KASEY MICHAELS
Doppio ricatto
Immagine di copertina: Lee Avison / Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Scandalous Proposal HQN Books © 2016 Kathryn Seidick Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI Moravia Books I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 250S del 10/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Prologo
Londra, settembre 1815 In piedi davanti all'alta toeletta, Cooper Townsend osservava la propria espressione allo specchio e notava che gli occhi verdi, in genere chiari, si andavano scurendo. Doveva dominarsi, vincere la collera, altrimenti non sarebbe riuscito a tenere la mente lucida. Aveva inoltre esaurito i fazzoletti da collo, poichĂŠ era giĂ il terzo che spiegazzava da quando l'amico Darby si era presentato nello spogliatoio sventolando una copia del secondo volume di quelle che iniziavano a essere note come Le cronache di un eroe. Quasi che il primo non fosse bastato. Le gesta ardite e le prodezze amorose di Sua Signoria Cooper McGinley Townsend, con un resoconto di prima mano delle sue straordinarie missioni contro i mangiarane nella gloriosa vittoria dell'Inghilterra sul diavolo Bonaparte. Primo volume. Il libercolo era stato sufficiente a spedirlo, nel giro di due settimane, nel presunto rifugio della tenuta appena acquisita, dove sperava dominasse il buonsenso, pur tenendo conto che vi soggiornava la madre. 5
Cooper era tornato a Londra solo per aiutare l'amico Gabriel Sinclair, e soltanto per una settimana, ma a quel punto la consegna di una copia del secondo volume, di imminente pubblicazione, lo aveva condotto di nuovo alla tenuta. Questa volta al puro scopo di preparare i bagagli con la maggior parte del nuovo guardaroba, fallire nel tentativo di dissuadere la madre dall'accompagnarlo e dirigersi di nuovo in città per partecipare alla Piccola Stagione e procurarsi una consorte. Cooper non voleva una moglie. Chi mai la desiderava? Nessuno tranne Gabriel che, contro ogni logica, sembrava entusiasta alla prospettiva di perdere la libertà. Magari un fidanzamento frettoloso non avrebbe risolto tutti i suoi problemi, ma rappresentato un inizio. Le madri dedite a combinare matrimoni stavano diventando troppo astute. Così almeno lui avrebbe sposato una ragazza di sua scelta, senza rischiare di svegliarsi un bel mattino con accanto una fanciulla ridacchiante, e con la mamma di questa pronta a fare irruzione nella stanza− munita di testimoni − per gri dare: Mascalzone! Affiggiamo le pubblicazioni oggi stesso! Pareva un'idea sciocca da concepire... Eppure un'ambiziosa donzella era riuscita davvero a intrufolarsi nella camera da letto dei suoi appartamenti in albergo, prima di venire sollevata di peso da Ames e depositata nell'atrio, dov'era stata presa per l'orecchio dalla genitrice infuriata, che di sicuro l'aveva rimproverata per la sua incompetenza per l'intero percorso verso la carrozza. Sì, si sarebbe tolto dal mercato matrimoniale. E solo allora sarebbe riuscito a concentrarsi sul resto. «L'hai letto? L'ho visto soltanto stamattina, quindi 6
forse tu non hai ancora avuto il piacere» notò Darby Travers, Visconte Nailbourne quando voleva fare colpo, strappandosi dalla lettura per agitare in aria l'opuscolo. «Sì, invece. Il responsabile− non lo definirò autore − è stato abbastanza cortese da spedirmi una copia in anteprima, quand'ero in città la settimana scorsa. Per l'amor del cielo, Darby, mettilo giù.» «Non ancora. È ovvio che salverai la leggiadra fanciulla da un fato peggiore della morte, da eroe quale sei. Lasciami leggere soltanto il finale.» «D'accordo, visto che purtroppo è importante, vai pure avanti. Maledizione, Darby, non ti ho detto di declamare.» Il visconte proseguì comunque con la sua gradevole voce baritonale, in tono enfatico e divertito. «La splendida e grata fanciulla, il cui nome resta misterioso, con gli occhi color fiordaliso scintillanti di lacrime simili a diamanti, si volse verso il nostro modesto e confuso eroe e, con sua meraviglia e sorpresa, gettò il proprio corpo morbido e voluttuoso contro il suo petto, senza lasciargli altra scelta che stringerla a sé, sino a sentire il battito frenetico del cuore verginale, nonché il rapido salire e scendere del seno perfetto, mentre lei ne decantava le virtù e l'immenso coraggio e poi, sopraffatta dall'emozione, lanciava un grido estatico aggrappandosi alle robuste spalle e affermando che il mondo intero avrebbe potuto poggiare con sicurezza su quei forti muscoli, proprio come il suo destino, e senza alcun indugio né esitazione gli offriva il proprio onore.» «È ancora peggio di quanto ricordassi» borbottò Cooper. «Per giunta questo tizio non ha mai sentito parlare dei vantaggi della punteggiatura? Sei rimasto 7
quasi senza fiato, Darby, a meno che non fossi tu stesso sopraffatto dall'emozione.» «Tutte e due le cose, credo. Hai una fortuna sfacciata, sai?» Darby girò l'ultima pagina del libretto e si accigliò. Di prossima pubblicazione il terzo volume. Le nuove avventure del Barone Cooper McGinley Townsend, eroe, nelle quali si rivela ogni aspetto del suo carattere e della sua personalità privata, che sia un santo oppure un diavolo. Guardò l'amico. «Tutto qui? Nient'altro? Mio Dio, Coop, tralasciando le risposte aspre che mi sono venute subito in mente, non è niente di buono. Chiunque abbia un briciolo d'immaginazione penserà che tu abbia approfittato della virtù della ragazza, ed è risaputo che la scarsa intelligenza del ton è ampiamente compensata dalla fantasia morbosa.» «Già, me ne rendo conto, grazie.» Coop si sfilò il foulard strapazzato e lo gettò al sergente maggiore Ames, suo aiutante di campo durante la sconfitta finale di Bonaparte a Waterloo e, al momento, degno del titolo di valletto più corpulento, sboccato e negato per la sartoria dell'intera Inghilterra. «Bisogna tagliargli le dita, ecco cosa» dichiarò questi, lanciandogliene un altro. «E poi cacciargliele su per il sedere.» «Oh, non mi spingerei a tanto, Ames» replicò con calma Darby mentre avanzava di un passo per afferrare al volo il fazzoletto da collo pulito. «Di solito se la cava abbastanza bene, ma al momento è scombussolato. Ecco, Coop, permettimi di annodarlo, altrimenti passeremo il resto della vita nello spogliatoio.» 8
