impazienza riportò Viv all'importanza di quanto stava per svelare. Il testamento. Il suo futuro. La possibilità di liberarsi per sempre del pericoloso uomo che aveva accanto. Estraendo un documento dalla cartelletta di pelle, Delavoir dichiarò: «La maggior parte delle liquidità di Sir William sono state assegnate alla Crittenford Academy, l'istituto per bambini immigrati da lui fondato alcuni anni orsono. Per quel che riguarda il restante della Christie Holding Limited, le ferrovie e i giornali, il defunto ha stabilito che le sue azioni tornassero alle rispettive compagnie». Le punte delle dita di Viv si fecero di ghiaccio. La perplessità divenne lentamente orribile consapevolezza. Persino Miles si raddrizzò di scatto alla notizia. «Che dannato impudente» sibilò sogghignando. «Ha dato via tutto.» Gwen era impallidita, le tremava il mento. «Ma... non può averlo fatto!» «Invece sì» replicò con fermezza Delavoir. Miles ridacchiò, poi tornò alla credenza. «Allora credo che mi prenderò un ultimo Hennessy prima che veniamo tutti messi alla porta.» «E a noi che cosa resta?» volle sapere Alex. «A tutti voi verrà offerta una posizione dirigenziale, a ciascuno presso una sussidiaria diversa. Queste compagnie sono state acquistate nel corso degli anni da Sir William e per una ragione o per l'altra sono tutte sull'orlo del fallimento.» Delavoir estrasse quattro plichi. Quando Viv lesse su uno di essi il suo nome, trattenne a stento un sorriso di sollievo. A prescindere dalle sue decisioni, il padre non l'aveva dimenticata. Aveva mantenuto la parola, come lei aveva sempre saputo che avrebbe fatto. 12


«Se, al termine di un contratto di due anni, la compagnia che dirigete avrà un valore superiore a quello che aveva alla morte di Sir William, vi verrà assegnato un sostanzioso premio oltre all'opzione di acquistare il controllo della vostra impresa. Nel frattempo tutte le attività resteranno di proprietà degli azionisti.» Gwen si portò una mano alla gola. «Dunque noi saremmo dei... dipendenti?» «Esattamente» confermò Delavoir. «Papà ha sempre desiderato che diventassimo come lui» commentò con sarcasmo Gareth. «Ora si assicura che ciò avvenga.» Questa volta nessun sorriso accolse le sue parole, e soltanto allora Viv notò i cerchi scuri intorno ai suoi occhi... occhi nocciola, tratto che tutti e quattro i fratelli condividevano nonostante fossero figli di tre donne diverse. «Che cosa succederebbe se decidessimo di rifiutare questa proposta?» domandò Alex. «E se fallissimo?» aggiunse Viv con voce che tremava un poco. «Ricevereste soltanto cinquecento dollari» rispose Delavoir. «Niente di più.» A Viv venne la pelle d'oca. Nel corso degli anni, mentre i suoi fratelli indulgevano nelle libertà loro concesse dalla legittimità, abbandonandosi a piccole ribellioni, aveva imparato sulle imprese del padre molto più degli altri tre. Ma dirigere una compagnia era ben altra cosa! Con la testa che pendeva verso la spalla di Alex, Gwen sembrava in preda allo stesso malessere che provava Viv. Ma anche Alex, il pacato, fermo centro della loro famiglia, faceva tamburellare le dita sul bracciolo del sofà. Gareth, dal canto suo, scuoteva il capo con una risatina senza allegria, come a voler dire: Ve lo avevo detto. Soltanto Miles, appoggiato con negligenza alla credenza, sembrava divertito. La sua postura trasandata contrastava con l'ascot perfettamente annodato e la linea impeccabile dell'abito scuro. Il sorrisetto che curvava la sua bella bocca sarebbe stato 13


più appropriato per una barzelletta sboccata. Quel pomeriggio si era trasformato in un incubo, ma il marito di Viv non aveva perduto il gelido umorismo che lei tanto detestava. E invidiava. «Credevo che almeno uno tra di voi avrebbe chiesto delucidazioni sul premio in caso di successo» osservò con un piccolo sogghigno. Trapassò Delavoir con uno sguardo figlio di generazioni abituate al potere e aggiunse: «Avanti, buon uomo, diteci, a quanto ammonta?». «Un milione di dollari.» «Ciascuno?» chiese Alex, a bocca aperta. «Sì.» Delavoir prese il primo foglio di un plico. «Lady Bancroft, vorreste conoscere la vostra posizione nei dettagli?» Il cervello di Viv doveva ancora assorbire la cifra. Un milione di dollari. «Sì, mi piacerebbe.» Miles tornò a sedersi al suo fianco. Con un mezzo sorriso sulle sole labbra che lei avesse mai baciato, aveva un'aria quasi... impaziente. Il desiderio di prendergli la mano e attingere dalla sua inaspettata forza divenne in Viv così intenso da farle contrarre i muscoli. Proprio quella forza lei aveva tanto bramato durante due anni di matrimonio, per essere ogni volta delusa e, alla fine, ritrovarsi senza più sogni. Il piacere fisico lo divertiva, gli interessava, ma quel visconte ribelle non aveva mai cercato di più, né mai aveva offerto di più. E così il tormento di amare due uomini egoisti, suo padre e suo marito, aveva insegnato a Viv che alcune montagne non erano destinate a essere scalate. Raddrizzò la schiena e si volse verso Delavoir. Se si fosse cimentata in quella prova, lo avrebbe fatto da sola. «Vivienne, Viscontessa Bancroft» cominciò l'esecutore, «figlia adottiva di Sir William Christie e della defunta Mrs. Catrin Jones Christie.» Le dita strette intorno al bracciolo, Viv elevò un silenzioso ringraziamento per quell'ulteriore sospensione della sua esecuzione. Anche dalla tomba suo padre aveva mantenuto la facciata dell'adozione. Lei era una Christie, e lo avrebbe dimostrato. Se suo padre l'aveva ritenuta capace e meritevole come gli altri 14