Due gentiluomini alti, avvenenti ma molto diversi tra loro, venivano riflessi al momento dallo specchio. Coop pareva un angelo, con la sua bellezza bionda, e Darby un diavolo bruno, reso ancora più seducente dalla benda di raso nero sull'occhio sinistro. «Ames si riferiva al mio anonimo amico» chiarì Coop con un largo sorriso, e intanto sollevò il mento per consentirgli di sistemare il foulard intorno al colletto alzato della camicia. «Ed era cortese, se non proprio civile. In realtà punta a un'altra parte dell'anatomia di quello scribacchino, vero, Ames?» «Dopo che avrò trovato quel farabutto, milord, dubito che avrà non poche difficoltà a infilarsi i calzoni, se capite cosa intendo.» «Dammelo, prima di strangolarmi!» esclamò Coop afferrando la striscia di lino, assordato da una sonora risata di Darby. «Sono ritornato in città per chiedere aiuto agli amici, e non solo Gabe è partito per la sua tenuta, ma ti ha anche lasciato qui, il che non rappresenta un beneficio in alcuna circostanza. Ho già abbastanza guai nella vita, e tu sei un potenziale pericolo pubblico.» «Mi offenderei, se non scegliessi di intenderlo come un complimento. Comunque sarò pericoloso, ma sono capace di fare un bel nodo a cascata persino con gli occhi, anzi l'occhio chiuso. D'accordo, combina pure un pasticcio per conto tuo. Gli daremo anche un nome: il nodo dell'eroe. Non vi pare una buona scelta, sergente maggiore, visto che ha confezionato una specie di cappio?» «Fai tanto lo spiritoso, Darby» commentò Coop mentre Ames lo aiutava a infilare la giacca. «Non riesci mai a smettere di ridere. Sei proprio convinto che tutto quanto sia spassoso da morire?» gli domandò 9
quindi, mentre l'amico si rimetteva in tasca il fazzoletto, dopo avere scostato la benda nera per fingere di asciugarsi una lacrima d'ilarità. «Nella maggioranza dei casi no, non penso, tuttavia vedere il calmo e imperturbabile Cooper così agitato... Sì, ammetto di divertirmi. È davvero così terribile, Mr. Contegno, ritrovarsi nel ruolo dell'eroe? Al momento le fanciulle dell'intera Mayfair stanno di sicuro sospirando, in estasi davanti alla loro cioccolata calda e con le minuscole dita dei piedi arricciate per la delizia. Ti ripeto che hai una fortuna sfacciata, amico.» Coop e Ames si scambiarono un'occhiata, poi il valletto prese un foglio piegato dalla scrivania della camera del Pulteney e lo porse a Darby. «Questo è arrivato poco fa» gli spiegò Coop, «infilato sotto la porta come i messaggi nei romanzi da quattro soldi. Portalo giù con te nell'ingresso, leggilo e decidi da solo. Saluto in fretta mia madre e ti raggiungo subito.» «Mi divertirò?» chiese Darby, mettendo il foglio nella tasca interna della giacca. «Non importa, ho già capito di no. Spiega il pasticcio con il foulard e il tuo buonumore? Suppongo di sì. Molto bene, dieci minuti, altrimenti torno su.» Dopo che il giovane se ne fu andato, Coop prese in mano le spazzole dal manico d'argento e s'impegnò a domare i folti riccioli biondo scuro, ribelli in maniera irritante, o meglio: ... la gloriosa corona di boccoli baciati dal sole, simili a un'aureola di bontà, anche quando vi passava le dita lunghe e diritte mentre scavalcava il corpo spezzato del malvagio aggressore e sorrideva con ti10
midezza alla damigella ignota, appena salvata da un fato peggiore della morte. Un fato peggiore della morte. Proprio come si era espresso per scherzo Darby. Dimostrava soltanto che chiunque sarebbe stato capace di scrivere un simile libercolo − purché non si sforzasse di spingere l 'immaginazione oltre il trito e il banale. «Oh, Dio, adesso me la prendo con uno dei miei migliori amici.» Sospirando, posò le spazzole e parlò all'aria. «È davvero così terribile ritrovarsi nel ruolo dell'eroe? Caro Darby, non ne hai idea.» A dire il vero, all'inizio non era stato tanto tremendo. Coop aveva servito la patria non una sola volta, ma due, poiché aveva di nuovo indossato l'uniforme dopo essere stato rimandato in Inghilterra come invalido nel 1814, insieme agli amici Darby, Gabriel e Jeremiah Rigby, baronetto. E si era creato una certa fama dopo una breve ma feroce battaglia a Quatre Bras, appena prima della vittoria definitiva di Wellington a Waterloo. Il mondo non avrebbe mai conosciuto la piena verità su quanto accaduto quel giorno, come gli aveva fatto notare con un certo vigore Sua Altezza Reale il Principe Reggente, prima di offrirgli, in quanto eroe, una piccola tenuta, un borsellino piuttosto pesante e il titolo di barone. Una ricompensa generosa... Anche se forse la si poteva definire corruzione, venata da una sfumatura minacciosa. In ogni caso Cooper aveva subito compreso che era assennato, nonché più sicuro, accettarla. Il mondo, però, era all'oscuro di tutto. Più interessante per il cittadino medio e i quotidiani era stato l'ardito salvataggio da parte sua di alcuni 11
pargoli biondi – il numero variava da tre a una dozzina, a seconda di chi raccontava la storia – che vagavano nel bel mezzo di quello che sarebbe presto diventato il campo di battaglia. Alcune versioni includevano un'avvenente cugina più grande, che si era dimostrata assai grata per l'inatteso soccorso. Del resto c'erano sognatori dappertutto, no? Tre o dodici, graziosi e anonimi, bionda riconoscente o no, al rientro a Londra Cooper si era scoperto più amato del dolce di Natale. Nei mesi successivi a Waterloo, non riusciva a fare più di pochi passi in qualunque direzione senza che qualcuno gridasse: «È lui, Townsend! Eccolo!». Tutti gli assestavano pacche sulla schiena. Tutti lo trattenevano per una bottiglia o due. Tutti trattavano questo figlio di una famiglia rispettabile, ma appena agiata, come se fosse stato il ragazzo migliore del mondo e lo invitavano a tanti soggiorni in campagna, incontri di pugilato e simili che ci sarebbe voluto un intero squadrone di eroi per accettare ogni proposta. Comunque l'intera faccenda era piuttosto gradevole. Poi il primo volume era stato distribuito gratuitamente agli angoli delle strade e la situazione era cambiata. Coop ricordava quando un mattino, al risveglio, aveva ricevuto da Ames una copia del libercolo e si era visto sulla copertina, o almeno il valletto gli aveva spiegato che quell'illustrazione pacchiana ritraeva lui. Veniva presentato alto e snello, com'era davvero, ma con una massa scarmigliata di riccioli biondi e vividi occhi verdi che lo avevano spinto a lanciare un'occhiata allo specchio per controllare l'intensità 12
dei propri. Erano verdi − lo riconosceva al disegnat ore − ma non così verdi. Le strade erano ormai invase dal dannato opuscolo, con tanto di nota in quarta di copertina che preannunciava il seguito della serie, contenente: ... nuove avventure del nostro glorioso barone di ritorno dalla guerra, impegnato a compiere in segreto atti eroici in Inghilterra, paladino del popolo e salvatore di fragili donzelle in pericolo, bisognose del suo valoroso aiuto. A quel punto le mamme avevano cominciato a desiderarlo per le figlie. I padri lo volevano perché era un eroe e: Mio genero l'eroe, sì, certo, non avrebbe forse fatto un figurone, nei club? Le signore sposate lo cercavano perché... buon Dio, chi sapeva per quale motivo? E le giovani debuttanti lo consideravano il miglior partito dell'anno. «E adesso questo. Al diavolo il piano di lanciarmi nella Piccola Stagione per trovare moglie e por fine a simili assurdità.» «Milord? Non ho afferrato proprio tutto.» «Non fateci caso, Ames. Stavo ripensando a quel maledetto messaggio.» Se l'era già impresso nella memoria. Diecimila sterline, altrimenti il prossimo volume sarà intitolato: Il nostro eroe cade in disgrazia poiché viene rivelata la vera identità dei presunti innocenti soccorsi a Quatre Bras, una vergogna che coinvolge i livelli più elevati della stessa casa reale. Sì, mio eroe, è un ricatto, e sono piuttosto bravo in queste faccende. Rimanete a Londra, Barone Townsend, non correte 13
più a nascondervi nella vostra tenuta. Resterò in contatto. «Ah, Ames. Niente più idee brillanti, per non parlare di quanto s'inquieterebbe Prinny se dovesse emergere la verità. Possiamo solo sperare che il Dio Darby abbia già avuto la sua dose di divertimento e intenda offrire aiuto» aggiunse, prendendo dal valletto i guanti e il cappello a cilindro con tesa arricciata, prima di dirigersi alle scale che scendevano nell'atrio. «In ogni caso non volevate venire accalappiato» gli rammentò Ames. «È abbastanza vero, ma se non riusciamo a rintracciare quel bastardo imbecille del mio biografo, con ogni probabilità diremo addio alla tenuta e voi potrete smettere di chiamarmi milord. Non oso nemmeno pensare a cosa direbbe mia madre.» Il domestico storse il volto in una smorfia. «Questo sarebbe il peggio, milord, sono d'accordo. Già adesso dice più che abbastanza, no?» Coop rise. «Grazie per avermelo ricordato. Per favore, avvisatela che devo recarmi altrove e che la vedrò stasera a cena. A questo punto procedo con maggior determinazione e il doppio della fretta.» Il sergente maggiore gli rivolse un rapido saluto militare. «Com'è giusto per un eroe, sir.» «Mi siete simpatico, Ames, ma potrei sempre licenziarvi» lo mise in guardia Coop, e lo vide nascondere un largo sorriso sotto i prodigiosi baffoni. Darby lo aspettava nell'ingresso, camminando avanti e indietro. «Ti sei cacciato in un ginepraio, vero?» commentò, restituendogli il foglio ripiegato. «Oh, ti sbagli. Questo è tipico di te, oltre che di Gabe e Rigby. Io sono quello sensato, ricordatelo, 14
sempre pronto a tirare fuori voi tre dai rovi.» «Hai ragione. E che intenzioni ha la tua ragionevole persona, adesso che hai tu le spine conficcate nel fondoschiena? Spero che includano il rintracciare questo bastardo e il torcergli il collo scheletrico.» La collera dell'amico lo tranquillizzò un poco. «Sì, è proprio questo il piano. Come lo sapevi?» «Non ne ero sicuro, non con te. Sei troppo civile. Non mi rivelerai il nome della ragazza, vero? La leggiadra donzella che era presente, o forse no, il giorno dell'ardito salvataggio.» «Sai, Darby, l'ho dimenticato. Pensa un po'.» Fece una smorfia appena si rese conto di essere stato raggirato. Come aveva potuto scordare, anche solo per un istante, che Darby era capace di estorcere un segreto a una tomba? «Ah! Quindi una donna c'era. Almeno questo te l'ho strappato. Sei un vero eroe, puro di cuore, retto e irreprensibile. E anche un perfetto idiota, visto che, a quanto ho scoperto, è coinvolto il nostro grasso Florizel. Barone? Secondo me, potevi puntare al titolo di conte. Iniziamo?»