tre, ebbene, lei non avrebbe tradito la sua fiducia. «Voi dirigerete l'agenzia di intermediazione per la vendita di diamanti Christie, a Kimberley, nella Colonia del Capo.» «Colonia del Capo?» Il vuoto calò nella mente di Viv, che deglutì. «E dove si trova?» Miles rise, un suono esile, ma crudele. Si appoggiò allo schienale del sofà ed emise uno sbuffo di fumo, incontrando lo sguardo di Viv per la prima volta. Pur attraverso una nuvola giallastra, nei suoi occhi del colore della terra lampeggiò una penetrante intensità che le provocò un brivido. «Mia cara signora» rispose Delavoir, «siete in partenza per il Sud Africa.»

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NOTA DELL'AUTRICE

Viv e Miles hanno un posto speciale nel mio cuore per la loro forza, la vulnerabilità e la fiducia che nutrono l'uno nell'altra, tanto duramente conquistata. Per completare il lieto fine del romanzo, mi sono scientemente presa due libertà con la storia. Anche se i brevetti per l'utilizzo industriale del carbonio sono stati registrati al ritmo di circa una ventina per decennio dal 1865 fino alla fine del secolo, il vero valore dei diamanti industriali venne scoperto soltanto alla fine della Prima Guerra Mondiale. Possiamo tuttavia sospendere per qualche tempo il nostro scetticismo e credere che un'agenzia di intermediazione possa avere tratto profitto dal commercio del carbonio già nel 1881. Il vero Kimberley Club, inoltre, venne fondato da Cecil Rhodes tre mesi dopo l'ultima partita a poker di Miles. Per qualche tempo il circolo ha potuto vantare una concentrazione di milionari per metro quadro maggiore di qualunque altro edificio al mondo. Il club è stato ricostruito due volte in seguito a devastanti incendi. Dopo numerose concessioni ai soci durante tutto il ventesimo secolo, finalmente nel 1980 le donne vennero ammesse all'interno delle sue mura. Le opportunità che Kimberley offriva hanno migliorato le vite di innumerevoli persone, ma c'è stata ben poca purezza nel commercio dei diamanti. Ambientando la storia di Viv e Miles nella Colonia del Capo, spero di avere trovato il giusto equilibrio tra durezza di condizioni di vita e romanticismo. Come tutti gli scenari che fanno da sfondo a questa storia, credo che entrambi debbano essere esistiti davvero a Kimberley.

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Diamanti sulla pelle CARRIE LOFTY NEW YORK - SUD AFRICA, 1881 - Vivienne Christie, Lady Bancroft, ha lasciato l'Inghilterra per gli Stati Uniti nel tentativo di dimenticare l'unico uomo capace di farla sospirare di piacere, ma anche di irritarla oltre ogni limite: suo marito. Miles Durham, Visconte Bancroft non ha però gradito l'iniziativa della consorte e ha deciso di seguirla nel Nuovo Mondo con l'intenzione di prendersi una meritata vendetta. Ma quando incontra Viv la trova sul punto di salpare per il Sud Africa, per ottemperare alle ultime volontà del padre. Il testamento prevede che Viv risollevi le sorti di una società di diamanti.

Incontro di mezzanotte ALICE GAINES NEW YORK - LONDRA, 1886 - Juliet Foster è appena diventata la più ricca ereditiera di New York. Ora che il soffocante padre è morto, si ritrova nell'invidiabile posizione di poter decidere della sua vita, anche di quella sentimentale. Ed essendosi appena liberata di un giogo, non è certo ansiosa di finire subito sotto un altro, perciò decide che il matrimonio non fa per lei. Meglio un certo numero di focosi amanti, per cercare i quali Juliet ha intenzione di partire per un grand tour molto particolare in Europa. Intanto potrebbe cominciare a fare pratica con David Winslow, Marchese di Derrington.


La stella del desiderio CARRIE LOFTY NEW YORK - SCOZIA, 1881 - Alex, stimato astronomo nonché il maggiore tra i fratelli Christie, non ha ereditato la capacità imprenditoriale del padre. Eppure ha un disperato bisogno del milione di dollari che il vecchio patriarca ha messo in palio come premio per la sfida assegnata ad Alex nelle sue ultime volontà: risanare la fabbrica tessile di famiglia, in Scozia. Così l'affascinante scienziato viene catapultato in un mondo nuovo. Intrappolato tra sabotaggi e rivendicazioni sindacali, trova la sua stella polare in Polly, coraggiosa tessitrice, che risveglierà in lui l'amore, anche carnale, donandogli...

Confessioni di una contessa EILEEN DREYER INGHILTERRA, 1815 - Circondata da uno stuolo di ardenti ammiratori e da pochi fedeli amici, Lady Kate Seaton anima ogni ballo ed evento del ton sfoderando le sue armi letali: un fascino da capogiro e una conversazione arguta. Nessuno potrebbe sospettare che sotto la frivola e scintillante facciata la contessa nasconda segreti dolorosi e così scandalosi da costringerla a fare qualsiasi cosa perché non vengano alla luce. Solo un uomo la conosce nel profondo. L'unico capace di farla fremere ed eccitare con uno sguardo. Il suo primo, travolgente amore, Sir Harry Lidge. E ora ha deciso di rapirla. Dal 9 dicembre




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