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Il tragitto dal Pulteney al club più vicino era troppo breve perché un uomo che non fosse un vecchio o un completo idiota con manie di grandezza si prendesse la briga di far portare il calesse dalle scuderie, oppure di chiamare una vettura a nolo. O almeno così affermò Darby quando Coop prospettò la seconda possibilità. «Potrei essere riconosciuto» gli spiegò questi sottovoce. Darby era impegnato a infilarsi i guanti. «E da chi? Conosco la tua abituale modestia, ma da alcuni un'affermazione simile potrebbe essere giudicata presuntuosa. Immagino che la vanità sia una normale conseguenza di questa faccenda dell'eroismo.» «Ricominci a divertirti, vero? Sai bene da chi. Da tutti quanti. A volte sono tentato di voltarmi per controllare se ho un segnale appuntato sul dorso.» «Davvero? Attiri la folla ovunque tu vada? Ebbene, buon per te. E buon per me, poiché ho il privilegio di passeggiare in una bella giornata serena insieme all'artefice di tante gesta ardite, nonché prodezze amorose. Gabe e Rigby non sanno cosa si perdono. Avanti, lo voglio vedere. Magari troverai un'altra leggiadra donzella da soccorrere, lungo il cammino.» Ad appena un isolato dall'albergo, Coop trattenne a 16
stento l'impulso di girarsi verso l'amico e pronunciare la tipica frase infantile: te l'avevo detto! «Buongiorno, capo» lo salutò a gran voce il primo che lo riconobbe, inchinandosi e sollevandosi un immaginario ciuffo sulla fronte, mentre si avvicinava all'angolo insieme a Darby. «Sì, buongiorno» lo ricambiò Coop, rivolgendo un rapido cenno al venditore ambulante, impegnato a tenere in equilibrio una lunga pertica carica di cappelli a cilindro che avevano visto giorni, o anche decenni, migliori. «Penso che voglia la mancia, non un saluto. A meno che tu non intenda comprare la sua merce, cosa che ti sconsiglio. Pidocchi, capisci, brutta faccenda» lo mise in guardia Darby, senza curarsi di abbassare la voce. «Ma poiché sei un eroe, e l'eroismo suscita certe aspettative nella plebe − sì, vecchio mio, era un complime nto, quindi un sorriso sarebbe gradito − me ne occuperò io. Ecco, buon uomo» disse al mercante, infilandosi una mano in tasca e lanciando in aria una monetina per lasciargliela prendere al volo con l'abilità dovuta all'esperienza. «Con i saluti del barone. Adesso andatevene per la vostra strada.» Cooper si guardò intorno e scoprì che, molto in fretta, erano diventati oggetto dell'attenzione generale. «Ecco cos'hai combinato, stupido.» «Che cosa? Non potevo permettere che lo splendore del nostro eroe venisse offuscato dall'avarizia. Devi andarne fiero, piuttosto.» «Fiero? A che velocità riesci a correre con quegli stivali lustri, nuovi di zecca?» Dopo un piccolo morso sospettoso alla moneta di rame, il venditore ambulante alzò la mano con un largo sorriso e schiamazzò: «Fate largo! Fate largo! Passa l'e17
roe! Lasciate spazio al coraggioso Barone Townsend!». «Oh, per l'amor del... Vedi cos'hai messo in moto?» «Comincio a capirlo, sì. Credevo esagerassi, ma avrei dovuto pensarci meglio.» Darby ruotò con eleganza su se stesso. «Andiamo via? Rimanere fermi non sembra prudente.» La gente cominciava ad avvicinarsi da tutti i lati. Intanto, davanti a Cooper, due solerti mocciosi, muniti di ramazze fatte in casa, si affrettavano a spazzare il selciato affinché l'eroe potesse attraversare l'incrocio senza, be', calpestare nulla. Nel loro zelo, presero a picchiarsi a colpi di manici di scopa, e il più piccolo avrebbe rischiato di farsi male se lo stesso Coop non fosse intervenuto per separarli. Premendosi il fazzoletto su una guancia ammaccata − baciata con poca delicatezza da uno dei bastoni− co ntinuò per la sua strada insieme a Darby, senza proprio correre, ma affrettando il passo per sfuggire alla folla che si andava radunando. Appena prima di imboccare un vicolo, Darby ebbe la saggia idea di gettarsi alle spalle parecchie monetine. Per accaparrarsele, gli inseguitori si fermarono così di colpo da piombare l'uno sull'altro come birilli, tra i pugni che già volavano. «Ah, un sorriso. Era ora! Mi chiedevo se avessi perso del tutto il senso dell'umorismo grazie al tuo biografo. Proseguiamo?» «Più al piccolo galoppo che al trotto? Sì, penso di sì.» A un nuovo grido della folla, accelerarono quasi fino a correre, schivando pozzanghere sospette, chinandosi sotto panni grigiastri stesi ad asciugare, sfiorandosi il cappello di fronte a una vecchia sdentata che offriva i suoi beni per un penny. 18
Girarono di qua, svoltarono di là, cambiarono direzione davanti a un vicolo cieco. Non si fermarono finché non ebbero seminato tutti quanti, fino all'ultimo, ma a quel punto Cooper era ansioso di orientarsi, intrappolati com'erano in mezzo a costruzioni fatiscenti con i piani superiori che sporgevano nella viuzza, toccandosi quasi e oscurando il sole. «Dove siamo?» domandò, piuttosto preoccupato dallo sguardo di un omaccione che li osservava da dove stava seduto, sulla soglia di un alloggio privo di porta. «Scusa» mormorò Darby mentre sostava per appoggiarsi le mani alle ginocchia e riprendere fiato, «ma chiedevi a me, oppure a quel tipo abbastanza terrificante che, al momento, ci adocchia immaginandoci infilzati allo spiedo, per la cena di stasera?» «A te, è ovvio, e non restare fermo. Credevo sapessi dove fossimo diretti.» «Sì, infatti» confermò l'amico, «circa tre svolte fa. Però ero molto più giovane l'ultima volta che mi sono lanciato in simili acrobazie, e molto meno sobrio. Dannazione, Coop, mi devi un paio di stivali nuovi, temo.» Lui non si curò d'ispezionare le calzature dell'amico − anche l'amicizia aveva un limite− ma in compenso gli assestò uno spintone per trarlo in salvo quando una vecchia, dall'alto, avvisò che stava per svuotare il secchio dell'acqua sporca. Cosa che fece mezzo secondo dopo, ridacchiando allegramente perché i due bersagli erano sfuggiti per un soffio al simpatico scherzo. «A quanto pare, non tutti a Londra hanno letto le tue avventure, a meno che, da parte di quella donna, non fosse un modo per esprimere la propria gioia di vederti» notò Darby quando si fermarono di nuovo, appena prima di raggiungere, chissà come, Bond Street, e si spolverarono le maniche, controllando di averle pulite 19
bene, dopo che tutti quanti avevano voluto toccare il grande eroe. «Sai, nel complesso − a parte i miei poveri stivali − è stato esilarante. Peccato che Rigby non fosse con noi. Al nostro amico grassottello avrebbe giovato un po' di esercizio.» Coop stava ancora tentando di prendere fiato. «Tutto qui? Non hai altro da dire? Non hai sentito le richieste di sapere il nome dell'ultima bella fanciulla da me soccorsa? E i suggerimenti su quello che dovrei fare con lei? Alcuni erano molto precisi.» «Sì, li ho uditi, ma ho fatto finta di niente. I tuoi rossori erano più che sufficienti. Almeno uno di loro dovrebbe essere incatenato nel manicomio di Bedlam, oppure evirato. Come mai non mi ero accorto di nulla la settimana scorsa, quand'eri in città?» «Il secondo volume sulle mie presunte prodezze è saltato fuori solo dopo che ero tornato in campagna. All'inizio, quando Prinny mi ha conferito l'onorificenza, venivo trattato piuttosto bene; sì, m'indicavano e mi rivolgevano la parola; tanti volevano stringermi la mano, darmi pacche sulla schiena o presentarmi le figlie. Poi la pubblicazione a sorpresa del primo opuscolo ha richiamato ancora di più l'attenzione su di me, risvegliando un interesse quasi inspiegabile da parte delle signore. Tuttavia è il secondo volume− tutte quelle fa ndonie riguardo ai miei atti eroici dopo il ritorno in Inghilterra − ad aver generato un'ondata di emozione, oltre alla semplice gratitudine. Era piuttosto problematico al mio rientro in città. Le folle tendevano già a formarsi. Però questa è la prima volta che sono davvero costretto a scappare. Non può continuare così, Darby, non può.» «È vero. Immagina soltanto cos'accadrebbe se il ricattatore mettesse in atto la minaccia, che non com20
prendo del tutto e, a quanto pare, non ho il diritto di capire, benché venga richiesto il mio aiuto. Sarai costretto a espatriare. È noto che l'ammirazione della massa si trasforma sempre in odio, appena gira il vento.» «L'idea, sì, mi ha sfiorato la mente. Comunque nel frattempo cerchiamo un lustrascarpe per tutti e due.» «E poi una pollastrella e una bottiglia» concordò Darby. «Però non sono un tipo esigente. Sono disposto a fare a meno della pollastrella.»
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Daniella Foster, nota in famiglia come Dany, la Piccola, o anche, non di rado, come il tormento della vita della mamma, osservava il turbante di seta viola posato su un supporto di legno in fondo al camerino. Aveva l'impressione di trovarsi in quel posto da un'eternità e aveva già ispezionato ogni angolo del locale affollato, nel retro della sartoria. Non si annoiava, poiché non le capitava mai. S'interessava a tutto intorno a lei – curiosa del mondo in generale – cosa che l'aveva portata, nell'infanzia, a ritrovarsi a pancia ingiù sul terreno fangoso, naso a naso con un lombrico, fino alla situazione presente, nella quale si chiedeva che effetto avrebbe fatto indossare un turbante. Dava prurito? Era probabile, ma come saperlo per certo senza provarselo? «Penso che sia grazioso» annunciò, «e che mi starebbe a meraviglia.» La sorella Marietta, Contessa di Cockermouth, alla quale veniva appuntato il vestito ordinato di recente, non era d'accordo. «Te l'ho detto, Dany, il viola è riservato alle vecchie signore, così come i turbanti. No, non toccarlo.» «Perché no?» Lei lo prese dal supporto. «Non mi sembra giusto, sai» dichiarò, e dimostrò la propria ver22
sione di giustizia abbassando il copricapo sulla chioma rosso dorato, tagliata corta di recente. «Vedi? Il colore è quasi uguale a quello dei miei occhi.» «I tuoi occhi sono blu.» «Non con questo turbante. Guarda.» Dany si portò di fronte alla sorella, che al momento la superava in altezza di almeno otto pollici, poiché stava in piedi sulla pedana circolare per le prove. Marietta si accigliò. «Alcuni ti definirebbero una strega, sai? Quel coso contrasta con i capelli, almeno quelli che hai lasciato, dopo aver brandito le forbici in preda a una crisi di follia. Sei troppo pallida, hai occhi assurdamente enormi e una zazzera... Mi stupisce che la mamma non abbia avuto un colpo apoplettico. Eppure... Sì, Dany, eppure sei bellissima. Minuta, fragile e innocente come un cherubino. Sei sempre splendida. Ti è impossibile non apparire adorabile e affascinante. È uno degli aspetti che apprezzo meno di te.» Dany salì in punta di piedi per baciarla sulla gota. «Grazie, Mari. Comunque sai che non reggo al confronto con la tua serena beltà. A Oliver è bastata una sola occhiata dal lato opposto di Almack's per innamorarsi alla follia, per l'eternità. Oh, Mari, non piangere.» Si girò verso la sarta, che le scrutava incuriosita, e la cameriera personale di Marietta, già intenta a cercare il fazzoletto nella borsetta a rete della padrona, e chiese il favore di lasciarle sole per qualche minuto. «La contessa è in stato interessante, buon per lei» commentò la prima, rivolgendo un cenno alla seconda con la testa grigia. «Diventano così, sapete, scoppiano in lacrime senza alcun motivo. Provvederò a lasciare nelle cuciture tessuto in abbondanza per allargare l'abito in seguito.» «Non...» 23
«Piango» terminò Dany al posto della sorella, stringendole la mano così forte da farla sussultare. «No, cara, certo che non piangi. Nessuno di noi lo pensa.» Strizzò quindi l'occhio alla sarta, che, con riluttanza, lasciò ricadere la tenda sull'ingresso del camerino, dopo esserne uscita insieme alla cameriera. Che la credesse pure in dolce attesa. Qualunque spiegazione era meglio del vero motivo per cui Mari era diventata piagnucolosa. «Stavi per lasciarti sfuggire la verità, giusto?» le chiese − o forse l 'accusò − mentre l 'aiutava a scendere dalla pedana. «Certo che no. Mi domando ancora come abbia potuto confidarmi con te. In quel momento dovevo avere la mente offuscata.» «No» la smentì con fermezza Dany, guardandola mentre si abbassava con cautela su una sedia, attenta a non pungersi con gli spilli. «L'avevi quando scrivevi quelle sciocche letterine al tuo ammiratore segreto. La mamma sostiene che sei tanto ragionevole e che dovrei prendere esempio da te. Però sai una cosa, Mari? Io avrei almeno chiesto il nome a questo corteggiatore. Ecco, soffiati il naso» concluse, pescando un fazzoletto ricamato dalla propria borsetta e sbattendoglielo quasi in faccia. «Abbassa la voce, Dany.» Marietta si guardò a destra e a manca, come per accertarsi che non ci fosse nessuno nascosto nel camerino ingombro, magari intento a prendere appunti, quindi bisbigliò: «Non è colpa mia. Tutte le signore sposate del ton hanno spasimanti segreti. È soltanto uno stupido svago. Utile soprattutto quando i consorti ci abbandonano per rifugiarsi nei padiglioni di caccia, nelle case da gioco e ovunque ci siano distrazioni gradite a chi preferisce star lontano dalla moglie». 24
Dany ripose il turbante sul sostegno. Era stato interessante vederselo addosso, ma iniziava davvero a pruderle la testa. Una volta diventata vecchia, si sarebbe assicurata che tutti i suoi turbanti fossero foderati di morbido cotone. «È così, dunque? Ed è ancora uno stupido svago adesso che il misterioso ammiratore esige cinquecento sterline in cambio del silenzio e della promessa di restituirti le missive? Anche questo fa parte del gioco?» Marietta si soffiò il naso senza troppa delicatezza. «No, e lo sai benissimo. Non ho cinquecento sterline, Dany, e Oliver tornerà a casa tra quindici giorni. Oh, la responsabilità è tutta sua. Se solo mi avesse dedicato più attenzione. In passato non riuscivo a smuoverlo dal mio letto, invece... No, non ascoltarmi, Dany. Sei ancora nubile.» «È vero, però non sono più una bambina. Oliver è poco sentimentale, giusto?» La sorella lasciò ricadere le spalle. «Ha... ha dimenticato il mio compleanno. È andato a scarpinare per la Scozia con i suoi amici sregolati e se n'è completamente scordato. Durante il nostro primo anno insieme mi ha regalato orecchini di brillanti, il secondo un braccialetto di rubini e il terzo una collana con tre file di perle. E adesso? Proprio niente.» La guardò in volto, con gli occhi azzurri lustri di lacrime. «Non voglio essere una moglie, Dany. È chiaro che lo annoio come consorte. Vorrei essere il suo amore.» Dany le indicò di levarsi in piedi per aiutarla a spogliarsi. «Ricordo quando hai quasi annullato le nozze.» «Era tutta colpa di Dexter» dichiarò Marietta flettendo le ginocchia e alzando le braccia per consentirle di sfilarle l'abito dalla testa. «Comunque non ne parliamo più, per favore.» 25
Dany, reggendo con cautela il vestito per la scollatura, lo passò attraverso la fessura nella tenda, abbastanza sicura che la sarta fosse dal lato opposto, pronta a riceverlo... insieme a qualunque confidenza riuscisse a carpire. No, meglio non rammentare quanto aveva detto Dex, soprattutto dopo che il padre aveva minacciato di diseredarlo se avesse intralciato il matrimonio di Mari con un conte ricco e rispettato. Oliver Oswald, Conte di Cockermouth. Marietta lo aveva scritto almeno duecento volte in un vecchio quaderno, accanto a Marietta Foster Oswald, Sua Signoria la Contessa di Cockermouth. Era tanto orgogliosa, fino a quando Dex le aveva sussurrato un'interpretazione tutt'altro che garbata del nome, tipica dei ragazzi che ridacchiavano di queste cose: succhiac... «Oliver mi ha spiegato tutto» dichiarò Marietta, tuffandosi nel vestito di mussola a fiorami, scelto per il giro di compere in Bond Street. «Il nome deriva dalla posizione della fiera e antica cittadina...» «... dove il fiume Cocker sbocca nel Derwent. Sì, lo so. Nostro padre mi ha costretta a impararlo a memoria. Mi ha anche regalato un grazioso anello di perle quando ho promesso di non chiamarti più...» «Lo hai promesso!» Dany alzò le mani in segno di resa. «Avevo solo quattordici anni, ero ancora ingenua e innocente e non sapevo cosa dicevo. Per questo puoi incolpare la mamma, non me. Adesso allacciati l'armatura e andiamo a casa. Metteremo insieme le nostre due teste per tirarti fuori dal ginepraio in cui ti sei cacciata alla cieca, nel nome della vendetta.» Marietta si lisciò con cura i guanti, un dito alla volta. «Non avrei mai dovuto dirtelo» si rimproverò. «Nel nome di Dio, cosa mi è saltato in mente che avresti po26
tuto almeno aiutarmi?» Eppure, armata di nuovo di cappellino e guanti, appariva come la serenità fatta persona, con i lineamenti perfetti impostati secondo quello che Dany definiva il suo volto compito. La faccia da: sono una contessa, sapete. Se Marietta non fosse stata così bella, e lei non le avesse voluto tanto bene, avrebbe riso. «Si risolverà tutto, Mari, te lo assicuro.» «Ehm, ehm.» Non erano solo educati colpi di tosse, ma esprimevano mille sottintesi e magari speranze. O almeno così preferiva credere Dany. Le due giovani si voltarono e videro l'anziana sarta tornare nel camerino. Lady Cockermouth sollevò il mento. «Non era il caso di disturbarci, penso. Comunque, poiché qui abbiamo finito, ce ne andiamo. Mandateci i vestiti quando saranno pronti.» Marietta, imbarazzata e confusa, tentava di mostrarsi altezzosa con l'intenzione di rimettere al proprio posto la signora atteggiandosi a gran dama. Tipico di lei, e sbagliato, almeno secondo la sorella. Dany non era così sciocca. A suo parere era meglio, e più prudente, accattivarsi la simpatia della sarta. Inoltre c'erano gli ehm, ehm da prendere in considerazione. La donna moriva dalla voglia di sapere qualcosa. «Mrs. Yothers, giusto? Desiderate forse parlare con Lady Cockermouth?» «Cosa mai potrebbe...» «Mari, hai una grinza sul guanto destro» la interruppe Dany, sicura di zittirla. La sorella, infatti, detestava le pieghe sui guanti e per questo li portava così aderenti da bloccare quasi la circolazione. «Mrs. Yothers?» «Sì, signore. Vi chiedo scusa, davvero, ma intendevo 27
solo accertarmi che nessun altro v'importunasse. Mi sono permessa di mandare fuori la vostra cameriera e di stare di guardia dall'altro lato della tenda. Non potevo fare molto, tranne mettermi le mani sulle orecchie, per non sentire che Sua Signoria ha qualche piccolo guaio.» «Non ho...» «Oh, sbagliavo, non è una grinza. Temo, Mari, che sia una macchia. Proseguite, vi prego, Mrs. Yothers.» «Sì, signorina. E visto che qui siamo tutte donne, voi compresa, signorina, considerato che la povera cara è in stato interessante e tutto quanto...» «Non sono...» «Mari, non dimenticare la borsetta» l'ammonì Dany, sbattendogliela addosso e mozzandole il fiato. Nonché, per fortuna, la favella. «Mrs. Yothers? Cosa dicevate?» La sarta scoccò un'occhiata pietosa a Marietta. «Mi ricordo com'era con il primo. Va meglio con il passare dei mesi, milady. Prima di peggiorare ancora, in realtà, ma finisce abbastanza in fretta, e così si può tornare a ciò che l'ha condotta in questa situazione delicata. Però non era questo che intendevo dirvi. Credo, Vostra Signoria, che al momento abbiate bisogno di un eroe.» Dany alzò gli occhi al cielo. Quello era il senso degli ehm, ehm? Davvero deprimente. «Un eroe, Mrs. Yothers? Che idea splendida. Per caso sapete dove trovarne uno?» Sorridendo, la donna infilò la mano nella tasca del grembiule e ne estrasse un opuscolo spiegazzato, pieno di orecchie. «In effetti sì. Ecco, signorina, lo potete tenere, considerato che ormai lo conosco a memoria e che c'è un nuovo volume in attesa al piano di sopra, per quando salirò per il tè. Ho sentito che è ancora meglio del primo.» 28
Dany stava già leggendo il titolo: Le cronache di un eroe. «Un eroe? Ma è senza dubbio una storia inventata. Quest'uomo...» Lanciò un'altra occhiata alla copertina. «Sua Signoria Cooper McGinley Townsend? Non è più reale del Mr. Darcy di Miss Austen.» «Mi sembrava piuttosto reale circa un'ora fa, quando è passato di qui mentre passeggiava con un amico. Ha sorpreso una delle mie ragazze che lo fissava a occhi sbarrati e l'ha salutata sfiorandosi il cappello. Un vero gentiluomo. Lo conoscono tutti, signorina. L'uomo più puro e coraggioso del mondo, pronto ad aiutare tutti quanti, in particolare le giovani graziose. Lo stesso Prinny gli ha offerto un titolo nobiliare e una tenuta. Qui dentro non si fa che parlare di lui. È un eroe per tutte le signore, che gli danno una caccia spietata, poveretto.» Dany abbassò di nuovo lo sguardo sulla copertina. Che stampa ridicola. Nessuno aveva quell'aspetto, almeno nessun uomo in carne e ossa. Ma se era davvero così... «Dany? Daniella, per l'amor del cielo, cosa stai fissando?» «Niente» dichiarò lei arrotolando il libretto e ficcandoselo in tasca. «Stavo solo riflettendo. Mrs. Yothers, forse avete ragione. Andiamo, Mari? Vi ringrazio tanto, e sono sicura che Lady Cockermouth tornerà la settimana prossima, o anche prima, per ordinare almeno mezza dozzina di abiti in più, di cui quattro per me.» «Che cosa?» Ma nemmeno Marietta era così stupida. «Oh, sì, certo. E anche cappellini e... sciarpe. Adoro le sciarpe. Sapete, quelle leggere e svolazzanti. E poi...» Un ragazzino si affrettò ad aprire per loro la porta che dava sulla strada. Dany prese la sorella per un go29
mito, pronta a trascinarla via dalla bottega, se necessario, prima che mandasse in bancarotta il conte. «Mrs. Yothers capisce, vero? E ti apprezza molto come cliente.» La sarta arrossì e accennò parecchie riverenze. «Certo, signorina. Come dice mio figlio, acqua in bocca.» «Grazie. Mari, adesso dobbiamo proprio andare.» «Avremmo dovuto farlo da tempo» sibilò la sorella mentre la cameriera si alzava dalla panchina appena fuori e le seguiva a tre passi di distanza. «Abbiamo sbagliato a venire, soprattutto nella situazione delicata in cui mi trovo, e di sicuro non avrei dovuto portare con me la tua lingua lunga. Adesso guarda come sono ridotta: in debito con Mrs. Yothers.» «Varrà ogni penny, se ha ragione. E in realtà non sa niente. Era gentile soprattutto perché sei incinta.» «Non sono... Oh, al diavolo. Spiegami cosa ti passa per la testa, Dany, anche se non mi piacerà e non lo approverò. La mamma ti ha affidata a me, ricordalo.» «La risposta è ovvia, Mari. Non sei in grado di risolvere il problema, e neppure io ho idea di come fare. Ma un eroe? Dalla morale ineccepibile, generoso nel cuore e nello spirito, disponibile in maniera straordinaria. Dovremmo chiedergli aiuto, credo.» «Non pensarci nemmeno» replicò Marietta con voce tremante. «Quel poveretto è letteralmente assediato dalle signore della buona società. Giovani, anziane, ragazze in età da marito con relative madri, donne sposate: tutte quante gli corrono dietro notte e giorno. Oliver mi ha riferito che è stato costretto a scappare da Londra per salvarsi dagli imbarazzanti e insistenti tentativi di seduzione. Adesso è tornato, a quanto afferma Mrs. Yothers, e sono sicura che tante donne si rendono di nuovo ridicole. Non potrei mai essere così sfacciata.» 30
A quel punto comparve il sorriso che aveva generato molti tremori nervosi in famiglia. «Tutto a posto, Mari, perché io sì. Anzi non vedo l'ora.» «Dany, non azzardarti! Oh, che cosa sto dicendo? È chiaro che ci proverai. Però non puoi, Daniella, non puoi davvero!» «Perché? Almeno ne conosco il nome, che è più di quanto tu abbia scoperto quando punivi Oliver con l'ignoto dongiovanni, offrendogli in pasto la tua reputazione e spingendoti fino a firmare quelle pericolose missive. Non potevi scarabocchiare il tuo adorato tesoro o altre idiozie del genere, serbando l'anonimato?» «Sarebbe stato sciocco, poiché sapeva già il mio nome.» «Esatto. Non era necessario aggiungerlo ai messaggi. Oh, non ricominciare a piangere. Mi limito a sottolineare l'evidenza. Adesso lasciami riflettere su come avvicinare il tuo eroe.» «Il barone non è il mio eroe, e di sicuro non ti metterai a dargli la caccia come a una volpe. Non te lo permetterò. Ripeto che la mamma ti ha mandata qui a far pratica per la Stagione di primavera. Ho il compito di istruirti, allenarti e darti il buon esempio.» «E finora stai svolgendo un lavoro fantastico» commentò Dany con un largo sorriso. «Regola numero uno: adesso so, se per caso lo ignoravo, che non bisogna scambiare lettere stupide con sconosciuti.» Marietta non faceva un broncio simile dall'età di dodici anni. «Un errore. Ho commesso uno sbaglio piuttosto innocente.» «E metà della colpa ricade su Oliver. Forse di più, poiché c'erano di mezzo i gioielli. Vedi? Lo ricordo. Lezione numero due: se ci sono in ballo preziosi, potrebbero esserci eccezioni alla regola numero uno.» 31
«Fai la spiritosa.» «E mi diverto un mondo. Sono anche elettrizzata, lo ammetto, considerato che ero venuta in città convinta di annoiarmi a morte. Come proponi di procedere, Mari? Se avessimo l'indirizzo del barone, potrei scrivergli un messaggio formale, con la richiesta di incontrarci per un'urgente questione privata, che coinvolge la virtù di una signora innocente. Oppure credi che avrei più possibilità se mi rivolgessi a lui in pubblico, magari a teatro o a uno dei ricevimenti ai quali parteciperemo in settimana?» Prese di tasca l'opuscolo. Avrebbe davvero potuto guardare per ore l'illustrazione in copertina, anche soltanto per quegli occhi verdi. «Lo riconoscerei, penso, se mi capitasse per caso di andarci a sbattere... Oh!»
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Doppio ricatto KASEY MICHAELS Inghilterra, 1815 - Quale uomo potrebbe mai stancarsi di essere adulato e osannato? Eppure, è ciò che accade a Cooper Townsend ora che, tornato dalla battaglia di Quatre-Bras con la fama di eroe e un fresco titolo nobiliare, si ritrova circondato da innumerevoli giovani in età da marito, pronte a gettasi tra le sue braccia nella speranza che le comprometta e le sposi. Forse per questo ai suoi occhi l'eccentrica Miss Daniella Foster è così attraente: restia a rivolgergli occhiate svenevoli e lusinghe, tutto ciò che vuole da lui è che l'aiuti a scoprire chi sta ricattando la sorella. Intrigato e suo malgrado coinvolto, Coop non può che accettare, ma quando l'ignoto nemico minaccerà di rovinare entrambi costringendoli a un fidanzamento di convenienza, lui dovrà tentare di salvare oltre alla reputazione anche il proprio cuore.
Un libertino da domare NICOLE JORDAN Inghilterra, 1817 - Venetia Stratham ha una missione: salvare sua sorella dalle attenzioni inappropriate di Quinn Wilde, Conte di Traherne e noto libertino. Caduta in disgrazia agli occhi della famiglia e del ton dopo avere abbandonato all'altare il fidanzato, che si era presentato in chiesa con i chiari segni di una notte di bagordi insieme a un'altra donna, Venetia è disposta a tutto pur di evitare a Ophelia una sorte simile alla sua. Anche recarsi mascherata in un bordello per ottenere prove del comportamento licenzioso di Quinn. Peccato che si ritrovi invece coinvolta in un attentato alla vita del conte e, a causa di un terribile malinteso, subito dopo intrappolata in un matrimonio di facciata proprio con l'arrogante, sensuale e irresistibile Quinn. Così, ora ha una nuova missione: domare l'indomabile marito.
Il quadro di Lily SARAH MACLEAN Londra, 1834 - A causa del suo passato e delle sue origini scozzesi il Duca di Warnick detesta tutto ciò che è inglese, soprattutto l'aristocrazia. Per questo, nonostante abbia ereditato uno dei più antichi ducati d’Inghilterra, non vuole averci nulla a che fare. A maggior ragione dopo aver appreso che allo sgradito titolo si accompagna anche il ruolo di tutore di una donna troppo indipendente e bella perché lui possa occuparsene. Si reca quindi a Londra con un unico obiettivo: trovarle un marito e farla così diventare il problema di qualcun altro. Sarebbe un piano perfetto, se solo Miss Lillian Hargrove non si trovasse in un grosso guaio e non avesse davvero bisogno del suo aiuto. Costretto a starle accanto per salvarla da un terribile scandalo legato a un quadro, Warnick finirà per scoprire che, dopotutto, in Inghilterra c'è qualcosa che gli piace... anche troppo!
Una donna coraggiosa KAREN RANNEY Scozia-Carolina del Nord, 1863 - La guerra civile, che imperversa in America da ormai due anni, ha messo in ginocchio la piantagione dei MacIain nella Carolina del Nord. La tenace e coraggiosa Rose si carica sulle spalle il futuro della tenuta e dei suoi abitanti affrontando un viaggio irto di pericoli, soprattutto per una donna sola, per raggiungere in Scozia alcuni parenti del cognato, ora al fronte. Fingendo di esserne la vedova, intende persuaderli a comprare l'ultimo raccolto di cotone. Il compito si rivela più semplice del previsto, tanto che poco dopo il suo arrivo si imbarca con l'affascinante Duncan MacIain alla volta di Charleston per visionare la merce. La traversata li costringe a confrontarsi con tempeste, fughe, sotterfugi, ma soprattutto con una passione irresistibile che li spinge l'una verso l'altro. Tuttavia, ciò che più dovrebbero temere è quanto troveranno ad attenderli...
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